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Autore: Cocomero_    12/05/2014    2 recensioni
12 settembre 2014, il loro primo sguardo;
12 settembre 2013, il loro primo bacio;
12 settembre 2014, la loro prima volta;
12 settembre 2015, la loro prima e per fortuna ultima litigata;
12 settembre 2016, il primo pranzo a casa della madre di lei;
12 settembre 2017, la prima proposta;
"You’ve never loved yourself, half as much as I love you, you’ll never treat yourself right darlin’, but I want you to, if I let you know, I’m here for you, maybe you’ll love yourself, like I love you"...Niall rimette a posto la cornice, si infila le scarpe e esce da casa di lei diretto allo studio di registrazione dove lo aspettano i ragazzi.
12 settembre 2017, il suo primo si.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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If only you saw what I can see.
 
 
Il suono della sveglia riscosse Niall dal sonno, come sempre, vi direbbe lui in uno dei suoi momenti di sbornia depressa, le sue giornate iniziavano sempre con il suono della sveglia lo riscuoteva dal sonno, come nei libri, indifferentemente ogni giorno della settimana, i primi cinque perché le cose da fare erano sempre tante e il weekend perché ricordarsi di disimpostarla il venerdì sera gli risultava essere la cosa più difficile da ricordare, in assoluto nell’universo. Magari poi si sarebbe rimesso a dormire, ma comunque il primo ricordo di ogni giornata era il suo odioso bep-bep. Mai una volta che riusciva a colmare decentemente il suo bisogno di dormire pensò alzando un braccio e schiantandolo sull’affare elettronico sul comodino.
 
“Manca poco alla fine delle lezioni…” Tentò di farsi coraggio uscendo fuori dal lenzuolo, il che, constatò, non era assolutamente una cosa positiva visto che la fine delle lezioni comportava l’inizio degli esami e magari anche l’inizio della ricerca di un povero santo di professore come relatore di tesi. Niall poggiò i piedi a terra, si alzò in piedi stiracchiandosi, si grattò la pancia sbadigliando e poi  scompigliò i capelli con la sinistra mentre con la destra sistemava le mutande attraverso i pantaloni del pigiama.
 
Si diresse in bagno, con un altro sbadiglio, e una volta entrato si tirò dietro la porta che neanche si chiuse del tutto: “Vabbè, sti cazzi, non c’è nessuno.” Abbassò pantaloni e boxer e una volta soddisfatta la primaria necessità biologica arrivò al lavandino e aprì l’acqua, prese il sapone – altro sbadiglio – lo bagnò e iniziò a rigirarselo tra le mani; lo sguardo gli cadde sul riflesso allo specchio, “Devo tagliarmi i capelli…”
 
Approdò in cucina traballando, arrivò ai fuochi e afferrò la macchinetta del caffè speranzoso “Perfetto. Vuota.” Maledisse ogni singola divinità greca, a stento riuscì a svitare i pezzi e con ancora meno voglia ripreparò il tutto. Com’è il detto ? Il gioco vale la candela? Un caffè vale lo sforzo… E di caffè lui se ne sarebbe bevuti due, con un po’ di latte, due cucchiaini di zucchero e almeno venti PanDiStelle tarocchi della Conad che sono i più buoni.
 
 

 
 
“Psssss…psssss….Niall…Ehi… Psssss…Pssss…svegliati… - si sentì picchiettare sul braccio – C’è qualcuno?...Oi, biondo…svegliati…Ni, è finita – era senza dubbio la voce di Zayn – Psss…psssss… e dai… E CHE CAZZO, FATA TURCHINA! TI VUOI SVEGLIARE CHE VOGLIO USCIRE DA QUESTA FOTTUTA AULA!”
 
Niall aprì un occhio scastrando la testa dalle braccia incrociate sulla plastica del banco: “Mmmmmmh - Mugugnò richiudendo l’occhio e sentendo il peso dell’amico che si sedeva accanto a lui sbuffando – se ne è andato?”, “Si, ha finito 5 minuti fa e di sicuro non ha aspettato che tu ti svegliassi per andarsene…Dai Ni, raggiungiamo gli altri.”
 
“Ok.” Acconsentì il biondo alzando la testa definitivamente e mettendosi in piedi, sistemando lo zaino sulle spalle. Zayn uscì dalla fila dei banchi e lo precedette verso la porta scendendo i gradini dell’aula enorme in cui avevano appena finito di “seguire” lezione: “Dove sono gli altri?”, “Bar.” Rispose il moro uscendo e sparendo dalla vista di Niall, che, dopo un ulteriore sbadiglio lo seguì in corridoio.
 
Dentro l’edificio faceva ancora freschetto, fuori il sole rendeva ogni singola mattonella del cortile arroventata, i due ragazzi entrarono nel bar gremito di gente chiacchierona, lanciarono uno sguardo in giro e individuarono gli altri seduti ad uno degli ultimi tavolini in fondo alla sala, a dir la verità li trovò Zayn essendo Niall troppo impegnato a coprirsi la bocca con la mano. “Qualcuno faccia smettere la fatina di sbadigliare per favore!” esclamò il moro poggiando lo zaino sulla sedia vuota accanto a Louis mentre l’altro si buttava di peso su quella alla destra di Eleanor: “Buongiorno anche a te! – esclamò la ragazza – dal segno della felpa sulla tua guancia posso affermare con assoluta certezza che la vostra lezione sia stata estremamente interessante!”
 
“Così tanto che il tempo mi è volato!” Rispose Niall sorridendo al resto del tavolo. Harry, Josh, Sophia e Livia (sorriso più ampio). “Non è colpa mia se il caffè non funziona più, oggi sono già a quota cinque, ma non sembrano avere effetto…”
 
“Ho io la soluzione!” Esclamò Louis saltando in piedi e correndo verso le casse.
 
“Simba – chiese Niall rivolgendosi ad Harry – fino a che ora hai lezione? Torni a casa con me?”
 
“Eeeeeh, no, non credo, finisco all’una ma devo scappare, tra bollette e cose varie credo che passerò il pomeriggio alle poste, grazie.”
 
“Mh, ok.” Sbadigliò fuori riappoggiando la testa alle braccia.
 
Con gli occhi chiusi sentì i passi di Louis tornare al tavolo, una sedia spostarsi e dei leggeri tonfi davanti a se, molti leggeri tonfi, “Ecco la soluzione!” Alzò un po’ la fronte sbirciando da sopra al gomito: quelle che dovevano essere almeno una trentina di caramelle gommose erano ammonticchiate davanti i suoi occhi; adorava Lou e i suoi metodi da bimbo troppo cresciuto, ah, e anche le caramelle, constatò allungando un braccio per afferrarne una e scartarla.
 
“Aspettiamo Liam per pranzare?” Chiese Josh sputacchiando intorno pezzetti di gelatina verde.
 
“No, iniziamo che sta discutendo il caso di migrazioni nello studio del prof - gli rispose Zayn tirando fuori il portafoglio - fori i soldi! chi vuole cosa che vado a prenderlo?”
 
“Pizza.”
“Insalata.”
“Hamburger.”
“Cotoletta.”
“Gelato!”
 
“Ti do una mano!” Esclamò Livia alzandosi strusciando la sedia e inciampando nella borsa.
“Oooooook!”
 
E si allontanarono diretti alla cassa mentre la ragazza borbottava insulti contro la borsa zoppicando per la storta. Oltre a Lou e alle caramelle, Niall era quasi sicuro di poter affermare di adorare anche Livia, ma non l’avrebbe mai ammesso, non davanti a qualcuno che non fosse stato solo Harry, lo stesso ragazzo riccio che lo stava osservando sghignazzando dopo averlo beccato a seguire gli amici con lo sguardo. Niall mugugnò scontroso nella sua direzione e incastrò di nuovo la testa tra le braccia sorridendo; non ci poteva fare niente, lei era lì con loro e lui non poteva farci niente se gli veniva da sorridere. Aveva un debole per le ragazze, aveva un debole per le ragazze belle (“Sono un maschio dopotutto!”), aveva un debole per le ragazze intelligenti, e per sua sfortuna Livia rientrava in tutte e tre le categorie, aveva un debole anche per la birra, ma quello non c’entrava un gran che nella situazione, solo che era sempre meglio puntualizzarlo; ecco, avrebbe avuto un debole per una serata a bere birra con Livia, più che un debole…
 
Se lei non fosse stata così sfuggente sarebbe stato molto meglio, era strana, come se non le importasse un gran che di trovare qualcuno, sempre allegra, sorridente con tutti, disponibile, schietta e chi più ne ha più ne metta; eppure a Niall piaceva pensare che anche lei tenesse ai loro brevi momenti di chiacchierata da soli mentre fumava, sempre più frequenti ultimamente in quanto Zayn aveva deciso di seguire la metà dei corsi di quel semestre.
 
I due ragazzi posarono i vassoi sul tavolo esattamente nello stesso momento in cui Liam entrò nel bar dirigendosi verso di loro: “Allora mister trenta e lode – chiese Harry sorridendogli – questa volta a quanto sei arrivato? Trentacinque?”
 
Li ragazzo lo guardò arricciando il naso: “Sfotti poco Simba! Io studio!”
“Non ci posso credere! Un altro trenta e lode veramente! E io che scherzavo!” Esclamò il riccio scuotendo la testa e sistemandosi i capelli.
 
“Che schifo Po, io ti disconosco!” Sbottò Louis aprendo la carta del gelato.
“E bravo il nostro Liam!” Urlò Zayn assestandogli una pacca dietro al collo mentre l’altro si avvicinava a Sophia per lasciarle un bacio veloce sulle labbra.
 
Niall sorrise in direzione dell’amico: “Sbem! Inizio di canzone: questa è un’ode/del trenta e l’ode/che ci arriva alla spalla/ma se la sente molto calla…”
 
“Questa è la canzone/ di un bel cazzone/ che se studiasse/ sarebbe capoclasse/ti passo di tutta la testa/quindi abbassa un po’ la cresta…”
 
“SBOOOOOOOO – urlò Louis interrompendo la base da freestyle – questa brucia amico!”
 
“Mi arrendo amico – concluse Niall alzando le mani sopra la testa – ma tu non sentirti troppo fico!”
 
Una risata generale scoppiò lungo il tavolo, facendo girare gli studenti intorno.
Niall diede il primo morso alla sua lingua di pizza sistemandosi comodo sulla sedia: “Pranzo perfetto di un giorno perfetto.”
 
“Allora? Siete riusciti a trovare la musica per l’ultima canzone?” Chiese Liam che nelle ultime due settimane era stato decisamente off-limits.
“Il ritmo si, con Josh ieri – rispose Zayn – poi ho passato tutto a Harry nel pomeriggio che si doveva vedere con Niall per il motivo con la chitarra e poi tocca a Lou.”
Niall si girò verso Harry che stava borbottando parole confuse: “Emmh… diciamo….che….ecco…tipo…OH, ho avuto da fare ieri poi alla fine, ho tutto a casa, vediamoci sta sera dopo che torno!”
 
“Ok, tranquillo – lo rassicurarono – passo dopo piscina, te per che ora finirai?”
“Più o meno il tuo orario, credo questione di minuti, ti do le chiavi così quando arrivi sali?”
“Nono, tranquillo, io citofono, se non mi risponde nessuno mi siedo sul gradino e ti aspetto, ma Gamma?”
 
“E’ da mamma questa settimana.”
 
 

 
 
“Caffè e sigaretta?” Bisbigliò Livia seduta di fronte a lui al tavolo nell’aula studio.
 
Niall si rese conto che stava rileggendo la stessa riga del libro per la quinta volta, senza sapere assolutamente cosa potesse dire, finì di nuovo la frase fino al punto lottando contro le palpebre che si abbassavano e poi si rese conto di essere osservato. Alzò la testa e si ritrovò davanti gli enormi, occhioni verdi spalancati della ragazza che lo guardava con le sopracciglia alzate, come ad aspettare una risposta di qualcosa: “Emmmh…come scusa?”
 
“Dico: caffè e sigaretta?” Ripeté lei poggiandosi tra le labbra il filtro per un drum per poi prendere un ciuffetto di tabacco e poggiarlo sulla cartina. “Ok, ci sto.”
 
Il ragazzo si alzò dalla sedia stiracchiandosi, alzò le braccia sopra alla testa e le allungò stirandosi la schiena, per poi riabbassarle e aprirsi in un enorme sbadiglio, odiava matematica finanziaria…tutte formule da imparare a memoria…
 
Quando riaprì gli occhi la ragazza stava già tirando fuori il primo bicchiere dallo sportelletto della macchinetta: “Tieni, Macchiato tre zucchero giusto?”, “Si, grazie – altro sbadiglio – ma perché me l’hai preso tu?”, “Perché ho fretta di andare a fumare e te oggi sembri un bradipo!” rispose lei infilando nella fessura altri cinquanta centesimi.
 
“Ehi! Piano con gli insulti! Non sono un bradipo…ho solo sonno…”
 
“Sisi, certo, che avete fatto ieri sera?” Chiese seguendo con lo sguardo le stacchette bianche della macchinetta che seguivano il livello di preparazione del suo caffè espresso senza zucchero. “Chi?” Chieste Niall perplesso; “Voi, te, che hai fatto ieri sera che sei così stanco? Dove siete andati?”, “Aaaaaah, adesso ho capito! No, niente, non siamo usciti, non abbiamo fatto nulla, solo che sono stato fino alle tre a guardarmi Shelock!” Nuovo sbadiglio.
 
“Davvero? – chiese Livia tirando fuori il bicchiere dalla macchinetta – dove sei arrrivato?” La ragazza fece i soliti gesti automatici che Nial adorava tanto, bicchiere nella mano sinistra, la destra che andava a poggiare il drum tra le labbra e che poi afferrava la paletta nel bicchiere anche se non c’era zucchero da girare. La seguì verso il finestrone che portava all’esterno dell’edificio: “Mi manca ‘ultima puntata! – rispose – la terza serie è quella che mi piace di più.” Livia gli sorrise spingendo con la schiena il vetro e infilandosi la mano libera in tasca alla ricerca dell’accendino: “Te l’avevo detto – esclamò accendendo il drum – e poi io adoro Mary come personaggio…”, “Si, non è male…”, “Vedrai che ti combina dopo!”
 
“Non spoilerare niente!  - esclamò il ragazzo portandosi le mani alle orecchie e rischiando di versarsi il caffè in testa – Che se non poi mi vendico con Grey’s! A che puntata sei arrivata?”
 
“Boh, la otto o la nove, non mi ricordo, voi?”, “L’ultima in italiano, Gemma ci ha costretto a vederla l’altro giorno…”
 
“Non mi dire niente, non mi dire niente, non mi dire niente!” Sbrodolò velocemente la ragazza sedendosi sulle scale lì accanto.
 
Niall si sedette accanto a lei, un gradino più in su, dando un altro sorso al suo caffè; “Fa troppo caldo!” Sbottò la ragazza alzandosi i capelli e raccogliendoli in una cipolla veloce, “Voglio l’inverno e i maglioni!” continuò lamentosa girandosi leggermente per guardarlo in volto. Il ragazzo fece di si con la testa, anche lui odiava il caldo, la luce troppo forte e il sudore, però non poteva non pensare che con l’estate i capelli della ragazza erano diventati ancora più rossi e le sue guance ancora più lentigginose.
 
“Come va a casa?” Le chiese riferendosi ai litigi con le coinquiline per le pulizie. Livia si girò, lo guardò strana e arricciò il naso; su questo punto di vista era fantastica, riusciva a dire metà delle parole di una persona normale eppure si faceva capire meglio di chiunque altro con una semplice espressione del volto. “Eppure non dovrebbe essere difficile raggiungere un accordo!” Continuò Niall, la ragazza alzò le sopracciglia guardandolo interrogativa, “Dico, per le pulizie! Non dovrebbe essere difficile far capire a quella che non può non pulire la cucina dopo che mangia!”
 
“Aaaaaaaaah, ok! – esclamò la ragazza ridacchiando – non pensavo stessi parlando di quello, pensavo a casa vera!”
 
“Io,io,io…non avrei mai, non sono affari miei…cioè, se hai bisogno di parlarne…io…”
 
“Tranquillo Ni! – esclamò lei prendendo l’ultimo sorso di caffè – non ho bisogno di parlarne, ma non è un problema! Non mi importa, è una decisione loro, sbaglio?”
 
“No, credo di no.” Borbottò Niall sentendosi ancora più in imbarazzo nel fissare gli occhi verdi smeraldo che brillavano colpiti dai raggi del sole. “Comunque, sto cercando una casa nuova, quella stronza non la sopporto più; domani devo vederne una nuova, vuoi venire con me?” Gli propose lanciando con una schicchera il mozzicone. “Ok, va bene, non dovrei avere impegni.”
 
“Niente piscina?”, “No, ci vado oggi, anzi, rientriamo che tra un po’ me ne devo andare.” E gli sorrise leggermente alzandosi in piedi e afferrando, dai gradini, i bicchieri di tutti e due.
 
“Ok, ok.” Borbottò lei mettendosi in piedi e iniziando a scendere le scale.
 
 

 
 
Niall si fermò sotto al portone, tentò di sistemarsi i capelli, ancora bagnati, guardandosi nel riflesso sulla vetrata e allungò un braccio per suonare il citofono, sperando vivamente che Harry fosse già tornato. Gli toccò aspettare solo pochi minuti prima che qualcuno dall’altro lato alzasse il citofono e aprisse senza neanche chiedere chi fosse. Il ragazzo entrò, aspettò l’ascensore, salì e spinse il bottone del terzo piano; gesti ormai automatici, in quanto l’ultimo mese, tra esami, musica e Gemma, l’aveva praticamente passato lì.
 
L’ascensore arrivò al piano cigolando, Niall uscì, chiuse la porta alle sue spalle e si girò verso la porta dell’amico già aperta sul pianerottolo; Harry era un pesaculo raro, quindi, per non alzarsi due volte, capitava spesso che aprisse la porta insieme al citofono e poi tornasse a fare quello che stava facendo prima. Niall picchiettò piano con le nocche sul legno chiedendo permesso, nessuno gli rispose, quindi si diresse verso la cucina, entrò nel corridoio immerso nell’oscurità facendosi luce con il telefono, passò la porta del bagno, quella della sala da pranzo, e si affacciò in quella della cucina accendendo la luce.
 
Nessuno neanche lì; il ragazzo provò un timido richiamo: “Harry?!” sussurrò, sperando sinceramente che l’amico fosse nell’altro bagno e che non si trattasse del set di un film dell’orrore. Speranza vana, perché, dopo aver percorso a ritroso il corridoio buio, attraversato il salone (rischiando di inciampare in qualcosa abbandonato tra il tavolo e il divano), imboccato l’altro corridoio, trovò la porta del bagno spalancata e la stanza vuota.
 
“Non è divertente Harry…” Borbottò tra se e se. L’amico lo sapeva perfettamente che Niall aveva dei problemi con il buio; non che avesse paura, quella era finita anni prima, solo che sommato all’immaginazione galoppante del ragazzo, il buio produceva strane immagini nella sua mente; e quella non sarebbe stata la prima volta che il riccio si divertiva in quel modo.
 
Niall tornò in corridoio e notò la porta chiusa della stanza di Harry, spense la torcia del cellulare, se lo infilò in tasca e borbottò: “Adesso ti faccio vedere io chi è il più simpatico!”; a tentoni raggiunse la porta, abbassò la maniglia piano, socchiudendola leggermente, si infilò nella stanza buia e se la richiuse alle spalle; il piano era questo: raggiungere il letto senza che Harry potesse afferrargli le caviglie e saltare in testa al cretino che sicuramente stava, alla tenera età di 21 anni, lì sotto nascosto.
 
Niall preparò la rincorsa, pronto a raggiungere il materasso, ma fu bloccato da una serie di imbarazzanti eventi che si susseguirono decisamente troppo veloci. Un paio di mani gli afferrarono le spalle scendendo lungo tutte le braccia e fermandosi sul bordo dei suoi jenas slacciando il bottone, un naso appuntito e una bocca umida risalirono il suo collo bloccandosi sotto al suo orecchio  sussurrando: “Scopami…”
 
Urlò: “Ma che cazz..?” e fece un passo indietro allontanando con uno spintone la figura davanti a lui che urlò; allungò la mano verso l’interruttore della luce e lo spinse illuminando la stanza; in pochi decimi di secondo i pensieri del ragazzo furono i seguenti: “Gambe magre, fianchi tondi, niente slip, vita magra, niente reggiseno, Andrea; SPENGI LA LUCE!” E così fece facendo ripiombare la camera nell’oscurità.
 
“MA SEI NIALL!” Urlò la ragazza nel buio.
 
“MA SEI NUDA!” Rispose lui uscendo di corsa.
 
 

 
 
Harry entrò in cucina, in una mano una busta della spesa e nell’altra un reggiseno bordeaux e nero di pizzo sollevato davanti al petto; il suo sguardo si soffermò prima su Niall, seduto al tavolo con una bottiglia di birra mezza finita davanti e poi su Andrea, in una sua tuta, poggiata con le spalle al bancone della cucina che si stava versando un bicchiere di vino rosso da quella che, era sicuro, essere stata una bottiglia piena l’ultima volta che l’aveva vista: “Pensate di potermi spiegare?” Chiese con aria perplessa.
 
Andrea abbassò lo sguardo arrossendo (e chi mai avrebe potuto immaginare che fosse capace di arrossire?) e Niall scuotendo la testa scoppiò a ridere fragorosamente.
 
Dopo altri due sorsi di birra, mezzo bicchiere di vino, il latte infilato in frigo e la descrizione dell’accaduto, Harry si sedette anche lui al tavolo tenendosi la pancia per le troppe risate: “Dammi il tempo di raccontarlo agli altri e diventerai leggenda!” Esclamò battendo una manata sulla spalla di Niall; il biondo grugnì qualcosa del tipo “I tuoi stupidi scherzi…” attaccandosi alla bottiglia per l’ultimo sorso di birra e poi aggiunse ad alta voce: “Ti prego, dammi i fogli delle canzoni e permettermi di ritirarmi con quello che mi rimane della dignità!” Harry ridacchiò facendo accomodare Andrea sulle sue gambe: “Stanno all’ingresso, sul comò, nella cartellina trasparente, tira la porta dopo che esci!” Gli ordinò baciando la spalla della ragazza.
 
“FATEMI ALMENO ANDARE VIA! - Urlò Niall già a metà corridoio – FATE SCHIFO!” E prese la cartellina, aprì la porta e uscì sul pianerottolo.

 
 

SPAZIO MARMELLATINE (?)
Prova…prova…prova…uno…due…tre…prova…
Ecco, funziona… allora piccole mie! Non sono del tutto impazzita, ma questo è un messaggio registrato, oggi è il 10 maggio e io ho appena finito di copiare le ultima parti di questo capitolo. E’ stato un po’ meno difficile dell’ultimo da scrivere e , nonostante temessi il contrario, non è neanche troppo corto; le prime due (credo) parti le ho scritte quasi subito dopo l’altro capitolo, le ultime tre invece negli ultimi quattro giorni, ho veramente avuto paura di non riuscire a finirlo, ma anche sta volta mi sono salvata per il rotto della cuffia. Il 12 uscirò di casa verso le otto di mattina e credo che rientrerò dopo mezza notte, quindi penso proprio che anche sta volta il capitolo sarà pubblicato subito dopo mezza notte dell’undici.
E’ un periodo un po’ di merda, tra amici imbecilli, famiglia scassacazzi e esami di merda (la finezza è il mio forte), potrei decidere da un momento all’altro di diventare eremita…magari non in montagna ma al mare, però vabbè, questi sono dettagli da definire quando se ne presenterà il bisogno….
Un bacione a tuttissimissime voi, alla mia OscarLady uno speciale, fatemi sapere se avete critiche sui miei capitoli, sul mio modo di scrivere o, non lo so, sulla Ragion Pura (ma fottiti Kant, che dopo due anni ancora mi ti sogno!); lasciatemi una bellissima e pucciosissima recensioncina qua sotto che non vi costa niente.
Kiss kiss, xmela :)
  
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