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Autore: Drunk on Love    13/05/2014    1 recensioni
Il cane corse via, in direzione dell'ospedale. Solo allora, si accorse che la piccola piangeva. Kakashi andò di fronte al tavolo, osservando con il suo occhio attento la bambina. Aveva la carnagione molto scura, i capelli ricci e degli occhi verdi che contrastavano con la sua pelle. Notò un piccolo graffio sulla guancia. Si decise a prenderla in braccio.
Questa ff parla di Kakashi, che da un giorno all'altro si ritrova padre di una bambina di cui sa solo il nome. Spero che vi piaccia ;)
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Team 7, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sasuke è quello che più di tutti mi ha considerato un essere umano!”
 
Si svegliò all’improvviso e si alzò di scatto, ansimante e con la fronte imperlata di sudore. Si guardò intorno con gli occhi corvini sbarrati da quel sogno così reale. Era solo.
Controllò l’affanno e si passò una mano fra i capelli neri, poi si terse la fronte con il bordo del lenzuolo bianco.
Tirò un sospiro e si alzò dal letto. Gli sembrò quasi di essere a Villa Uchiha, se non fosse stato per la compagnia.
Karin e Suigetsu litigavano come al solito, ma zittirono appena si accorsero che era in piedi.
«Buongiorno, Sasuke. Alla buon’ora!» lo schernì Suigetsu, facendogli notare l’orario.
Il moro non rispose, limitandosi a rivolgergli uno sguardo di sufficienza.
Karin sembrò esitare, poi si decise a parlare.
«Passato una nottataccia?»
Sasuke la guardò aggrottando le sopracciglia.
La ragazza si aggiustò gli occhiali arricciando leggermente il naso, poi proseguì.
«Hai cacciato qualche urlo, e credo anche che abbia preso a pugni il muro accanto al tuo letto» gli spiegò.
L’Uchiha continuò a guardarla come se stesse parlando una lingua incomprensibile.
«Esattamente cosa intendi per “qualche urlo”?» le chiese dopo un po’.
La rossa fece mente locale per ricordarsi quello che aveva sentito.
«Hai urlato un paio di nomi, credo…»
«Hai ripetuto due volte “maestro Kakashi” e una volta “Naruto”» intervenne Suigetsu.
«Che diavolo stai dicendo?» Sasuke guardò il ragazzino con occhi truci. L’albino, però, non si lasciò intimorire.
«Ti sto dicendo quello che ho sentito» rispose con nonchalance.
Sasuke affondò un pugno sul tavolo di legno a cui erano seduti Karin e Suigetsu, mandandolo in mille pezzi.
«Kakashi non è il mio maestro...» mormorò digrignando i denti.
«Ma che ti prende? Sei uscito di testa? Si può sapere che hai detto?» gli urlò il ragazzino. Inutilmente, dato che Sasuke era ormai uscito dalla stanza senza degnarli di uno sguardo.
 
 
 
Era da un po’ di tempo che a Konoha non pioveva. Kakashi si alzò pigramente dal suo letto caldo, stiracchiandosi e sbadigliando.
Andò a svegliare Sukai e fecero colazione insieme.
«Vedi di non fare arrabbiare il maestro Iruka oggi» raccomandò a sua figlia mentre le infilava le scarpette.
«Ma io non lo faccio arrabbiare mai!» rispose questa, sembrando offesa.
Kakashi le sorrise e le scompigliò i capelli con un mano.
«Lo so, era solo per ricordarti di continuare così!»
Usciti di casa, Kakashi si accorse della pioggia, così rientrò per prendere l’ombrello.
«Aspetta qui, vengo subito» aveva detto a Sukai.
Mentre l’albino era impegnato a ricordarsi dove aveva messo l’ombrello, la bambina allungò una mano sotto l’acqua, per poi ritirarla appena una decina di gocce fredde la bagnarono, poi cominciò a ridere e rimise le braccia sotto l’acqua.
«Che fai?» le chiese Kakashi, che era uscito e si era accorto di Sukai che oramai era zuppa fino al midollo.
«Mi piace la pioggia!» esclamò la bambina, roteando a braccia aperte, lasciando che il cielo le riversasse addosso le sue lacrime.
Kakashi la guardò sorridendo, poi la raggiunse con l’ombrello.
«Va bene, ma se ti bagni poi ti viene la febbre. Quando arrivi in classe chiedi al maestro Iruka di darti qualcosa per asciugarti» la rimproverò, ma cono tono gentile.
 
 
Tsunade, lo sapevano tutti, era molto irascibile. Se poi si trattava delle sue allieve, diventava intrattabile. Sakura e Ino erano state convocate nell’ufficio dell’Hokage, dove –non con poca sorpresa- vi trovarono anche Shikamaru.
«Sempre in ritardo, quell’uomo» borbottò Tsunade mordendosi le labbra, dopo aver fatto attendere i tre ragazzi per un quarto d’ora. Finalmente, la porta si aprì e una chioma argentea sbucò da dietro di essa.
«Mi ha fatto chiamare?» esordì Kakashi, stupendosi nel trovare il gruppetto ad aspettarlo.
«Quasi mezz’ora fa» rispose seccata l’Hokage. Kakashi si grattò la nuca, chiedendo scusa con lo sguardo.
«Mi dispiace per il ritardo, ho dovuto aiutare una vecchietta…»
«Risparmia il fiato e queste stupide scuse!» tuonò Tsunade, zittendolo all’istante.
Un silenzio teso scese nella stanza.
«Che diavolo è successo ieri in Accademia e perché?» la voce dell’Hokage spaventava tutti.
Sakura si sentì mancare. Quasi a leggerla nel pensiero, Ino le sfiorò il braccio con una mano.
Shikamaru si sentiva decisamente a disagio: non sapeva cosa era successo e non gli interessava saperlo; d’altronde, nonostante fosse cresciuto con Ino, i pettegolezzi non gli andavano proprio a genio.
«Mi scusi, signorina Tsunade, ma è necessaria la mia presenza? Avrei un appuntamento con il maestro Asuma» provò a defilarsi il ragazzo.
«Sta’ zitto. Allora? Non ho avuto ancora una risposta.»
Kakashi fece un passo avanti.
«Niente di grave. Sakura mi aveva fatto un regalo che non mi era piaciuto e Ino, da brava migliore amica, se l’è presa con me per essere stato “maleducato e insensibile” nel farglielo notare» mentì.
Le due ragazze si voltarono a guardarlo. Se avrebbero voluto che Tsunade ci credesse, avrebbero dovuto reggere il gioco o quantomeno avere un’espressione meno sconvolta.
Tuttavia, l’Hokage sembrò crederci, per cui non ci fu bisogno di altre menzogne. Prese un sospiro e affondò nella poltrona.
«Se è solo questo, che non accada mai più! L’Accademia non è uno squallido locale dove azzuffarsi!» e guardò severa Ino, poi riportò lo sguardo su Kakashi, infine su Sakura e Shikamaru, che sembravano avere tutt’altra espressione.
«Voglio credere a questa storia, perché sarebbe molto pericoloso se un jonin del livello di Kakashi e tre promettenti ninja come voi si immischino in qualcos’altro di più grave» concluse, squadrando un’ultima volta Kakashi.
«Non accadrà più» rispose quest’ultimo, cogliendo la sua allusione.
I tre ragazzi annuirono, dopodiché furono congedati.
A Kakashi, invece, fu chesto di rimanere.
«Ho saputo che hai trovato delle tracce» esordì Tsunade, guardando l’albino nell’occhio nero.
Kakashi sostenne per un po’ lo sguardo, poi lo abbassò sospirando.
«Sì, c’è qualcosa» rispose.
«Perché questo tono? Sembri triste di averla trovata.»
«Onestamente, non so più se ne vale la pena. Itachi è morto, l’Organizzazione Alba si sta muovendo e Sasuke è deciso a compiere la sua vendetta. Credo che fra non molto sarà lui stesso a bussare alle porte del Villaggio» rispose sconfortato Kakashi.
L’Hokage riflettè su quelle parole, poi parlò.
«Ti stai arrendendendo?» gli chiese. L’albino la guardò negli occhi.
«No, non mi sto arrendendo. Sai che non è da me» disse.
«Bè, in tal caso, se, come hai detto tu, l’Alba si muove, non credi che quando colpirà sarà un bene avere Sasuke dalla nostra parte? Non puoi negare che è sempre stato un ninja molto forte, senza contare che è un Uchiha e possiede lo Sharingan» disse Tsunade.
Kakashi scosse la testa.
«Possiamo provare, ma sarà inutile. Lui non accetterà di combattere al fianco di chi ha trucidato la sua famiglia.»
Tsunade sospirò.
«Tentar non nuoce» mormorò.
 
 
Prima di andare dal suo team, Kakashi passò al cimitero.
Si fermò in piedi di fronte alla tomba di Rin.
«Ciao» disse al nulla.
Prese i fiori che aveva comprato e li sostituì a quelli secchi che giacevano nel vaso accanto alla tomba.
«Come state tu e Obito? È ancora ritardatario come sempre?» sperò davvero che arrivasse una risposta.
Si guardò intorno: non c’era anima viva. Si sedette per terra.
«Sono stanco. Sto perdendo colpi. Mi metto in un casino dopo l’altro e sto perfino perdendo fiducia nei miei allievi.»
Forse stai perdendo fiducia in te stesso.
«Può essere. Ma, sai, sono cambiate parecchie cose. Non so più nemmeno per che cosa è giusto lottare, sacrificarsi, andare avanti.»
Continuare a soffrire.
Il vento soffiò leggero tra i capelli argentei di Kakashi.
Io invece credo che tu lo sappia.
«Già... Sai che mi dispiace, vero? So che te lo dico tutti i giorni, ma è l’unica cosa che posso fare. Non posso espiare la mia colpa verso di te, quinidi te lo ripeterò all’infinito.»
Smettila. Era necessario. Non pensare più a me, non rimuginare sul passato. Pensa ai tuoi ragazzi: loro hanno bisogno di te.
«A proposito, Sasuke non è più lo stesso. Una volta nutrivo la speranza che dentro di lui esistesse ancora un barlume di lucidità, ma ora è accecato dall’odio.»
Sta soffrendo. Devi capirlo e aiutarlo.
«Sì, ma come? Come?»
Lo capirai.
«Lo spero. Vado da Obito, ora. Vado a raccontargli un po’ della sua nipotina» disse, prima di congedarsi dalla fredda tomba muta.
Detto fatto, raggiunse il centografo.
Non riuscì ad aprire bocca. Di solito raccontava alla lapide la sua giornata, ma quel giorno era troppo amareggiato per farlo.
«Scusami» riuscì solo a dire.
Rimase per qualche minuto in piedi, immobile di fronte alla pietra, incurante degli sguardi quasi preoccupati di chi si trovava a passare da lì.
«Scusami» ripetè, prima di correre via.
 


«Scusami? Tutto quello che sa dire è scusami?» a Obito, la tomba non rispose. Come ogni giorno, scaraventò i fiori che Kakashi aveva portato a Rin e ne mise altri. Strinse i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche. Non piangeva più, Obito, dopo aver visto la ragazza che amava morire davanti ai propri occhi per mano del suo migliore amico.
Stupido Kakashi...
Gliel’avrebbe fatta pagare.
L’albino gli aveva portato via tutto ciò che di più gli era caro, e lui si sarebbe vendicato. Gli avrebbe tolto tutto.  Kakashi avrebbe smesso di chiedere scusa ad una tomba dopo l’altra. Ci sarebbe entrato anche lui, in una bara. Doveva solo attendere l’occasione giusta.


Angolo autrice.
Salve, scusate se aggiorno solo ora, dopo tutto questo tempo (sempre -cit.), ma il computer si è rotto di nuovo D:
Comunque, la scena iniziale con Sasuke non c'entra niente, ma volevo metterla perché è una mia interpretazione di come lui vive il distacco dai suoi amici e come in realtà soffra per la loro lontananza. 
Giusto per chiarirlo, dato che non mi ricordo se l'ho già detto prima, ma questa storia NON è collegata con il manga o con l'anime (non del tutto, almeno). Quindi non mi prendete per pazza se incontrate passaggi descritti diversamente da come sono in realtà.
Bene, dopo questo angolo che è diventato più lungo del capitolo, vi ringrazio per aver letto e un grazie in più a chi recensisce ;)
-Drunk on Love-
  
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