Just a little woman.
And
if You die, I wanna die with you.
Non
sentivo né vedevo mia madre da una settimana.
Troppo orgogliosa per farsi sentire ed io troppo ferita
per
farlo. Dicono che, in qualsiasi tipo di rapporto, l’orgoglio
dev’essere buttato
via, lei non lo aveva fatto. Ero arrabbiata con lei, perché
per quando potesse
essere spaventata quella era la mia vita ed io avevo scelto
di viverla in quel modo. Amavo Edward e avrei fatto qualsiasi cosa per
lui. Ero
seduta sul piccolo tavolo della cucina, e, solo dopo le mie piccole
riflessioni
mi resi conto che il mio caffè era diventato uno schifo. Lo
gettai sul
lavandino e mi passai una mano sul viso. Edward era andato a fare la
spesa
mentre dormivo, era il suo modo per “scappare” a
certi tipi di pensieri.
Un passo alla volta e ce l’avremmo fatta, quella volta ero
fiduciosa. Cominciai a pulire casa e cercai di pensare a tutto meno che
a quello. Quando aprii
l’armadio di
Edward, per sistemare i panni stirati, intravidi un sacchettino
familiare. La
curiosità è donna; perciò lo afferrai
e lo aprii.
Certo che era familiare.
Era quel
sacchettino, quello che avevo visto qualche mese fa quando andammo a
fare
compere prenatali. Una cosa che non mi era familiare però,
era una busta
azzurra, l’aprii e vidi che c’erano parecchi fogli
piegati, li aprii e
cominciai a leggere:
Ciao
Ted,
Quando
ero piccolino, osservavo spesso mio padre perdendomi a pensare a lui
molto
spesso nell’arco delle giornate. All’età
di undici anni mi dissi: “Anch’io
voglio diventare padre” tu…stavi per rendere quel
sogno realtà. Forse, in
qualche altra vita precedente ho fatto qualcosa di sbagliato per
meritare la
tua perdita.
Caro
piccolino,
Forse,
scriverti è un’assurdità ma, se ti
dicessi che farlo mi fa stare bene mi
crederesti? Non vedo la mamma da un mese ormai e mi sento morire giorno
dopo
giorno. A quest’ora avresti dovuto essere tra le nostre
braccia, piccolo e
indifeso. Oggi ero andato a fare una passeggiata, c’era un
papà con una bimba sulla
bicicletta…nella mia mente ci avevo visti insieme in quel
modo tante…infinite
volte.
Soffro
la tua assenza più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Scoppiai
a piangere, nonostante fossi del tutto consapevole
dell’amore che Edward provava nei confronti del nostro
piccolo Ted. La sua mano
- non c’era bisogno di pensarci su
per riconoscere il suo tocco anche con un
solo sfioramento – si adagiò delicatamente sulla
mia spalla e sentii il sapore
amaro delle sue lacrime fondersi con le mie.
Distruzione; quella era la parola giusta. Passammo il resto
del pomeriggio
abbracciati sul divano a guardare la tv, era triste e, per
più di una volta
pensai di chiedergli se gli andasse di andare a fare un giro, ma non
appena lo
guardavo in faccia, mentre lui distratto cercava invano di pensare al
programma
televisivo che stavano dando in quel momento, mi tiravo indietro. Era
troppo
chiederglielo…chiedercelo. Suonò
il
campanello e, con le gambe addormentate andai ad aprire.
«Ciao!» Urlò Alice entrando come un
ciclone. Edward mi
guardava esattamente come io guardavo Alice; interrogativa. Dietro di
lei,
timido e impacciato, c’era un ragazzo biondino, alto e magro.
«Lui è Jasper» ci disse lei, dando la
spinta ad entrare a
quel povero ragazzo. Facemmo le presentazioni e, solo dopo che Edward e
Jasper
cominciarono a parlare, Alice mi disse che stavano insieme da circa due
mesi.
«Come ti sembra?» Mi chiese imbarazzata, cosa che
mi stupì
molto…lei e l’imbarazzo non andavano completamente
di pari passo.
«Spaventato?» Azzardai per sdrammatizzare,
scoppiò a ridere
e mi abbracciò forte.
«Ti voglio bene, Bella». Una lacrima
lasciò il mio occhio e,
non seppi mai dire se fu per la rivelazione di Alice oppure per la
tensione che
aleggiava costantemente sulla mia testa.
«Te ne voglio anch’io» non ero stata io a
parlare, era stato
il mio cuore che d’istinto provò un affetto
inspiegabile per quel folletto che
inizialmente era una perfetta nana malefica. Sentendo il calore
dell’abbraccio
di Alice e quell’odore indefinibile da
“amica”, pensai ad Hayley e Melanie, mi
mancavano tantissimo, nonostante ci sentissimo telefonicamente
più volte al
dì…feci un respiro profondo e mi promisi di dare
ad entrambe appuntamento per
un caffè l’indomani.
«Edward
non vuole venire» affermò avvilita Alice.
«Cosa?
Dove?» Chiesi totalmente in confusione.
«Gli avevo
chiesto di andare fuori a mangiare, ha detto di
no». Ero consapevole che, per sua sorella, non fosse facile
vedere il proprio
fratello in quelle condizioni, non biasimavo Alice per quella
richiesta, anzi
sentii dentro di me che incoraggiarla sarebbe stata la cosa migliore.
«Vado a
chiederglielo io».
«Bella,
senti mi dispiace…sono stata una stupida a
chiedere…è solo che-»
«Alice. Non
sei una stupida, anzi, sono sicura che tu
l’abbia fatto per farci stare meglio. Andrò a
parlarci…se dirà di no pensi che
Jasper potrebbe offendersi?» Chiesi pensando al ragazzo di
Alice.
«No, lui sa
tutto». Annuii e, non trovando Edward dove
l’avevo lasciato – sul divano - andai in camera da
letto. Era seduto sul letto
con le gambe incrociate e con le dita che si torturavano tra loro.
«Amore».
«Ehi»
sussurrò sorridendomi teneramente.
«Alice…mi
ha detto che lei hai detto di no».
«Tu vuoi
andarci?»
Volevo andarci? Non lo
sapevo. Volevo solo vederlo felice e,
volevo fare contenta Alice, per farle vedere quanto in
realtà il fratello era
migliorato.
«Perché
le hai detto di no?»
«Non
me la sento. Non ce la faccio, è come se
uscire…» non
finì la frase, abbassò solo la testa per non
farmi vedere una piccola lacrima
che lentamente solcava il suo viso.
«È
come se uscendo facessimo un torto a lui…non devi pensare
questo, devi solo cercare di pensare a lui in
modo felice. Non c'è più Edward, non
può sgridarti perché anziché pensare a
lui
tutto il tempo sei andato a mangiare una pizza con tua sorella, non
può essere
deluso da te! Era solo un bambino…» ormai le
lacrime scendevano a dirotto sulle
mie labbra, volevo fare un discorso rincuorante, il problema era che io
non ero
tranquilla e, di rimando non potevo tranquillizzare lui.
«Non puoi
dire queste cose, non ci credi nemmeno tu» mormorò
abbracciandomi.
«Ci
credo, non per adesso…per il nostro futuro».
«Ogni giorno
mi sento morire».
«Non puoi
morire. Non puoi abbandonarmi».
«Cosa
farei senza di te?» Mi chiese increspando le labbra.
«Io non
potrei mai farcela senza di te. Non esiste il mondo
senza di te. E se tu muori io morirò con te»
affermai rendendomi immediatamente
conto che quella era una grande verità. Erano mesi che mi
sentivo il fantasma
di me stessa, eppure, ero ancora lì a combattere per noi, ma
senza di lui non
avrei mai potuto sopportare tutto quello. Senza i suoi occhi ero persa,
con
avrei superato ogni tipo di limite possibile.
Alla
fine, restammo a casa e ordinammo quattro pizze, era
già un grandissimo passo avanti. Quella sera ritrovai un
pezzetto del mio
Edward…lui aveva riso ed io avevo ricordato come far battere
il mio cuore.
«Mamma…»
sussurrai entrando in cucina. Avevo bisogno di
vederla e, soprattutto di vedere se avesse cambiato idea.
«Bella!»
esclamò, scoppiando a piangere. Mi corse incontro e
mi abbracciò come se non ci vedessimo da mesi. Annaspai e
sorrisi sentendo quel
dolce e familiare profumo di mamma. Non c’era modo per
descriverlo, era quell’odore che ti rassicurava in
silenzio, quello che non appena lo sentivi nell’aria eri
consapevole di essere
al sicuro. Ci sedemmo sul tavolo della cucina e mi passò il
cartone del succo
di frutta, al mirtillo, il mio preferito.
«Mamma…»
non feci in tempo a formulare una qualsiasi frase
che mi interruppe.
«Fai parlare
me, ti prego. Devo chiederti scusa…ho sbagliato
e…sono stata una stupida. In questi giorni non ti ho
chiamata perché avevo
paura che fossi talmente arrabbiata da non
rispondermi…perdonami tesoro, ti
prego» disse prendendomi le mani tra le sue.
«Se non ti
avessi perdonata adesso non sarei qui. È solo
che…io
lo amo, non posso fare a meno di lui…»
«E lui non
può fare a meno di te. Lo so adesso e lo sapevo
anche prima. Sono stata davvero troppo stupida». Mi
guardò negli occhi e vidi
tutto quello che desideravo vedere dallo sguardo di mia madre. Lei e la
sua
totale sincerità mi appoggiavano, non mi sentivo di
rimproverarle qualcosa, era
una mamma e, soprattutto, anche lei era umana.
«E ti trovo
migliorata…dico davvero» sussurrò
sorridendomi
dolce. Annuii e l’abbracciai così forte che il
respiro mancò ad entrambe.
Verso metà
pomeriggio, mentre io e mia mamma eravamo uscite
a fare compere sentii il suono del mio cellulare.
«Pronto?»
«Io
e
Sarah avremo bisogno di parlarti…non pensare male di
noi…» non
capivo niente, Billy Black parlava in continuazione ma io guardavo solo
il viso
di mia madre, stavo avvertendo i sensi che stavano vendendo a mancare,
chiusi
gli occhi e mi imposi di calmarmi. Mia madre mi guardava terrorizzata e
le feci
cenno di star tranquilla.
«Domani
alle sei di pomeriggio può andarti bene?»
«Sì»
riuscii a rispondere, «a casa mia, ci vediamo al parco
centrale di Pankow» chiusi la chiamata senza proferire altre
parole e feci un
respiro profondo.
«Era Billy» sussurrò mia madre. Io la
guardai per dar
conferma alla sua affermazione e mi soffermai a pensare a quello che
sarebbe
potuto accadere il giorno dopo. Volevo incontrarli dopotutto, avevo una
gran
voglia di sfogare la mia rabbia repressa con loro…quelli che
avevano messo al
mondo una bestia senza anima, una persona inutile, l’artefice
della mia
distruzione. Forse, altri, avrebbero detto di no, io invece volevo
affrontarli,
ero curiosa di vedere cosa avevano da dirmi. Diventai rossa di rabbia e
se solo
avessi potuto averli davanti in quel momento li avrei menati fino a
fargli
perdere i sensi…invece ero in centro, con mia madre e dovevo
darmi
assolutamente un contegno.
«Hai fatto bene e non negargli l’incontro. Adesso
andiamo
tesoro» sussurrò prendendomi per mano.
Non
appena stavo per infilare la chiave nella toppa la porta
di casa si aprii. C’era Edward che mi sorrideva, ricambiai e
rimasi sorpresa –
tant’è che gettai un urlo – quando mi
prese in braccio e mi buttò sul divano.
Non mi dette nemmeno il tempo di parlare che si avventò
sulle mie labbra,
voglioso e famelico…come non lo era da tempo.
Sbottonò la mia camicetta in un
colpo solo, facendo saltare tutti i bottoni, scoppiai a ridere e lui si
soffermò a guardarmi negli occhi.
«Sei bellissima…ed io ti amo tantissimo».
«Anch’io ti amo» mormorai baciandogli la
punta del naso.
«Fa’ l’amore con me». Sentivo
il suo membro eccitato sulla
coscia, i suoi occhi mi scrutavano con immensa passione, avvicinai le
nostre
labbra e lo baciai sperando che durasse per sempre.
Lo amavo e lo desideravo con tutta me stessa. Saremmo tornati
ad essere felici…era una promessa.
Sì
lo so cwc sono una merda fatta e finita.
HO
UNA NOVITA’ PERO’!
Il mio tempo è stato rubato da un’iniziativa che
ho preso;
sto aprendo un negozietto tutto mio e, credetemi, ci sono un sacco di
cose da
fare, soprattutto farlo di sana pianta…Sabato ci
sarà l’inaugurazione e,
immaginate quanto sia io in alto mare xD
Stamattina
la bolla di ispirazione che mi aleggiava in testa
da settimane è scoppiata…quindi ho spento gli
impegni e ho scritto a manetta.
Anzi, perdonate gli errori ma davvero, sto scappando.
Spero
davvero di non avervi deluse.
Un
bacione,
Roby
<3