Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Beth_99    17/05/2014    1 recensioni
"Molto piacere sono Charlotte per gli amici Char."
"Bella soré so Alessandra ma pe gli amici Andra."
"S-salve, sono T-tania..."
-Loro sono la mia rovina... le mie tre personalità... Chi sono veramente? Boh, non lo so, ma di solito mi faccio chiamare Rachel Dane. Sono una ragazza di 15 anni e mi sono trasferita da Manhattan, per venire in Italia.-
Rachel è una ragazza che soffre di personalità multipla, si trasferisce a Roma, come ultimo desiderio del padre.
Farà tre amicizie che le cambieranno la vita, di cui una in particolare... *w*
Conoscerà un sentimento che mai aveva provato prima d'ora in modo così forte. Cosa succederà alla nostra amica confusa? Di che sentimento parliamo? Chi saranno i tre amici che le cambieranno la vita? ma sopratutto, le tre personalità resteranno per sempre nella sua testa? Scopritelo qui, su "Chi vuoi essere".
Spero di essere stata abbastanza convincente. ^^
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3. Sotto il chiaro di luna

Correre. Questa è l'unica cosa importante. Non sapevo il motivo, solo dovevo correre e allontanarmi da ciò che mi faceva stare male. Dietro di me sentivo i passi pesanti della paura, quelli sinistri della calma e quelli veloci della rabbia... volevano prendere il controllo, adesso lo sapevo, era il loro più grande desiderio e anche se cercano di nasconderlo io lo so.. l'ho sempre saputo ma loro mi hanno tenuto gli occhi chiusi, e quindi non me ne sono accorta.
Una radice sporgente spuntava da terra, l'avevo vista, ne ero sicura, volevo evitarla ma l'ho presa, e adesso cado verso il fiume... mi immergo nell'acqua gelida e il respiro mi abbandona. Sto annegando.

Aprì gli occhi di scatto e urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. Jack si alzò impaurito e mi guardò terrorizzato. Mi costrinsi a calmarmi.. che ci fa lui nella mia stanza? questo piccolo pensiero mi solleticò la mente, ma non gli diedi peso, non è importante adesso.
-Rai !- sentì la voce carica di preoccupazione entrarmi fastidiosa nella testa.
-Mamma..- boccheggiai, ancora con la sensazione di annegare.
Lei arrivò dopo qualche attimo, i capelli legati in una coda scompigliata, il pigiama verde scuro con fiorellini bianchi e i piedi scalzi. Corse nella mia direzione con gli occhi colmi di ansia e paura.
-Rai! tranquilla..- mi abbracciò forte mentre io mi aggrappai a lei con gli occhi che fissano il vuoto. Jack era li, in un angolino. Adesso non aveva paura, ci era abituato. Povero bambino, costretto a sopportare le tragedie della sorella... Quanto mi dispiace Jack.
- Scusa mamma... non volevo svegliarvi.- mi scappò un singhiozzo. -Shh.. tranquilla tesoro, non è colpa tua..c'è qui la mamma.- per quanto tempo ho sentito queste parole? Ah, già da quando è morto papà..
Le mie tre personalità non si erano ancora fatte sentire... come sempre. Tutte le volte che avevo gli incubi loro sparivano per un bel po'.
-Ti va di dormire, adesso?- mi chiese Rose mentre mi accarezza i capelli più ricci che mai.
-Ci..ci proverò.- mentii. Tutte le volte che avevo un incubo non riuscivo più a dormire, il pensiero mi tormentava sempre, e la cosa peggiore è che non riesco mai a ricordarmelo. Avevo solo la sensazione che riguardava le mie personalità. Questo era l'indizio che sognavo sempre la stessa cosa, o almeno qualcosa di simile.
-Va bene, tesoro. Vuoi dormire insieme a me?- mi chiese mentre mi baciava la testa e si alzava.
-No, grazie. Se ho un'altro incubo non vorrei disturbarti.- mi sorride rassicurante. 
-Ma tu devi svegliarmi quando hai gli incubi.- il suo sorriso si spense, forse al ricordo di un episodio della sua vita. Aveva sempre quello sguardo vacuo e distante quando facevo questi incubi. Odiavo darle peso. Odiavo la mia posizione mentale. Odiavo tutto. Tutto. Abbassai lo sguardo.
-Va bene, tesoro. Ma se non riesci a dormire vieni, promesso?- Annui, senza avere la forza di guardarla in faccia perchè sapevo che non sarei riuscita a sostenere il suo sguardo.
Sentii che si allontanava esitante. Jack era ancora vicino allo stipite della porta, e mi guardava.
-Rai..- lo guardai, lui si stava avvicinando.
-Dimmi campione.- dissi con scarso entusiasmo. 
-Che cosa sogni di così brutto?- oh, se lo sapessi Jack..
-Non lo so.. mi dimentico sempre. Ma forse è meglio, sai? Perché, così non ci penso e quindi sono felice per tutto il giorno.- faccio un grande sforzo per sorridergli, e lui ricambia. 
-Ah, meno male!- e invece di stendersi accanto a me, come prima, se ne torna in camera sua tutto felice, come se i problemi se ne fossero andati.. ma il problema è questo, i problemi non se ne vanno, mai. "Perché era in camera tua?" è mio fratello, non mi farebbe mai del male. "mmh.."

***

Mi alzai molto silenziosamente, e mi cambiai in fretta: Fusò neri, maglietta bianca, scarpe da ginnastica, felpa grigia e una sciarpa. Fuori faceva freddo a quell'ora. 
Erano circa le 5.10 quando ero uscita. Non riuscivo proprio a dormire, quindi avevo deciso di farmi una camminata per le colline, ero passata davanti a casa Vega, ricordando l'episodio con il ragazzo. Avvampai improvvisamente e quindi decisi di continuare il mio percorso. Alla fine mi sedetti sotto un albero con la luna piena attaccata al firmamento pieno di stelle, a riflettere ancora sul sogno. 
Allora, mi ricordo che mi facevano male le gambe... quindi probabilmente avevo fatto uno sforzo con esse, forse stavo correndo. Si, molto probabile. Poi avevo una sensazione di soffocamento, forse l'ossigeno era improvvisamente sparito... Come se mi trovassi in un luogo dove non ce ne sia. Una camera a gas? no no, la sensazione era come se qualcosa di fresco si impossessasse del mio corpo. Rimasi a pensarci un per un po' di tempo. Acqua si, ma certo, l'acqua! ecco spiegata la sensazione di freschezza dentro di me, e il senso di soffocamento. Stavo annegando... ma, che cosa stavo facendo? forse le gambe mi facevano male perchè stavo cercando di andare in superficie... se c'era una superficie... aaahh!! non ci capisco niente! mi afferrai la testa con tutte e due le mani e me la strinsi con forza, mentre i ricciolini rossi dei capelli mi facevano il solletico in mezzo alle dita. Beh, in verità io avevo i capelli mossi, solo che a me piaceva definirli ricci, così a buffo.
- Che ci fai a quest'ora qui fuori?- disse una voce accanto a me. Il mio cuore saltò un battito. Io conoscevo quella voce, già sentita. Alzai di scatto la testa e davanti a me si materializzò un ragazzo alto, moro, snello e con lo sguardo confuso. Cazzo..
Mi alzai più rossa dei miei capelli.
-C-che ci fai qui?- la mia schiena contro il tronco, ero un po' spaventata per l'apparizione improvvisa del ragazzo cinquantenne.
-E tu invece?- fece un passo avanti. Senza pensare risposi.
-Non si risponde a una domanda con un'altra domanda.- lui alzò il sopracciglio prima che io mi rendessi conto di ciò che avevo detto.
-Okay, come vuoi.- alzò le spalle. -Ma prima vorrei presentarmi.- disse gentilmente.
-Io sono Andrea Vega.- Vega?? Ma allora era lui il cinquantenne che ha incontrato mamma? Questa volta fui io ad alzare il sopracciglio.
-Vega? Non mi sembri un signore di mezza età.- mi morsi forte il labbro. Uffa, dov'era Tania quando c'era bisogno di lei??
Lui rise.
-Ahahah, no no, io sono suo figlio.- Ah.
-Ah.- riuscì solo a dire. Che stupida, come non l'ho capito subito? Era chiaro come il sole che lui fosse suo figlio!
-Anche se mi piace chiamarti Barboncino rosso, potrei sapere il tuo nome?- sfoderò un sorriso. 
-Rachel Dane.- gli si illuminarono gli occhi.
-Hai detto Dane?- si e allora?
-Si, perché..?- mi interruppe.
-C'è anche John Dane?- mio padre.. come faceva a sapere il nome di mio padre?
-No.- strinsi i denti. Ero arrabbiata, non lo so perchè ero semplicemente arrabbiata. Forse perchè lui sapeva chi era mio padre, sembrava che lo conosceva da tantissimo tempo...
-Come no?- non voglio parlare con te di mio padre.
-Deve esserci, sai per caso dov'è? Lo conosci?- Basta, stai zitto.
-Siete parenti?- Zitto!
-Perchè non rispondi?- Basta!
-Basta!- una lacrima scese dalla mia guancia. Me l'asciugai con noncuranza.
-S-scusa..- balbettò confuso.
- No! Non parlarmi, non parlare di lui, non provare a nominarlo!- "Eccomi che entro in pista!"
No, Andra, ti prego, no!! 
La mia anima si rinchiuse nella stanza più remota del mio cervello lasciando uscire la rabbia.
Le mie mani lo spinsero e lui andò indietro di un passo.
-Tu..tu non lo devi neanche nominare il nome di mio padre!- urlai.. no non ero io era la voce della mia angoscia della mia rabbia della mia stanchezza.
-CHI SEI TU per nominarlo! Per portarmi angoscia e dolore!- Piansi, e questo era strano. Andra non mi permetteva mai di piangere, figuriamoci se lo faceva lei. Allora chi governava il mio corpo? Ero io? O Andra? Penso che il mio cervello sia andato in tilt.
Cominciai a darli pugni sul petto e a dirgli parole che non erano mai uscite dalla mia bocca, parole che erano rimaste per troppo tempo dentro.
Lui afferrò i miei polsi e mi spinse contro l'albero. Mi schiacciò letteralmente, potevo sentire ogni centimetro del suo corpo, avvampai e questo era positivo perchè mi calmai.
-Adesso stai calma, e non urlare altrimenti sveglierai i morti.- disse serio.
-Ci sono dei morti qui?- dissi piano, ma il mio corpo continuava ribellarsi debolmente.
-No, ma forse ce ne sarebbe stato uno se non ti avessi calmato.- sgranai gli occhi, adesso ero in pieno possesso del mio corpo. Lui si allontanò un po'.
-I-io non volevo.. scusa.- abbassai la testa rossa di vergogna. Lo sentì sorridere.
-Cavolo, chi l'avrebbe detto che una persona dall'aspetto fragile come il tuo potesse avere tanta forza e tanto dolore dentro. Alzai la testa di scatto. Oh no, Andra! che gli hai detto.
"Io ho solo fatto uscì la tua angoscia.. occupava troppo stazio nella stanza." Vaffanculo! era li che doveva restare!
-Che ti ha detto?- dissi... che cazzo ho detto?!?
-Che mi ha detto? chi?- merda, questa è tutta colpa tua Andra! "Mia? la bocca è TUA!" disse tua con tutto il disprezzo che aveva... e non era poco.
-C-cioè.. ho sbagliato..- 
-Che mi ha detto la tua parte selvaggia?- le gambe mi cedettero a quella domanda.
-Hey! stai bene?- mi afferrò al volo prima di ritrovarmi per terra.
-La mia parte selvaggia hai detto? ahahah che spiritoso.- la mia risata non era felice, no... era decisamente nervosa, non avevo neanche sorriso.
-Si... hai visto come eri impazzita? eri un'altra persona, quindi ho pensato di dire parte selvaggia perchè adesso sei completamente un'altra persona.- Si, lo so.. sono strana.
-Ah, ok...- la voce mi si spense.
-Che strano incontro il nostro, vero?- cercò di tirarmi su di morale. Sorrisi appena.
-Che ne dici di sederci, e mi racconti qual'è il tuo problema? sai io sono bravo ad ascoltare le persone.- Lo guardai negli occhi.. bellissimi occhi verde smeraldo.. come ho fatto a non accorgermi prima dei suoi occhi? Così espressivi, lucenti, sensuali.. sprigionavano senerità e calma. Mi persi in quei occhi per un breve istante, sentendomi subito meglio. Poi il dolore mi riportò alla realtà.
-Si..- risposi -mi sembra una buona idea.- dissi con un'accento di tristezza.

***

Non so perchè, ma mi trovavo bene con lui. Riuscivo a sfogarmi, riuscivo a parlare fluidamente,  riuscivo a mettere in ordine le cose nella mia testa.
Gli raccontai che mio padre era John Dane e che era morto per un incidente stradale, che qualche settimana dopo io e la mia famiglia (insieme a papà) saremmo andati in italia... 
-..ma era stato rimandato per il funerale. Mamma non ne voleva più sapere di andare in Italia. Poi, un giorno, trovò una lettera scritta da papà. Non si sapeva a chi era indirizzato ma diceva che era pronta una sorpresa per noi... saremmo andati a vivere in Italia, alla fattoria del nonno. Papà viaggiava molto in Italia, per lavoro e un giorno era tornato in ritardo e aveva detto che il nonno era morto d'infarto, e adesso la casa era vuota. Aveva assistito alla sua morte e per lo shock aveva perso il volo. Quindi mamma aveva deciso che ci saremo trasferiti, pensava che fosse un modo per farsi perdonare da John per non esserci andata prima. Abbiamo preso baracca e burattini e ce ne siamo venuti qui, aveva detto che avremmo ricominciato da capo..-  
-Sono tre giorni che mi trovo qui in Italia.- Gli dico alla fine della storia. Lui era rimasto in silenzio ad ascoltarmi.
-Tre giorni? E come fai a sapere l'italiano?- mi chiede incuriosito. -Cioè, hai un lieve accento americano. Ma a chi non presta attenzione non lo nota.- sorrisi.
-Grazie.. mio padre mi ha insegnato da quando ero piccolina e mamma l'aveva imparato in una scuola specifica quando era giovane. Quindi tutti e due a casa mi parlavano Italiano, e quando andavo a scuola imparavo l'inglese. Così ho imparato tutte e due le lingue.- risposi arrossendo. Raramente parlavo di me.. quella era la prima volta che parlavo dei miei sentimenti a uno sconosciuto.. no, forse stavamo diventando amici.
-Caspita, ma allora non sei un barboncino rosso senza cervello- okay, ritiro tutto indietro, noi non siamo amici. Mi girai e lo guardai con uno dei miei famosi sguardi omicida.
-Hey, stavo scherzando!- sorrise alzando le mani. Okay..pivello. Mi lascio sfuggire una risatina.
-Non so perchè.. ma penso che la lettera che papà stava scrivendo era indirizzata a te.- gli dico dopo un po' di silenzio. 
Lui mi guardò pensieroso. -Sai, forse hai ragione. Io e tuo padre ci conoscevamo.- mi misi seduca comoda sull'erba. Comiciò a raccontarmi la sua storia.
Lui e mio padre si conoscevano perchè papà andava tutti gli anni a casa del nonno, quando viaggiava, e aveva conosciuto i vicini. In quel periodo i suoi non erano separati quindi viveva in quella casa. Tutte le volte lo andava a trovare e facevano lunghe chiacchierate e giocavano insieme. Poi c'è stato il periodo in cui i signori Vega si separarono, e lui andò con la madre. Si alternava con l'incontro dei genitori. Purtroppo il periodo in cui stava con la madre John veniva alla fattoria, e quando stava con il padre lui era già ritornato. Visto che i periodi erano stati assegnati dal tribunale, non si potevano cambiare a meno che tutti e due i genitori non fossero d'accordo.. e i due freschi di divorzio non si volevano neanche vedere. Quindi hanno trovato metodo delle lettere, e si scrivevano sempre. Lui arrossì leggermente.
-Aveva accennato che avrebbe voluto rimanere a vivere in Italia, e che gli sarebbe piaciuto portare con lui la famiglia.- disse -Mi sarebbe piaciuto conoscerti prima, magari saremmo diventati grandi amici- questa volta fui io ad arrossire.
-Si, avrebbe fatto piacere anche a me.- Rimasimo in silenzio per un po'. Poi lui parlò.
-Credo che tu non mi abbia detto tutto..- lo guardo.
-Come?- 
-Penso che tu non mia abbia ancora detto la parte più rovinata della tua vita.- adesso lui mi guardava.
Li avevo raccontato tutto, di come mi sentissi, di mio padre, dell'affetto che provavo per mio fratello, il terrore che avevo di perderlo... ma no li avevo detto dei mie tre problemi che mi assillano da tutta la vita. "Chi hai chiamato problemi? Quando cazzo capirai che semo parte de te?" ignorai uno dei miei problemi "Fanculo." Santa pazienza.
-Si.. forse hai ragione.. Ma questo mio problema non posso dirtelo. E' molto..personale.- era incredibile come ci azzeccava la parola... personale.. si, decisamente!
-Capisco..- disse deluso. - Se hai bisogno di me, io ci sarò.. Quest'anno starò qui, da mio padre.- si alzò e si spolverò i jeans. io ci sarò, lasciai stare quella stupida vocina che mi tormentava.
-E quando te ne vai?- mi alzai pure io.
-L'estate la passo con mia madre. Nuovo contratto con il tribunale.- fece un sorriso triste. Poi si guardò il polso...cioè l'orologio.
-Sono quasi le sette e mezza, io..- 
- Sette e mezza?!?- sgranai gli occhi. -Sono in ritardo! Scusa, io devo andare!- senza neanche pensarci mi avvicino a lui e gli lascio un bacio sulla guancia, dopo sfreccio a casa. Non c'è tempo di arrossire. Lui rimane li, per un po' a guardarmi poi se ne va.



ANGOLINO DELL'AUTRICE ^u^ :
Oooooh buon giornoooo!!! Sono qui tornata con il 3° capitolooo!! youhù!
Bene bene, cosa abbiamo qui? *-* Rachel e Andrea si incontrano finalmente, e la nostra amica si è voluta fidare di lui.. -u- ihihihih -U- (okay, basta).
Strano inizio, un incubo che però non riesce a ricordare quando si sveglia... e cerca di ricostruirlo pezzettino alla volta (Andando avanti con i capitoli capirete u.u). E mi dispiace non do' altri indizi... scoprirete tutto qui su "Chi vuoi essere!" da da da daan daaaaaan! *fine show*
(Ricordatevi di recensireeee!! ^-^ Accetto sia positivi che negativi. Bene, mi dileguoo *___*).
Bacissimi dalla vostra Beth <3
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Beth_99