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Autore: Fiamma Erin Gaunt    14/05/2014    2 recensioni
Euron "Occhio di Corvo" Greyjoy tona a Pyke dopo anni di esilio; al suo fianco c'è una giovane donna, poco più che una ragazza, con il cuore coraggioso della più prode delle spadaccine e la lingue affilata come la sciabola di cui porta il nome.
*****
Dal testo:
- Sembra che la storia sia destinata a ripetersi. -
- Cosa intendi dire? -
- Solo che è incredibile quanto la tua Erin assomigli alla mia Kitty. -
Euron agguantò il fratello per il bavero della cappa, traendolo a sé con violenza.
- Ti avverto, Victarion, tocca anche solo per sbaglio quella ragazza e la prossima volta che farò un bagno sarà in una vasca colma del tuo sangue. -
[Euron Greyjoy; Victarion Greyjoy; Erin Waves]
[Triangolo! Violenza! Lime! Lemon!]
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Euron Greyjoy, Nuovo personaggio, Victarion Greyjoy, Yara Greyjoy
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Cap 3

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando aprì gli occhi, svegliata dai raggi del Sole che filtravano attraverso le tende e le illuminavano fastidiosamente il viso, si ritrovò sola nel grande letto a baldacchino. Allungò una mano verso la metà in cui aveva dormito Euron. Le lenzuola fredde lasciavano intendere che l’uomo doveva essersi alzato da parecchio. Bè, meglio così, se non altro si sarebbe risparmiata una schermaglia verbale di prima mattina. Scivolò fuori dalle coperte e cercò e barcollò verso il baule in cui erano ancora rinchiusi tutti i suoi effetti personali. Che genere di abbigliamento sarebbe stato più adatto a una moglie di sale? Si chiese cosa le avrebbe suggerito Euron; probabilmente qualcosa di aderente che le mettesse in mostra le forme gentili. Decise che avrebbe scartato a priori quel tipo di abito, era un atteggiamento infantile ma l’andare contro i suoi desideri le suscitava una sensazione di piacevole soddisfazione, e ripiegò per una casacca dello stesso grigio azzurro dei suoi occhi e un paio di pantaloni in pelle nera. Stivali da cavallerizza al ginocchio e le morbide onde corvine lasciate cadere sulle spalle completavano il tutto.

Uscita dalla stanza, fissò corrucciata il corridoio per un paio di secondi. Qual’era la strada che portava alla sala dei banchetti? Stava giusto per rassegnarsi a vagare senza meta per la roccaforte quando incontrò Asha. La ragazza indossava una casacca e dei pantaloni scuri e, mentre la scrutava con quella sua aria vagamente rapace, Erin ringraziò il fatto di essersi vestita in modo identico al suo; qualunque capo indossato da Asha Greyjoy doveva essere per forza adatto a una donna di ferro.

- Lady Asha. –

Chinò leggermente il capo in segno di deferenza.

- Non c’è bisogno di formalità, non qui a Pyke, e certo non con la mia nuova zia acquisita. –

Annuì. – Asha, allora. –

- Asha ed Erin, niente più di questo. Ora, suppongo mio zio non sia rimasto a farti compagnia per la colazione. –

Non sembrava contrariata, quanto piuttosto certa che Euron Greyjoy sarebbe rimasto sempre lo stesso tipo di uomo, non importava se avesse o meno al suo fianco una donna.

- Ovviamente, non che mi aspettassi il contrario. Piuttosto, mi rinfrescheresti la memoria su dove si trova la sala banchetti? Il mio senso dell’orientamento non è mai stato il massimo e temo che non sia destinato a migliorare affatto con il tempo. –

Asha rise lievemente. Non era un suono sgradevole, ma non possedeva la risata che di solito ci si aspettava da una donna; era aspra e pungente, più adatta a un uomo che a una lady. Del resto sembrava che l’unica figlia di Balon fosse ben intenzionata a dimostrare di essere un uomo tanto quanto i suoi tre fratelli.

- Posso farti scortare, se vuoi. –

Poi, senza aspettare la sua risposta, si rivolse a una sagoma che stava scendendo le scale.

- Zio Victarion, mostreresti a Erin dove si trova la sala dei banchetti? Io, Euron e Aeron ti aspetteremo nel solarium di mio padre. – aggiunse, proprio mentre Erin mormorava che non c’era nessun bisogno di una vera e propria scorta.

Il sorriso che le rivolse Victarion, però, spazzò via ogni sua protesta. Il terzo dei Greyjoy non possedeva la bellezza o l’aria dannata del secondogenito, ma le mostrava una gentilezza che non sembrava essere prerogativa del fratello. Non che fosse brutto, quello no, ma i lineamenti del viso erano più rozzi rispetto a quelli cesellati e scolpiti di Euron e il fisico tozzo e muscoloso lo privava della grazia nei movimenti del maggiore. Aveva decisamente più l’aria di un marinaio o un soldato che quella di un re.

- Certo, vi raggiungerò tra poco. –

Le porse il braccio, fasciato da una giubba di pelle nera con l’emblema della casata ricamato all’altezza del cuore. Stretta a lui, non potè fare a meno di notare come persino sotto gli strati di pelle e cuoio si avvertisse con chiarezza la solidità dei suoi muscoli.

- Hai passato una prima notte piacevole qui a Pyke? – le chiese, quando Asha era ormai lontana.

Quella domanda all’apparenza innocente le fece pensare che posta da Euron avrebbe sicuramente nascosto uno o più possibili doppi sensi. Esitò prima di rispondere, domandandosi se almeno quella fosse una prerogativa di entrambi.

- Mi stai davvero chiedendo come ho trascorso la notte? – domandò, sforzandosi di non arrossire mentre condiva la domanda con un pizzico di malizia.

Un lampo di comprensione illuminò lo sguardo dell’uomo, poi si esibì in un paio di colpi di tosse chiaramente artificiali che lasciavano intuire un lieve imbarazzo.

- Scusa, pessima domanda, ti assicuro che non m’interessa sapere cosa combinate tu ed Euron. –

I suoi occhi però dicevano che stava mentendo: gli interessava eccome.

A rigor di logica non avrebbe dovuto rendere conto a nessuno di ciò che faceva o meno, ma qualcosa in lei la spinse a dirgli la verità.

- Anche perché ti assicuro che non c’è nulla d’interessante nel guardarmi dormire per otto ore filate. – concluse, con un sorrisetto ironico.

Questa volta il colpo di tosse fu un maldestro tentativo di nascondere un attacco di risate.

- Stai dicendo che dopo che ti ho riaccompagnata ti sei messa subito a dormire? –

- Ero stanca, è stato un viaggio molto lungo. – “E non ho alcuna intenzione di diventare il nuovo giocattolino di tuo fratello, visto che so che prima o poi si stuferà e cercherà qualcosa di nuovo.” avrebbe voluto aggiungere, ma si morse la lingua per non lasciarsi scappare una sillaba in più.

Victarion non commentò, ma il suo umore sembrava decisamente migliorato dopo quella rivelazione e impiegò gli ultimi metri che li separavano dalla sala per divertirla e catturare la sua attenzione con alcune vecchie storie di marinai. Erano arrivati a metà di una particolarmente avvincente quando giunsero a destinazione.

- Ti ringrazio per avermi accompagnata, ma non voglio sottrarti ai tuoi doveri. Tuttavia mi farebbe piacere conoscere il seguito di questa storia, magari dopo pranzo? – concluse, speranzosa.

- Certamente, dopo pranzo sarebbe perfetto. –

Gli sorrise, osservandolo lanciarle un’ultima occhiata e poi incamminarsi velocemente verso le stanze del defunto Balon.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Euron sedeva a capotavola, osservando con aria annoiata tutti i presenti. Aeron si rigirava le mani con aria nervosa, Asha fissava corrucciata il rotolo di pergamena che aveva tra le mani e Victarion sembrava stranamente rilassato. Per qualche ragione quest’ultimo dettaglio lo disturbava.

- Allora, continuiamo con il gioco del silenzio o ti decidi a dirci perché siamo qui, nipote? – esclamò d’un tratto, spazientito.

Non gli piaceva l’idea di Erin che esplorava la roccaforte da sola, erano ancora troppo poche le persone che erano a conoscenza del fatto che lei fosse off limits.

- Eppure credevo che il silenzio ti piacesse, non è per questo che hai tagliato la lingua a tutti i membri della tua ciurma? –

- Già, anche se a volte mi dico che avrei fatto meglio a tagliarla anche ai miei fratelli. – ribattè, fulminando Victarion con un’occhiataccia.

- Non ricominciate, non adesso, non è proprio il momento. – sbottò Asha, porgendo il rotolo ad Aeron.

Il più giovane dei tre fratelli lo lesse rapidamente, sbiancando, per poi passarlo a Victarion. Quando arrivò il turno di Euron, si limitò a inarcare un sopracciglio.

- Devo ammetterlo: questi Bolton hanno un certo talento nella tortura, ma come negoziatori sono pessimi. Lasciare il Nord per riavere Theon? –

- È mio fratello, tuo nipote, ed è un papabile erede al Trono del Mare. – ringhiò Asha.

- Non mi hai ancora dato un solo motivo per cui dovrei accettare le richieste dei Bolton. –

- Euron … - cominciò Aeron, ma lo sguardo del fratello maggiore fu sufficiente a fargli perdere ogni desiderio di ribattere.

- Cosa, Aeron? –

- Nulla. – borbottò in risposta.

- Se volete liberarlo, prendete un po’ di uomini e fate guerra a questi Bolton, ma in nessun caso accetterò di cedere anche solo un millimetro della terra conquistata. Ovviamente, questo significa che non parteciperete all’Acclamazione di Re, la qual cosa a me sta benissimo. –

Si alzò in piedi, stiracchiandosi pigramente, - Fatemi sapere che decidete, ora ho di meglio da fare. –

Lasciò il solarium accompagnato dal silenzio raggelato delle sue parole. Tutto sommato gli dispiaceva per Theon, era sangue del suo sangue in fondo, ma non al punto di mettere a rischio la sua possibilità di ascendere al trono. Una volta al potere, chissà, magari avrebbe anche potuto irrorare le piane del Nord con ogni goccia di sangue Bolton ancora in vita.

Trovò quello che stava cercando nel cortile antistante la roccaforte. Dagmer Mascella Spaccata stava gridando contro un paio di ragazzi alle prese con gli allenamenti nelle lizze ed Erin li osservava duellare con attenzione, scuotendo la testa di tanto in tanto e alzando gli occhi al cielo.

- Scommetto che tu sapresti fare di meglio, non è così? – la provocò, chinandosi quanto bastava per sussurrarglielo all’orecchio.

- Ed ecco che Euron Greyjoy fa finalmente la sua comparsa, che incredibile onore. – ribattè, sarcastica.

- Che c’è, sentivi la mia mancanza? –

- Che c’è, sei già ubriaco a metà mattina? – lo rimbeccò, strappandogli un sorriso.

- Ti ha mai detto nessuno che sei tanto bella quanto impertinente? –

- E a te hanno mai detto che sei tanto impertinente quanto insopportabile? –

Non c’era niente da fare, aveva sempre la risposta pronta.

- Qualche volta. – ammise.

- Non ne avevo dubbi. –

Le cinse i fianchi, facendo leva con le braccia per voltarla verso di lui. La vide sgranare gli occhi e sbuffare indignata.

- Facciamo una tregua, va bene? – propose, accarezzandole il profilo della mandibola con delicatezza.

- Perché? – indagò, sospettosa, mentre si sforzava di reprimere i brividi. Era sempre così, bastava che Euron la sfiorasse e il suo corpo veniva travolto da sensazioni che non aveva mai provato prima.

- Voglio portarti in un posto, ma il tragitto è troppo lungo per passarlo tutto a litigare. –

La vide aggrottare la fronte, assumendo un’espressione buffa che la fece sembrare più giovane di quanto non fosse.

- D’accordo, ma se il posto non mi piace sappi che litigheremo per tutta la strada del ritorno. – lo minacciò, puntandogli contro un dito.

- Correrò il rischio. – replicò, avvicinandosi alla falange quanto bastava per accarezzarla con le labbra mentre parlava.

 

 

  
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