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Autore: misslittlesun95    07/05/2014    2 recensioni
Bruno, Mirella e Guido, ventidue, diciassette e sette anni, tre figli di una coppia torinese, mamma casalinga e papà poliziotto.
Una famiglia normale nella metà degli anni settanta, finché il padre non muore, ucciso da dei terroristi che inizialmente si pensano di matrice comunista, e la madre porta la famiglia a Roma, dove forse i pericoli sono meno.
Qui, però, la vita di Bruno si scontrerà col mondo della droga minacciando l'integrità familiare, e lasciando a Mirella il compito di educare Guido.
Se non fosse che lei ha scoperto come realmente sono andate le cose il giorno della morte del padre, e ha giurato a se stessa vendetta.
A costo di prendere a sua volta le armi, a costo di diventare anche lei una terrorista.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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XV

- Cos'è? Uno scherzo? Una puttanata ministeriale o qualcosa di simile? Ma davvero pensano che ci caschi? Davvero credono che una ragazza come te mi possa venire a cercare senza che io mi insospettisca?-
Mirella afferrò il polso del ragazzo e lui tacque, quasi spaventato da quel gesto.
Un po' quella giovane gli metteva davvero paura.
Dopo quello che era successo a scuola si era convinto che fosse molto diversa da come appariva, tranquilla e triste, ma allo stesso tempo non riusciva ad odiarla, a desiderare di farle del male o semplicemente ad essere indifferente alla sua esistenza.
Era strano, assurdo, come assurdo era vedersela lì davanti e scoprire che aveva pagato per farlo tornare in libertà.
- Stai sbagliando. Completamente.
Camminiamo, però, non ho voglia di rimanere qui ferma.-
La seguì senza fiatare, intenzionato a credere che fosse davvero lì solo per motivi suoi.
- Non è la prima volta che vengo qua, mio fratello si è fatto arrestare per droga ben prima di te.-
Danilo non comprese il senso profondo della frase, e lanciando un'occhiata alla ragazza per farle intendere ciò si fermò a sedersi su una panchina.
- Alzati.-
- No. Senza una spiegazione logica a tutto questo io da qui non mi muovo.-
- Alzati, non fare il bambino.-
- Come prego? Tu vieni qua, mi tiri fuori di prigione, mi dici che tuo fratello è stato arrestato per droga, e sto ovviamente tralasciando la cinquina che mi hai mollato in faccia lo scorso anno, e poi sono io che faccio il bambino se ti chiedo delle spiegazioni?-
Mirella sbuffò e si sedette accanto a lui.
- A scuola girava la voce che una volta diplomato tu volessi diventare un terrorista o qualcosa di simile. È vero? Stai già agendo in questa direzione?-
- E anche se fosse? Perché proprio tu dovresti interessarti di questo? Mi hanno arrestato per uno spinello e tu mi hai fatto uscire per consegnarmi alla giustizia come terrorista?
È il tuo tentativo per metterti in pace con l'omicidio di tuo padre? Mandare in galera qualcuno anche non colpevole pur di dare un senso a quello che è successo?-
La ragazza distolse lo sguardo dal giovane e girò la testa dall'altra parte per non far vedere che gli occhi le si stavano arrossendo.
- Io devo fare la tua identica scelta, Danilo Bazzi. E tu sei l'unico che mi può aiutare.-
- Certo, è perfettamente normale che la figlia di un uomo ucciso da dei terroristi vada da un presunto terrorista a dirgli che vuole diventare una terrorista. Del tutto logico.- Rise sarcastico e poi la fissò negli occhi cercando di capire la reazione che quelle parole avevano suscitato in lei, ma non ebbe nessun tipo di risposta.
- Se ti alzi e mi ascolti mentre camminiamo ti do una sigaretta.- Propose Mirella per cambiare argomento.
Il ragazzo accettò e ripresero ad avanzare verso chissà dove, fumando entrambi.
- Non sapevo fumassi. -
- Guarda che tendenzialmente tu di me non sai nulla, Bazzi.-
- So di tuo padre, so che hai un bel caratterino, so che tuo fratello si drogava e immagino che tu stia per dirmi qualcosa che, forse, non sa nessun altro. Direi che è abbastanza, no?-

Sembrava un gioco, giocavano a chi riusciva a spiazzare di più l'altro.
E la partita si combatteva su tutti i fronti; gesti, parole, azioni. Anche i silenzi erano determinanti.
Se qualcuno avesse tenuto il punteggio di quella partita sarebbe stata chiara la parità tra i giocatori.
Perché non dovevano essere lì, nessuno dei due.
Erano lì per un errore del destino, probabilmente, un'assurda congiunzione astrale, un qualcosa di incontrollabile, incomprensibile.
Ma erano lì, e non potevano farci nulla se non accettarlo, giocare quella partita.
Per questo Mirella, che forse aveva capito quell'aspetto della situazione, decise di giocare la carta della verità e spiegare tutto.
- In galera mio fratello ha scoperto che la morte di mio padre non è mai rientrata in nessuna idea di nessun gruppo terroristico comunista.
Anzi, le persone che hanno distrutto la mia famiglia non erano neanche politicamente rosse.-
Danilo si fermò alle parole della ragazza e stoppò anche lei per guardarla negli occhi.

- Stai dicendo che tuo padre è stato ucciso da dei fascisti?-
Mirella abbassò la testa ed annuì.
- Cercavano un'altra persona, neanche sapevano che vivessimo in quella via.
Mio padre non tornava mai all'ora di pranzo. È successo solo quel giorno, il giorno sbagliato...-
Si asciugò il volto, sul quale stavano scendendo grosse lacrime dolorose, e andò avanti nel suo discorso, cercando di non lasciare a Danilo tempo per replicare.
- Non abbiamo mai pensato a una cosa del genere. Quando mio fratello mi ha detto come fossero andate veramente le cose ci ho ragionato, ma lì per lì non ci pensi.
Nel momento in cui capisci che tuo padre non tornerà mai più non pensi che di solito rientrava alle sette e non all'una, o se ci pensi trovi una spiegazione quasi razionale, ad esempio pensi che lo stessero seguendo da inizio mattina.
Dopo sì, dopo ci ho pensato e ora ha tutto il suo maledetto senso.-
Sospirò nuovamente e non parlo più.
Improvvisamente, cambiando idea in pochi attimi, aveva deciso di lasciare al ragazzo tutte le parole.
Ma lui non sapeva cosa dire, non riusciva ancora a collegare quel discorso a tutto il resto, alla loro presenza lì, uno accanto all'altra.
Un nuovo lungo silenzio si prese il loro tempo.
Lasciò perdere il suo dolore e riparlò di nuovo lei, finendo il racconto.
- Quando mio fratello è uscito di prigione mi ha raccontato tutto. Ma non siamo andati alla polizia, pensavamo che nessuno avrebbe mai creduto alle parole di un drogato, soprattutto visto come, dove e da chi era partita l'informazione.
Mia madre l'ha buttato fuori di casa e al momento non so dove sia, ma l'ultima volta che ci siamo visti abbiamo parlato di questo. L'unico modo per avere giustizia è farcela da soli.
Ora ti è tutto più chiaro?-
Mirella tacque, questa volta in modo definitivo.
Continuavano a camminare, intanto, e Roma incurante viveva attorno a loro.
Danilo le chiese un'altra sigaretta e lei gliela diede pur non facendogli nuovamente compagnia mentre fumava.
- Ora sì. È una pazzia, quella che hai in mente.- Disse subito. - Ti vuoi mettere in un guaio più grande di te che nessuno, neanche e forse tanto meno la tua famiglia, potrebbe capire.-
- Non cercavo e non volevo la tua approvazione, Bazzi.-
- Però mi hai tirato fuori di galera...-
- Avevo bisogno di qualcuno che sapesse ed eri l'unico. Vabbeh, goditi la libertà. Io farò quello che devo fare, tu prendi la tua strada.
Hai detto che mi sto mettendo in un guaio, no? Forse è vero, ma tu non mi pari da meno. Chissà, magari ci rivedremo.
Buona fortuna, Danilo.- Terminò facendo calare la voce proprio sul nome del ragazzo, quel nome che non aveva mai pronunciato prima.
Poi si girò e, prima di andare via, cambiò un'altra volta idea e decise di accendersi anche lei una sigaretta.
Mentre rimetteva in tasca l'accendino si sentì tirare il braccio e fu costretta a voltarsi.
- Si chiama via Gaspare Gozzi, è una strada del quartiere San Paolo, per la precisione si tratta della via sulla quale si affaccia la stazione della metropolitana. Fatti trovare a quell'anglo domani sera alle otto.
Non dire niente a nessuno, non venire con nessuno. Sono stato chiaro?-
- Illuminante.- Rispose la ragazza.
Poi, con un rapido gesto, staccò il braccio dalla presa in cui lui continuava a tenerlo e andò via senza replicare.
Danilo Bazzi la guardò andare per la sua strada con un'andatura di certo orgogliosa e, chissà poi per quale motivo, si domandò quanto diversa sarebbe potuta diventare la loro vita da quel momento in poi.
****

La sera successiva, nell'appartamento di via Gozzi, la ragazza nata e cresciuta a Torino aveva fatto un'ottima impressione sui compagni di Danilo.

Ovviamente nessuno avrebbe mai saputo, oltre che a lui, il motivo di quel nuovo arrivo, tanto che si dovette inventare una storia in poche ore per giustificare Mirella e, soprattutto, la sua uscita di galera anticipata.
Mentre si trovava in cella il gruppo era aumentato, si erano aggiunti a loro Sabrina – divenuta poi Elena- e Antonio, il cui nome di battaglia era Mauro. Così quella serata aveva visto presentarsi tra di loro più persone, lasciando alle discussioni strategiche poco tempo dopo cena, al caldo del piccolo camino che si trovava nel salotto dell'appartamento.
- Tu non c'eri e noi non abbiamo fatto nulla, ci pareva giusto fare così.- Aveva detto Federico a Manlio.
Il ragazzo aveva annuito e poi si era concentrato sui giornali lasciati in ordine per lui dai compagni.
- Avete fatto bene, anche se alla fine la situazione non è cambiata molto da prima che mi arrestassero, no?-
- No, a meno che non ci siamo persi qualcosa di molto grosso no. Tu hai qualcosa in mente?-
Danilo si alzò e andò a versarsi in un bicchiere un po' dello schifoso superalcolico acquistato da Giulio in un supermercato a poche lire il giorno prima.
Ma lì non avevano altro e lui sentiva il bisogno esagerato di bere.
- Secondo te? Ho così tanti nomi che potrei finire domattina ad elencarteli, ma credo sia il caso di rimanere coi piedi per terra. Iniziamo a essere parecchi, ci servono più soldi e più armi.-
- Esistono gli espropri proletari.- Aveva fatto notare Iris.
- Sì, appunto. E avremmo modo di parlarne.- Aveva commentato Manlio.
- Ma non ora. Questa libertà un minimo me la voglio godere. E poi ci sono tutte queste nuove reclute.- Aveva sogghignato. - Sempre meglio conoscersi bene prima, no?- E lanciò verso Mirella un'occhiata che, fortunatamente, comprese solo lei.
Trascorsero il resto della serata parlando di altro, e quando ormai la mezzanotte era passata da un pezzo Manlio si offrì per riaccompagnare Mirella a casa, desideroso di sapere cosa pensasse.
- Immagino che né tu né io due giorni fa credessimo di cambiare così tanto le nostre vite, no?- Le domandò mentre si trovavano in macchina.
- Non mi pare sia cambiato molto da due giorni fa...- Aveva sospirato lei, come se non sapesse benissimo a cosa si riferiva il ragazzo, forse ancora incapace di credersi libero e con lei al suo fianco.
- Magari ancora no, ma di certo non resteranno ferme ed immutate a lungo. Specialmente la tua.-
Lei rimase zitta, tanto sapeva che le loro discussioni sarebbero state sempre così, determinante da silenzi confessori e accuse quasi sarcastiche. - Non ho ancora capito come intendi trovare gli assassini di tuo padre, però. Certo, non che io ci abbia potuto ragionare a lungo ma tu almeno...-
- Non lo so neanche io.- Disse subito.- Ma non penso di sbagliarmi molto se credo che li troverò più facilmente unendomi a voi rispetto al farlo da sola, no?-
Manlio scosse la testa e smisero di parlare.
Senza volerlo si trovarono entrambi a pensare alla loro vita futura, a come davvero lì dinnanzi a loro si presentava un cambiamento a cui non erano pronti.
Mirella pensò alla domanda che il ragazzo le aveva appena fatto.

No, non era del tutto vero che non sapesse come fare a trovare gli assassini di suo padre; sapeva che sarebbe diventata per tutti un fantasma prima o poi, solo così avrebbe potuto agire, e quello era l'unico modo per farlo. Sapeva che doveva imparare a difendersi e a cavarsela da sola, e di certo stare lì in mezzo poteva insegnarglielo.

Sapeva anche che sarebbe dovuta tornare a Torino per fare qualcosa di concreto, e immaginava che una città così industriale e a suo modo proletaria poteva essere di interesse anche per loro.
Ma più di tutto Mirella sapeva che tra lei e Manlio c'era un patto segreto nato nel momento in cui la sua mano si era con forza abbattuta sulla faccia dell'altro, nel momento dello schiaffo a scuola.
Lui conosceva, di certo da prima di quel giorno, quel che era capitato a suo padre, mentre lei gli aveva detto in faccia chiaro e tondo che sapeva delle sue intenzioni.
Quando poi, il giorno prima, le intenzioni del ragazzo erano diventate comode alla sua storia personale il patto aveva assunto i tratti di un rapporto di subordinazione tra lei e Manlio, e dopo in quegli attimi era diventato lui quello che comandava e aveva tutto in mano.
Però si trattava di un gioco rapido a cambiare, come già era successo, e sarebbe bastato un niente a capovolgere la situazione.
Erano legati, legati per sempre.
E non lo sapeva nessuno.
Forse neanche del tutto loro.


La lasciò a due isolati da casa, di modo che nessuno la vedesse.
Mentre scendeva dalla macchina vide ripetersi davanti a sé una scena già vista, con il ragazzo che le tratteneva il polso perché aveva dimenticato di dirle qualcosa o cambiato rapidamente idea come era accaduto durante il loro incontro pochi giorni prima.
- Aspetta...- Le aveva detto. - Non mi hai dato un nome con cui chiamarti. Come hai visto ognuno di noi ne ha uno.-
La ragazza si era riseduta nell'auto e aveva tirato fuori dalla borsa un pacchetto di sigarette.
Si era messa a fumare e lui aveva acceso l'autoradio sospirando e temendo che chissà per quale motivo lei volesse tirarla per le lunghe.
Ma si era sbagliato.
Dopo due tiri aveva tirato lontano dal veicolo la sigaretta per metà ancora buona e aveva lasciato il resto del pacchetto sul cruscotto.
Poi aveva parlato.
- Se me le trova mia madre mi ammazza, ma tu potresti usarle al posto degli spinelli per non fare cazzate.- Aveva detto.
Si era alzata stando ben attenta a non farsi prendere e una volta fuori dall'automobile si era girata e gli aveva risposto.
- Chiamatemi Chiara.-
Se ne era andata senza attendere commenti, proprio come il giorno prima.


Note autrice
Eccomi, sono viva.
Dopo un mese e mezzo riesco finalmente ad aggiornare! :D
Allora, inizio col dire che il capitolo non mi piace molto.
Forse sono stata troppo frettolosa nel narrare gli avvenimenti ma è anche vero che tutta la storia si svolge con una certa rapidità, quindi lascio a voi i commenti, positivi o negativi che siano.
Come forse avrete notato nella seconda parte del capitolo i nomi dei “terroristi” sono divenuti quelli di battaglia, quindi vi lascio qui sotto uno schemino per ricollegare ogni pg al suo nuovo nome anche se vi avviso subito che molti di questi spariranno in fretta. :)
Per il resto nulla, non so quando aggiornerò ma spero di metterci meno :/ malgrado la scuola stia per finire e si sia un po' tutti con l'acqua alla gola, si sa!
In ogni caso vi mando un grosso abbraccio e vi rimando alla prossima volta!
Ciao bellissimi :*

Nome “Vero”

Nome di battaglia

Danilo

Manlio

Mirella

Chiara

Erica

Iris

Davide

Samuele

Ludovico

Giulio

Saverio

Graziano

Filomena

Flavia

Emanuele

Geronimo

Alessandro

Andrea

Carlotta

Marzia

Giorgio

Federico

Antonio

Mauro

Sabrina

Elena


   
 
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