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Autore: Sux Fans    09/05/2014    1 recensioni
[...]Jillian tirò giù le maniche della felpa e Brian rivide in lei gli stessi gesti di anni prima. Non era una sconosciuta, non era una donna diversa da quella che abitava i suoi ricordi.
-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo. -Vuoi saperlo? - lei annuì. -Jillian è tornata ad Huntington.-
-Non ti permetterò di trattarla così mai più, semmai succedesse ti ammazzerei con le mie stesse mani. Mark, ti giuro, cazzo, che ti ammazzo..- [...]
Jillian ritorna otto anni dopo al suo paese d'origine e poco è il tempo che impedisce ai suoi vecchi amici di liceo, Brian e gli altri di riunirsi di nuovo nonostante ora non siano più dei ragazzini, ma piuttosto degli adulti con un traguardo lavorativo già raggiunto e vite già avviate. Solo gli amori di un tempo appassiti sembrano essere tornati a punzecchiare qualche nervo scoperto ma anche troppi anni sembrano separare quelle che sarebbero potute essere le facili scelte adesso intrappolate solo in qualche ricordo. Purtroppo non saranno solo questi tormenti astratti il vero problema, ma più concreti legami a frenare i desideri.
Tema dedicato in modo leggero alla violenza sulle donne. 25 Novembre
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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5.

-Siamo nella merda. - Nella voce di Matt si avvertì un certo rammarico e il tappetto della bic fra le labbra perse la stabilità cadendo a terra in un ticchettio sordo, senza alcuna importanza. La scadenza del contratto di Portnoy era giunto al termine e a nulla erano valse l'anticipo delle prove o la stesura dei testi. Era tutto fermo, e Matt non riusciva a scrivere. Non buttava giù neanche un rigo. Rileggendo il foglio di consegna si portò il palmo alla testa rasata e gettò un sospiro, respirando così pesantemente che era ben chiaro il movimento del petto da sotto il motivo lugubre di una dama in nero sulla t-shirt. In quale casino si erano cacciati a solo un anno di uscita di Nightmare era ben chiaro solo a lui. Si era preso le responsabilità di tutto e anche Jacob, il loro manager, non era riuscito a mettere il naso in queste cose. Pensò bene cosa fare e sedendosi al tavolo udì qualche passo farsi sempre più vicino.

-Michelle ha detto che non è riuscita a trovarlo neanche a casa e al Johnny's. Sta veramente cominciando a preoccuparmi. - Osservò il marito col capo chino verso il legno della tavola con chissà quale pensiero in testa, e dopo qualche secondo di indecisione lo chiamò stranita.

-Ma mi stai ascoltando? - Lui alzò la testa di sorpresa, come se non si fosse ancora reso conto della sua presenza in stanza.

-Eh, come? Scusami, ero distratto. -

-A cosa stai pensando?-

-Sciocchezze. Cosa stavi dicendo piuttosto? - Non ci credette granché osservando il suo sguardo sornione, però annuì e con una pausa riprese a parlare.

-Michelle sta contattando Brian al cellulare e ha chiamato anche a casa ma sembra che non sia ancora tornato. -

-E quindi? - Lei alzò le spalle alla sua risposta e quasi temette di insistere.

-Non riesce a trovarlo, tu non sai dove potrebbe essere? - Matt si alzò e si versò del caffé in una tazza, riponendo il termos al suo posto.

-No, ma è un uomo adulto, questa cosa non mi da preoccupazioni. -

-Non sei sposato con lui. -

-Dì a Michelle che dovrebbe stare tranquilla, probabilmente ha avuto un imprevisto.- Tornò a soffiare piano dopo essersi scottato la lingua per il liquido troppo caldo.

-Matt..-

-Sapete com'è fatto, non gli piace che gli si stia troppo addosso. Appena può si farà vivo da solo.- Attraversò la cucina fino all'atrio e prese le chiavi di casa e del fuoristrada posandole nella tasca della giacca, poi diede uno sguardo a Valary che l'aveva seguito silenziosa, palesemente accigliata. Le lanciò un sorriso ma lei sapeva bene che non c'era molto da dire proprio in quel momento.

-Dove vai anche tu? - Matt rise e aprì l'uscio.

-Devo andare a prendere Johnny, non mi perdonerà mai se arrivo in ritardo. -


***

Johnny non avrebbe mai voluto ammetterlo davanti a nessuno, ma lui odiava fare tardi. Magari era una cosa da paranoici e pignoli ma più forte di lui e del suo spirito c'era il forte cataclisma di pensieri che lo inondavano di continuo, fino al tremoliccio delle narici che si alavano senza sosta per minuti finché non veniva distratto da qualcosa di altrettando importante. Non c'era niente di bello nell'ansia di farsi aspettare, e di doversi scusare per l'attesa causata. Oh, aspetta. Lui era anche dall'altra parte della California in quel momento!

-Sono in ritardo.-

-Maledetto Jonathan Seward, rallenta! - Lacey si strinse nelle spalle e Jonathan, concentrato, non le diede agio. Quella povera donna si morse la bocca, afferrò salda la maniglia sulla sua testa e si trattenne sussurrando una preghiera a fior di labbra. Quando lo chiamava con il suo nome al completo non era mai un buon segno.

-Cioè, ti rendi conto? Due ore di anticipo e adesso quasi perdiamo l'aereo.- le nocche sbiancarono per la salda presa al volante e con sguardo fulmineo studiò bene la strada slittando fra le corsie libere.

-Non importa, prenderemo il prossimo. -

-No, voglio tornare a casa adesso. -

-Johnny, se continui a correre così a casa non ci arriveremo mai! - la paura la stava spazientendo ed una pausa fra una parola e l'altra era d'obbligo.

-Ho fatto questa strada miglioni di volte, e come se ce l'avessi stampata in testa.-

-L'unica cosa che ti troverai stampato in testa sarà il mio tacco se non mi dai ascolto! - A distrarla per un attimo fu solo il cellulare di Johnny, che prese a suonare ammutolendoli, facendo così perdere lo sguardo dalla strada anche a quest'ultimo.

-Dove hai il cellulare?- Esclamò la donna guardandosi intorno e spostandosi ai lati del sedile. Notò Jonathan muoversi, guardarsi in giro e alternare lo sguardo dalla strada alla macchina con velocità.

-Forse è qui? -

-Per Dio, Johnny, tieni gli occhi incollati alla strada! -

-Sì, sì, ci sono! Sono alla strada, vedi? - Esclamò gesticolando in modo agitato anche lui, mentre cominciavano ad alzare la voce per sovrastare il suono assordante del cellulare.

-Prova a vedere, è qui nella tasca.-

-Sì, lo prendo io, sta fermo. - Lacey gli palpò i jeans, scivolò sui lati delle tasche con i palmi, si sporse con fatica trattenuta dalla cintura di sicurezza ancora per provare entrambi i lati, ma nulla.

-Ma che diavolo? - Pronunciò spazientita per l'impresa non riuscita. Johnny scalò di una marcia e la guardò per un secondo.

-Sei davvero bellissima, amore mio.- La donna roteò gli occhi osservando quella sua faccia da schiaffi e quella sua voce falsamente suadente.

-Smettila di fare il cretino proprio adesso. - cercò di non far vedere il risolino divertito e tirò un sospiro di sollievo quando la chiamata si interruppe.

-Va bene, non c'è problema, vedremo meglio più tardi. Hai idea di chi dovrebbe cercarti proprio adesso? - Mormorò con voce pacata, mentre la linea continua della strada slittava con una velocità intensa. La loro.

-Sicuramente qualcuno che si starà chiedendo perché di questo ritardo! - Johnny era su di giri, così su di giri che risultava estremamente buffo lasciando Lacey divertita nel guardalo. Almeno per qualche minuto.

-Johnny non siamo ancora neanche in ritardo. -

-Presto lo saremo se non prenderemo quell'areo. Le valigie? -

-Sono pronte tutte dietro, sistemate e tutto il resto. Non c'è niente di cui preoccuparsi.-

-Almeno una buona notizia. E i biglietti? - La donna dai capelli bruni e raccolti si fermò un attimo a voce bassa.

-Ops.. - Forse il giovane ebbe un singulto perché palesemente non parlò.

-Lacey!-

-Sto scherzando, datti una calmata. E' tutto perfettamente a posto. -

-Non è per niente il momento, per diamine.- Nell'auto cominciò ad avvertirsi una certa calura, mentre il colore metallizzato dell'auto fioriva luccicante al sole delle prime ore del pomeriggio.

-Sto quasi per vomitare.. - Lacey si voltò verso il finetrino e con appena uno spiraglio aperto il vento le soffiava forte sul viso.

-Che cosa? Assolutamente non qui! -esclamò l'uomo autoritario, zittendo a quella occhiataccia malvagia. -Non ho intenzione di ripagare la tappezzeria dell'auto perché tua madre ci rifila pranzi impossibili da digerire. Hai voluto anche noleggiare questa con i sedili in pelle!-

-Non provare ad incolpare mia madre con il fatto che questo tuo modo di fare mi sta.. - Lacey zittì e Jonathan sembrò ringraziare qualcuno smuovendo la bocca.

-Eccolo che ricomincia! - Lacey stavolta aprì bene le orecchie e si guardò intorno.

-Oh cavolo.. - esclamò il ragazzo. -Credo di avercelo nella tasca di dietro. - Vide l'amata portarsi un palmo sulla guancia a mo' di rassegnazione, poi continuò.

-Ce la faccio, mi tiro un po' su e tu lo sfili. - Cominciò già a tentare, sforzando i quadricipidi.

-Dio, non scherzare!-

-Coraggio, intendo velocemente!-

-Ci farai ammazzare!-

-Come la fai tragica.-

-Tu sei un pazzo suicida! Lascialo squillare! Per me la discussione finisce qui. - L'autostrada finì in curva poi riprese oltre il ponte che si accavallava alla strada. Fortunatamente il tempo sembrava mantenere ancora, nonostante Sacramento era stata invasa da pioggia per due giorni di fila. Bel modo di inoltrare questa primavera.

-Ma davvero? E sentiamo se è qualche chiamata importante? -

-Tipo cosa? - Il giovane sembrò pensarci senza staccare gli occhi dalla strada, ma dedicando appena qualche attimo alla donna seduta accanto a lui.

-Non so, tipo tua madre che ti avvisa che hai lasciato qualcosa di importante.- Il che ci sarebbe sempre potuta essere la possibilità, data la fretta e le disattenzioni di quella mattina. Lacey dovette ammettere che le aveva dato da pensare.

-Ah. - disse meravigliata. -Nel caso mi accompagneresti a riprenderla?-

-No. Ma poteva essere un'idea per la prossima volta. - La sentì sbuffare, e rassegnata acconsentì. Perché si lasciava sempre convincere in certe cose così facilemente? Si arrese anche dal pensarci e dopo qualche secondo di pensieri truculenti che vedevano come protagonista il ragazzo annuì alla cocciutagine sistemandosi meglio sul sediolino per vedere come prepararsi al meglio. Quando Johnny si tirò su appena dal sediolino inserì la mano nella tasca con quasi un tremoliccio di insicurezza, ad una velocità rilevante, incastrata scomodamente per qualche secondo.

-Tirati un po' più su.. - gracchiò, ed afferrò l'oggetto sfilandolo via.

-Finalmente! Pronto? - Un grossissimo sospiro di sollievo lasciò interdetto l'interlocutore dall'altra parte del telefono, che sembrò chiedere.

-Oh, cavolo Matt sei tu! Questo vuol dire che non ho dimenticato nulla a casa di mia madre! - Esclamò ad alta voce osseravando meschinamente il guidatore, facendo caso solo dopo alla telefonata ancora in corso.

-Scusami, non ce l'avevo con te. Stiamo per raggiungere l'aereoporto, meno di un'ora e arriviamo. Certo ti aspettiamo al Johnny's, è successo qualcosa? - Il ragazzo dedicava qualche occhiata alla donna sempre più spesso, percorrendo l'ultimo tratto di strada che li divideva dalla transenna dell'aereoporto di Sacramento.

-Va bene, tranquillo, è davvero una bella notizia! Ne parlerò con Johnny, a dopo. - La chiamata si interruppe con il tonfo dello sportello, appena qualche metro prima che Johnny tirasse un sospiro di sollievo fra lo spazio adiacente del parcheggio super affollato.

-Non ci speravo più. Cosa ha detto Matt? No, aspetta! Prima che tu dica niente, gli hai ricordato di non fare tardi vero? - Lacey lo guardò, così male che se avrebbe potuto sarebbe rimasto fulminato.


***

-Non ci posso credere!-

-Eh già... lo vedi migliorato o peggiorato? - Jillian si lasciò scappare un risolino davanti l'entrata del Johnny's.

-Un po' tutti e due. - Sentì le dita di Brian posarsi con delicatezza sulla schiena, invitandola ad anticiparlo ad entrare.

-Vieni, in compagnia di una bella ragazza magari mi trattano anche meglio del solito. - Gli scappò un risolino che lei ricambiò imbarazzata e con gli occhi bassi, accondiscendendo alla sua proposta.

-Ho i brividi a tornare qui.. - Brian l'accompagnò ad un posto riservato e si accomodarono tranquilli, con le gote così arrossate che lui stesso rise a guardarla.

-Non è cambiato di una virgola, è vero?-

-Sì, è assolutamente vero! Mi sembra di non essere mancata mai. - lo guardò meravigliata, guardandosi intorno come una bambina in un negozio di caramelle.

-Ti va una birra? Siamo abbastanza grandi da poterne ordinare adesso. - Entrambi scoppiarono a ridere e Jillian non si fermò per qualche secondo.

-Dai, non eravamo mica così piccoli quando sono andata via. -

-No, è vero, hai ragione, ma abbiamo passato molto più tempo insieme da bambini. - Jillian giocherellò con il sottobicchiere lasciato sui tavoli e zittì qualche tempo, poi rispose con una voce malleabile che Brian avvertì famelico.

-Beh, abbiamo fatto molte cose da.. grandi però, successivamente. - Si morse la bocca e Brian la osservò deglutendo, insistendo a guardarla senza smettere e senza riuscirci. Lo sapeva che lei non aveva dimenticato niente, ma solo accantonato tutta la storia che avevano vissuto da ragazzi, e questo glielo aveva dimostrato. Erano stati insieme così poco eppure lui ne era stato così innamorato che il mondo aveva appofittato per cadergli addosso a vederla andare via, così pesantemente che rialzarsi furono come bastonate dritto sulle vertebre. Ma era tutto passato. Dio, quanto era passato.

-Sì, già.. ehm, molte. - Le sue mani l'avevano abbracciata, toccata, e adesso non aveva neanche più presente il sapore del suo corpo, ma sentiva che se avesse potuto l'avrebbe anche potuto desiderare. E questa cose lo spaventò.

-Ordiamo una birra? - Lei annuì e lui si apprestò, rimandendo in silenzio qualche altro minuto una volta che si erano sistemati. Il bar non era ancora molto pieno per l'orario che ancora si aggirava, quindi potevano stare tranquilli per il casino scampato almeno.

-Avrei anche un certo languorino. -

-Sì, anche io. Puoi dirlo che è stato un pranzo orribile tanto. - Jillian rise, smorzando così quel briciolo di tensione accumulata, che rese le spalle di Brian più leggere.

-No, non direi, però davvero sono ancora affamata. -

-Detto, fatto. Possiamo cominciare ad ordinare qualcosa, tanto non ci corre dietro nessuno. -


***

Matthew svoltò l'angolo in tutta fretta che le gomme quasi sgommarono, stringendo forte nel grande palmo il manico ovale del cambio per scalare di marcia una volta intravisto l'ultimo distretto antecedente la via principale. Era meglio precipitarsi ad andare a prendere Johnny, sicuramente dopo il viaggio sarebbe stato tutto tranne che accondiscendente e questo fece scoppiare un risolino sulla bocca del giovane. Il berretto nero in testa gli copriva gli occhi dal sole ancora alto e con un rimbombo del pedale accostò verso la sedicesima con fare risoluto.

-Amico, salta in macchina! - La cresta scura di Johnny fu non troppo difficile da individuare, nonostante la sua nota stazza.

-Sono troppo felice di vederti dopo una settimana passata fra le montagne. - Scontrarono le nocche delle mani in un saluto e Matthew tornò ad immergersi in strada fra le auto con velocità.

-Non ti vedo per niente meglio di quando sei partito. - Scoppiò a ridere con gli occhi incollati alla strada, mentre l'amico si rilassava al comodo sediolino in pelle del fuoristrada, vacillando con gli occhi quasi assonnato e rispondendo appena con qualche mugolio.

-Non sono per niente sorpreso.-

-Dov'è Lacey? - Sentì chiedere, e solo allora scattò come una molla.

-Mi ha piantato in asso. Tu non mi hai lasciato neanche il tempo di prendere la macchina altrimenti sarei venuto di certo con una faccia migliore. - Sull'ultimo tratto di strada Matt continuò a ridere, continuamente divertito dalla faccia del suo piccolo amico.

-Non mi hai neanche informato di niente, stavo giusto venendo al Johnny's come mi hai detto. Ho proprio bisogno di un panino e doppia porzione di patatine. -

-Ti prego, cerca di contenerti. Se ti rimpinzi come un porco e provi ad addormentarti come un bambino, ti lascio un cartello al collo con scritto "adottatemi". Lacey mi ringrazierà. - Johnny lo scimmiottò, con la paura che potesse farlo per davvero però. Al liceo ne avevano fatte certamente di peggio, non era l'età adulta che adesso li avrebbe frenati.

-Siamo arrivati. - Johnny fece per scendere e Matt lo afferrò per un braccio costringendolo a voltarsi.

-Tieniti forte. -


***

-E questo non è niente! Abbiamo passato sedici ore in sala registrazione con due pacchetti di sigarette e qualche lattina di Monster. Uscimmo da lì come suonati, te lo assicuro. Infatti dopo quel secondo album tornare in sala ci sembrava un incubo, continuare era come un inferno anziché una così grande opportunità. - Jillian l'ascoltò con premura, bevendo dal beccuccio della sua birra e immaginando nella sua mente tutti i racconti che erano riusciti a raccogliere in quell'ultima ora. Non credeva a tutto quello che avevano dovuto passare i ragazzi per raggiungere un livello tanto alto. Nonostante tutto solo il talento non basta dopotutto. Era strabiliata, sbalordita, e non si sarebbe stancata di lasciarlo parlare e continuare ad ascoltarlo. Era esattamente lui, era esattamente come le era capitato altre centinaia di volte di ascoltarlo e di rimanere lì immobile ad osservarlo gesticolare, sovreccitato come al solito.

-E adesso siamo qui.. - Molti tratti erano stati tagliati, troncati apposta. Troppo dolorosi, altri troppo lunghi, altri così intimi. Non si potevano raccontare così otto anni, tanto valeva lasciarsi tutto alle spalle e tornare a vivere da adesso in poi. Ma Brian non sapeva se sarebbe più riuscito a fidarsi di nuovo senza quella paura che prima o poi sarebbe potuta mancare di nuovo per poi non tornare. Erano stati fortunati. Sì, Brian si era sentito solo fortunato di essere riuscito a riaverla. Mentre lei lo fissava Brian lanciò un'occhiata alle sue spalle, verso l'entrata del Johnny's, che da quel punto era di sicuro il più comodo. Sentì il viso colorarsi di un sorriso e di un briciolo fortissimo di emozioni che lo portarono così indietro nel tempo che tornò a sentirsi un maledetto ragazzetto.

-Cosa stai guardando? - quando lei se ne accorse Matt e Johnny facevano già il loro ingresso verso il suo tavolo e se se ne fosse accorta in quel momento probabilmente avrebbe incominciato a sentire una tensione così forte da farle scoppiare il petto. Un emozione tale che magari le avrebbe tremato la voce. Ed era quello che Brian voleva.

-Tieniti forte. - Jillian si voltò. Aveva posato distrattamente il gomito sullo schienale per appoggiarsi e con le labbra che si schiusero lentamente per lo stupore rimase in silenzio per un tempo che non seppe definire, guardandoli avvicinarsi. Li vide fare lo stesso, però il loro passo non frenava né rallentava, era svelto, ed era verso di lei. Precisamente, vederli divincolarsi fra un piccolo gruppetto di folla non le diede dubbi, quasi si sentì bruciare forte gli occhi dalla contentezza e quello che sapeva era che anche se non era certa che le gambe l'avrebbe retta, si alzò velocemente per dimenarsi anch'essa contro.



Per queste stesure devo ringraziare l'album Transit of Venus dei Three Days Grace e City of Evil, senza la quale probabilmente sarei collassata. Devo ammettere che mi sto divertento alquanto a scrivere prima di qualsiasi altra cosa e farlo continuamente seguita dalla musica mi da qualche speranza in più di non perdere questo periodo così fertile di ispirazione. Non so se sono ancora soddisfatta di come sto portando avanti la fan fiction, fatto sta che sto lavorando per esserlo sicuramente in seguito.

Come di consueto ringrazio anticipatamente chi recensisce e aggiunge la storia fra preferite, seguite, ricordate. :)


A presto, Sux Fans.

   
 
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