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Autore: germangirl    14/05/2014    9 recensioni
Harm e Mac dopo l'incontro rivelatore sul lago dorato.
Come sarà cambiata la loro esistenza?
Questa storia fa parte della serie 'Il lago dorato'
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Bud Roberts, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il lago dorato'
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Mac e Harm si sentivano come due bambini beccati con le mani dentro il barattolo della marmellata. Si scambiarono uno sguardo a metà fra il preoccupato e il rassegnato: non erano difendibili. Conoscevano a memoria il regolamento e sapevano alla perfezione che stavano rischiando di essere accusati di fraternizzazione. Mac, peraltro, c’era già passata con John Farrow a Okinawa, anche se in quel caso si trattava addirittura di un suo superiore. E anche quella volta era stato Cresswell a farle avere un richiamo disciplinare.

Il comandante e il colonnello seguirono il Generale nel suo ufficio e si misero sull’attenti davanti a lui, che se ne stava in piedi con le mani giunte dietro la schiena. Per un tempo che parve loro interminabile, Gordon Cresswell continuò ad osservare entrambi senza profferire parola e mantenendo quello sguardo truce con cui li aveva trapassati pochi minuti prima, quando li aveva scoperti in atteggiamenti inequivocabilmente equivoci nell’ufficio di Sarah MacKenzie.

“Signori, da quanto va avanti questa faccenda?” disse con voce grave.

Inutile tentare di negare, pensò Harm, che rispose sinceramente: “Da qualche mese.” Evitò comunque di aggiungere ulteriori dettagli, tipo il riferimento a un lago dorato e a un marine nudo che ci nuotava dentro. Onesto sì, kamikaze no.

Cresswell fece una pausa, quasi a voler assimilare bene l’informazione che aveva appena ricevuto, poi tuonò, con un timbro di voce che pareva provenire dalle viscere della terra: “Quindi vi state facendo beffe di me e del regolamento da qualche mese… Vi risulta che io ami essere preso in giro? Quando pensavate di dirmelo?”

Rabb provò a intervenire: “Signore, noi…” ma il Generale non gli lasciò il tempo di aggiungere altro e partì con la sua sfuriata, posizionandosi davanti a Harm, che manteneva lo sguardo fisso verso un punto invisibile davanti a sé. Cosa che, peraltro, gli risultava assai facile: con il suo metro e 93 superava il capo del JAG di una spanna abbondante. “Comandante Rabb, l’ammiraglio Chegwidden mi aveva detto che lei è un tipo allergico alla disciplina, che spara nelle aule del tribunale per dimostrare le sue teorie, che arriva in ritardo persino quando le viene conferita un’onorificenza e che è pronto a lasciare la Marina se le rifiutano una licenza.” Poi si spostò davanti a Mac e riprese: “Ma colonnello, ero convinto che dopo l’episodio di Okinawa lei avesse messo la testa a posto e il suo stato di servizio me lo aveva confermato. Dannazione, Mac, lei è un marine! Si è fatta influenzare dal comportamento irresponsabile di un comandante della Marina?”

Mac provò a difendersi: “No, signore, vede…”

Ancora una volta Cresswell non si lasciò interrompere: “Tuttavia, finora la vostra relazione non ha influito sul vostro rendimento professionale né si sono verificati episodi spiacevoli – con l’eccezione di questa sera –, pertanto non procederò oltre con l’accusa di fraternizzazione né ci saranno ripercussioni disciplinari. Ma aprite bene le orecchie. Restano solo due opzioni percorribili: interrompere immediatamente la vostra relazione o assegnarvi a due comandi diversi. Se fosse per me, a prescindere dalla vostra decisione, spedirei uno di voi in Alaska e l’altro in Islanda a calci nel sedere a lavorare su una nave rompighiaccio, ma vedremo se ci sono altre posizioni aperte. Riflettete sulla mia proposta. Vi aspetto domani alle ore 0700. Potete andare.”

“Agli ordini” risposero all’unisono, si girarono e si avviarono verso la porta.

Una volta usciti dall’ufficio del loro superiore, entrambi rilasciarono un sospiro profondo. Senza dire una parola, si recarono nella stanza di Mac, lei chiuse i file su cui stava lavorando e spense il computer, poi afferrarono cappello e valigetta e si diressero verso l’ascensore.

Appena saliti, Mac fu la prima a parlare: “E adesso cosa facciamo?”

Harm le rispose con una tranquillità che la sorprese: “Adesso andiamo a cena, Sarah. E domattina ascolteremo le proposte del Generale. Ma non ho nessuna intenzione di rinunciare a te. Ho già abbandonato la Marina una volta per te e sono pronto a farlo ancora.”

Mac lo guardò con riconoscenza e gli sorrise: “Davvero?”

“Mac, sei una donna estremamente intelligente ma a volte sei proprio una gran testona. Lo hai capito che ti amo e che voglio stare con te tutta la vita? Quante volte te lo devo ripetere?”

“Veramente non abbiamo mai parlato di “tutta la vita”…” precisò Sarah.

“Beh, non tecnicamente. Però stiamo lavorando per avere un figlio insieme, mi sembrava che questo fosse già un progetto che implica un impegno a lunga scadenza.” Replicò sicuro l’affascinante aviatore, regalandole il suo solito sorriso.

Mac scosse la testa e gli disse: “Harm, con te bisogna sempre leggerti nel pensiero. Nessuna donna vuole fare l’indovina: le parole hanno il loro peso, dovresti saperlo bene ormai.”

Rabb ci pensò su per pochi secondi, poi le concesse: “Uhm… vero. Allora, marine, dovrò farti una proposta seria. E non è un lapsus freudiano. Intendo proprio quella proposta. Ma non nell’ascensore del JAG.” Le sorrise di nuovo e resistette all’impulso di stringerla fra le braccia solo perché stavano ormai per arrivare al piano terra e per quella sera avevano già fatto abbastanza danni. Meglio non aggravare ulteriormente la loro posizione.

Nel frattempo, Cresswell se ne stava seduto sulla sua poltrona, con i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani giunte, immerso in una profonda riflessione.

Quei due lo avevano spiazzato, dannazione.

L’elettricità che emanavano ogni volta che si trovavano nella stessa stanza (anzi, nello stesso edificio!) era palese a chiunque, lo aveva notato sin da quando aveva messo piede al JAG, ma non si era accorto che la loro relazione fosse cambiata negli ultimi mesi. Erano entrambi degli ottimi avvocati, le punte di diamante del suo team ad essere sincero, e adesso si trovava nella spiacevole situazione di doversi liberare di uno di loro o addirittura di entrambi.

Afferrò la cornetta del telefono, digitò un numero che conosceva a memoria e dopo pochi squilli una voce dall’altro capo della linea rispose: “Pronto.”

“Sono io. Avrei bisogno di vederti. Hai tempo adesso?” annunciò telegrafico il Generale.

“Affermativo. Facciamo fra 20 minuti al solito posto?”

“Bene. A dopo.”

Dopo aver concluso la breve telefonata, Cresswell chiamò anche sua moglie e l’avvertì di non attenderlo per cena ché quella sera avrebbe fatto tardi. Poi chiuse i fascicoli sui cui stava lavorando, riordinò la scrivania e si apprestò a lasciare il JAG. Un appuntamento importante lo stava aspettando.

 

Nota dell’autrice

Cresswell mette Harm e Mac di fronte a un aut aut: o rinunciano alla loro storia o dovranno lasciare il JAG.

Con chi ha appuntamento il Generale? Si accettano scommesse!

Grazie per avermi seguito fino qui!

Deb

  
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