Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Road_sama    10/05/2014    6 recensioni
DAL 9' CAPITOLO:
-Domani faremo il culo agli sbirri.- disse Eren con una strana luce negli occhi.
-Già.- Stettero in silenzio per lunghi secondi a guardare la città pronta alla vita notturna.
-Eren non provare a morire domani.-
-Non lo farò. Mi riempiresti di botte.- disse sorridendo appena il castano.
-Già.-
-Non provarci nemmeno tu.- aggiunse rivolto all’altro.
-Non lo farò. Devo pestarti prima.- Quello era lo scambio di battute che facevano prima di ogni furto. Nessuno dei due l’avrebbe mai ammesso, ma l’uno era quello che rimaneva di più caro all’altro e dopo aver perso tante persone importanti avevano bisogno di un appiglio. Avevano bisogno di sapere che non sarebbero rimasti soli.
//Riren-Ereri/Criminal!Levi e Eren//
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Ciao a tutte care lettricii! Eccomi tornata con il quinto capitolo (quello con Levi e Eren ora xD), lo so sono in ritardo, ma non è colpa mia T.T è colpa delle maledette ultime verifiche. Spero di dedicarmi di più a questa fic durante le vacanze :3 In ogni caso, in questo capitolo, finalmente, ci sarà un po' di sana e costruttiva Riren! Yeey! Ci saranno ancora un sacco di misteri misteriosi, ma presto verrano chiariti (?) almeno in parte.
Quindi vi lascio al mio punk (?) Levi!
Buona Lettura!



 
Capitolo 5




Eren aprì lentamente gli occhi. Li strizzò un paio di volte, poi cominciò ad osservare attentamente intorno a sé nella penombra che c’era all’interno della stanzetta. Inutile dire che era tutto splendente, ora sembrava un albergo a quattro stelle non un lurido motel. Cercò di muoversi, ma qualcosa glielo impediva. Abbassò lo sguardo e notò che sul suo petto nudo era adagiata la testa di Levi. I capelli neri come la pece erano sparsi disordinatamente sul suo petto mentre la nuca ne era completamente sguarnita. La trapunta grigia copriva Eren fino allo stomaco mentre Levi  ce l’aveva fin sopra le spalle. Il più giovane sollevò di poco il braccio e posò le dita dapprima tra i capelli morbidi dell’altro poi sulla nuca ed infine sulla mandibola. Lì, ogni volta Eren si divertiva ad accarezzare quella pelle così liscia disegnando piccoli cerchietti fino a che l’altro non emetteva un lieve grugnito e si svegliava.
Alla fine, la sera prima, proprio mentre il castano stava per addormentarsi l’altro l’aveva raggiunto a letto. Eren, che ancora se ne stava con la schiena appoggiata alla testiera del letto e le gambe al petto ne era rimasto molto stupito, ma Levi aveva gattonato verso di lui, gli aveva divaricato le gambe con la sua poca grazia e si era infilato in mezzo ad esse senza nemmeno aspettare una qualche risposta dall’altro. In fondo Levi era così: ciò che era suo se lo prendeva quando e come voleva. Aveva fatto aderire le sue cosce contro il bacino di Eren, aveva appoggiato le mani appena dopo i fianchi dell’altro e si era teso su di lui per scoccargli un bacio quasi dolce. Quello era un premio, Eren lo sapeva. Quel bacio voleva dire “bravo cagnolino che hai aspettato”. Entrambi sapevano fin troppo bene che nessuno dei due aveva molta pazienza e più che parlare si esprimevano con gesti o con espressioni. Sapevano leggere l’uno nelle azioni dell’altro visto che ormai erano insieme da tre anni abbondanti. Poi Levi aveva approfondito quel bacio esercitando maggiore pressione con la sua bocca, il castano aveva schiuso le labbra e aveva permesso alla lingua esperta dell’altro di esplorarlo ancora una volta. Eren aveva emesso un lieve gemito non appena il moro aveva cominciato ad armeggiare con la sua camicia. Aveva scoperto la pelle del petto e aveva cominciato ad aggiungere altri succhiotti a quello che gli aveva impresso qualche ora prima in macchina. Levi adorava rubare all’altro gemiti, adorava sentirlo fremere sotto il suo tocco quindi, ogni volta che facevano sesso si inventava nuovi metodi sempre più incisivi per appagarlo. Inutile aggiungere che Eren amava la fantasia del compagno.
Gli occhi grigi di Levi si fissarono all’improvviso sull’altro. Non lo aveva nemmeno sentito muoversi da quanto era preso a ricordare quello che avevano fatto la sera prima.
-Buon Giorno, Levi!- disse solare come sempre il più giovane.
-‘Giorno.- gli soffiò addosso l’altro con tono gelido mentre si stiracchiava leggermente. I due si guardarono per qualche secondo senza una precisa motivazione, semplicemente erano felici di trovare l’uno accanto all’altro. Si erano svegliati così tante volte senza qualcosa, chi per un padre codardo chi per i suoi compagni,  che sapere di avere qualcuno che non ti lascerà mai li rendeva felici.
-Eren..?- borbottò Levi all’improvviso.
-Uhm?- ribadì l’altro sorpreso.
-Puzzi.-
-Anche tu!- disse il castano offeso. Levi fece una smorfia di stizza. In effetti nessuno dei due aveva pensato a farsi una doccia la sera prima, soprattutto per la stanchezza.
Quelli erano i pochi momenti in cui non emergeva il lato malato di pulizia di Levi.
Il moro si disfò del braccio di Eren sbattendolo sul materasso quasi con irritazione e ancora semi nudo si era diretto alla porta del bagno.
-Levi, facciamo la doccia insieme?- proruppe il più piccolo già pronto ad alzarsi dal letto.
-No.- immediatamente l’altro smorzò il suo entusiasmo.
-Perché??- disse dispiaciuto il più piccolo.
-Devo ricordarti l’ultima volta?-
-Ah, già…-
-Tsk…- sibilò Levi prima di chiudersi la porta alle spalle. In effetti l’idea della doccia insieme non era stata una grande trovata dal momento che entrambi erano sempre stati abituati ad avere i proprio spazi. Già adattarsi a dormire nello stesso letto era stata un impresa, poi in un doccia, con quello spazio ristretto e il corpo fin troppo gigantesco di Eren… Avevano finito per tirarsi gomitate a vicenda, chi sulla testa dell’altro per l’altezza, chi sul fianco dell’altro per la bassezza. L’avevano fatto solo una volta e poi Levi non ne aveva più voluto saperne. Se Eren insisteva più a lungo del “Devo ricordarti l’ultima volta?”, Levi cominciava ad insultarlo e a dirgli che la pulizia personale era una cosa sacra e che, ovviamente, Eren non ne capiva niente di quelle cose.
Levi uscì dal bagno circa un quarto d’ora dopo asciugandosi i capelli bagnati. Una mano appoggiata all’asciugamano bianco sulla sua testa, qualche gocciolina d’acqua che scorreva lungo il collo senza alcun impedimento, i capelli scuri appiccicati alla fonte e quell’aria distratta: vederlo in quello stato eccitava Eren, e non poco. Il più piccolo si perdeva ad osservare ogni suo movimento, anche il più piccolo e inutile. Non sapeva nemmeno per cosa gli piacesse così tanto quel corpo, insomma Levi non era il massimo di simpatia o di compagnia, eppure Eren non riusciva a stare senza di lui. Quell’uomo era come una calamita irresistibile per lui.
-Hai intenzione di fissarmi ancora per molto, moccioso?-
-Eh?- si riscosse all’improvviso il più piccolo.
-Per quanto ancora vuoi guardarmi il culo?- disse sempre schietto Levi. Eren arrossì senza ritegno.
-N-Non ti stavo guardando il culo!- “almeno non solo quello”, aggiunse nella sua testa.
-Tse, vai a farti la doccia che dobbiamo andare tra poco.- Eren scattò in piedi come una molla. Non vedeva l’ora di partire un’altra volta alla scoperta del mondo. Stare in un posto per troppo tempo non era da lui e nemmeno da Levi.
 
-Dove andiamo oggi?- chiese con la sua solita voce emozionata quando si trattava di viaggiare. Si appoggiò al cofano della macchina vicino a Levi che era intento fumarsi una sigaretta. Il moro fece qualche tiro, poi si decise a rispondergli.
-Non abbiamo una meta precisa, in realtà.- Eren parve deluso. Levi sospirò.
-Però…volevo andare a fare un giro a New York in uno di questi giorni.- Levi non aveva buoni ricordi di New York, ma quel giorno era vicino, quindi trovarsi nei dintorni non avrebbe guastato. In più, come se non bastasse quell’idiota di Eren aveva già un sorrisetto ancora più idiota stampato in faccia.
-C-Che figo!- da quanto era agitato balbettava, Levi sapeva che non avrebbe dovuto dirglielo. Ora per tutto il viaggio avrebbe continuato a stressarlo con “siamo già arrivati?” o “quanto ci metteremo ancora?”. Era una seccatura portarselo dietro ovunque, ma doveva riconoscere che avevano la stessa curiosità. Ormai l’America, Levi, l’aveva vista tutta dal Canada all’Argentina, ma ogni volta che partiva per una nuova destinazione sentiva un brivido corrergli lungo la schiena. Ogni volta si stupiva di quei posti.
-Quanti giorni mancano per Washington?- chiese Eren improvvisamente serio.
-Quasi due settimane, ma vorrei essere lì qualche giorno prima. Non mi fido di tuo padre.- il castano cominciò a fissare un punto fisso davanti a sé. Le sopracciglia corrugate in una smorfia di rabbia improvvisa. Era sempre così quando si parlava di Grisha.
-Non è mio padre. Per me rimane solo un criminale codardo.-
-Non era molto diverso da noi..-
-Noi non abbiamo mai ucciso.-
-Non lo puoi sapere.- disse Levi guardandolo impassibile. Eren digrignò i denti e strinse i pugni lungo i fianchi. Il moro aveva ragione, ma ammettere di essere simile al padre lo bruciava dentro perché lui lo odiava quell’uomo. Levi lo capiva, ma non poteva farci nulla. Tutto richiede un prezzo…prima o poi.
Il più grande ispirò per l’ultima volta una boccata di fumo dalla sigaretta, poi la spense sotto la suola della scarpa.
-Andiamo.-
 
-It’s seems like everyday I make mistakes. I just can’t get it right. It’s like I’m the one you love to hate, but not today! So…-
-Per favore Eren, no.
-Shut up! Shut up! Shut up! Don’t wanna hear it!-
-Sembra il lamento-
-Get out! Get out! Get out! Get out of my way!-
-di una foca spiaggiata.-
-Step up! Step up! Step up! You’ll never stop me!-
-Continua e spengo la radio.-
-Nothing you say today is gonna bring me…no!- piagnucolò Eren.
-Ti avevo avvisato.- ribadì Levi svoltando all’uscita dell’autostrada.
-Ma…!-
-Odio quando canti, Eren. Sei più stonato di me.- Eren ridacchiò, sapeva che tutti quegli insulti Levi non li pensava veramente…forse.
-Non ti ho mai sentito cantare!- disse il castano con un filo di malizia nella voce.
-E non ho intenzione di farlo.- ripeté sempre con il solito tono piatto, sistemandosi gli occhiali da sole sul naso sottile.
-Ti ho sentito reppare l’altro giorno mentre sistemavi la mia roba.- Sulle guance di Levi apparve un leggero rosso, quasi impercettibile. Una persona estranea non avrebbe mai notato quel leggero imporporarsi delle sue guance, ma Eren ormai conosceva qualsiasi cosa di quel viso perennemente corrucciato.
-Quello non è cantare, moccioso.- Eren annuì poco convinto. Non fece nemmeno in tempo ad abbandonarsi sul sedile che notò alla sua destra un fila di grattacieli altissimi. La sua bocca si aprì spropositatamente mentre i suoi occhi presero a luccicare, animati dalla curiosità. Si gustò con lo sguardo ogni singola struttura osservando attentamente ogni pubblicità che veniva trasmessa dagli schermi giganti.
-Sei disgustoso ragazzino! Staccati dal vetro, cazzo!- affermò disgustato Levi mentre svoltava verso l’entrata della città. Eren non si era nemmeno accorto che per osservare quei  palazzi altissimi aveva incollato il naso al finestrino lasciando piccole chiazze di fiato condensato.
-E’ bellissimo!- urlò il ragazzo con il suo solito entusiasmo. Levi si lasciò sfuggire un sorriso sghembo. Le espressioni che faceva quel mocciosetto quando era estasiato gli piacevano da morire. Il castano continuò a ripetere quella frase per interminabili minuti.
-Ho capito. Mettiamo giù la roba da un mio amico e poi facciamo un giro.-
-Hai un amico qui?- chiese sorpreso il ragazzo.
-Ti sembra strano? L’ho conosciuto quando sono venuto a New York la prima volta.- disse Levi mentre guidava l’automobile fuori dal traffico incessante delle strade principali della città. Superò qualche taxi fino ad arrivare ad un quartiere abbastanza malfamato. Ormai Eren era abituato a quel tipo di compagnia, in fondo era di amici di Levi di cui si parlava.
-Uhm…come si chiama?- chiese incuriosito il castano.
-Te lo farai dire da lui stesso, eccolo lì.- concluse il moro spegnendo il mazzo accanto al marciapiede stretto. Con il dito indicò un vecchio che se ne stava seduto sulla sua sedia a dondolo. In qualche modo un po’ di tensione sparì dalla testa di Eren. Non gli piaceva sapere che Levi aveva degli “amici” in giro. Voleva le attenzioni del moro esclusivamente su di sé. E tutte le attenzioni, nessuna esclusa. Levi smontò dall’auto subito dopo aver ripiegato sul sedile il suo giubbotto di pelle. Rimase solo con una maglietta nera attillata e poco scollata. Non appena anche il più piccolo fu sceso chiuse la macchina.
Man mano che si avvicinavano all’uomo, Eren riusciva a distinguere gli stessi tratti intimidatori che aveva Levi. Il vecchio era pelato e aveva moltissime rughe che gli incorniciavano gli occhi, ma quello che lo stupì fu il suo sguardo. Sembrava un’aquila che se ne stava guardinga in attesa di una buona preda. A parte il suo sguardo sembrava un anziano qualunque.
-Rivaille!- disse con voce profonda e gracchiante il vecchio non appena i due ragazzi furono abbastanza vicini.
-Nessuno mi chiama più così.- disse schioccando la lingua innervosito il moro. Il vecchio ridacchiò e dopo aver scrutato a lungo negli occhi Levi spostò le sue attenzioni su Eren che si irrigidì all’istante. Sembrava che quegli occhi volessero perforarlo.
-E lui?- chiese risiedendosi sulla sedia in legno.
-Sono Eren Jaeger signore!- disse sull’attenti il più piccolo. Il vecchio gli tese la mano in modo confidenziale.
-Piacere Eren, io sono Pixis.- si strinsero la mano e il castano rimase quasi stupito dalla forza di quel vecchio.
-E’ il mio “socio”.- rispose Levi alla domanda che prima gli aveva rivolto l’altro.
-Non avevi detto che avresti fatto tutto da solo?- chiese Pixis lasciando la mano di Eren che rivolse le sue attenzioni all’espressione dura del suo ragazzo. Voleva sapere di cosa stavano parlando, non ci capiva nulla di tutti quei misteri.
-Si l’avevo detto.- disse semplicemente il moro guardandolo negli occhi. Pixis sospirò comprensivo e distolse lo sguardo. Molto probabilmente aveva capito qualcosa che a Eren nessuno aveva spiegato.
-Ma di cos- provò a chiedere il più piccolo che, però, venne interrotto quasi subito dal moro.
-Possiamo rimanere qui per un po’? Eren non ha mai visto New York quindi, gliela mostrerò.-
-Ma certo, sei sempre il benvenuto Rivaille…- affermò il vecchio sedendosi sulla sua sedia a dondolo. Il moro annuì e si voltò facendo il cenno ad Eren di seguirlo.
I due si incamminarono in silenzio lungo le vie affollate della città, ma Eren non riusciva a godersi il paesaggio. Qualcosa del discorso con Pixis l’aveva turbato.
-Cosa voleva dire prima Pixis?- chiese ad un tratto.
-Niente.-
-Dimmelo.- disse serio il più giovane.
-No.-
-Perché non mi dici mai niente? Vorrei che mi venissero spiegate le cose ogni tanto.- Levi lo prese per il braccio e lo bloccò sulla parete bianca di un palazzo di medie dimensioni. Puntò i suoi occhi di ghiaccio su quelli di Eren.
-Non è ancora il momento.-
-E quando lo sarà?- Levi distolse lo sguardo da lui e sbuffò.
-Prima di quanto pensi…-
  
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