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Autore: Rei DreamHunter    11/05/2014    3 recensioni
Per i membri dell'Inazuma Eleven comincia la vita da liceali, la quale preserva loro numerosissime sorprese!
All'interno delle mura scolastiche si susseguono passaggi, tiri, amore per il pallone, ma anche approfondimenti su nuovi e vecchi rapporti di amicizia (e non solo).
Genere: Comico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Masaki, almeno inizialmente, aveva tentato di seguire la lezione del professor Yuuki Tachimukai, ma senza successo.
Infatti era completamente distratto nell’osservare i movimenti di Hikaru, il suo compagno di banco.
- C-Ciao… come va? – aveva tentato di dire.
Questo, quasi con un sobbalzo, aveva spalancato gli occhi e lo aveva guardato, per poi domandargli – S-Stai parlando con me? –
Questa sua reazione lo lasciò confuso, così non seppe più che dire e il ragazzo abbassò la testa tristemente, per poi voltarsi.
Il comportamento del suo compagno di banco diede tanta pena a Masaki, così non riuscì a pensare ad altro.
Gli aveva semplicemente chiesto come stasse, eppure credeva di averlo offeso e non se ne dava pace.
Lo vide scrivere qualcosa su un foglio, ma per quanto si sforzasse di leggere non riuscì a farlo. Sapeva che, con tutta probabilità, non riguardava la lezione. Ma allora che altro?
Quando terminò la lezione, il prefetto Manabe gli venne incontro.
- Le lezioni mattutine sono terminate. Puoi tornare nuovamente alla tua stanza per sistemarti, attendendo l’arrivo dell’ora di pranzo. Nel pomeriggio faremo i primi allenamenti, ti prego di rispettare gli orari… -
Detto questo, gli porse un foglietto dove erano riportati tutti gli orari che avrebbe dovuto mantenere e i luoghi dove si doveva presentare, per poi tornare sui suoi passi ed intraprendere una conversazione con un altro compagno.
Allora Masaki portò lo sguardo sul suo compagno di banco, Hikaru, e lo vide ancora seduto e intento a scrivere. Una forte morsa parve attanagliargli improvvisamente il petto: se le lezioni erano terminate, per quale motivo non intendeva alzarsi.
In quel momento Hamano gli toccò la spalla, così lui si voltò.
- Va tutto bene? – domandò.
- No… quel ragazzo… - tentò di dire Masaki.
- Si chiama Hikaru Kageyama. Ti consiglio di stargli lontano, non ha una buona fama. E inoltre… è una persona molto solitaria, per conto suo. Ha sempre la testa tra le nuvole… -
- Oh… capisco… - disse quindi il novellino, salutando poi il suo compagno di classe.
Allora prese ciò che aveva portato con sé e uscì dall’aula camminando come uno zombie, tant’era tramortito. Non comprendeva il motivo per cui stava tanto in pena, ma era sicuro che quel ragazzo stesse soffrendo. E lui, anche se da quel giorno era il suo compagno di banco, non poteva fare nulla per aiutarlo.
Tornato in camera, chiuse la porta dietro di sé e, distesosi, chiuse gli occhi tentando di tranquillizzarsi.
Passò un tempo che parve interminabile, fino a che non sentì la porta aprirsi.
“Deve essere il mio compagno di stanza” pensò, aprendo gli occhi.
Allora si alzò e vide davanti a sé colui che era anche il suo compagno di banco: Hikaru.
Era rimasto sorpreso dalla presenza di Masaki e aveva sussultato indietreggiando, come per uscire dalla camera.
- E-Ehi! Va tutto bene? – domandò Masaki, alzandosi in piedi.
Il ragazzino tremava, così non seppe come reagire. Facendosi forza gli prese la mano e lo invitò ad entrare.
- Non preoccuparti, non hai fatto nulla di male – disse.
Hikaru allora tentò di prendere la parola, sedendosi sul suo letto – E-Ecco… vedi… mi dispiace per quello che è successo… -
Il suo compagno si sedette accanto a lui – Non ti devi preoccupare – disse.
- Suppongo che tu sia il mio compagno di camera… beh, vedi… io sono nuovo… -
Hikaru annuì semplicemente, mentre Masaki lo osservava: la corporatura magra e l’aspetto semplice gli davano un’aria tanto attraente, poiché il suo faccino era straordinariamente adorabile. Masaki per un attimo era tentato di dargli una pacca sulla spalla e accarezzare i suoi capelli violacei.
- Se posso essere indiscreto… - riprese – Come mai sei così solo? –
Il timido ragazzo rimase immobile per alcuni secondi, così Masaki aggiunse – Se te la senti, possiamo evitare di parlarne… -
Egli tuttavia lo ignorò, e disse - Beh, vedi… I-Io non ho una buona fama… M-Mi fa piacere c-che tu ti preoccupa per me… ma… s-se starai vicino a me… -
Successe tutto improvvisamente. Hikaru si alzò di scatto correndo, lasciando la camera, mentre Masaki lo inseguiva tramortito dalla sua reazione.
- Hikaru! Fermati! – esclamò, inutilmente.
Ma il suo compagno non lo ascoltava, proseguiva ancor più di corsa per il corridoio con l’intento di scappare da qualche parte, così lui non poté fare a meno di seguirlo.
Al termine del corridoio, tuttavia, gli si parò davanti il prefetto Manabe.
- P-Prefetto! – fece Masaki.
Egli, impassibile, si limitò a dire – Lascialo andare. Lui non può legare con le persone, non rientra nella sua natura. E se tenterai di intervenire, lo farai soffrire ancora di più… -
Il nuovo arrivato spalancò gli occhi, rimanendo completamente immobile per ciò che gli era stato detto. Non poteva legare con le persone? Per quale motivo?
Si sentiva enormemente in colpa, perché ora per lui rappresentava una persona importante e si sentiva responsabile.
- E’ inutile che ora tu te ne dispiaccia – aggiunse quindi Manabe, che aveva osservato la sua reazione.
- Non ho potuto fare nulla nemmeno io, che sono il prefetto del dormitorio. Dovrei vergognarmene, certo, ma con una persona con un passato come il suo, non è certamente facile nemmeno per un’autorità come la mia… Non ha alcun senso farsene una colpa, ti prego invece di conoscere nuove persone e di seguire assiduamente le lezioni. Sei qui per questo motivo, infondo –
E lo lasciò tentando di sorridere, per infondergli un po’ di coraggio.
Questa sua azione sorprese enormemente Masaki, che prima di allora non aveva mai visto sorridere Manabe.
Dapprima tornò indietro diretto verso la camera, poi rimase fermo in mezzo al corridoio poiché indeciso sul da farsi.
Poteva veramente ignorare quel che era successo semplicemente perché “non si poteva fare nulla per lui?”.
Anch’egli, ne era consapevole, aveva avuto un terribile passato. Eppure era riuscito ad affrontare le sue difficoltà.
“No, questo non rientra nella mia natura” si disse.
“Non potrei mai lasciarlo piangere in quel modo. Anche se lo conosco appena”.
Allora si voltò e prese a camminare verso le scale.
“Scoprirò il tuo segreto, Hikaru Kageyama. Non posso più lasciarti soffrire in quel modo”.

  
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