Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: startariot    17/05/2014    0 recensioni
«Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti;
amare profondamente ci rende coraggiosi.» -L. Tze
[Larry]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Ciao a tutti, bene questo è l'ultimo capitolo di questa minilong. 
Ho iniziato a scrivere una long, totalmente diversa ed è un alternative universe; ma come ho fatto con questa...credo che finchè non finirò di scriverla, non inizierò a postarla. Potreste vedere però comparire di tanto in tanto mie OS :)
Grazie per aver letto questa piccola storia, è stata la mia prima long che ho postato qui, per cui è stato una sorta di esperimento per me. 
A presto
C.









Tre mesi dopo.

 

 

 

 

“Now and then I think of when we were together

Like when you said you felt so happy you could die”

 

 

 

 

Dopo quella sera Harry era tornato a casa loro, a Londra, e per le prime settimane le cose erano andate bene, alla grande. Erano tornati affiatati e felici come prima. Avevano ripreso le loro routine: fare colazione insieme sul letto della camera di Harry, giocare alla playstation la domenica pomeriggio, e passare interi pomeriggi a coccolarsi sul divano. Ma non sempre le apparenze rispecchiano la realtà, a volte.  In verità, Louis si sentiva ancora in colpa per tutto quello che era successo, e sapeva che Harry ancora non si fidava del tutto di lui, ma si stava impegnando per dimostrare a Harry che potevano farcela insieme. Nonostante tutto fosse tornato alla normalità, aveva sottovalutato il suo problema con l’alcohol. Aveva continuato a bere, senza dire nulla a Harry. Non voleva dargli preoccupazioni; e più pensava che se Harry lo avesse scoperto, lo avrebbe perso definitivamente, più non riusciva a smettere perché la paura di perderlo gli mozzava il respiro. Affogava quella paura in quelle bottiglie. Harry aveva notato quanto Louis fosse diverso nelle ultime settimane, non era tranquillo, spesso era stanco e aveva forti mal di testa. Ma giustificò il tutto pensando che forse la preparazione per il tour lo stesse stancando parecchio. 

 

Le ultime settimane erano state difficili per tutti e cinque, avevano ripreso le prove e la registrazione del nuovo album e non avevano un attimo di pausa. L’unico a sapere la verità su Louis era Zayn, che gli aveva promesso che non avrebbe detto nulla a Harry, ma più volte lo aveva avvisato che avrebbe perso Harry se lo avesse scoperto. 

Più passavano i giorni più le cose peggioravano. Harry e Louis parlavano e si vedevano poco, perfino in casa loro. Louis usciva quasi tutte le sere e tornava a casa tardi, quando Harry dormiva già da un pezzo. Provava ad aspettarlo sveglio, ma la stanchezza per le prove lo faceva crollare. E Louis lo trovava ogni sera addormentato su un fianco, rivolto verso il suo lato del letto con la mano sul suo cuscino, e Louis, accennando un sorriso, puntualmente doveva spostarglielo, svegliandolo. ‘Louis’, mormorava Harry assonnato e Louis ogni volta gli diceva dolcemente di riaddormentarsi e che era tutto ok. Anche se quella non era la verità. Si cambiava, metteva il pigiama, si stendeva sul letto e passava la notte ad aspettare che la sbornia andasse via e a guardare quell’angelo dai capelli ricci e occhi verdi che dormiva accanto a lui. Fu in una di quelle notti, in Ottobre, che decise di non poter andare avanti in quel modo. Non voleva continuare a deludere e ferire Harry. Aveva bisogno di allontanarsi da lui, nonostante questo ferisse lui per primo. Voleva riprendere in mano la sua vita, voleva smettere di bere, di deludere tutti quelli che gli stavano intorno, a partire dalla persona che amava. Per questo riempì un borsone, chiamò Zayn nel cuore della notte per avvisarlo della sua partenza e gli fece promettere di non avvisare Harry. Arrivò ad Heathrow e prese il primo volo disponibile per l’unico posto in cui il suo cuore lo portava: LA. 

 

 

 

 

 

 

But you didn't have to cut me off

Make out like it never happened and that we were nothing

And I don't even need your love

But you treat me like a stranger and that feels so rough”

 

 

 

 

Passarono settimane ed Harry ancora non si capacitava del fatto che louis era andato via, senza dirgli nulla. Aveva passato la prima settimana a riguardare il post-it, ancora macchiato dalle sue lacrime, che gli aveva lasciato sull’isola della cucina. 

 

‘Non riesco ad andare avanti così.

Il problema sono io, non rimproverarti di nulla. 

MI dispiace.
perdonami se puoi. 

 

Ti amo

Tuo, Louis.’

 

E ricordava tutti i messaggi che gli aveva mandato in quella settimana, senza mai avere una risposta.

 

Dove cazzo sei? Perché non te ne sei andato così, eh? Potevi almeno darmi una cazzo di spiegazione

 

Un post-it? Davvero, Louis? Almeno io te l’ho detto in faccia mentre ti stavo lasciando’

 

‘Qualunque fosse il motivo avresti dovuto dirmelo.’

 

‘Potresti degnarti di rispondermi ad un cazzo di messaggio? C’è qualcuno che si preoccupa per te qui. Ma evidentemente a te non importa di nessuno’

 

‘Dopo tre anni…..non me lo merito. Vorrei solo sapere come stai, se sei VIVO almeno, ma a te che importa. Sai che ti dico: è questo che vuoi? Beh vaffanculo.’

 

‘Sai che c’è? Che io ti odio. Ti sto odiando giuro. Ti odio perché ti amo da morire, nonostante tutto. E non averti qui fa male, e sapere che non ti sei fidato abbastanza di me da dirmi cosa ti stava succedendo fa ancora più male.’

 

 

E con quel messaggio smise di scrivergli. Louis moriva dentro ogni volta che vedeva lo schermo del suo cellulare illuminarsi, ma non poteva e non doveva rispondergli. 

Harry passò quelle settimane a chiedersi cosa avesse sbagliato, cosa avesse portato Louis ad andare via in quel modo, a lasciarlo lì. Parlo con i ragazzi ma nessuno sembrava sapere nulla. Parlò infine con Zayn, e capì che sapeva la verità ma che non volev-, anzi poteva, raccontargliela. 

 

Fu quando trovò una bottiglia di vodka nascosta nel mobile della cucina che capì. Capì che nonostante fosse tornato a casa e avessero fatto pace che era cambiato qualcosa in Louis, ma che lui non lo aveva visto. Il Louis che lui conosceva non era mai stato in grado di nascondergli qualcosa, gli aveva sempre detto tutto, nonostante la verità potesse a volte ferire uno dei due. Perché quella era la loro prima regola, essere sempre sinceri l’uno con l’altro. Ma avevano rotto quella regola nel momento in cui avevano iniziato a smettere di fidarsi l’uno dell’altro. 

Fu in quei giorni che Harry riprese la sua agenda, quella in cui scriveva i testi delle sue canzoni. Quella in cui scriveva tutto ciò che gli passava per la mente, tutto quello che voleva, ma non poteva, dire. Tutto quello che lui vedeva nel mondo e nelle persone. Quello che vedeva nell’amicizia e nell’amore. E in quei giorni trovò il titolo per la canzone che aveva scritto nei giorni in cui era stato lontano dai Louis, tre mesi prima. La canzone che voleva mettere da parte, insieme a tutti i ricordi che essa evocava, ma che sentiva così sua in quel momento. 

 

You still have my heart (even if you don’t deserve it)

 

Lo scrisse a penna e richiuse il diario, lasciandolo sul suo comodino. 

 

 

 

“Now and then I think of all the times you screwed me over

But had me believing it was always something that I'd done

But I don't wanna live that way

Reading into every word you say

 

I guess that I don't need that though

Now you're just somebody that I used to know”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(sei mesi dopo)

22 febbraio2014

 

 

 

“If you’re pretending from the start like this,

With a tight grip, then my kiss

Can mend your broken heart

I might miss everything you said to me

 

 

 

 

Quella mattina sia Harry che Louis, nonostante fossero in due continenti diversi, si svegliarono con la stessa opprimente malinconia addosso. Entrambi guardarono il calendario. 

 

22 febbraio 2014. 

 

Avrebbero entrambi preferito rimanere nel loro letto, cercando di non pensare a quella data. Ma non potevano. La band aveva preso una pausa e Harry, quella mattina,aveva un impegno con i manager, Louis aveva un seduta dallo psicologo. Si, aveva iniziato delle sedute da uno psicologo da quando era arrivato a LA, e stava andando tutto per il verso giusto. 

Erano passati quasi sei mesi da quando era andato via d Londra, Harry pensava ancora a Louis, così come Louis pensava ancora a Harry. Nessuno dei due aveva smesso di amare l’altro. Ma nessuno aveva fatto un passo avanti verso l’altro: Harry pensava che Louis non volesse più vederlo e che non lo amasse più, Louis era convinto che Harry lo odiasse abbastanza da averlo dimenticato e non voleva chiamarlo nemmeno per chiedergli scusa di quel che aveva combinato. Non si sentivano da sei mesi, ma non c’era giorno in cui entrambi chiedevano ai ragazzi come stesse l’altro. Entrambi controllavano ogni giorno il profilo twitter dell’altro. Pensavano che quella giornata sarebbe stata noiosa e malinconica come le altre, ma non sapevano quanto si sbagliassero. 

Fu intorno alle cinque di pomeriggio che il cellulare di Harry si illuminò. 

 

Harry, mi aveva detto di non dirti nulla ma a questo punto credo tu debba saperlo. Louis è a LA. Ha avuto un incidente, nulla di grave.

 

Il cervello di Harry si bloccò non appena lesse ‘ha avuto un incidente’ sullo schermo. Non pensò a nient’altro. Solo che voleva essere lì accanto a lui, Louis aveva bisogno di lui. Fanculo l’orgoglio, fanculo se era andato via, fanculo se non stavano più insieme o se lui non voleva vederlo. Aveva bisogno di vederlo e di sapere che stava bene. Non avvisò nessuno, prenotò il primo volo per Los Angeles, prese le prime cose che trovo nell’armadio e partì. 

 

 

Can we stop this for a minute?

You know, I can tell that your heart isn’t in it or with it”

 

 

Non appena arrivò a LA realizzò di non sapere in che ospedale Louis si trovasse. Così penso di andare a casa a lasciare il borsone e poi si sarebbe messo in contatto con Zayn per avere maggiori informazioni; Zayn sapeva dove si trovava, sicuro. Prese un taxi e si fece lasciare davanti la loro villa. Non appena entrò in casa, fu travolto dal profumo di Louis che riempiva tutta la casa. Sentì un blocco al cuore, quanto gli era mancato quel profumo. Fece qualche passo in casa, dopo aver lasciato il borsone all’ingresso. Stava per entrare in cucina quando una voce lo fermò

 

“Che ci fai qui?”, poteva riconoscere quella voce ovunque. 

 

Louis

 

Si girò di scatto, sorpreso della sua presenza e rimase senza fiato. Louis era lì davanti a lui, stava scendendo l’ultimo gradino delle scale che portavano alla camera da letto. La loro camera da letto. Ripercorse il corpo di Louis con lo sguardo. Era a piedi scalzi e indossava solo un pantalone grigio di tuta, e una piccola fasciatura copriva la sua spalla, accanto al suo tatuaggio ‘it is what it is’. Harry lo trovò bellissimo. Passò a guardare il suo viso e notò un piccolo taglio all’angolo delle labbra e un livido sullo zigomo sinistro. Quando i loro occhi si incontrarono, entrambi rabbrividirono. Harry tornò alla realtà e pensò che non aveva ancora risposto alla domanda.

 

“Zayn. Mi ha detto che avevi avuto un incidente”

 

“tsè, no riesce a tenere la bocca chiusa”

 

“Scusami se era preoccupato per te, e per me, visto che a quanto pare non me lo avresti fatto sapere”

 

“Non c’era bisogno che sapessi nulla, sto bene come vedi”

 

“Non credo che quella fascia sulla tua spalla sia nulla, Louis”

 

“Ho detto che non è niente”

 

“Puoi smetterla di fare l’egoista del cazzo e pensare che magari a noi importi di te ? Tanto ormai sono qui, e non puoi rispedirmi indietro”

 

Louis rimase in silenzio. La verità è che voleva dire ad Harry quanto fosse felice che lui era lì con lui, e che era grato a Zayn di averglielo detto. “

 

“Adesso…mi puoi dire cosa è successo? Sei andato in ospedale?”

 

“Non mi va di parlarne. E si, sono andato in ospedale.”

 

“Come vuoi. Hai mangiato qualcosa?”

 

“No, sono tornato dieci minuti fa.”

 

“Se vuoi posso prepararti qualcosa io, non credo che quella fasciatura ti consenta molti movimenti.”

 

“Mh, come vuoi. Io devo medicarmi il taglio, vado di là”

 

“Okay.”

 

Passarono dieci minuti, Harry era in cucina e stava preparando un pò di pasta quando sentì imprecare un ‘maledizione’. Tipico di Louis. Abbandonò quello che stava facendo e si avviò a cercare Louis. Lo trovò nel bagno, in piedi davanti allo specchio intento ad aprire il disinfettante. Rimase incantato per un attimo  guardarlo, poi si riscosse e gli offrì il suo aiuto. Louis, sbuffando, accettò. 

 

“Siediti sul ripiano del bagno, ci penso io”, disse Harry togliendogli dalle mani la boccetta del disinfettante e l’ovatta. Le loro dita si scontrarono per un attimo e entrambi furono scossi da mille brividi, ma nessuno disse nulla. 

Passarono dei minuti, e Harry si era sistemato tra le gambe di Louis e  stava delicatamente accarezzando la ferita di Louis con l’ovatta imbevuta di disinfettante quando Louis parlò

 

“Come ci riesci..?”, sussurrò Louis ad occhi chiusi mentre faceva delle smorfie ogni qual volta il batuffolo d’ovatta sfiorava la sua ferita. 

 

“A fare cosa?”, rispose Harry. Sapeva a cosa Louis si riferisse ma fece finta di nulla.

 

“A fare….questo. Insomma..sono andato via di casa, non ci vediamo da sei mesi e tu adesso sei qui…a…ad aiutarmi.”, sussurrò Louis aprendo gli occhi. 

 

“Non lo so, sentivo che avevi bisogno di me. Forse mi sbaglio, forse senza di me stai anche meglio ma in quel momento ho sentito che venire qui ad aiutarti era la cosa giusta…lo avresti fatto anche tu…credo.”, sussurrò dubbioso Harry. In realtà non sapeva cosa lo avesse portato lì. O meglio lo sapeva, ma non voleva ammetterlo. Il cuore. 

 

“Già.”

 

E dopo quello rimasero in silenzio, nessuno dei due disse nulla e Harry continuò a pulire disinfettare le ferite di Louis. E quest’ultimo si beava di quelle attenzioni, che gli erano mancate per tanto, troppo tempo. Ripensò all’ultima frase di Harry ‘forse senza di me stai anche meglio’. 

 

Non è vero.”, non si era reso conto di aver pensato ad alta voce. 

 

“Che cosa?”, rispose Harry con un sopracciglio alzato, guardandolo negli occhi. Si perse per qualche secondo in quelle pozze verdi, e fu invaso dall’amore che fino a qualche mese prima lo rendeva felice. Pensò che quel ragazzo, che lo rendeva così felice, meritava la verità. 

 

“Non è vero che senza di te sto meglio.” disse Louis abbassando lo sguardo.

 

“ma sei andato via.”, disse Harry, poi abbassò la mano che teneva il batuffolo d’ovatta e aggiunse “Ho finito.”; fece per allontanarsi, e tornare al piano di sotto quando Louis lo fermò, tenendolo per il polso. 

 

“Harry.”

 

“Cosa c’è?”, disse il riccio, il tono di voce freddo. 

 

“Torna qui, aspetta un attimo….voglio…vorrei parlarti”, sussurrò Louis, la presa ancora ben salda sul polso di Harry.

 

“Dopo sei Mesi Louis? Per dirmi cosa? Che ti sei rifatto una bellissima vita qui? Che hai lasciato tutti noi indietro e tu sei andato avanti?”, Harry si girò a guardarlo negli occhi togliendo la presa di Louis dal suo polso. 

 

“Non mi sono rifatto una vita qui. E mi dispiace di non averti parlato prima ma pensavo fosse la cosa…giusta…”

 

“Giusta per chi Louis?”

 

“Per tutti.”

 

“Beh, mi dispiace dirtelo…ma hai sbagliato.”

 

“Lo so, me ne sono reso conto adesso.”

 

“Hai pensato anche solo per un attimo ai ragazzi? Abbiamo dovuto fermare le prove e le registrazioni per mesi. Hai idea di come si siano sentiti? Sai quanto Niall tenga a tutto questo”, disse Harry, che come al solito si preoccupava per tutti. Harry era fatto così.

 

“Lo so, non posso fare altro che scusarmi.”, sussurrò Louis.

 

“Potrebbe essere tardi.”

 

“So anche questo.”

 

“Potevi pensarci prima. Prima di nascondermi che continuavi a bere.”

 

“Come lo hai scoperto?”

 

“Ho trovato una bottiglia vuota nel mobile della cucina di casa. Era questo che andavi a fare tutte le sere?”, sbottò Harry. 

 

Louis non rispose, e ad Harry bastò per capirne la risposta e per girarsi e andare via. Dopo qualche secondo Louis si riscosse e scese dal mobiletto di marmo del bagno andando e lo seguì. 

 

“Harry aspett-“, Louis cercò di fermarlo afferrandolo per la maglia.

 

“Cosa Louis? Quanto ancora devo aspettare?”, sbottò Harry alzando la voce, girandosi verso di lui.

 

“Fammi spiegare…tutto questa volta.”, sussurrò Louis, con la maglia di Harry ancora tra le mani. 

 

“Cosa c’è da spiegare ancora? Perché a me sembra tutto piuttosto chiaro.”, disse Harry, lo sguardo rivolto al pavimento. 

“Harry, ti prego…io non sono andato via perché non ti volevo, o perché non ti amavo più. Sono andato via perché non mi sentivo più al mio posto. Non mi sentivo più all’altezza di quello che avevamo. So di aver distrutto tutto di nuovo ma l’ho fatto per me, e l’ho fatto per te. Non volevo deluderti e non volevo vederti soffrire ancora, mi si spezzava il cuore a tornare a casa e vederti addormentato in quel letto mentre io ero ubriaco. Andarmene era la cosa giusta per entrambi, in quel momento.”

 

“Tu non avevi il diritto di scegliere per me !!!!”, era raro sentire Harry urlare, ma quella volta lo fece. 

 

“Dio, lo so Harry…ti prego…io non sapevo cosa fare. Mi sentivo così sbagliato….io…”

 

“Avresti dovuto parlarne con me. Avresti dovuto fidarti di me. Avremmo potuto superare la cosa insieme.”

 

“Io mi fido di te, non ho mai smesso. Solo….non avrei potuto sopportare il tuo sguardo deluso nel sapere che continuavo a bere….”

 

“Smettila di dire che mi deludi, non è così! Dio, non potresti mai deludermi.”

 

Louis rimase senza parole. Nonostante tutta la sofferenza e il dolore che gli aveva causato Harry aveva ancora parole gentili e amorevoli per lui. Erano ancora lì, uno di fronte all’altro, la mano di Louis attorno alla maglia di Harry, e senza accorgersene si erano piano piano avvicinati. E Louis combatteva con l’incombente voglia di baciarlo.

 

“Dopo tutto quello che avevamo passato…come hai potuto pensare di andartene così e lasciare uno stupido post-it?”, aggiunse Harry guardandolo negli occhi. 

 

“Non avrei avuto il coraggio di lasciarti avendoti davanti a me, lo sai.”, sostenendo il suo sguardo. 

 

“quindi hai preferito scappare, come un ladro?”

 

Louis rimase in silenzio. Harry aveva ragione, era scappato nel cuore della notte lasciando un misero biglietto al posto di parlarne con lui e spiegargli cosa non andasse. 

 

 

 

 

“Whether we’re together or apart

We can both remove the masks and admit we regret it from the start

 

 

 

Non volevo ok? Ma avevo paura, volevo del tempo per me. Non volevo stessi affianco ad un ubriaco del cazzo”

 

“Ma non spettava a te deciderlo! Decido io chi deve starmi accanto Louis. E Io volevo te, voglio te e vorrò sempre te anche se magari adesso tu non mi vuoi più. Pensi che per quello avrei potuto lasciarti? Beh ti sbagli. Non lascio la persona che amo quando ha bisogno di me!”

 

Louis si raggelò sul posto. Davvero Harry pensava che non aveva smesso di amarlo?

 

“Dio no che non lo pensavo ma avevo paura Harry. Hai mai avuto così tanta paura di perdere una persona che fai la prima cosa ‘giusta’ che ti viene in mente? E’ quello che ho fatto io. Pensavo fosse la cosa giusta. Andarmene, guarire e tornare da te. Ma mi rendo conto solo ora che non era la scelta giusta. Dio me ne pento ogni giorno da quando sono andato via.”, sussurrò Louis avvicinandosi di un altro passo ad Harry, il quale a causa dell’improvvisa vicinanza dovette abbassare lo sguardo per far incontrare di nuovo i loro occhi. 

 

Louis teneva ancora la mano sul bordo della maglia di Harry. Fece scorrere la mano verso l’alto lungo il fianco, poggiandola all’altezza del petto in cui Harry aveva tatuato la gabbia. Harry rabbrividì quando sentì la mano di Louis poggiarsi sul suo petto. 

 

“Haz…so che non dovrei chiedertelo. Non lo merito, non di nuovo ma…ti amo troppo per non farlo. Per favore, torna da me.”

 

“Sei tu che sei andato via, non io.”, Sussurrò Harry. Cercava di mantenere il tono freddo di voce ma non riusciva a trattenere il battito accelerato del suo cuore, causato dalla vicinanza di Louis. 

 

“Sai cosa intendo.”, disse Louis, mantenendo lo sguardo fisso su di lui.

 

“Che cazzo mi hai fatto? Non posso perdonarti così velocemente. Non di nuovo.”, disse Harry ricambiando il suo sguardo. 

 

“Mi ami.”, rispose Louis abbozzando un sorriso. 


“Sono stati i sei mesi più lunghi della mia vita”, sbottò Harry cercando di distogliere lo sguardo dagli occhi azzurri del più grande.

 

“Anche per me. Però adesso potremmo avere ‘il per sempre’ più lungo della nostra vita.”, rispose Louis alzandosi sulle punte e avvicinandosi al viso del più piccolo. 

 

“Mi hai mentito di nuovo.”, disse Harry, cercando di far funzionare il cervello invece che il cuore. Sapeva che era sbagliato perdonarlo in quel momento, dopo tutto quello che aveva passato; ma perché sembrava la cosa giusta da fare allora?

 

“Ti amo, Harreh”, e il murò crollò. Per la seconda volta. Louis eliminò la distanza tra loro facendo scontrare le loro labbra e Harry non oppose resistenza. Aspettavano entrambi da troppo tempo quel momento per rinunciarvi. Sorrisero entrambi in quel bacio, e i loro cuori ripresero a battere in sincrono, dopo troppo tempo in cui erano stati lontani. Louis fece salire la mano che aveva poggiato sul suo petto, sulla sua nuca e prese a stringergli i ricci, Harry passò le mani ad avvolgere la vita del più grande cercando di non toccare la spalla ingessata. “Ti amo”, rispose il dopo minuti infiniti il riccio.

 

Senza rendersene conto finirono nella camera da letto, e poi sul letto. Harry sopra Louis, le mani che scorrevano freneticamente lungo i vestiti a riscoprire il corpo dell’altro. Continuarono a baciarsi per minuti infiniti, quando Harry si staccò un attimo passando a lasciare lunghi baci sul collo di Louis soffermandosi a riprendere familiarità con il suo profumo. Passo poi a lasciare piccoli e dolci baci lungo la fasciatura che copriva la spalla, infine rialzò lo sguardo verso di lui 

 

“Mi dirai cosa è successo?”, sussurrò Harry accarezzando delicatamente la fasciatura. 

 

“Si, ti dirò tutto. Niente più segreti..promesso”, il sorriso di Harry si illuminò e le sue splendide fossette fecero la loro comparsa. 

Calò il silenzio, gli unici rumori nella stanza i loro respiri e i piccoli baci che si scambiavano. Infine Louis sbottò

 

“Spostati, mi stai schiacciando. Sei un gigante.”

 

“Lou, non è vero. E poi non intenzione di allontanarmi da te. ”, rispose Harry sorridendo.

 

“Allora piangerai la mia morte….per mano tua.”, sbottò Louis fingendosi serio.

 

“Baciami, stupido”,  risero entrambi e Louis accontentò il più piccolo. 

 

Quella sera festeggiarono il loro quarto anniversario. Secondo loro non avevano mai smesso di stare insieme, nonostante fossero lontani, perché ognuno aveva il cuore dell’altro. Ricominciarono tutto dall’inizio. Ognuno riconquistò la fiducia dell’altro, o meglio ognuno riscoprì la fiducia che aveva nell’altro, perché non l’avevano mai persa. Erano sempre stati l’uno dell’appiglio dell’altro, e questo non sarebbe mai cambiato. Quegli errori avevano insegnato ad Harry e Louis che la paura e l’orgoglio non devono frenare il loro amore. Ci avevano messo del tempo, ma lo avevano capito. 

 

 

 

“And I can lend you broken parts

That might fit like this

And I will give you all my heart

So we can start it all over again

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: startariot