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Autore: Kingdommarco    13/05/2014    0 recensioni
Seguiamo le avventure di Him, un eroe casuale e dal nome maledettamente originale, nel suo magico mondo, all'insegna della monotonia e del nosense.
Questo è Fantasy. Buona fortuna, oh lettore.
Ogni riferimento a personaggi reali di pubblico dominio e famosi è puramente a scopo satirico e ironico, non vi è alcuna avversione da parte dell'autore nei confronti dei personaggi reali citati nella storia.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh Lettore, se sei dinnanzi a questo testo, il tuo stomaco è parecchio resistente, perché hai letto un bel po’ di capitoli abbastanza deliranti, senza vomitare, e se ti è capitato di farlo e sei ancora qui, o la storia ti piace davvero tanto, o sei un cretino.
Nello scorso capitolo si è conclusa la miniserie sul Walking Bed, parte del primo ciclo narrativo di Fantasy, il Ciclo della Toilette, che, ricordo, Him sta ancora cercando. A proposito di questo, torniamo alla sua storia.


Mani strette ai genitali, gambe ad angolo retto e passo svelto, Him avanzava verso il nulla, unico pensiero: trovare un bagno, e allontanarsi da quel complesso. Corse per dieci, quindici, forse venti ore minuti, finché non giunse in vista di un nuovo quartiere. Sembrava moderno, ma abbastanza malridotto: si intravedevano graffiti su quasi tutti i palazzi, slogan politici, a quanto pareva.

Corse in direzione della cittadina e imboccò una strada periferica, e dopo dieci minuti di cammino fu su una delle strade principali. Quasi tutti i negozi erano chiusi e sbarrati, ma l’attenzione di Him fu catturata da un edificio basso e rosso, ricoperto di scritte e striscioni, in fondo alla strada. Lo raggiunse: era una palazzina di due piani, tutte le finestre erano sbarrate e al piano terra l’unico accesso era un portone, anch’esso chiuso, con una fessura per permettere di guardar fuori dall’interno. Un cartello, grande, sopra il portone recitava: “CENTRO SOCIALE FALEGNAMERIA 99”. Gli striscioni riportavano scritte, apparentemente senza senso: “ALL UNDERTAKERS ARE BASTARDS”, “UCCIDERE UN BECCHINO NON E’ UN REATO”, “CERCHI LOCULO? OCCUPA UNA CAPPELLA!” ed altre, simili. Incuriosito al massimo, il nostro Eroe si avvicinò alla porta e bussò, due volte. Una voce roca rispose: “Chi sei!?”
“Mi chiamo Him!” Rispose, pronto. “E sono un eroe!” Due occhi spuntarono dalla fessura.
“Eroe? Tu? E che avresti salvato, eh?” L’uomo era visibilmente divertito.
“Ancora nulla, ma l’autore dice che lo sarò, quindi diciamo che lo sono già ora!”
“Va’ a lavorare, becchino.” Una botta sul portone, la serratura scattò e la porta si aprì. “Muoviti, solo per stavolta.” Him scivolò all’interno, riflettendo sul bipolarismo del suo interlocutore, e la porta si richiuse subito. Era uno stanzone immenso, in fondo c’era un palco con degli strumenti musicali e davanti una ventina di sedie di plastica: per tutta la camera disseminati tavoli e sgabelli, e in un angolo accanto all’ingresso un piccolo bancone bar. I muri straripavano di poster, graffiti e scritte, del genere di quelle sulla facciata. Il soggetto erano sempre i becchini e le tombe, e l’avversione inspiegata provata verso questi ultimi. L’uomo era basso e robusto: calvo, aveva baffi e pizzetto piuttosto folti, e un piercing al naso, di quelli da toro da rodeo. Indossava una maglietta nera con una stella rossa al centro e dei jeans larghi, con cavallo basso. Tutto l’edificio era pervaso da un pungente odore di stupefacenti leggeri (puzza di canna, in breve) e tabacco.

“Tu chi sei?” Chiese l’Eroe.
“Qua mi conoscono come The Canned, ma mi chiamo Luca. Che vuoi, qui?” Era adirato.
“Ehm… Ero solo curioso, ma a dire il vero, posso usare il bagno?”
“Sì. No. Puoi, se ci aiuti a fa’ una cosa.”
“Che vi serve?”
“Devi aiutarci contro quelli delle Pompe.” Him azzardò un sorriso, ma comprese che non si trattava di un doppio senso, e chiese: “Chi?”
“Le Pompe Funebri, quelle chiaviche del centro sociale dei becchini dall’altra parte del viale. Quei grandissimi stronzi conquistano i cimiteri e impongono pagamenti per i loculi e le bare. Ti rendi conto di che scempio stiamo parlando?” La questione sembrava ignobile, ma l’Eroe era impassibile.
“A dire il vero, no. Ma ditemi come posso aiutarvi.”
“Domani mattina ci sarà un corteo. Gli stronzi marceranno fino al cimitero di Sant’Eustacchio, per conquistarlo e monopolizzarlo, ma noi non glielo permetteremo. Stanotte occuperemo il cimitero, e domattina ci sarà lo scontro violento.”
“Violento? Ma… di quante persone stiamo parlando? E che tipo di violenza?”
“Loro sono un centinaio, noi qui al centro siamo centocinquanta, e forse si aggrega qualcun altro. Loro hanno mitragliatori e granate, noi solo pistole e armi da mischia, spranghe, fumogeni, ‘sta roba qua.”
“Ma sarà un massacro!”
“Ma a noi non ce ne fotte, noi combattiamo e resistiamo, siamo antibecchini militanti, e lo sei anche tu.”
“Se lo dici tu.” Him provò a cambiare argomento, indicando gli strumenti. “Chi li suona?”
“Io, e il mio gruppo. Facciamo raggamuffin di denuncia contro la società moderna, sottomessa a ‘ste merde dei becchini. Siamo i 99 Fosse.”
“No, no, no, aspetta… Scrittò, fai sul serio? I 99 Fosse!?”

E beh? Un piccolo tributo ad una bravo gruppo italiano non posso inserirlo?

“No… Cioè, sì, ma non così palese! E poi, chiamare “the Canned” il cantante… non è un po’ un offesa?”

Che mi frega, tanto ‘sta storia se la cagano in due, massimo tre, sai quanta gente. Non lo saprà mai nessuno.

“E che la scrivi a fare, allora?”

Un bravo scrittore scrive per la gioia di scrivere, non per il seguito o per gli incassi, ricorda!

“Presa da Facebook?”

No, da Tumblr, ma so’dettagli. Suvvia, hai un cimitero da occupare!

“Ma io non ci voglio andà con ‘sti quattro pazzi!”
“E pazzi lo dici a tua sorella, becchì!” Luca l’aveva sentito. “Muoviti, va’ a prepararti, che domani c’è l’assalto.”
“Ma è un massacro, io non lo voglio fare!” Him fingeva di essere adirato, ma il timore che provava per l’uomo era evidente, fin troppo.
“Tsk. Codardo, non puoi più ritirarti. O farai la fine di Joe Spinello. L’hai mai sentito nominare?”
“No, a dire il vero.”
“Ecco… appunto.” Him non aveva scelta.


Sembrava quasi un finale ad effetto, vero? Scusate, ma non potevo chiudere così. Troppa tensione, e non ho camomille a portata di mano. Se voi ne avete, rileggete il capitolo tralasciando questo pezzo.
   
 
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