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Autore: Daphne09    11/05/2014    5 recensioni
Oneri e infiniti doveri sono il prezzo per essere una Fata Enchantix.
Musa, come tale, è obbligata insieme alle cinque paladine del Winx Club a difendere Alfea durante uno scontro che passerà alla storia.
Le sei Fate faranno anche l'impossibile per salvare la Dimensione Magica, ma la Guardiana di Melody darà veramente il tutto per tutto...
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Nuovo personaggio, Riven, Winx
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Brano idoneo al capitolo:
All the times that we shared,
everyplace, everywhere,
you touched my life.
Yeah, one day we'll look back,
we'll smile and we'll laugh
but right now we just cry, 
'cause it's so hard to say goodbye.

clicca qui: https://www.youtube.com/watch?v=ngl-Hk1qOI4

2. Addio, Magix.

Passò all'incirca una settimana da quando la battaglia tra bene e male terminò e da quel momento Musa si trovava in un letto del reparto d'osservazione nell'ospedale di Alfea. Le sue amiche e gli Specialisti la venivano a trovare negli orari consentiti, ma si trattava solo di una breve manciata di minuti.

Non che fosse in pericolo di vita, non più almeno. L'unica cosa che potevano fare era attendere; la durata del coma poteva variare da ore ad anni, anche se l'ultima ipotesi venne praticamente esclusa.

 

*****

 

Ormai era passato un mese. In quella notte di luglio l'ambiente all'esterno era tiepido e sereno. Gli occhi della fata finalmente si schiusero ma, all'inizio fecero fatica a mettere a fuoco tutto ciò che c'era tutt'intorno; le sue iridi erano rimaste oscurate per tanto tempo.

Nonostante ciò, nel momento preciso in cui le sue narici inspirarono l'aria intrisa di disinfettanti e minestre, capì benissimo dove si trovava; troppe volte ci era stata in ospedale.

Rimase sdraiata supina a pensare e a cercare di ricordare ciò che era successo. Un terribile flashback le passò per la mente: durante il conflitto con le Trix utilizzò l' ad tellurem: un incantesimo che permetteva all' avversario di confrontare il suo potere con quello dell'incantatore. La magia sovrastante avrebbe cancellato definitivamente l'altra, ma non era certo che quella vincitrice sarebbe tornata nel corpo del proprietario. Musa non si ricordò come finì il processo, ma era sicura di non avere più magia, sentiva un'innata debolezza in sé.

Rimase sdraiata supina a pensare e a cercare di ricordare qualche dettaglio in più sull'accaduto per capire che cosa successe a Darcy e, internamente, ammise tra sé e sé che se fosse morta e sepolta non le sarebbe dispiaciuto affatto.

Finalmente i suoi occhi riuscirono a vedere con l'usuale nitidezza e, voltando lo sguardo qua e la per la stanza, cadde sul suo braccio notevolmente dimagrito e trafitto da una manciata di flebo che la nutrivano grazie a diverse sostanze e pozioni. Con gesto esperto se le sfilò -non era di certo la prima volta che accadeva- e si avviò verso la finestra. Non vi era cosa che le piaceva di più che ammirare il panorama.

Debolmente si resse sulle gambe lasciate scoperte dalla vestaglia e si avviò verso il vetro coperto da una tendina in pizzo bianco che scostò lentamente. Appoggiò il mento sui palmi, retti dalle braccia impiantate sul balcone. I suoi piccoli occhi blu ammiravano la notte di Magix, incantandosi in direzione di Selvafosca, dove qualche lucciola fungeva da lanterna. L'oscuro -ma innocuo- cielo stellato faceva da cornice alla Luna piena che si rifletteva nel lago di Roccaluce, il quale veniva illuminato dal passaggio di qualche Pixie.

Questo sfondo fu di grande aiuto per la sua mente a ritornare in esercizio. Dopo tutto ciò che le accadde decise che era ora di cambiare, di cambiare il suo futuro e le sue prospettive; ormai non si poteva più tornare indietro.

“A mente lucida si ragiona meglio.” Pensò.

Le sarebbe piaciuto ascoltare un po' di musica dal suo lettore mp3. Schioccò le dita per ottenerlo ma, con delusione, si accorse che non apparì nulla, realizzando che la magia ormai l'aveva veramente abbandonata.

Una lacrima amara le rigò la gota scarna e ancora graffiata, nel momento in cui -lentamente quanto goffamente- si rinfilò sotto le lenzuola. Tra un singhiozzo ed un altro si addormentò di nuovo. Internamente non si aspettava che sarebbe finita così.

 

L'indomani i pesanti raggi solari fecero schiudere con innocua violenza le palpebre della ex fata, pesanti ed impastate di lacrime piante la notte da poco passata. Notò con un leggero malcontento che qualcuno l'aveva ricollegata a quegli aghi. Le infermiere -e sicuramente la Direttrice- sapevano che era cosciente.

Guardando l'orologio capì che era mezzogiorno e mezza, quindi le addette al soccorso -ad eccezione di quelle del reparto terminali- erano in pausa pranzo.

Così, uscendo furtivamente dalla sua stanza e percorrendo dei corridoi ormai a lei familiari quanto le sue tasche, si ritrovò in quello principale. Il suo sguardo cadde su un giornale dentro un cestino e, in quel momento realizzò di non sapere nulla su ciò che stava accadendo da quelle parti. Raccogliendolo, le saltò immediatamente all'occhio il titolo che, in caratteri cubitali, era proiettato in prima pagina:

 

VALTOR TROVATO MORTO ALL'INTERNO DELL'ANTICA CAVERNA DELLA FENICE

Trix spostate nella Dimensione Omega, ormai senza poteri.

«Sì, siamo state noi e siamo fiere di ciò.» - L'agghiacciante dichiarazione di Icy a pagina 32.

 

La ragazza non poté non sorridere a quella notizia, almeno il suo sacrificio non fu completamente vano.

Proseguendo, notò che la grande porta vetrata dell'Aula Magna era aperta, così decise di dare un'occhiata. Tantissime ragazze erano sedute ai tavoli con un sandwich in una mano e fogli nell'altra. Tutto ciò accadeva soltanto nel periodo del ballo, durante il quale la Preside affidava alle alunne il compito di tirare fuori delle idee per rendere l'evento ogni anno diverso e unico.

Ad un certo punto, il suo sguardo si spostò su un tavolo più animato degli altri: quello delle Winx. C'era Stella che agitava un plico di fogli con una mano e sul braccio opposto reggeva una moltitudine di abiti da dama dell'Ottocento e Bloom e Aisha ridevano fragorosamente per il gesticolare dell'amica. Al contrario, Flora e Tecna erano sedute composte sul fronte opposto del tavolo. La Guardiana di Zenith reggeva un palmare che proiettava una planimetria in verde-nero della Sala Grande e Flora, premendo delle icone, disponeva delle piante virtuali sulla proiezione. Loro erano sempre state le migliori per quanto riguardava l'organizzazione delle feste.

A quel punto, con l'amaro in bocca, Musa iniziò a chiedersi chi avrebbe provveduto alla musica; pensò che probabilmente sarebbe spettato alla principessa di Melody, Galatea.

Vedere quella scena le riempì l'animo di malinconia, perché ormai lei non centrava più nulla con tutto ciò; la magia non faceva più parte di lei.

Girando le spalle e riprendendo la sua strada, si convinse che doveva dire addio a quello che non sarebbe più stato il suo mondo. Una lacrima corse veloce sul suo viso, ma subito la soppresse; quello non era di certo il modo meno sofferente per iniziare una nuova vita. Piangere sul latte versato era una cosa che odiava, che riteneva altamente inutile.

A piccoli e deboli passi si ridiresse verso il luogo da cui era venuta.

«Musa!» La chiamò una voce a gran volume ed entusiasmo dietro di lei. Effettivamente la ex fata si sorprese che nessuno avesse ancora notato una pallida ragazza fantasma con indosso solo la biancheria e una vestaglia bianca. I capelli che, a ciocche irregolari, le cadevano lungo la schiena erano pesanti e spettinati; in più le conferivano una certa aria da anima in pena.

Girandosi mormorò un «Hey» con voce gutturale e spenta. Non si sforzò di mostrare nemmeno un finto entusiasmo nei confronti delle sue amiche.

«Come stai?» Le domandò Aisha stringendole delicatamente le braccia intorno al collo. Irrigidendo gli arti lungo il busto, l'altra ritirò l'istinto di abbracciare la sua amica.

«Bene.» Si limitò a rispondere neutralmente, come se si stesse riferendo ad uno sconosciuto. Questa freddezza provocò un forte brivido lungo la schiena delle ragazze del Winx Club.

In quel momento la fata dei Fluidi si staccò da quell'abbraccio non corrisposto, lasciando andare la collega verso la sua strada.

«Ma ha perso la memoria? -Domandò Stella- Va bene che spesso è scorbutica, ma non l'avevo mai vista così!»

«No, è matematicamente impossibile. L' ad tellurem non causa alcuna amnesia -la informò Tecna con fare neutro ed efficente, digitando una fitta serie di tasti da uno dei suoi dispositivi super tecnologici- L'unica soluzione logica è che.. Musa nasconde qualcosa!» Specificò con preoccupazione soffocante nel tono di voce.

«Per scoprire che Musa sia preoccupata non ci vuole un genio! -intervenne Flora mordace- In fin dei conti chiunque dopo aver perso i propri poteri in seguito a tutti questi anni di studio rimarrebbe perplesso..» Aggiunse abbassando lo sguardo, demoralizzata. Tutte le altre sospirarono in risposta.

Nel frattempo, Musa rientrò nella sua stanza accompagnata da un'infermiera e dalle sue raccomandazioni di non fare più nulla che avrebbe potuto compromettere la sua sanità fisica. Ella rise internamente: ormai l'impensabile era accaduto.

«Fra quanto potrò tornare ad avere una vita normale?» Domandò con tono neutro. Sapeva benissimo che ormai non ci sarebbe stato più nulla da fare per il suo concetto di normalità, ma non sarebbe riuscita a giacere ancora per tanto in un letto, in una situazione di peggiore impotenza. «Altri due giorni. Dopodomani potrà riprendere la sua routine senza troppi affaticamenti nelle prime settimane.» Si raccomandò la giovane fata. A giudicare dal camice rosa era una tirocinante. «Perfetto. -Rispose- I miei poteri non torneranno?» Domandò animando leggermente il tono. «Mmmh.. -Mugugnò la ragazza, guardando attentamente la cartella clinica e alimentando involontariamente le speranze della paziente- ..Sotto il punto di vista medico no. Mi spiace.» Aggiunse con faccia rammaricata e voce sinceramente mortificata.

Bahm, per Musa questo fu letteralmente un colpo al cuore; l'indicazione definitiva del suo triste futuro stile di vita. Era come se il mondo si fosse fermato, tutto le stava scivolando addosso senza nemmeno toccarla; perfino le spiegazioni scientifiche dell'altra ragazza non le importarono.

Al termine del discorso dell'infermiera si congedò con un saluto tramite un gesto del capo. Ormai era pomeriggio e, l'unico modo che la paziente di Alfea aveva per capirlo era tramite la posizione del Sole. Rimanendo seduta sul suo letto, stava fissando la finestra da chissà quanto tempo; non era solo noia, ma semplice voglia di pensare.

Ad un certo punto, quella fitta rete di parole che si stava intrecciando da ore nella sua testa, venne interrotta: bussarono alla porta. Essendo abituata al fatto che fossero le infermiere -che di solito lo facevano solo per prassi- non rispose nemmeno, aspettandosi che la porta si aprisse. Eppure un pugno continuava a picchiettare sul legno.

«Chi è?» Domandò la ex Guardiana di Melody, lievemente irritata.

«Sono io.» Rispose una voce maschile. Nell'immediato, la porta si aprì rivelando un ragazzo alto e robusto, di ampia massa muscolare. I suoi capelli erano di quell'inconfondibile color prugna ed i suoi occhi erano di un viola ancora più freddo ed oscuro. Musa represse un sorriso alla vista del suo ragazzo, rimanendo in assoluto silenzio.

«Beh, ti sei svegliata.. -Attaccò bottone lui sedendosi sul fondo del letto- Come stai?» Chiese con fare premuroso, stringendo la mano della ragazza, che subito ritrasse. Sapeva nasconderlo alla perfezione, ma dentro di sé ogni volta che Musa stava male lui soffriva e, ogni qual volta che un ragazzo si avvicinava a lei, il suo cuore prendeva a battere anormalmente, pompando talmente sangue al suo cervello da privare la sua mente della ragione.

«Come vuoi che stia?!» Ringhiò stringendo i pugni, dimostrando più sincerità rispetto alla risposta precedentemente data alle sue amiche.

«Mi hanno detto dei poteri.. -Soffiò, cercando di ignorare la rabbia della sua ragazza- Ma non c'è proprio più speranza?»

«Se ce ne fosse ti pare che starei qui a lamentarmi?!» Lo provocò lei con veemenza.

«Ma non devi avercela con te stessa, non è colpa di nessuno se è successo quello che è successo.» Cercò di calmarla lui. A dire il vero dentro di sé nutriva un forte odio per Darcy perché, oltre al male che gli fece in passato, in quel momento si aggiunse anche il dolore inflitto alla persona a cui teneva di più.

«Come faccio a non arrabbiarmi?! È colpa mia e delle mie scelte avventate se ora sono così! -Gridò lei, nel contempo in cui le lacrime iniziarono a irrigarle il volto, senza preoccuparsi che qualcuno stesse lì a contemplarla- Ed è colpa di Darcy. Sì, di quella sporca strega se ora sono ridotta così! E anche del mio stupido potere, di quanto esso non valga nulla! Se solo fossi potuta essere una fata più forte..» Singhiozzò in preda all'ira, perdendo visibilmente la ragione.

Riven rimase in silenzio, perché sapeva che in quei momenti nulla avrebbe potuto consolarla. Erano rimasti solo loro due in quella stanza, e nessun altro. Lei piangeva, urlava e si dimenava, mentre lui cercava di non mostrare alcun risentimento per non renderle le cose ancora più difficili. Non era solo il malessere della sua fidanzata a rendere così irrequieto il suo animo; da quando entrò nella stanza e Musa iniziò ad esternarsi, ebbe la sensazione che lei se ne sarebbe potuta andare via una volta per tutte, che avrebbero vissuto lontani definitivamente. Avrebbe voluto prenderla, stringerla, baciarla e dirle che tutto sarebbe andato a finire per il meglio, ma non poteva fare altro che starsene lì a guardare, bloccato dal suo grosso muro d'orgoglio e dal fatto che non voleva raccontarle bugie. Nulla sarebbe andato a finire per il meglio, Musa aveva appena perso tutto ciò che la rendeva speciale agli occhi degli altri, tutto ciò per cui aveva studiato una vita e tutto ciò su cui aveva progettato il suo futuro. Vederla così gli spezzava il cuore.

«Ora devo andare ad allenarmi. Ci vediamo domani, okay?» Mentì lui. In realtà sarebbe andato a poltrire a Fonterossa, non avrebbe sopportato tutta quella tensione per un minuto di più.

«No! Non voglio vedere nessuno! -Ringhiò l'altra ancora più in preda alla rabbia- Voglio stare da sola, perché tanto è così che sarò! Vattene!»

«Ma..» Sospirò lo Specialista e, sapendo che tanto non avrebbe posto rimedio a nulla, rimase in silenzio, chiudendo la porta alle sue spalle e andandosene scoraggiato.

 

*****

 

I due giorni di convalescenza della ragazza passarono lentamente, tra dormite e pensieri che ormai imparò a memoria. In un certo senso ci rimase male che nessuno la venne a trovare, sperava che le Winx avessero pensato a lei o, per lo meno, la Preside Faragonda. Forse qualcuno aveva riferito loro della sua perdita di ragione durante il colloquio con Riven, oppure potrebbe essere stato lui stesso a sputare il rospo.

Dopo aver mangiato un sostanzioso pasto che non prevedeva minestrina, con grande sollievo rientrò nei suoi vestiti abituali e, facendo le valige si diresse lentamente verso l'ingresso di Alfea; era anche in momenti come quelli che sentiva la nostalgia della magia, con la quale avrebbe potuto teletrasportare il tutto.

Giunta all'esterno, tirò un sospiro per la fatica e decise di fermarsi un attimo; in fin dei conti le avevano esplicitamente chiesto di non sforzarsi ed era in netto anticipo per l'arrivo dell'autobus interplanetare.

«Che significa?!» Le domandò una voce alle spalle. Voltandosi si trovò il gruppo delle Winx e degli Specialisti quasi al completo, con tanto di trombette e coriandoli in mano; non capiva se erano per festeggiare la sua dimissione o per il ballo.

«Buona guarigioneee!» Gridò allegra Stella intromettendosi nel gruppo con un notevole ritardo. «Hey, ma che succede?» Chiese poi con ingenuità, notando le espressioni insensibili di tutti i presenti.

«Non lo so, giudica tu..» Mormorò Aisha, lasciando all'amica bionda una notevole visuale delle valige che circondavano l'ex fata della musica.

«Cosa?! -Domandò shockata.- Perché lo fai?!»

«Proprio non ci arrivi, eh.. -Ghignò l'altra, amareggiata- Io qui non centro più nulla, non sono più una fata e ho fatto un cattivo uso delle mie potenzialità, pagandone le conseguenze.»

«Ma lo sai che ad Alfea sei sempre la benvenuta!» Intervenne Flora.

«Sì, ma io non mi sento più a mio agio qui. Cosa dovrei fare?! Vivere nella menzogna? Credere che potrei ritornare come prima?! È risaputo che quell'incantesimo ha reso le cose definitive.» Spiegò loro, abbassando lo sguardo.

«Ma ci deve essere sicuramente un modo! -Saltò su Bloom- Tu l'hai fatto per difendere la Dimensione Magica! Lo sai che le fate sono sempre premiate per questo tipo di azioni!»

«Ma io non l'ho fatto solo per difendere l'universo, ma per vendetta! -Gridò- Lo sappiamo tutti che non è un sentimento idoneo ad una fata.»

Capendo a cosa si stesse riferendo, saltò su una Tecna -insolitamente- sentimentale: «Tu lo hai fatto per amore, non per vendetta! Hai voluto difendere i tuoi ideali e l'onore di Riven!» Subito dopo aver detto quelle parole, la fata della tecnologia lanciò una timida occhiata a Timmy, anche se sapeva che quello non era il momento per le smancerie.

Nello stesso istante, lo sguardo di Musa colpì quello dello Specialista tenebroso e, comprendendo che anche loro avrebbero avuto molto da dirsi, le ragazze si allontanarono.

«Che ne sarà di noi?!» Domandò lui scosso, non appena ottennero intimità. L'altra sospirò, e lui capì che cosa significava.

«Ci dobbiamo lasciare?!» Esclamò quasi impaurito, dando voce ai pensieri della partner.

«Sì, Riven. Ormai siamo di due mondi diversi, lo sai meglio di me che cosa significa stare in mezzo a persone con le quali non centri nulla.» Sibilò lei.

«Ma loro sono tue amiche, noi siamo tuoi amici! -Esclamò- Che ti importa se loro hanno dei poteri e tu no?»

«Lo sai benissimo. Non potrei sopportare di vedere tutte quelle persone che stanno facendo ciò che avrei voluto fare io. Non è invidia, ma mi si spezzerebbe il cuore comunque. Poi, che altra ragione avrei per stare qui?!» Domandò lei, sperando in una risposta dall'altro.

Lui la fissò intensamente, ma non riusciva a dirle ciò che voleva sentire; era bloccato. Sì, bloccato da quel terribile muro di orgoglio che lo circondava dall'infanzia. Voleva gridare a gran voce di non andarsene, perché lui la amava e sentiva che il suo destino era con lei, l'unica con la quale riusciva ad essere sé stesso; o quasi. I loro sguardi languidi si incontrarono e rimasero inchiodati l'uno all'altro per secondi o minuti; il tempo che passavano insieme non riuscivano mai a misurarlo. Comunicarono silenziosamente, ma lei aveva bisogno di parole, di garanzie e, se lui non riusciva a dargliele, non avrebbe avuto ragione alcuna di starsene lì a soffrire in silenzio.

Ad un certo punto, il resto del gruppo si avvicinò ai due, accompagnati dalla Preside e dall'Ispettrice.

«È ora..» Annunciò Musa abbassando lo sguardo sull'orologio. Le ragazze, senza dire altro, si aggrapparono a lei, cercando di dare il loro affetto in pegno della sua permanenza, ma la ex fata non parve cedere. Dopodiché, salutò Faragonda e Griselda con una stretta di mano formale, ma al contempo calorosa.

«Ricordati che sarai sempre la benvenuta.» Le disse Faragonda, guardandola con occhi carichi di speranza.

«Sei sicura di volertene andare?» Domandò Flora con fare demoralizzato.

«Sì.» Rispose secca l'interlocutrice.

«Ma non è che..» Tentò di intervenire Stella.

«Ho detto basta!» Gridò Musa, voltandosi violentemente verso la fermata dell'autobus, prendendo tutte le sue cose e cercando di accelerare il passo.

«Ma che..?» Si domandò turbata Stella ad alta voce, quando ormai non la poteva più sentire.

«Date del tempo al tempo..» Intervenne la Preside con la sua solita saggezza. Le altre fate rimasero in silenzio, forse in sovrappensiero o forse volevano solo osservare l'immagine della loro amica un'ultima volta; finché non sarebbe diventata un semplice puntino all'orizzonte. Quello che non videro fu la lacrima che le tagliò la guancia destra di Musa scambievolmente a metà.

«Addio, Magix.» Bisbigliò fra sé voltandosi un'ultima volta.

Sarebbe veramente stata Melody la dimora a lei destinata per il resto dei suoi anni?

 

Spazio autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per le vostre recensioni al primo capitolo, mi avete veramente sorpresa.

Devo ammettere che il disegno questa volta non mi fa impazzire, quasi mi mette una certa inquietudine e, dato che lo scanner non ha catturato bene l'intensità dei colori, ho dovuto modificare leggermente l'immagine ponendo tutto su una scala prettamente di grigi; d'altro canto con 24 pastelli Carioca posso solo giocare con la pressione del tratto.

Stendendo un velo pietoso su ciò, devo ammettere che questo capitolo mi sa un po' di “allunga brodo”, un giorno capirete che a me piace l'azione.

Proprio per questo il prossimo aggiornamento sarà lunedì 19, almeno mi farò perdonare con un nuovo capitolo.. Magari più interessante.

Ringrazio tutti i lettori ed i seguaci silenziosi con un abbraccio,

Daphne09

  
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