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Autore: SusanTheGentle    08/05/2014    10 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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18. Una lunga notte
 
 
Ho provato così tante volte a dirmi che te ne sei andato
ma anche se tu sei ancora qui con me
sono sempre stata sola…
 
 

Il castello di Cair Paravel era immerso nella tranquillità. Solo una voce che ordinava di aprire la porta nord disturbò la quiete della sera.
Ravenlock e i suoi soldati rientrarono al galoppo, il Lord smontò da cavallo e lanciò le redini in mano a uno degli scudieri. Si tolse in fretta i guanti mentre camminava per i portici, parlottando a bassa voce con un paio di paggi, i quali lo precedettero su per le scale.
Marciarono spediti fino alla sala dei banchetti, dove il paggio chiese a Lord Ravenlock di attendere sulla soglia.
Il ragazzo s’insinuò nella grande stanza, facendosi largo tra nobili trakaan e tarkaane venuti da Calormen a far visita al loro principe.
Il paggio si accostò alla parete, passando inosservato ai più, fino ad arrivare all’altro lato della sala dove Rabadash sedeva in mezzo a suo padre Tisroc e a Lord Erton. 
Il giovinetto si chinò all’orecchio del principe e gli mormorò qualcosa. Rabadash porse le sue scuse al padre e si alzò, poi fece un cenno a Lord Erton, il quale lo seguì immediatamente oltre le doppie porte di lucido legno di quercia.
Una volta in corridoio, i due trovarono uno sbrindellato Lord Ravenlock ad attenderli.
“Spero abbiate delle buone ragioni per interrompere la mia festa, milord” disse Rabadash, molto seccato.
“Che cosa vi è capitato?” chiese Erton, osservando gli abiti strappati del suo fidato compagno, i graffi sul viso e sul collo.
“Gli alberi” spiegò l’altro. “Si sono animati mentre ci battevamo nella foresta”
“Vi battevate? E con chi?” chiese Rabadash.
Lord Ravenlock restò in silenzio per un attimo, guardando nei penetranti occhi neri del principe del Sud.
“Caspian è tornato”
Il silenzio che seguì si prolungò per diversi secondi.
Rabadash rimase impassibile, mentre Lord Erton spostò nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro.
Infine, Rabadash chiamò il paggio, il quale s’inchinò pronto a ricevere l’ordine.
“Conduci l’Imperatore Tisroc nel mio studio e di a Lord Galvan di intrattenere gli ospiti…lo informeremo di tutto più tardi”
Il ragazzo s’inchinò di nuovo e rientrò nella sala dei banchetti.
“Venite con me, Ravenlock, subito” ordinò poi Rabadash facendo volteggiare il lungo mantello, mentre precedeva il lord e il Duca verso lo studio che una volta era stato del Re di Narnia.
Quando Tisroc li raggiunse, Ravenlock spiegò ogni cosa: del sopralluogo nella foresta, degli strani movimenti che avevano notato, dell’incontro con Caspian e una strana ragazza, e di come gli alberi parlanti li avevano aiutati a fuggire.
“Una ragazza?” chiese Rabadash perplesso.
Per una frazione di secondo, pensò si trattasse di Susan. Ma no, era impossibile: perché mai avrebbe dovuto trnare?
“L’avete vista in volto?”
“Sì, principe”
“Ebbene, l’avete riconosciuta?”
Lord Ravenlock fece un cenno negativo.  “Non credo fosse di Narnia”
Gli altri tre lo guardarono perplessi.
“Gli abiti che portava parlavano da soli: veniva dall’Altro Mondo”
Di nuovo silenzio.
Rabadash prese a camminare lentamente per la stanza, la testa piena di pensieri.
“Siete certo che non fosse la Regina Lucy?” chiese Lord Erton. “Se veniva dall’Altro Mondo, è possibile che fosse lei”
“No, Vostra Grazia, ne sono più che sicuro: non era la Regina Valorosa”
Erton si scambiò uno sguardo preoccupato con Tisroc.
“Tutti sanno” disse quest’ultimo con aria grave, “che quando un Figlio di Adamo e una Figlia di Eva vengono chiamati a Narnia, è per salvarla da qualche pericolo”
“E il pericolo siamo noi” attestò Erton. Poi si rivolse a Rabadash. “Principe, dovremo al più presto scoprire chi sia questa…”
“Non m’importa nulla della ragazza!” proruppe quest’ultimo, aprendo e stringendo i pugni, continuando a misurare la stanza a grandi passi, ora più nervosi.
Infine si fermò davanti a Ravenlock.
“Il falco era con lui?”
“Mio signore?”
“Sto parlando di Caspian, dannazione, e del falco! Doveva esserci un falco!”
La luce tremolante delle candele accentuava la scintilla di odio e pazzia nei suoi occhi.
“Oh, certo” rispose Lord Ravenlock. “Sì, Altezza, il falco è sempre con lui”
“Trovateli” ordinò duramente Rabadash. “Tornate immediatamente in quella foresta, Ravenlock, e non rientrate finché non li avrete presi”
“Ma, Vostra Altezza…”
“Silenzio tutti quanti!” sbraitò il principe.
Susan…
L’aveva inseguita dappertutto, lei e Caspian, ma erano come spariti nel nulla. E ora, tutto a un tratto, il Liberatore era tornato e la Dolce con lui. Perché?
Rabadash sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non aveva mai pensato di poter provare una tale sensazione: Susan lo attirava irrimediabilmente verso di sé, accendeva i suoi sensi, la desiderava ancora e sempre di più. Non avrebbe mai rinunciato a lei, anche se la Regina non sarebbe mai divenuta sua consorte. In ogni modo, seguitava ad essere il suo principale ed ossessionante pensiero.
Si sorprese, gli piacque, ma nello stesso tempo si sentì vagamente preoccupato.
C’era un pensiero che gli consumava il cervello, il terrore che il Re e la Regina potessero trovare il modo di disfarsi della maledizione.
Jadis gli aveva assicurato che sarebbero stati per sempre divisi, fino a quando fossero esistiti il giorno e la notte. Fino a quando la luce e il buio, il sole e la luna, fossero stati l’uno l’opposto dell’altro.
Fino a quando…
Fino a quando non avessero trovato il modo di annullarla.
E se fosse esistita una contro maledizione? Se per un caso assurdo – dato che era un fenomeno veramente raro – fosse avvenuta una nuova eclissi di sole? Che sarebbe successo?
Aveva bisogno di rassicurazioni. Doveva discendere nel Mondodisotto e parlare con la Strega.
Rabadash non ritornò alla festa, lasciando a Tisroc il compito di concludere la serata e scusarsi con gli ospiti per l’improvviso abbandono del principe dai festeggiamenti. L’Imperatore si giustificò con una scusa banale: suo figlio aveva una questione politica molto urgente da risolvere.
“Niente di grave, signori, continuate a divertirvi”
Il banchetto terminò a notte fonda, notte che Rabadash passò insonne, drizzando le orecchie, mentre aspettava - senza rendersene conto - di udire l’ululato del lupo.
 
 
 
~·~


 
Gli animali entrarono nella Torre, i due gufi e la civetta in testa, Jill appena dietro di loro circondata da tutti gli altri.
Le prime stanze che attraversarono erano completamente immerse nell’oscurità ma, pian piano che avanzavano, gli occhi della ragazza si abituarono al buio. Si tenne vicino ai suoi nuovi amici, cercando di non pestare zampe o code.
Poi, finalmente, una debole luce comparve quando iniziarono a salire una rampa di scale di legno scricchiolante. Proveniva da un paio di torce sorrette da due scoiattoli.
“Ecco, così va meglio” commentarono le bestiole. “Benvenuta al Parlamento dei Gufi”
“Il cosa?”
“In assenza di un vero Re” spiegò la civetta, “è qui che prendiamo tutte le decisioni che riguardano il regno. E’ Pennalucida a guidarci, insieme a Lord Rhoop e Lady Miriel. Ma adesso che sono arrivati i nostri Antichi Sovrani, siamo certi che molto presto anche il Re e la Regina torneranno”
Jill ci capì ben poco, per questo non fece domande.
Continuarono a salire su, sempre più su, finché non iniziarono a udire delle voci. Quando arrivarono in cima alla Torre, il gruppetto si fermò di fronte ad una porta scorticata.
Jill ascoltò le parole pronunciate da qualcuno all’interno della stanza: chiunque fosse, parlava con tono autorevole, proprio come potrebbe fare un Re: diceva qualcosa a proposito di una partenza imminente.
La civetta bussò col becco, la voce s’interruppe.
Il cuore di Jill prese a battere più forte.
La porta venne aperta e sulla soglia comparve un uomo con i capelli lunghi fino alle spalle, di un biondo che tendeva al bianco. Il suo sguardo incrociò quasi subito quello di Jill e le rivolse un inaspettato sorriso. Poi si spostò per lasciar entrare il piccolo corteo. 
Il primo gufo svolazzò all’interno, schiarendosi la gola e gonfiando il petto.
“Scusate se interrompo la riunione, Vostre Maestà, ma è con onore che vi presento…”
Il gufo cercò aiuto dal suo compare e dalla civetta, i quali sbarrarono gli occhi tondi, colti alla sprovvista: nessuno di loro conosceva il nome della ragazza.
“Uhm…” fece uno.
“Ehm…” fece l’altra.
“Jill!” esclamò infine una voce.
“Eustace!” esclamò lei di rimando.
Il ragazzo le si fece incontro e i due amici si strinsero in un abbraccio.
“Ero preoccupatissimo!”
“Sapessi io! I soldati non ti hanno trovato, allora, meno male!”
“No, mi ha salvato Pennalucida. Come stai?”
“Sto bene. Non immagineresti mai chi ho incontrato io, invece”
Jill stava per lanciarsi nel racconto.
“Aspetta, prima devi conoscere tutti. Ti stavano aspettando, sai? Sei appena arrivata e sei già famosa, Pole”
Eustace le diede un piccola gomitata, facendole l’occhiolino.
Jill si guardò attorno. Tutti la fissavano.
Lei? Aspettavano veramente lei? Che cosa strana…
Passò in rassegna musi e volti, riconoscendo immediatamente i cugini di Eustace.
“Benvenuta” l’accolse Peter, porgendole la mano.
La ragazza, rispondendo al sorriso di lui, porse la propria e la strinse, provando quella sensazione che già una volta era scaturita in lei davanti al maggiore dei Pevensie: un profondo rispetto.
“Che piacere rivederti” si fece avanti Lucy.
Lei e Jill si conoscevano abbastanza bene, erano amiche di penna da quattro anni, ma non potevano dirsi amiche intime. Eppure, la Valorosa abbracciò l’altra come se lo fossero.
Jill salutò anche Edmund e in seguito le furono presentati Miriel, Shanna, Emeth, Shira, Pennalucida e, per ultimo, Lord Rhoop, l’uomo che le aveva sorriso.
“Finalmente ci conosciamo”
“Io non ricordo di averla mai vista, signore”
Lui rise piano. “Infatti no, ma sono tanti anni che mi domando che aspetto avrebbe avuto il vero proprietario della Spada che porta il mio nome”
Jill fece un’espressione smarrita.
“Ti spiegheremo tutto tra poco” disse Peter, per poi rivolgersi a tutti i presenti.
“Cari amici, questa sera ci siamo riuniti per discutere sulla nostra partenza per il nord, ma ho paura che dovremo rimandare ogni decisone a domani. Abbiamo qui con noi la Settima Amica di Narnia e penso che, prima di ogni altra cosa, dovremmo ascoltare la sua storia”
Gli animali presero a parlare tra loro, eccitati.
“A nome di tutto il Parlamento” disse Pennalucida svolazzando al centro della stanza, “mi dichiaro d’accordo con Vostra Maestà Suprema: innanzitutto le cose più importanti”
“Molto bene, allora”
“Aslan! Aslan! Dicci di lui, per favore” esclamarono gli animali.
“No, no, aspettate” li fermò Jill, improvvisamente nervosa. “Dobbiamo aspettare che arrivi un’altra persona”
Inutile tergiversare. Meglio tutto d’un fiato, come quando si deve mandar giù una medicina particolarmente cattiva.
“Dobbiamo aspettare che arrivi Susan”
Numerose, nuove esclamazioni provennero da tutti i presenti.
Peter, Lucy e Edmund chiesero quasi contemporaneamente:
“Hai visto nostra sorella?”
“Dove?”
“Quando?”
“No, non l’ho vista” spiegò subito Jill, alzando le mani per placare l’assalto dei Pevensie. “Ecco…è stato Caspian a parlarmi di lei. Mi ha detto che sarebbe venuta qui, stasera”
“Caspian?!” fecero di nuovo i Pevensie, tutti insieme.
Jill prese un bel respiro ed iniziò a raccontare la sua assurda ed emozionante giornata in compagnia del cavaliere misterioso, che poi aveva scoperto essere il Re di Narnia.
La ragazza si rivolse a Eustace. “Ricordi che il primo dei quattro segni diceva che avresti dovuto incontrare un tuo vecchio amico? Era Caspian!”
“Come…” balbettò il ragazzo.
“Avresti dovuto incontrarlo tu non io… Ho mancato il primo segno, Scrubb”
Jill sembrava veramente angosciata.
“Dai, non è colpa tua” cercò di consolarla Eustace. “Sono successe tante di quelle cose…”
Mancò poco che scoppiasse in uno dei suoi pianti isterici. Era famosa per quegli scatti d’ansia quando qualcosa la pressava più del dovuto.
“Dove si trova adesso Caspian?” chiese Lucy.
“Cosa sono i quattro segni?” chiese Edmund.
“Calma, calma” intervenne Lord Rhoop. “Adiamo con ordine, o con tutte queste informazioni rischiamo di fare una gran confusione. Signorina, ci avete detto di Re Caspian, e per questo vi siamo molto grati: il Re e la Regina mancano da molto tempo e siamo felici di sapere che sono tornati e che stanno bene”
“Bhu-uh!” esclamò Pennalucida. “Sapevo che con l’arrivo della Settima Amica tutto si sarebbe risolto”
“Lo sapevam! Lo sapevam!” esclamarono in coro gli altri gufi.
“Silenzio!” fece Shira. “Quanto baccano, questi pennuti…”
“Anche tu sei un pennuto” le ricordò Edmund.
Shira voltò la tesa con fare altezzoso e sbuffò.
“Ascoltate” riprese Jill, “penso sia inutile ripetere la storia due volte. Vi racconterò di Aslan e della missione quando anche Susan sarà qui”
Tutti furono d’accordo.
“Allora” disse Lucy, “ora tocca a noi dirti qualcosa di Narnia”
“Ma io so già quasi tutto…cioè…” Jill si morse la lingua.
Poteva o non poteva dire di aver letto il libro di Eustace?
Ormai…
“AH!” esclamò Edmund, puntando un dito contro il cugino. “Mi pareva strano, sai? Jill parla con troppa sicurezza di questo posto per non esserci mai stata…Tu! Non hai mantenuto il giuramento! Le hai raccontato di Narnia!”
“No, no, io…mai…” fece Eustace, scuotendo il capo.
“Invece sì, non negarlo!”
Shanna sospirò. “Ecco che hanno ricominciato a litigare...”
E mentre Edmund e Eustace si azzuffavano, gli abitanti della Torre dei Gufi si organizzarono per accogliere la Regina Susan.
Lucy – come solo lei sapeva fare – cominciò ad esporre a Jill nei minimi dettagli tutto ciò che riguardava l’attuale situazione in cui vergeva Narnia. Le narrò del rapimento dei gemelli, della presa di Cair Paravel da parte di Rabadash, e della misteriosa maledizione che aveva colpito Susan e Caspian.
“Di cosa si tratta?” chiese Jill, sbarrando gli occhi castani.
“Non lo so. Miriel e gli altri hanno detto che dovremo vederlo con i nostri occhi per capirlo davvero. Tu hai notato nulla in Caspian? Qualcosa di strano?”
“No…bè, io quasi non lo conosco…ma no, non mi pare”
Lucy e Jill continuarono a chiacchierare in cima alla torre. Con loro rimasero Eustace, Lord Rhoop e tutti gli animali.
Peter, Edmund e gli altri, scesero invece al piano di sotto in attesa di Susan.
 
 
 
~·~
 
 
 
La luna brillava tra i rami frondosi degli alberi del bosco. Simili a fiammelle sospese nell’aria, alcune finestrelle della Torre dei Gufi risplendevano in lontananza di una luce tremula.
Susan osservava la sagoma dell’alto pinnacolo, Destriero accanto a lei.
A quel luogo erano solo legati brutti ricordi. Nonostante ciò, alla fine, Caspian aveva deciso di ascoltarla e tornare laggiù, a Narnia.
Ne avevano discusso tramite Ombroso per intere settimane.
Susan era venuta a conoscenza di alcuni strani sogni fatti da Caspian, riguardanti Narnia. In quei sogni vedeva di continuo la Torre dei Gufi.
Susan lo aveva esortato più e più volte a non ignorare quelli che potevano essere segni mandati da Aslan, ma Caspian continuava a sostenere che l’unico motivo per il quale sognava la Torre di continuo, era dovuto al costante pensiero dei suoi figli, spariti proprio a Bosco Gufo.
Era stato assai faticoso averla vinta per Susan ma, con Ombroso dalla sua parte (il quale sapeva essere veramente insistente), il Re aveva infine messo da parte l’ostinazione e ascoltato il consiglio della moglie.
“Mia dorabile signora” disse in quel momento la voce del pipistrello.
La Regina Dolce alzò gli occhi sul ramo al quale era appeso a testa in giù, gli occhi scintillanti nel buio.
“Buonasera, Ombroso. Scusami, ero sovrappensiero”
“Nulla, nulla”.
L’animale si staccò dal ramo e si mise dritto sulle zampe, porgendo alla Regina una pergamena arrotolata.
“Non mi servirà, stasera. So già dove siamo” disse lei.
Tutte le notti, prima di trasformarsi in lupo, Caspian le lasciava la cartina di Narnia, sulla quale cerchiava il luogo dove si trovavano così che lei sapesse quale e quanta strada avevano percorso durante il giorno, e potesse organizzarsi di conseguenza.
Quella condizione era divenuta ormai l’abitudine: viaggiare quasi senza meta, lontano da casa, in terre sconosciute, da soli. Di tanto in tanto, trovavano qualche buona creatura di Narnia che li aiutava, che li nascondeva e offriva loro cibo, riparo, abiti puliti, e si prendeva cura di Destriero.
Susan pensava con nostalgia alla sua Aurora, qualche volta, la sua giumenta bianca. Sperava stesse bene, era rimasta con Miriel...
Ombroso, invece, si procurava il cibo da solo, anche se non disdegnava qualche buon pasto caldo preparato dalle brave signore lepri, nane, orse, e via dicendo.
Caspian detestava il pipistrello, per qualche oscuro motivo. A Susan invece era simpatico.
La Regina aveva piacere di conversare con qualcuno; viceversa, il Liberatore aveva sempre sopportato la solitudine molto meglio di lei, e non lo disturbava passare intere giornate nel silenzio. Purtroppo per il Re, con Ombroso intorno, era divenuto assai difficile.
Il pipistrello amava parlare, parlare e ancora parlare, fiero che il Grande Aslan avesse dato quel dono a una creatura della notte come lui: i pipistrelli, tantissimi secoli prima, erano stati al servizio della Strega Bianca.
Non poteva certo sprecare un privilegio così grande restandosene zitto, no? Aslan avrebbe potuto averne a male.
Inoltre, grazie a Ombroso, Susan poteva comunicare con suo marito e lui con lei, anche se non direttamente. Tuttavia, avevano la possibilità di chiedere a Ombroso come stesse l’altro o trasmettersi dei messaggi, cosa che era stata impossibile per tantissimo tempo.
“Raccontami che cos’è successo oggi, per favore” disse Susan al pipistrello, mentre prendeva la balestra dalla sacca legata alla sella di Destriero.
“Oh, sapeste quante novità...”
Ombroso aveva appena iniziato a palrare che lei lo interruppe.
“Aspetta solo un momento…dov’è il ciondolo?”
Susan frugò di nuovo nella sacca ma non ve n’era traccia.
“No, non è possibile che sia andato perso, Caspian non se lo leva mai se non la sera...” disse tra sé e sé.
“Il Re lo ha lasciato alla ragazza dell’Altro Mondo, come segno di riconoscimento per voi, Regina, così che avreste potuto incontrarvi”
Perplessa, la Dolce si voltò in fretta verso l’animale. “Ragazza dell’Altro Mondo? Di che parli? Chi…?”
La Terra, il suo vecchio mondo...
Sapeva bene, Susan, che se un’abitante della Terra veniva chiamato a Narnia, voleva dire che c’era un pericolo e, di conseguenza, una possibilità per la salvezza.
“L’abbiamo incontrata questa mattina” proseguì Ombroso. “Si chiama Jill e dice di essere venuta a Narnia insieme a vostro cugino, Lord Eustace. A quanto pare sono amici”
Susan rimase immobile per qualche secondo, incredula.
“Eustace…”
Era a Narnia. Era tornato.
E i suoi fratelli? C’erano anche loro?
“Vi aspettano alla Torre dei Gufi, signora. Per questo siamo qui”
Susan osservò ancora l’alto pinnacolo.
Come un lampo, nella sua mente si susseguirono uno dopo l’altro i terribili ricordi di quei giorni ormai lontani: le voci dei suoi bambini gridare aiuto, il serpente, l’attacco a Cair Paravel, la sua prigionia nella gabbia, la fuga, la casa di Tartufello che bruciava così come la Torre dei Gufi, e gli amici animali che perivano negli incendi…
“Maestà?”
Susan, che aveva chiuso gli occhi, li riaprì di scatto e le grida nella sua testa scomparvero, le immagini si dissolsero.
“Tutto bene, Maestà? Volete che vada avanti io?”
“No… no, non importa. Dimmi, Caspian che ne pensa?”
Il pipistrello cambiò improvvisamente tono di voce: da dolce e pacata, divenne aspra e rabbiosa.
“Prima di tutto, lasciatemi dire che Sua Maestà si è comportato come un selvaggio con la signorina: l’ha intrappolata in una rete, tanto per cominciare; poi non si è nemmeno presentato e l’ha anche messa in pericolo di vita, povera fanciulla indifesa…”
Susan fece appena un cenno con la mano. “Grazie, Ombroso, ho capito. Potesti rispondere alla mia domanda?”
“Uhm…ebbene, il Re ha voluto dare ascolto alla ragazza. Le ha promesso che vi sareste incontrate questa sera e che avreste parlato riguardo ai vostri figli”
“I miei figli…”
Susan fece in modo che il nodo che le serrò la gola si sciogliesse all’istante.
Ombroso mosse qualche passo verso di lei, fissandola adorante.
“Oh, mia adorabile signora! Vi prego, non rattristatevi!”
Susan abbassò gli occhi su di lui. “Non c’è un giorno, ormai, in cui io sia felice, Ombroso”
Gli occhi di lui si inumidirono.
Non poteva sopportare che la sua Susan soffrisse per qualcosa. Il suo cuore di pipistrello ardeva per lei di un amore appassionato, il quale era nato il giorno in cui l’aveva trovata zuppa fino al midollo, insieme a Destriero, durante un violento temporale.
A quell’epoca, Susan e Caspian si trovavano nei pressi delle Paludi e, una notte, la Regina aveva perso la strada in mezzo ai labirintici sentieri di quei luoghi incolti, dove solo il popolo dei Paludroni aveva trovato il giusto habitat.
Susan era rimasta ferita ad una caviglia nel tentativo di liberare il cavallo dalla fanghiglia nel quale era sprofondato fino a metà zampe.
Ombroso era intervenuto prontamente (a lui piaceva pensare di essere apparso come un prode eroe agli occhi di lei) e l’aveva curata e ospitata nella sua grotta; non proprio adatta per una dolce signora, ma abbastanza confortevole: almeno aveva un tetto sulla testa.
Il primo incontro con Caspian era avvenuto quando il Re era trasformato in lupo, il che terrorizzò il pipistrello. Era stata Susan a rassicurarlo, pregandolo di farlo entrare nella caverna, così che anche lui potesse asciugarsi. Riluttante, Ombroso aveva accettato per amor della ragazza.
I litigi tra il Liberatore e il pipistrello erano cominciati fin dal primo giorno.
Al sorgere del sole, trovandosi davanti uno sconosciuto al posto della sua ospite, Ombroso aveva esclamato:  “Chi sei tu, vagabondo? Che ne hai fatto della mia adorabile signora?”
Molto ma molto pazientemente, con una voglia matta di tirargli il collo dopo soli dieci minuti, Caspian aveva raccontato tutta la storia della maledizione e si era presentato come il Re di Narnia, Caspian X il Liberatore, Signore di Cair Paravel e Imperatore delle Isole Solitarie, chiamato anche il Navigatore dopo il suo grandioso viaggio fino alla Fine del Mondo.
Ombroso era impallidito, le ali avevano tremato, così come le zampe e i denti. Si era inchinato porgendo le sue scuse ma, dopo nemmeno un’ora, eccoli di nuovo a punzecchiarsi.
Quando Susan fu completamente guarita (oltre alla caviglia aveva contratto una brutta influenza che si protrasse per settimane) lei e Caspian ripartirono, e Ombroso decise di andare con loro. Dissuaderlo fu cosa impossibile.
“Lo sai” disse Susan, lo sguardo sempre rivolto alla Torre dei Gufi. “Caspian ha sognato questo posto decine di volte, ed io ho sempre pensato che ci fosse un motivo. Ero sicura che fosse un segno di Aslan e forse lo è davvero”
Susan strinse la balestra tra le mani, percependo il legno segnarle la pelle.
“Questa ragazza è stata chiamata…per aiutarci? E’ possibile che sia così?”
“Sì, certo che sì! Maestà dolcissima, la fanciulla ha ricevuto istruzioni dal Grande Aslan, potete fidarvi di lei, non è una trappola. Anche il Re si fida”
Susan rifletté per un momento. “E va bene, allora, andiamo. Ma tieni gli occhi aperti, Ombroso non si sa mai”
Il pipistrello spiccò immediatamente il volo e si confuse con le ombre della sera ormai inoltrata.
Camminarono verso il limitare del bosco. Non si vedeva anima viva.
 
 
 
~·~
 
 
 
Emeth se ne stava seduto all’ombra degli alberi al limitare del bosco, la spada in mano pronta ad essere usata. Si era offerto per il primo turno di guardia, sperando che Susan arrivasse presto.
Respirò l’aria della sera, stringendosi nel mantello. Si guardò introno, tutto taceva, la tranquillità era sovrana quella notte. Pareva la Narnia di sempre, e invece…
Aveva creduto di poter tornare e rivedere i vecchi amici, non di trovarla devastata e invasa dai calormeniani.
Se suo padre avesse saputo che cosa aveva fatto Rabadash ai Sovrani di Narnia, avrebbe avuto ancora il coraggio di dirgli che doveva cercare di ravvedersi e tornare a servire la corona di Calormen?
Suo padre non capiva. Non aveva mai capito. Era la classica persona che si rifiutava di vedere la verità anche se vi si scontrava.
Tisroc aveva messo una taglia sul fuorilegge Aréf tarkaan, eppure, l’ex capitano delle guardie era convinto che lo sbaglio fosse suo.
“Per colpa di una debolezza ho perso tutto, e sei tu la causa”
Le parole di Aréf risuonarono nella sua mente, taglienti come lame.
Emeth aveva visto la sofferenza negli occhi della madre quando, dopo l’ennesima cattiveria contro Narnia e si suoi Sovrani – i suoi amici – e soprattutto contro Lucy, Emeth aveva reagito ed era quasi venuto alle mani con il genitore.
Quel gesto aveva creato una grande spaccatura tra loro, forse irrimediabile.
“Se te ne vai non tornare mai più” gli aveva intimato suo padre il giorno in cui Tara e Clipse erano arrivate a Tashbaan.
Emeth non avrebbe voluto lasciare sua madre in lacrime, ma aiutare Narnia era un suo dovere.
Sarebbe tornato, che ad Aréf piacesse o meno, ma solo per sua madre. Solo per lei.
Fremette di rabbia ricordando quelle parole, piantando la lama della spada nel terreno, rabbiosamente.
Aveva veramente chiesto alla sua Lucy di seguirlo in un luogo simile? I suoi genitori l’avrebbero accolta a male parole? Sua madre no, ne era sciuro, ma Aréf…
Tuttavia era inutile pensarci adesso. Lucy non gli aveva dato una risposta...
’Un giorno’, aveva detto lei con voce incerta. Un giorno certamente sarebbe andata a Calormen con lui se lo desiderava, ma adesso dovevano pensare a Narnia.
Non era stata esauriente come risposta. Non era né un sì né un no, e a Emeth non piacevano le risposte incerte...
In quel mentre, udì un rumore tra le foglie e un’ombra si staccò dalle altre, uscendo dal bosco.
Emeth balzò in piedi, facendo brillare la lama al riverbero della luna. Vide la figura ammantata di nero alzare le braccia: tra le mani reggeva una balestra.
Attese lo stridio della corda smollata, attimo nel quale sarebbe forse stato tardi per spostarsi ed vitare la freccia.
Ma la figura, anziché colpire, abbassò l’arma.
Il soldato rimase assai stupito dal gesto della sconosciuta (aveva intuito che era una donna), non capendo bene se si stesse arrendendo, se bluffasse o che altro.
Il cappuccio alzato, avvolta nell’ampio mantello nero, non la riconobbe subito.
“Ciao, Emeth” udì poi la sua voce, leggera nella notte. “Sono felice di rivederti”
Emeth la conosceva, eppure…aveva un tono così malinconico, così diverso dall’ultima volta che l’aveva sentita…
“Susan?”
Mentre lui pronunciava il suo nome, la Regina mostrò il proprio volto.
Pelle di porcellana, occhi azzurri come non ne aveva mai visti. Per quanto non avesse mai provato nulla per lei se non amicizia, era innegabile quanto fosse bella. C’era qualcosa in lei che colpiva al primo sguardo, che non poteva lasciar impassibile nessun uomo su qualsiasi terra.
Rimasero lì a fissarsi un momento, poi, lui rimise la spada nel fodero e le sorrise.
“Jill aveva ragione: sei arrivata”
 
 
La porta principale della Torre dei Gufi si spalancò con forza, facendo trasalire i presenti.
Shanna saltò in piedi. “Cielo, Emeth! Non puoi entrare così! Avevamo deciso due colpi e poi…”
La Stella s’interruppe, trattenendo il fiato dallo stupore.
“Maestà!”
“Susan!” gridò Miriel.
“Sue!!!” le fecero eco Edmund e Peter, ancora più forte.
“Ciao, ragazzi”
In quel momento, dalle scale scesero di corsa Lucy, Eustace, Jill e Lord Rhoop.
Per un istante infinto, i fratelli Pevensie rimasero là a fissarsi, immobili.
Gli altri si fecero momentaneamente da parte, capendo quanta emozione dovevano provare i quattro Sovrani nel rivedersi dopo così tanto tempo e in circostanze simili.
Susan fece un passo avanti, quasi con paura. Poi, le braccia di Lucy si chiusero attorno a lei con forza, e così quelle di Peter e Edmund, come se non volessero più lasciarla andare.
La Valorosa proruppe in lacrime di gioia. Anche i ragazzi faticarono a trattenerne la commozione.
Non ci fu bisogno di parlare. Le parole si tradussero in gesti e sensazioni.
Sono a casa, fu il primo pensiero di Susan.
Era stato come camminare costantemente sull’orlo di un precipizio. Ma adesso, con di nuovo i suoi fratelli accanto, un senso di pace si propagò da un piccolo punto nel suo petto fino ad estendersi in tutto il corpo, tramutandosi in lacrime.
Da quanto tempo non piangeva… da quanto tempo non dava modo al suo animo di liberare le proprie emozioni.
La sua mente poté riposare, accantonando per un momento ogni sofferenza, lasciando che le lacrime la purificassero dall’interno da tutto ciò che aveva subito e sopportato, e il carico che stava portando le parve improvvisamente più leggero.
Chiuse gli occhi, ascoltando solo il suono dei singhiozzi, delle sommesse risate di Peter, Edmund e Lucy mischiarsi ai suoi, tutti e quattro provando la sensazione di essere ancora bambini.
Abbracciati così, come dopo la prima sconfitta della Strega Bianca, tanto, tanto tempo fa.
Nulla parve cambiato ma, quando infine si separarono e Susan aprì gli occhi, vide Peter e Edmund divenuti uomini, e Lucy trasformata in una splendida fanciulla.
A loro volta, essi capirono quanto loro sorella fosse diversa da come la ricordavano. L’ultima volta era apparsa come il ritratto della felicità, ora era una donna logorata nell’anima, lo vedevano dai suoi occhi: occhi di chi ha visto tutto e non vuole vedere più niente.
“Fatevi guardare” disse la Regina Dolce, passando una mano sul volto di ognuno. “Cielo, Lucy, come sei cresciuta…” mormorò con nostalgia.
La Valorosa cercò di dire qualcosa ma non ci riuscì. Gettò di nuovo le braccia al collo della sorella, riprendendo a singhiozzare.
Quando Emeth riuscì a calmarla, Susan poté salutare gli altri, prima fra tutte Miriel, che da sempre era la sua più cara amica, la sua confidente e quasi sorella. Poi venne Eustace, il quale trattenne le lacrime a stento; e Shanna, Lord Rhoop, Shira, Pennalucida, e infine l’unica persona che non conosceva.
“E così sei tu Jill” Susan guardò la nuova ragazza e le sorrise. “Piacere di conoscerti”
“Questo è tuo” disse subito la ragazza, porgendo a Susan il ciondolo con il bocciolo di rosa nel centro.
La Dolce ringraziò, infilandoselo subito al collo.
“Ombroso mi ha parlato di te mentre venivamo qui…a proposito, dove si è cacciato?”
La Regina si guardò attorno, quando una voce dalle parti del soffitto disse:
“Sono qui, mia adorabile signora, proprio sopra di voi”
Tutti gettarono indietro la testa, scorgendo un grosso animale appeso alle travi di legno.
“Ah, ecco dov’eri finito” disse Susan, mentre il pipistrello scendeva a terra e s’inchinava davanti a Peter, Lucy e Edmund.
“E’ con sommo onore che mi prostro dinnanzi alle Leggendarie Maestà. Il mio nome è Ombroso”
“Tanto piacere” rispose Lucy, che fin da subito mostrò per lui molta simpatia.
Ombroso continuò a inchinarsi all’infinito, spiegando come si era incontrato con Caspian e Susan.
Quello fu il primo di una lunga serie di racconti.
Fu una lunga, lunghissima nottata.
Dopo che si furono di nuovo trasferisti tutti sulla cima della Torre e Pennalucida ebbe dichiarato aperta la terza riunione della serata, tutti i tasselli del puzzle s’incastrarono perfettamente uno nell’altro.
Per prima cosa, Jill – insieme a Eustace – raccontò finalmente del suo arrivo a Narnia, di Aslan, dei quattro segni e della missione affidatale. Ora sapeva che il Re e la Regina di cui le aveva parlato il Grande Leone erano Caspian e Susan, e i principi scomparsi i loro figli.
Poi toccò a Lucy, Edmund e Peter dire a Susan come avevano raggiunto Narnia, dell’intervento di Digory e Polly e degli anelli magici.
“E adesso che tutti e sette gli Amici di Narnia sono riuniti” disse Shira, “tutto si risolverà”
“Non mi stupisce che Aslan abbia affidato questa missione proprio a te” commentò Susan rivolta a Jill.
Quest’ultima fece un’espressione persa. “Scusate, io credo di essere ancora un po’ frastornata, ma non ho ancora ben capito cosa siano questi Amici di Narnia e perché continuate a chiamarmi così”
Lord Rhoop rise bonariamente di fronte alla palese confusione della ragazza.
Da subito aveva sentito di avere una particolare simpatia per lei. Probabilmente, questo sentimento nasceva dal fatto che Jill Pole era in qualche modo legata a lui, così come gli altri Lord di Telmar lo erano ad ognuno dei Sovrani (eccezion fatta per Peter e Eustace, i quali non avevano mai avuto la possibilità d’incontrare Restimar e Octesian).
“Prima ti ho detto che ero curioso di conoscere la proprietaria della Spada che porta il mio nome” proseguì Rhoop. “Ebbene, sei tu. Ce ne sono sette: sette Spade per i Sette Amici di Narnia. Quand’eravamo ancora ragazzi, io e i miei sei compagni - anch’essi Lord come me, tutti al servizio del padre del nostro attuale Re - ricevemmo in dono da Aslan questi talismani, dei quali avremmo dovuto essere i custodi fino al giorno in cui tutti gli Amici di Narnia non fossero comparsi su questa terra. Purtroppo, le Spade andarono perdute quando…”
“Questa parte la conosco” disse Jill. “L’ho letta nel romanzo di Eustace: Miraz vi costrinse ad andar per mare e voi Lord faceste naufragio”
Rhoop, così come tutti, rimase piacevolmente stupito dalla conoscenza che la ragazza aveva di Narnia.
“Bene, allora verrò al dunque” egli riprese. “I Pevensie, Re Caspian e Eustace, scoprirono di essere sei dei designati portatori di queste mitiche e invincibili armi, forgiate dallo stesso Aslan e dall’ Imperatore d’Oltremare. Tu sei la settima, Jill: l’ultima del gruppo, la vera padrona della Spada di Rhoop”
Shanna prese parola. “Dopo la nostra avventura nell’Oceano, ho tenuto le Spade al sicuro sulla mia Isola, attendendo che tu arrivassi, che il numero fosse finalmente completo”
“Dove si trovano, ora?” chiese Susan.
Shanna esitò. “Ecco, al momento non le ho qui con me. Quando venni a Narnia le consegnai al dottor Cornelius perché le nascondesse. Le ha ancora lui”
Tutti osservarono Susan di sottecchi, aspettando la sua reazione.
Ma la Regina non fiatò. Rivolse invece l’attenzione su Jill, pregandola di dirle quale fosse l’opinione di Caspian in proposito a ciò che aveva detto Aslan.
“Crede che ci sia una speranza per i nostri figli?”
“Questo non lo so” rispose Jill. “Non ha fatto commenti di alcun tipo. Mi ha lasciata parlare fino alla fine e poi ha detto solo che gli sarebbe piaciuto pensare che ero venuta qui con Eustace per aiutarvi”
“Ho capito…”
Jill la osservò attentamente. “Senti, Susan …”
“Dimmi”
“Sei tu la donna la donna dell’altra notte, vero?”
La Regina annuì facendo una mezza risata, spostando lo sguardo su Eustace.
Anche lui accennò un mezzo sorriso di scuse.
“Non ti avevo riconosciuta con quel cappuccio sul viso, cugina”
“Nemmeno io, era così buio… Perdonami se ti ho colpito”
Il ragazzo sventolò in aria la mano ferita. “E’ solo un graffio”
“Come mi dispiace!” proruppe Jill. “Quella volta ho creduto fossi una strega!”
Susan sbatté le palpebre. “Una strega?”
“Sì, per come hai saputo placare la furia del lupo”
“Spero tu ti sia liberata di quella bestiaccia” disse Eustace.
La Regina gli scoccò un’occhiataccia. “Quella bestiaccia, caro cugino, era Caspian”
Scese il silenzio, fatto di tristezza e perplessità. Miriel, Shanna, Emeth, Rhoop e gli animali rimasero a testa bassa.
“Non lo sapete?” chiese Susan, guardando le facce incredule dei fratelli e del cugino. “Miriel...non glielo avete detto?”
“Non sapevamo come fare” rispose la Driade. “Sanno della maledizione ma non dei suoi effetti. Noi…”
“Non ne abbiamo avuto il coraggio, questa è la verità” disse Lord Rhoop.
La Dolce fece un breve sospiro. “Capisco…forse è meglio che lo vediate coi vostri occhi. Venite”
Uscirono di nuovo all’aperto, in silenzio, seguendo Susan, la quale si fermò nel centro del prato di fronte alla Torre dei Gufi.
Di tanto in tanto, la luna veniva coperta da qualche nuvola passeggera. Il vento soffiava leggero portando via le foglie morte dagli alberi.
Tutto pareva tranquillo. Poi, l’ululato del lupo si levò chiaro nella sera facendo trasalire un poco tutti quanti.
Tutti tranne Susan.
Ancora qualche minuto e infine il lupo apparve al limitare del bosco. Si muoveva elegantemente, senza fare il minimo rumore. Lo illuminava la luce argentea dell’astro notturno. Grazie ad essa era possibile distinguere il suo lucente manto nero dalle ombre.
“E’ lo stesso lupo che abbiamo visto noi” commentò Eustace.
Avvertendo la presenza di estranei, l’animale si fermò drizzando le orecchie e abbassando la coda, guardingo. Chinò il bel muso e fiutò il terreno, poi l’aria. Fissò le persone davanti a lui e per un momento i ragazzi pensarono di vederlo fuggire.
Invece, quando Susan fece qualche passo sull’erba, anche il lupo avanzò verso di lei.
“E’ lui?” chiese Lucy con un filo di voce. “E’…?”
“Sì, è lui” rispose la Regina Dolce, inginocchiandosi e aprendo le braccia.
Senza indugio, dimentico di ogni cosa e di ogni possibile pericolo, il lupo le andò incontro e si lasciò abbracciare.
Susan lo strinse a sé senza dire nulla, chiudendo gli occhi, affondando il viso e le dita nel suo folto e caldo manto.
In risposta, anche lui chiuse gli occhi ed emise un basso uggiolio, posando il muso sulla spalla di lei.
Era una scena quasi surreale, piena di tenerezza e disperazione al tempo stesso.
Lucy trattenne un singhiozzo, mordendosi le labbra. Shanna invece pianse, in silenzio. Miriel chiuse gli occhi per non imitarla.
Emeth, Lord Rhoop e Shira, sulla sua spalla, rimasero immobili.
Peter, Edmund e Eustace, invece, erano a bocca aperta.
“Non è possibile…” mormorò sommessamente il Giusto, muovendosi appena verso di loro.
A quel gesto, il lupo aprì gli occhi, abbandonando l’atteggiamento mansueto ed emettendo un basso ringhio, che si spense quasi subito ad una carezza di Susan.
La Regina gli mormorò qualcosa, lo baciò sul muso e poi si alzò, continuando a tenere una mano sul suo dorso per tenerlo tranquillo.
“Non avvicinarti, Ed. Non ti riconosce ancora, ci vorrà un po’ ”
“Ma cosa…?”
“E’ la maledizione” disse Susan. “Questo è ciò che Rabadash ha fatto di noi”
Con quale nobile contegno parlò...senza far trasparire la minima emozione.
“Ora capisco perché ci avevate detto di non potercelo spiegare” disse Peter. Le parole del Magnifico erano rivolte a Miriel e gli altri, ma la sua attenzione era ancora rivolta al lupo e a Susan.
Era cresciuta la sua sorellina. Aveva imparato ad affrontare il mondo da sola, senza più nascondersi dal dolore ma uscendo allo scoperto e guardandolo in faccia.
 
 
Rientrarono nella Torre, dove Il Re Supremo avvertì gli amici che i loro piani non erano cambiati: sarebbero partiti l’indomani.
“In quanti saremo?” domandò Emeth.
“In dieci” rispose Peter. “Se contiamo anche gli animali, tredici”
“Dodici” lo corresse Shira. “Io non verrò, Maestà. Vi servirà qualcuno che possa avvertirvi in caso succeda qualcosa a Narnia, qualcuno che controlli la situazione quaggiù e che sia abbastanza veloce da potervi raggiungere il più in fretta possibile”
Shanna sollevò il falchetto tra le braccia, baciandola sul becco. “E tu sei la più veloce del mondo, amica mia”
“Ovviamente”
“Molto bene, allora” disse Peter. “Dodici è un buon numero: abbastanza per stare al sicuro ma non tanto da richiamare l’attenzione”
Miriel mise una mano sulla spalla di Susan.
“Va tutto bene?” le chiese, notando la strana espressione sul volto dell’amica.
Seduta sul pavimento, il lupo adagiato accanto a lei con il muso posato sulle sue gambe, la Regina Dolce sospirò e scosse il capo.
“Caspian non vi darà mai il permesso di partire verso le Terre del Nord” disse ad alta voce.
Gli altri la guardarono senza capire.
“Perché no?” fece Lucy.
“Perché moltissimi cavalieri, centauri, giganti buoni...a decine sono partiti per ritrovare Rilian e Myra, negli scorsi due anni, ma nessuno ha fatto ritorno. L’ultimo ordine che Caspian ha dato come Re, prima di lasciare Narnia, è stato quello di proibire altre spedizioni”
“E allora che dovremmo fare?” disse Edmund, allargando le braccia in un gesto confuso. “Aslan ha affidato a Jill una missione e noi siamo qui per aiutarla, è chiaro: non siamo stati richiamati per restarcene rinchiusi qua dentro, Sue”
“Non ho detto che non potete, ho detto che Caspian farà di tutto per impedirvelo e non cambierà idea”
“Potrebbe farlo, invece” azzardò Lucy. “Insomma, siamo noi
Susan fece una mezza risata. “A maggior ragione: non vuole perdere altri amici, sia pure per ritrovare i nostri figli”
“Allora perché siete tornati?” chiese Peter. “Se non è per Rilian e Myra…per cosa?”
Susan spostò lo sguardo sul lupo, il quale aveva alzato la testa e la guardava dritto negli occhi. Lei gli accarezzava il pelo sulla schiena.
“Per uccidere Rabadash” rispose, estremamente tranquilla.
 
 
 
~·~
 
 

Myra se ne stata davanti allo specchio della sua grande e sontuosa camera nel Palazzo delle Tenebre. Stava provando un nuovo vestito, regalo della sua madre adottiva. Lady Lora la guardava sorridente mentre la bambina faceva una giravolta su se stessa, ridendo allegramente.
“Siete bellissima, principessa. Un incanto”
“Oh, sono così emozionata! Non vedo l’ora d’indossarlo per la Festa d’Autunno. Sai, mia madre dice che ci sarà una gande sorpresa per me e mio fratello”
Lora fece una strana espressione, alzandosi dallo sgabello imbottito sul quale era seduta, iniziando a sistemare le balze dell’abito color pesca della principessa.
“Tu sai di cosa si tratta, vero?” chiese quest’ultima alla sua balia.
Lora la guardò attraverso lo specchio, lisciandole i capelli lunghi e scuri.
“Su, dimmelo, per piacere!” fece Myra, gli occhioni castani imploranti, uno sguardo da furbetta sul bel visino.
“Penso che vostra madre si arrabbierebbe molto se vi rivelassi tutto avanti tempo, principessina”
“Oh, uffa…”
Sì, la Lady sapeva che, alla Festa d’Autunno, la Signora dalla Veste Verde avrebbe annunciato il fidanzamento tra Myra e il Principe Rabadash di Calormen, attuale Re di Narnia.
Lui era un uomo fatto e finito, lei una bambina di appena otto anni. Come poteva, la Signora, permettere quell’unione? Certo, sarebbero trascorsi ancora diversi anni prima delle nozze vere e proprie, ma Myra sarebbe pur sempre stata molto, molto più giovane di lui.
Certe volte, Lora pensava che, nonostante la grande generosità che la Signora mostrava con i suoi figli adottivi, ella non volesse loro bene come gliene voleva lei.
La Regina del Mondodisotto dava a Myra e a suo fratello Rilian tutto ciò che serviva e che potevano desiderare: una casa, buon cibo per farli crescere in salute, un’educazione, begli abiti, giocattoli e quant’altro. In più, aveva in progetto per entrambi un futuro che qualsiasi principe e principessa del mondo avrebbe sognato: divenire Re di Narnia e Regina di Calormen, le due terre più potenti di tutti i regni esistenti nel Mondodisopra.
Ma una cosa fondamentale mancava in tutto questo: l’amore. E la Signora dalla Veste Verde non si sforzava granché per dimostrarlo ai due bambini.
“Avanti, principessa: ora togliete l’abito se non volete che si sgualcisca”
“No, voglio tenerlo ancora un po’ indosso. Mi piace troppo!”
Lora tentò più volte di convincerla a levarlo, ma non ci fu nulla da fare e infine si arrese al volere della bambina.
In quel momento, la porta della camera si aprì e apparve Rilian.
Era diventato più alto di sua sorella, la superava di tutta una spanna e minacciava di alzarsi ancora di lì a un paio d’anni.
Subito, Myra saltellò verso il fratello, mostrandogli il proprio abito.
“Ciao! Guarda, ti piace? Me l’ha regalato la mamma!”
Rilian la guardò un attimo solo, accennando un sorriso, voltando il viso dalla parte opposta così che la frangia nera gli ricadesse sugli occhi.
“Rirì? Che cos’hai?”
“Niente, scusa, ho dimenticato di fare una cosa” tagliò corto il bambino, marciando verso un’altra porta.
“Principe, aspettate” scattò Lady Lora, fermandolo per un braccio.
Rilian sbuffò quando la balia lo costrinse voltarsi verso di lei.
“Santo cielo…” fu il commento della donna, vedendo il livido rosso sotto l’occhio destro del bambino.
“Non è niente. Un incidente a cavallo” si giustificò lui, liberandosi dalla presa di Lora. “La Signora mi ha portato fuori, oggi, e…”
“Questo non mi sembra un livido da caduta da cavallo, principe Rilian” commentò severamente Lady Lora, passando delicatamente le dita sul suo viso.
“Avrà cavalcato senza sella” disse Myra severa. “Vero, Rirì?”
“Sì, e allora?”
“Lo sai che non devi, nostra madre te l’ha ripetuto mille volte…”
“Non è nostra madre! Smettila di chiamarla così!” gridò il bambino, gli occhi azzurri scintillanti rabbia.
“Oh…ma…”
Myra e Rilian si fissarono mentre Lady Lora continuava ad esaminare il livido del principe.
“Vado a prendere qualcosa”
Quando la balia fu uscita dalla stanza, Rilian sedette pesantemente su una poltrona. Myra rimase in piedi, le mani strette l’una nell’altra.
“La Signora è buona con noi, Rilian, perché le disobbedisci sempre?”
“Perché la detesto e lei detesta me”
“Questo non è vero”
“Invece sì!” ribatté lui. “Tu sei troppo ingenua, non capisci”
Lei strinse le labbra nel suo tipico gesto d’offesa. “Non sono una sciocca!”
Rilian fece una smorfia. “Non ho detto che sei sciocca, Mia, non fare la permalosa come al solito”
“Allora spiegami cos’è che non capsico, secondo te”
Il bambino si appoggiò con il gomito al bracciolo, posando il viso in una mano, guardando altrove.
“Non siamo figli suoi, probabilmente le diamo anche fastidio”
“Se fosse così, ci terrebbe rinchiusi in una cella nei sotterranei invece di darci queste belle camere”
Rilian fece scattare gli occhi azzurri sull’abito della sorella. “Lo fa per tenerci buoni. Anche il tuo vestito è un modo per farti star zitta, per far si che non sospetti di lei”
Myra lo guardò a bocca a aperta. “Che discorsi assurdi, fai! Sospettare della Signora?”
Rilian si segnò con rabbia il livido sotto l’occhio. “Lo vedi questo? Me l’ha fatto lei”
Myra si portò una mano alla bocca. “No, non può essere!”
Lo sguardo di lui s’indurì. “Cosa? Che mi abbia picchiato? Invece sì. E’ andata su tutte le furie quando le ho raccontato il mio sogno e...”
Rilian scosse il capo, tornando a guardare altrove.
“Che tipo di songo?” chiese Myra un poco timida, sedendo accanto a lui.
Rilian si rannicchiò sul lato sinistro della poltrona per farle spazio.
“Nel sogno scopro che tutto quello che la Signora ci ha raccontato della nostra famiglia, dei nostri genitori, non è reale. Lei ci ha detto che il nostro regno è stato distrutto, che noi due e Lora siamo gli unici sopravvissuti. Non abbiamo ricordi del nostro passato, la nostra vita comincia e finisce in questo castello, nel Mondodisotto. Ma io… io so che questi sogni vogliono rivelarmi qualcosa. Forse sto recuperando la memoria”
Il principe fece un’espressione triste e angosciata, cercando sostengo nella sorella.
Myra si aggrappò al suo braccio, gli occhi castani spalancati.
“Rilian, anch’io… anch’io ho fatto sogni simili”
“Cosa?! Ma…” Rilian le prese le mani. “Mia! Perché non me lo hai detto?”
“Non so…avevo paura che non mi avresti creduta”
“E dimmi, che cosa vedi?”
“Io…non so bene…all’inizio erano solo immagini sfocate e colori. Poi, piano piano, tutto è diventato più chiaro. Stanotte, ad esempio, ho visto un uomo che credo di conoscere, però non so chi sia”
“Descrivimelo”
“Aveva i capelli lunghi, un po’ di barba e… non so, non mi ricordo bene…per caso lo hai sognato anche tu?”
“No…non lo so, può darsi. Di solito è tutto molto confuso”
“Sì, lo so…”
Rilian rifletté per un istante. “Hai raccontato ad altri di questi sogni?”
La principessa scosse il capo.
“Non devi dirlo a nessuno” l’avvertì allora il principe.
“Perché no?”
Rilian si posò una mano sul livido. “Alla Signora non ha fatto piacere sapere che ho ricordato qualcosa sul passato, e se sapesse che anche tu fai gli stessi sogni…potrebbe punire anche te”
I due fratelli si fissarono negli occhi, lei incredula, lui ostinato.
“Ci nasconde qualcosa, Myra, e io scoprirò che cosa”

 
 
 
 
Eccomi qui, cari lettori! No, non sono sparita, lo sapete che alla fine riesco sempre a tornare!!!
Mi sembra che la storia si stia allungando molto, voi cosa ne pensate? Siamo al 18° capitolo e non sono ancora partiti per il nord…ma ci sono talmente tante cosa da fare e dire, tanti personaggi da muovere, che mi sembra giusto soffermarmi un poco di più e prendere dentro tutti quanti.
Sì, avete ragione, sono ripetitiva con queste paranoie....Aspetto consigli e commenti!
Siete felici che è tornata Susan? Come avrete notato, i momenti Suspian non mancano nemmeno sotto l’effetto della maledizione di quel *BIIIIIIIIIIIIIP* di Rabadash!!! Ahahah!!!!!!!!!!!!
 
And now….Ringraziamenti!!!
(perché siete dei santi a seguirmi sempre e a non lamentarvi, veramente!!!)

 
Per le preferite: Aesther, aleboh, Araba Shirel Stark, battle wound, Christine Mcranney, english_dancer, Fly_My world, Francy 98, Fra_STSF, Friends Forever, G4693, HikariMoon, Jordan Jordan, lucymstuartbarnes, LucyPevensie03, lullabi2000, Mia Morgenstern, Mutny_BrokenDreams, piumetta, Queen Susan, Robyn98, Shadowfax, Starlight13, SuperStreghetta, Svea , SweetSmile, TheWomanInRed, Zouzoufan7, _joy
 
Per le ricordate: Araba Shirel Stark, Cecimolli, Halfblood_Slytherin, mishy, Queen_Leslie, Starlight13, Zouzoufan7
 

Per le seguite: Araba Shirel Stark, bulmettina, catherineheatcliff, cat_princesshp, Cecimolli , ChibiRoby , cleme_b, ecate_92, fede95, FioreDiMeruna, Fly_My world, Fra_STSF, GossipGirl88, Halfblood_Slytherin, ibelieveandyou, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, katydragons, Lucinda Grey, lucymstuartbarnes, Marie_, mewgiugiu, Mia Morgenstern, niky25, Omega _ex Bolla_, piumetta, Queen Susan 21, Revan93, Sandra1990, Shadowfax, Zouzoufan7, _joy, _Rippah_
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:
battle wound, cat_princesshp, Christine Mcranney, LucyPevensie03, piumetta, Queen_Leslie, Shadowfax, SuperStreghetta, _joy (<3)

Angolino delle anticipazioni:
Nel prossimo capitolo, arriverà il giorno e tornerà Caspian: accetterà o no di andare al nord? In ogni caso, Peter, Lucy, Edmund e co. finalmente partiranno.
Introdurrò l’ultimo personaggio, Pozzanghera, che seguirà i nostri eroi nel loro viaggio, e si vedrà anche il dottor Cornelius.
Infine, prevedo di inserire un breve incontro tra Rabadash e la Strega Bianca.

 
Come al solito, trovate gli aggiornamenti alla mia pagina facebook, e vi invito ancora ad aiutarmi ad espandere la mia pagina Caspian&Susan 1300 Years of Love.
 
Un grazie di cuore a tutti!!! Prometto che il nuovo capitolo arriverà prestissimo!
Un bacio grandissimo,
Susan♥
   
 
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