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Autore: take a breath    07/05/2014    3 recensioni
Cosa accade nella tua vita se tutte le tue realtà crollano?
Se ti accorgi che qualcosa dentro di te sta cambiando?
E se scoprissi di non essere il solo a possedere capacità speciali?
Se ce ne fossero degli altri? Anche più pericolosi e indomabili?
Decidi da che parte stare o lo faranno gli altri per te.
Solo i prescelti potranno cambiare questo mondo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Clashes and changes.

-Emma.



Il suono della sveglia sembra così lontano e irraggiungibile,quasi non appartenesse a questa stanza.
E' così fastidioso ed insistente da farmi addirittura venire voglia di alzarmi per andare a scuola, anche se in realtà, non ne ho affatto.
Mi tiro su con il busto e sbadiglio allungando le braccia verso l'alto.
Devo stroppicciare gli occhi un paio di volte prima di riuscire a liberarmi dal morbido abbraccio delle coperte e spengere quel dannato aggeggio.
Sento le piante dei piedi aderire perfettamente al legno freddo del parquet mentre mi avvicino alla finestra spostando le tende di un verde smorto, lasciando così che la stanza si riempa del colore dei primi raggi di sole.
Dal piano di sotto mi raggiunge un insitente e sublime profumo, che identifico come quello di wuffle. I miei preferiti. Mamma è di buon umore quindi.
Infilo svelta le pantofole e scendo le scale impaziente come una bambina.
Solo allora mi accorgo di avere un forte mal di testa. Dovrò sopportare anche i corsi pomeridiani in questo stato. A meno che non prenda qualcosa per alleviarlo,ma ciò vorrebbe dire inibire i miei poteri per tutta la giornata.
Per ora preferisco concentrarmi sul piatto stracolmo di quelle delizie, posizionato al centro del tavolo. Mamma mi rivolge un sorriso sereno e compiaciuto.
"Buongiorno!" esclama a gran voce. Deve avere qualcosa da dire.
"Giorno." farfuglio sedendomi sullo sgabello e mettendo quattro wuffles nel mio piatto.
Mamma si siede di fronte a me e continua a sorridere in un modo che a lungo andare diviene inquietante.
"Che c'è?" le domando cospargendo il mio piatto con cioccolato fuso e fragole.
"Ho ricevuto una promozione!" salta giù dallo sgabello e agita le braccia in alto.
"Che bella notizia!" mi fingo sorpresa ma in realtà sto solo assaporando la mia colazione. Prendo un sorso di succo d'arancia e la guardo.
Sta fischiettando mentre mette in un piatto per papà due wuffle.
Nello stesso momento, ecco che lo vedo scendere le scale mentre si sistema la cravatta a righine rosse ed oblique.
"Ben alzato!" gli va incontro mamma stampandogli un bacio sulle labbra.
"Buondì mia cara." la afferra per i fianchi e la fa girare su se stessa, provocandole una risatina fastidiosa che non so come abbia fatto a sopportare per tutti questi anni. Poi iniziano a parlare della promozione di mamma e io mi perdo in vane ipotesi che possano trovare una risposta al triangolo che ho sulla mano. Fin'ora non ho scoperto niente. Neppure l'identità del mio cosiddetto salvatore.
"Non è vero,Emma?" ora lo sguardo dei miei genitori è puntato su di me ed è proprio la voce profonda di mio padre ad interrompere i miei resoconti mentali.
"Certo." annuisco ingogliando l'ultimo boccone e scivolando giù dallo sgabello.
I loro occhi mi seguono come attratti da una calamita fin sopra le scale e poi fortunatamente ne perdo la visuale. Mi fa malissimo la testa. Mi chiedo se abbia a che fare con le mie 'insistenti ricerche' in giro per la scuola.
Nel giro di trenta minuti sono già lavata,vestita e profumata. Sfoggio anche una lunga treccia corvina che appoggio sulla spalla destra.
Indosso la giacca,metto lo zaino in spalla e sono già fuori nel vialetto di casa a montare sulla mia bicicletta. La mamma è già scomparsa e vedo giusto in tempo la macchina di papà uscire di retromarcia dal garage, prima che mi investa.
Mi sposto leggermente mentre si fa indietro,dopo abbassa il finestrino oscurato e si mostra in un espressione che non sembra sua.
"Sta attenta." dice serio. Non penso si riferisca a ciò che è appena successo.
Annuisco e poi sono io a sfrecciargli accanto in sella alla mia bici bianca e cigolante. C'è ancora l'elastico viola legato al manubrio destro che comprai due anni fa per distinguere la mia bici da quella di Kate che sulla sua invece,ha un elastico rosa. 
A separarmi dai ricordi c'è una terribile sensazione che mi segue pedalata dopo pedalata. Mi sento seguita,spiata. 
Il cuore comincia a lacerarmi il petto mentre presto attenzione alla strada e ad ogni angolo che mi scorre rapidamente davanti agli occhi. C'è qualcuno che mi osserva,lo sento in ogni brivido che mi percorre la schiena. Posso in qualche modo avvertire i suoi occhi scrutare la mia figura rapida e spaventata.
La testa mi pulsa. Cerca di avvertirmi del pericolo. All'improvviso ci sono solo macchine che sfrecciano in ogni direzione,clacson,luci e chiasso.
La testa mi scoppia,non so più se sono ferma o in movimento.
Ho un conato ma non posso fermarmi,sono quasi a scuola. Quasi al riparo.
Sono sicura di avere qualcuno alle mie spalle quando abbandono la bicicletta all'entrata e inciampo goffamente sulle scale mentre mi immergo nel rumore scolastico che mi racchiude e mi protegge.
Porto le mani alla testa e spingo sulle tempie. Vorrei urlare dal dolore ma posso solo prendere grandi respiri e cercare di sembrare normale. Lentamente la pressione diminuisce e il mal di testa si attenua piacevolmente.
"Stai bene Ems? Sei pallidissima." è la voce di Kat eppure non riesco a nascondere un sobbalzo. Lei alza il sopracciglio e mi scruta attentamente.
"Tutto bene." rispondo riassumendo un contegno apparente.
"Dai,andiamo. La professoressa Guyn ci uccide se facciamo ancora ritardo."
mi suggerisce mentre mi forza a mettere in bocca una caramella dolcissima a prova di carie ai denti. 
"Certo." annuisco ringraziandola ironicamente per il favore e mi affianco a lei diretta verso la prima ora di lezione.
La seconda,la terza e poi la quarta riescono a farmi dimenticare la strana sensazione di questa mattina,riempendomi di problemi matematici e frasi poetiche incomprensibili. In sala da pranzo però,mentre mi accomodo al fianco di Katie,che impreca contro il purè disciolto della mensa,il cuore comincia di nuovo a battermi talmente forte da sovrastare qualsiasi rumore nella stanza.
Stavolta però sono decisa a controllarlo e fingo che vada tutto bene.
"Odio i corsi pomeridiani!" colgo uno straccio del monologo che sta facendo e mi accodo al suo discorso.
"Non dirlo a me, ho anche un ora con il Professor Ringer." tum tum. Respira,ignoia e sorridi Emma.
"Non ti invidio per niente! Trova il lato positivo però: potrai passare l'ora ad osservare i lineamenti perfetti di Cole Adams!" solo pronunciando il suo nome diventa rossa come un peperone.
L'ho sempre sentita nominarlo dall'inizio dell'anno ma non ho ancora capito chi sia. Nè mi inteneressa.
"Forse vorresti prendere tu il mio posto?" le chiedo schioccandole le dita di fronte per risvegliarla da una sorta di coma.
"Oh magari potessi!" ridacchia nervosamente e manda giù una crocchetta.
Continuo a guardarmi intorno alla ricerca dell'origine delle mie ansie anche se comincio a pensare che sia solo uno strano autocondizionamento.
In men che non si dica mi ritrovo troppo indaffarata nei miei corsi pomeridiani, tra problemi matematici e poesie incomprensibili,per dare peso alle migliaia di emozioni che mi attanagliano il cuore.
Nell'ultima ora poi,riesco finalmente ad associare un volto a questo famosissimo Cole Adams. In effetti non posso biasimare Kat per il suo infatuamento nei suoi confronti. E' davvero un bel ragazzo.
Ha i capelli castani e spettinati che gli ricadono a ciuffi sulla fronte, dove due occhi grigi e sensuali attirano pensieri poco lucidi. Vanta delle labbra rosse e carnose che verso la fine dell'ora hanno assunto un aspetto morbido e baciabile dato che le leccava continuamente. Come lo so?
Bhè perchè non ho fatto altro che osservarlo per un ora in ogni suo gesto o movimento. Mi ha persino sorriso prima che la campanella suonasse per segnare la fine dell'ultimo corso. Eppure ho l'impressione di averlo già visto.
Rimango inchiodata al mio banco accorgendomi di essere più stanca del solito.Quando abbandono anche io l'aula del Professor Ringer,i corridoi sono completamente deserti.
Eppure c'è un frastuono che riesco a cogliere solo io. E' il panico che mi riavvolge,come delle braccia lunge e viscide che mi si annodano intorno al corpo e mi impediscono di respirare. Come un serpente pronto a mordermi con le sue zanne sottili eppure taglienti. Preparato a secernere il suo veleno al mio interno e lasciarmi agonizzante sul pavimento. Vorrei gridare aiuto ma il rettile infido che mi sta strangolando me lo impedisce.
Non appena ripongo tutti i libri nell'armadietto, anche prima di richiuderlo, avverto che la presenza che avevo sentito fin dal mattino,partecipare ora attivamente dietro di me. Spero con tutta me stessa che sia solo uno scherzo idiota del mio cervello ma,non appena mi volto,ci sono ben due figure dritte e rigide,una al fianco dell'altra. Per un attimo mi manca il fiato.
E' come vivere il mio peggiore incubo.
"Ciao Emma." è un ragazzo,poco più giovane di me eppure il suo ghigno gelido gli conferisce un aspetto vecchio e cupo.
"Chi siete?" azzardo mentre faccio qualche passo indietro. 
La ragazza è più alta di lui e non appena coglie il mio movimento apre entrambe le mani che iniziano a bruciare di un fuoco rosso e vivido.
Ho un fremito e mi blocco con un piede all'indietro. La ragazza sorride e annuisce. "Sei un pericolo per il mondo Emma,non possiamo lasciarti andare a spasso per le strade sapendo quello che puoi fare." la voce del ragazzo è roca e gutturale,sembra quasi che abbia bisogno di tossire.
"Non so di che cosa parli." annuncio girando i tacchi e dandogli le spalle pronta a scappare. Succede tutto in mezzo secondo. 
Una lama nera mi sfiora l'orecchio e va conficcarsi nel muro.
"Non un altro passo." dichiara esaustivo.
Allungo una mano verso l'orecchio sinistro e quando la ritiro la trovo macchiata di sangue. 
"Cosa cazzo volete da me?" grido tornando con gli occhi verso di loro e prendo in considerazione l'idea di persuaderli entrambi. Potrei farcela.
Ma devo concentrarmi considerevolmente e fare in modo che loro mi guardino negli occhi. Ma loro sanno.
Evitano il mio sguardo con maestria. Si dilettano a prendermi in giro.
"Sei troppo pericolosa. Dobbiamo eliminarti." le parole mi rimbomano in testa come un eco lontano da un altro mondo. Il serpente del panico mi sta soffocando,non posso muovermi.
A farmi scattare è la ragazza,che con un gesto alimenta le fiamme nelle sue mani e si avvicina verso di me con passi lenti e pacati.
Allora corro,anche se so che non servirà a niente. Ma non riesco a fare altro.
Svolto l'angolo con la ragazza alle calcagna,rapida e allenata.
Il ragazzo invece ha appena recuperato la lama scagliata precedentemente e ora ci segue correndo agilmente.
Mi sento braccata,come una preda incapace di sfuggire al suo destino.
Sento la presa salda e ustionante di una mano sul mio braccio e grido dal dolore agonizzante. Grido talmente tanto da farmi male ai polmoni.
I due sono costretti a tenersi la testa tra le mani,come se stessi infondendo dolore puro direttamente nelle loro menti.
Vedo le orecchie del ragazzo sanguinare e il suo volto formare una smorfia di sofferenza. Io non volevo fare del male a nessuno.
In qualche modo trova la forza di saltarmi addosso e inchiodarmi a terra puntandomi una lama al collo. La sento premere sulla mia pelle,forse sta già lacerando il primo strato ma sono troppo concentrata sul suo sguardo.
Ha abbassato la guardia e ora mi sta osservando con ansia,dritta negli occhi.
Non ci penso due volte. "E' lei la tua nemica." gli impongo e subito dopo lo vedo alzarsi e gettarsi contro la sua allaeata con sguardo vacuo, eseguendo i miei ordini.
"Brutta stronza." mi ringhia contro la ragazza e alimentando le sue fiamme e scagliandomene contro un getto che mi ustiona definitivamente l'intero braccio. Per un istante penso che potrei morire dal dolore,accasciarmi in un angolo e finirla lì.
Ma non ho tempo per questo,devo fuggire.
Il ragazzo comincia il suo lavoro,attacca la ragazza fiammifero con una serie di mosse coordinate con le sue spade nere che trovo affascinanti.
Deve essere stato ben addestrato perchè nonostante i vari tentativi di difesa da parte della sua partner,riesce a ferirla ad una spalla infilzandola.
La ragazza urla e lo scosta di lato bruciandogli il lato destro del collo.
Il ragazzo non si muove,sembra non avvertire il dolore. La ragazza impreca contro di lui,sperando che ritorni in se.
Non aspetto di vedere oltre,corro a perdi fiato verso l'uscita e quando la vedo in lontananza, posso concedermi un respiro di sollievo. 
Pensavo di essere fuori pericolo ma non appena giungo di fronte alla porta a vetro del custode,due braccia mi afferrano di fianco e mi trascinano all'interno del riflesso proiettato sul vetro e magicamente mi ritrovo catapultata fuori dallo specchio della mia stanza. Rotolo a terra spaventata e mi rialzo subito pronta a qualsiasi cosa mi aspetti.
Mio padre è a terra affannato. Ha gli occhi rossi e percepisco in lui,per la prima volta,un sentimento di paura e apprensione per la propria figlia.
"Dobbiamo andarcene." proclama a gran voce e apre il mio armadio gettando i vestiti alla rinfusa sul letto. Non accenna neanche al fatto che mi ha appena trascinato via attraverso un riflesso. 
Sta succedendo tutto toppo in fretta,non riesco a metabolizzare nemmeno la metà degli avvenimenti di oggi. 
Papà coglie il mio disorientamento e per un attimo si blocca a guardarmi,piegando la testa da un lato,come faceva quando da piccola mi facevo male. "Ti spiegherò tutto,ma prima dobbiamo sbrigarci." quasi mi implora di dargli ascolto e io mi fido cecamente,non sapendo cos'altro fare.
"Ho bisogno che forzi tua madre a venire con noi." mi dice mentre getta i miei vestiti in un borsone.
"Che intendi?" ancora una volta mi mostro sorpresa e innocente.
"Emma,per favore." di nuovo quello sguardo.
"D'accordo." sono rassegnata all'idea che tutto ciò che conoscevo,il mio mondo,la mia vita e quello che pensavo il mio futuro,sono andati incontro ad un cambiamento radicale per causa di un lanciafiamme umano e un pazzo coi coltelli.
Senza accorgermene sono già in salone. La mamma sta guardando un programma di cucina. Memorizzo l'immagine così com'è perchè so che non la riavrò più indietro.
Mi piazzo davanti a lei. "Ehi ciao Tesoro." sorride come mai mi ero resa conto che facesse,sprizzando gioia da tutti i pori. Mi sento male a doverla obbligare ad abbandonare anche la sua vita qui. So che lo faccio solo per il suo bene ma il senso di colpa è lì, che preme in fondo alla gola.
"Devi venire con noi,senza fare domande. Prepara i bagagli e seguici." mi sento quasi un sergente che impartisce ordini e non appena vedo i suoi occhi farsi spenti, vorrei tornare indietro e dirle di fuggire più lontano possibile da me. Si alza e si dirige al piano di sopra in silenzio. 
Ho il profondo impulso di piangere eppure è come se non ricordassi come si fa. Non voglio pensare a tutto quello che sto lasciando qui.
Katie,la scuola,la casa,la bici vecchia con l'elastico viola,la mia infanzia. Tutto.
Nei dieci minuti seguenti, Papà ci raduna di fronte allo specchio enorme del salone e ci osserva come se fosse l'ultima volta. La mamma tace.
"Pronta?" mi domanda anche se sa la risposta.
Vorrei opporre resistenza,puntare i piedi come facevo quando ero bambina e non volevo mangiare i broccoli.
Annuisco e cerco di scacciare i ricordi premendo contro il nodo che ho in gola.
Ci prendiamo tutti per mano e improvvisamente mi ritrovo a trattenere una risata. 
"Addio." sussurro prima di venire inghiottita dallo specchio verso una destinazione ignota. Il mio passato muore alle mie spalle.
Io stessa perdo per sempre una parte di me.
Cosa farò adesso?



 
Spazio autrice 

Ciao a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo che spero
vi piaccia e che catturi ancora il vostro interesse.
Ringrazio come al solito tutte le persone che leggono
e recensiscono,grazie davvero. xx

 
  
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