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Autore: _Angel_Blue_    11/05/2014    13 recensioni
E se i draconiani fossero dei normalissimi adolescenti senza nessun potere che hanno una vita come qualsiasi altro giovane della loro età? Se anche i loro nemici fossero degli esseri umani? Cosa succederebbe?
Sofia era una ragazza normale, le piaceva leggere libri, stava sempre chiusa in casa dove George, con pazienza infinita, le faceva da professore. Forse non aveva degli amici ma perlomeno la sua vita era tranquilla e non doveva pensare ai veri problemi della gioventù.
Poi tutto cambiò, così repentinamente che non ebbe neanche il tempo di protestare o evitare il continuo susseguirsi di catastrofi. Tutto si capovolse e si ritrova di fronte ad una realtà molto più dura da accettare, costretta a dover frequentare una vera scuola per “socializzare” con gli altri.
Con addosso un uniforme orribile, un carattere burbero e sgarbato, il prof decise di iscriverla nell'istituzione Dragoni, dall'apparenza normale quando qui è tutto tranne che ordinario. E tra una lezione con insegnanti impossibili, tra un bacio qua e là, tra segretarie troppo rigide, pettegolezzi e party notturni, Sofia scopre un mondo del tutto nuovo, un mondo che ha sempre voluto evitare, che cambierà la sua vita in una una frenetica corsa verso l'adolescenza.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Fabio, Nidhoggr, Nuovo personaggio, Sofia
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'An Impossible Love'
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“Como una herida en el corazón que no me duele...
me gusta como eres”

-Jarabe de Palo

Capitolo 7

Sofia

-La tua risposta cambierà tutto- disse lui.
-Ma che diavolo significa?- esclamai sconvolta. Sbaglio o nel tono di Fabio c'era una nota disperata intrisa di incertezza e angoscia? Non potevo dirlo con certezza, sopratutto in quel momento mentre nella mia mente frullavano mille domande e pensieri. In quella notte da pazzi, una strana brezza autunnale s'innalzò di colpo, alcune ciocche di capelli finirono sul mio viso arrossato ma ero troppo immersa in un mondo immaginario per disturbarmi a scostarli. Mancavano ancora due ore prima del mio coprifuoco, i negozi iniziavano a chiudere e le persone si affrettavano a intanarsi nelle loro case. La notte sembrava avvolgere tutto, l'oscurità iniziava a farsi sempre più fitta e anche l'umidità iniziò a infagottarci. Un lento brivido percorse la mia schiena, ma io non toglievo lo sguardo da lui, che mi scrutava con attenzione, come se stesse memorizzando qualcosa. I capelli di Fabio erano in disordine, sembravano essersi fusi con quella tenebra che iniziava a circondarci in un abbraccio impassibile e privo di calore. I suoi occhi erano ridotti in due fessure inespressive, vuoti come la sua anima, spenti come il suo cuore, smorto come un fiore che inizia ad appassire molto lentamente. Solo allora mi accorsi della sua infelicità. Come sempre, il mio cuore moriva dalla di voglia abbracciarlo e sussurrargli dolcemente che tutto si sarebbe aggiustato, che qualsiasi cosa che non stava andando bene nella sua vita, infine, si sarebbe risolta ma non potevo farlo perché la mia mente era in continua guerra con la mia anima, urlava, scalciava, si dimenava mentre mi rimproverava con voce isterica che sicuramente stava fingendo, voleva farmi provare compassione per poi conquistarmi e farmi diventare come una delle tante ragazze che si è fatto. Era una morsa di dolore ricordare ogni volta quel suo atteggiamento da “Io sono perfetto e ottengo sempre ciò che voglio” e tra queste cose, anche io ero nella sua lista. No! M'imposi con orgoglio, mentre ritornavo con i piedi a terra e la realtà mi finiva addosso come uno schiaffo in pieno viso. Dovevo riprendermi, nonostante volessi sapere con tutta me stessa cosa intendesse con quel “cambierà tutto”. Se dirò sì, cosa succederà? Mi lascerà in pace e non s'interporrà più tra me e Lung? Ma se la mia risposta sarà un no netto? Ci proverà con me fino a quando cederò una volta per tutte e finirò a regalargli la mia verginità? Per quanto mi costasse ammetterlo, Fabio era un ragazzo straziato da un dolore che incombeva continuamente su di lui e io non avrei alleviato quel male che lo tormentava facendo sesso, c'erano altri modi per aiutare una persona e la carnalità non stava tra queste.
-Dannazione, Sofia, devi dire si o no, non è un compito così difficile, la tua bocca potrà emettere uno di questi due monosillabi, giusto?- sbottò lui, spazientito.
I suoi occhi neri sembravano accarezzarmi e leggermi dentro. Lo vidi come si grattava la testa con nervosismo e solo allora mi accorsi di un particolare importante: non mi aveva chiamato con quello stupido nomignolo, Zucca, per la prima volta si era rivolto a me con il mio vero nome: Sofia. Sulla sua bocca sembrava una melodia e ora che avevo avuto l'onore di poter udire e apprezzare tale suono non sarei riuscita più farne a meno, mi sarei immaginata una e più volte mentre mi chiamava, come se a cantare fosse un angelo, avrei sognato la sua voce mentre pronunciava il mio nome mentre facevamo l'amore. Perché sì, io con Fabio volevo fare l'amore, non sesso, né una scopatina e via o altro, io volevo essere amata da lui così come io amavo lui, doveva essere un sentimento reciproco basato su sentimenti che provavamo l'una per l'altro. E solo allora capii quale sarebbe stata la mia risposta, il mio cuore non sembrava essere d'accordo, pareva dirmi “Stai sbagliando tutto”, con delusione. La mia testa esultava soddisfatta “Brava ragazza!” si complimentava orgogliosa.
-Si- risposi con un filo di voce, le lacrime rischiavano pericolosamente di scendere dalle mie guance, arrossate dal vento, tuttavia deglutii con forza e alzai il mento, cercando di non far trasparire nessun tipo di emozione. Mi ero sempre considerata una pessima attrice e bugiarda, ma solo quando vidi tutta la delusione fare capolino sul viso di Fabio capì di aver fatto centro.
-E' stato un piacere conoscerti, Zucca- rispose lui amaro, e quelle furono le ultime parole che disse prima di voltarsi e farsi inghiottire dal buio. Ci volle tutta la mia forza di volontà entrare nuovamente nel locale, sorridere come una barbie finta, dire a Lung che avevo chiarito tutto con Fabio e convincerlo a portarmi a casa.
Stupida, stupida, stupida, avresti potuto dire che stavi mentendo ed evitare che se ne andasse!” non smetteva di sgridarmi il cuore. La mente, invece, era più schietta. “Hai fatto la scelta più ragionevole, gli hai dato l'opportunità di iniziare a camminare da solo, con i propri piedi, se lui ti 
vuole veramente, combatterà per raggiungerti”. Fui grata a Lung, che intuendo che qualcosa non andava, non proferì parola per tutto il viaggio di ritorno e lo ringraziai mentalmente quando prese il suo mp3 e connettendolo con la macchina, fece partire alcune canzoni rilassanti. Ero certa che lui stesse rimuginando e facendo ipotesi su ciò che mi stava succedendo, ma non annunciò nulla, non mi giudicò e io gli ero riconoscente. Non volle sapere cosa ci fossimo detti io e Fabio, non volle intromettersi e non mi fece nessuna domanda inappropriata. Io contavo i minuti, mi mordevo il labbro, mi mangiavo le unghie e giocavo con alcune ciocche dei miei capelli. Dovetti tenermi ben stretta la mia dignità e non scoppiare a piangere lì, al mio primo appuntamento.
Feci un lungo respiro di sollievo quando arrivammo davanti a casa mia e non diedi tempo a Lung di aprire la sua porta che io ero saltata fuori, come una furia. In meno di un secondo, lui era al mio fianco mentre mi squadrava inquieto. -Non so cosa vi siete detti tu e Fabio da lasciarti così turbata- iniziò a dire lui. -E non speravo neanche che la nostra uscita finisse così ma spero che questo non comprometta il rapporto che siamo riusciti ad instaurare-
Gli sorrisi e lo abbraccia con slancio. -Non preoccuparti, domani ritornerà tutto alla normalità, ora sono stanca e se non ti dispiace vorrei andarmene a dormire-
Feci l'intento di voltarmi e filare dritta a casa quando Lung mi prese per il polso, costringendomi a voltare verso di lui. Mi guardò con aria seria, a separare i nostri corpi c'erano a malapena due centimetri, eravamo vicinissimi, potevo percepire il calore che emanava e come il suo respiro formava nuvolette grigie. Il freddo iniziava ad essere quasi insopportabile e come dicevano gli Stark, “L'inverno sta arrivando”, citai tra me e me. Una cosa stupida da pensare in quell'istante, pieno di tensione e agitazione, ma ero ancora scombussolata dalle parole di Fabio. Lung separò la nostra vicinanza, tirandomi a sé, ma io ero come un peso morto, non reagivo, non mi opponevo, non facevo nulla, era Lung ad avere tutto il controllo. Mi prese per il mento, spingendomi ad osservare due occhi azzurri che mi esaminavano con abbattimento e infine mi baciò. Sebbene all'inizio ero troppo interdetta per rispondere o reagire, la situazione mi strattonò violentemente, portandomi a una verità più cruda di quanto volevo far credere. Avevo rifiutato Fabio (nonostante non lo avessi fatto esplicitamente), ora dovevo riprendermi da quella stupida cotta adolescenziale, guardare avanti e aprire il mio cuore a qualcuno che mi apprezzava veramente. E la persona era lì, al mio fianco. Chiusi gli occhi con lentezza e risposi al bacio di Lung un istante dopo essermi ripresa dallo stupore iniziale. Non avevo mai baciato un ragazzo prima di allora e in quei giorni avevo sognato di farlo con Fabio, ma era così la vita e come ho avuto occasione di imparare dai libri e dai film (ammettiamolo, a volte si avvicinano molto alla realtà), il primo “fidanzatino” non era sempre colui che avresti sposato e trascorso il resto della tua esistenza, era solamente una specie di “prova” che ti avrebbe introdotto nel mondo degli adulti, facendoti comprendere come era la vita con qualcuno accanto. Era una esperienza, non negativa ma a volte neanche positiva. Lung era un gran baciatore, ma c'era qualcosa d'incompleto in quel quadro, qualcosa che non quadrava, come vedere Harry Potter in un film di Twilight, mi sentivo come un pesce fuor d'acqua che non riusciva a trovare il suo habitat naturale. Non era corretto da parte mia mentire in quel modo a Lung, ma a qualcuno dovevo pur sempre aggrapparmi e ora che c'era lui, non mi sarei fatta fuggire quella chance. Fu un bacio lungo e dolce, Lung era delicato, mi teneva fermo il viso con le sua mani mentre con entrambi pollici mi sfiorava le guance. Le sue labbra erano morbide e spinta dall'istinto iniziai a morderle molto amabilmente, facendolo gemere di piacere. Intrecciai le mie mani sui suoi capelli sorprendentemente soffici. Lung sapeva a zucchero filato ed era fresco e genuino come un gelato. Mi mandai a quel paese quando notai che non provavo nulla, non c'era nessuna scintilla, non avevo le farfalle nello stomaco, non svenivo come Bella Swan quando baciò la prima volta Edward Cullen, niente di niente. C'era un muro tra me e Lung e quel muro portava il nome di una persona che non sarei riuscita a dimenticare molto facilmente.

***

Più tardi, mentre mi rigiravo una e più volte nel mio letto, provocando dei cigolii irritanti, ripensavo a tutti gli avvenimenti di quella sera. Dopo aver baciato Lung, lui sembrava felicissimo, come quando a un bambino gli dicono che il giorno di Natale è in anticipo, mi aveva baciato non-so-neanche-io-quante-volte mentre mi ripeteva in un sussurro incomprensibile che mi amava, dalla prima volta che mi aveva visto a pranzo e poi, con il continuo susseguirsi di circostanze, tra me, i draconiani e i viverniani, mi venerava. La situazione era alquanto ambigua e io non sapevo che fare o dire, avevo i pensieri sottosopra e con un sorriso tirato l'ho convinto a salire in macchina, promettendogli che ci saremmo visti il giorno seguente.
-Sofia- mi aveva chiamato, prima di far partire la sua lussuosa macchina.
-Uhm?- mugolai.
-Cosa c'è tra te e Fabio?-
La nausea m'invase, le lacrime stavano per ritornare e non sarei riuscita a trattenermi a lungo.
-Buonanotte, Lung- avevo risposto, lanciandogli un ultimo sorriso ed entrare in casa. Mi ero sorpresa non poco quando una volta arrivata in cucina per idratarmi con un po' d'acqua notai un piccolo fogliettino attaccato sul frigorifero.

Mi dispiace veramente molto Sofia ma mi hanno chiamato dal lavoro, era una emergenza e non potevo non andare. Thomas è uscito, mi ha chiesto una notte libera, quindi a casa non ci sarà nessuno. Non spaventarti, per qualsiasi cosa prendi il telefono e chiamami, spero che la tua serata sia stata magnifica, Lung mi sembra un bravo ragazzo. Sono molto fiero di te,
Tuo,
Prof.

Sola. Era quella la parola che rimbombava nella mia testa. Proprio quando più volevo il prof con me, abbracciarlo e sentire la sua presenza, non c'era. La mia vista iniziò ad appannarsi e ormai ero sull'orlo delle lacrime, corsi di sopra e senza cambiarmi mi corrugai nel mio amatissimo letto. Affondai il viso sul cuscino e il profumo familiare di casa penetrò le mie narici. Scoppiai a piangere, piansi per Fabio, per essere così difficile da non lasciare nessuna ragazza a far parte della sua vita fin quando non si trattava di portarsela a letto, per essere troppo diverso da me e per non essere il ragazzo giusto come invece lo era Lung, piansi per i draconiani e per la pressione della scuola, dei professori e del mio ruolo da capo, piansi per quelle volte che sono stata presa per il culo dai viverniani, per quelle volte che mi hanno ridicolizzato. Piansi per tutto, piansi per le tre settimane di scuola che risultarono essere troppo sfibranti e difficili, smisi solo una volta che fui certa che non avevo altre lacrime da versare e caddi addormentata come un sasso.

***

-Wow, Sofia, hai una pessima cera!- esclamò Lidja alle mie spalle. Sapevo già cosa vedeva: una Sofia pallida, con due borse scure sotto agli occhi per la notte insonne che aveva passato, gli occhi gonfi e un po' arrossati. Non era il mio miglior aspetto e questa mattina quasi mi metto urlare dallo spavento quando mi sono guardata allo specchio. Ero orribile. Potevo fare concorrenza con un vampiro e c'erano alte probabilità che vincessi. Alzai le spalle, indifferente, e continuai a camminare con passo deciso. Lidja non tardò a capire il motivo del mio malumore.
-Qualcosa è andato storto nell'appuntamento?-
C'era un motivo se mi fidavo più di Lidja che di Chloe. Lei era molto intuitiva e non c'era nessun bisogno di parlare per capirci, uno sguardo o un gesto bastavano a fare veri e propri discorsi che, ovviamente, comprendevamo soltanto noi. Poi Lidja era molto intelligente (finché non si trattava di chimica), era perspicace, coglieva al volo i miei sentimenti e le mie emozioni, riusciva a leggermi dentro e certe volte era un proprio vantaggio, così non mi sarei persa in inutili parole o ricordi che volevo a tutti i costi evitare.
-Perché ho la strana sensazione che non centri Lung?- continuò a parlare lei. Ecco? Avete visto? Non ho neanche fiatato e lei ha compreso tutto.
Ovviamente non potevo rimanere tutto il giorno in silenzio e a malavoglia pronunciai quel nome che odiavo/amavo. -Fabio-
Lei digrignò i denti, con forza. -Cosa ha fatto quel idiota?-
Io risi amara, era una risata triste e forzata. -La serata era fantastica finché è arrivato lui, con le sue stupide battute del cazzo, con quell'aria arrogante da “tanto voi due non andrete da nessuna parte”, con la sua indifferenza sul fatto che l'amore non esiste e cazzate varie...- confessai afflitta. “Ti sei dimenticata la parte in cui ti chiede se ami Lung” mi disse il cuore e le lacrime stavano per scendere nuovamente dagli occhi, finché Lidja mi tirò a sé e mi abbracciò con calore.
-Mi dispiace- disse. -Ma giuro che gliela farò pagare, non può permettersi di trattarti così...Tuttavia mi viene un dubbio... Come faceva Fabio a sapere l'ora e il luogo del vostro appuntamento?-
Ecco la domanda che volevo evitare.
-Non lo so, non mi ha risposto... Per oggi non voglio parlarne perché dopotutto tra me e Lung le cose filano bene- cercai di sembrare felice e Lidja parve bersela. Un sorriso malizioso apparve sul suo bellissimo viso. -Voglio sapere tutto!-
Avrei iniziato a raccontarle tutto se una mano grande e forte non mi avesse preso dalle spalle, facendomi voltare, interrompendo così il nostro “interessante dialogo”. Stavo sul punto di imprecare quando mi ritrovai le labbra premute con quelle di Lung. Cristo, questo ragazzo faceva sul serio! Non potevo allontanarlo, così mi ritrovai a ricambiare il bacio. Sentii il suo sorriso tra le mie labbra e mi sentii male, per essere così stronza da ingannarlo.
I miei pensieri furono troncati dalla risata di Lidja. -Credo di aver capito tutto- disse
Lung la guardò, anche lui sorrideva, sembrava più vivace del solito e pensare che ero io il motivo della sua felicità mi doleva ma nello stesso tempo mi esultava. Ero arrivata alla conclusione che ero impazzita completamente.
Peccato che quell'allegria durò poco perché da quel momento in poi iniziò una giornata con un continuo verificarsi di avvenimenti imbarazzanti che avrei ricordato a vita. Come sempre, c'erano loro in mezzo: i viverniani. Tutto il rispetto che ero riuscita a guadagnarmi andò a farsi fottere.

***

Sapevo che c'era qualcosa che non andava, lo intuivo dall'aria, ogni molecola del mio corpo era in allerta ma non riuscivo a capacitarmi del perché. Come quando ti vedi un film dopo quindici minuti dall'inizio e nonostante tu abbia guardato i restanti novanti minuti, senti che qualcosa non combacia, che manca un pezzo e quel pezzo erano i primi istanti della pelicola. Era come se mi fossi persa qualcosa di importante, ma non riuscivo ad afferrare cosa. Se una me del futuro mi avrebbe avvisato che quel giorno sarebbe stato un susseguirsi di situazioni sgradevoli, dicendomi cosa mi avrebbero fatto, gli avrei riso in faccia dicendo che non potevo essere così sfortunata e che sicuramente si era sbagliata di persona.
Da dove posso iniziare? Alla prima ora di chimica? Quando Nida e Ratatosk ricambiarono i miei favori mettendo del colore liquido sulla mia sedia e dentro lo zaino mentre ero distratta? Io feci finta di nulla, nonostante avessi il didietro impastrato di rosso, blu, giallo e verde e i libri tutti rovinati. Mi ero ripetuta fino alla nausea “Stai calma, Sofia, dopotutto si stanno vendicando, poteva succederti di peggio.” Così, con tutta la dignità possibile, andai avanti con la lezione e ignorando le risate divertite dei miei compagni. Un punto per i viverniani.
Forse possiamo parlare della seconda ora? A biologia? Ofnir e Nidhoggr avevano appeso del filo nella porta e io, non accorgendomi di nulla, nel momento in cui entravo spedita in classe, cercando di ignorare le occhiatacce che mi lanciavano siccome avevo la gonna e le mani di tutti i colori, tirarono quella stramaledettissima cordicella e la porta mi finii in faccia e io, perdendo come una dilettante l'equilibrio, caddi goffamente a terra con le risate dei miei compagni che mi bombardavano nelle orecchie. Un altro punto per i viverniani. Mi sedetti il più lontano possibile dagli altri e rossa come un pomodoro, seguii la lezione del professore. Di Fabio non c'era nessuna traccia.
Ora posso raccontare quello che mi fecero nell'ora di matematica? Siccome tutti sapevano che ero una ritardataria cronica, quelle stronze di Giada e Valeria, una volta che si assicurarono che tutti i miei compagni fossero dentro in classe, misero della pellicola trasparente sulla porta e io, che rosicavo per le due figure di merda precedenti, andai a sbattere con quel pezzo di plastica, facendomi ancora più male al naso che mi doleva da un'ora. Ora non posso dire che tipo di imprecazioni lanciai, ma avevo la testa che mi scoppiava e contavo i minuti per la fine di quella merdosa giornata.
Arrivò la ricreazione, ormai tutto il mondo sapeva cosa mi avevano fatto e i miei adoratissimi draconiani cercavano di evitarmi, temendo che se mi avessero rivolto la parola anche a loro sarebbe successo qualcosa di orribile. Non potevo biasimarli, nonostante rimasi ferita per la loro codardia. Credevo che per quei venti minuti di ricreazione avrei avuto un po' di pace e convinta che andando in bagno avrei risolto i miei problemi (volevo lavarmi il viso e provare a togliere le macchie dalla divisa), i miei amatissimi viverniani sembravano già sapere che il primo posto dove sarei andata sarebbe stato proprio quello, così, ignorando il fatto che i viverniani erano agguerriti ad ottenere a tutti i costi la loro maledetta vendetta, entrai e come magia, quando apro la porta, mi cade un secchio d'acqua. A peggiorare il tutto e che alcune viverniane fecero delle foto e un video di quel momento. L'unica cosa che potevo fare era chiudermi da qualche parte e cercare di far sbollire la rabbia. Non potevo fare gesti impulsivi ed ero certa che ormai non mi avrebbero più dato fastidio, avevano centrato il bersaglio. Ma mi stavo sbagliando.
Cercai di isolarmi e non parlai con nessuno, una volta finita la ricreazione, andai a prepararmi per Educazione Fisica, dirigendomi con passo lento e vigile verso gli spogliatoi. Nida, che era arrivata dieci minuti prima, aveva riempito il pavimento di un olio scivoloso e io, per quanto camminassi in modo calmo, non potei non cadere e sbattei fortemente la nuca. Fu un miracolo se non persi i sensi e maledii tutti i viverniani esistenti in quella fottutissima scuola. Non andai in infermeria ma per il resto del giorno avevo capogiri e nausea. I viverniani stavano guadagnando più punti del previsto.
Anche l'ora di educazione fisica finì e sembrava che quel giorno non si sarebbe mai concluso. Io cercavo di farmi invisibile, ma era impossibile, ormai tutti si scambiavano foto di qualche mia figura fatta fino ad allora e il mio orgoglio era a pezzi. Si, ero diventata più famosa di prima, ma non in modo positivo.
Alcuni viverniani, nell'ora d'inglese, riuscirono in qualche modo a creare uno strano meccanismo sulla porta (ho avuto l'occasione di comprendere che i viverniani amano gli scherzi dove per protagonista c'è una fottutissima e dannatissima porta) e, come ormai sapevano tutti, io ero sempre una delle ultime ad arrivare e quando scosto la porta che era leggermene socchiusa, faccio scattare qualcosa e un pezzo di legno mi finisce dritta nello stomaco. Io mi piegai dal dolore ed Ewan, che aveva assistito a tutto, corse ad aiutarmi mentre mandava a 'fanculo quegli idioti e mi prendeva delicatamente per le braccia. Io non potevo fiatare dal dolore ed Ewan scuoteva con tristezza la testa.
-Ti avevo avvisato, Rossa, a quanto pare la tua vittoria non è durata a lungo, e questo non è niente, possono farti di peggio-
Io avevo sgranato gli occhi dalla paura. Cosa diamine significava che potevano fare di peggio? Cazzo! Questi non erano dei normali adolescenti, questi erano degli assassini in serie! Ewan parve notare il mio nervosismo e sbozzò in un sorriso. -Se lasci l'incarico di Thuban, ti lasceranno in pace. 
Con un filo di voce, pronunciai le seguenti parole: -Vai a farti fottere!-
Si, lo so, non ero giusta ma quante altre volte dovevo ripetere che il mio fottutissimo orgoglio aveva la precedenza in tutto?
Quando giunse l'ultima ora, potei fare un sospiro di sollievo, ma i viverniani non sembravano essersi arresi. Non so come, né quando, ma in qualche modo riuscirono ad introdurre dentro il mio povero zaino alcune cavallette, bruchi, formiche ed altri insetti orripilanti e disgustosi, così, quando me li ritrovai in mano mentre tiravo fuori un libro, lanciai un urlo atterrito, mentre saltellavo da una parte all'altra.
In poche parole: quel giorno fu il peggiore di tutta la mia vita, o perlomeno credevo che era così.
Ero la ragazza più felice del mondo una volta che il campanello della scuola suonò un'ultima volta, avvisando ai ragazzi che potevano ritornarsene a casa. Uscì di fretta e mai come in quei secondi ero felice di ritornare a casa.
-Sofia!- mi chiamò una voce familiare. Non mi voltai e filai dritta, dove George mi aspettava solitamente con il taxi.
-Sofia, diavolo, aspetta!- urlò con voce implorante Lidja. La ignorai e continuai a camminare.
-Dai Rossa, non prendertela, spero che non andrai a casa a suicidarti- s'intromise Ewan. Percepivo la loro presenza e sapevo che si stavano avvicinando.
-Sof, perfavore, non fare nessuna stupidaggine!- aggiunse Chloe.
-Lei è Thuban, non si farà del male- dichiarò Karl, deciso, come se fosse un psicologo professionista.
-Oh, cavolo, spero che tu abbia ragione- asserì Mattia.
-Nah, è forte, avete visto come si è comportata dopo tutti quei bastardissimi scherzi? Non ha mai battuto ciglio, sembrava che neanche la sfiorassero!- comunicò Carlo.
-Concordiamo!- urlarono Sara e Martina.
-LA VOLETE FINIRE!- sbottai all'improvviso. I ragazzi si bloccarono e rimasero in silenzio, timorosi di farmi incazzare ulteriormente. -HO AVUTO UNA GIORNATA DI MERDA MA QUESTO NON SIGNIFICA CHE ADESSO DIVENTERO' UNA SPECIE DI AUTOLESIONISTA!- gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni. Respiravo a fatica e il mio petto si alzava e abbassava con prepotenza.
-Finalmente hai reagito!- mormorò Lidja. -Ci stavi spaventando-
Roteai gli occhi e mi voltai, pronta ad andarmene.
-Cosa hai intenzione di fare?- mi domandò Becca.
-Per i prossimi giorni cercherò di far credere agli altri che mi sono arresa, non sfiderò più i viverniani e avrò un profilo basso, ma questo non significa che ritornerò ai miei passi e smetterò di essere Thuban, sono stata io a decidere questo incarico e lo seguirò fino alla fine e non mi farò sottomettere da qualche idiota viziato e dalle idee narcisiste, non lo farò mai, io, Sofia Schaflen, vi farò vincere e non vi pentirete mai di avermi lasciato essere il capo, come se qualche stupido scherzo può farmi rinunciare a tutto ciò che vi ho promesso fin'ora, loro hanno dichiarato guerra? E guerra sarà. Mi faranno la vita impossibile, e io farò altrettanto, questo è solo l'inizio, Nidhoggr sa benissimo che si avvicinano le selezioni e dovrò entrare pienamente nel mio ruolo di Thuban a Ottobre, che ormai è alle porte, vuole farmi credere di essere invincibile quando non è altro che un ragazzino antipatico! Sapete che vi dico?- alzai il mento, con fierezza. -Io non mi tiro indietro così facilmente-
Nelle espressioni dei miei amici potei osservare nuovamente tutto il loro rispetto nei miei confronti, loro ora avevano un esempio da seguire, avevano me, avevano una speranza. Sussultai quando udii l'applaudire di qualcuno. Mi voltai e vidi Lung mentre sorrideva, fiero di me. Durante la giornata mi ero dimentica completamente di lui e avevo cercato in tutti i modi possibili di evitare i draconiani e vederlo lì, che credeva in me, che non smetteva di appoggiarmi, mi fece comprendere quanto lui ci teneva a me. Corsi verso di lui e lo abbracciai con forza.
-Grazie!- sussurrai, e sapevo che tra noi poteva nascere qualcosa di serio, che potevo ricambiare i suoi sentimenti.

***

Le settimane passarono e i viverniani iniziarono a dare per scontato che fossero riusciti a sconfiggermi e che ormai ero troppo spaventata per sfidarli di nuovo o per comportarmi da vero capo. Non sapevano quanto si sbagliavano! Credevo in me e non avrei deluso i miei amici, che continuavano a sostenermi, che non mi giudicavano quando i viverniani mi facevano qualche scherzo cretino, anzi, mi porgevano la loro mano e io mi aggrappavo a quell'aiuto mentre mi alzavo di nuovo e ricominciavo tutto daccapo. Questo mio atteggiamento risollevò tutti gli altri draconiani, che come i viverniani, erano convinti che sarei scappata con la coda tra le gambe e che gli avrei abbandonato. Questa mancanza di fiducia nei miei confronti mi ferii, ma riuscii a riconquistare i miei “sudditi”, che iniziarono a prepararsi per le prove, impegnandosi al massimo. La relazione tra me e Lung ormai era officiale, lui era di grandissimo aiuto, era molto saggio, mi dava consigli e mi proponeva nuovi metodi per tenere sotto controllo tutti i draconiani. La nostra relazione era intensa, adoravo quei momenti rubati dove ci nascondevano dai professori per perderci in baci infiniti e pieni di calore. C'era solo un ostacolo. Mentre lui  sfiorava e baciava ogni angolo libero della mia pelle, al posto suo m'immaginavo un'altra persona, dagli occhi scuri e profondi, dall'aria sempre triste e dal sorriso ironico e strafottente. Fabio ebbe la fortuna di non assistere a quel maledetto giorno dove mi fecero i peggiori scherzi esistenti sul pianeta terra e si presentò a scuola la settimana seguente. Il rapporto tra me e lui, se possibile, peggiorò ulteriormente. Prima che c'incontrassimo “casualmente” al mio appuntamento con Lung, i nostri battibecchi erano quasi un gioco, non erano fondati dal vero odio, ma dopo quel momento Fabio sembrava posseduto da qualche spirito maligno. Tutto ciò che diceva era per ferirmi sul serio, non ci andava leggero con gli insulti e non potevo rispondergli siccome mi ero promessa di avere un comportamento pacifico e tranquillo con TUTTI i viverniani. Questa situazione era insopportabile. Poi, a lacerare il mio ego era il fatto che ormai Fabio iniziò a provarci con tutti gli esseri umani di sesso femminile. Bastava avere una vagina e lui era già arrapato, non seguiva solamente le viverniane, come faceva prima, ma anche le draconiane! Lidja era disgustata e io stavo peggio.
Anche Ottobre iniziò a trascorrere con una lentezza quasi dolorosa, dando inizio un autunno dal vento gelido e dagli alberi spogli. A scuola iniziarono le prove ed ero costantemente occupata, dopo le lezioni dovevo presentarmi in palestra per vedere le prove degli altri draconiani. Ero esausta e dovevo valutare le capacità di 200 ragazzi, ma non bastava perché la maggior parte erano scarsi in qualsiasi attività e non avevano niente di speciale. Fu così che arrivò quell'idea. Sapevo che era una pazzia e che forse mi sarei ritrovata con le mani vuote, dovevo provarci, i draconiani meritavano di assaggiare la vittoria e umiliare i viverniani, così come loro lo avevano umiliato me qualche settimana prima.
-Ho un'idea!- dichiarai nel bel mezzo di una riunione con tutti i guardiani.
-E quale sarebbe?- mi domandò Ewan, scettico.
-Dovrete chiamare tutti gli esclusi di questa scuola, li convocherò in una assemblea dove assiteremo solo noi e loro, nelle guerre vincono sempre coloro che sono in vantaggio numerico, è arrivata l'ora di convertire qualche escluso in draconiano-

***

-Mio Signore, la Draconiana è molto più difficile da abbattere di quanto avevamo previsto- disse Ratatoskr.
Nidhoggr lo guardò annoiato e alzando un bracciò, gli indicò la porta. Non ci furono bisogno di altre parole e il viverniano uscì dalla stanza con passo insicuro.
-Che notizie abbiamo?- chiese la Grande Viverna a uno dei suoi alleati più compromettenti.
-Mi è arrivata voce che Thuban vuole trasformare gli esclusi in draconiani- rispose la voce, beffarda. 
-Non ci riuscirà mai- rise Nidhoggr con un ghigno perfido. Era qualcosa di strano vedere un viso così perfetto, da apparire angelico, ridere con malvagità . -E' da anni che ho provato a fare altrettanto, ma quei bastardi sono difficili da controllare, non ci riuscirà mai, è solo una ragazzina-
-L'abbiamo già sottovalutata una volta, non vorrà ripetere l'errore- avvisò la voce, profonda e cupa.
Nidhoggr lo fulminò con lo sguardo e ciò basto a zittire il ragazzo. -Ho una missione per te-
Il ragazzo annuì riluttante.
-Tutti conoscono i tuoi modi galanti e da Casanova, Szilard, perciò dovrai usare queste tue qualità se vuoi fare bene il tuo lavoro-
Fabio deglutì. Qualcosa gli diceva che non gli sarebbe piaciuto ciò che aveva da dire Nidhoggr.
-Sai, ho avuto modo di osservare Thuban da lontano e per quanto tutta la scuola sia convinta che lei e Lung siano la coppia perfetta, c'è qualcosa che non mi convince-
L'ex draconiano iniziò a sudare freddo.
-Cosa significa, mio signore?-
-Lei non è innamorata di quel draconiano, so riconoscere uno sguardo pieno d'amore e lei non lo ama-
Aveva compreso. Fabio aveva compreso qual'era il piano di Nidhoggr ed iniziò a scuotere la testa con decisione.
-Non posso farlo-
-Non hai scelta, Szilard, tu farai come dico, corteggerai quella ragazza perché se c'è una cosa che ho imparato è che le donne sono molto più facili da disciplinare se hanno gli ormoni in subbuglio e se amano un ragazzo, dovrai entrare nella vita di quella Schaflen e scoprirne tutti i segreti, solo allora potremmo vincere-


Note dell'Autrice:
Scrivere questo capitolo è stato un vero e proprio miracolo, sono stanchissima e non ho le idee molto precise, ma alla fine, sono riuscita a ricavare qualcosa dalla mia mente perversa.
Ebbene, i miei carissimi lettori, qui succedono una miriade di cose: Sof rifiuta Fabio e i motivi saranno chiariti nei prossimi capitoli, si mette con Lung, i viverniani hanno trovato la vendetta perfetta, ma Sof è più agguerrita di prima ed è decisa ad appoggiare il suo gruppo ed infine, ha la brillante idea di convincere gli esclusi a diventare Draconiani e a peggiorare tutto è Nidhoggr e la sua banda.
Spero che abbiate apprezzato questo capitolo ed è probabile che i prossimi capitoli li scriverò dal punto di vista di Fabio (seguirò il consiglio di una fan) e siccome non mi sono ancora decisa, al momento non vi scriverò nessuno spoiler.
Voglio dare un caloroso grazie a tutti voi, che recensite questa storia, a quelli che l'hanno messa tra le preferite/seguite/ricordate e a quei lettori silenziosi, vi amo tutti!
Gente, volevo dirvi che sto seriamente pensando di cambiare raiting di questa storia e farla diventare rossa, perché ci saranno molte scene di sesso (che scriverò dettagliatamente) e violenza, scriverò cose profonde che possono turbarvi.
Beh, penso che sia tutto,
un bacio,

marty_598

   
 
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