L’ultimo bacio
“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”
--- Carmen Consoli ---
8 Marzo 1997 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
“Ti dico
che è un’usanza babbana, Ron.” Ripetè Hermione con
voce rotta, per la seconda volta. “E’ stato un gesto carino, ok, ma nulla di più.”
Una
Granger quasi diciassettenne, sedeva su una delle panche che attorniavano il
tavolo dei Grifondoro, nella Sala Grande. Tra le mani, stringeva un rametto di
mimosa gialla, compiacendosi del pensiero gentile che Dean Thomas, aveva avuto
nei confronti delle amiche più care. Persino Ginevra, con cui aveva chiuso una
relazione l’anno precedente, aveva ricevuto il suo dono, essendo rimasta in
ottimi rapporti amichevoli. Ron, però, sembrava non averla presa affatto bene.
Ignaro dell’usanza secondo la quale, in quel giorno, si è
soliti festeggiare ‘la donna’, si era accanito
contro il povero ragazzo e la sua migliore amica, senza una ragione evidente.
“…ma perché anche a te?!” Aveva domandato con eccessiva enfasi
e un’espressione serafica. Non si era neppure reso conto che, da un certo punto
di vista, le sue parole avrebbero potuto offendere o ferire la compagna.
La mora infatti, aveva scacciato con la mano un ciuffo di capelli
dai riflessi del miele e lo aveva guardato torva. Sembrava una pentola a
pressione, pronta ad esplodere da un momento all’altro. “Ronald Weasley, collega il cervello prima di parlare! Cosa
significa?! Non sono forse anche io una donna?!”
Ron
deglutì il vuoto, passandosi un dito nel colletto della maglia color prugna. “Ma sì, ma sì! Certo che sei una donna però…”
Ginevra,
temendo il peggio dalla boccaccia del fratello maggiore, pose un time out.
“Fratellino, davvero, io direi che è il caso che tu la smetta.” Lo riprese, mostrando i denti bianchissimi con un sorriso
furbo e scatenando una risata di Harry, rimasto in silenzio ad osservare
l’ennesimo battibecco tra i due amici. “…Dean non ha commesso alcun reato.
Piuttosto, perché invece di far scoppiare il solito macello, non pensi ad un modo carino per festeggiare questo giorno?!”
Le guance
del giovane Weasley si tinsero di un rosso vivace, mentre uno sguardo smarrito
compariva sul suo volto pallido, spruzzato di lentiggini. “Ahem,
ma io ed Harry, abbiamo gli allenamenti di Quidditch questo pomeriggio.”
Hermione
sbuffò scocciata, imbronciando le belle labbra rosee e
portando i libri al petto. Scavalcando agilmente la panca di legno, si alzò da
tavola. “Sei uno stupido!”
Harry
inarcò un sopracciglio, seguendo con lo sguardo la figura della sua migliore
amica, finché questa non scomparve dietro l’immenso e pesante portone di
quercia. “Sei senza speranze… amico mio.” E poi la sua
smorfia mutò in una di malcelato disgusto, quando gli occhi verdi incrociarono
qualcuno poco gradito.
Ginevra,
di spalle alla porta, si voltò seguendo la traiettoria del suo sguardo. Non si
stupì poi più di tanto, nell’apprendere che quella reazione Harry l’aveva avuta
alla vista di Draco Malfoy. Aveva appena abbandonato la Sala Grande, con il
solito portamento fiero ed elegante, tallonato da Tiger
e Goyle e con un braccio artigliato dalla presa salda di Pansy Parkinson, immancabile come sempre.
“…schifoso
furetto.” Si lasciò sfuggire Ron, affondando di nuovo il cucchiaio nella tazza
di porridge e riprendendo a mangiare con appetito.
Ginny
aggrottò la fronte. Ormai c’era fin troppo abituata alle reazioni di suo
fratello. “…non si parla con la bocca piena, Ron!” Il fratello era arrossito,
in zone orecchie soprattutto e lei, con soddisfazione, aveva fatto schioccare
la lingua e si era alzata da tavola, diretta nei sotterranei di Hogwarts,
pronta a subire l’ennesima lezione di Pozioni.
Odiava
quel posto.
La sua
Sala Comune era calda ed accogliente e nonostante questo, spesso e volentieri
si era ritrovata a dover utilizzare un plaid. Passava ore interminabili in
poltrona, leggendo e rileggendo libri presi in prestito dalla biblioteca. Amava
leggere. Non come Hermione, che si divertiva a studiare e
ripassare libri didattici o a scarabocchiare temi su temi. No, lei
preferiva la letteratura. Che fosse magica o babbana, straniera o inglese,
classica o contemporanea a lei non importava. Le
piaceva sfogliare pagine di racconti affascinanti, accoccolata vicino al
camino… al caldo. Era un tipo freddoloso, effettivamente.
Sbuffò
chiudendo meglio il mantello sul davanti e trattenendo al seno il volume di
Pozioni. La gonna della divisa, corta per le numerose modifiche apportate, le
lasciava scoperta una buona porzione di gambe, mantenendola nei limiti del
consentito dal regolamento, ma peggiorandole la sensazione di freddo intenso
che già provava. Il maglioncino grigio, ormai liso, proteggeva ben poco assieme
alla leggera camicetta di cotone bianco, stretta al collo della cravatta rosso
oro.
Voci e
risate si andarono spegnendo lungo i corridoi e l’unico suono udibile furono le sue scarpe a mocassino, di un bel nero lucido.
Scostò un paio di ciuffi color sangue dal viso, passandosi la lingua sulle
labbra, inaridite dal freddo, sperando di ammorbidirle. Le
morse piano, sperando che così bruciassero meno.
“Così
uscirà il sangue…” Pronunciò una voce strascicata, poco distante da lei. Alzò
gli occhi dal pavimento di pietra levigata, incrociando una figura alta e
slanciata, nascosta dalla penombra. Stava appoggiato al muro del corridoio, con
le braccia conserte e una gamba ripiegata contro la
parete.
Istintivamente
Ginevra arretrò di qualche passo, puntando gli occhi azzurri sullo studente che
si staccò dalla sua posizione, avanzando verso di lei e lasciandosi illuminare
dalla luce di una torcia, permettendole così di riconoscerlo.
“M-Malfoy…”
Draco
curvò gli angoli delle labbra all’insù. “Weasley…”
“Cosa ci fai qui?! Non avete Incantesimi coi
Grifondoro?!” Domandò irritata. Stava cercando di recuperare quel tanto di
sangue freddo, necessario a non mostrare l’agitazione. Non era prudente
trovarsi da sola con lui.
“…vedo che
sei informata Weasley. Cos’è? Fai da segretaria a Sfregiato?!”
Il tono
con cui aveva pronunciato quella frase non le era
piaciuto affatto. Serrò la mascella e strinse con forza il libro, al petto.
L’avrebbero mai capito che quella per Harry era stata semplicemente una cotta?
Sembrava quasi che a nessuno, fosse mai capitato di prendere una sbandata per
qualcuno e di essersela fatta passare, così come era
arrivata. Inaudito! “Non ti rispondo neppure, Malfoy.”
Draco fece
qualche passo, verso di lei, sorridendole sornione. “E’ un peccato.”
“Cosa? Che non ti risponda a tono,
facendoti notare quanto le tue ‘insinuazioni’ siano
stupide e banali?!” Chiese, ricambiando l’espressione beffarda, con una punta
di nervosismo malcelato nella voce.
“No.” Si
affrettò a rispondere, afferrandole il mento tra due dita e alzandole un po’ il
volto, affinché lo guardasse dritto negli occhi argentei. “…Intendevo dire che è un peccato… che ti torturi a quel modo le labbra.”
Avvenne
tutto in una frazione di secondi. Registrò a malapena il venir meno della presa
sul libro e un attimo dopo, il tomo cadde a terra, con un tonfo sordo. Si trovò
vicina a lui, troppo vicina. Talmente tanto vicina da
sentirne il fiato tiepido e speziato sulla pelle del viso. E poi avvertì un tocco umido e deciso.
La stava
baciando. Le sfiorava le labbra, accarezzandole la bocca con la lingua e
diminuendo il bruciore dovuto alla secchezza. Schiuse le labbra, permettendogli
di approfondire il bacio. In quel momento, tutto intorno a lei svanì.
Avvolta nelle spire del serpente… mi
mangerà…
Quando il biondo Serpeverde si staccò da lei, riaprì gli occhi di
scatto, arrossendo furiosamente e coprendosi la bocca con le mani. “Cosa… perché?!”
“Niente
male… Weasley.” Le bisbigliò in un orecchio, scivolando con due dita sulla
linea del collo e rivolgendole uno sguardo strano. Si allontanò subito dopo,
abbandonandola nel mezzo del corridoio.
Un brivido le percorse la spina dorsale, mozzandole il fiato in
gola.
Cosa ho fatto?!
31 Agosto 1997 - Londra
Così
celati alla vista altrui, mi sentivo al sicuro. Protetta dalle sue braccia.
Avevo il volto schiacciato alla maglia leggera, di un colore nero come la notte
e dal profumo intenso ed avvolgente. Ho sempre trovato il suo odore molto
confortante e familiare. Nessuno, nemmeno mio padre (a cui ero solita rubare la
maglia del pigiama, intrisa della sua colonia, durante le notti di temporale)
mi ha mai trasmesso un calore così particolare. Una sensazione di pace
profonda, con me stessa. Ero così felice, che avrei potuto mettermi a piangere.
Era difficile da spiegare, ma provavo qualcosa di così unico e ‘mio’, che non avrei saputo esprimere a parole.
“Mi sei
m-” Provai a dire, ma un suo bacio mi fece tacere. Sapevo che non amava certe
frasi, da lui definite preconfezionate,
ma avrei voluto comunque fargli sapere che quell’estate, lontana da lui, era stata molto triste e
solitaria. Avevo passato giorni interi lontana dai suoi abbracci ed
incredibilmente mi ero resa conto, di quanto fosse
vero ciò che diceva il detto: “ti accorgi di quello che hai, quando ti viene a
mancare”.
Si staccò
dalle mie labbra e mi accarezzò la guancia con il naso, facendomi il solletico
con i lunghi ciuffi biondi. Continuava a tenermi stretta tra le braccia e fui
ben felice di accoccolarmici
meglio. “Non dirlo. Lo so già.”
Sebbene in parte mi sentissi tarpata, non riuscii a replicare. Mi
ero innamorata di Draco Malfoy così come era, con i
suoi pregi e difetti. E seppure resa cieca da quel
sentimento, mi ero sempre imposta di non perdere di vista, gli aspetti
fondamentali del suo carattere e del nostro rapporto. Draco non era tipo da
romanticismi scontati. Per la verità, nulla era scontato con lui. Preferiva
stupire.
“Non sono
potuto sfuggire ai miei, quest’estate.” Mi spiegò conciso, forse appena dispiaciuto. Pensai che,
quasi certamente, lo fosse molto di più di quanto non volesse dimostrare a
parole. Magari non era così… ma volevo illudermi. In fin dei conti, mi piaceva
anche il suo orgoglio smisurato, per cui non diedi
molto peso alla cosa.
Scossi la testa, facendo ondeggiare i capelli color del sangue e
sorridendogli con tutta la mia comprensione. “Non fa
nulla. Ora sei qui no?!”
In risposta annuì e mi baciò, lasciando scivolare le dita
pallide ed affusolate sotto il tessuto della mia canottiera. Sì, gli ero
mancata anche io. Quella ne era la conferma.
Rabbrividii al contatto con i suoi polpastrelli e mi strinsi ulteriormente al
suo petto, non staccandomi dalle sue labbra. Adoravo il suo modo di baciarmi.
Nel vero senso del termine, intendo. Riusciva ad allontanare qualsiasi pensiero
dalla mia mente, sia che fosse negativo, sia che si trattasse
di uno splendido sogno ad occhi aperti. Quando le sue labbra sfioravano le mie,
venivo come intrappolata in quel contatto e nel suo
sapore intossicante, perdendo completamente il controllo del mio corpo e della
mia mente.
Lo sentii
sospirare contro il mio collo, non appena si fu allontanato dalla mia bocca.
Cercava di recuperare il fiato, come me del resto, tenendomi però stretta al
suo corpo. “…devo andare, Ginevra. Mio padre si è attardato da Sinister, ma non
credo che ci metterà ancora molto. Potrebbe venire a cercarmi…”
Nonostante mi dicessi che non era giusto, gli rivolsi uno sguardo
rattristato e un sorriso che aveva dell’amaro. Non lo
vedevo da poco meno di due mesi e l’idea di doverlo di nuovo lasciare, mi
stringeva il cuore e mi angosciava. “D’accordo…”
La parte
emotiva del mio cervello, mi ricordava che l’avrei rivisto l’indomani mattina a
King’s Cross, ma quella emotiva
la faceva da padrona, ripetendomi che questo, non cambiava assolutamente le
cose. Non avrei potuto neppure avvicinarlo, in mezzo alla massa di studenti.
Sarebbe stato stupido e pericoloso. Nessuno doveva sapere di noi o si sarebbe scatenato un vero e proprio putiferio.
“…ci
vediamo domani.” Mi disse, chinandosi a baciarmi la fronte e lasciando
scivolare via le sue braccia da me.
Annuii
poco convinta e visibilmente dispiaciuta, mentre in me si insidiava
una tristezza senza eguali. Mi mancavano le sue braccia, mi
mancavano da morire. “Ciao.”
Lo guardai
sparire nell’ombra di quei vicoli proibiti e qualche istante dopo, come se
aspettassi di vederlo riemergere dalle tenebre, voltai i tacchi e presi a
correre disperatamente nella direzione opposta, riversandomi nell’affollata
Diagon Alley. Sentivo soffocante, la presenza di tutte quelle persone,
perfettamente inutili al mio stato d’animo. Incrociai mio fratello Ron ed
Harry, fermi di fronte al negozio di scope, presi da
una conversazione piuttosto impegnata, sull’ultimo modello di Firebolt uscito
in commercio.
“Ah sei
qui!” Mi richiamò mio fratello. Gliela leggevo negli occhi la preoccupazione…
peccato che non m’importasse. “Ci hai fatto stare in
pensiero.”
Sorrisi
forzatamente, cercando di nascondere tutto il malcontento che sentivo agitarsi prepotentemente in me. “Scusatemi.”
Non
seppero mai, che quella frase per me aveva più di un significato.
27 Aprile 1997 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
La
domenica, era sempre stato il suo giorno preferito. Riusciva a terminare tutti
i compiti il sabato, cosicché da essere libera di
rintanarsi nella biblioteca o sulla Torre di Astronomia, nascosta dal
porticato, per leggere un libro. Ma la primavera era
finalmente arrivata, intiepidendo le giornate e rendendo i momenti liberi dallo
studio anche più piacevoli. Di sicuro, era molto meglio riuscire a sfogliare un
buon libro, seduta su una roccia, all’ombra di un qualsiasi albero del parco
che circondava il castello.
Il lieve
vociare di un gruppo di ragazzine del primo anno
(Tassorosso), che ridevano e scherzavano poco distanti da lei, la distrasse
momentaneamente dal racconto che stava terminando di leggere. Si era rifiutata
di seguire suo fratello, Hermione ed Harry ad
Hogsmeade, in una delle tante gite organizzate dalla scuola, nei fine settimana
migliori. Aveva avuto dei giorni tremendamente stancanti, in vista dei G.U.F.O.
e l’idea di riuscire ad avere del tempo tutto per lei, senza nessuno
intorno, era veramente troppo allettante.
“Niente giro con il tuo gruppo di patetici amici… Weasley?!”
Ginevra si
ghiacciò. Avrebbe voluto voltarsi e fulminare con lo sguardo il suo
interlocutore, ma l’idea di incrociare quegli occhi, la spaventò.
Voleva capire cosa diamine ci facesse lì Malfoy,
perché per l’ennesima volta, stesse perdendo tempo a rivolgerle la parola e non
qualche insulto. Non era normale. No, non lo era affatto.
“Ho
preferito restare al castello per riposare. Qualche problema,
Malfoy?!” Domandò acida, riportando la sua attenzione sul libro che aveva
appoggiato alle ginocchia.
Draco si
accomodò sull’erba, dandole le spalle, con la schiena contro l’albero.
“…forse.”
“Forse…”
Cosa diavolo era quella sensazione all’altezza dello stomaco?
Quante volte aveva bisticciato con lui in pieno corridoio, difendendosi dalle
battute velenose ed offensive, di fronte a mezza o anche tutta la scolaresca!?
Non era certo la prima volta che le rivolgeva la parola. Allora… cos’era? Cosa le prendeva improvvisamente? Perché
non era poi tanto sicura che si trattasse di fastidio…?
“E che
problema avresti, Malfoy… sentiamo.” Allungò una mano,
con fare indifferente, verso un fiorellino di campo. Giallo, piccolo,
splendente come un raggio di sole. Lo staccò, rigirandolo tra le dita e
prendendo a fissarlo con noncuranza. Attendeva una risposta che, sì,
probabilmente non sarebbe mai arrivata.
“Sei tu il
mio problema, Weasley.”
O forse no.
Appoggiò
le mani sull’erba fresca, sporgendosi dal suo lato di tronco e guardandolo con
la fronte aggrottata. Aveva l’espressione di una che ha appena sentito sparare
una grande cavolata e in quel momento si domandava se
fosse totalmente ammattito.
“Io?! E perché mai?!”
Si ritrovò
il viso appuntito e regolare, nonché pallido fino
all’inverosimile, del biondino, a meno di una spanna dal suo. Poteva
distinguere il profumo pungente del suo dopobarba e chiuse gli occhi, per
qualche istante, respirandolo a pieni polmoni. Rilasciò il fiato e li riaprì,
trovandoselo davvero troppo vicino.
“…perché mi piaci, Weasley.” Le soffiò contro la pelle, con
tono serio e composto, sfiorandole appena le labbra. “Mi piaci parecchio.”
Lo vide
piegare una gamba e allungare il corpo verso di lei. Le venne istintivo tendere
la schiena, accostando la bocca alla sua e lasciandosi baciare. Non pensò a Ron
e agli altri, a ciò che avrebbero potuto pensare se fossero tornati in quell’istante e li avessero trovati in quella situazione.
Era quasi certa che Malfoy non sarebbe vissuto tanto a lungo da poterlo
raccontare e qualcosa le diceva, che lei avrebbe
subito la stessa sorte. Se le fosse andata meglio,
avrebbe passato il resto della sua vita, segregata in camera.
Eppure tutto ciò non le importava. C’erano solo
lei e Draco. Il bacio che si prolungava, passando da un lieve tocco a
fior di labbra, a un contatto profondo e travolgente.
Un brivido di eccitazione e benessere le attraversò il
corpo, scuotendola.
…sì, si
stava cacciando in un vero e proprio guaio.
Ma mai guaio fu più bello ed appassionante.
1 Settembre 1997 - Londra, Stazione di King’s Cross
“Muoviti Gin!”
Ron, con tutta la sua
tristemente nota delicatezza, mi esortava a correre più veloce. L’orologio
appeso al muro della stazione di King’s Cross,
segnava le 10.50 e se non ci fossimo sbrigati, l’Espresso scarlatto sarebbe partito senza di noi. Temevo di perdere il baule e
la gabbietta contenente il gufetto che mi era stato regalato da Fred e George, ondeggiavano un po’ troppo
su quel vecchio carrello di ferro arrugginito. Non seppi neppure come, ma
riuscii a salire sulla carrozza scelta da mio fratello. Harry e Neville erano stati così gentili da aiutarmi con i bagagli, a
differenza di qualcun altro.
“…ragazzi, venite qui! Ho trovato uno scompartimento vuoto.” Hermione,
brillante come al solito, era riuscita a trovare un
posto tranquillo, perfetto per il nostro gruppo ormai allargato. Dopo la
vicenda del quinto anno, al Ministero, e dell’ES guidato da Harry, il trio di
una volta aveva fatto spazio anche a me, a Neville e a Luna. Per tutti,
d’altronde, in un periodo come quello che stavamo attraversando, era
confortante sapere che c’era qualcuno su cui poter sempre contare.
Personalmente, per mia fortuna, sapevo di possedere una persona speciale in
più, rispetto agli altri occupanti della cabina del treno.
Il mio sguardo dovette
incupirsi, perché l’occhiata che mi rivolse Luna non fu delle
migliori. Aveva persino perso l’aria stralunata e trascurato la copia
del Cavillo che aveva tra le mani, al contrario come al
solito. “Gin… che ti prende?!”
Scossi la testa,
sforzandomi di apparire il più normale possibile. Avrei
dovuto stare più attenta, mi ripetei mentalmente, o avrebbero finito con
l’accorgersi che la mia era solo una squallida maschera di apparenza. “Va tutto bene… ho solo fatto troppa fatica con quel
carrello. Sono un po’ stanca.”
La
porta dello scompartimento, però, scorse con un fruscio, interrompendo la mia
giustificazione. D’istinto chiusi gli occhi, trattenendo il
respiro. “Bene bene bene,
guarda un po’ chi abbiamo qui. Sfregiato, Mezzosangue,
Lenticchia… e persino la Lunatica con l’Impiastro-Paciock!”
Non mi ci volle di certo molto a riconoscere la sua voce, così diversa da
quella che usava con me. Non mancai di notare che, a differenza del solito, non
mi aveva chiamata “babbanofila” o “pezzente” anzi, per essere precisi, non mi
aveva neppure nominata. Come se
fossi di vetro trasparente.
Sentii Ron alzarsi in
piedi, trattenuto da Harry ed Hermione. Vidi Neville appiattirsi contro lo
schienale del sedile, e Luna riprendere la lettura del suo giornale strambo,
come se nulla fosse. Fu più forte di me e alla fine alzai gli occhi verso di
lui.
Cercai di non
arrossire, quando il mio sguardo incrociò le sue iridi argentate e
probabilmente ci riuscii anche. Draco mi squadrò appena un attimo, con una stana luce negli occhi, prima di riportare la sua attenzione
sui miei amici e rivolgere loro un ghigno malefico dei suoi.
“…vai fuori dai piedi, schifoso furetto!”
Il primo istinto, come era ovvio, fu di alzarmi e schiaffeggiare mio fratello
per quelle parole così dure. Sapevo che Draco era abituato a sentirsi chiamare
a quel modo ed ero conscia del fatto che in passato, anche io avevo utilizzato
termini non propriamente felici, nei suoi riguardi. Sì, lo sapevo, ma faceva
male lo stesso. Avrei voluto proteggerlo dal veleno della mia famiglia e
nonostante questo, sapevo che la prima da proteggere ero proprio io. Abbassai
lo sguardo sui miei piedi e attesi che finissero di
bisticciare.
Draco se ne andò con un fruscio del mantello e solo allora, mi decisi
ad alzare la testa, osservando le varie reazioni. Harry e Ron erano
visibilmente soddisfatti del loro ‘lavoro’. Hermione aveva rituffato la testa in un libro dalle dimensioni
esagerate, mentre Neville cercava di capire come riuscisse Luna, a leggere il
suo giornale capovolto.
“…torno subito.”
Ron interruppe lo
scambio di congratulazioni con Harry e mi rivolse un’occhiata apprensiva. “Dove vai?!”
Sbottai. Ci provai
davvero a prendere un forte respiro e a contare fino a
dieci, per impedire al nervoso di prendere il sopravvento, ma mi andò male.
Serrai i pugni lungo i fianchi e lo guardai di sbieco. “Al bagno Ron! Pensi che
possa andarci da sola… o preferisci che mi faccia accompagnare da qualcuno?!”
Mi stupii di vedere la
reazione di mio fratello. Mi fissava con gli occhi sgranati, così come Harry
che aveva alzato entrambe le sopracciglia e il resto dello scompartimento,
improvvisamente interessato a me, piuttosto che ognuno ai fatti propri.
Uscii sbattendo la
porta e camminai pochissimo. Raggiunsi il primo finestrino abbastanza lontano
da loro e appoggiai la fronte al vetro freddo. Fu solo dopo qualche minuto che
la rabbia scemò e mi accorsi nel riflesso che, dietro di me, c’era qualcuno.
“Che ci fai qui?!” Domandai stancamente, lasciandomi sfuggire un sospiro frustrato.
“…ti ho sentita urlare.”
Chiusi gli occhi e
curvai le labbra in un sorriso aspro. “Succede sempre con quel testone di Ron,
dovresti saperlo.”
Puntai lo sguardo,
nuovamente aperto, nel riverbero del finestrino. Draco mi scrutava con
minuziosa attenzione, in religioso silenzio. “La smetteranno mai di trattarti
come una bambina?... Nelle loro mani mi sembri una
bambola di porcellana, pronta a frantumarsi da un momento all’altro.”
Era vero. Dio solo
sapeva quanto aveva ragione. Mi sentivo esattamente così, quando ero circondata
da loro. Fragile, indifesa, una sciocca statuina di cristallo, troppo delicata
per qualsiasi cosa, sempre pronta ad essere difesa a spada tratta dal fratello
maggiore di turno o dal principe azzurro di cui non le importava più nulla.
“…credo il giorno in cui morirò.”
Mi accarezzò il collo,
con la punta delle dita fresche, facendomi rabbrividire. “Tu non hai vetro
nelle vene Ginevra… hai lava incandescente, pronta a bruciare tutto ciò che
incontra sul suo cammino.”
Un gemito sommesso mi
scivolò dalle labbra, socchiuse. “…Draco…”
“Fatti rispettare… fai che apprezzino il tuo vero io.”
Se ne
andò, depositandomi un bacio sulla nuca e allontanandosi accompagnato
dallo strofinio del mantello scolastico. Mi accorsi solo in quell’istante,
dell’enorme differenza che intercorreva tra la persona che aveva lasciato gli
amici qualche metro più indietro e quella che aveva ascoltato le sue parole. In
me coesistevano due Ginevra. L’eterna bambina e la donna.
TBC
Note dell’autrice:
secondo capitolo di questa storiella senza pretese. Non so dirvi
esattamente, quanti capitoli saranno. So che scrivere questa storia mi è
piaciuto e che, pur pensando di averla conclusa, sto
continuando ad apportare qualche modifica, ragion per cui non c’è nulla di
definitivo. Tutto questo, mentre lavoro al capitolo de “Il Morso del Serpente”.
Prometto che prima di Natale o al massimo tra Natale e Capodanno, avrete il
nuovo capitolo. Promesso promesso.
Passo a
ringraziare chi ha letto “L’Ultimo Bacio” e mi ha lasciato
un commentino (ma anche chi l’ha letta, apprezzata e non commentata ^^)
Sky88: so che
spesso, lo ammetto, non sono “umana” per come termino i miei capitoli, ma
ritengo che la prima dote di uno scrittore (in erba o navigato che sia) debba
essere proprio la capacità di creare et lasciare
suspense. Altrimenti che gusto c’è?
DarkPhoenix: sono felice che ti piaccia la
mia storia, sebbene Draco e Ginny non siano esattamente la tua coppia preferita
=) Spero di non averti delusa col secondo capitolo.
Tink: bene, niente detenzione ad
Azkaban, ti sei salvata =P Scherzo! Comunque questa
storia, non si svolgerà solo ed esclusivamente entro il periodo di Hogwarts,
tieni conto che gli episodi inerenti al momento scolastico, risalgono al sesto
anno di Ginny e settimo di Draco, di conseguenza… perlomeno il biondino la
scuola l’ha quasi finita =D Soddisfatta del nuovo capitolo?
Patty: ti ringrazio infinitamente
per i complimenti alla storia. Ripeto che è una ficcina
senza troppe pretese, nata da un’idea malsana, alimentata da un’altrettanto
malsana testa di Lady =I però sapere che è piaciuta, mi rende… felice ^^
MaryAngel: per sapere cosa non deve più accadere, dovrai
aspettare ancora un pochino. Per il resto… via via il
puzzle andrà completandosi, ovviamente, e ti farà capire del perché Ron ha
acquisito tutta questa maturità… Ti assicuro che quando ho dovuto scrivere la
scena di Ron, che tranquillizzava la figlia Grifondoro, su una storia con un
Serpeverde, stavo per mettermi a ridere e tremare da sola XD
Stellina: sì, l’hai
già detto, ma io non posso anticipare nulla, oppure chi non ama gli spoiler mi
ucciderà =P Sono felice che anche questa mia nuova storia ti sia piaciuta e
spero che continuerai a seguirla e a dirmi cosa ne pensi. Per quanto riguarda
Ron… ti svelo solo che non è stato colpito da un meteorite e che la sua
maturità non è dovuta solo alla ‘crescita’
mentale =)
Marcycas – The
Lady of Darkness: Marcycas! No ferma! Molla Lady…!! Ammetto che effettivamente, *cough*
parte dell’idea è stata sua, ma la responsabilità è tutta mia (Luna parla
mentre prepara le valigie). Ebbene sì, tutto quello che troverai
scritto, era già stato deciso prima di parlare con Lady, e solo dopo,
modificato di poco grazie al suo aiuto. Ma proprio poco (Luna indossa armatura
e prende valigia.) Ora, non vorrei perdere l’aereo che mi porterà nella vita
dedita all’anonimato ^_^ quindi ti lascio =* (Luna avvisa che d’ora in poi, se
le minacce fioccheranno, pubblicherà con uno pseudonimo… in modo da preservare
la sua vita)
Oryenh: ti salvi su questa storia
perché era già quasi finita… altrimenti, la minaccia
dello sciopero pende ancora sulla tua testa è_é Soprattutto dopo l’ultimo
capitolo (che corro a recensire) sul quale ho qualche perplessità… ma Harry è
tornato sì o no? Cioè… Arienh
parla con Harry O_O quindi non è sparito… o sulle
scale era un fantasma?! *_* Buh
Feddy_chan: quei due tizi nella foto sono
Brian Kinney e Justin Taylor di Queer as Folk =) Ti ringrazio per i complimenti e abbasso truzzolandia! \o/
Erda: oh ma ciao! No, tranquilla…
Il Morso del Serpente risorgerà dalle ceneri. L’ultimo (non ultimo) capitolo è
quasi pronto, ma purtroppo come ben sai, questi periodi sono pazzeschi, quindi
mi serve taaaanta pazienza e buona volontà =)
Ryta Holmes:
rimbambita =P mi posti due recensioni!!! Non si fa!! E
lascia stare Lady o la storia non la continuo…
chiaro?! >.< [Lady ringrazia commossa…!] Vedi di sbrigarti con i tuoi
aggiornamenti, altrimenti vedrai che bel regalo di Natale *affiling
katana*
Lynn Wolf: la tua
recensione a voce, è stata sufficiente ^^ Sono contenta che ti piaccia la
storia… ma stavolta recensisci >.< ‘naggia!!!! Vado a leggermi A Slytherin’s
Tale… =P
Luna
Malfoy