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Autore: Dalhia_Gwen    17/05/2014    8 recensioni
La vita è così complicata da capire: ci mette di fronte a tanti ostacoli, impegnandoci a superarli tutti e per il meglio. Ma cosa accade se si perde ogni speranza? Cosa succede se la vita, che ti ha regalato una cattiva stella, continua ad ostacolare la tua felicità? Sembra che ti stia facendo sprofondare nel buio più totale. E se ti facesse ritornare a sognare, magari proprio quando sembra che non ci siano vie d'uscita?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Courtney, Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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You're my dream come true
 
Chapter 7

 


Da troppo tempo un cellulare posto sul comodino adiacente al letto squillava insistentemente, mentre  Duncan era ancora avvolto tra le lenzuola, caduto in un profondo sonno. Ma la caduta per terra, brusca e inaspettata, del dispositivo elettronico lo fece svegliare di soprassalto, accompagnando il tutto con una serie di imprecazioni.
-“Cazzo..! L’ho appena comprato…”- disse tra sé il giovane, mentre un grosso sbadiglio si fece largo tra i suoi istinti e  stiracchiava le braccia verso l’alto. Raccolse scocciato il cellulare da terra e, dopo aver acceso il display, notò con grande meraviglia che quella era solamente la sveglia che venne impostata di default nel nuovo apparecchio, cosa che lo fece ancor più alterare.
Stava per poggiarlo di nuovo sul comodino, quando ad un tratto la sua attenzione cadde sull’orario che lo schermo proiettava davanti i suoi occhi, rimanendo palesemente sorpreso: erano le 10.26, orario più inoltrato del solito, che lo spinse a catapultarsi letteralmente giù dal letto e raggiungere la cucina, convinto di trovare Gwen intenta a preparare la colazione.
 
Assumendo un andamento stordito e trasandato, Duncan arrivò in cucina per poi guardarsi intorno curioso: indubbiamente l’ambiente era pulito ed ordinato, e sul tavolo vi era un vassoio sul quale giacevano una tazza riempita di latte, un succo di frutta all’arancia e una ciotola piena di cereali. A quella vista il suo sguardo si addolcì immediatamente, immaginando chi avesse avuto così tanta cura di fargli trovare la sua amata colazione già ben servita, ma mutò completamente espressione nel momento in cui realizzò che Gwen non era presente in casa. Si guardò più volte attorno, grattandosi goffamente la nuca, non trovandola, per poi avanzare verso il tavolo, quando notò un post-it attaccato sul frigorifero, che svolazzava sotto i suoi occhi.
Lo prese per poi leggerne il contenuto:
 
“Potrò sembrare puerile e goffa, ma in questo momento sto rischiando di arrivare tardi a scuola.
 
Scusami, per tutto.
 
P.S.: sì, sarà colpa tua se rimanderò l’interrogazione.
 
-Gwen”

 
Un sorriso dolce e sincero nacque sul volto del punk, notando l’ironia che c’era dietro quelle poche e semplici righe.
Scosse divertito il capo: era davvero pazzesco come quella ragazza, con appena un paio di parole, riuscisse a fargli dimenticare il motivo che causò il loro litigio, cancellando così l’astio che probabilmente ancora avrebbe provato per la sera precedente. Agli occhi degli altri quel gesto poteva sembrare insignificante e scontato, ma per lui fu davvero importante, facendolo dunque arrivare alla piena convinzione di essere facilmente manovrabile da parte della ragazza, che ne potrebbe sempre approfittare, qualora ne fosse stata davvero capace.
 
Era così, purtroppo, se di mezzo c’era l’amore, quello vero.
 
Non potendo far altro che accettare la realtà, Duncan sospirò, a conclusione dell’osservazione appena fatta, per poi sedersi e cominciare a fare colazione, con acceso ancora il sorriso sulle labbra.
 
Non appena finì, si catapultò in bagno per vestirsi, desideroso di fare finalmente un giro fuori da quell’appartamento, in cui si ritrovava oramai segregato da un bel po’ di mesi per via della convalescenza, seppur gradevole e ben accetta. Dopo aver chiuso la porta alle proprie spalle con la copia delle chiavi che Gwen gli fece, il ragazzo si ritrovò fuori. Istintivamente si preparò a fare un lungo respiro, ispirando ed espirando profondamente, ma ad un tratto un’idea chiara e cristallina passò nella sua mente: possibile che ancora non c’avesse pensato?
 
-“La macchina!”- esclamò stupendosi di sé stesso Duncan, facendo spaventare un povero passante che gli era davanti in quel preciso momento.
Era sorprendente come un oggetto così palese e allo stesso tempo indispensabile potesse essere dimenticato per via di una delusione amorosa: quella sera, in cui abbandonò l’appartamento che condivideva con la sua ex, aveva pensato di svuotare del tutto la casa della sua presenza, ma l’unica cosa a cui non aveva pensato fu la sua adorata Mercedes nera che era parcheggiata gelosamente nel garage.
 
-“Maledizione, ma come ho fatto a dimenticarla?! Devo andare assolutamente a prenderla!”- disse poco dopo, avvertendo ribrezzo verso sé stesso per essere stato così stupidamente deluso dal tradimento, per poi sfrecciare veloce al fine di raggiungere il suo prossimo traguardo: casa di Courtney.
 
 
**** 
 
 
 
 
Nel frattempo all’interno delle quattro mura di uno dei tanti studi di un rinomato e imponente edificio avente ben dieci piani, un uomo e una donna erano soliti a trasgredire il lavoro da fin troppo tempo oramai, sicuri di sé e della loro posizione lavorativa intoccabile.
 
-“…Ehi, datti una calmata..i tuoi ormoni si stanno scatenando troppo velocemente..”-
-“Come posso fare, se di fronte a me ho così tanta perfezione e sensualità, mio bel bocconcino caramellato?”-
 
Seduti sulla scrivania di un fin troppo impeccabile ufficio legale, vi erano Courtney e Justin intenti a fare tutt’altro che i loro rispettivi ruoli, che sarebbero dovuti coincidere con le vesti di avvocato e il suo cliente, in quel momento. Presi da una profonda passione a quanto pare inarrestabile, si scambiavano lussuriosamente baci e carezze senza sosta, non contenti della focosa notte appena passata e trascorsa insieme.
La bella avvocatessa si ritrovò poggiata sulla sua lucente scrivania illuminata dai tiepidi raggi del sole, trasportata dalle voglie del suo amante che la teneva a sé in una morsa stretta e possessiva, stringendola per i fianchi sinuosi e ormai scoperti.
-“Scemo, stai corrompendo un grande avvocato, potrei querelarti..lo sai questo?” sussurrò lei accattivante ad un suo orecchio, dopo averlo importunato a piccoli morsi.
Il bel cugino smise di torturarle il collo profumato, anche se controvoglia, per poi scoppiare a ridere malizioso.
-“Pff, figurati..non riusciresti a starmi lontana neanche mezzo minuto. Mi desideri troppo..”- la canzonò lui sfacciato, elevando lo sguardo per poi posarlo su quello di lei, lucente e furbo.
-“Ma come siamo sicuri. Cos’è? Devo allentare le mie concessioni?”- lo guardò con occhi grandi e apparentemente innocenti, sapendo che era una grande esperta nel persuadere le persone e farle diventare sue vittime, dote che ebbe da quando era piccola e che non fece altro che perfezionare con l’avanzamento dell’età.
Udendo quelle parole il belloccio abbozzò un sorriso per nulla rassicurante, posando poi la sua attenzione sul decolté provocante dell’ispanica, che in quel momento, con fare teatrale, era intenta a mostrarlo meglio spostando le ciocche di capelli lunghi e castani che le ricadevano imperterriti su esso.
-“Non credo che correrai pericolo, mia bella. Sono completamente succube di te..”- disse ipnotizzato dalle maniere delicate e allo stesso tempo provocatorie della ragazza, per poi catturare con violenza e labbra rosse e carnose di lei, riprendendola a baciare con avidità.
Courtney sapeva di averlo in pugno, e soddisfatta più che mai lo lasciava scoprirla senza alcun pudore, vogliosa anche lei delle sue carezze, ma soprattutto dei suoi soldi.
Emise una risatina altezzosa e graziata, quando si rese conto che il suo compagno insinuò le mani sotto la gonna, smorzando di piacere ancor di più il suo respiro già irregolare. Poi passò a sbottonarle bramoso la camicia, posando gli occhi sul suo decolté, voglioso più che mai di assaporarla. A quel punto Courtney, anche lei accecata dal fisico bello e perfetto del suo Justin, lo attirò a sé con forza, ed entrambi si ritrovarono stesi sulla superficie di legno, riprendendosi a baciare appassionatamente.
I loro animi in quel momento ardevano come due fuochi che, a contatto con la fresca legna, si ingrossavano e si univano per diventare un’unica ed inarrestabile fiamma brillante.
Erano intenzionati ad andare fino in fondo, accecati dal desiderio, ma proprio quando si decisero ad approfondire, ecco che nella stanza irrompe una figura esile e mingherlina, ignara di ciò che stava accadendo in uno di quei immensi uffici.
-“Courtney! Non hai idea di cos…oh..” – il fanciullo, che entrò istintivamente senza neanche pensare di bussare, dettato da una gran soddisfazione che provava verso sé stesso,  si bloccò non appena vide di aver interrotto qualcosa di molto importante e fin troppo intimo.
Era ancora davanti la soglia della porta, e immediatamente si nascose dietro a essa, imbarazzatissimo per ciò che aveva appena visto.
-“Ehm..s-scusate, m-ma io non pensavo…”- provò a giustificarsi lui, con il viso colorato di un rosso acceso, che si accentuava ancor di più sulla sua pelle leggermente bronzea.
-“MIKE! Nessuno t’ha insegnato che devi bussare prima di entrare?!?”- urlò adirata l’avvocatessa, che per lo spavento si rizzò in piedi dalla scrivania su cui era comodamente sdraiata, coprendosi poi velocemente il suo bel reggiseno bianco di pizzo.
-“Lurido deficiente!! Adesso te la faccio pagare cara!”- lo minacciò invece Justin avvicinandosi, incurante della sola biancheria che aveva addosso. Udendo quelle parole, il povero Mike indietreggiò di qualche passo, in procinto di scappare da morte certa, ma la voce suadente di Courtney intervenne in suo soccorso, costretta dalle circostanze che voleva tuttavia evitare.
-“Justin fermati, ci penso io a lui dopo.”- iniziò a dire, con una improvvisa calma che metteva i brividi, per poi sedersi con le gambe accavallate sulla scrivania, invitando la scampata vittima a farsi avanti.
-“Cosa diavolo sei venuto a fare? Spero per te che sia una cosa importante.”- continuò con la medesima voce,  posando il suo sguardo fulminante su quello ingenuo e pauroso di Mike, facendolo deglutire. Fu a quel punto che il ragazzo si fece avanti, avanzando un po’ tremante ma allo stesso tempo grato all’ispanica.
Era così, Mike Anderson, semplicemente un ragazzo tranquillo e educato, ma dalla grande voglia di diventare qualcuno nel suo futuro, con l’unica pecca però che non fosse ancora pienamente convinto di cosa avrebbe voluto effettivamente fare, così da cambiare continuamente ambizione. Questo suo modo di fare, infatti, lo induceva ad essere considerato piuttosto strano, o peggio svitato, in quanto i suoi possenti castelli che costruiva in aria senza neanche pensarci un minuto, si frantumavano con la stessa velocità con cui prendevano forma, per poi iniziare di nuovo a crearne altri, dalla natura e ambizioni completamente diverse. La lista delle possibili figure professionali era lunga e variabile: ci fu un periodo in desiderava essere prima il ballerino, per poi cambiare idea per lo scalatore ed infine il detective, suo attuale ambizione. Davanti a tanta fragilità e insicurezza, tuttavia, Courtney ne approfittò immediatamente per ingaggiarlo, promettendogli fama e successo, data la sua importante e indiscussa posizione nella politica. 
Così, armato di tanta volontà e spinto da quei sogni che erano destinati purtroppo a rimanere tali, Mike cominciò a lavorare per l’avvocatessa, e in quel momento aveva portato a termine il compito che la donna gli assegnò poco tempo addietro.
All’idea di poterle riferire le sue informazioni, Mike si sentiva elettrizzato e pieno di sé, così non attese neanche un minuto di più per esternarle.
-“Ho una notizia buona e una cattiva!”- le disse, tentennando nel considerare se quello sarebbe stato il modo migliore per spiegarglielo nella maniera più innocua possibile. Udendo quelle parole, l’ispanica fece una smorfia di disgusto, non nascondendo però la curiosità di sapere che scoppiettava nel suo animo.
-“Inizia con quella cattiva.”- gli disse con tono superiore, tendendo la mano verso di lui con estrema e falsa delicatezza, per poi ritrarla e utilizzarla per torturare una ciocca castana dei suoi capelli, mentre Justin provvedeva ad affiancarla come se fosse il suo bodyguard.
Allora Mike si avvicinò ai due, fece un lungo respiro e, quando si sentì pronto, cominciò a parlare.
-“La notizia cattiva è che il tuo ex-fidanzato non è tornato per niente dal suo amico Geoff, né tantomeno quest’ultimo ha frequentato luoghi diversi dai suoi abituali. La stessa cosa vale per il rosso, mi sembra si chiami Scott. Sembra totalmente sparito nel nulla.”- disse con voce lievemente tremante il moro, temendo in quel momento una reazione per  nulla buona da parte dell’avvocato che si irrigidì non appena ascoltò il discorso. Strinse i pugni che in quel momento erano conserti sul ventre, mentre una rabbia sempre più vivace si ampliava nel suo cuore, che avrebbe tanto voluto riavere quel punk, strapazzo ma inconsapevolmente ricco.
-“Su amore, non prendertela. Meglio così, no? Almeno non avrai più tra i piedi quel troglodita rozzo e trasandato.”- disse Justin con l’intento di farla calmare, rivelando la sua spiccata stupidità e goffaggine, trapelanti da quelle parole tanto fuori luogo.
-Che peccato, sul serio. Un corpo così bello sprecato per una mente tanto primitiva e ignorante.- si ritrovò a pensare l’ispanica, alzando gli occhi al cielo e scostandosi lievemente dal suo compagno.
Vedendo l’avvocatessa spazientita, Mike pensò di rivelarle subito la parte positiva per suo racconto.
-“ La notizia positiva, invece, è che ho scoperto l’ultimo luogo visitato da Duncan. E’ un pub abbastanza popolare, un certo Charlie's Pub, frequentato per lo più da persone”-fece una piccola pausa per elaborare meglio il vocabolo giusto-“poco raccomandabili, ecco.”- Mike era molto entusiasta di ciò che stava raccontando: si sentiva appagato e importante, in qualche modo, perché qualcuno concentrava la sua attenzione su di lui, desideroso di saperne di più. Ma tale sensazione durò pressoché poco in quanto Courtney si rivolse a lui con fare adirato e spazientito, rizzandosi in piedi e con passo veloce si avvicinava minacciosa a lui.
“Ma cosa diavolo me ne importi a me dell’ultima tappa fatta da quel maledetto punk prima di sparire?!? Sarebbe potuto andare anche ad un night-club, cosa credi? Che a me interessi?!”- la ragazza scoppiò in un impeto di rabbia, sovrana la delusione che prese il sopravvento sulla sua ragione, e con il dito indicava adirata il povero Mike che sussultò per lo spavento dalla sua posizione, guardandola sconvolto. Ma prima che lei potesse infierirgli anche il minimo dei mali, riprese a parlare, riferendole proprio la parte più interessante del racconto.
“Non è sparito solo lui!”-disse prima di coprirsi il viso con le braccia, impaurito dalla figura vicinissima che era ormai in procinto di fargli dolore, ma questa si fermò di colpo, e un suo sguardo interrogativo gli permise di salvarsi e di continuare il discorso -“Da un paio di settimane è sparita anche una delle cameriere di quel locale, una certa Gwen. Da quel giorno né lei e né lui vennero più avvistati nel locale, soprattutto da quando, secondo alcune discrezioni, Duncan fece a botte con alcuni clienti del locale. Il motivo però non sono riuscito a capirlo.”- concluse veloce il discorso, spinto dalla paura che la ragazza di fronte a lui potesse perdere la pazienza di fronte a troppi giri di parole, così pensò di arrivare immediatamente al nocciolo della questione, tralasciando alcuni particolari, come la difficoltà di riuscire a ottenere il nome della cameriera, che però lui non diede peso. Alzò lievemente lo sguardo, tenuto abbassato per paura di essere colpito, per poi mostrare il volto impallidito dal terrore che quella donna gli incuteva, e si sorprese non poco quando la vide sorridere raggiante.
Ma il suo non fu un semplice ed innocente sorriso: esso era inquietante e spietato, tipico di una persona che aspetta con ansia la vendetta che prima o poi riuscirà ad attuare, in qualche modo.
Un sorriso velenoso che si espandeva sempre più su un volto dalla fronte corrugata e dalle sopracciglia inarcate verso il basso,che le davano un aspetto ancor più spaventoso.
Mike fece qualche passo indietro, spossato più che mai da quella reazione, che venne accompagnata da una risata acuta e fastidiosa. A quel punto l’ispanica si girò verso il suo amante, che come lei ascoltò attentamente il racconto del pivello, per poi ricambiarle il sorriso, facendole capire di aver ben afferrato il concetto.
 
In campo di cattiveria,  loro due avrebbero formato una coppia perfetta insieme.
 
-“Che questa Gwen sappia più di quanto dovrebbe sapere?”- le domandò Justin di rimando, con un ghigno per nulla rassicurante, tralasciando la nota interrogativa per lasciare posto all’immaginazione, nella buona e nella cattiva sorte. La ragazza gli lanciò un’occhiatina d’intesa, tornando a guardare Mike che, di fronte a quei gesti decifrati, era sempre più confuso e attonito. Poi tornò improvvisamente seria, incrociando le braccia al petto.
-“Non mi basta quello che mi hai detto, lo sai vero?”- cominciò a domandargli in tono minaccioso –“Devi trovarmi maggiori informazioni su questa cara cameriera. Vediamo se riesco ad estrapolarle qualcosa che quel deficiente di Duncan potrebbe essersi fatto scappare, probabilmente dopo che quella sgualdrinella lo avrebbe fatto ubriacare per poi andarci a letto…”- proferì quelle parole avvertendo uno strano amaro in bocca, incurante del fatto che non fosse sola in quella stanza e con un accento di malata gelosia, non  avendo ancora metabolizzato il fatto che lui l’abbia lasciata in maniera così cruda, malgrado avesse la piena ragione dalla sua parte.
Non era abituata a perdere, né tantomeno a sentirsi umiliata come in quel  momento.
Tutto ciò che voleva era sempre riuscita ad ottenerlo, ma non provò mai la sensazione di non averlo più in pugno.
Quella era una sensazione terribilmente fastidiosa e opprimente che lei non riusciva a sopportare.
 
Sapeva di aver sbagliato, ma non si doveva permettere di lasciarla.
 Lui era suo e doveva pagare.
 
Lo rivoleva, rivoleva Duncan, le sue ricchezze, e il solo pensiero che in quel preciso istante potesse essere probabilmente con un’altra ragazza la uccideva.
 
Quel pensiero la fece alterare ancora di più, facendola scattare come un’isterica.
-“Beh?! Non ti è chiaro?! Avanti, va’ a fare il tuo lavoro scansa-fatiche! SPARISCI!”- gli ordinò l’ispanica facendo sussultare entrambi i ragazzi, soprattutto Mike che, notandola così adirata, non se lo fece ripetere due volte e sparì da dietro la porta con una velocità incredibile, senza neanche chiuderla. Courtney rimase a guardare un punto imprecisato della stanza, elaborando ciò che aveva appena saputo.
Doveva scoprire cosa quella ragazza centrasse col suo Duncan.
E soprattutto, se veramente sapesse di lui.
Mi massaggiò la fronte insistentemente, facendo dei cerchi lenti e concentrici a livello delle tempie, per poi girarsi verso Justin che, da quando notò l’ambigua reazione della sua amata di fronte alle notizie del suo scagnozzo, rimase turbato e abbastanza deluso. Era poggiato sulla pregiata carta da parati color avorio, mentre il suo sguardo era rivolto verso il basso, non potendo nascondere in nessun altro modo il suo fastidio.
L’ispanica si soffermò a guardarlo, e intercettò immediatamente il motivo di quel suo ammutinamento così, conoscendo il punto debole del ragazzo, provò a distrarlo, malgrado in realtà non avesse poi tanto torto.
-“Ehi, cosa c’è?”- gli chiese lei in un sussurro, mentre in maniera molto sensuale si avvicinò a lui, ondeggiando le sue curve con l’intento di catturare la sua attenzione.
-“Tu non l’hai dimenticato. Tu lo pensi. Lo ami.”- pronunciò quelle parole deciso e stranamente freddo, alzando di scatto gli occhi azzurri e puntandoli su quelli neri di lei, che per un attimo vennero attraversati da una inaspettata sorpresa.
Venne colpita da una consapevolezza che poteva essere considerata in parte vera: lo pensava, è vero, sentiva il bisogno di volerlo di nuovo tutto per sé, ma quello non era amore.
Perlomeno non verso di lui.
-“Amarlo? Pff, ma scherzi Justin? Lo sai il motivo per cui lo faccio, e sai benissimo chi voglio..”- continuò a sussurrargli nell’orecchio quelle parole che dovette inventarsi al momento, per poi passare a plagiarlo con baci sempre più magnetici, consapevole che la sua preda avrebbe ceduto prima o poi.
Iniziò a riempire di baci prima le guance, poi il naso, per poi fargli perdere totalmente il controllo giocando con le sue labbra, mentre con le mani catturava quelle di Justin guidandole sui suoi sinuosi fianchi che scoprì leggermente.
Come prevedette, infatti, quel contatto lo fece impazzire, e trasportato da una profonda passione la intrappolò tra le sue braccia, non potendole resistere, mentre lei sorrideva mentalmente.
-Gli uomini, tutti uguali. Ed io, sempre vincitrice.- estese quel pensiero nella sua mente, che le fece nascere un largo ghigno sulle labbra, mentre vogliosa si preparava a continuare ciò che Mike aveva malauguratamente interrotto.
 
****
 
 
 
-“Oh eccola qui, finalmente!”-
Dopo aver percorso svariate strade, accompagnato da tre o quattro taxi, Duncan arrivò davanti la sua ormai vecchia casa: era una villetta di due piani, perfettamente curata e immersa in un abbondante verde. Dai toni non troppo accesi, la villetta era situata in una zona molto prestigiosa della Washington per bene, appartenente ad un viale altamente signorile e fin troppo monotono per i gusti del punk.
Tuttavia, a Courtney piacque talmente tanto che Duncan non poté ignorare le suppliche dei suoi occhioni scuri, consapevole che avrebbe potuto pentirsene per tutto il resto della sua vita, qualora ancora gliene sarebbe rimasta. All’epoca fu troppo cieco, superficiale, innamorato di quella donna che lo portò a intestare la casa ad entrambi senza neanche contratto prima il matrimonio, non pensando minimamente all’eventualità di potersi ritrovare a non condividere più con lei lo stesso tetto.
Ma adesso che l’imprevedibile era accaduto e dopo che lei fosse diventata una brava e spietata avvocatessa, doveva cancellare l’idea sempre più insistente di aprire una causa contro l’ex per l’intestazione definitiva della casa, anche avendo tutte le ragioni e le più giustificate motivazioni dalla sua parte. La posta in gioco era troppo alta, e sicuramente avrebbe perso a priori, guadagnando solo un inutile e doloroso spreco di denaro che in quel momento non poteva neanche permettersi.
 
Un profondo senso si angoscia lo pervase, non appena iniziò ad avanzare verso l’ingresso della sontuosa villa che acquistò facendo sacrifici economici non indifferenti.
Salì i quattro scalini che lo dividevano dalla porta principale, per poi ritrovarsi davanti ad essa, spiazzato dai ricordi che impertinenti cominciarono a occupare la sua mente.
Ricordi piacevoli, seppur sfocati, inondarono il cervello, facendolo concentrare su essi. Per un attimo avvertì una strana malinconia nascere nel suo cuore, ma venne immediatamente estirpata dalla rabbia provocata da ricordi dolorosi e non graditi, che ultimamente stavano aumentando a dismisura per via del comportamento sempre più strana e staccato di lei.
Strinse i pugni lungo i fianchi, colpevolizzandosi d’essere stato tanto incosciente e presuntuoso, nonostante i genitori gli chiesero più volte di rivalutare la scelta di andare a convivere con una ragazza con cui non aveva neanche iniziato una relazione stabile, per via dei costanti litigi considerati però da lui insignificanti e sciocchi.
Il suono di un clacson lo risvegliò bruscamente da quello stato di trans in cui era caduto, e solo in quel momento si rese conto di essere immobile davanti ad una porta, incuriosendo i numerosi passanti che lo guardavano attoniti.
A quel punto, malgrado la figuraccia, decise di entrare in azione.
-Ah cara Courtney, puoi essere intelligente quanto vuoi, ma io ti batto sicuro su queste cose.- si ritrovò a pensare soddisfatto, non appena estrasse la duplica della propria chiave di casa, fatta da lui stesso, da sotto il vaso di una pianta: l’ispanica era solita, ogni qualvolta litigavano, sbatterlo fuori di casa con l’intento di farlo dormire fuori, inconsapevole però del fatto che l’ormai ex delinquente nascondeva in maniera impeccabile una seconda chiave a sua insaputa, che gli permetteva di infiltrarsi in casa a notte inoltrata senza che lei se ne accorgesse, per poi uscirsene alle prime luci del mattino successivo e far finta di aver dormito per strada. E la cosa gli riusciva sempre.
Infilò tutto contento la chiave nella serratura, e con un veloce scatto l’aprì, entrando finalmente in casa.
Si chiuse la porta alle spalle, scioccato del repentino cambiamento che quella casa assunse non appena lui non ci mise più piede: ad iniziare dalla nuova disposizione dei mobili, il salone per accogliere gli ospiti era stato rimodernato con oggetti nuovi e soprattutto troppo eccentrici. La prima cosa che notò fu il grosso e suntuoso lampadario che si trovava appeso sulla sua testa, rischiando tuttavia di andarci a sbattere per via della sua altezza non adeguata a persone della sua statura; o ancora la nuova e alta libreria che si presentava dinnanzi a lui, stracolma di libri.
Lentamente vagava per la casa alquanto sorpreso, avendo l’impressione di essere in una abitazione che non ebbe mai visto.
 
-Vedo che soffre tanto la mia assenza. Povera la mia Court.- si ritrovò a pensare Duncan che, incuriosito, arrivò nella loro camera da letto per vedere se vi erano sorprese anche lì, notando con quanta frustrazione la sua ex abbia occupato l’intera parte dell’armadio precedentemente occupata da lui, facendo nascere sul suo volto un espressione di puro disprezzo.
Per il resto della casa, poteva tranquillamente affermare di averla lasciata così come l’aveva vista l’ultima volta. Sospirò tuttavia sollevato, mentre una implacabile voglia di bere si fece largo tra i suoi sensi. Ne approfittò dunque per passare un attimo in cucina e prendere una birra nel frigorifero, per poi stapparla e cominciare a berla, inebriandosi della piacevolissima sensazione di freschezza che lasciava nel suo corpo.
Si sedette su una delle tante sedie intorno a tavolo, incapace di opprimere però un pensiero che furtivamente invase la sua mente che si permise di rilassarsi per un momento. Inevitabilmente gli venne da sorridere, quando provò a fantasticare su come sarebbe stato vivere lì insieme a Gwen, unica donna verso la quale avrebbe giurato di perdere anche la vita.
Di sicuro avrebbe potuto leggere in chiaro la contentezza nei suoi occhi così neri e affascinanti, non appena sarebbe entrata per la prima volta in quell’abitazione in cui si sarebbe persa, almeno le prime volte. Sapeva che lei non avrebbe fatto altro che ringraziarlo di averle dato la possibilità di vivere un’esistenza più decente; era sicuro che con lei avrebbe potuto vivere una vita completamente diversa da quella che dovette condividere con l’ispanica, ma sotto una prospettiva decisamente migliore e più salutare.
 
Se solo avesse saputo che dopo di Courtney avrebbe incontrato la sua anima gemella, non avrebbe commesso tutti quei sbagli che in quel momento non potevano essere più riparati.
 
Diede un ultimo sorso a quella mini-lattina di birra, quando si rese conto di essersi fatto tardi, col rischio tuttavia di poter incontrare Courtney che sarebbe tornata di lì a poco, conoscendo i suoi orari.
 
E magari non sola.
 
Avvertendo che il stomaco avrebbe rigettato di lì a poco qualcosa, con un veloce scatto si diresse verso la porta che conduceva alla sua reale meta. Non appena l’aprì, sentì una felicità invadere il suo animo, e svelto scese le scale che lo avrebbero portato al suo angolo di paradiso: il garage.
Quello era il suo rifugio, il suo piccolo e insostituibile mondo, dove poteva davvero sentirsi realizzato. Lo chiamava “la sua officina”, semplicemente perché lì erano custodite tutte le sue geniali invenzioni, ma soprattutto perché c’era lei, la sua Mercedes Benz nera luccicante di cui sentì una grande mancanza.
Non appena la vide corse immediatamente verso di lei, sprizzanti di gioia da tutti i pori, depositando sulla carrozzeria un lungo bacio che non poté evitare. Quello era l’unico oggetto di cui la sua vecchia fiamma non poteva sbarazzarsene, pur ammettendo che lei si ricordasse di quel gioiellino, dato che non azzardava mai di mettere piede in quello che lei considerava invece “discarica”.
-“Tu sì che non mi tradirai mai, vero tesoro?”- domandò poi con un sorriso a trentadue denti all’auto, come se si aspettasse chissà quale risposta.
Senza pensarci neanche un secondo si piombò all’interno di quest’ultima e, sentendo il rombo del motore echeggiare nell’aria prepotente, uno spirito di adrenalina lo percorse lungo tutto il corpo.
Caspita se adorava i motori, erano la sua più grande passione sin da piccolo, quando per divertimento smontava i modellini dei suoi amichetti di classe, mettendoli in condizione di non riuscire più a riassemblarne i pezzi.
Accarezzò soddisfatto il manubrio, mentre sul suo volto si delineava uno dei suoi meravigliosi ghigni malefici e, indossando gli occhiali da sole, premette sull’acceleratore, sentendo la sua inseparabile compagna obbedire al suo comando.
Ad un tratto un’idea brillante gli attraversò la mente, non appena i suoi occhi si soffermarono sul display digitale che mostrava l’ora in quel momento: erano quasi le 13.00 e solitamente una comune scuola avrebbe dovuto lasciar tornare i propri studenti nelle loro rispettive case di lì a poco.
 
E se le avesse fatto una sorpresa? Andandola a prendere a scuola con la sua bella auto?
 
Gli bastò un attimo per ricordarsi l’istituto verso cui voleva dirigersi, mentre nella sua mente non aveva dubbi su ciò che voleva fare.
-Prossima destinazione: liceo artistico!- si disse fra sé e raggiante il punk, immaginando già la sorpresa che avrebbe fatto insorgere tra i frequentanti, ma soprattutto ad una in particolare: la sua Gwen.
Così lasciò finalmente quel viale, tuttavia con la mente troppo occupata a pensare alla sua  amata per poter notare una figura che lo osservava sospettosa da un paio di minuti, anche lei in un auto.
-“Allora non eri sparito nel nulla, brutto delinquente.”- disse la figura con tono adirato e severo, mentre con le unghie ticchettava nervosamente sul volante della macchina, seguendo con lo sguardo la Mercedes che man mano si allontanava.
 
Duncan sarebbe anche riuscito ad evitare di incontrare Courtney quella volta, ma  non avrebbe mai immaginato ciò che sarebbe potuto accadere in quel preciso momento e soprattutto davanti a quel maledetto liceo.











Angolino autrice sempre più imperdonabile

Lo so, anche stavolta ho aggiornato MOLTO tardi e...mi spiace, sul serio.
Oramai siamo arrivati agli sgoccioli a scuola, e vi assicuro che non appena mi sono liberata di questo macigno sarò molto più veloce e puntuale nei miei appuntamenti!
Please, perdonatemi... T.T
Tornando al nuovo capitolo, avete ben potuto notare la presenza di un nuovo personaggio: Mike! :D
Che ne dite della sua apparizione? Vi è piaciuto il mio modo di interpretare le sue personalità?
Ci tengo davvero a saperlo, anche perchè questo è stato un capitolo che mi è piaciuto particolarmente scrivere.
A questo punto non  mi resta altro che ringraziare TUTTI, ma proprio TUTTI!!
Un grazie speciale va ai miei "number-one", di cui oramai sapete bene l'identità, ma ci tengo a precisare che ringrazio infinitamente anche tutti coloro che leggono senza recensire: grazie di cuore per il tempo che perdete per seguirmi, VI ADORO!
Spero posso ricevere delle recensioni da tutti, nuovi e non, augurandomi che il capitolo sia stato di vostro gradimento :3
GRAZIE PER SEGUIRMI, MI RENDETE ORGOGLIOSA DEL MIO LAVORO!
Baci

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Grazie mille!

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A TUTTO REALITY: EFP

Siete pronti per un nuovo reality? Ancora di più se questa volta si svolgerà su una nave? Alcuni dei nostri concorrenti + altri 4 nuovi concorrenti si affronteranno in un reality mai visto prima d'ora! Da una nazione all'altra, pronti sempre a fare le peggiori sfide! Divisi in "Squali" e "Delfini" i nostri amici saranno pronti a passare sconvolgenti settimane nell'Oceano, costretti a stare con i loro peggior nemici! Poi, per chi si è perso qualcosa, non preoccupatevi: Ci sarà il dopo show di Dalhia_Gwen, condotto da Bleinley e Josh a tenervi informati su tutto e sempre pronti alla risata!
In questo fantastico reality voi e ripeto voi potrete scegliere infine il vincitore! "
Cosa manca per renderlo perfetto? Ah, è vero! Mancate voi! Cosa aspettate?
"Clif's story" vi augura: Buona lettura


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Dalhia_Gwen
  
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