Il mal di schiena mi assale, quando mi sveglio.
Apro gli occhi e, nella sua stessa tremolante luce, noto che la candela si è consumata un po’...devono essere passate poco più di due ore.
Mi sono assopita, senza volerlo, mentre vegliavo Usopp, e qualcuno è riuscito a gettarmi una coperta sulle spalle senza destarmi.

Un tocco inaspettatamente delicato, dato che non mi ci vuole molto a sapere chi sia stato: in fondo alla camera, schiena contro la paratia, gambe incrociate sul pavimento e braccia conserte, dorme lo Spadaccino.
Forse poche ore prima sono stata troppo dura con lui, a mente fredda me ne sto rendendo conto, mentre lo osservo in quella penombra, rilassato e senza la sua solita beffarda espressione.

Mi alzo e vado ad accomodarmi vicino a lui, dispiego la coperta in modo che riscaldi entrambi e mi assopisco di nuovo: Usopp respira regolarmente e non si agita, quindi posso anche cercare di riposare ancora un poco. Oltretutto mancano ancora almeno tre o quattro ore prima che ricomincino le attività giornaliere.
In quanto al Buzzurro di bordo, ormai so che la cosa non l’avrebbe certo dispiaciuto.

La mente si perde sul nostro rapporto, mentre attendo che il sonno torni; scopro che non mi dispiace l’idea di una nostra eventuale relazione, perché nonostante i continui scontri verbali, sappiamo esserci l’uno per l’altra e poi non posso nascondere di aver più volte fatto poco casti pensieri su di lui… anche perché qualsiasi donna che lo conosca, sono certa che lo faccia...Nella sua rozza mascolinità, non posso negare che sia bello, nonostante le numerose cicatrici che lo sfregiano.

Sento uno strano calore diffondersi in me, mentre il filo del ragionamento percorre una strada insidiosa, e so bene che la colpa non è della coperta. Mordo il mio stesso labbro, così che il dolore mi riporti coi piedi per terra, in questa realtà infelice, dove il mio amico non ha ancora ripreso conoscenza e respira piano nel silenzio della Sunny che dorme.

Quando mi sveglio per la seconda volta sono appoggiata a Zoro.
Anche se è un rozzo cavernicolo, come sempre ha rispetto e le sue mani non sono in posti strani: si è limitato a cingermi le spalle per farmi riposare meglio su di lui. Lo stress del giorno trascorso mi ha abbattuto molto e la posizione è comoda.

È granitico, ma caldo, e solo quando, istintivamente, mi sistemo meglio cingendogli la vita con il braccio, mi accorgo che è sveglio e mi sta guardando.
Rosso in viso, ha l’occhio puntato su me e non so cosa fare, poi cerco di ritrarmi e mi ferma.
-Resta così ancora un poco.- dice, in una richiesta che somiglia più ad una preghiera, lo accontento e vedo che l’alba è ormai imminente.

Però ci congela una terza voce, un po’ stentata, ma chiara: -Il grande Capitano… Usopp, … era certo che lei … avrebbe ricambiato, Zoro!
Usopp si è risvegliato e reprimo l’istinto di schiantarlo, per quanto ha osato affermare su di me, date le sue condizioni e decido invece di volare al suo fianco, con gli occhi nuovamente lucidi, ma sorridendo.

Zoro mi imita e annuisce.
-È vero, Usopp, grazie.
Sorvolo sull’ostentata sicurezza che dimostra anche lui sui miei sentimenti, e mi dirigo all’uscita dell’infermeria.
-Vado a chiamare Chopper!- li informo, e corro verso la mia cabina.

Il sole appena sorto splende: sarebbe stata una bella giornata!