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Autore: Sleepingalone    08/05/2014    6 recensioni
Attraverso i rami dei mandorli filtra una scia argentea, nella quale le stelle sostengono la luna bianca, cui luminosità illumina lo sguardo verde Parigi di Harry che, attirandomi a se con fare austero, mi cinge mediante braccia calde e protettive. ‹‹Concedimi questo ballo, Maria››, sussurra, comprimendo le labbra a forma di cuore sull’incavo del mio collo nudo.
Sussulto al tocco morbido e delicato.
‹‹Avresti dovuto dirmi la verità sin da subito, Harry››, sussurro, asciugandomi una lacrima con il dorso della manica.
Lui annuisce, ed esala un respiro candido. ‹‹Promettimi che ti ricorderai di me, anche se dovessi scomparire per sempre››.
‹‹Ma cosa dici?››.
‹‹Quello che temo, Maria››
[...]
Lui voleva solo riportarle i ricordi alla ragione,
ma lei si era innamorata perdutamente.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11 - Bolle di sapone
 

Una bolla di sapone è un sottile strato composto d’acqua e sapone che forma una sfera opalescente, ossia multicolore. È capace di arieggiare come una foglia calcata dalla fresca brezza autunnale, e rimane in formazione sferica solo per qualche secondo: poi scoppia da sé, oppure si infrange contro altri oggetti in grado di assorbire il liquido che la circonda.
Harry respira piano al fine di non far rumore, mediante la delicatezza con la quale si esala una bolla di sapone lineare e io, al contempo, lo osservo pragmaticamente per tentare di focalizzare meglio ogni suo particolare più astratto.
L’alito che effonde è flautato, e le labbra increspate che gli adornano il volto morbido sfociano sul carnicino.
Siamo entrambi seduti su una panchina in legno scuro riposta sotto le vesti di un ciliegio appena in fiore e, in silenzio, percepiamo ciò che ci dona l’atmosfera invernale.
Gli occhi verdi e vetrati del ragazzo sono congiunti, e l’espressione che gli marca il viso è tersa e tranquilla; un po’ come se volesse trapelare un “mi piacerebbe poter far durare questo momento per sempre”.
E, dal canto mio, sarei davvero entusiasta al pensiero di rimirare Harry fino alla fine dei miei giorni. Ma l’utopia di entrambi viene spazzata via sin troppo presto, per via della vibrazione del cellulare che proviene dalla tasca anteriore dei miei jeans.
Io sussulto e Harry apre gli occhi lentamente, cercando di impressionare una smorfia tranquilla, ma che, tuttavia, porta il sapore del dispiacere.
Prendo l’arnese bianco con la mano destra e, noncurante di osservare lo schermo, lo porto all’orecchio.  ‹‹B, sei tu?››.
‹‹No››, risponde qualcun altro mediante una voce sottile e maschile, facendo crollare ogni mia percezione di ovvietà. ‹‹Sono Zayn››.
Mi raddrizzo sulla panca, confusa.
‹‹Sei proprio tu?››, domando ancora, suscitando l’attenzione del ragazzo cauto accanto a me. ‹‹Come hai avuto il mio numero, Zayn?››.
Evidenzio la pronuncia del nome del tipo, cercando maliziosamente di scuotere Harry che sussurra appena un ‹‹Cosa vuole, questo?››.
Scuoto il capo in segno di ignoranza a riguardo, poi vengo distratta ancora.
‹‹Non è importante. Ti prego, fammi parlare››, replica Zayn con tono impastato, ma deciso. ‹‹Maria, questa sera io e i ragazzi festeggiamo la ricorrenza d’inverno al Buenos Aires - unico pub degno di questo nome a Wells-Next-The-Sea -, e mi piacerebbe invitarti››.
In un primo momento spalanco gli occhi come meravigliata, dunque sospiro una risata di afflizione. ‹‹Ho da fare, mi dispiace››, rispondo volitiva e ferma.
‹‹No. So che non hai da fare e che non vuoi venire perché non ti piacciono le feste. Ricordi Halloween? Abbiamo parlato proprio di questo››.
Schiudo le labbra raffinate: non credevo che Zayn ricordasse le parole scambiate quella sera nell’auto di Louis.
‹‹Ci penserò su, va bene?››.
‹‹È un “no”, vero?››.
‹‹Ho detto che ci penserò su. Ora devo andare, ti faccio sapere››.
Attacco improvvisamente, e volgo lo sguardo al terreno umido che mi sostiene i piedi.
‹‹Che voleva?››, mi domanda Harry, come se le parole emanate da Zayn dovessero riguardargli minimamente.
‹‹Scusami?››, corruccio la fronte in un cipiglio altalenante.
‹‹Impicciarmi non era mia intenzione, ma credevo ti stesse importunando››.
Esalo un sussulto di comprensione e - di sottecchi - mi compiaccio, dacché le parole di Harry mi dimostrano che per lui forse conto qualcosa.
‹‹Zayn mi ha invitata ad una festa che si terrà stasera al Buenos Aires››, spiego, abbassando la nuca ancora una volta. ‹‹Ma andarci sarebbe un eufemismo, per una persona come me››.
‹‹Ma, se non sbaglio, gli hai detto che ci penserai su››, sussurra lui, inarcando il bacino verso la mia direzione. ‹‹Hai quasi diciassette anni e dovresti andare a divertirti››, aggiunge con un tono di diffidenza, a cui non avevo mai fatto caso.
Mi sento spiazzata dalle parole del ragazzo dagli occhi verde Parigi: evidentemente mi considera solo come una buona amica, niente più. E io che, invece, ho frainteso ogni gesto, parola, movenza e sguardo rubato!
‹‹Credo tu abbia ragione››, riprendo, toccandomi il labbro inferiore con l’indice destro. ‹‹Niente mi trattiene››.
Lui sorride amareggiato, e io poso lo sguardo sul firmamento celeste che, attraverso i carismatici rami del ciliegio in fiore sovrapposto a noi altri, trapela luminosità e attrattiva.
‹‹Si è fatto tardi››, mi alzo dal panchetto in legno e sposto una ciocca d’ebano freddo dietro l’orecchio sinistro, poi continuo. ‹‹Puoi accompagnarmi a casa?››.
Harry esita e annuisce con fare distaccato, dunque incrocia le dita alle chiavi della sua vespa e, senza emanare vocabolo, mi conduce in direzione di essa.
 
Varco l’ingresso di casa, delusa e intontita per via dell’atteggiamento che il ragazzo dagli occhi Parigi ha intrapreso nei miei confronti prima; pertanto poggio lo zaino in soggiorno e mi riverso sul letto ancora scomposto di camera mia.
Fisso il cellulare stretto nelle mie mani, quindi scruto l’arrivo di un paio di messaggi.
 
Da: Zayn
Inviato alle: 14, 13
“È per quel tizio di nome Harry che hai deciso di declinare l’invito?”
 
Dischiudo le labbra in segno di stupore, poi pigio sull’altro testo arrivatomi.
 
Da: Harry
Inviato alle: 14, 13
“Penso che tu abbia frainteso il mio atteggiamento, Maria.”
 
Batto le palpebre, sconcertata. Era proprio quello che pensavo!
 
Da: Maria
A: Harry
Inviato alle: 14, 15
“Penso che tu abbia frainteso il mio, Harry.”
 
Da: Maria
A: Zayn
Inviato alle: 14, 17
“Lui non c’entra nulla. Comunque, accetto l’invito.”.
 
Harry non risponde, mentre Zayn sì.
 
Da: Zayn
Inviato alle: 14, 19
“Grande! Passo a prenderti verso le nove.”.
 
***
 
Indosso un tubino nero lucido - che ricopro mediante un parka rosso di velluto - e delle decolleté non troppo alte.
I boccoli vaporosi mi ricadono fin sotto le spalle, ed io mi rifletto un’ultima volta allo specchio, cercando di apprezzarmi così come sono fatta.
Dunque, attraversando la sala da pranzo, saluto la mia famiglia e mi chiudo il portone d’ingresso alle spalle.
Zayn mi aspetta poggiato allo sportello destro di una Porche bianca, mentre consuma una sigaretta che, non appena mi intravede, getta in terra e calpesta con un piede.
Sorride, quasi come fosse compiaciuto, e si avvicina lentamente a me.
‹‹Ciao››, mormora a stento, abbassando lo sguardo e posandolo sui suoi mocassini lucidi.
‹‹Ciao››, imito a mia volta, ancor più piano.
Lo osservo scrupolosamente, deliziandomi della magnificenza che ogni sua peculiarità emana: i capelli di un nero marcato ben sistemati con il gel, le labbra peccaminose e gli spigoli del viso disegnati a matita.
‹‹Tutto bene?››, gli chiedo, preoccupandomi assai poco.
Lui annuisce e innalza finalmente lo sguardo variegato di infinite tonalità castane, perciò mi prende per la mano destra e mi lascia accomodare in macchina al suo fianco.
Io gioco con le punte delle dita, parecchio nervosa. Ciononostante, il pensiero di Harry non accenna a svanire nella mia mente contorta e pensierosa.
‹‹Tu?››, domanda Zayn, rompendo il silenzio venutosi a creare e mettendo in moto. ‹‹Tu, come stai?››.
Sospiro e infagotto entrambe le mani all’interno delle tasche del parka rosso, pertanto scuoto la nuca. ‹‹Potrebbe andare meglio››.
In fondo, pensandoci bene, non c’è niente ultimamente che nella mia vita vada male. Ma sapermi in tensione con il mio amico Harry mi fa completamente perdere la ragione.
‹‹Qualcosa di grave?››, persiste lui, distogliendo per qualche secondo lo sguardo dal sentiero buio di Wells e portandolo a me.
‹‹No, assolutamente››, replico, voltandomi verso la sua direzione. ‹‹Solo che tornare a scuola mi distrugge››, sorrido mentendo, poiché oggi non sono andata a Cromer, bensì a casa di Harry.
E la mia mente lo ridipinge ancora: con i nervi delle mani imponenti, che si modellano al pigiare dei tasti avorio, con i ricci brunastri che gli ricadono sulla fronte e con le labbra sempre schiuse che imitano la più incantevole epopea.
‹‹Quando stamattina ti ho chiamata eri a scuola? Scusami, io non vado mai il sette gennaio e avevo dimenticato che le vacanze per te fossero finite››, si giustifica Zayn a gesti, e quindi muovendo le mani, le quali sono grezze e assottigliate e scabre.
Sorrido, poiché Dio deve aver speso molto più tempo nella creazione di Harry, e gli sono infinitamente grata per l’opera d’arte che ha regalato a questo mondo spoglio, ove vivono gli esseri umani.
‹‹Tranquillo, ero in pausa››, mento, cercando di non apparire palese.
Zayn accosta l’andamento e parcheggia dinnanzi l’entrata del pub. Quindi scende dall’auto ed io lo seguo.
‹‹In effetti potevamo andare persino a piedi, dato che abiti a due passi dal Buenos Aires››, scherza lui, provocandomi un sorriso gentile e spontaneo.
‹‹Lo penso anch’io››, annuisco, aggrappandomi al suo braccio sinistro.
‹‹Sai cosa?››, sussurra lui, avvicinando il suo volto al mio e permettendo, dunque, di riversarmi contro il suo respiro maleodorante di fumo e birra.
‹‹Cosa?››.
‹‹Odio il fatto che questa discoteca si trovi sulla spiaggia››.
‹‹E perché?››.
‹‹Finirò per sporcarmi››.
‹‹Ma sentitelo!››, lo imito, prendendolo in giro e avanzando qualche passo lungo la pedana in legno d’ingresso che ci conduce dritti all’entrata, dove un tipo alto e muscoloso erge.
Zayn, senza aprire bocca, mostra due biglietti a questi e mi attira all’interno del locale, cingendomi per i fianchi.
Una manta di persone danza e ondeggia al ritmo frastornante di un brano scontato, e io mi retraggo alla stretta del ragazzo dai capelli color ebano.
‹‹Birdy mi ha detto che sarebbe venuta››, spiego urlando, a causa del rumore.
‹‹Lo so. È con Niall››, mi conferma lui, spaziando tra la folla.
‹‹E ora dove stiamo andando?››, chiedo, alzando di un tono la voce.
‹‹Da Liam, Niall e Louis››, risponde, stringendomi per la vita in maniera decisamente più possente. ‹‹Devo dire loro un paio di cose, poi andremo a ballare››.
Ascolto le parole spezzate di Zayn con difficoltà, dunque alzo lo sguardo e scorgo Niall e Birdy proprio dinnanzi a me.
‹‹Ho visto Niall››.
‹‹Anch’io››.
Ci accostiamo ai nostri amici - ancora ignari della nostra presenza -, i quali hanno disegnata in volto un’espressione poco cauta. 
‹‹Lo sbaglio sei tu, B››, urla il biondo, battendo il pugno destro sul piano bar, mentre io e Zayn ci nascondiamo ai loro lati, al fine di non essere visti. ‹‹Smettila di rievocare il passato. Io non sono più il cretino che hai conosciuto tempo fa››.
‹‹Niall, sei una persona buona e non capisco perché ti ostini a negarlo!››, risponde B, con le lacrime agli occhi che le eclissano la vista umida. ‹‹Hai detto d’amarmi e-››.
‹‹Dico tante cose, io››, la interrompe l’altro, respingendola via e sorseggiando qualcosa di eccessivamente brullo da un boccale di vetro.
Birdy alza lo sguardo perso e ritrova il mio tra la folla, pertanto scuote il capo e si allontana con lentezza.
‹‹Cosa le hai detto?››, urlo furiosa, catapultandomi sulle spalle di Niall che, sorpreso, si volta verso di me. ‹‹Sei uno stronzo!››.
Percuoto dei pugni sul suo petto indurito, coperto appena da una leggera maglia bianca in tinta unita, mentre Zayn cerca di placarmi da dietro.
‹‹Rispondi!››, bercio ancora, guardandolo negli occhi di ghiaccio e polvere, e continuando a martoriarlo mediante fare rabbioso.
‹‹Maria, Maria!››, mi contiene Zayn, abbracciandomi al fine di calmarmi. ‹‹Vai a cercare Birdy e a lui ci penso io››.
‹‹Dovresti solo vergognarti!››, strillo infine nei confronti di un Niall con il volto arrossato e l’alito da ubriaco.
Mi allontano dai ragazzi e chiamo invano il nome della mia migliore amica, sconvolta e spaventata da dove possa essersi cacciata. Divarico le gomitate, e mi spingo tra la gente che appare felice e noncurante, dunque ritrovo il volto spaurito di Birdy puntato verso l’uscita.
Corro lungo la sua direzione e la raggiungo proprio in spiaggia: lei è seduta per terra e singhiozza, contemporaneamente il frastuono bazzicante della musica appare come un rumore lontano e le folate di vento le smuovono l’abitino celeste leggero. Non si è neanche ricordata di coprirsi e prenderà di sicuro un malanno.
Prendo posto al suo fianco e imito il suono del silenzio, per lasciarle lo spazio di attenuarsi. Quindi attiro la sua nuca al mio petto e la stringo, lasciando alle onde nerastre, che si infrangono sulla riva, il compito di spargere pace e fragore al suo piccolo cuore straziato.
‹‹Io ci speravo››, mormora lei, esalando un suono quasi assente. ‹‹E ci credevo. Sono una stupida››.
Intensifico la presa delle mie braccia, le cui mani scivolano a ridosso dei capelli ramati della mia migliore amica. ‹‹Ti ha confessato i suoi sentimenti con le lacrime agli occhi: gli avrei creduto anch’io››.
Lei scuote il capo e lo allontana da me, dunque sposta gli occhi color cioccolato sui miei, completamente neri e vacanti.
‹‹Non è più il ragazzo per cui ho perso la testa tempo fa. È cambiato e nella sua vita non c’è posto per una come me››, sputa lei alzandosi, voltandosi verso destra e indicando qualcuno. ‹‹Ma quello non è… Harry?››.
Inarco un sopracciglio, perché scombussolata dall’evento. Richiamo il ragazzo a voce piena e mi alzo da terra. ‹‹Cosa ci fai qua?››, gli chiedo, portandomi le braccia al petto.
‹‹Volevo scusarmi per oggi: così sono venuto qui per cercarti, ma poi ti ho vista correre via e ti ho… seguita››, mormora piano, calpestando la sabbia con gli scarponcini in velluto chiaro e avvicinandosi. Io mi abbandono in un suo abbraccio tiepido, mentre lui leviga le mie goti con la superficie liscia dei pollici.
‹‹Vuoi che ti accompagni a casa?››, aggiunge, interrompendo il contatto avuto con me e rivolgendosi a una Birdy frantumata.
‹‹No. Non vorrei disturbare››, sussurra lei, asciugandosi le lacrime con le dita.
‹‹Nessun disturbo. Oggi il mio patrigno mi ha tornato l’auto››, riprende, emanando il timbro vocale più dolce che serba in gola. ‹‹Quindi dopo potrei riaccompagnare anche Maria››. 
Birdy annuisce senza aggiungere parola, dunque io mi avvicino a lei, le prendo la mano; al contempo, sei piedi scavano sulla sabbia dorata e lasciano le impronte della tristezza, della consolazione e della pace.
 
B si dissolve dietro la porta d’ingresso del suo appartamento, e Harry rimette in moto l’auto nera.
‹‹Portami a casa tua››, bisbiglio assopita, rannicchiandomi sul sedile ove sono seduta.
‹‹Come, scusa?››, chiede lui quasi come fosse sconvolto, imitando una smorfia tersa.
‹‹Portami a casa tua!››, ripeto, sorridendo e scompigliandogli i capelli messi in serbo da un beanie color indaco.
‹‹Come vuoi››, sibila lui, beandosi delle mie mani sul suo volto, ma evitando di prestarmi attenzione al fine di non distrarsi da quello che è il sentiero da perseguire.
Attraverso i finestrini limpidi le immagini sono oscurate per intero e si intravede solo la segnaletica illuminata dai fari del veicolo.
Comunque, abbasso lo sguardo per via del cellulare che vibra.
 
Da: Zayn
Inviato alle: 22, 06
“Harry c’entrava eccome.”
 
Fingo nonchalance e lascio cadere l’aggeggio elettronico all’interno della mia borsa. Dunque mi volto per scrutare lo sguardo profondo di Harry che è rivolto al percorso da compiere.
‹‹Perché mi fissi?››, domanda divertito, ma restando comunque immobile.
‹‹Sei buffo quando guidi: hai un cipiglio quasi preoccupato sulla fronte e gli occhi fissi sulla strada››, spiego, avvampando il volto.
‹‹Di solito non guido in questo modo››, continua, facendo spallucce e sgranchendosi la nuca. ‹‹Ma non posso distrarmi con te in auto››.
‹‹Sì, come no››, sorrido, mentre lui accosta.
‹‹Siamo arrivati e ora posso anche voltarmi››.
I suoi occhi verdi sono colmi di felicità e malizia, e le sue mani sono in aria e si muovono morbosamente. ‹‹E anche solleticarti››, aggiunge, respirando sul mio collo.
Io strillo, divertita, e apro lo sportello al fine di uscire.
‹‹Soffro il solletico, Har››, sussurro, raddrizzando le braccia in avanti come per proteggermi dalle dita del ragazzo. Ma, improvvisamente, mi guardo intorno meravigliata: la residenza di Harry è illuminata da lampioni maestosi e i ciliegi sono adornati da piccole lucine bazzicanti.
‹‹Non è bellissimo, Marie?››, mi domanda, accostandosi a me e conducendomi verso il portone d’entrata e, in seguito, dentro casa.
Io lascio scivolare la mia borsa sul parquet d’ingresso e tolgo le decolleté, indifferente. ‹‹Detesto questi arnesi alti che si portano ai piedi››.
‹‹Non posso immaginare››, replica, passandosi una mano tra i capelli folti. ‹‹Vuoi qualcosa da bere?››.
‹‹Un bicchiere d’acqua, magari››, rispondo, sfilandomi il parka.
‹‹Te lo porto subito-››.
Harry non termina la sua frase, che tutte le luci accese dentro e fuori casa si spengono all’improvviso. ‹‹Che cosa è successo?››, chiede lui imprecando, mentre io getto a terra il giaccone e poggio le mani alle tempie. ‹‹Maria?››.
‹‹Ho paura del buio››, mormoro, aggrappandomi a lui da dietro e inalando l’aroma vellutata che emana il tessuto del suo cappotto.
‹‹Aspetta, vado a prendere delle torce-››.
‹‹No!››, bercio, stringendolo per i fianchi con fare disperato. ‹‹Non lasciarmi sola››.
Harry si volta e mi cinge con le sue braccia calde, poi bisbiglia un ‹‹Andremo a prenderle insieme›› alle orecchie e mi conduce da qualche parte ove la mia vista è impossibilitata a scrutare.
Tutto ad un tratto il ragazzo si allontana da me, e il rumore di un cassetto che viene estratto dalle interiora di un mobile spezza il silenzio venutosi a creare.
‹‹Trovate!››, urla soddisfatto lui, prendendo molto probabilmente delle torce in mano.
Io lo seguo con fare cauto, ma inciampo su qualcosa e cado a terra, strepitando.
‹‹Maria!››, esclama, accendendo una pila e puntandola verso varie direzioni.
‹‹Sono qui sotto››, dico, tirandogli la stoffa dei jeans neri con le dita.
‹‹Ti sei fatta male?››, mi domanda, sedendosi per terra accanto a me con fare immediato.
‹‹No, sono solo caduta!››, bisbiglio, contemporaneamente lui illumina entrambi i nostri volti mediante una torcia di grandi dimensioni. ‹‹A volte mi tratti come se fossi una sottile lastra di vetro idonea a spezzarsi››.
Il suo sguardo è cupo e variegato, e studia ogni particolarità del mio viso irraggiato a metà dalla torcia. È estasiato dall’atmosfera che incombe in stanza, e non sembra neanche più lui.
‹‹Maria, se mi comporto così con te…››, prende un attimo al fine di respirare. ‹‹È perché ho paura che ti accada qualcosa››.
Il mio volto abbraccia un colore rossastro, e Harry sfiora la mia gota destra con il dorso delle sue dita. Pertanto, innalzo lo sguardo nerastro e lo punto su quello ove la Senna osa riflettersi.
Sorrido accigliata, poiché la mia anima non più solitaria ha finalmente compreso.
Il viso di Harry si avvicina sempre più al mio - che inarco con delicatezza - e la sua mano sinistra cinge con vigore la mia nuca da dietro. Dunque, esalo un respiro soffuso e ne inalo un altro, il quale precedentemente apparteneva ai polmoni del ragazzo che amo. Assaporo la sua aria e deglutisco cautamente, al fine di non destare ansia o preoccupazione.
Dire che il mio cuore palpiti come impazzito è un eufemismo; dacché esso batte in modo talmente svelto, da lasciare la mia mente spoglia di vocaboli e lucidità.
I petali di rosa che rivestono la bocca di Harry si schiudono in una danza a me ancora sconosciuta, e i suoi occhi verde Parigi, al contrario, si celano mediante le palpebre sottili, decorate dalle ciglia scure e lunghe che quasi sfiorano le sue goti terse e delicate.
‹‹Nella mia vita questo non è mai successo››, mormoro pianissimo, affinché l’atmosfera regnante in stanza non si dissolva esageratamente in fretta. ‹‹Potrei non essere in grado di farlo››.
Harry sorride ancora a occhi chiusi e spegne la torcia, dunque intensifica la sua presa con dolcezza e depone trionfante le sue labbra sulle mie. 

 
 

 


Angolo autrice
Salve ragazze, come state? Spero bene :)
Non uccidetemi, né picchiatemi ahahah so che questo capitolo era tipo inaspettato, ma non poteva rimanere ancora nei meandri del mio pc.
Sapete, questo per me non è un bel periodo, e sono molto molto stanca. Scrivere questo capitolo è stato il mio toccasana, e scrivere di un amore che non ho mai avuto - e che mai avrò - è stato per me fondamentale.
Quindi, niente ahahah perdonatemi, perché non è come lo volevo.
Scusatemi anche per l'eccessiva lunghezza, ma necessitavo di qualche pagina in più per descrivere di questo evento. Comunque... ho notato che le recensioni sono calate di tantissimo. Mi chiedo: c'è qualcosa che non vi piace più? La mia storia sta diventando pessima?
Per favore, fatemi sapere perché ho bisogno di sapere lol
Ringrazio la mia beta Seth <3
un bacio, Sleepingalone. 
 

 
 
   
 
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