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Autore: germangirl    07/05/2014    10 recensioni
Harm e Mac dopo l'incontro rivelatore sul lago dorato.
Come sarà cambiata la loro esistenza?
Questa storia fa parte della serie 'Il lago dorato'
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Bud Roberts, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai pomeriggio inoltrato quando riuscì a rientrare al JAG. Lo dimostrava anche il fatto che il bullpen fosse deserto, segno che la giornata lavorativa era giunta al termine per il resto dei suoi colleghi. L’ennesima formalissima (e noiosissima) riunione lo aveva bloccato al Pentagono per tutto il giorno, ospite – o forse sarebbe più corretto dire ostaggio – della Congressista Bobbi Latham che, forte dell’appoggio del SecNav, aveva richiesto espressamente di lui a Cresswell e non avrebbe accettato un no come risposta. Il Generale, che pure non era famoso per essere un grande sostenitore delle manovre politiche, era stato pertanto costretto ad accogliere la richiesta giuntagli dall’alto e ad assegnare uno dei suoi migliori avvocati al progetto di revisione delle normative relative all’applicazione degli accordi militari con gli altri stati, destinate in particolare alla gestione degli spazi aerei e al comportamento dei piloti. “Chi meglio di un avvocato che è anche un Top Gun pluridecorato?” aveva argomentato la Congressista Latham con una logica inconfutabile. Rabb, dunque, non aveva potuto fare altro che obbedire agli ordini del suo superiore, anche se avrebbe preferito di gran lunga rimanere al JAG o addirittura farsi mandare in missione su una portaerei in zona di guerra piuttosto che rinchiudersi in una sala con i rappresentanti delle alte sfere.

No, non esageriamo, meglio non mettere a repentaglio la propria vita adesso che le cose con Sarah stavano andando così bene.

Da quell’incontro nelle gelide acque del lago dorato vicino alla casa dove viveva Chloe, che da fredde si erano trasformate in bollenti, lui e Mac erano diventati sempre più uniti.

Lavoro permettendo, naturalmente.

Infatti, come se Cresswell avesse subodorato qualcosa, al rientro dal congedo di Mac aveva pensato bene di spedirla per un paio di settimane sulla Patrick Henry, dove uno degli ufficiali aveva denunciato la sparizione di alcuni importanti documenti militari ed era necessario fare luce sulla questione. Appena tornata, vittoriosa, dalla missione, erano riusciti a trascorrere poco più di un mese insieme e poi era stato il turno di Harm: si era dovuto recare a San Diego per un nuovo caso che lo aveva tenuto lontano da Washington più di quanto avesse preventivato. Insomma, anche se non avevano ancora confessato la loro relazione né agli amici né al loro capo, il loro superiore sembrava intenzionato a tenerli lontani a qualunque costo. Se non altro, adesso si trovavano di nuovo entrambi nella stessa città, quindi potevano vedersi ogni sera e dormire insieme ogni notte. Sebbene fossero sicuri dei propri sentimenti (del resto, si erano danzati intorno per quasi nove lunghissimi, interminabili anni), volevano tenere la loro storia solo per sé. Sapevano di rischiare: la politica di non fraternizzazione, vigente nelle forze armate, era ben nota a entrambi, ma al lavoro mantenevano un comportamento irreprensibile, come se quel lago dorato non fosse mai esistito, e poi… si sfogavano a casa.

Pregustando – appunto – la serata casalinga con Mac, Harmon Rabb si stava recando nel proprio ufficio per controllare la posta quando incrociò il tenente Roberts che lo fissò con sguardo corrucciato.

“Bud, lavori fino a tardi anche tu? Tutto bene?” lo salutò Harm cordialmente.

“Non proprio. Ha un minuto?” gli chiese.

Il modo di fare insolitamente spiccio e l’espressione preoccupata sul volto di Roberts impensierirono Rabb, che gli fece cenno di accomodarsi nel suo ufficio e chiuse la porta dietro di loro. Si sedettero l’uno di fronte all’altro, poi Harm gli disse: “Bud, è successo qualcosa a Harriett o ai bambini?” I Roberts erano come una famiglia per lui e Sarah ed era sinceramente in pensiero per loro.

“No, Harriett e i piccoli stanno bene. Ho il permesso di parlare liberamente, signore?” La richiesta inconsueta sorprese Harm che gli rispose prontamente “permesso concesso” e lo invitò a parlare con un gesto della mano

“Ha sentito il colonnello oggi?” lo interrogò Bud.

“Solo stamani. Le è capitato qualcosa? Dov’è adesso?” Harm si alzò di scatto dalla sua sedia: la preoccupazione si era appena trasformata in angoscia.

“E’ nel suo ufficio, ma è stata insopportabile per l’intera giornata. Con tutto il dovuto rispetto, signore.”

Si sedette di nuovo. Harm non ci si raccapezzava. Quella mattina si erano svegliati serenamente a casa di Sarah, avevano fatto colazione insieme e si erano salutati come due ragazzini innamorati, prima di recarsi al lavoro, ognuno con la propria auto per non destare sospetti. Forse era successo qualcosa in ufficio?

“E’ sicuro di non aver combinato qualche pasticcio, comandante?” gli chiese di nuovo Bud.

“Non capisco a cosa tu ti riferisca…” cercò di svicolare Harm, ma si vedeva lontano un miglio che si stava arrampicando sugli specchi.

“Signore, da quando il colonnello è tornata dal suo ultimo congedo, a me e Harriett è sembrato che i rapporti fra voi due fossero… come dire… più distesi…” un’occhiata eloquente di Bud fece capire ad Harm che alla fine lui e Sarah non erano poi stati così discreti. Apprezzò comunque il tatto con cui gli aveva confessato di aver scoperto della loro storia e gli fu intimamente riconoscente per non averne parlato con il loro superiore. Bud, con un sorriso, aggiunse con fare cospiratorio, quasi sussurrando: “Se posso permettermi, signore, era proprio l’ora, non ci speravamo più!”

Rabb sorrise a sua volta e disse: “Ehm… sì… ma questo cosa c’entra con l’intrattabilità di Mac?”

“Signore, se c’è una cosa che ho imparato da quando sto con Harriett, è che quando lei è nervosa 99 su 100 è colpa mia. O anche se non è vero, alla fine lo è. Quindi mi chiedevo se lei per caso fosse a conoscenza del motivo del malumore del colonnello….”

Harm ci pensò su per qualche secondo: dunque, il compleanno di Mac era ancora lontano, quello di Chloe pure, stavano insieme da poco quindi non gli sembrava che fosse un particolare anniversario per loro, anche se aveva scoperto un lato romantico di Mac che non pensava possedesse. Il giorno prima avevano trascorso una serata deliziosa, improvvisando un pic-nic davanti al fuoco scoppiettante nel camino dell’appartamento di Sarah, con fragole e panna, che si era concluso in modo estremamente piacevole, senza vestiti e in posizione orizzontale. Una posizione che ultimamente assumevano spesso e sempre con grandissimo piacere da parte di entrambi. E ogni volta l’esuberanza di Mac continuava a sorprendere Harm e a farlo sentire al settimo cielo.

Doveva essersi perso nel ricordo per un tempo piuttosto lungo, perché la voce di Bud quasi lo spaventò: “Signore?”

“Oh, scusa Bud, ci ho pensato ma non mi viene in mente niente. L’unica cosa è rivolgersi direttamente alla fonte.”

“E’ proprio sicuro di voler andare nell’ufficio del colonnello?” gli chiese Bud, con il terrore stampato sul volto. Mac doveva essere stata davvero una furia quel giorno per averlo spaventato tanto.

“Tenente Roberts, sono un pilota addestrato alla guerra e un ufficiale del JAG, sono in grado di affrontare un marine!” annunciò risentito. Si alzò dalla sedia, si stirò l’uniforme passando le mani sopra la giacca per eliminare un’invisibile piega e si diresse verso l’ufficio di Mac, pregando nel frattempo che la sua ira si fosse calmata. Decise comunque di passare dalla cucina e munirsi di una tavoletta di cioccolata, da usare a mo’ di ramoscello d’olivo: addolcire il nemico poteva essere un’ottima strategia. Qualunque fosse il motivo di quel comportamento strano, si trattava della sua Sarah.

 

Nota dell’autrice

Qualcuno mi ha invitato caldamente a scrivere il seguito di “Sul lago dorato” e l’ispirazione è arrivata: qualche capitolo per raccontare come è cambiata la vita di Harm e Mac dopo l’incontro in quel luogo magico.

Come sempre, grazie al mio angelo custode per i suoi preziosi consigli e grazie a chiunque mi abbia dedicato il proprio tempo e sia arrivato fino qui.

Al prossimo,

Deb

  
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