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Autore: Sereously    11/05/2014    2 recensioni
La pazzia è la malattia più interessante. Non c'è causa, non c'è cura. Forse perchè non c'è male da curare. La pazzia sta negli occhi di chi guarda. Se una cosa non si capisce fa paura e quale cosa migliore che rinchiudere la paura laddove nella paura ci si annega?
..dal Prologo..
“Chi parla?”.
“Sono nella casa davanti a te, mi chiamo..”.
“No! Non dirmelo. Dimmi invece di che colore è il sole”, chiese lei affacciandosi.
“Cosa?”.
“Di che colore è il sole! Puoi vederlo?”.
“Si beh.. è giallo. Forse un po’ bianco”.
“E com’è quando ti tocca?”.
“Caldo. È bello”.
“Ah.. è bello..”.
“Come ti chiami?”.
“Non te lo dico. Tu che nome mi daresti?”.
“Io cosa?”.
“Forza, dimmi come vorresti che mi chiamassi!”.
“Boh non lo so..”.
“Eddai! Per me tu sei Gorm.. significa azzurro. Il colore del cielo quando è giorno ed è sereno”.
“Eabhair!”.
“Come?”.
“Sotto la luce della luna la tua pelle è come l’avorio”.
“Bello..”.
“Ti piace?”.
“Molto. D’ora in poi io sarò Eabhair e tu sarai Gorm”.
“Andata!”, rise lui.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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N. 10

E quale è di pazzia segno più espresso
che, per altri voler, perder sé stesso?
 Vari gli effetti son, ma la pazzia
è tutt'una però, che li fa uscire.
L’Orlando furioso, Ludovico Ariosto

Al suo risveglio, Avory si guardò attorno a scatti, nel pieno di un attacco di panico. Stava urlando.

“Ehi! Avory, ehi.. tutto bene?”, le chiese Louis raggiungendola e sedendosi accanto a lei nel letto.

“Io.. io non.. non sono a Heavenly vero?”.

“No bimba, sei a casa tua”, mormorò lui carezzandole la testa riccia.

Avory si girò su un fianco e si raggomitolò.

“Non voglio tornare lì. Non riportatemi a Heavenly, vi prego”, guaì.

“Perché dovremmo riportarti in quel posto cherie?”, chiese coricandosi al suo fianco.

“Perché sono pazza”, disse avvolgendo un braccio attorno al suo busto e stringendosi al suo corpo. “E Niall fa bene ad odiarmi, ma io lo faccio solo perché.. perché..”.

Si accorse di non essere capace di parlare mentre singhiozzava.

“Shh, calmati Avory, va tutto bene. Qui nessuno ti odia, non potremmo mai odiarti”, disse Louis sincero, carezzandole la schiena.

“Dovete starmi lontana.. io porto solo morte per le persone che mi stanno accanto”.

“Avory ma che dici?”.

“Mia madre, mio padre e anche mia zia. A Heavenly un paziente si è suicidato, non so come, dopo due giorni che ci eravamo conosciuti. Io porto solo morte..”, disse singhiozzando.

“Avory, sono solo brutte.. orrende coincidenze, non è colpa tua!”.

“Mio padre si è ucciso perché è morta mia madre. Ma sono stata io ad ucciderla! Quelle maledette medicine..”.

“Avory, ti prego, non fare così.. non sei stata tu!”.

“Invece sì. Volevo aiutarla a guarire e l’ho uccisa. Mio padre.. lui è.. ha sempre cercato di proteggermi da tutto e da tutti e si è dimenticato di sé stesso.. ha dato tutto e non gli è tornato indietro niente”.

Rimasero così per parecchio tempo. Avory piangeva, Louis la cullava e le carezzava i capelli scuri.

“Avory?”.

“Mmh?”.

“Posso raccontarti un segreto?”.

Annuì.

“So cosa significa volersi fare male per stare bene”, sussurrò tra le ciocche scure.

“Tu.. perché?”.

“Beh, autocommiserazione suppongo.. rimorso.. Ora sto smettendo..”.

“Cosa?”, chiese schietta.

“Io mi bucavo.. ho gettato tanta di quella merda nel mio corpo che se dovessero seppellirmi probabilmente rovinerei il giardino del cimitero”, ridacchiò lui.

“Perché?”, domandò senza nemmeno l’ombra di un sorriso.

“Mi sentivo inutile. Mio padre è morto poco prima che nascessi e il mio patrigno è un vero stronzo”.

“È per quello che te ne sei andato?”.

“Già..”.

“Ma.. tua madre?”.

“Oh, lei è il solito stereotipo della madre sottomessa. Mi vuole un bene dell’anima bla, bla, bla.. ma poi quando lui mi prendeva a botte non diceva né faceva niente. Quando sono cresciuto ho iniziato a reagire”, fece una pausa. Poi sorrise. “Dio, ce le davamo di santa ragione”.

“E poi cos’è successo?”.

“Perché credi che sia successo qualcos’altro?”.

“So cos’è il dolore e non sto parlando di quello fisico. Il dolore mentale, quello che ti spinge a provare altro. Riusciamo a sopportarne una grande quantità, poi però succede qualcosa, magari anche una stupidaggine, e quel grosso vaso straborda, si rompe.. e noi perdiamo il controllo”.

Louis ci pensò su. Aveva ragione, su tutto. “Mi madre è rimasta incinta. Porca troia, Dio solo sa come abbia fatto a partorire una bambina tanto bella con il seme di quel mostro”.

Avory stette in silenzio e non lo forzò. Poi Louis riprese.

“Charlotte, Lottie la chiamavo, era stupenda, dico davvero. Con quei due grossi occhi azzurri, più come quelli di Niall che come i miei, e quei magnifici capelli biondi, sembrava una principessa delle fiabe. Sorrideva sempre, e non sto scherzando. Si svegliava sorridendo e si addormentava con il sorriso, lo stesso che l’accompagnava per tutto il giorno. Poi, un giorno, lui è tornato a casa completamente ubriaco. Non l’aveva mai fatto”.

“Cos’era successo?”.

“L’avevano licenziato e aveva speso tutto in poker e alcol. È tornato a casa in macchina e mentre entrava nel cortile.. lui ha..”, fece una lunga pausa. “Ha investito Lottie. Stava giocando a palla davanti al garage e lui non.. non l’ha vista. Io stavo giocando con lei, ero lì e non sono riuscito a fare niente”.

“Louis non..”.

“Sì Avory. È stata colpa mia perché avrei dovuto cacciare quell’uomo da casa mia prima che succedesse una cosa del genere!”.

“No! Louis, tu non potevi farci assolutamente niente!”.

“Ho lasciato lì mia madre. Me ne sono andato e l’ho lasciata ad sola in balìa di quello schifoso bastardo..”.

“Guardami Louis!”, lo chiamò fissandolo negli occhi. “Tu hai fatto quello che dovevi fare. Non potevi restare lì a prenderle da quell’uomo”.

“Io.. l’ho fatto perché lui non aveva mai alzato le mani su mia madre, né tantomeno l’avrebbe mai fatto. Sento mia madre, a volte, mi ha detto che se n’è andato per una più giovane ed è distrutta, ma è contenta di sapere che io sto bene”, disse più sé stesso che a lei.

“È per quello che hai smesso vero?”.

“Come?”.

“Per tua mamma. Quando ti ha detto che se n’era andato hai pensato di smettere e hai chiesto aiuto”.

Louis annuì. “Voglio tornare pulito da lei”.

“E fai bene”, disse Avory stringendosi di nuovo a lui.

“Avory ti prego smettila di farti del male”.

“Io mi sento bene quando lo faccio. Sento tutto il male che ho dentro che scivola fuori dal mio corpo e mi lascia più pulita..”.

“Ma non è così Avory. So quanto possa sembrare liberatorio sballarsi, in qualsiasi modo, ma non è il modo giusto..”.

“E quale sarebbe?”.

“Parlare. Tanto”.

Rimasero in silenzio per un lasso di tempo indefinito. Louis si era convinto che la loro conversazione fosse finita lì. Poi Avory inspirò.

“Mi hanno sottoposta all’elettroshock”.

“Come scusa?”.

“A Heavenly. L’hanno fatto. Ho ancora i segni”, disse quasi in un sussurro.

“Dici sul serio?”, chiese Louis sbigottito.

Lei annuì, poi si mise a sedere per scostarsi i capelli. Sulla tempia sinistra, vicino all’attaccatura dei capelli, c’era una cicatrice quasi rotonda, una cicatrice da bruciatura. Era leggermente più chiara della sua pelle cerulea, ma se ci si concentrava la si vedeva.

D’istinto, Louis si portò una mano alla bocca

“Avory..”.

“Non voglio la tua compassione Louis. Hai detto che devo parlare e sto seguendo il tuo consiglio. Anche se pensavo che lo sapessi già..”.

“Niall te l’ha detto, eh?”.

“Sì”.

“Comunque no, sappiamo alcune cose, ma non siamo perfettamente informati”.

“Né lo sarete. Non ho certo intenzione di rivangare esperienze fatte anni fa. Sono riuscita a sviarle, alla fine, non le riporterò alla mia mente parlandone con voi. Quella dell’elettroshock era.. era solo per la fiducia che mi hai dato raccontandomi di te”, disse alzandosi dal letto.

Entrò in bagno e aprì l’acqua della vasca. Poi tornò in camera.

“Per quanto riguarda il farmi del male, Louis, io non ho nessuna famiglia da cui tornare”, disse prima di far scattare la serratura del bagno.

Louis sospirò, ma non si affannò per farsi aprire. Avory non avrebbe fatto niente. Non quel giorno.

***

Purtroppo però non valeva la stessa cosa per Niall. Quando piombò in casa della ragazza, qualche ora dopo esserne stato cacciato via malamente, si accorse della sua assenza e si accanì contro Louis.

“Dov’è?”, chiese guardingo.

“Si sta facendo un bagno”, rispose quello con molta nonchalance, mentre sgranocchiava qualche nocciolina.

“E perché non la stai controllando?”.

“Niall..”.

“Non cominciare anche tu! La ramanzina me l’ha già fatta Zayn!”, disse ripensando al papiro virtuale che gli era arrivato da parte del ragazzo.

“Allora perché sei qui?”.

Niall si calmò. “Volevo chiederle scusa”.

“Di nuovo?”.

“Sì, di nuovo”, ringhiò quello stringendo i pugni.

“Niall non arrabbiarti con me, e nemmeno con Avory per favore”.

“E con chi dovrei farlo, scusa?”.

“Non nessuno, grazie. Cerca di darti una calmata, ti prego! Tra l’altro sembri appena uscito da una centrifuga..”, mormorò senza staccare lo sguardo dalla tv.

Quello sbuffò. “Vado di sopra. E tu stai lì”.

“Niall, non è una buona cosa secondo me..”.

“Risparmiarmi i tuoi consigli Louis”, disse salendo con foga le scale.

“Io ti ho avvertito..”.

“Non mi interessa!”.

“Come vuoi!”, ridacchiò Louis quando sentì la porta del bagno aprirsi sul corridoio.

NIALL JAMES HORAN ESCI SUBITO DAL MIO BAGNO!”, tuonò una voce tagliente, mentre una chioma bionda si catapultava sul divano in mezzo secondo.

“Io che ti avevo detto?”, chiese Louis ridendo.

Rosso come un peperone e pieno di vergogna ai limiti del possibile, Niall allungò una mano e implorò Louis con lo sguardo. “Mi dai una nocciolina?”.

“Certo Dumbo!”, sogghignò Louis porgendogli il sacchetto.

Dopo tre eterni minuti di silenzio, Louis prese la parola.

“Era nuda?”.

Niall avvampò nuovamente ad una velocità allucinante.

“M-ma.. c-che cosa.. Louis!”, balbettò abbassando lo sguardo.

“Ehi, era una semplice domanda.. sì o no?”.

“Certo che era nuda! S-stava uscendo dalla vasca proprio in quel momento..”, mugugnò ingozzandosi con le noccioline.

Louis scoppiò a ridere di gusto.

“Smettila..”.

“Perché? È esilarante!”, esclamò con le lacrime agli occhi. “Com’è?”.

Se il biondo irlandese avesse potuto sbiadire e confondersi con la tappezzeria l’avrebbe fatto. Molto volentieri.

“C-che razza di d-domande s-sono Louis!”, tartagliò, un colorito che andava dal rosso rubino al fucsia fotonico.

“Sempre una semplice domanda. Rispondi, forza..”.

“Io non.. non l’ho.. insomma, io.. non ho pensato.. lei..”.

“Con parole tue Niall, con parole tue”, rise Louis bevendo un sorso di birra.

Niall prese un profondo respiro per riuscire a non balbettare, ma fallì. “B-bella”.

“Solo b-bella?”.

“Perché mi stai facendo questo Louis?”, domandò implorandolo con lo sguardo di smettere.

Quello, in tutta risposta, rise.

“Dai, dimmi qualcos’altro..”.

“Cosa vuoi che ti dica?”.

“Com’è?!”, chiese di nuovo.

Niall rifletté un secondo, cercando di riorganizzare i propri pensieri. Non che non avesse mai visto una ragazza nuda. O meglio, non che non avesse mai visto Avory nuda, però la prima volta che era successo non aveva badato molto al suo corpo bensì a salvarle la vita. Invece, vedere la sua pelle umida e arrossata sulla schiena e sui glutei, mentre usciva con studiata attenzione dall’acqua limpida gli aveva causato non poca confusione. La crocchia in cui aveva raccolto i capelli aveva perso qualche ciocca per strada e i riccioli neri le erano ricaduti sul collo e ai lati del viso. Quel viso chiaro e pulito, dal profilo fine e delicato e le gote imporporate, le labbra rosse, irritate dai morsi nervosi che si era data mentre si lavava. Il collo lungo e sottile che si girava, sentendo la ventata di aria fredda che la porta spalancata aveva causato. E poi il seno, piccolo e tondo, imperlato di gocce d’acqua e turgido per il cambio improvviso di temperatura.

Niall aveva alzato lo sguardo nei suoi occhi, verdi come smeraldi eppure ardenti come le fiamme, e aveva faticato a deglutire. Aveva esitato un attimo prima di scappare giù per le scale mentre lei gli inveiva contro.

“Bella”.

“Ah, ora sì che ho capito!”, mormorò l’altro alzando gli occhi al cielo.

“Cos’è che hai capito?”, chiese Avory uscendo dalla propria camera a braccia incrociate.

“Oh, ciao Avory! Pensavo ci fossi annegata in quella vasca.. finché non è arrivato Niall”, ghignò sotto i baffi continuando a mangiare quelle stramaledette noccioline scricchiolanti.

“Louis!”, sibilò il biondo.

“A proposito di questo.. cosa ci fai tu qui?”, chiese Avory scendendo al piano di sotto.

Niall si alzò quando lo raggiunse vicino alla poltrona.

“Ero venuto a chiederti scusa..”.

Avory sembrò sorpresa.

“Davvero?”.

Lui annuì.

La sorpresa di lei si tramutò in.. Niall non lo capì finché non aprì bocca.

“E allora come diavolo ti viene in mente di piombare così nel mio bagno mentre mi sto lavando?!”, chiese parecchio alterata.

“Io.. avevo paura.. temevo che.. che ti potessi fare del male”, disse sputando quello che non riusciva a dire con calma.

Avory lo osservò, vagando sul suo corpo nemmeno avesse la vista a raggi X. Quindi gli si buttò tra le braccia stringendolo con foga.

Lui fece per parlare, ma con la coda dell’occhio vide Louis che scuoteva velocemente la testa, perciò si limitò a stringerla a sé.

Avory inspirò profondamente, riempiendosi i polmoni di quel buonissimo odore di mele e corteccia.

“Mi dispiace..”, sospirò lei ad un certo punto.

“Come?”.

“Non è colpa tua se sono finita a Heavenly”.

“Oh..”.

“E nemmeno se sono diventata.. così”.

“Avory..”.

“Scusa”.

Ancora una volta, la testa dondolante di Louis lo invitò a stare zitto, ma lui non l’ascoltò.

“Tranquilla”, sussurrò dolcemente. “Sono qui e ti prometto che ci resterò”, disse facendo scorrere lentamente le mani sulla schiena magra della ragazza e poggiando comodamente una guancia sulla sua testa.

Si rese conto di non aver detto una completa stupidaggine quando Avory si scostò, alzando lo sguardo verso di lui. Poi si alzò in punta di piedi e lo baciò.

Niall rimase basito. Le aveva chiesto scusa, non le aveva mica chiesto di sposarlo! Per di più, Louis era stravaccato sul divano che si godeva beatamente la scena, ignorando il film che andava in sottofondo. Questo cambio repentino di umore gli ricordò vagamente che la ragazza era da poco uscita da un manicomio. Oh, pardon, una Casa di Cura.

“Avory..”, mormorò allontanandola appena.

“Dimmi”, chiese lei serena.

“Possiamo.. ehm, puoi.. potresti.. sì insomma, c’è Louis..”.

“Oh! Giusto, scusa Louis!”, disse avvicinandosi al ragazzo e scoccandogli un tenero bacio sulla guancia. “Va meglio?”, chiese in direzione di Niall.

Dal canto suo, il biondino per poco non scoppiò a riderle in faccia. E, a quanto vide, anche Louis non era da meno.

“Avory, io non.. non intendevo.. preferisco avere più privacy per certe cose”, mormorò divertito, le mani nei jeans.

“Ah.. capisco”, asserì lei annuendo. “Oh beh.. ops! Chi vuole qualcosa da mangiare?”.

Solo in quel momento i tre si accorsero che erano le due di pomeriggio e nessuno di loro aveva ancora pranzato.

“Ordino la pizza, che cosa volete?”, domandò serafica mentre si sedeva sul bracciolo del divano accavallando le gambe.

“Patatine e wurstel”.

“Cotto e funghi”.

“Bene, patate e wurstel per Niall e cotto e funghi per Louis, arrivo subito!”, sorrise sparendo in cucina.

I due ragazzi si guardarono, le sopracciglia che sfioravano l’attaccatura dei capelli.

“Fantastica”, mormorò Louis ridacchiando e mescolando le noccioline con l’indice. Ormai erano diventate le sue noccioline.

“Strana, direi invece”, mormorò il biondo, correggendosi subito dopo aver ricevuto un’occhiataccia dall’amico. “In senso buono, strana in senso buono Louis, non ti alterare subito”, lo rassicurò con un cenno del capo.

“Trattala bene Niall, te ne prego”, disse Louis mentre scrutava il suo pacchetto.

Il ragazzo alzò lo sguardo. “Perché credi che non sarebbe così?”.

“No io.. non ho detto questo, è solo che.. vieni qui”, disse posando una mano sul posto accanto a sé.

“Dimmi..”, sbottò Niall dopo parecchi secondi di silenzio accanto all’amico.

“Elettroshock”.

“Cosa signi..”.

“Hanno usato l’elettroshock. Più volte, secondo me..”.

Niall si ammutolì.

“Tu credi che..”.

“No Niall, io non credo”, lo interruppe. “Io so”.


 

Non sono propriamente in orario, ma ho fatto il possibile. Mi scuso per questo e per il fatto che, essendo mezzanotte e 32 minuti sono a corto di parole. Indi per cui vi lascio alla lettura. Buonanotte :)
-S

   
 
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