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Autore: Ineki    10/05/2014    1 recensioni
Blu e oro, è una storia che parla di un cambiamento. Diversi cambiamenti.
La storia di una ragazza nata nella notte più buia attraversata da una miriade di stelle cadenti. Misteri millenari verranno rivelati, esseri sconosciuti appariranno e dolci sussurri nella notte racconteranno a voi, cari lettori, le vicende di Anita.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10. Assemblea.
 
Qualcosa di morbido sotto la testa.
Qualcosa di caldo e soffice che mi copriva.
Qualcuno sdraiato dietro di me.
Aprii gli occhi di scatto e mi voltai con il cuore in gola trovando... niente.
"Com'è possibile? Stavo forse sognando ancora?" ragionai intontita. Meglio non indagare subito, c'erano questioni più importanti da risolvere.
Ad esempio dove mi trovavo questa volta.
Non avevo mai viaggiato tanto in vita mia, mi sentivo come un piccione viaggiatore o un pacco postale che non riesce ad arrivare a destinazione.
In quella tappa del mio tour in quel mondo strano ero sdraiata su un letto a due piazze con delle coperte arancione chiaro e una struttura di legno massiccio che sorreggeva il materasso spesso. La stanza accogliente, con i suoi tappeti e quadri floreali, era però sprovvista di finestre e l'ambiente era illuminato da delle lampade colorate di mille colori che si riflettevano sulle mura. La porta non si vedeva immediatamente, ma se si faceva attenzione, si poteva scorgere il luccichio del pomello che sbucava da un finto quadro nella parete est della stanza.
Il quadro in questione era grande e disposto verticalmente: raffigurava una caccia, con i cacciatori e delle bestie che correvano all'inseguimento delle loro prede; in alto a sinistra s’intravedeva una figura di donna che alzava un braccio, come se avesse dato lei stessa il via alla caccia.
Per qualche motivo quel volto fu inquietante, ma decisi di non poter star lì a continuare a fare bella statuina davanti alla mia via d'uscita. Il piano era di trovare Mia e uscire da lì. Naturalmente mentre mi spiegava perché eri in questo guaio insieme con me!
 
Dopo essere uscita dalla Camera dei Riflessi (devo pur trovare una routine in questo mondo di matti e la mia è scegliere nomi strampalati a qualsiasi cosa!) percorsi un'infinità di corridoi. In quel luogo adoravano i labirinti da quanto avevo visto finora e la cosa preoccupava me e il mio senso dell'orientamento.
Per fortuna non avevo incrociato nessuno e la mia ricerca continuò per un tempo indefinito quando arrivai a scontrarmi letteralmente con la mia amica.
-Mia!-
- Anita!- gridammo all'unisono mentre ci riprendevamo dalla botta presa.
Entrambe sedute sul pavimento ci guardavamo per controllare che stessimo bene e poi andai ad abbracciarla. Lei mi strinse forte e feci altrettanto. Mentre ci staccavamo e ci rimettevamo in piedi mi disse velocemente: -Adesso dobbiamo toglierci da qui, non sopporto questo freddo e abbiamo molto di cui parlare. -
Sembrava preoccupata, ma non stavamo correndo da nessuna parte come mi aspettavo. Così esposi il mio dubbio, ma lei reagì nel modo più imprevisto: distolse lo sguardo.
Mia è una ragazza dolce, premurosa e… non sa mentire. Quegli occhioni verdi non riuscivano a mentire credibile se si guardava negli occhi, così aveva preso l’abitudine di non guardare le persone negli occhi con una scusa per non sostenere la verità.
Il sangue mi si gelò nelle vene. Eravamo imprigionate lì? Da chi?
-Mia? Sai che puoi dirmi tutto. Come mai sei qui? Ti hanno rapito? Ti hanno fatto del male?-
Silenzio.
- Parlami per favore !- esclamai con la paura che strisciava e mi mozzava il fiato. Oltre che alla rabbia per chiunque avesse osato mettere le mani addosso alla mia amica. Poiché non mi rispondeva, mi piazzai di fronte a lei e girai la testa in modo che mi guardasse negli occhi, ma prima che potessi aprire bocca e convincerla a dirmi cosa fosse successo sentimmo delle voci provenire dal corridoio da cui era venuta Mia. Entrambe ci immobilizzammo. Penserete sia una stupidata, ma alcune volte la tecnica del “coniglio” funzionava, come in quel caso. Ci passarono davanti delle guardie che ridevano sguaiatamente e non si accorsero minimamente di noi.
1 a zero per noi!
Purtroppo succede sempre che appena si pensa di averla fatta franca i problemi vengono a cercarti… dall’altro angolo.
Vidi la ragazza castana sollevarsi sempre di più e non è a causa di qualche crescita rapida o di un avvallamento del terreno, dove mi trovavo io. No, la ragione era un uomo immenso che la teneva per il cappuccio del suo giubbotto invernale a un metro da terra, mentre lei cercava di toccare il pavimento prima di soffocare.
Urlai e lo colpii al braccio teso e mi ci aggrappai per fargli mollare la presa; anche quando lo morsi lui, rimase imperturbabile. Il suo sguardo morto prometteva sofferenze. Non gli avrei mai permesso che ne facesse alle persone che mi era stata affianco tutti quegli anni!
Senza aspettare ancora, gli diedi un calcio nel punto più sensibile dell’universo maschile. Lasciò la presa con un urlo e si premette le mani nel punto leso, liberando Mia.
Le presi la mano e corremmo in direzione opposta al nostro assalitore; quando iniziammo a sentire i passi pesanti che ci inseguivano e le urla di rabbia capimmo che era ora di trovare un nascondiglio.
In fretta.
La ragazza mi spinse in una porta semi-aperta sulla nostra sinistra.
Ci ritrovammo dentro a uno stanzone scuro e non si vedeva niente. L’unico rumore che riuscivo a sentire era quello del mio cuore che mi rimbombava nelle orecchie.
L’unica cosa che sentivo era la mano tremante di Mia nella mia. Finì tutto quando una luce accecante illuminò il salone… pieno di soldati, mercenari e uomini su scranni regali. Eravamo finite nel bel mezzo di una discussione, anche se si era interrotta a causa delle urla del pazzo in corridoio. Erano pronti per un agguato in piena regola, non a due ragazze in fuga.
Mia si allontanò da me di un passo. Poi di un altro.
Che cosa stava facendo?
I suoi occhioni mi guardavano addolorati.
-Mi dispiace, è per il tuo bene. - mi sussurrò con un filo di voce.
Si spostò a fianco di un uomo alto e dagli occhi chiari, con i capelli ingrigiti dall’età. Suo padre.
Spostai lo sguardo da lei a lui, da lui a lei e guardai di nuovo il salone.
Ero in trappola, di nuovo, e la mia amica con me prigioniera era in verità un’esca in accordo con il nemico.
Sentii una stretta al cuore, mentre mi legavano e mi portavano al centro dell’assemblea. Un dolore pungente mi percorse il corpo e la consapevolezza di essere sola mi colpì all’improvviso.
 
-Possiamo riprendere il discorso ora che siamo tutti presenti. - proclamò un vecchietto vestito come un senatore romano.
Un forte brusio si sollevò quasi subito, un miscuglio di voci contrarie ma due prevalsero sulle altre con i loro toni.
Erano un uomo e una donna.
Lui sembrava un generale medievale, con corazza di metallo e maglia di ferro. Lei invece sembrava un incrocio tra un’amazzone e una dama dell’ottocento: abbigliamento della prima, ma la pettinatura della seconda.
-Non sarò responsabile di un conflitto tra noi e i Temperati! Deve andarsene!- urlò l’uomo con voce possente.
-Assolutamente no! Qui è meglio che in quel luogo d’ignoranti e non sapranno mai l’esistenza del nostro mondo, non risuccederà! Perciò è molto più utile che resti prigioniera nelle nostre mani, così da poterla controllare e tenerla lontana da quegli schifosi esseri delle caverne!- urlò di rimando la donna.
Altre urla si unirono a spalleggiare i due rivali.
“Sbaglio o stanno parlando di me?” pensai. Non avevo più il controllo su nulla e stavano decidendo della mia vita come se niente fosse.
Stanca e ancora scombussolata per gli avvenimenti, mi estraniai dal dibattito in corso. Guardai la parete nord del salone, dove si trovavano delle collezioni di armi: archi, scudi, alabarde, asce, fruste, lance, balestre, pugnali e spade. Mi soffermai su due spade gemelle incrociate tra loro. Erano coperte di ragnatele e polvere, però c’era qualcosa di affascinante nella loro fattura.
Divenni consapevole del silenzio calato sulla stanza all’improvviso.
Un ragazzo non più grande di me si era alzato dal suo posto a sedere. Indossava una specie di tuta mimetica bianca, con una pelliccia di un qualche essere sconosciuto su una spalla. Il viso era ricoperto da segni colorati: verde scuro, marroncino, nero e bianco sporco. Quel volto si girò verso di me, ma senza guardarmi veramente; i suoi occhi ciechi mi scrutavano l’anima mentre proferiva queste parole.
-Lei non deve tornare nel mondo oltre la Pianura Ghiacciata. Starà qui, con noi. Non sarà prigioniera. Sarà protetta e diventerà parte del nostro popolo. Dovrà solo essere … educata. - affermò con voce ferma e chiara. Nessuno fiatò.
- Alla fine capirà chi è. - mormorò infine con un sorriso inquietante.
Quelle parole mi svegliarono dal mio stato catatonico e inizia a urlare furiosa.
-Ditemi cosa sono! Ditemi la verità o giuro che non farò mai qualunque cosa voi mi chiediate!-.
Tutta la sala mi rispose in coro.

Sei l’alba della creazione, sei la notte dell’apocalisse.

Sei la prima stella esistita e l’ultima che si estinguerà alla fine dei tempi.

Risorgerai, combatterai e proteggerai !

Tu sei nostra e noi siamo tuoi.

Ritorna a noi, Cyener!

 
Mi zittii.
Presi fiato ed esclamai: - Pensavo peggio. -
Detto ciò, svenni davanti a tutti con nonchalance.
 
 
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Angolo autrice:
Buona sera! Ecco il nuovo capitolo, spero che non vi deluda!
Se così fosse sono pronta alle critiche e cercherei di migliorare la storia!
So di pubblicare in modo discontinuo e proverò a darmi delle scadenze XD
Un bacio e ringrazio tutte le persone che mi scrivono,che mi stanno seguendo e che leggono solamente !
Ineki <3
  
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