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Autore: Luna Malfoy    23/12/2004    10 recensioni
Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove… [Carmen Consoli]
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo bacio

 “Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”

--- Carmen Consoli ---

 

8 Marzo 1997 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

“Ti dico che è un’usanza babbana, Ron.” Ripetè Hermione con voce rotta, per la seconda volta. “E’ stato un gesto carino, ok, ma nulla di più.

Una Granger quasi diciassettenne, sedeva su una delle panche che attorniavano il tavolo dei Grifondoro, nella Sala Grande. Tra le mani, stringeva un rametto di mimosa gialla, compiacendosi del pensiero gentile che Dean Thomas, aveva avuto nei confronti delle amiche più care. Persino Ginevra, con cui aveva chiuso una relazione l’anno precedente, aveva ricevuto il suo dono, essendo rimasta in ottimi rapporti amichevoli. Ron, però, sembrava non averla presa affatto bene. Ignaro dell’usanza secondo la quale, in quel giorno, si è soliti festeggiare ‘la donna’, si era accanito contro il povero ragazzo e la sua migliore amica, senza una ragione evidente.

“…ma perché anche a te?!” Aveva domandato con eccessiva enfasi e un’espressione serafica. Non si era neppure reso conto che, da un certo punto di vista, le sue parole avrebbero potuto offendere o ferire la compagna.

La mora infatti, aveva scacciato con la mano un ciuffo di capelli dai riflessi del miele e lo aveva guardato torva. Sembrava una pentola a pressione, pronta ad esplodere da un momento all’altro. “Ronald Weasley, collega il cervello prima di parlare! Cosa significa?! Non sono forse anche io una donna?!”

Ron deglutì il vuoto, passandosi un dito nel colletto della maglia color prugna. “Ma sì, ma sì! Certo che sei una donna però…”

Ginevra, temendo il peggio dalla boccaccia del fratello maggiore, pose un time out. “Fratellino, davvero, io direi che è il caso che tu la smetta. Lo riprese, mostrando i denti bianchissimi con un sorriso furbo e scatenando una risata di Harry, rimasto in silenzio ad osservare l’ennesimo battibecco tra i due amici. “…Dean non ha commesso alcun reato. Piuttosto, perché invece di far scoppiare il solito macello, non pensi ad un modo carino per festeggiare questo giorno?!”

Le guance del giovane Weasley si tinsero di un rosso vivace, mentre uno sguardo smarrito compariva sul suo volto pallido, spruzzato di lentiggini. “Ahem, ma io ed Harry, abbiamo gli allenamenti di Quidditch questo pomeriggio.

Hermione sbuffò scocciata, imbronciando le belle labbra rosee e portando i libri al petto. Scavalcando agilmente la panca di legno, si alzò da tavola. “Sei uno stupido!”

Harry inarcò un sopracciglio, seguendo con lo sguardo la figura della sua migliore amica, finché questa non scomparve dietro l’immenso e pesante portone di quercia. “Sei senza speranze… amico mio.” E poi la sua smorfia mutò in una di malcelato disgusto, quando gli occhi verdi incrociarono qualcuno poco gradito.

Ginevra, di spalle alla porta, si voltò seguendo la traiettoria del suo sguardo. Non si stupì poi più di tanto, nell’apprendere che quella reazione Harry l’aveva avuta alla vista di Draco Malfoy. Aveva appena abbandonato la Sala Grande, con il solito portamento fiero ed elegante, tallonato da Tiger e Goyle e con un braccio artigliato dalla presa salda di Pansy Parkinson, immancabile come sempre.

“…schifoso furetto.” Si lasciò sfuggire Ron, affondando di nuovo il cucchiaio nella tazza di porridge e riprendendo a mangiare con appetito.

Ginny aggrottò la fronte. Ormai c’era fin troppo abituata alle reazioni di suo fratello. “…non si parla con la bocca piena, Ron!” Il fratello era arrossito, in zone orecchie soprattutto e lei, con soddisfazione, aveva fatto schioccare la lingua e si era alzata da tavola, diretta nei sotterranei di Hogwarts, pronta a subire l’ennesima lezione di Pozioni.

Odiava quel posto.

La sua Sala Comune era calda ed accogliente e nonostante questo, spesso e volentieri si era ritrovata a dover utilizzare un plaid. Passava ore interminabili in poltrona, leggendo e rileggendo libri presi in prestito dalla biblioteca. Amava leggere. Non come Hermione, che si divertiva a studiare e ripassare libri didattici o a scarabocchiare temi su temi. No, lei preferiva la letteratura. Che fosse magica o babbana, straniera o inglese, classica o contemporanea a lei non importava. Le piaceva sfogliare pagine di racconti affascinanti, accoccolata vicino al camino… al caldo. Era un tipo freddoloso, effettivamente.

Sbuffò chiudendo meglio il mantello sul davanti e trattenendo al seno il volume di Pozioni. La gonna della divisa, corta per le numerose modifiche apportate, le lasciava scoperta una buona porzione di gambe, mantenendola nei limiti del consentito dal regolamento, ma peggiorandole la sensazione di freddo intenso che già provava. Il maglioncino grigio, ormai liso, proteggeva ben poco assieme alla leggera camicetta di cotone bianco, stretta al collo della cravatta rosso oro.

Voci e risate si andarono spegnendo lungo i corridoi e l’unico suono udibile furono le sue scarpe a mocassino, di un bel nero lucido. Scostò un paio di ciuffi color sangue dal viso, passandosi la lingua sulle labbra, inaridite dal freddo, sperando di ammorbidirle. Le morse piano, sperando che così bruciassero meno.

“Così uscirà il sangue…” Pronunciò una voce strascicata, poco distante da lei. Alzò gli occhi dal pavimento di pietra levigata, incrociando una figura alta e slanciata, nascosta dalla penombra. Stava appoggiato al muro del corridoio, con le braccia conserte e una gamba ripiegata contro la parete.

Istintivamente Ginevra arretrò di qualche passo, puntando gli occhi azzurri sullo studente che si staccò dalla sua posizione, avanzando verso di lei e lasciandosi illuminare dalla luce di una torcia, permettendole così di riconoscerlo.

“M-Malfoy…”

Draco curvò gli angoli delle labbra all’insù. “Weasley…”

Cosa ci fai qui?! Non avete Incantesimi coi Grifondoro?!” Domandò irritata. Stava cercando di recuperare quel tanto di sangue freddo, necessario a non mostrare l’agitazione. Non era prudente trovarsi da sola con lui.

“…vedo che sei informata Weasley. Cos’è? Fai da segretaria a Sfregiato?!”

Il tono con cui aveva pronunciato quella frase non le era piaciuto affatto. Serrò la mascella e strinse con forza il libro, al petto. L’avrebbero mai capito che quella per Harry era stata semplicemente una cotta? Sembrava quasi che a nessuno, fosse mai capitato di prendere una sbandata per qualcuno e di essersela fatta passare, così come era arrivata. Inaudito! “Non ti rispondo neppure, Malfoy.”

Draco fece qualche passo, verso di lei, sorridendole sornione. “E’ un peccato.”

Cosa? Che non ti risponda a tono, facendoti notare quanto le tue ‘insinuazioni’ siano stupide e banali?!” Chiese, ricambiando l’espressione beffarda, con una punta di nervosismo malcelato nella voce.

“No.” Si affrettò a rispondere, afferrandole il mento tra due dita e alzandole un po’ il volto, affinché lo guardasse dritto negli occhi argentei. “…Intendevo dire che è un peccato… che ti torturi a quel modo le labbra.”

Avvenne tutto in una frazione di secondi. Registrò a malapena il venir meno della presa sul libro e un attimo dopo, il tomo cadde a terra, con un tonfo sordo. Si trovò vicina a lui, troppo vicina. Talmente tanto vicina da sentirne il fiato tiepido e speziato sulla pelle del viso. E poi avvertì un tocco umido e deciso.

La stava baciando. Le sfiorava le labbra, accarezzandole la bocca con la lingua e diminuendo il bruciore dovuto alla secchezza. Schiuse le labbra, permettendogli di approfondire il bacio. In quel momento, tutto intorno a lei svanì.

Avvolta nelle spire del serpente… mi mangerà…

Quando il biondo Serpeverde si staccò da lei, riaprì gli occhi di scatto, arrossendo furiosamente e coprendosi la bocca con le mani. “Cosa… perché?!”

“Niente male… Weasley.” Le bisbigliò in un orecchio, scivolando con due dita sulla linea del collo e rivolgendole uno sguardo strano. Si allontanò subito dopo, abbandonandola nel mezzo del corridoio.

Un brivido le percorse la spina dorsale, mozzandole il fiato in gola.

Cosa ho fatto?!

 

31 Agosto 1997 - Londra  

Così celati alla vista altrui, mi sentivo al sicuro. Protetta dalle sue braccia. Avevo il volto schiacciato alla maglia leggera, di un colore nero come la notte e dal profumo intenso ed avvolgente. Ho sempre trovato il suo odore molto confortante e familiare. Nessuno, nemmeno mio padre (a cui ero solita rubare la maglia del pigiama, intrisa della sua colonia, durante le notti di temporale) mi ha mai trasmesso un calore così particolare. Una sensazione di pace profonda, con me stessa. Ero così felice, che avrei potuto mettermi a piangere. Era difficile da spiegare, ma provavo qualcosa di così unico e ‘mio’, che non avrei saputo esprimere a parole.

“Mi sei m-” Provai a dire, ma un suo bacio mi fece tacere. Sapevo che non amava certe frasi, da lui definite preconfezionate, ma avrei voluto comunque fargli sapere che quell’estate, lontana da lui, era stata molto triste e solitaria. Avevo passato giorni interi lontana dai suoi abbracci ed incredibilmente mi ero resa conto, di quanto fosse vero ciò che diceva il detto: “ti accorgi di quello che hai, quando ti viene a mancare”.

Si staccò dalle mie labbra e mi accarezzò la guancia con il naso, facendomi il solletico con i lunghi ciuffi biondi. Continuava a tenermi stretta tra le braccia e fui ben felice di accoccolarmici meglio. “Non dirlo. Lo so già.”

Sebbene in parte mi sentissi tarpata, non riuscii a replicare. Mi ero innamorata di Draco Malfoy così come era, con i suoi pregi e difetti. E seppure resa cieca da quel sentimento, mi ero sempre imposta di non perdere di vista, gli aspetti fondamentali del suo carattere e del nostro rapporto. Draco non era tipo da romanticismi scontati. Per la verità, nulla era scontato con lui. Preferiva stupire.

“Non sono potuto sfuggire ai miei, quest’estate. Mi spiegò conciso, forse appena dispiaciuto. Pensai che, quasi certamente, lo fosse molto di più di quanto non volesse dimostrare a parole. Magari non era così… ma volevo illudermi. In fin dei conti, mi piaceva anche il suo orgoglio smisurato, per cui non diedi molto peso alla cosa.

Scossi la testa, facendo ondeggiare i capelli color del sangue e sorridendogli con tutta la mia comprensione. “Non fa nulla. Ora sei qui no?!”

In risposta annuì e mi baciò, lasciando scivolare le dita pallide ed affusolate sotto il tessuto della mia canottiera. Sì, gli ero mancata anche io. Quella ne era la conferma. Rabbrividii al contatto con i suoi polpastrelli e mi strinsi ulteriormente al suo petto, non staccandomi dalle sue labbra. Adoravo il suo modo di baciarmi. Nel vero senso del termine, intendo. Riusciva ad allontanare qualsiasi pensiero dalla mia mente, sia che fosse negativo, sia che si trattasse di uno splendido sogno ad occhi aperti. Quando le sue labbra sfioravano le mie, venivo come intrappolata in quel contatto e nel suo sapore intossicante, perdendo completamente il controllo del mio corpo e della mia mente.

Lo sentii sospirare contro il mio collo, non appena si fu allontanato dalla mia bocca. Cercava di recuperare il fiato, come me del resto, tenendomi però stretta al suo corpo. “…devo andare, Ginevra. Mio padre si è attardato da Sinister, ma non credo che ci metterà ancora molto. Potrebbe venire a cercarmi…”

Nonostante mi dicessi che non era giusto, gli rivolsi uno sguardo rattristato e un sorriso che aveva dell’amaro. Non lo vedevo da poco meno di due mesi e l’idea di doverlo di nuovo lasciare, mi stringeva il cuore e mi angosciava. “D’accordo…”

La parte emotiva del mio cervello, mi ricordava che l’avrei rivisto l’indomani mattina a King’s Cross, ma quella emotiva la faceva da padrona, ripetendomi che questo, non cambiava assolutamente le cose. Non avrei potuto neppure avvicinarlo, in mezzo alla massa di studenti. Sarebbe stato stupido e pericoloso. Nessuno doveva sapere di noi o si sarebbe scatenato un vero e proprio putiferio.

“…ci vediamo domani.” Mi disse, chinandosi a baciarmi la fronte e lasciando scivolare via le sue braccia da me.

Annuii poco convinta e visibilmente dispiaciuta, mentre in me si insidiava una tristezza senza eguali. Mi mancavano le sue braccia, mi mancavano da morire. “Ciao.”

Lo guardai sparire nell’ombra di quei vicoli proibiti e qualche istante dopo, come se aspettassi di vederlo riemergere dalle tenebre, voltai i tacchi e presi a correre disperatamente nella direzione opposta, riversandomi nell’affollata Diagon Alley. Sentivo soffocante, la presenza di tutte quelle persone, perfettamente inutili al mio stato d’animo. Incrociai mio fratello Ron ed Harry, fermi di fronte al negozio di scope, presi da una conversazione piuttosto impegnata, sull’ultimo modello di Firebolt uscito in commercio.

“Ah sei qui!” Mi richiamò mio fratello. Gliela leggevo negli occhi la preoccupazione… peccato che non m’importasse. “Ci hai fatto stare in pensiero.”

Sorrisi forzatamente, cercando di nascondere tutto il malcontento che sentivo agitarsi prepotentemente in me. “Scusatemi.”

Non seppero mai, che quella frase per me aveva più di un significato.

 

27 Aprile 1997 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

La domenica, era sempre stato il suo giorno preferito. Riusciva a terminare tutti i compiti il sabato, cosicché da essere libera di rintanarsi nella biblioteca o sulla Torre di Astronomia, nascosta dal porticato, per leggere un libro. Ma la primavera era finalmente arrivata, intiepidendo le giornate e rendendo i momenti liberi dallo studio anche più piacevoli. Di sicuro, era molto meglio riuscire a sfogliare un buon libro, seduta su una roccia, all’ombra di un qualsiasi albero del parco che circondava il castello.

Il lieve vociare di un gruppo di ragazzine del primo anno (Tassorosso), che ridevano e scherzavano poco distanti da lei, la distrasse momentaneamente dal racconto che stava terminando di leggere. Si era rifiutata di seguire suo fratello, Hermione ed Harry ad Hogsmeade, in una delle tante gite organizzate dalla scuola, nei fine settimana migliori. Aveva avuto dei giorni tremendamente stancanti, in vista dei G.U.F.O. e l’idea di riuscire ad avere del tempo tutto per lei, senza nessuno intorno, era veramente troppo allettante.

“Niente giro con il tuo gruppo di patetici amici… Weasley?!”

Ginevra si ghiacciò. Avrebbe voluto voltarsi e fulminare con lo sguardo il suo interlocutore, ma l’idea di incrociare quegli occhi, la spaventò. Voleva capire cosa diamine ci facesse lì Malfoy, perché per l’ennesima volta, stesse perdendo tempo a rivolgerle la parola e non qualche insulto. Non era normale. No, non lo era affatto.

“Ho preferito restare al castello per riposare. Qualche problema, Malfoy?!” Domandò acida, riportando la sua attenzione sul libro che aveva appoggiato alle ginocchia.

Draco si accomodò sull’erba, dandole le spalle, con la schiena contro l’albero. “…forse.”

“Forse…”

Cosa diavolo era quella sensazione all’altezza dello stomaco? Quante volte aveva bisticciato con lui in pieno corridoio, difendendosi dalle battute velenose ed offensive, di fronte a mezza o anche tutta la scolaresca!? Non era certo la prima volta che le rivolgeva la parola. Allora… cos’era? Cosa le prendeva improvvisamente? Perché non era poi tanto sicura che si trattasse di fastidio…?

“E che problema avresti, Malfoy… sentiamo.” Allungò una mano, con fare indifferente, verso un fiorellino di campo. Giallo, piccolo, splendente come un raggio di sole. Lo staccò, rigirandolo tra le dita e prendendo a fissarlo con noncuranza. Attendeva una risposta che, sì, probabilmente non sarebbe mai arrivata.

“Sei tu il mio problema, Weasley.”

O forse no.

Appoggiò le mani sull’erba fresca, sporgendosi dal suo lato di tronco e guardandolo con la fronte aggrottata. Aveva l’espressione di una che ha appena sentito sparare una grande cavolata e in quel momento si domandava se fosse totalmente ammattito.

“Io?! E perché mai?!”

Si ritrovò il viso appuntito e regolare, nonché pallido fino all’inverosimile, del biondino, a meno di una spanna dal suo. Poteva distinguere il profumo pungente del suo dopobarba e chiuse gli occhi, per qualche istante, respirandolo a pieni polmoni. Rilasciò il fiato e li riaprì, trovandoselo davvero troppo vicino.

“…perché mi piaci, Weasley.” Le soffiò contro la pelle, con tono serio e composto, sfiorandole appena le labbra. “Mi piaci parecchio.”

Lo vide piegare una gamba e allungare il corpo verso di lei. Le venne istintivo tendere la schiena, accostando la bocca alla sua e lasciandosi baciare. Non pensò a Ron e agli altri, a ciò che avrebbero potuto pensare se fossero tornati in quell’istante e li avessero trovati in quella situazione. Era quasi certa che Malfoy non sarebbe vissuto tanto a lungo da poterlo raccontare e qualcosa le diceva, che lei avrebbe subito la stessa sorte. Se le fosse andata meglio, avrebbe passato il resto della sua vita, segregata in camera.

Eppure tutto ciò non le importava. C’erano solo lei e Draco. Il bacio che si prolungava, passando da un lieve tocco a fior di labbra, a un contatto profondo e travolgente. Un brivido di eccitazione e benessere le attraversò il corpo, scuotendola.

…sì, si stava cacciando in un vero e proprio guaio.

Ma mai guaio fu più bello ed appassionante.

 

1 Settembre 1997 - Londra, Stazione di King’s Cross

“Muoviti Gin!”

Ron, con tutta la sua tristemente nota delicatezza, mi esortava a correre più veloce. L’orologio appeso al muro della stazione di King’s Cross, segnava le 10.50 e se non ci fossimo sbrigati, l’Espresso scarlatto sarebbe partito senza di noi. Temevo di perdere il baule e la gabbietta contenente il gufetto che mi era stato regalato da Fred e George, ondeggiavano un po’ troppo su quel vecchio carrello di ferro arrugginito. Non seppi neppure come, ma riuscii a salire sulla carrozza scelta da mio fratello. Harry e Neville erano stati così gentili da aiutarmi con i bagagli, a differenza di qualcun altro.

“…ragazzi, venite qui! Ho trovato uno scompartimento vuoto.” Hermione, brillante come al solito, era riuscita a trovare un posto tranquillo, perfetto per il nostro gruppo ormai allargato. Dopo la vicenda del quinto anno, al Ministero, e dell’ES guidato da Harry, il trio di una volta aveva fatto spazio anche a me, a Neville e a Luna. Per tutti, d’altronde, in un periodo come quello che stavamo attraversando, era confortante sapere che c’era qualcuno su cui poter sempre contare. Personalmente, per mia fortuna, sapevo di possedere una persona speciale in più, rispetto agli altri occupanti della cabina del treno.

Il mio sguardo dovette incupirsi, perché l’occhiata che mi rivolse Luna non fu delle migliori. Aveva persino perso l’aria stralunata e trascurato la copia del Cavillo che aveva tra le mani, al contrario come al solito. “Gin… che ti prende?!”

Scossi la testa, sforzandomi di apparire il più normale possibile. Avrei dovuto stare più attenta, mi ripetei mentalmente, o avrebbero finito con l’accorgersi che la mia era solo una squallida maschera di apparenza. “Va tutto bene… ho solo fatto troppa fatica con quel carrello. Sono un po’ stanca.”

La porta dello scompartimento, però, scorse con un fruscio, interrompendo la mia giustificazione. D’istinto chiusi gli occhi, trattenendo il respiro. “Bene bene bene, guarda un po’ chi abbiamo qui. Sfregiato, Mezzosangue, Lenticchia… e persino la Lunatica con l’Impiastro-Paciock!” Non mi ci volle di certo molto a riconoscere la sua voce, così diversa da quella che usava con me. Non mancai di notare che, a differenza del solito, non mi aveva chiamata “babbanofila” o “pezzente” anzi, per essere precisi, non mi aveva neppure nominata. Come se fossi di vetro trasparente.

Sentii Ron alzarsi in piedi, trattenuto da Harry ed Hermione. Vidi Neville appiattirsi contro lo schienale del sedile, e Luna riprendere la lettura del suo giornale strambo, come se nulla fosse. Fu più forte di me e alla fine alzai gli occhi verso di lui.

Cercai di non arrossire, quando il mio sguardo incrociò le sue iridi argentate e probabilmente ci riuscii anche. Draco mi squadrò appena un attimo, con una stana luce negli occhi, prima di riportare la sua attenzione sui miei amici e rivolgere loro un ghigno malefico dei suoi.

“…vai fuori dai piedi, schifoso furetto!”

Il primo istinto, come era ovvio, fu di alzarmi e schiaffeggiare mio fratello per quelle parole così dure. Sapevo che Draco era abituato a sentirsi chiamare a quel modo ed ero conscia del fatto che in passato, anche io avevo utilizzato termini non propriamente felici, nei suoi riguardi. Sì, lo sapevo, ma faceva male lo stesso. Avrei voluto proteggerlo dal veleno della mia famiglia e nonostante questo, sapevo che la prima da proteggere ero proprio io. Abbassai lo sguardo sui miei piedi e attesi che finissero di bisticciare.

Draco se ne andò con un fruscio del mantello e solo allora, mi decisi ad alzare la testa, osservando le varie reazioni. Harry e Ron erano visibilmente soddisfatti del loro ‘lavoro’. Hermione aveva rituffato la testa in un libro dalle dimensioni esagerate, mentre Neville cercava di capire come riuscisse Luna, a leggere il suo giornale capovolto.

“…torno subito.”

Ron interruppe lo scambio di congratulazioni con Harry e mi rivolse un’occhiata apprensiva. “Dove vai?!”

Sbottai. Ci provai davvero a prendere un forte respiro e a contare fino a dieci, per impedire al nervoso di prendere il sopravvento, ma mi andò male. Serrai i pugni lungo i fianchi e lo guardai di sbieco. “Al bagno Ron! Pensi che possa andarci da sola… o preferisci che mi faccia accompagnare da qualcuno?!”

Mi stupii di vedere la reazione di mio fratello. Mi fissava con gli occhi sgranati, così come Harry che aveva alzato entrambe le sopracciglia e il resto dello scompartimento, improvvisamente interessato a me, piuttosto che ognuno ai fatti propri.

Uscii sbattendo la porta e camminai pochissimo. Raggiunsi il primo finestrino abbastanza lontano da loro e appoggiai la fronte al vetro freddo. Fu solo dopo qualche minuto che la rabbia scemò e mi accorsi nel riflesso che, dietro di me, c’era qualcuno. “Che ci fai qui?!” Domandai stancamente, lasciandomi sfuggire un sospiro frustrato.

“…ti ho sentita urlare.”

Chiusi gli occhi e curvai le labbra in un sorriso aspro. “Succede sempre con quel testone di Ron, dovresti saperlo.

Puntai lo sguardo, nuovamente aperto, nel riverbero del finestrino. Draco mi scrutava con minuziosa attenzione, in religioso silenzio. “La smetteranno mai di trattarti come una bambina?... Nelle loro mani mi sembri una bambola di porcellana, pronta a frantumarsi da un momento all’altro.”

Era vero. Dio solo sapeva quanto aveva ragione. Mi sentivo esattamente così, quando ero circondata da loro. Fragile, indifesa, una sciocca statuina di cristallo, troppo delicata per qualsiasi cosa, sempre pronta ad essere difesa a spada tratta dal fratello maggiore di turno o dal principe azzurro di cui non le importava più nulla. “…credo il giorno in cui morirò.”

Mi accarezzò il collo, con la punta delle dita fresche, facendomi rabbrividire. “Tu non hai vetro nelle vene Ginevra… hai lava incandescente, pronta a bruciare tutto ciò che incontra sul suo cammino.

Un gemito sommesso mi scivolò dalle labbra, socchiuse. “…Draco…”

“Fatti rispettare… fai che apprezzino il tuo vero io.”

Se ne andò, depositandomi un bacio sulla nuca e allontanandosi accompagnato dallo strofinio del mantello scolastico. Mi accorsi solo in quell’istante, dell’enorme differenza che intercorreva tra la persona che aveva lasciato gli amici qualche metro più indietro e quella che aveva ascoltato le sue parole. In me coesistevano due Ginevra. L’eterna bambina e la donna.

 

TBC

 

Note dell’autrice:

secondo capitolo di questa storiella senza pretese. Non so dirvi esattamente, quanti capitoli saranno. So che scrivere questa storia mi è piaciuto e che, pur pensando di averla conclusa, sto continuando ad apportare qualche modifica, ragion per cui non c’è nulla di definitivo. Tutto questo, mentre lavoro al capitolo de “Il Morso del Serpente”. Prometto che prima di Natale o al massimo tra Natale e Capodanno, avrete il nuovo capitolo. Promesso promesso.

Passo a ringraziare chi ha letto “L’Ultimo Bacio” e mi ha lasciato un commentino (ma anche chi l’ha letta, apprezzata e non commentata ^^)

Sky88: so che spesso, lo ammetto, non sono “umana” per come termino i miei capitoli, ma ritengo che la prima dote di uno scrittore (in erba o navigato che sia) debba essere proprio la capacità di creare et lasciare suspense. Altrimenti che gusto c’è?

DarkPhoenix: sono felice che ti piaccia la mia storia, sebbene Draco e Ginny non siano esattamente la tua coppia preferita =) Spero di non averti delusa col secondo capitolo.

Tink: bene, niente detenzione ad Azkaban, ti sei salvata =P Scherzo! Comunque questa storia, non si svolgerà solo ed esclusivamente entro il periodo di Hogwarts, tieni conto che gli episodi inerenti al momento scolastico, risalgono al sesto anno di Ginny e settimo di Draco, di conseguenza… perlomeno il biondino la scuola l’ha quasi finita =D Soddisfatta del nuovo capitolo?

Patty: ti ringrazio infinitamente per i complimenti alla storia. Ripeto che è una ficcina senza troppe pretese, nata da un’idea malsana, alimentata da un’altrettanto malsana testa di Lady =I però sapere che è piaciuta, mi rende… felice ^^

MaryAngel: per sapere cosa non deve più accadere, dovrai aspettare ancora un pochino. Per il resto… via via il puzzle andrà completandosi, ovviamente, e ti farà capire del perché Ron ha acquisito tutta questa maturità… Ti assicuro che quando ho dovuto scrivere la scena di Ron, che tranquillizzava la figlia Grifondoro, su una storia con un Serpeverde, stavo per mettermi a ridere e tremare da sola XD

Stellina: sì, l’hai già detto, ma io non posso anticipare nulla, oppure chi non ama gli spoiler mi ucciderà =P Sono felice che anche questa mia nuova storia ti sia piaciuta e spero che continuerai a seguirla e a dirmi cosa ne pensi. Per quanto riguarda Ron… ti svelo solo che non è stato colpito da un meteorite e che la sua maturità non è dovuta solo alla ‘crescita’ mentale =)

Marcycas – The Lady of Darkness: Marcycas! No ferma! Molla Lady…!! Ammetto che effettivamente, *cough* parte dell’idea è stata sua, ma la responsabilità è tutta mia (Luna parla mentre prepara le valigie). Ebbene sì, tutto quello che troverai scritto, era già stato deciso prima di parlare con Lady, e solo dopo, modificato di poco grazie al suo aiuto. Ma proprio poco (Luna indossa armatura e prende valigia.) Ora, non vorrei perdere l’aereo che mi porterà nella vita dedita all’anonimato ^_^ quindi ti lascio =* (Luna avvisa che d’ora in poi, se le minacce fioccheranno, pubblicherà con uno pseudonimo… in modo da preservare la sua vita)

Oryenh: ti salvi su questa storia perché era già quasi finita… altrimenti, la minaccia dello sciopero pende ancora sulla tua testa è_é Soprattutto dopo l’ultimo capitolo (che corro a recensire) sul quale ho qualche perplessità… ma Harry è tornato sì o no? CioèArienh parla con Harry O_O quindi non è sparito… o sulle scale era un fantasma?! *_* Buh

Feddy_chan: quei due tizi nella foto sono Brian Kinney e Justin Taylor di Queer as Folk =) Ti ringrazio per i complimenti e abbasso truzzolandia! \o/

Erda: oh ma ciao! No, tranquilla… Il Morso del Serpente risorgerà dalle ceneri. L’ultimo (non ultimo) capitolo è quasi pronto, ma purtroppo come ben sai, questi periodi sono pazzeschi, quindi mi serve taaaanta pazienza e buona volontà =)

Ryta Holmes: rimbambita =P mi posti due recensioni!!! Non si fa!! E lascia stare Lady o la storia non la continuo… chiaro?! >.< [Lady ringrazia commossa…!] Vedi di sbrigarti con i tuoi aggiornamenti, altrimenti vedrai che bel regalo di Natale *affiling katana*

Lynn Wolf: la tua recensione a voce, è stata sufficiente ^^ Sono contenta che ti piaccia la storia… ma stavolta recensisci >.< ‘naggia!!!! Vado a leggermi A Slytherin’s Tale… =P

 

 

Luna Malfoy

 

   
 
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