Capitolo 17; Dentro un sogno pericoloso
La
foresta buia,
spaventosa e tetra di qualche ora prima sembrava non essere mai
esistita.
Kidou era un ragazzo, al fianco aveva Endou e Fideo, con addosso le
divise di
quando erano al Liocott.
Brillava il sole, alto nel cielo terso, i suoi piedi scalzi affondavano
delicatamente nella sabbia umida del bagnasciuga. La spiaggia era
deserta,
c’erano solo loro: sorridevano, sereni.
Mamoru aveva gli occhi lucenti, d’un castano intenso e
tranquillizzante.
Lo sguardo di Ardena era più chiaro e movimentato, la luce
faceva risplendere i
suoi occhi blu come il mare davanti a loro di mille sfumature
verdazzurre.
Si sentiva tranquillo, le palme ondeggiavano adagio cullate dal vento
tiepido e
carezzevole: erano immersi in una calma quasi inimmaginabile per Yuuto,
dopo
tutta la paura dei giorni precedenti.
In quel momento, di fronte a un paesaggio così idilliaco,
non riusciva a
concentrarsi su nulla di preciso.
Non importava più niente; necessitava di calma, aveva
bisogno di non pensare a
qualcosa di importante o urgente.
Sentiva solo il rumore delle onde, lento, come una ninna nanna soave, e
gli
occhi tranquilli di Endou e Fideo appoggiati delicatamente sulla
distesa
infinita d’acqua davanti a loro.
“Il resto non conta, il resto può
aspettare…”
All’improvviso i ragazzi al suo fianco mossero qualche passo
verso la
superficie lucente del mare.
Kidou rimase immobile a fissarli, mentre
sorridenti si allontanavano sempre di più, camminando a pelo
dell’acqua, fino a
scomparire nel punto in cui cielo e mare non si distinguono
più, l’orizzonte.
Nel suo cuore era tranquillo nonostante i suoi amici si fossero
allontanati,
perché dentro, da qualche parte, forse nel cuore, sentiva
che non l’avevano
lasciato solo, che avrebbe potuto raggiungerli in qualsiasi momento;
allora si
volse e davanti a lui stava Kageyama.
Non sembrava né arrabbiato né preoccupato: era
sereno, e guardava il mare.
Kidou gli si avvicinò, Kageyama allora abbassò lo
sguardo su di lui.
-Sei felice Kidou?-
Era
una domanda strana, Yuuto s’incupì.
Sì, si sentiva tranquillo, c’era forse qualcosa di
sbagliato?
-Ho avuto tanta paura, qui ora sto bene. Possiamo rimanerci? L-Lei
può rimanere
qui con me?-
Il ragazzo si accorse che le parole non avevano la loro voce, ma erano
portate dagli
sbuffi del vento e del mare.
“Non importa! Non importa! Stiamo qui, va bene
così…”
-Qual è la fonte della tua
felicità,
Kidou? Questo posto ti rende felice perché è
cosiffatto, oppure è la
consapevolezza di star scappando da un pericolo che ti rende felice?-
-Scappando? Un pericolo? Kageyama, io non…-
Yuuto sentì che stava succedendo qualcosa: il sole brillava
tanto, troppo, la
sua pelle si stava strappando, cominciava ad uscire sangue…
Sangue, sangue!
D’un tratto ai suoi piedi si formò una pozza di
sangue bollente, il sole era
caldo, troppo caldo, il sangue evaporava e continuava a scorrere.
Yuuto guardava sconvolto quello che gli stava succedendo. Impotente.
Appena una goccia vermiglia venne a contatto con il mare, tutta quella
bellissima
distesa lucente si tinse di rosso.
Si fece tutto buio, il mare brillava insanguinato in quella notte
generata da
un incubo.
Kidou era girato verso il mare terribile, quando avvertì la
mano di Kageyama
sulla sua spalla.
Non ebbe il coraggio di voltarsi: qualcosa, dentro, ma
forse questa volta non era il cuore, perché il cuore adesso
aveva
sbagliato – Endou non era più tornato. E
neanche Ardena. Non erano tornati,
e lui non avrebbe potuto raggiungerli. – forse ora era la
mente, gli diceva che
era sua la colpa.
Aveva sbagliato… In cosa non lo sapeva. Non riusciva a
capirlo. E proprio per
questo era stato punito. Da sempre così funziona e per
sempre così funzionerà.
Appena avvertì il contatto con Kageyama si sentì
travolgere da un capogiro, ma
tenne gli occhi aperti.
Tutto scomparve.
Bianco più assoluto.
Kidou aspettò.
Aspettò.
E aspettò ancora.
Ma non successe nulla. Assolutamente nulla.
L’uomo ancora teneva la presa sulla sua spalla, ma davanti a
lui c’era solo del
bianco.
-Che significa?-
Neanche questa volta uscì niente dalle sue labbra.
Si convinse di aver parlato, doveva convincersene.
-Se tu fossi a casa, Kidou… Saresti
felice?-
-Mi può riportare a casa Soushi? E’
riuscito a farmi tornare ragazzo e ora
mi riporterà a casa?-
Sentiva gioia e adrenalina. Aveva avuto una paura orribile, ma il suo
comandante l’aveva aiutato anche in quel momento, e ora
finalmente sarebbe
ritornato a casa sua, nel suo tempo…
Non fece in tempo a voltarsi che si ritrovò sommerso da
colori e forme.
Gli piovvero direttamente addosso: d’istinto si difese la
testa con le braccia
e quando non avvertì più movimenti si
guardò attorno.
Lanciò subito uno strillo di gioia, quella davanti a lui era
la sua casa.
Casa… Casa. Casa!
-Comandante!- Yuuto si voltò, immaginava di averlo ancora di
fianco.
Invece non vide nulla. Kageyama era scomparso.
-Comandante? Kageyama? Do-Dove siete?-
Nell’agitazione non si accorse di scontrare contro il
cancello di casa.
Avvertì di nuovo una vertigine.
Il cancello si era deformato al suo tocco. Se avesse provato ad
oltrepassarlo
l’avrebbe distrutto.
-Comandante, che significa? So che riesce a sentirmi! Dove mi ha
portato…? Dove
siamo…?-
-Sei vicino a casa Kidou.-
-Questa non è casa mia!- ribatté sicuro
il giovane in piedi su un muretto
che si stava sciogliendo – Nulla di quello che è
intorno a me è reale!-
-Potrà diventarlo, se tu
risponderai alla
mia domanda.- Le parole di Kageyama perdevano sempre meno
consistenza e
volume, sembravano invisibili fili di vento.
-Alla sua domanda?-
-Se tu fossi a casa, Kidou… Saresti
felice? Se questa fosse realmente casa tua, saresti felice?-
-S-Sì! Certo che sarei felice…
E’ tanto tempo ormai che cerco di tornare a
casa, lei lo sa…-
La sua rabbia era sfumata, si sentiva solo confuso.
All’improvviso Kageyama apparve davanti a lui, girato di
schiena. Yuuto aprì la
bocca per chiamarlo, ma il tono forte, fermo e reale del Comandante lo
zittì.
-Allora avevo ragione.
La tua felicità deriva dalla
consapevolezza di star scappando da qualcosa che ti spaventa.
E pensare che ti consideravo un ragazzo forte…
Va’ allora, rifugiati nella tua
felicità, codardo.-
Detto questo, Kageyama scomparve così
com’era apparso, e al suo posto Yuuto
vide una piccola chiave argentata che brillava appena, sospesa
nell’aria.
Poi una forza più potente di lui lo spinse dentro il
cancello, che al tatto era
tornato rigido, freddo e resistente.
Con un colpo secco il cancello si chiuse alle sue spalle, e il ragazzo
si
ritrovò solo, all’interno del suo giardino, con
davanti la porta d’ingresso.
Scoppiò a piangere, nelle orecchie sentiva ancora lento
brontolio delle onde in
riva al mare…
*Dreams’ corner*
-Oggi mi sono
data all’inglese (?) uu
Buongiorno ragazzuoli~
Nel precedente capitolo non ho ricevuto recensioni a parte la mia cara
Juddy
<3
Ma spero che non abbiate pensato che io mi sia arresa: guai a voi, eh!
Avevo solo, come tanti suppongo, una valangata di scadenze,
interrogazioni e
compiti che mi hanno rubato un sacco di tempo.
Ohibò, è stata dura, e ancora lo è.
Infatti per altre due settimane sarò piena
di lavoro, ma ci tenevo a non sparire completamente; ecco
perché ho deciso di
pubblicare questo capitolo.
E’ corto, lo so, ma unire tutto il sogno/incubo sarebbe stato
eccessivamente
lungo e pedante per voi. Invece in questo modo potete leggere qualcosa
e spero
che qualcuno riesca a ritagliare qualche minutino per lasciarmi una
recensione,
anche corta, non importa **
Notizia super: ho il numero ufficiale dei capitoli… Saranno
20 in totale, e
vedrò di pubblicarli tutti entro Giugno, salvo problemi
ovviamente. Spero che
continuerete a seguire questa long nonostante gli impegni scolastici ed
extra-scolastici, gnè~
Per quanto riguarda il capitolo… Ho pressoché
poco da dire, nel senso che è
solo e solamente un sogno di Yuuto, ma questo è piuttosto
chiaro, spero. Nel
prossimo capitolo lo vedremo a ragionare sulle parole di Kageyama e
chissà se
riuscirà a risvegliarsi e tornare a casa?
Bene bene ragazzi, alla prossima e grazie a tutti!