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Autore: __larry5sos__    10/05/2014    0 recensioni
Punk!Louis Nerd!Harry
"Non faceva ancora molto caldo, essendo la primavera soltanto agli inizi, e il mare era mosso. Le onde freddissime aggredivano la sabbia a pochi metri da noi, per poi ritirarsi spumeggiando e ancora ricominciare tutto da capo, all'infinito. Avanti e indietro, avanti e indietro. Per sempre."
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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2. Secondo capitolo.

Harry
3 ottobre, martedì.
Erano passati tre giorni dall'arrivo dei due ragazzi nel mio ranch. Erano le otto di sera. Avevo mostrato a Louis e Zayn la prateria, i canguri, le pecore, i serpenti, la scuola e le persone. Si erano già fatti degli amici. Perchè per gli altri era sempre tutto così facile? Perché con gli altri Louis non era timido? E perchè io ero così un casino? Stavo ragionando sul letto, quando decisi che loro non erano onesti nei miei confronti, quindi origliare da dietro la porta della stanza che condividevano non sarebbe stato poi così scorretto. Così tesi l'orecchio, avvicinandomi sempre di più alle voci provenienti dall'altro capo del corridoio, in punta di piedi. Riuscii a distinguere tutte le parole, quando fui abbastanza vicino, nonostante i due parlassero sottovoce.
-Harold sta diventando un problema.
-Ma... perché?
-Non lo vedi, Louis? La gente quando ci vede con lui sta alla larga. Non migliorano la situazione nemmeno tutti questi tatuaggi; è troppo sfigato-


Louis
Non sapevo perchè, ma Harry mi faceva uno strano effetto. Sì, nella mia testa lo avevo anche soprannominato così, perché suonava molto meglio di “Harold”. Lo trovavo gentile. Purtroppo, Zayn non la vedeva allo stesso modo. E io non volevo perderlo, così mi schierai dalla sua parte.
-Hai ragione! Ma come abbiamo fatto a finire in questo fottuto ranch, con tutti quelli che ci sono?
-Non lo so, Louis, davvero.
Non ero risultato molto credibile. Avrei dovuto portare argomenti nuovi! Mi scusai mentalmente con Harry, prima di aggiungere:
-E poi Harold con quei pantaloni del nonno, quegli orribili occhiali di merda e i trenta chili di brillantina del secolo scorso mi fa schifo solo a guardarlo.
Scusa, Harry. Scusa. Niente di quello che avevo detto lo pensavo sul serio. Questo lui non lo poteva sapere, però. Ovviamente. Mica poteva leggermi nel pensiero, no?


Harold
Andava tuuuuuutto bene. Dovevo solo calmarmi. E re-spi-ra-re. Ehi, cosa mi sarei aspettato di sentire? Che era innamorato di me? Ero preparato! Perché, allora, mi faceva così male? Non potevo fare rumore e farmi scoprire. Mi precipitai silenziosamente in camera mia, chiudendo la porta. Quando una lacrima ribelle non ascoltò i miei divieti e cadde sul pavimento di parquet, capii che tutti i miei sforzi sarebbero stati vani e che avrei dovuto lasciarmi andare. Piansi quindi a dirotto, sempre senza fare rumore, e mi avvolsi nelle coperte, trovandomi raggomitolato nel letto. Lasciai aperto un buchino per respirare meglio perché, con tutta l'aria che consumavo con quei singhiozzi, sarei stato solo peggio. Al contrario delle altre volte, non riuscivo a calmarmi. Mi aspettava una lunga notte.

Mia madre non riusciva a capirmi. Quando tornavo a casa con le lacrime agli ochi e la pelle segnata dai bulli, non si curava di me. Diceva che dovevo imparare a cavarmela da solo. Che non erano affari suoi, e che quindi non sarebbe intervenuta.
Tutti mi lasciavano sempre da solo. Tutto solo. Anche a scuola, quando la classe doveva formare delle squadre, per esempio, venivo sempre scelto per ultimo. Sempre.

Nessuno voleva essere mio amico. Nessuno mi voleva bene. Nessuno mi reputava importante. Nessuno capiva che non era colpa mia. Nessuno mi avrebbe mai voluto ascoltare, se avessi provato a spiegare che mi vestivo in quel modo solo perché mia madre mi obbligava. E poi volevo nascondere le forme del mio corpo, che mi faceva schifo. Ero bruttissimo. Anche i capelli, erano indomabili e orribili, tutti ricci! Dovevo per forza metterci sopra tutto quel gel, così stavano al loro posto e mamma non sclerava.
Cosa c'era di sbagliato in me? Studiavo per poter dare una vita migliore della mia ai miei figli, ma chi volevo prendere in giro? Louis mi odiava. Non avremmo mai avuto dei bambini. Chi mai avrebbe voluto avere una famiglia con me? La risposta la conoscevo, ma era una parola che avevo pensato già troppe volte, quella sera, per ripeterla ancora.
Niall, l'unico che sarebbe potuto riuscire a ottenere qualche risultato nella missione di di farmi stare meglio, era in Francia per lo stesso progetto di scambio culturale al quale stavano partecipando Liam e Zayn. Ero solo.
Volevo morire. Mi sentivo come se il mo cuore fosse colmo di dolore, fino all'orlo. Talmente pieno che stava per esplodere. Volevo che smettesse. Era terribile, la cosa più brutta del mondo. C'era una morsa che mi stringeva il petto, impedendomi di respirare. Mi alzai, guardandomi disperatamente intorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarmi. Fu in quel momento che il mio sguardo si posò su un paio di forbici. Decisi che i polsi erano troppo visibili, così mi tagliai sopra il gomito sinistro. Una, due, tre volte. Quando il sangue cominciò a colare lungo il braccio, mi sedetti sul letto prendendomi la testa tra le mani. Il dolore fisico mi aiutò a dimenticare quello mentale. Continuai a piangere per un po'.
Mi addormentai indossando ancora gli indumenti che avevo portato tutto il giorno, alle due del mattino, e mi svegliai alle quattro e mezza. Mi guardai subito il braccio sinistro per assicurarmi di non aver sognato, ma i segni ormai cancellabili solo dal tempo mi trascinarono definitivamente fuori dal torpore nel quale il mio cervello stava alleggiando. Fu in quel momento che mi resi conto di essere diventato un autolesionista. Per Louis. Capii che per lui avrei fatto qualunque cosa. Alla faccia degli omofobi. Se non era amore, il mio, cosa poteva essere? Decisi che sarei cambiato. Louis, anche se non volontariamente, mi insegnò a dire “basta” alla vita.
Andai nel bagno confinante con la mia stanza, mi lavai la faccia e disinfettai la ferita, per farla guarire il più presto possibile e quindi evitare domande scomode. Pulii il pavimento macchiato di rosso e decisi di farmi una doccia, non curandomi dell'orario poco adatto. Tutta la mia insicurezza finì con i resti di gel per capelli nel canaletto di scolo. Dovevo solo non darlo a vedere per pochi giorni. Mi sentivo decisamente meglio. Leggero e pulito. Mi infilai un paio di boxer e mi misi in piedi davanti al grande specchio posto al centro della più grande parete spoglia di camera mia. Avevo un'idea.

Nessuno
Harold non era orribile come credeva di essere, anzi. Era magro, ma non troppo, e la vita in campagna aveva scolpito un po' il suo fisico. Era proporzionato e aveva le ginocchia dritte. Era anche alto.
Il ragazzo si informò su internet sull'oftamologo (chirurgo degli occhi) affidabile più vicino. Alle sette, quando la segretaria cominciava a rispondere alle telefonate, prese appuntamento per l'operazione. Sarebbe stata il 7 di gennaio e l'avrebbe pagata la sua cassa malati. Non aveva mai avuto intenzione di farla poichè terrorizzato dagli interventi chirurgici. Ma per Louis il coraggio l'avrebbe trovato. Avrebbe dovuto. Dopo pranzo, sarebbe andato in città con i suoi ospiti e, affidandosi a una scusa, li avrebbe abbandonati per andare a comprarsi 3 o 4 paia di bei Jeans e tante magliette semi-aderenti. Un paio di Converse bianche, forse. Harold si accorse di aver tralasciato una cosa: e i capelli? Pensò che il giorno prima della metamorfosi sarebbe andato in un salone di parrucchieri per farsi consigliare. Decise inoltre che da lì in poi avrebbe fatto degli esercizi per tonificare il corpo tutti i giorni, in gran segreto. E avrebbe mangiato solo cibo sano.
Harold aprì l'armadio bianco e nell'angolo in fondo a destra della mensola più alta trovò ciò che cercava. Stappò il coperchio della grossa boccia di vetro e rovesciò il contenuto sul pavimento. Erano soldi. Tanti soldi. Li contò, e arrivò a 2'889 dollari australiani. Fin da quando aveva sei anni risparmiava fino all'osso per potersi permettere gli studi più avanti e, nonostante il fatto che era stato difficile intascare il malloppo senza che Anne se ne accorgesse, era fiero di essere riuscito a racimolare una bella sommetta. A malincuore spostò dal grande mucchio 300 dollari australiani, per le spese che avrebbe dovuto fare nel pomeriggio. Ripose il contenitore trasparente al suo posto, sempre quasi pieno ma un po' più leggero. Si diede un'occhiata veloce allo specchio, sorridendo poi alla determinazione che aveva intravisto nello sguardo della sua immagine riflessa.

Louis
4 ottobre, mercoledì.
Harry ci aveva portati in città. Era stato piacevole. Dopotutto stare con lui non era brutto, anzi. Mi rendeva sereno. Un momento, ma che cosa stavo pensando? Quando avrei smesso di trarre conclusioni tanto assurde? Ero seduto per terra, nella camera degli ospiti, a rimuginare. Harry, ad un certo punto, ci aveva misteriosamente lasciati dicendo che doveva fare fisioterapia. Zayn gli credette, ma io pensavo che ci fosse sotto qualcosa. Quando tornò sorrideva tantissimo ed era carico di grossi e anonimi sacchetti bianchi. Ci raccontò che erano pieni di bustine di tè, perchè Tom ne beveva tantissimo e lo comprava in blocchi durante le offerte. Non lo avevo preso di nuovo sul serio, ma non avevo detto nulla. Rodevo dalla curiosità. Che cosa nascondeva il ragazzo australiano?

Harold
Ok, la scusa del tè non era un granché, ma avevo trovato in un negozio degli stivaletti marroni davvero carini, che avevano scacciato dalla mia testa tutto ciò che non li riguardava direttamente. Avevo notato anche dei pantaloni larghi di una tuta da ginnastica di colore grigio chiaro, ma non mi calzavano bene, alto e magrissimo com'ero. Avevo pensato che a Louis sarebbero stati da Dio. Era davvero un peccato che non ne possedesse un paio.
Mi allenai, quella sera. E la sera dopo. E quella dopo ancora. Tutti le sere, da lì in poi. Alcune mattine andavo persino a correre nei campi. Fui prudente, per non farmi beccare, infatti nessuno scoprì il mio segreto.
Louis parlava spesso male di me, con Zayn. Quello che non poteva sapere era che io ascoltavo quasi sempre le loro conversazioni. Spesso pensavo che il mio piano sarebbe andato a monte e che ero comunque troppo brutto per piacergli. Mi facevo tutti problemi che i ragazzi insicuri si fanno, insomma. Altri tagli si aprirono sul mio braccio, ma non così numerosi. Niall, l'unico che ogni tanto passava qualche ora con me, era in Francia per lo stesso progetto dei due inglesi, i quali avevano già fatto amicizia con Liam, il mio vicino.

~Heyy!
Volevo dire due parole sul capitolo e sulla storia in generale... Allora, nella scuola dove i ragazzi sono iscritti non ci sono lezioni di mercoledì, di sabato e di domenica. Magari non ci avete fatto caso, ma c'è scritto che il 30 di settembre era appena iniziata la primavera. Non è un errore, perchè l'Australia si trova nell'emisfero sud, quindi le loro stagioni sono opposte alle nostre (autunno-primavera, inverno-estate).
Grazie di leggermi, spero davvero che quest'enorme cazzata vi piaccia nonostante non ne sia convintissima...
-Amelie (__larry5sos__)

 

  
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