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Autore: Ganbatte Kudasai    10/05/2014    0 recensioni
Eryn è stanca, stanca di fingere di essere qualcuno che non è.
Steve è stanco, stanco di fingere di essere qualcuno che non è.
Eryn ha bisogno di qualcuno che spezzi il suo muro.
Steve ha bisogno di qualcuno che abbia bisogno di lui.
Eryn è naufraga in mezzo ad un oceano di paure, bisognosa di uno scoglio a cui aggrapparsi.
Steve è uno scoglio in mezzo ad un oceano di paure, bisognoso di qualcuno che lo accolga.
Eryn è sola, sola in mezzo a tanta gente.
Steve è solo, solo in mezzo a tanta gente.
Eryn ha degli amici, ma sente che non la comprendono.
Steve ha tanti amici, ma sente che non lo comprendono.
Eryn dovrà affrontare le sue paure.
Steve dovrà affrontare le sue paure.
Eryn troverà la forza che le manca.
Steve troverà la forza che gli manca.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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»CHAPTER ONE

 

Walking - Sunshine

 

Era un giorno come tanti per Eryn, camminava verso la scuola senza ricordare da quanto fosse cominciata, una settimana, due settimane forse un mese o di più ma non le importava.

Eryn camminava, cuffiette nelle orecchie, cartella sulla spalla destra e blocco nella mano sinistra, camminava guardando il cielo e le nuvole rincorrersi, camminava seguendo con lo sguardo le foglie rosse e gialle che cadevano dagli alberi cullati da un venticello mattutino forse troppo freddo per il suo maglioncino beige, ma nemmeno di quello le importava.

Camminava perché aveva perso il bus, le succedeva spesso; restava troppo tempo ad osservare l'alba in pigiama dal suo balcone, troppo tempo a perdersi nelle note di quella che quel giorno era la sua canzone preferita.

Camminava ed era in ritardo, le lezioni erano già iniziate da quindici minuti buoni ma lei non aveva fretta. Erano troppe le cose da vedere, troppe le cose che avrebbe potuto perdersi se avesse corso e così lei camminava.

 

Eryn era arrivata in classe e come quasi ogni mattina si era scusata per il ritardo, i professori ormai ci avevano fatto l'abitudine ma non si lamentavano troppo perché era una brava ragazza, studiosa e responsabile.

Eryn si sedette al suo solito posto, quarta fila accanto alla finestra e alla sinistra di una ragazza che quasi sicuramente si chiamava Julia.

Eryn si concentrò sul paesaggio che la finestra le offriva senza dar peso ai bisbiglii dei suoi compagni, sapeva che la ritenevano strana ma si sbagliavano. Lei non era strana lei era diversa, ed essere diversa le piaceva.

E così, in compagnia della sua diversità, Eryn si ritrovò sul terrazzo della scuola, quello all'ultimo piano a cui era vietato l'ingresso agli studenti, quello da cui si godeva di una vista splendida sul parco poco lontano dalla scuola.

Eryn era lì ed in quel momento non c'era un posto migliore su tutta la terra, il sole la riscaldava e l'altezza offriva un leggero venticello che la faceva sentire perfetta, Eryn era lì, blocco sulle gambe matita in mano e mente persa nel suo mondo fatto di canzoni ed immagini.

 

* * *

 

Era un giorno come gli altri per Steve, il vento gli scompigliava i lunghi capelli lasciati sciolti mentre le cuffiette emanavano note che le sue orecchie captavano ed il suo cervello trasformava in immagini.

Steve camminava verso la scuola, non sapeva da quanto tempo essa fosse cominciata, una settimana, due settimane forse un mese o di più ma mancava ancora molto all'estate, di questo ne era certo.

Lo capiva dalle foglie rosse e gialle che cadevano dagli alberi, dalla leggera pelle d'oca che si era formata sulle sue braccia scoperte, dal vento che passava attraverso la sua maglietta dei Pink Floyd.

Steve camminava perché non poteva fare altro, non poteva saltare la scuola perché aveva deciso di voler vedere il viso della ragazza che durante la pausa pranzo si addormentava sulla terrazza, non poteva prendere il bus perché lo aveva perso, non poteva prendere la moto perché stava ancora aspettando che suo cugino Stephen gli sistemasse i freni. E così lui camminava cullato dalla musica e dal suono del vento.

 

Steve era arrivato in classe in ritardo come la maggior parte dei giorni, i professori non sapevano più cosa fare con lui e così si limitavano a guardarlo male ricordandogli di tanto in tanto che la scuola iniziava alle otto e non quando lui ne aveva voglia.

Steve si sedette al solito posto, ottava fila, accanto alla finestra e ad una ragazza che era quasi convinto si chiamasse Jane.

Steve si concentrò sulla vista del giardino che la finestra gli offriva senza dar peso ai bisbiglii delle ragazze, sapeva che lo ritenevano un “gran figo” ma non gli importava. Lui non voleva essere popolare, lui voleva solamente essere se stesso ma non ci riusciva quasi mai.

E così, in compagnia dei suoi pensieri, Steve si ritrovò a vagare per i corridoi del quarto piano alla ricerca della porta, un tempo chiusa a chiave, che dava sulla terrazza, quella dove una ragazza si addormentava o disegnava durante la pausa pranzo.

Steve era lì e attirò l'attenzione di Eryn.

 

Eryn si voltò sentendosi osservata e lo vide.

Era lui, il ragazzo coi capelli rossi che tanto la incuriosiva, quello che a scuola andava con la chitarra e non con la cartella, quello che al pomeriggio si addormentava sotto la quercia del parco vicino a casa sua.

E li vide, vide i suoi occhi color ghiaccio e ne rimase affascinata quanto impaurita.

 

Steve la vide girarsi e la osservò.

Era lei, la ragazza che tanto lo incuriosiva, quella che a scuola andava con un blocco da disegno ormai consumato, quella che al pomeriggio disegnava nel parco dove lui era cresciuto.

E li vide, vide i suoi occhi marroni e verdi e ne rimase affascinato quanto sorpreso.

 

 

 

 

 

 

Eccomi qua!

Sono in un ritardo mostruoso lo so ma sono stata impegnata con vari esami.... per farmi perdonare vi dico che.....non so come farmi perdonare anzi, mettiamo il dito nella piaga: non so quando potrò aggiornare perché sono pienissima di impegni e corsi e questa estate sarò in Galles per una borsa di studio (che non so come ho fatto a prendere!!!)

A presto (si spera)

 

Un bacione!

 

Mariah~

  
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