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Autore: Nindia Cobs    07/05/2014    4 recensioni
- Harry. - mormorai afflitto.
Mi avevano raccontato la sua storia, lo chiamavano il puttaniere, l'insensibile bastardo, ma in realtà il suo passato l'aveva reso così. Nessuno nasce cattivo, la vita ti cambia, le persone ti cambiano.
- Dimmi.
- Harry, io sono solo uno dei tanti tuoi giocattoli per divertirti e non pensare a quanto sia triste la tua vita, vero? - sentenziai.
Il ragazzò abbassò lo sguardo, poi lo rivolse a me impassibile, le emozioni non lo tradivano mai.
- Tu, caro Louis - mi bisbigliò, sfiorandomi il collo con le labbra - Non hai idea di quanto io abbia bisogno di te.
Lui non stava versando lacrime, lui stava piangendo dentro. E io vivevo del suo dolore, perché amavo quell'uomo.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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In questo breve capitolo, mi sono voluta soffermare sulle emozioni che ha provato Louis. La perdita di un amico si sta ripetendo e non sa se riuscirà a superarlo di nuovo. Anche la sua considerazione di Eleanor muta col tempo, ma non vuole ricadere nella stessa trappola. Un vecchio amico si ripresenta e lo supporta, aiutandolo ad affrontare il suo alter ego. Dalle recensioni deciderò se continuarla. Scusate il ritardo ma avevo mancanza di tempo/ispirazione.                                                                                                             
                                                                                                          Flashback

 
Sono felice. È il mio quindicesimo compleanno! Almeno oggi tutti mi rivolgeranno le loro attenzioni, nessuno si dimenticherà di me. Sto aspettando il mio migliore amico, Shane, mi ha confessato di avermi fatto un regalo speciale, proprio come me. Certo, io non mi reputo ‘speciale’, sono un semplice ragazzo complessato che è entrato nel giro della droga per colpa di Eleanor, ma io e lei ci amiamo. Quando sto con la mia fidanzata, mi sento a disagio, forse perché ne sono innamorato, mentre con il mio migliore amico riesco a essere me stesso. Pochi conoscono il vero Louis, tutti credono il contrario ma solo Shane sa che io mi nascondo dietro una maschera. Non lo controllo. La mia doppia personalità vive nella mia testa, perennemente. A volte si rivela e commetto degli sbagli, in altri casi li risolve. Oggi è il mio compleanno, quindi non devo pensare a queste cose! Sorrido lievemente, controllando l’orario. Sono le nove di sera, la festa già è iniziata. Alcuni ragazzi che saluto a stento stanno chiacchierando, mentre bevono un drink alcolico. La musica mi riecheggia nelle orecchie, mandandomi in uno stato di confusione. Molti si sono sicuramente imbucati, non riconosco i loro volti. Certo, molti invitati non li frequento e non rivolgo loro la parola, ma alcuni davvero non li ho mai visti in vita mia. Eleanor si è occupata degli inviti, forse sono amici suoi. Non voglio casini, so che i conoscenti della mia ragazza sono sballati e portano pasticche pesanti alle feste. Non m’importa che si sballano per strada, ma in casa mia non devono azzardarsi. Okay, basta. Non agitarti, Louis. Calmati, i tuoi non troveranno niente fuori posto quando torneranno dal loro viaggio di lavoro. Mi hanno affidato a una babysitter, ma alla signora Nickalson basta darle un po’ di alcol per toglierla di mezzo. Sento bussare, quindi vado ad aprire la porta. Incontro i suoi occhi chiari e mi sciolgo: il mio migliore amico. Credevo che non sarebbe venuto, all’inizio, ma posso sempre contare su di lui. Lo abbraccio e lui sembra sorpreso, poi sorride. In mano tiene un pacco di dimensioni medie color ciliegia, con un grande fiocco bianco. Sono curioso di sapere cosa mi ha regalato, anche se non doveva davvero, basta la sua presenza per rendermi felice. Io provo molto affetto nei suoi confronti, non so spiegarlo.
«Auguri, amico.», mormora facendomi l’occhiolino. «Ecco il tuo regalo speciale.»
Me lo da e per un attimo le nostre mani si sfiorano. Sento del tepore che mi avvolge. Di solito non sono molto gentile con Shane, devo recitare la parte dello spaccone con tutti per essere popolare. Eleanor mi vuole così, non posso perderla. Resto paralizzato, senza parole. Non so davvero che dire, per il suo regalo è speciale perché è suo, non importa cosa contenga quella confezione rossa.
«Avanti! Cosa aspetti?», m’intima a sballarlo.
Annuisco e obbedisco. Gli tolgo il fiocco, lo scarto e lo apro. Quando vedo cosa mi ha regalato, trattengo il fiato. Non è il mio compleanno, non ci troviamo a casa mia, non esistono tutti questi estranei davanti a me. Adesso ci siamo solo Shane ed io... Nessun altro. Una volta siamo usciti e ho notato, in una vetrina, un cd dei Green Day. Allora siamo tornati a casa e abbiamo ballato accompagnati dalle note di tutte le loro canzoni migliori. E adesso, Shane, mi ha regalato quel cd e due biglietti per il concerto dei Green Day. Lo abbraccio teneramente, commosso. Non me lo aspettavo! Davvero.
«Potresti andarci con Eleanor.», dice abbassando lo sguardo.
«Lei non capisce un cazzo di musica.», scherzo, anche se è vero. «Voglio andarci con te.»
Il concerto lo terranno a inizio gennaio, mancano pochi giorni. Sono troppo felice, lui riesce sempre a farmi sorridere. Quando sto con Shane dimentico tutti i miei problemi, la droga, il mio alter ego. Lui conosce il vero Louis, mentre io non l’ho mai incontrato.
«Adesso scappiamo da questo inferno, Shane. Andiamo in camera mia.», gli sussurro all’orecchio.
Lui si guarda intorno, sorpreso di quante persone ho invitato. Mi scruta con i suoi occhi chiari e mi sorride ancora, mostrando una dentatura bianca e perfetta.
«In camera tua?», domanda fingendosi allibito. «Vuole stuprarmi, signor Tomlinson?»
«Assolutamente, signor Halsen.».
 
 
Erano passati sei mesi. Sei lunghi, devastanti e opprimenti mesi, in cui fantasticavo su tutti i modi più originali per porre fine alla mia vita. Sì, è stupido raggiungere il degrado per uno sconosciuto, ma il coma di Harry aveva fatto affiorare nella mia mente tanti ricordi. Ogni notte, in ospedale, scrivevo centinaia di lettere d’addio, anche se non sapevo a chi indirizzarle. A Harry? No, non sapevo se si sarebbe risvegliato. A Eleanor? No, non l’avrebbe nemmeno letta. A Lena? No, ormai tornavo a casa solo per farmi una doccia e indossare una cambiata pulita. Alla mia famiglia? Ops, io non ho più una famiglia. 
Sapete qual è il problema? È che noi essere umani crediamo che, cambiando aria, possiamo sfuggire ai problemi, ma essi ci inseguono ovunque andiamo, perennemente. Diciamo che l’unica cosa che ci troverà sempre è la morte, ma anche qui siamo in errore. Nella fine si può trovare la serenità, invece i problemi originano solo altri problemi. Ed io credevo che l’università, un nuovo appartamento e altri amici mi avrebbero aiutato a dimenticare, ma poi il passato era tornato a galla, pronto ad affogarmi e farmi soccombere negli abissi. Forse ero io il problema…
Ogni giorno andavo a trovare Harry in clinica, e ogni notte ritornavo a casa di nascosto, senza che Lena se ne accorgesse. Spesso le baciavo la fronte di nascosto ma, quando il sole sorgeva, ricominciava quella terribile routine. Eleanor a volte mi faceva compagnia, ma non era il tipo che parlava molto, non con l’unica persona da cui dipendeva la sua libertà. Se avessi parlato, ci saremmo beccati entrambi una denuncia o peggio… Se esiste davvero un dio, perché non causa problemi a quei bastardi che violentano le ragazzine, che rubano e che maltrattano i cani? Perché le persone buone devono soffrire mentre gli infimi si godono la vita? Per questo io non credevo che esistesse un essere che tutti reputano misericordioso e buono, ma che non reagisce davanti a tanta cattiveria. Il vuoto mi avvolgeva ogni volta che vedevo il corpo esanime di Harry su quel maledetto letto. Era come un soffio di vento che ti trasporta lontano, ti scuote e ti ripercuote fino a portarti al delirio.
Entrai nel bagno dell’ospedale, guardandomi allo specchio. Avevo i capelli spettinati, il viso pallido, le occhiaie e l’aria di uno che non dorme da giorni. Non aveva una bella cera ma non m’importava, non quando un innocente si trovava in coma. Non l’avevo fatta finita solo perché lui voleva vivere e non gli era stato concesso, mentre io potevo e desideravo ricorrere alla soluzione più semplice. Non avrei commesso quell’errore, mai. Ritornai nella stanza, notando che Niall mi stava aspettando alla soglia della porta, con un mazzo di fiori in mano. Sorrise flebilmente. A parte Eleanor e il manager, era il primo che gli faceva visita. Harry doveva essere uno di quei ricconi che in vita elogiano tutti, ma che in uno stato incosciente la gente si dimentica. Sembrava il grande Gatsby: famoso per le sue feste, lodato da tantissimi ‘amici’ ma poi, al funerale, solo come un cane bastonato.
Gli andai incontro, abbracciandolo forte. Non lo vedevo da quando Eleanor era tornata in città. Mi era mancato, ma non riuscivo a gioire più di tanto. Quando si è tristi, perfino il sole appare spento, una semplice sfera infuocata. Niall si sorprese del mio gesto affettuoso, poi ripose il mazzo di fiori immerso nell’acqua sul comodino. Posò lo sguardo su Harry.
«Louis.», sussurrò sommessamente, con gli occhi lucidi e colmi di compassione.
«Niall, che ci fai qui? Tu non conosci Harry…».
Il biondino scrollò le spalle. Sgranai gli occhi. Lui si trovava lì per me! Forse non ero tanto solo, dopotutto. O forse facevano tanta pena che le voci sulla mia depressione si erano diffuse e Niall, come un buon amico, era venuto ad accertarsi delle mie condizioni mentali. Scacciai dalla testa quel pensiero, adesso non ci avrei rimuginato sopra, volevo solo svagarmi un po’.
«No, amico. Mi spiace, comunque.», ammise. «Sono da poco tornato da un viaggio di lavoro ed El mi ha raccontato tutto.»
Annuii. Niall cacciò due lattine di birra, una camicia pulita, un paio di pantaloni e un pettine dallo zaino che portava, poi se lo issò sulle spalle, sorridendo maliziosamente. Lo fissai con aria interrogativa, non capendo. Mi consegnò quella roba e la mia espressione si fece ancora più confusa.
«Ora vestiti. Datti una sistemata, dobbiamo uscire.», mi ordinò.
Non ci pensavo proprio a lasciare Harry da solo mentre me la spassavo. Forse mi stavo comportando da mammina protettiva, ma se lui si fosse svegliato circondato dalla solitudine, io sarei morto. Avrei rifiutato la proposta di Niall, mi spiaceva avergli fatto perdere tanto tempo, ma era inevitabile. Scossi la testa.
«No, carino. Adesso, tu ed io andiamo a ubriacarci in qualche locale, okay?», esitò notando che stavo guardando il moro. Mi diede una pacca sulla spalla. «Quando uscirà dal coma, vuoi che ti veda trasandato e depresso? Non desidera certo assistere alla tua rovina. Il ragazzo su quel letto è Harry, non Shane, ed è ancora vivo, cazzo. Lui è più vivo di te! Ti sei visto allo specchio? Sembri uno zombie, hai perso almeno dieci kg, non dormi da giorni e non fai altro che pensare a quanto la tua vita faccia schifo. Non è questo il Louis Tomlinson che conosco.», fece una pausa riflessiva. «Adesso, tu ed io usciamo da questo posto, capito? E non accetto un rifiuto da parte tua.»
Lo guardai senza parole. Non sapevo che dire ma aveva ragione, io ero meglio di tutto questo. Potevo affrontare i problemi anche senza deprimermi, non serviva a niente ridurmi in quello stato. Per una volta avrei dimenticato il mio passato, era l’unico modo per assicurarmi un futuro migliore. Se io non riuscivo a superare le mie difficoltà, come potevo aiutare Harry? Dovevo essere forte. Mi sorprese che Eleanor si fosse preoccupata di raccontare a Niall di come mi sentivo, di solito non le importava di nessuno. Forse stava cambiando? O forse non avevo conosciuto la vera Eleanor come lei non aveva conosciuto il vero Louis. Se ci stava riuscendo Eleanor Calder, potevo cambiare anch'io.
«Fanculo.», esitai. «E grazie.»




 
   
 
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