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Autore: OllysAngel    08/05/2014    3 recensioni
"Iraedo naega namjao an boyeo nae teukgineun byeonsinsuriya oppana dongsaeng chingu mwo wonhamyeon appakkajido a soljikhi na gateun namjaga eodisseo"
("Non mi vedi come un uomo in questo modo, ma la mia specialità è trasformarmi. "Oppa", "Dongsaeng", "Friend", o anche "Father". Ah, onestamente, dove puoi trovare uno come me!")
-N
||Navi.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“La notte passò veloce e all'alba iniziarono gli addestramenti individuali dei nostri aiutanti. Ken e Hyuk erano molto uniti; fin dall'inizio si mostrarono forti e coordinati. Wonsik invece continuava a urlare contro N, che aveva ancora tanto da imparare, nonostante i suoi avanzatissimi programmi di combattimento, installati durante la sua attivazione. Ma non era quello che doveva imparare, doveva imparare a conoscere Ravi. Lui lo metteva sotto pressione, lo sottoponeva tutti i giorni a un duro allenamento, voleva prepararlo a possibili effetti sorpresa e insegnargli piccole ma significanti varianti dei diversi modi per affrontare un nemico, ai quali era convinto non fosse pronto. In realtà N era molto più preparato di quel che Wonsik credeva. Era agile, veloce, furbo, intelligente. Prevedeva le mosse del nemico e riusciva a raggirarlo. Non era completamente violento e sanguinario, sembrava quasi non fosse portato per uccidere, come se non gli piacesse.

 

I giorni trascorrevano tra gli addestramenti, e Ravi continuava a dire che non lo sopportava, ma iniziava man mano a passare sempre più tempo con lui, usando scuse sempre più stupide.

 

Intanto, al di fuori del campo base di Jaehwan – il vero nome di Ken – e Wonsik, la guerra continuava e il loro esercito aveva perso fin troppi uomini. Anche se gli androidi non erano ancora pronti, dovevano scendere in campo, e alla svelta.

N, al fianco di Wonsik, e Hyuk, al fianco di Jaehwan, iniziarono a combattere con tutte le armi a loro disposizione. Stavano per attaccare N, sarebbe morto se Ravi non avesse ucciso prima il suo nemico. Gli rivolse un leggero sorriso malcelato con un veloce sguardo. Dopo ciò tornò a sparare agli avversari, insieme ad N.

un ragazzo improvvisamente sparò a Leo, soldato dell'esercito nemico. Quando Ken lo vide giacere al suolo, si immobilizzò e rimase a fissarlo, mentre tutto intorno a lui si faceva sempre più frenetico, violento e sanguinario.

“Che stai facendo?! Muoviti, non startene lì impalato, ti farai uccidere!” Hyuk lo riportò a quel terreno di guerra scrollandolo dai suoi pensieri con la propria voce. Per tutta risposta, Ken corse verso il corpo agonizzante di Leo, lo prese in braccio e lo trascinò alla propria trincea, al riparo da tutto il resto di quella mortale scena. Leo era ancora vivo. Ken lo squadrò, sembrava quasi lo conoscesse. Si ricordava di lui, lo aveva già visto da qualche parte, lo conosceva forse, ma non riusciva a collocarlo da nessuna parte nei propri pensieri. Riuscì a migliorare anche se di poco, molto poco, le condizioni di Leo, con l'aiuto di Hyuk che lo aveva seguito in trincea. Una granata li sfiorò, atterrando ed esplodendo a pochi metri da loro. Ken prese Leo in braccio e lo portò in infermeria, al campo base. Hyuk lo seguì, contrariato; lo lasciarono nelle mani dei medici e infermieri del proprio campo base, dove rimane per un po'.

Hyuk guardò torvo Ken, poi prese fiato e disse, con un filo di voce

“Perchè lo hai fatto?”.

Ken non aveva una risposta a quella domanda. Guardò un punto fisso nel vuoto. Dopo alcuni istanti corrugò le labbra, scuotendo la testa e spostò lo sguardo su Hyuk.

“Non lo so...” rispose lui sorpreso, perfino di sé stesso. Non era da lui, salvare gli avversari.

“non possiamo salvare e aiutare i nemici!” ringhiò Hyuk a mezza voce.

“Lui non è un nemico” rispose sicuro Ken “Lo conosco”

“E chi sarebbe?”chiese l'altro aspettando spiegazioni.

Ken scosse la testa. “Non lo so”

Hyuk lo guardò torvo e confuso

“Allora come fai a conoscerlo?!”

“Lo ho già visto, ho la sensazione di conoscerlo...”

“Non possiamo salvarlo solo perche ti sembra di conoscerlo!” quasi stava urlando, rispondendo a Jaehwon.

“Sento che è qualcuno di importante” si giustificò quest'ultimo.

Hyuk sbuffò e uscì arrabbiato, infastidito. Si fermò però sulla porta, di fronte ad un androide decisamente superiore in quanto tecnologie e somiglianza ad un umano...sembrava quasi vero. Era alto con capelli abbastanza lunghi e scuri leggermente mossi e occhi profondi e penetranti.

“Come sta Taekwoon?” chiese a mezza voce.

“Chi sei?” sbottò Hyuk senza lasciarsi abbagliare dalla perfezione dell'altro

“Mi chiamo Hongbin. Sono l'androide che è stato assegnato a Taekwoon” rispose impassibile e calmo fissando il proprio sguardo in quello di Hyuk. Il più piccolo distolse l'attenzione da lui, incapace di sostenere tale sguardo.

“Immagino che tu ti riferisca al ragazzo che Jaehwan ha salvato” sbuffò.

“Sì.” rispose tranquillamente Hongbin “Posso raggiungerlo?”

“Fai come ti pare” brontolò Hyuk andandosene. Hongbin non gli andava molto a genio, si vedeva da lontano, come non gli piaceva per niente Taekwoon. Ma dopo tutto era comprensibile, lui era stato progettato per uccidere i membri dell'esercito nemico, di certo non per salvargli la vita.

Hongbin si girò verso di lui e lo guardò per un istante. Hyuk, sentendo il suo sguardo addosso, si fermò e disse, sempre voltato di spalle

“Che vuoi ancora?”

Hongbin restò immobile a fissarlo. Forse anche lui avrebbe dovuto provare quella sensazione di ribrezzo per i nemici che sembrava caratterizzare l'altro; ma era come se qualcosa glielo impedisse. Si avvicinò a Hyuk mentre quest'ultimo si voltò con il viso ancora contratto in una smorfia di disapporvazione

“Tu sai il mio nome, ma io non conosco il tuo”

“Bene” Hyuk riprese a camminare. Non aveva nessuna intenzione di dargli confidenza e Hongbin lo lasciò andare.

 

Intanto Wonsik aveva portato N al campo base. Perdeva liquido rosso scuro, caldo e viscoso, simile a sangue e la pelle sintetica in alcuni punti lasciavano intravedere i suoi circuiti che ogni tanto si lasciavano scappare qualche scintilla luminosa. N non si reggeva in piedi, solo Ravi lo sosteneva. Il suo viso mostrava con una smorfia il dolore fisico che provava in quel momento. Wonsik lo posò su una delle brandine, senza curarsi di Ken e Leo, fin troppo preoccupato per N. prese velocemente dei bendaggi, creati appositamente per curare ferite abbastanza 'leggere' degli androidi, composta da particolari tessuti che racchiudono sottilissimi circuiti in grado di riparare le ferite di N. Ken lo guardava da lontano, vicino al corpo a mala pena vivo di Leo, in silenzio. Osservava come Ravi si prendeva cura di N, il robot che non riusciva a sopportare.

Wonsik continuava a sostenere di odiarlo, che non gli serviva, non aveva bisogno di aiuto. Continua a giocare a fare 'offeso, l'indignato, come se fosse invulnerabile, invincibile a tutto, convinto di potercela fare anche da solo, contro il mondo intero, se fosse servito. Sempre determinato nei suoi intenti, diffidente e solitamente solitario...lui era fatto così. Bisognava guadagnarselo il suo rispetto, la sua fiducia e non era affatto semplice. Dato il suo carattere, era abbastanza scontato il suo atteggiamento nei confronti di N. ma vedendolo medicare il suo compagno di battaglia, quello che è stato addestrato da lui, quello che seguiva solo i suoi ordini, quello che lui continuava a respingere a parole, Ken riuscì a vedere quello che Ravi realmente provava nei confronti del Robot, che era considerato solo un ammasso di circuiti e metallo.

Restò a guardare mentre Wonsik medicava N; appena le bende toccarono i punti più sensibili e mal ridotti dell'androide, questi iniziarono ad emanare una luce. Questa luce durava tutto il tempo che il paziente manteneva la benda pressata sulla ferita; rappresentava la stabilità della sua salute: se la luce era rossa, allora la salute del paziente era molto instabile; arancione significava ferito, ma recuperabile; azzurro stabile e in via di guarigione; bianco in perfetta salute; fino a quando non si spegneva, significava assenza di vita.

Ravi restò con N tutta la notte, addormentandosi accanto a lui.

Quando Wonsik si addormentò, Jaehwan intravide la luce arancione, che presentava deboli sfumature di rosso, emanata dalle bende di N.”

  
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