XV
-
Cos'è? Uno scherzo? Una puttanata ministeriale o qualcosa di
simile?
Ma davvero pensano che ci caschi? Davvero credono che una ragazza
come te mi possa venire a cercare senza che io mi
insospettisca?-
Mirella afferrò il polso del ragazzo e lui
tacque, quasi spaventato da quel gesto.
Un po' quella giovane gli
metteva davvero paura.
Dopo quello che era successo a scuola si
era convinto che fosse molto diversa da come appariva, tranquilla e
triste, ma allo stesso tempo non riusciva ad odiarla, a desiderare di
farle del male o semplicemente ad essere indifferente alla sua
esistenza.
Era strano, assurdo, come assurdo era vedersela lì
davanti e scoprire che aveva pagato per farlo tornare in
libertà.
-
Stai sbagliando. Completamente.
Camminiamo, però, non ho voglia
di rimanere qui ferma.-
La seguì senza fiatare, intenzionato a
credere che fosse davvero lì solo per motivi suoi.
- Non è la
prima volta che vengo qua, mio fratello si è fatto arrestare
per
droga ben prima di te.-
Danilo non comprese il senso profondo
della frase, e lanciando un'occhiata alla ragazza per farle intendere
ciò si fermò a sedersi su una panchina.
- Alzati.-
- No.
Senza una spiegazione logica a tutto questo io da qui non mi muovo.-
- Alzati, non fare il bambino.-
- Come prego? Tu vieni qua, mi
tiri fuori di prigione, mi dici che tuo fratello è stato
arrestato
per droga, e sto ovviamente tralasciando la cinquina che mi hai
mollato in faccia lo scorso anno, e poi sono io che faccio il bambino
se ti chiedo delle spiegazioni?-
Mirella sbuffò e si sedette
accanto a lui.
- A scuola girava la voce che una volta diplomato
tu volessi diventare un terrorista o qualcosa di simile. È
vero?
Stai già agendo in questa direzione?-
- E anche se fosse? Perché
proprio tu dovresti interessarti di questo? Mi hanno arrestato per
uno spinello e tu mi hai fatto uscire per consegnarmi alla giustizia
come terrorista?
È il tuo tentativo per metterti in pace con
l'omicidio di tuo padre? Mandare in galera qualcuno anche non
colpevole pur di dare un senso a quello che è successo?-
La
ragazza distolse lo sguardo dal giovane e girò la testa
dall'altra
parte per non far vedere che gli occhi le si stavano arrossendo.
-
Io devo fare la tua identica scelta, Danilo Bazzi. E tu sei l'unico
che mi può aiutare.-
- Certo, è perfettamente normale che la
figlia di un uomo ucciso da dei terroristi vada da un presunto
terrorista a dirgli che vuole diventare una terrorista. Del tutto
logico.- Rise sarcastico e poi la fissò negli occhi cercando
di
capire la reazione che quelle parole avevano suscitato in lei, ma non
ebbe nessun tipo di risposta.
- Se ti alzi e mi ascolti mentre
camminiamo ti do una sigaretta.- Propose Mirella per cambiare
argomento.
Il ragazzo accettò e ripresero ad avanzare verso
chissà dove, fumando entrambi.
- Non sapevo fumassi. -
-
Guarda che tendenzialmente tu di me non sai nulla, Bazzi.-
- So
di tuo padre, so che hai un bel caratterino, so che tuo fratello si
drogava e immagino che tu stia per dirmi qualcosa che, forse, non sa
nessun altro. Direi che è abbastanza, no?-
Sembrava
un gioco, giocavano a chi riusciva a spiazzare di più
l'altro.
E
la partita si combatteva su tutti i fronti; gesti, parole, azioni.
Anche i silenzi erano determinanti.
Se qualcuno avesse tenuto il
punteggio di quella partita sarebbe stata chiara la parità
tra i
giocatori.
Perché non dovevano essere lì, nessuno dei due.
Erano lì per un errore del destino, probabilmente,
un'assurda
congiunzione astrale, un qualcosa di incontrollabile,
incomprensibile.
Ma erano lì, e non potevano farci nulla se non
accettarlo, giocare quella partita.
Per questo Mirella, che forse
aveva capito quell'aspetto della situazione, decise di giocare la
carta della verità e spiegare tutto.
- In galera mio fratello
ha scoperto che la morte di mio padre non è mai rientrata in
nessuna
idea di nessun gruppo terroristico comunista.
Anzi, le persone che
hanno distrutto la mia famiglia non erano neanche politicamente
rosse.-
Danilo si fermò alle parole della ragazza e
stoppò anche
lei per guardarla negli occhi.
-
Stai dicendo che tuo padre è stato ucciso da dei fascisti?-
Mirella
abbassò la testa ed annuì.
- Cercavano un'altra persona,
neanche sapevano che vivessimo in quella via.
Mio padre non
tornava mai all'ora di pranzo. È successo solo quel giorno,
il
giorno sbagliato...-
Si asciugò il volto, sul quale stavano
scendendo grosse lacrime dolorose, e andò avanti nel suo
discorso,
cercando di non lasciare a Danilo tempo per replicare.
- Non
abbiamo mai pensato a una cosa del genere. Quando mio fratello mi ha
detto come fossero andate veramente le cose ci ho ragionato, ma
lì
per lì non ci pensi.
Nel momento in cui capisci che tuo padre
non tornerà mai più non pensi che di solito
rientrava alle sette e
non all'una, o se ci pensi trovi una spiegazione quasi razionale, ad
esempio pensi che lo stessero seguendo da inizio mattina.
Dopo
sì, dopo ci ho pensato e ora ha tutto il suo maledetto
senso.-
Sospirò nuovamente e non parlo più.
Improvvisamente,
cambiando idea in pochi attimi, aveva deciso di lasciare al ragazzo
tutte le parole.
Ma lui non sapeva cosa dire, non riusciva ancora
a collegare quel discorso a tutto il resto, alla loro presenza
lì,
uno accanto all'altra.
Un nuovo lungo silenzio si prese il loro
tempo.
Lasciò perdere il suo dolore e riparlò di nuovo
lei,
finendo il racconto.
- Quando mio fratello è uscito di prigione
mi ha raccontato tutto. Ma non siamo andati alla polizia, pensavamo
che nessuno avrebbe mai creduto alle parole di un drogato,
soprattutto visto come, dove e da chi era partita l'informazione.
Mia madre l'ha buttato fuori di casa e al momento non so dove
sia, ma l'ultima volta che ci siamo visti abbiamo parlato di questo.
L'unico modo per avere giustizia è farcela da soli.
Ora ti è
tutto più chiaro?-
Mirella tacque, questa volta in modo
definitivo.
Continuavano a camminare, intanto, e Roma incurante
viveva attorno a loro.
Danilo le chiese un'altra sigaretta e lei
gliela diede pur non facendogli nuovamente compagnia mentre fumava.
- Ora sì. È una pazzia, quella che hai in mente.-
Disse subito.
- Ti vuoi mettere in un guaio più grande di te che nessuno,
neanche
e forse tanto meno la tua famiglia, potrebbe capire.-
- Non
cercavo e non volevo la tua approvazione, Bazzi.-
- Però mi hai
tirato fuori di galera...-
- Avevo bisogno di qualcuno che sapesse
ed eri l'unico. Vabbeh, goditi la libertà. Io
farò quello che devo
fare, tu prendi la tua strada.
Hai detto che mi sto mettendo in un
guaio, no? Forse è vero, ma tu non mi pari da meno.
Chissà, magari
ci rivedremo.
Buona fortuna, Danilo.- Terminò facendo calare la
voce proprio sul nome del ragazzo, quel nome che non aveva mai
pronunciato prima.
Poi si girò e, prima di andare via, cambiò
un'altra volta idea e decise di accendersi anche lei una
sigaretta.
Mentre rimetteva in tasca l'accendino si sentì tirare
il braccio e fu costretta a voltarsi.
- Si chiama via Gaspare
Gozzi, è una strada del quartiere San Paolo, per la
precisione si
tratta della via sulla quale si affaccia la stazione della
metropolitana. Fatti trovare a quell'anglo domani sera alle otto.
Non
dire niente a nessuno, non venire con nessuno. Sono stato chiaro?-
-
Illuminante.- Rispose la ragazza.
Poi, con un rapido gesto, staccò
il braccio dalla presa in cui lui continuava a tenerlo e
andò via
senza replicare.
Danilo Bazzi la guardò andare per la sua strada
con un'andatura di certo orgogliosa e, chissà poi per quale
motivo,
si domandò quanto diversa sarebbe potuta diventare la loro
vita da
quel momento in poi.
****
La sera successiva,
nell'appartamento di via Gozzi, la ragazza nata e cresciuta a Torino
aveva fatto un'ottima impressione sui compagni di Danilo.
Ovviamente
nessuno avrebbe mai saputo, oltre che a lui, il motivo di quel nuovo
arrivo, tanto che si dovette inventare una storia in poche ore per
giustificare Mirella e, soprattutto, la sua uscita di galera
anticipata.
Mentre si trovava in cella il gruppo era aumentato,
si erano aggiunti a loro Sabrina – divenuta poi Elena- e
Antonio,
il cui nome di battaglia era Mauro. Così quella serata aveva
visto
presentarsi tra di loro più persone, lasciando alle
discussioni
strategiche poco tempo dopo cena, al caldo del piccolo camino che si
trovava nel salotto dell'appartamento.
- Tu non c'eri e noi non
abbiamo fatto nulla, ci pareva giusto fare così.- Aveva
detto
Federico a Manlio.
Il ragazzo aveva annuito e poi si era
concentrato sui giornali lasciati in ordine per lui dai compagni.
-
Avete fatto bene, anche se alla fine la situazione non è
cambiata
molto da prima che mi arrestassero, no?-
- No, a meno che non ci
siamo persi qualcosa di molto grosso no. Tu hai qualcosa in mente?-
Danilo si alzò e andò a versarsi in un bicchiere
un po' dello
schifoso superalcolico acquistato da Giulio in un supermercato a
poche lire il giorno prima.
Ma lì non avevano altro e lui
sentiva il bisogno esagerato di bere.
- Secondo te? Ho così
tanti nomi che potrei finire domattina ad elencarteli, ma credo sia
il caso di rimanere coi piedi per terra. Iniziamo a essere parecchi,
ci servono più soldi e più armi.-
- Esistono gli espropri
proletari.- Aveva fatto notare Iris.
- Sì, appunto. E avremmo
modo di parlarne.- Aveva commentato Manlio.
- Ma non ora. Questa
libertà un minimo me la voglio godere. E poi ci sono tutte
queste
nuove reclute.- Aveva sogghignato. - Sempre meglio conoscersi bene
prima, no?- E lanciò verso Mirella un'occhiata che,
fortunatamente,
comprese solo lei.
Trascorsero il resto della serata parlando di
altro, e quando ormai la mezzanotte era passata da un pezzo Manlio si
offrì per riaccompagnare Mirella a casa, desideroso di
sapere cosa
pensasse.
- Immagino che né tu né io due giorni fa
credessimo di
cambiare così tanto le nostre vite, no?- Le
domandò mentre si
trovavano in macchina.
- Non mi pare sia cambiato molto da due
giorni fa...- Aveva sospirato lei, come se non sapesse benissimo a
cosa si riferiva il ragazzo, forse ancora incapace di credersi libero
e con lei al suo fianco.
- Magari ancora no, ma di certo non
resteranno ferme ed immutate a lungo. Specialmente la tua.-
Lei
rimase zitta, tanto sapeva che le loro discussioni sarebbero state
sempre così, determinante da silenzi confessori e accuse
quasi
sarcastiche. - Non ho ancora capito come intendi trovare gli
assassini di tuo padre, però. Certo, non che io ci abbia
potuto
ragionare a lungo ma tu almeno...-
- Non lo so neanche io.- Disse
subito.- Ma non penso di sbagliarmi molto se credo che li
troverò
più facilmente unendomi a voi rispetto al farlo da sola, no?-
Manlio
scosse la testa e smisero di parlare.
Senza volerlo si trovarono
entrambi a pensare alla loro vita futura, a come davvero lì
dinnanzi
a loro si presentava un cambiamento a cui non erano pronti.
Mirella
pensò alla domanda che il ragazzo le aveva appena fatto.
No, non era del tutto vero che non sapesse come fare a trovare gli assassini di suo padre; sapeva che sarebbe diventata per tutti un fantasma prima o poi, solo così avrebbe potuto agire, e quello era l'unico modo per farlo. Sapeva che doveva imparare a difendersi e a cavarsela da sola, e di certo stare lì in mezzo poteva insegnarglielo.
Sapeva
anche che sarebbe dovuta tornare a Torino per fare qualcosa di
concreto, e immaginava che una città così
industriale e a suo modo
proletaria poteva essere di interesse anche per loro.
Ma più di
tutto Mirella sapeva che tra lei e Manlio c'era un patto segreto nato
nel momento in cui la sua mano si era con forza abbattuta sulla
faccia dell'altro, nel momento dello schiaffo a scuola.
Lui
conosceva, di certo da prima di quel giorno, quel che era capitato a
suo padre, mentre lei gli aveva detto in faccia chiaro e tondo che
sapeva delle sue intenzioni.
Quando poi, il giorno prima, le
intenzioni del ragazzo erano diventate comode alla sua storia
personale il patto aveva assunto i tratti di un rapporto di
subordinazione tra lei e Manlio, e dopo in quegli attimi era
diventato lui quello che comandava e aveva tutto in mano.
Però
si trattava di un gioco rapido a cambiare, come già era
successo, e
sarebbe bastato un niente a capovolgere la situazione.
Erano
legati, legati per sempre.
E non lo sapeva nessuno.
Forse
neanche del tutto loro.
La
lasciò a due isolati da casa, di modo che nessuno la vedesse.
Mentre
scendeva dalla macchina vide ripetersi davanti a sé una
scena già
vista, con il ragazzo che le tratteneva il polso perché
aveva
dimenticato di dirle qualcosa o cambiato rapidamente idea come era
accaduto durante il loro incontro pochi giorni prima.
-
Aspetta...- Le aveva detto. - Non mi hai dato un nome con cui
chiamarti. Come hai visto ognuno di noi ne ha uno.-
La ragazza si
era riseduta nell'auto e aveva tirato fuori dalla borsa un pacchetto
di sigarette.
Si era messa a fumare e lui aveva acceso l'autoradio
sospirando e temendo che chissà per quale motivo lei volesse
tirarla
per le lunghe.
Ma si era sbagliato.
Dopo due tiri aveva tirato
lontano dal veicolo la sigaretta per metà ancora buona e
aveva
lasciato il resto del pacchetto sul cruscotto.
Poi aveva
parlato.
- Se me le trova mia madre mi ammazza, ma tu potresti
usarle al posto degli spinelli per non fare cazzate.- Aveva detto.
Si
era alzata stando ben attenta a non farsi prendere e una volta fuori
dall'automobile si era girata e gli aveva risposto.
- Chiamatemi
Chiara.-
Se ne era andata senza attendere commenti, proprio come
il giorno prima.
Note
autrice
Eccomi,
sono viva.
Dopo un mese e mezzo riesco finalmente ad aggiornare!
:D
Allora, inizio col dire che il capitolo non mi piace molto.
Forse sono stata troppo frettolosa nel narrare gli avvenimenti ma
è anche vero che tutta la storia si svolge con una certa
rapidità,
quindi lascio a voi i commenti, positivi o negativi che siano.
Come
forse avrete notato nella seconda parte del capitolo i nomi dei
“terroristi” sono divenuti quelli di battaglia,
quindi vi lascio
qui sotto uno schemino per ricollegare ogni pg al suo nuovo nome
anche se vi avviso subito che molti di questi spariranno in fretta. :)
Per il resto nulla, non so quando aggiornerò ma spero di
metterci meno :/ malgrado la scuola stia per finire e si sia un po'
tutti con l'acqua alla gola, si sa!
In ogni caso vi mando un
grosso abbraccio e vi rimando alla prossima volta!
Ciao bellissimi
:*
Nome “Vero” |
Nome di battaglia |
Danilo |
Manlio |
Mirella |
Chiara |
Erica |
Iris |
Davide |
Samuele |
Ludovico |
Giulio |
Saverio |
Graziano |
Filomena |
Flavia |
Emanuele |
Geronimo |
Alessandro |
Andrea |
Carlotta |
Marzia |
Giorgio |
Federico |
Antonio |
Mauro |
Sabrina |
Elena |