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Autore: Marra Superwholocked    08/05/2014    1 recensioni
Le persone continuano a scomparire, ma di loro rimane comunque una traccia. Lynn Moore, whovian in ogni cellula del suo corpo, è l'unica ad accorgersene. Un giorno, il più bello della sua vita, uno strano "Uomo con gli anfibi" che si fa chiamare Dottore entra nella sua vita.. uscendo dal suo armadio! Dal XXI secolo atterrano nel 1984 dove incontreranno John, un simpatico ragazzino di 13 anni, che li aiuterà nella loro missione: salvare la Terra!
Ma John non è un ragazzino qualsiasi...
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - Altro, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Boom!

 


«Mi scusi, signorina, dove posso trovare questo libro?» La donna dai capelli rossi era davanti ai suoi occhi che le sventolava un foglietto sotto il naso in attesa della sua risposta.
Lynn sollevò lo sguardo dallo schermo del suo computer per leggere il titolo del libro.
Il Giardino Segreto.
«Sa, è per mia nipote.» La donna si sistemò una ciocca di capelli bagnati dalla pioggia dietro l'orecchio.
«Controllo subito» disse infine Lynn inforcandosi un paio di occhiali neri. « Ecco qui. » Scrisse un codice su un post-it e lo porse alla donna. « Seconda zona a destra, terzo scaffale. Poi torni qui che completiamo il noleggio » terminò con un sorriso.
«Noleggio? In che senso, noleggio?» domandò la donna un po' confusa.
«Signora, questa è una biblioteca, non una libreria. Non ha la tessera?» Le toccava rifare quel discorso almeno una volta al mese.
«Ma mia nipote..»
«Se non ha la tessera, non posso darle il libro. Mi dispiace» la interruppe Lynn.
La donna dai capelli rossi increspò le labbra, irritata; posò sulla scrivania il foglietto con il codice del libro e si avviò all'uscita stizzita, sculettando giusto per darsi qualche aria.
Lynn tornò senza problemi al suo lavoro con gli occhi di Dave, il suo collega, che la spiavano da dietro una piantina striminzita che reclamava disperatamente acqua.
«Pssst!» la chiamò lui. «Ehi, Lynn!»
Lynn alzò appena lo sguardo senza muovere la testa e vide che dalla scrivania di fronte a lei la osservavano due piccoli occhietti di un blu profondo. Dave la interrogò con lo sguardo e lei rispose alzando le spalle e le mani in segno di arresa.
«Lynn, se ti scopre il capo..» le sussurrò da tre metri di distanza.
«Oh, Dave! Quelle stordite capitano tutte a me!»
Il suo collega soffocò una risatina e ammiccò nella sua direzione. Era proprio simpatica, gli andava a genio. Accavallò una gamba e ricominciò a digitare sulla vecchia tastiera rumorosa.
Lynn, però, non aveva risposto male alla donna dai capelli rossi solo perché era l'ennesima che non si rendeva conto di essere entrata in una biblioteca o per chissà quale altro motivo; le aveva risposto male perché stava pensando al suo esame che avrebbe dovuto dare di lì a pochi giorni. Un esame importantissimo, che avrebbe potuto cambiare in modo radicale il suo futuro.
L'esame sarebbe durato tre ore e in quel poco tempo doveva dare il meglio di sé: solo in questo modo, il lavoro alla biblioteca poteva essere sostituito con un bel posto in ospedale accanto ai bambini: il suo sogno. Momentaneamente, aveva trovato un lavoretto in una biblioteca vicino casa; unica pecca era che rimaneva aperta tutti i giorni. Per fortuna, la domenica, chiudeva però a mezzogiorno. Questo voleva dire che sarebbe potuta andare subito a casa, mangiare e studiare. Oppure prendersi un giorno di pausa e starsene sul divano a guardarsi la sua serie tv preferita. La proposta era allettante e per di più davano le nuove puntate..
Ma no, a cosa stava pensando?! Doveva prepararsi bene per l'esame, altroché!
«Dave, io vado» lo salutò Lynn prendendo la borsa da sotto la scrivania. Mancavano ancora una manciata di minuti alla chiusura, ma non c'era nessun cliente che aveva bisogno di lei.
Dave la salutò con un lento gesto della mano senza staccare gli occhi dal suo computer, ma poi scattò sulla sedia nel ricordarsi una cosa. « Lynn, aspetta! » Si alzò velocemente e le corse dietro per poi continuare il discorso mentre lei scappava verso casa. « Lynn, il capo vuole sapere se domani puoi sostituire Angela nel caso sia assente! » ansimò lui, percorrendo l'uscita buia anche grazie alle abat-jour rotte da ormai due settimane.
«Sta male?» gli chiese aprendo l'ombrello.
«Veramente, non si sa nulla.»
«In che senso? La sorella non ha avvertito per lei come fa sempre?»
«Nel senso che non abbiamo sue notizie da tre giorni e siamo a corto di personale per l'influenza. E Mary è venuta qui l'altro ieri per sapere dove fosse Angela.»
«Mi stai dicendo che Angela è sparita nel nulla e che sua sorella non ha idea di dove sia?»
«Esattamente.»
«Ma non si sparisce, così, senza lasciare traccie..»
«È quello che ha detto Mary! Il problema è che questo non ci aiuta e nemmeno la polizia ha una pista da seguire. Vabbè, ora ti lascio andare, vedo che sei stanca.. In bocca al lupo per mercoledì!»
«Grazie, Dave. Crepi! Ah, domani mattina devo seguire una lezione molto importante, quindi non posso sostituire Angela, mi dispiace.»
«Tranquilla.» Le toccò il braccio in segno d'affetto, ma ci ripensò e abbassò lo sguardo. « Faremo a meno della tua compagnia. Ci vediamo sabato prossimo! » le urlò mentre lei usciva definitivamente dal suo campo visivo.


Casa. Divano. Tè caldo. Mozart e sistema circolatorio.
La musica dolce e piacevole di Mozart sembrò servirle più da sonnifero che da aiutante, così mise via tutto dopo solo un'oretta di studio. Per cena, aveva già precotto la sera prima della pasta al forno e le bastò scaldarla nel microonde. Mangiò da sola, come sempre. A farle compagnia, solo Hanne Edwards, la conduttrice del telegiornale delle otto.
«Buonasera, buonasera a tutti. Sembrerebbe che la temperatura si stia proprio alzando di qualche grado. Gli studenti stanno già cominciando a sorridere in previsione delle vacanze estive. Ma guardiamo il servizio di Adam Wonder.»
Partì un servizio che, come tutti gli anni, faceva vedere studenti armati dei primi gavettoni. Poi, subito dopo, fecero il confronto con l'inverno e le sue ininterrotte piogge, fino a quel giorno stesso.
Lynn mangiò senza fretta la sua ultima forchettata di pasta al forno pensando a quanto sarebbe stato bello chiacchierare con i suoi genitori sempre in giro per il mondo. Una hostess e un attore. E un vaso di fiori in mezzo alla lunga tavolata per mantenere le distanze. Al solo pensiero le si contorse lo stomaco e respinse con un gesto deciso il piatto vuoto. Poi un'immagine al telegiornale attirò la sua attenzione: la foto di Angela, travestita da zombie per carnevale.
Lynn si alzò e prese il telecomando per alzare il volume.
«...scomparsa da tre giorni e nessuno l'ha ancora avvistata. La porta di casa è stata trovata chiusa a chiave; Mary, la sorella, ha detto che dall'armadio non mancherebbe nessun indumento e che dalla cassetta di sicurezza non sono stati prelevati soldi. Angela non ha lasciato nessun tipo di biglietto. Ora, la polizia sta cercando di indagare tramite il suo computer per cercare qualche indizio. Per il momento non c'è altro. A te di nuovo la linea, Hanne.»
Lynn rimase a fissare lo schermo del televisore con le braccia lungo i fianchi. Era vero. Era scomparsa sul serio. Finché non sentì la notizia in televisione non riusciva a crederci veramente. Ma ora non aveva dubbi.
Non sapeva cosa pensare, le sue gambe rimasero ancorate al pavimento per qualche istante, come se fosse stata pietrificata. Le immagini del telegiornale erano terminate e ora c'erano quelle di una fastidiosa televendita. Lynn guardava nel vuoto, persa.
All'improvviso scattò; lasciò cadere il bicchiere che teneva in mano e si venne a creare ai suoi piedi una pozza d'acqua leggermente rossastra.
«Merda!» esclamò sottovoce. Era scattata per qualcosa che l'aveva riportata alla realtà.
Era tanto che non sentiva quel suono, perché nessuno andava mai a trovarla. Poi ancora.
Ding dong.
Lynn andò alla porta subito dopo aver raccolto i cocci di vetro facendo attenzione a non ferirsi. Li appoggiò sul muretto di marmo di fianco alla porta d'ingresso, dove posava le chiavi subito dopo aver messo piede in casa. Chi poteva essere? Steven, il suo ex? Quello che non sa nemmeno far funzionare una torcia? No, forse sua cugina Jane, che avrà rotto di nuovo col suo ragazzo. Oppure.. No, impossibile.
Guardò nell'occhiolino. L'impossibile era diventato concreto.
Fece scattare la serratura e aprì nervosamente la porta facendo svolazzare i suoi capelli.
«Mamma.» Il tono con cui uscì quella parola fu peggio del ghiaccio.
«Oh, tesoro! Anche mamma è felice di vederti!» Dehlia Moore era fatta così: il suo ego era paragonabile ad una montagna.
Lynn alzò gli occhi al cielo e si ritrasse leggermente per richiuderle la porta in faccia, ma non fece in tempo: Dehlia, infatti, allungò una gamba e bloccò la porta con la punta della scarpa color turchese in tinta con la divisa.
Le due donne si scambiarono uno sguardo di leggera sfida, come ai vecchi tempi. Poi Lynn cedette.
Dehlia ormai aveva potere su tutto, ma solo nel campo del lavoro e su sua figlia.
La povera Lynn Moore, costretta a soccombere sotto le scelte oppressive della madre.
«Cos'è questa robaccia?» le chiese abbandonando il trolley di punto in bianco e girando su se stessa. «L'ultima volta che ho visto questa casa era.. meno blu. Si può sapere perché ti piace così tanto quel telefilm? Secondo me, è roba da stupidi. E tu, ragazza mia» le si avvicinò per darle un buffetto sulla guancia, ma Lynn si ritrasse. «Tu non sei stupida, tesoro.» Almeno aveva mantenuto la dolcezza. Rara quanto una stella alpina.
Oh, ma stai zitta! «Perché sei qui?»
«Sono felice che tu me l'abbia chiesto! Siamo atterrati e ci hanno detto che l'aereo aveva qualche problemino ai motori, così siamo andate a chiedere se c'erano altri voli disponibili per noi, ma ci hanno detto che erano già tutti coperti! E ho deciso di venire a trovare la mia cucciolina!»
«Mamma, non ho un altro letto.»
«Non importa, tesoro. Starò qui solo una notte! Nessun fastidio, giuro. Posso dormire sul divano.»
«E il tuo mal di schiena?»
«Oh, be'.. Aumenterà.»
«Ho capito.» Messaggi subliminali, parte prima.
«Ah, e poi.. Volevo dirti una cosa, amore.»
Prepariamoci al peggio. «Dimmi pure.» Tre..
«Tutte queste cose di quel Doctor Who..»
Due..
«Insomma, cambia arredamento.»
Uno..
«Cresci!»
Boom! «Buona notte, mamma.»

   
 
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