Capitolo
Ventisei: Earwax
Febbraio
pervenne con un’insolita lentezza e il freddo penetrante che
soleva persistere
soprattutto in Scozia. La neve aveva cominciato a scarseggiare, mentre
le
piogge erano notevolmente aumentate sia di numero che
d’intensità. Erano ancora
rare le giornate di sole e tutti sapevano che le avrebbero viste un
po’ più
spesso solamente quando sarebbe giunta la primavera. Quel pomeriggio
una fine
pioggia cadeva dal cielo grigio e al campo di quidditch la squadra di
Serpeverde
aveva cominciato i soliti allenamenti con dieci minuti di anticipo.
Draco non
era con loro. Aveva ceduto il posto al suo sostituito poiché
aveva qualcosa di
più importante da fare ed Allyson sapeva bene di cosa si
trattasse. Quest'ultima raggiunse
la Sala Comune dopo aver sbirciato per un po’ gli allenamenti
della squadra
avversaria, trovando Harry ed Hermione comodamente seduti sul divano.
Ron,
probabilmente, era da qualche parte incollato alla faccia Lavanda.
Infreddolita
sprofondò, così, nella sua poltrona preferita,
vicino al fuoco, godendosene il
calore.
-
Ehi,
Ally. - la salutò il suo migliore amico, con un sorriso. Uno
di quelli sinceri
che, negli ultimi mesi, aveva mostrato così poco. -
Parlavamo della lezione di Smaterializzazione.
Anche
Hermione
si aprì in un gran sorriso.
- È stata
fantastica!
-
Per
te tutto è fantastico, Granger. - la rimbeccò
lei. - Per me, è stata una noia
mortale.
-
Ci
credo, sei riuscita a Smaterializzarti al primo tentativo. -
s’intromise Ron,
appena arrivato.
-
Vuoi
dirmi che non è stata una passeggiata? - disse ridacchiando
la Reed.
-
Per
te, forse. - replicò ancora il rosso, sedendosi accanto
all’amico. - io credo
di aver sentito una specie di formicolio solamente verso gli ultimi
tentativi.
Hermione
s’irrigidì e s'alzò di scatto,
schiarendosi la voce rumorosamente mentre con
fare alquanto teatrale raccoglieva i suoi tomi.
-
Io
vado in biblioteca. - annunciò l’attimo prima di
sparire oltre il buco del
ritratto.
Allyson
sospirò, scuotendo leggermente il capo. Quasi non sopportava
più la
testardaggine che sia Ron che Hermione ostentavano nel volersi ignorare
a
vicenda.
-
Potreste fare almeno un tentativo di riconciliazione, non credi, Ron?
-
Non
ci penso nemmeno! Come se io avessi fatto qualcosa, Allyson! -
bofonchiò Ron guardando
altrove mentre continuava a borbottare parole incomprensibili.
-
Reed. - Allyson voltò il capo verso la voce che aveva appena
pronunciato il suo
cognome e non appena vide chi cercasse la sua attenzione,
s’irrigidì, assumendo
un espressione guardinga e sospettosa.
-
Wood.
-
Nott
ti aspetta al campo di quidditch, dice che ha bisogno di parlarti. - le
riferì Gwendolyn
con il suo solito sguardo di ghiaccio.
La
Reed s'alzò, ringraziandola a malapena con un sussurro.
Salutò gli amici e poi
s'accinse ad uscire dal buco del ritratto. Gwendolyn sospirò
interiormente,
terribilmente irritata da ciò che avrebbe cercato di fare di
lì a poco. Fare
amicizia, di certo, non era assolutamente tra le sue
priorità ma se voleva
creare giusto quel po’ di scompiglio che sarebbe bastato a
salvarle la pelle,
doveva darsi una mossa. Via il dente, via il dolore.
Così,
tentando di fare un mezzo sorriso, si sedette tra i due Grifondoro.
Quest’ultimi si sorpresero di ciò che la rossa
aveva appena fatto. Sapevano che
lei non era una tipa molto loquace. Inoltre, avevano avuto subito
l’impressione
che non le piacesse così tanto essere circondata da altri
suoi coetanei…o dalle
persone in generale.
-
Emh…ragazzi, vi dispiacerebbe…insegnarmi qualche
regola di quidditch?
Inutile
dire che la richiesta di Gwendolyn fu accolta con molto entusiasmo. Non
appena
le orecchie dei due maghi avevano udito la parola
“quidditch”, non avevano
perso nemmeno un secondo, iniziando a spiegare dettagliatamente tutto
ciò che
conoscevano di quello sport. La Wood annuiva, fingendo di interessarsi,
facendo
domande di tanto in tanto, giusto per far durare la conversazione il
più a
lungo possibile.
Cosa non farei per salvarmi le
chiappe, si disse
con un piccolo ghigno interiore mentre il suo piano cominciava
lentamente a
prendere forma sia nella realtà che nella sua testa.
**
-
Ti
ricordo che tu sei in debito con me, Grifondoro.
-
Non
puoi farmi questo! - pretestò Allyson, rifilando a Theodore
una delle peggiori
occhiatacce che avesse mai riserbato a qualcuno.
-
Ma
certo che posso, amore. -
replicò lui
con un ghigno stampato sul viso e uno sguardo che, di buono, non
prometteva
proprio nulla.
-
Non
mi abbasserò a certi livelli solo perché tu mi
ricatti!
-
Allora io andrò a spifferare a Draco e ai tuoi amichetti
ogni cosa. - disse
accentuando il suo ghigno.
-
Non
lo faresti mai. - affermò la strega, sicura di
ciò che aveva appena detto.
-
Mettimi alla prova. - la provocò.
Allyson
strizzò gli occhi, sostenendo il suo sguardo mentre si
lanciavano occhiate di
sfida. Alla fine, la strega fu costretta a cedere. Theo si
passò una mano a
ravvivare i capelli scuri, trionfante, poi circondò le
spalle di Ally con un
braccio mentre cominciavano a camminare in direzione del castello.
-
Ben
fatto, Reed!
-
Si,
si. - lo liquidò lei, sbuffando infastidita, senza riuscire
ad evitare che le
sue labbra si distendessero in un sorrisetto. - Ho fame, Mr. Nott.
Volete farmi
l’onore di scortarmi nelle cucine?
-
Con
immenso piacere, Mrs. Reed. Ma prima voglio togliermi questa roba di
dosso. -
le rispose con un mezzo sorriso indicandosi la divisa di quidditch con
la mano.
-
Va
bene, Theo, basta che ti dai una mossa. Sto morendo di fame!
**
-
Non
lo so. Io più la guardo e più non la sopporto. -
borbottò Allyson mentre
osservava sospettosa una caramella Tuttigusti +1 grigiastra. Storse la
bocca,
non fidandosi di quel colore. Aveva avuto più esperienze e
il suo sesto senso
le suggeriva che quella caramella non avrebbe avuto, di certo, un buon
gusto.
La ripose nuovamente nella busta per estrarne un’altra di un
rosso intenso.
L’addentò e fu sollevata dal gusto penetrante di
ciliegia che invase la sua
bocca.
-
Questo posso capirlo, Allyson, ma… - iniziò con
un sussurro la riccia seduta di
fronte a lei, intenta a ricopiare minuziosamente i trenta centimetri di
pergamena che il professor Piton aveva assegnato sulle varie
maledizioni.
-
…ma
non puoi continuare ad evitare il contatto con lei. - concluse Ginny,
sbucando
all’improvviso, e sedendosi accanto alla Reed.
Posò stancamente il tomo di
Trasfigurazione sul tavolo e poi si concesse un sospiro.
-
No,
sul serio. Voi state davvero state studiando?
-
Ovviamente. - le rispose Hermione, non staccando gli occhi dal foglio
che aveva
davanti.
-
Ma è
domenica. - continuò la Reed, cercando un appoggio dalla
Weasley accanto a lei.
-
Non
guardare me, Ally. Ho un sacco di roba da fare. - fece con fare
sconsolato la
rossa.
-
Eravamo rimaste a…? - domandò la riccia alzando
finalmente lo sguardo verso le
amiche mentre intingeva la punta della sua piuma nella boccetta
d’inchiostro
nero.
-
A quanto
sia irritante Gwendolyn Wood. - bofonchiò la mora, felice di
aver trovato una
caramella al cioccolato completamente innocua.
-
Giusto. Allyson, non puoi continuare ad ignorarla. -
interloquì la riccia,
guardandola negli occhi con un cipiglio severo.
-
Bisogna sapere qual è il suo ruolo in tutta questa faccenda.
E sai benissimo
che l’unico modo è provare a parlarle. -
rincarò Ginny, convinta, mentre
cominciava a svolgere il suo tema di Trasfigurazione.
-
Ma
io non voglio farlo perché, lo sapete benissimo, finirei per
litigarci e alla
fine peggiorerei solo la situazione. - spiegò la Reed,
fissando intensamente
l’interno del pacco di caramelle mentre tentava di
individuare quali fossero
quelle buone e quali, invece, avessero un gusto da schifo.
-
Controllati,
allora. - mormorò con ovvietà la Granger mentre
cominciava a rileggere il suo
tema con la solita concentrazione.
-
Lo
sapevo. Cerume. Mi è passata la voglia di mangiarle. -
commentò con disgusto Ally
mentre ingoiava a fatica la caramella e abbandonava il pacchetto sul
tavolo -
Vi lascio studiare. Ci si becca a pranzo.
Le
salutò a bassa voce mentre veniva ricambiata con due
mormorii distratti. La
Reed sbuffò mentre usciva dalla biblioteca con passo lento.
Era
terribilmente annoiata. Per la prima volta capì come doveva
essersi sentito
Theodore prima di diventare suo amico. La noia doveva essere una
componente
quotidiana della sua vita. Non poté evitare di ridacchiare
divertita dai suoi
pensieri. Il suo ego, a contatto con quella serpe, stava diventando
sproporzionato quasi quanto il suo.
E
ciò
non era affatto un qualcosa di normale. Ma, oramai, a cosa fosse
normale e a cosa
no, non ci faceva più caso. Sospirò mentre le sue
labbra si distendevano in un
mezzo sorriso nel pensare a quanto avvertisse che una follia pressante
la stava
lentamente consumando. E la cosa peggiore era che tutto quello la
faceva
sorridere. Quando si rese conto dei suoi pensieri, il suo sorriso
svanì e si
ritrovò a deglutire rumorosamente mentre una strana ansia la
pervadeva.
No.
Non ci voleva pensare.
Le
serviva assolutamente qualcosa da fare o a cui pensare,
affinché non
cominciasse ad impazzire prima del suo tempo.
- Malfoy potrebbe essere un
buon argomento a cui pensare.
“Eccole qui, le prove che
mostrano quanto la mia pazzia stia peggiorando.”
- Non la fare tanto tragica.
Era solo un suggerimento.
“Sai cosa me ne faccio dei tuoi
suggerimenti?”
- Li segui. Assolutamente,
direi che il bacio che vi siete dati è stato davvero un
qualcosa di dol…
“Basta.”
Arrossì
bruscamente, dandosi dei colpetti in fronte, cercando di mandare via le
immagini del bacio che lei e Draco si erano scambiati quella notte nel
bagno di
Mirtilla Malcontenta. Ma era un qualcosa di impossibile. Ogni volta che
chiudeva gli occhi era come se avvertisse la pressione di quelle labbra
sulle
sue, l’odore che emanava la sua pelle e che la faceva
impazzire. Per non
parlare di ogni qualvolta che i due si erano ritrovati a guardarsi,
anche solo per
caso. Era inevitabile per lei arrossire di botto e cercare di
allontanarsi il
più possibile, di dimenticare ciò che aveva
scatenato.
Da
quella notte aveva evitato Draco
Malfoy come se fosse affetto da una spruzzolosi.
“Basta. Non devo pensarci.”
Pensò,
cercando di distogliere l’attenzione da quel nome, quel viso
e quelle labbra. E
in parte ci riuscì poiché era appena arrivata
nella Sala d’Ingresso, trovandovi
Harry, Ron e Neville che parlavano allegramente con qualcuno che, in un
primo
momento, non riuscì a riconoscere, concentrata
com’era nel tentare di smettere di
pensare a Malfoy. S'avvicinò al terzetto, tranquilla,
stampandosi un sorriso
sulle labbra.
-
Ehi,
ragazzi! Vi va di…- ma le sue parole scemarono
nell’istante in cui vide che
quel qualcuno in questione, non fosse altri che Gwendolyn Wood.
Il
suo
sguardo si fece freddo e s’irrigidì. La
squadrò interamente, il sopracciglio
alzato e un espressione accigliata in viso.
-
Ehi,
Ally! - la salutò cordialmente Neville, che nel sorriderle
le mostrò i suoi
incisivi leggermente storti.
-
Ciao. - fece lei, atona, con l’entusiasmo di poco prima sotto
i piedi. - di che
parlavate?
-
Stavamo spiegando a Gwendolyn le regole del quidditch. Volevamo
portarla a fare
una dimostrazione pratica. - le spiegò Ron con un bel
sorriso.
-
Sei
dei nostri? - le chiese, invece, Harry con uno sguardo che aveva un
nonsoché di
strano.
-
E me
lo chiedi? Quando si tratta di quidditch non mi tiro mai indietro, lo
sai. - disse lei mentre fingeva un sorrisetto.
-
Soprattutto quando si tratta di bolidi, eh? - fece divertito Neville.
-
Non
sai quanto tu abbia ragione. - affermò lei, le labbra
distese in un ghigno e
uno sguardo che non prometteva nulla di buono mentre
l’immagine di un bolide,
colpito da lei stessa, che centrava in pieno il nasino alla francese
della Wood
prendeva forma nella sua testa.
-
Su,
andiamo. Mi piacerebbe vedere come giocate. - si sforzò di
sorridere Gwendolyn,
fingendo come al solito, anche se non risparmiò
un’occhiata gelida alla Reed.
Quella lì, proprio non la sopportava.
Si
guardarono in cagnesco per qualche istante mentre i tre Grifondoro si
avviavano
verso l’esterno.
-
Cos’è, adesso hai intenzione di diventare la
migliore amica del Prescelto? - le
domandò con fare sarcastico, a voce bassa, senza farsi
sentire da altri che non
fossero la Wood.
-
Certo che no, Reed, per chi mi hai preso? - fece Gwen in tutta risposta
con un
ghigno degno di una serpe.
-
Allora cosa hai intenzione di fare, Wood? - si fece seria la Reed,
guardandola
dritta negli occhi con una rabbia che cominciava a montarle dentro.
-
Non
so di cosa tu stia parlando, Allyson. - disse la rossa con fare
innocente,
fingendosi amichevole, per poi voltarsi e raggiungere velocemente i
ragazzi
avanti a loro e lasciandola lì, impalata, a stringere con
forza le mani.
-
Ally, dai, datti una mossa! - la incitò Ron, sbracciandosi.
-
Arrivo, arrivo!
**
Alla
fine Allyson non era proprio riuscita a colpire la Wood con un bolide.
C’erano
sempre Harry o Ron che rischiavano di essere presi al suo posto e,
quindi,
aveva rinunciato. Sbuffò mentre, seduta comodamente sul suo
letto, teneva in
grembo un libro dall’aria consunta. Nonostante avesse gli
occhi su quelle
pagine la sua mente vagava altrove, impegnata a ripensare a cosa
avrebbe dovuto
fare per Theodore. Ovviamente, non aveva la benché minima
voglia di fare delle
avance a Blaise Zabini solo per distrarlo mentre Nott si occupava di
riempire
la sua biancheria di una polvere urticante proveniente direttamente dai
Tiri
Vispi Weasley. Non voleva farlo, eppure, il pensiero di vedere Zabini
che non
riusciva a capire il motivo di un improvviso prurito ai piani bassi la
faceva
ridacchiare divertita.
In
fondo, era uno scherzo. Doveva solo giocare come al solito, nulla di
più. Non
avrebbe dovuto temere l’impressione o il fraintendimento di
nessuno. Nemmeno di
Malfoy. Assolutamente, ciò che Draco Lucius Malfoy faceva o
pensava, non era
affar suo.
Fu
con
quella convinzione che, assopendo il più a fondo possibile
quel fastidioso
senso di colpa nei riguardi del biondo, decise che avrebbe aiutato
Theodore
Nott. Dopotutto, non c'era niente di male.
"E che non si dica che
Allyson Reed si tiri indietro in qualche scherzo!".