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Autore: danyazzurra    10/05/2014    9 recensioni
E se un giorno un giovane ragazzo di vent' anni arrivasse e preannunciasse una nuova guerra magica? e se nessuno conoscesse davvero quel ragazzo? e se le cose non fossero esattamente come appaiono?
Ennesima Lily / Scorpius che mi è balzata in testa...spero che proviate a leggere e che mi farete sapere !!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Poche ore prima
 
Harry uscì dalla stanza del nipote con la mente piena di informazioni.
Adesso che sapeva tutto gli sembrava così assurdo aver creduto alla storia di Alexander Black.
“Certo con il senno di poi sono tutti bravi” si disse, ma questo gli fece tornare in mente la sua Ginny.
Se chiudeva gli occhi poteva vedere ancora il suo sguardo divertito mentre lo rimproverava scherzosa.
Sospirò e chiuse i pugni, non solo l’ avevano ridotta ad un guscio vuoto, non solo avevano annullato tutto in lei: la sua mente, il suo spirito; ma oltretutto gliel’ avevano anche portata via ed aldilà di quello che aveva detto a Ron ed Hermione, questo era stato un colpo fortissimo per il suo cuore.
Fino a quando era a casa, aveva potuto sperare di vederle riprendere possesso di sé, poteva credere che prima o poi la forte e tenace Ginny, della quale si era innamorato, sarebbe tornata fuori. Adesso, invece, non poteva che chiedersi se, dovunque l’ avessero portata, fosse ancora viva.
Sentì le lacrime premergli sugli occhi e cercò d’ ingoiarle. Non aveva più pianto, mai neanche una volta, dopo la morte di James e il ritrovamento dei suoi figli.
Era andato avanti per Albus e per Lily, per i suoi due figli rimasti. Nonostante non avessero mai raccontato nulla, Harry sapeva che dovevano aver passato l’ inferno, perché indirettamente, attraverso le loro ferite, attraverso il ritrovamento dei pezzi di James e del corpo vuoto di Ginny, l’ aveva passato anche lui.
Per quasi due anni si era imposto di non piangere, di non sgretolarsi, di non lasciarsi andare per i suoi figli e invece, loro lo avevano visto ugualmente. E per questo motivo non si erano appoggiati a lui, arrivando ad odiarsi per così tanto tempo che Harry aveva cominciato a credere di averli persi per sempre.
Quindi non si sarebbe certo concesso adesso di piangere, non ora che doveva aiutare anche suo nipote.
Non gli aveva raccontato tutto, ma da quello che aveva capito aveva subito delle cose tremende per mano degli  Apocalittici.
Si era lasciato andare solo parzialmente con loro, ma gli aveva detto di essere stato prigioniero di quei Bastardi fino ai suoi sei anni.
Se pensava al fatto che avevano fatto del male ad un bambino così piccolo, la pelle gli si accapponava e per la prima volta dopo tanto tempo gli risvegliava la voglia di fare del male.
Non poteva pensarci. Doveva tenere la mente sgombra per aiutarlo per cui cercò di pensare alla parte allegra di aver conosciuto suo nipote: il nome.
Pegasus. Non poteva credere che sua figlia avesse accettato un nome così assurdo.
Sì, va bene, era un nome di costellazione, la tradizione dei Black e tutto il resto, ma Pegasus? Cioè… seriamente?
Stava sorridendo e scuotendo la testa con il capo basso ancora perso nei suoi pensieri quando andò a sbattere contro una ragazza.
“ Scusami” le disse alzando il viso e il volto della ragazza parve illuminarsi: I suoi occhi azzurri brillarono di felicità e le sue labbra si distesero in un sorriso spontaneo.
“ Ti conosco?” le chiese Harry  chiedendosi come mai vederlo l’ avesse resa così palesemente felice.
Lei si avvicinò facendogli aggrottare le sopracciglia.
Aveva un viso familiare, soprattutto quegli occhi azzurri, sembravano quasi quelli di Ron e della maggior parte degli Weasley, ma, almeno che non si fosse perso un nipote per la strada, lei non era tra i suoi parenti.
“ No” gli rispose la ragazza “ ma ho bisogno del tuo aiuto” gli comunicò.
Harry innalzò un sopracciglio “ e sarebbe?” chiese sospettoso “ Devo rapirti” gli rispose diretta.
Harry non sapeva se arrestarla o mettersi a ridere.
Quale ragazza sana di mente minaccerebbe di rapimento il capo degli Auror, senza prenderlo di nascosto o provare a combattere? Chi lo farebbe semplicemente comunicandoglielo?
O pensava davvero che lui sarebbe andato spontaneamente con lei?
“ Per quale motivo, secondo te, dovrei farmi rapire?” le chiese.
Forse era il fatto che fosse così pazza, o forse erano quegli occhi così Weasley, o forse, cosa più probabile, era il fatto che sembrava parlargli con affabilità, come se si conoscessero da una vita, ma sentiva di doverle dare la possibilità di spiegarsi.
Cris prese un respiro, aveva già deciso che avrebbe dovuto dirgli tutto o non sarebbe mai riuscita a portarlo via, era troppo superiore a lei come incantesimi, per cui poteva solo agire di furbizia, ovvero dirgli tutto e sperare che lui le credesse; anche se aveva molte speranze in proposito, in fondo Harry era abituato alle cose strane e quindi le avrebbe dato una possibilità… o almeno sperava.
“ So che sembra strano, credimi, Harry, non mi sono del tutto abituata neanche io…” cominciò ed Harry incrociò le braccia “ sembra strano? No, ma che dici mai. Solo perché mi hai detto che vuoi rapirmi? ” scherzò e la ragazza alzò gli occhi al cielo.
“ Non sono abituata a vederti in versione sarcastica, per me sei solo Harry, il nonno di Pegasus, la persona che mi ha insegnato a combattere…”
“ Ferma, ferma” la stoppò strabuzzando gli occhi “ Pegasus hai detto?”
Non poteva essere, o poteva?
Suo nipote non era tornato indietro da solo? E quella ragazza chi era?
Cris invece tirò un sospiro di sollievo, da come l’ aveva fermata quando aveva nominato Pegasus, aveva capito che sapeva di lui e quindi non sarebbe stato difficile fargli capire chi era lei.
“ Potresti ricominciare da capo?” le chiese “ ad esempio con il tuo nome e cognome” la incitò e Cris annuì.
“ Mi chiamo Cris Lupin e ti spiegherò tutto, ma ora devi venire con me” sentenziò.
“ Abbiamo solo venti minuti…” guardò l’ orologio “ dieci minuti prima che vengano a controllare e noi dobbiamo anche creare un diversivo o gli Apocalittici ci verranno dietro e io non potrò portarti dove voglio” concluse.
Harry sbatté gli occhi più volte “ Cris Lupin? Sei figlia di Teddy e Victoire? Ma com’ è possibile Teddy e Vic hanno Remus, Dora e Andromeda e lei…” si fermò sbarrando gli occhi “ oddio è incinta anche lei? Che cos’ è un’ epidemia?” chiese stupito e Cris rise “ bè, se ti può essere d’ aiuto, secondo i miei calcoli, mia madre non è ancora incinta di me e mia sorella…”
“ Sorella?” chiese Harry “ gemelle” affermò Cris.
Era così bello vedere Harry sorpreso e divertito. L’ Harry del suo futuro era così duro e disilluso, aveva perso suo figlio e sua moglie, sua figlia era divenuta capo degli Apocalittici e il suo unico figlio rimasto era continuamente in pericolo.
“ Ne ho anche molte altre da raccontarti, ma adesso è davvero tardi e se non ti rapisco interverranno loro…”
“ Che ci fa la figlia di Teddy e Victoire in mezzo agli Apocalittici?” chiese Harry e Cris sospirò “ ci credi se ti dico che è una storia lunga quasi come una delle tue? E ci credi se ti dico che ho pensato ad ogni tuo singolo insegnamento?” domandò.
Harry storse la bocca “ sei una pazza” decretò “ ma ho deciso di crederti” aggiunse e il volto di Cris s’ illuminò di nuovo.
“ Meno male o avrei dovuto portarti via di peso” lo minacciò scherzosa e Harry sorrise scuotendo la testa.
Era davvero una degna nipote di Tonks. Decisa e determinata e soprattutto, guai a non fare come diceva lei.
“ Ricapitolando, ci serve una distrazione che ci permetta di non portarci dietro tutti i tuoi amici…”
“ Non chiamarli così”.
Cris interruppe Harry e contemporaneamente il sorriso sparì dal suo volto.
Sapeva che era un modo per Harry per sdrammatizzare, per stringere un legame per ora inesistente però non poteva sentire neanche per scherzo gli Apocalittici essere paragonati a dei suoi amici.
Gli Apocalittici erano il motivo per cui lei era orfana, erano il motivo per il quale lei e gli altri avevano sofferto così tanto, erano il motivo per il quale la guerra aveva devastato tutto il suo presente.
Harry sospirò a quanto pareva, anche lei, come suo nipote, ne aveva passate tante con gli Apocalittici.
Si chiese che cosa dovesse ancora accadere e come sarebbe stato il loro mondo dopo una ventina d’ anni e si ripromise di chiederlo ad uno dei due, poi  si guardò intorno “ non c’ è nessuno, è il momento di agire” le disse e Cris annuì riportando la sua attenzione su di lui “ tu rimetti la bacchetta in tasca” ordinò, poi prima che Harry potesse anche solo chiederle qual era il suo piano, Cris  puntò la bacchetta a terra e gridò: “ Arenas”.
Il pavimento si aprì con un gran boato e Harry e Cris furono quasi sbalzati a terra dal grande vortice che si formò in mezzo alla reception.
Pochi secondi dopo il boato le persone cominciarono ad affluire spaventate e contemporaneamente gli Apocalittici con le loro familiari divise rosse apparvero davanti ai loro occhi.
Non dovette neanche fingere per apparire agitato e nervoso. Ai suoi occhi si stava formando un completo caos di gente impazzita.
“ Dobbiamo andare” disse Cris afferrandolo per un braccio e puntandogli la bacchetta contro la vita per continuare la recita.
“ Non possiamo lasciare tutte queste persone” si oppose Harry continuando a guardare le persone che continuavano ad arrivare nella sala della Reception.
Cris si morse il labbro inferiore “ non possiamo fare altrimenti” sussurrò e Harry capì dalla sua voce quanto le costava questa decisione.
La vide fare un cenno ad uno degli Apocalittici e lui rispondere con un esplicito gesto di accordo.
“ Ci siamo” lo informò “ sto per rapirti” scherzò e pochi secondi dopo si smaterializzò.
Appena mise piede sul terreno, Harry si voltò arrabbiato verso Cris “ non erano questi gli accordi, non dovevi mettere in pericolo tutte queste persone, dobbiamo tornare indietro c’ erano Apocalittici dappertutto” protestò e i suoi occhi verdi sembravano liquefatti.
“ Lo so, tu non metti in pericolo gli innocenti, credimi, lo so, ma so anche che non potevamo fare altrimenti, se non avessi creato quel diversivo si sarebbero accorti immediatamente che non volevo tornare da loro, che non ti avrei condotto da loro” si oppose Cris e Harry sospirò “ ma…”
“ Scusa, Harry, ma non potevo fare altrimenti”.
Harry scosse la testa e si ritrovò a pregare che gli Auror arrivassero in tempo, poi si voltò nervosamente per vedere dove fossero.
Lo riconobbe immediatamente e sgranò gli occhi “ spero tu stia scherzando” le disse guardando quasi con rabbia la casa davanti a sé.
Non avrebbe mai creduto di tornare al n. 4 di Privet Drive.
“ I tuoi zii sono già morti se non sbaglio” gli disse piegando leggermente la testa “ e tuo cugino te l’ ha lasciata, così ci hai sempre raccontato…”
“ Sì, ma non mi dirai che…”
Cris sorrise “ nel nostro presente questo è il nostro quartier generale”.
Harry si portò una mano tra i capelli sentendosi per un attimo come Sirius, una casa che odiava e che era stata messa a disposizione per una “ buona” causa, distruggere il male che minacciava le loro vite.
“ Perfetto!” sospirò “ e ora mi dirai che devo stare rinchiuso qua dentro fino a quando non sarà il momento giusto” in fondo se dovevano fingere che fosse stato rapito dubitava che sarebbe potuto uscire a suo piacimento.
Sembrava la storia che si ripeteva.
Cris sorrise “ sei troppo intuitivo. Non per niente sei il nostro insegnante” lo lodò “ e so cosa stai pensando, ma non sarai solo come lui. Questa casa non ti terrà più prigioniero”.
Harry si chiese quanto, davvero, questa ragazza lo conoscesse? Sembrava capire ogni suo pensiero prima ancora che lui effettivamente lo formulasse.
Annuì e si mosse per entrare, ma Cris lo bloccò per un braccio “ Harry, quando entrerai…”
Come poteva dirglielo? Come faceva a dire ad un padre che suo figlio era vivo? Che quel pezzo di sé che aveva pianto per due anni, in realtà, era vivo.
“ Cosa?” le chiese lui guardandola stupito e Cris scosse la testa “ forse ti sembrerà assurdo, sicuramente sarà un grosso shock, lo è stato anche per me, ma ti assicuro che è tutto vero”.
Harry aggrottò le sopracciglia “ a cosa ti riferisci?” le chiese, non capiva perché dopo avergli detto praticamente tutto, ora parlasse in maniera così criptica.
Cris si portò un dito alle mani mordicchiandosi nervosamente un unghia “ non farmi dire altro, devi vederlo con i tuoi occhi” gli spiegò.
Adesso Harry era davvero attirato da quella casa.
La sua curiosità era qualcosa di risaputo a tutti, quindi, ormai sarebbe entrato anche se quello che aveva cercato di fargli capire si fosse rivelato essere la reincarnazione di Lord Voldemort.
Percorse il vialetto di casa con il cuore pieno di ansia e quando arrivò davanti alla porta e mise la mano sulla maniglia dovette rilasciare il respiro che aveva trattenuto senza accorgersene.
***
“ Quindi, ripetimi come stanno le cose precisamente”.
James circondò con entrambe le mani la sua gamba sinistra e la sollevò per distenderla sul divano.
Rose alzò gli occhi al soffitto ancora sovrappensiero “ secondo te, perché la ragazza che ti ha salvato ti ha dato questo indirizzo per farci trovare una casa disabitata e in rovina?” domandò.
“ Che ne so, te l’ ho detto che è pazza” rispose e poi la guardò “ puoi fermarti?” le chiese e Rose fece cenno di diniego “ questa casa cade a pezzi”  commentò puntando la bacchetta verso un tavolo e risanandolo “ abbiamo dovuto restaurare anche il soffitto” lo guardò “ il soffitto capisci? Ed un letto era in mezzo al salotto…non ha senso” rifletté.
James sbuffò sonoramente, possibile che non riuscisse a fermarla per farsi raccontare cosa era successo nei suoi quasi due anni di assenza?
Perché sua cugina doveva essere proprio la classica Corvonero che fino a quando non avesse messo ogni tessera al suo posto non avrebbe avuto pace?
“ Hai praticamente ricostruito questa casa, Rose, potresti fermarti un attimo?” le chiese cominciando a spazientirsi.
Rose annuì stancamente. Era inutile, nessuno poteva vincere contro l’ insistenza di James, era il ragazzo più testardo e caparbio che avesse mai conosciuto.
Con un incantesimo fece lievitare Cindy verso le scale “ che stai facendo?” la voce di James la interruppe e Rose rischiò quasi di farla cadere.
“ La porto di sopra” lo informò come se fosse evidente  e James scosse la testa esasperato “ ma non eri una Corvonero?” le chiese irritato, senza smettere di guardarla e Rose socchiuse gli occhi, immaginando già dove voleva andare a parare.
“ Vuoi portarla di sopra per farla stare più comoda? Magari vuoi anche prepararle un thè? E due biscottini, no? ” domandò senza premurarsi di non far trapelare la sua rabbia “ ti stai scordando che è una schifosa Apocalittica” sputò velenosamente e Rose osservò il suo viso pieno di rabbia.
Quasi non lo riconosceva. Non credeva che sarebbe mai tornato completamente il ragazzo spensierato che era. Non del tutto almeno e sicuramente, non quando si parlava di Apocalittici.
“ Solo al pensiero di avere un’ Apocalittica nella stessa casa sento il sangue che mi ribolle di rabbia, ho dovuto accettare solo perché la ragazza che mi ha salvato sembrava determinata a salvare anche lei, ma il fatto che tu la compatisca…nessuno di loro mi ha compatito” spiegò, ma la sua voce non era triste o sofferente, era piena di collera repressa.
Rose sbuffò forte come se le stesse uscendo il fumo dal naso. Lo capiva, davvero, ma era lui a non capire lei.
La considerava davvero così tonta?
“ Oddio, James, mi sembrava di ricordare che avessi più cervello” lo rimproverò e James inarcò le sopracciglia “ a me sembrava di ricordare che fossi meno ironica” ribatté e il suo sorriso malandrino tornò ad increspare le labbra.
Il volto di Rose si distese. Era pazzesco. Incredibile. Stava scherzando tranquillamente con suo cugino.
Lo aveva pianto per così tanto tempo.
“ Penso ancora che potrei svegliarmi da un momento all’ altro e ritrovarmi china sopra la mia scrivania addormentata e scoprire che niente di tutto questo in realtà è accaduto”  la sua voce era poco più di un mormorio, quasi come se fosse un ragionamento interiore; il commento, però, non sfuggì a James e il suo sorriso si smorzò leggermente.
Rose si riprese subito, James non aveva bisogno di piagnistei. Ci sarebbero state già le inevitabili reazioni di Harry, Albus e Lily con le quali avrebbe dovuto fare i conti, non poteva fargli pesare anche la sua.
Quindi s’ impostò di nuovo in volto un sorriso giocoso e disse: “ però mi sottovaluti, come quando hai dubitato che riuscissi a portarti qua…”
James si portò una mano sul retro della testa grattandosela imbarazzato.
“ Fai bene a vergognarti, perché tu, grande Auror, avevi davvero creduto che io non potessi farcela e che…”
“ Rose, fermati, ho capito” la interruppe divertito e Rose distese le labbra in un sorriso di trionfo.
“ Avevo intenzione di legarla, la portavo semplicemente su… per te…per non farti avere sotto gli occhi la tua carceriera” gli spiegò tornando al discorso iniziale e James abbassò leggermente la testa.
Portò una mano a racchiuderla quasi come se volesse comprimerla e svuotarla.
“ Non so neanche se fosse davvero la mia carceriera o se si trovasse lì per quegli stupidi esperimenti che facevano con quei cervelli, so solo che per qualche motivo la pazza bionda non ha voluto lasciarla in mano a quei bastardi” ammise rialzando la testa.
Rose annuì “ comunque sia è una di loro e come tale deve essere trattata” sentenziò e vedendo lo sguardo incupito di suo cugino si affrettò a condurla di sopra.
James si lasciò scivolare con la schiena contro il bracciolo del divano e vi appoggiò la testa portandosi due dita alle tempie.
Avrebbe solo voluto ricordarsi di più. Il problema era che non ricordava bene neanche l’ aggressione.
Quando cercava di concentrarsi e di pensare a quei momenti tutto diveniva sfocato nella sua mente: il volto dei suoi fratelli, quello di sua madre.
“ Ti tornerà tutto in mente” .
James si riscosse e vide Rose riscendere le scale.
“ Non puoi saperlo”  ribatté James alzando la testa“ e vorrei che non continuassi a dirmi che potrò ricordare tutto” continuò con una smorfia sul volto.
Rose prese una sedia e la pose davanti a lui “ ti tornerà in mente e te lo dico perché questo è il mio lavoro e i ricordi ti torneranno, te lo prometto, dovessi entrare nella tua testa per prenderli” lo minacciò scherzosa.
“ Ehy, non voglio nessuno nella mia testa” si oppose James stando allo scherzo.
“ Ed io non voglio entrarci, rischierei di trovarci solo Burrobirra e ragazze…”
“ Che bassa opinione…”
“ Chissà come mai” concluse Rose, prima di tornare seria.
“ Quindi, dicevo, ma secondo te come mai la tua salvatrice ci ha fatto venire proprio qua?”.
 “ Non lo so, Rose, non so come ragioni la pazza bionda…”
“ Pazza bionda?” domandò Rose inarcando un sopracciglio, era la seconda volta che la chiamava così,  James sorrise “ mi sembrava adatto: è bionda ed è pazza…pazza bionda” rispose divertito.
Rose alzò gli occhi al cielo. Era decisamente suo cugino, solo lui poteva trovare un soprannome anche ad una sconosciuta.
Gli fece cenno di continuare e James riprese “so solo che mi ha salvato e… non lo so, forse è quello che mi è successo, ma mi sembrava di potermi fidare”
Rose inarcò le sopracciglia “ tu che ti fidi?” domandò e James fece spallucce prima di indicarsi le gambe “ non è che comunque avessi molta scelta” ammise e Rose sorrise “ dai, che fortunatamente hai una cugina secchiona” scherzò cercando di sollevarlo di morale “ preparerò il decotto giusto per te e in una settimana, massimo dieci giorni le tue gambe torneranno come nuove” disse prima di girarsi per andare in cucina, ma non aveva ancora raggiunto il corridoio che dalle finestre aperte giunse un rumore.
Un suono forte, un rumore che assomigliava allo scoppio di un motore. Il familiare rumore della materializzazione.
James ebbe l’ istinto di alzarsi in piedi “ Maledizione” imprecò quando le sue gambe non risposero.
“ Hai sentito anche te?” chiese Rose, se lo aveva udito anche lui allora non se lo era immaginato.
James annuì e guardò Rose “ devi pensarci tu” le sussurrò e Rose scosse la testa “ non sono un Auror, sono una Guaritrice” bisbigliò e dalla sua voce filtrava un filo di spavento.
James la guardò senza lasciare mai i suoi occhi “ ce la farai, Rose, anche tua madre e tuo padre erano dei semplici studenti quando insieme a mio padre hanno affrontato tutti quei casini. Ce l’ hai nel sangue” le disse piano.
Rose annuì “ vorrei tanto poterti aiutare” le disse poggiando una mano sulla sua gamba destra “ ma le mie gambe non reggerebbero l’ incantesimo una seconda volta”.
Rose annuì di nuovo, purtroppo lo sapeva meglio di lui.
Si avvicinò piano alla finestra e subito si rilassò mentre un sorriso fece capolino nel suo viso.
“ Niente lotte. E’ tuo padre” gli comunicò felice, ma non aveva previsto la reazione di James.
Il sorriso si spense nel suo viso e la fronte si aggrottò mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
“ Non posso” sussurrò “ stai scherzando, vero?” domandò Rose, ma sapeva che non era così, il suo sguardo smarrito e i suoi occhi pieni di lacrime parlavano per lui.
“ Guarda come sono ridotto, Rose” e lei scosse la testa “ ti si è danneggiato il cervello? Stai parlando dello zio Harry, di tuo padre. Ti ha creduto morto per quasi due anni, credi che gli importi se le tue gambe funzionano oppure no?” gli chiese stupita.
Era incredibile come James fosse riuscito, a suo modo, a somatizzare l’ essere stato creduto morto, ma non riuscisse a sopportare di farsi vedere da suo padre.
Andava contro ogni logica.
“ Non farmelo vedere, Rose, non ancora” la pregò e Rose vide il panico nei suoi occhi castani.
Scosse la testa. Continuava a non capire, da quando si erano ritrovati non aveva fatto altro che chiedere di lui e di Lily e di Albus, e adesso che finalmente aveva la possibilità di vedere uno dei tre si tirava indietro?
Aveva la sensazione che non fosse solo per le gambe.
Doveva esserci di più. Qualche paura insita dentro di lui, qualche timore che neanche un Grifondoro come lui riusciva a superare.
“ Qual è il vero motivo, James?” gli chiese e lui abbassò gli occhi.
“ Odio dovertelo chiedere, odio dover dipendere da qualcuno, ma smaterializzami su. Per favore, Rose” .
Ormai i suoi occhi erano pieni di lacrime e il suo volto era ritratto dell’ ansia e lei era sicura che se si fosse avvicinata abbastanza avrebbe sentito il suo cuore battere come un cavallo impazzito.
Rose si avvicinò e guardò le sue mani,  poteva vederle tremare nonostante fossero chiuse a pugno.
Gli mise una mano sulla spalla e sollevò la bacchetta per smaterializzarsi.
Appena arrivarono al piano superiore lo lievitò fino alla camera e lo aiutò a porsi nel letto.
Poteva vedere quanto James odiasse tutto questo, non era abituato a dipendere da qualcuno.
Era abituato a dire e fare immediatamente. Era l’ impulsività fatta persona.
“ James” mormorò Rose, ma lui abbassò la testa “ vai da lui e spiegagli che non posso vederlo…”
“ James, tuo padre salirà qua di forza se saprà che sei nascosto in questa stanza”.
Lui posò lo sguardo sull’ Apocalittica distesa sul letto gemello al suo, ma senza vederla realmente.
“ E’ colpa mia, Rose” ammise e lei inarcò le sopracciglia “ cosa stai dicendo?” domandò, la voce poco più di un sussurro.
“ Ero l’ unico Auror, Lily e Albus avevano appena iniziato l’ Accademia e la mamma…” s’ interruppe, ma quando vide il volto sorpreso e incredulo di Rose riprese a parlare “ sono stato il più veloce di tutti i tempi a diplomarsi Auror, più veloce di mio padre, più bravo di tutti e poi…poi il grande e sommo James Sirius Potter, si lascia fregare da un gruppo di pazzi qualsiasi” la colpa si poteva leggere nella sua voce come se fosse qualcosa di tattile.
“ Un gruppo di pazzi qualunque?” chiese Rose e non era più stupita, ma arrabbiata “ ti sembrano pazzi qualunque? Tu non hai idea di quanto siano organizzati, non hai idea di cosa stiano facendo…” s’ interruppe con un gesto d’ impazienza.
“ Sai cosa? Non voglio neanche sentirti”  sentenziò e i suoi occhi erano pieni di rabbia “ tu hai la più pallida idea di cosa abbia passato tuo padre? Ti rendi conto di quanto la tua morte abbia cambiato la vita di tutti in famiglia?” non si accorse neanche di alzare la voce, non si accorse neanche degli occhi di James che sembravano ballare nelle sue orbite.
“ No, James, tu non ne hai idea. Per niente” disse spazientita  “ Senti, mi dispiace se il tuo ego è ferito…”
“ Non è per l’ ego, ma per la mia stupidità…”
“ Non sai assolutamente di cosa stati parlando” lo interruppe a sua volta Rose.
“ Perché se tu sapessi di cosa stai parlando, sapresti che tuo padre non ha più avuto pace, sapresti che tua sorella e tuo fratello non si sono parlati fino a un paio di mesi fa e sapresti che nessuno ti da la colpa, ma che anzi ti piangono come e forse più del primo giorno” prese un respiro “ quindi smetti di crogiolarti inutilmente nella colpa, smettila di compiangerti, perché nessuno in famiglia ne ha avuto il tempo” concluse.
“ Non si sono parlati per tutto questo tempo?” chiese incredulo ripensando a quello che aveva detto dei suoi fratelli “ ma Albus e Lily si adorano” aggiunse basito. Non riusciva ad immaginare suo fratello e sua sorella che si ignoravano né, tantomeno, la motivazione.
“ Già, prima dell’ attacco si adoravano, adesso stanno rimettendo insieme i cocci del loro rapporto”.
James la guardò come se fosse pazza e Rose continuò a guardarlo con fermezza. Non avrebbe ceduto.
Era arrabbiata con lui. Odiava la stupidità, non era nella sua natura di Corvonero e James si stava comportando proprio da stupido.
 Non pretendeva che tornasse immediatamente alla vita normale, ma neanche che si rifiutasse di vedere gli altri per una stupida colpa che non aveva mai commesso o per uno stupido impedimento fisico del quale non sarebbe mai importato a nessuno.
“ Nessuno ti odia, James, anzi…”
James si asciugò una lacrima che gli stava scendendo sulla guancia “ i miei fratelli non si parlano? Mio padre era solo?” domandò e la sua voce era sofferenza pura.
Che cosa avevano passato mentre lui era stato tenuto in quella specie di coma? Avrebbe voluto esserci per loro.
Per la sua sorellina coraggiosa, per il suo fratellino testone, per la sua mamma resa vuota e soprattutto per suo padre. Non poteva neanche pensare che fosse stato tutto sulle sue spalle e che avesse portato tutto quel peso da solo.
Le sue spalle avevano già retto così tanti pesi in tutti quegli anni.
“ Puoi farmi l’ incantesimo alle gambe?” le chiese “ non voglio che mio padre mi veda…”
Rose sorrise. Lo aveva convinto.
Fece per parlare, per dirgli che sapeva benissimo che non poteva, ma non fece in tempo, sentirono la porta aprirsi e gli occhi di James scattarono verso il corridoio.
“ Devono essere di sopra” la voce della sua salvatrice, era sicuro che non se la sarebbe mai più dimenticata.
“ Cris, devi dirmi che cos’ è, devo essere preparato, se…”
“ Non è un attacco, ok?”
James sentì la voce di suo padre e si accorse di tremare.
Si sentiva quasi come un bambino che è dovuto rimanere involontariamente separato dai suoi genitori.
Erano passati due anni, ma la sua voce era la stessa, forse un po’ più dura, forse con un pizzico di tristezza insita dentro di essa, ma comunque la solita.
Cominciò a sentire il rumore dei piedi che si strusciavano sugli scalini e sentì il cuore aumentare i suoi battiti.
Sembrava quasi che ogni battito scandisse un nome: papà.
TUM-TUM; PA-PA’.
Quando sentì aprire le porte delle stanze accanto alla sua pensò che sarebbe davvero morto.
Le mani gli tremavano ed era sicuro che se fosse riuscito a muovere le gambe queste si sarebbero alzate e abbassate ad un ritmo frenetico.
Ormai era nel panico più totale, se l’ avesse visto adesso il cappello non lo avrebbe mai messo nei Grifondoro, ma neanche nei Tassorosso o nei Corvonero, probabilmente avrebbe dovuto creare una categoria a parte.
Non sapeva neanche precisamente perché era così spaventato, non lo era mai stato neanche in un combattimento, ma stava per rivedere suo padre.
Il suo amato papà dopo quasi due anni in cui era stato solo e neanche cosciente di essere vivo.
La maniglia si abbassò e James spalancò gli occhi vedendo finalmente il viso di suo padre.
Vide i suoi occhi verdi vagare per un attimo per la stanza, vide le sue labbra aprirsi in un sorriso quando registrò Rose e infine vide i suoi occhi riempirsi di lacrime e il sorriso congelarsi assieme a tutto il resto del suo corpo, quando le sue iridi verdi incrociarono le proprie nocciola.
James non era neanche sicuro che suo padre stesse respirando da come era rimasto immobile, ma anche lui non riusciva neanche a deglutire, sentiva la bocca secca.
“ Ciao, papà” disse cercando, senza riuscirci, di sorridere.

COMMENTO: CAPITOLO INCENTRATO SU PADRE E FIGLIO…SPERO NE SIA USCITO QUALCOSA DI BUONO PERCHE’ COME SEMPRE  NON E’ FACILE RENDERE SU CARTA QUESTE REAZIONI COSI’ INTENSE, PER CUI SPERO DI ESSERE RIUSCITA A RENDERE ALMENO IN MINIMA PARTE LA PAURA DI JAMES E QUELLA DI HARRY !!  IO NON NE SONO SODDISFATTISSIMA, MA SPERO CHE A VOI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! INTANTO RINGRAZIO LE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE MI INCORAGGIANO…VI AMO TUTTE E NON SAPETE QUANTO MI CARICHINO LE VOSTRE RECENSIONI !! PER CUI RINGRAZIO ICEPRINCESS/ LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SINISA / ENDY_LILY95 E LILY LUNA HERONDALE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI !!
   
 
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