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Autore: T_V_F_B_    17/05/2014    3 recensioni
“Ammirate, o prodi Lettori,
le incredibili gesta di questi fattori:
quattro giovani, Malandrini chiamati,
che per le avventure son qui ricordati;
leggete, quindi, e fatemi sapere,
con una recensione, se vi può piacere”
Dal poema epico “Il Malandrino Furioso”
***
James batté il pugno chiuso sul tavolo con aria decisa e solenne, lasciando che il suo sguardo dardeggiasse da Sirius a Remus e viceversa.
-È deciso, allora, signori Black e Lupin: da oggi in poi i tre giovani e dotati maghi qui presenti saranno chiamati “Malandrini”, e utilizzeranno il grande potere che posseggono a buon fine… e a loro vantaggio. Saremo i più ammirati della scuola e tutti i ragazzi ci invidieranno, senza contare tutte le ragazze che cadranno ai nostri piedi…
***
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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LE GESTA DEI MALANDRINI

  CAPITOLO QUARTO

“E se dicessi che sono tornata,
beccherei forse una forte mazzata?
Perdonate, dunque, o bravi lettori,
la stupida Flame in ritardo a priori,
piangendo vi chiedo in ginocchio
di non applicare un –occhio per occhio-:
questo capitolo, di sette mesi in ritardo,
sarà, lo spero, un vero petardo!
Avrei inoltre da dire
(non mi sparate, state a sentire!)
che la sottoscritta un racconto ha pubblicato
su Amazon disponibile una volta comprato!
Sareste dunque interessati a conoscere,
ciò che ha impedito alla storia di crescere
e che la Flame ha tenuto impegnata
dallo scrivere un’altra scemata?”
 Dal poema epico “Il Malandrino Furioso”
 

Sembrava che, quella mattina di fine ottobre, il tempo fosse deciso a rendere impossibile lo svolgimento della partita Corvonero-Serpeverde: il vento ruggiva impetuoso tra le mura del castello e la pioggia cadeva incessantemente, battendo con violenza contro le vetrate.
Il clima a colazione era parecchio teso; James giocava a SparaSchiocco con Sirius, nel tentativo (vano) di distrarlo dal pensiero di Michelle.
-E se cadesse dalla scopa!?- ipotizzò con aria orripilata dopo la sesta sconfitta consecutiva –Insomma, hai visto che vento?-
-Sirius, per la spada di Grifondoro, vuoi stare calmo?!- sbottò esasperato l’amico -È una giocatrice esperta e molto brava, se la caverà. E poi è raro che qualcuno si faccia male sul serio, a Quidditch. C’è ben poco che con la Magia non si possa riparare, dovresti saperlo!
-James ha ragione, Sirius!- intervenne Remus, anche se non appariva particolarmente convinto –Non ti preoccupare!-
Ma Sirius restò teso per il resto del pasto e mangiò il bacon a fatica (tanto che alla fine Peter chiese il permesso di finirlo).
Appena finito di mangiare, i quattro si diressero verso lo stadio, facendo un salto nella torre di Grifondoro a prendere sciarpe, cappelli e guanti pesanti.
Sulle scale James rallentò: Lily Evans sedeva ammusonita con un libro presumibilmente scolastico aperto in grembo; accanto a lei passavano decine di Grifondoro imbacuccati e nessuno sembrava averla notata.
-Ehi, ragazzi, un secondo- bisbigliò agli altri –Vado a controllare che ha la Evans!
Sirius roteò gli occhi per poi sorridere –Ti aspettiamo qui, non ci mettere troppo!
James, a passi veloci, raggiunse la giovane sulle scale ed esitò; sembrava assorta in un mondo tutto suo, e temeva di disturbarla.
Scacciò il pensiero e sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori.
-Ahem-, tossicchiò. Lei non diede il minimo segno di attenzione, cosa che suscitò il disappunto del ragazzo, che però non desistette -Ehm… Ciao, Lily! Come va?-
Lei curvò maggiormente la schiena e tuffò il naso nel libro. James osservò la copertina, sulla quale era scritto a grandi caratteri dorati su sfondo verde: “Trasfigurazione: Arte o Magia?”, e riprovò con un’altra strategia:
-Ehm… Bello quello che leggi?
Lei alzò molto lentamente la testa dal libro e lo guardò neutralmente.
-Che t’interessa, Potter? Tu ed io abbiamo una diversa se non completamente apposta concezione del “bello” e del “giusto”. E secondo la mia concezione attuale, il tuo comportamento non è né l’uno né l’altro- completò la frase stringendo gli occhi a fessura e chiudendo il libro di colpo. Si alzò e scese le scale in fretta, lasciando James fermo come uno stoccafisso a fissare il gradino dove prima era seduta.
Remus e Sirius si scambiarono un’occhiata d’intesa e Peter ricordò a tutti che rischiavano di far tardi per la partita.
-Andiamo, fratello- disse con voce solidale Sirius –Vedrai che prima o poi riuscirete a diventare amici!
-Oh, io non ci scommetterei- ridacchiò civettuola una ragazza di Grifondoro del secondo anno che aveva assistito all’intera scena –La conosco bene, Lily! È testarda come un mulo, James, quindi ti consiglio di mollare l’osso!
-Oh, chiudi il becco, Jenna!- rispose quello, ombroso -…la vedremo!

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Serpeverde 70 punti, Corvonero 50. Dopo due ore di gioco, la partita stazionava su questo risultato. Non che fosse un bello spettacolo: a causa della pioggia si vedeva poco o niente, e le divise blu e verdi dei giocatori si intravedevano a malapena.
C’erano stati diversi incidenti a causa della partita: due Cacciatori, uno da ogni squadra, si erano ritirati a causa di collisioni con bolidi furfanti che i Battitori non avevano visto e deviato proprio a causa della pioggia fittissima, mentre la Cercatrice Serpeverde era sparita alla vista; nessuno sapeva dove si fosse cacciata, se le fosse capitato qualcosa o semplicemente alla ricerca del Boccino. L’atmosfera si tendeva sempre di più, tanto che passarono i Prefetti tra gli spalti a distribuire Piperille contro il freddo e caramelline addolcenti per la gola e l’umore.
Sirius, la bocca piena di Piperille, tuffava gli occhi nei binocoli nella speranza di riuscire a vedere Michelle; qualche volta saltava e sussultava e indicava un punto indefinito nel cielo scuro, aggrappandosi al braccio di James come un polipo.
James, dal canto suo, se ne stava tutto rannicchiato nel mantello pesante, annoiandosi a morte e continuando a pensare alle parole di Jenna e al comportamento della Evans.
“Cosa le avrò mai fatto?”, si chiedeva stringendosi istintivamente nelle spalle “chi la capisce è bravo davvero!”
 
Remus, quasi a leggergli nel pensiero, gli chiese se stesse pensando a Lily. James esitò; non voleva apparire debole o pappamolle, così negò.
“Non me la conti giusta, amico” rispose l’altro sollevando un sopracciglio “Si vede lontano un miglio che te la sei presa per stamattina… Caramellina?” chiese, allungandogliene una al miele, emolliente.
James prese la caramella e masticò rabbiosamente, quasi per schiacciare i pensieri negativi digrignando i denti. Peccato non fosse così semplice. Ci voleva ben altro. Qualcosa tipo…
-Guarda, James!- urlò Sirius per contrastare il boato della folla e lo scrosciare della pioggia. James seguì la direzione indicata dall’indice teso dell’amico fino a scorgere, il colore blu acceso della divisa che spiccava sul grigio piombo del cielo, Michelle Viskey che stringeva in pugno il Boccino d’Oro.
Ben presto la notizia volò di bocca in bocca (la cronaca della partita era infatti sovrastata dal rumore) e poco a poco tutti e 13 i manici di scopa scesero a terra –mancava ancora la Cercatrice di Serpeverde-.
Tutti gli studenti rientrarono ben volentieri all’interno del castello (tranne i Serpeverde, ovviamente), zuppi, accolti dal confortevole calduccio dei corridoi e dalla prospettiva di una lauta cena per festeggiare la vittoria dei Corvonero e l’essere sopravvissuti a un tale nubifragio.
I professori, al contrario, erano seriamente preoccupati per Romina Begman, la Cercatrice, tanto che più di metà del corpo insegnanti rimase fuori a cercare la ragazza, affidando ai docenti rimasti l’intera scuola.
Sirius saltellava felice e tronfio, come se fosse stato lui ad aver appena afferrato il boccino, mentre Peter lamentava un qual certo languorino (che novità!) e Remus camminava silenziosamente a capo chino accanto a James, rispettando il suo umore nero.
Proprio James, pochi metri più avanti, disse agli amici che li avrebbe raggiunti più tardi in Sala Grande –aveva una cosa da fare, a suo dire-.
Gli altri annuirono, non senza lanciargli occhiate stranite, e procedettero; James aspettò che fossero abbastanza lontani per fare una corsa fino alla Sala Comune dove, come pensava, trovò Lily, seduta in una comoda poltrona rossa davanti al caminetto e con un bel gatto tigrato in braccio, a parlare tranquillamente con la sua amica Madison.
James fece attenzione a non farsi notare; fece per salire al dormitorio maschile, ma svoltata la curva rimase in ascolto, sugli scalini.
Grazie a un semplice incantesimo insegnatogli da quell’immenso uomo di suo padre, deviò le onde sonore nella propria direzione, in modo tale da essere in grado di ascoltare la conversazione senza bisogno di avvicinarsi ulteriormente alle due.
-… e naturalmente gli ho risposto a tono. Potter è un insopportabile sbruffone!-
James sussultò dallo stupore e dal dispiacere: possibile che stesse parlando proprio di lui? E male, poi?
-Forse dovresti cercare di conoscerlo meglio- suggerì con prudenza Madison –Sai, non sembra poi così male! A me sta un sacco simpatico, e i suoi amici non sembrano cattivi ragazzi!- James sogghignò –Prova a ripartire da zero, con lui!
“Grazie, Maddi!” sorrise James tra sé.
-No!- rispose secca l’altra, senza un minimo d’esitazione o di pausa, facendo svanire il sorriso interiore del Grifondoro in ascolto –Per me può rompere le scatole quanto vuole. Non andremo mai d’accordo e non ci tengo neanche.
James si accorse di star stringendo le nocche con rabbia.
“Perché?” si chiese, infastidito “È una bisbetica so-tutto-io, perché dovrei impuntarmici? Non vuole che siamo amici? E allora sia, e chi se ne importa”. Per quanto si sforzava di convincersi, però, gli restava un fastidiosissimo senso di colpa e frustrazione addosso.
-Con Severus come va? Vi siete più parlati?- domandò Madison con dolcezza, e James fece tacere i suoi pensieri per dare spazio alle orecchie.
Si udì uno sbuffo.
-Non lo so. Da una parte mi sento in colpa da morire per la scenata dell’altro giorno, anche perché non riesco davvero a credere che l’abbia fatto lui, ma dall’altra… Se invece è effettivamente colpevole? Insomma, tutte le prove erano contro di lui!
-Parlaci- disse semplicemente l’amica dopo qualche secondo di pausa riflessiva –Se lo conosci bene come dici, dovresti essere anche in grado di capire se mente o no, giusto? E in ogni caso gli avresti almeno rivolto la parola!
-Grazie, Maddi! Sei un’amica!- sentì esclamare James, e si immaginò le due, strette in un abbraccio.
“Se prima mi hai fatto un favore, cara Madison, diciamo che questo potevi evitarlo!”, rimuginò scocciato James, prima di rendersi conto del fatto che tutto stava facendo tranne che ignorare la situazione.

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James scese a cena poco dopo. D’umore ancor peggiore di prima.
Trovò Peter con la bocca tanto piena di cosce di pollo insaporito alle erbette che a stento riuscì a rispondere al saluto, e Sirius girato con sguardo insistente verso la tavolata dei Corvonero dove, stretta tra i suoi compagni di squadra e le sue migliori amiche, Michelle festeggiava il risultato con succo di zucca a volontà e dolcetti alla menta.
Remus, invece, consumava in silenzio il proprio pasto.
Dato che non aveva voglia di partecipare alla baldoria di Sirius e ai suoi discorsi deliranti su Michelle, si sedette accanto a Remus e piluccò qualcosa dal piatto in silenzio, prima di voltare la testa verso l’amico e chiedergli a bassa voce se tutto andasse bene.
-No-, rispose –La luna piena è molto vicina e io non so che fare.
-Silente?- suggerì James –È un grande mago e saprà sicuramente darti dei consigli migliori dei nostri.
Remus sorrise tristemente.
-Non voglio tediare il preside con i miei “Piccoli problemi pelosi”, amico. In qualche modo me la caverò.
James non sapeva cosa volesse dire “tediare”, ma sembrava qualcosa di brutto.
-Senti- cominciò –Non rompere o vado io stesso a parlare al Preside! Cos’avresti intenzione di fare, hm? Prendere quella roba che, a quanto mi hai detto, neanche funziona, e rinchiuderti nelle segrete?!
L’altro stiracchiò un sorriso –Potrebbe essere un’idea, in effetti…
James si batté il palmo in faccia. Possibile?!
-Eppure sembri una persona intelligente e ragionevole!- esclamò esasperato –Davvero, piantala di rompere e va’ a parlare con Silente! Anzi, ci andremo tutti e due, d’accordo?
A Remus si illuminò lo sguardo.
-Lo faresti? Sul serio?-
“È proprio stupido”, pensò con affetto l’amico.
-Certo che sì, idiota! Bastava chiedere!
-Grazie, grazie, grazie!- Esclamò Remus raggiante, dandogli il cinque per poi battere nocche contro nocche –Sei il migliore!
-Ah, be’, questo era scontato- scherzò James.

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-Avanti!-
I due entrarono titubanti nello studio del Preside, guardandosi attorno con avida curiosità: tutti gli oggetti intorno a loro erano di una bellezza e stranezza incredibile, per non parlare della bellissima Fenice poggiata con dolcezza su un trespolo, il muso a riposare sotto una delle grandi ali.
-Ah, ah, ah! I giovani Potter e Lupin!- esclamò giovialmente il Preside –A cosa devo questa piacevole visita? Nulla di grave, vorrei sperare!- disse, lanciando un’occhiata eloquente a James; non era mai stato convocato, ma già in un mese ne aveva sentito parlare parecchio, in bene quanto in male, dai professori.
-A dire la verità riguarda me, professore- esordì timidamente Remus.
-Oh! Sentiamo, dunque!- disse il preside tutto allegro, indicando ai giovani due sedie davanti alla scrivania; i due si sedettero, sempre guardandosi intorno con meraviglia, per poi dedicare tutta la propria attenzione al mago.
L’uomo era di età indefinibile: profonde rughe d’espressione gli solcavano il volto, i capelli erano di un rossiccio sbiadito, tendente ormai al grigio; negli occhi azzurrissimi brillava, tuttavia, una vitalità incredibile: lo sguardo attento dardeggiava ovunque, teneva sotto controllo tutto e niente, e quando fissava incuteva una qual certa soggezione.
Le dita affusolate del Preside s’incrociarono tra loro, attendendo pazientemente che il giovane e brillante Grifondoro esponesse la ragione della sua venuta.
Remus ci mise un po’. Si agitava con ansia sulla sedia, accavallava gambe e caviglie per poi snodarsi e fare lo stesso con le braccia; dopo qualche manciata di secondi di esitazioni, esalò in poche frasi l’intera faccenda, sputandole fuori come se si fosse trattato di qualcosa di estremamente velenoso.
Albus Silente ascoltò il tutto mantenendo la calma e la serenità più totali, di tanto in tanto annuendo, senza mai scomporsi o stupirsi.
James osservava incredulo l’amico: il taciturno Remus Lupin si stava esponendo a raffica a proposito del suo maggiore problema davanti a un docente, senza esitare né fermarsi. Albus Silente doveva avere davvero qualche proprietà ipnotica.
Finito il discorso in fretta, sputate fuori le ultime parole, Remus tacque, quasi ansante. Fissò per qualche secondo il preside negli occhi, per poi abbassare subito lo sguardo e tingersi di rosso fino alla radice dei capelli. Era tornato il Lupin di sempre.
L’uomo rimase in silenzio per forse due minuti, continuando ad annuire tra sé e ogni tanto chiudendo gli occhi a lungo, come per rinchiudersi nel proprio personale spazio di meditazione.
In quei momenti, James scambiava con Remus qualche rapida occhiata perplessa: sembrava quasi che il professor Silente si fosse assentato –per non dire addormentato-, e i due non sapevano bene che fare.
Dopo un po’ di tempo, mentre ancora teneva gli occhi chiusi, esclamò, facendo trasalire i due:
-Aha! Ma certo!- aprì gli occhi, carichi di entusiasmo –Signor Lupin, non avrà di che preoccuparsi: ho il posto adatto!- Ripresosi dallo spavento, Remus si fece più attento -…ha mai sentito parlare della Stamberga Abbandonata?
-No…
-Sì!- risposero in sincrono Remus e James, per poi guardarsi straniti l’un l’altro, James sbigottito e Remus confuso.
-Ma… professore!- ribatté James –Quel posto è disabitato da secoli, è isolato, è…
-Appunto!- rispose entusiasta il preside, senza essersi scomposto minimamente di fronte alla faccia del giovane Potter –Il luogo adatto per evitare che, inavvertitamente, il signor Lupin possa nuocersi o nuocere.
Remus, dal canto suo, non sapeva che dire; continuava ad agitarsi sulla sedia, guardando ora James, ora Silente: si sentiva dannatamente in colpa.
-Quante altre persone sanno di questa tua caratteristica, Remus?- chiese cordialmente il preside, passando alla forma colloquiale.
Remus esitò; anche se non c’era ragione di temerlo, aveva paura di mettere nei guai i suoi amici.
-Soltanto Sirius Black, Peter Minus ed io- rispose per lui James.
Il professore parve meditare per qualche altro istante. Dopodiché, sempre con una calma incredibile, si alzò lentamente e fece il giro attorno alla scrivania, andando canticchiando verso uno scaffale pieno di provette; rovistò un po’ e tirò fuori quattro sassolini di color giallo limone, che riversò con allegria nella mano di James.
Il ragazzo aprì il palmo e fissò divertito i sassi.
-Ehm… belli! Ma…- gli veniva da ridere incontenibilmente -…che ci devo fare?
-Mangiarli- rispose il preside come se fosse la cosa più ovvia del mondo –Ne prenderete uno a testa lei, il signor Lupin e i signori Black e Minus.
-Prof… sono sassi!- esclamò tra l’esasperato e il divertito James –Ma poi, perché?
-Il giorno della prossima Luna Piena, a pranzo, mangiatene uno a testa. Contemporaneamente. La sera stessa avrete il permesso, ma evitate di farlo sapere a tutta Hogwarts, di accompagnare il signor Lupin alla Stamberga. Si fidi,- rispose poi all’espressione depressa di Lupin –nulla di male accadrà ai suoi amici, se tutti mangerete quei deliziosi sassolini e Lei assumerà la pozione con regolarità. Ora mi scuso, cari ragazzi, se non m’intrattengo oltre in questa piacevole conversazione, ma hanno appena trovato la ragazza di Serpeverde in stato incosciente sul ramo di un albero nei pressi del parco del castello, ed è richiesta la mia attenzione- e, detto questo, congedò i due. Senza altre parole.
Prima che se ne potessero rendere conto, James e Remus si trovarono a camminare insieme verso la Sala Comune, sollevati quanto confusi.
-Be’, che ne pensi?- chiese Remus.
-Penso che sia fuori come un gargoyle- rispose divertito l’amico –Ma è geniale. Ora…- frugò nella tasca e tirò fuori uno dei quattro sassolini -…non ho idea di cosa siano questi cosi né quanto possano essere utili, ma… è il più grande mago di sempre, no?
-Così si dice…- borbottò Lupin in risposta, ancora rimuginando alle parole del preside.
-Be’, tra una settimana vedremo!- esclamò James, facendosi scivolare il sassolino in tasca.
Tutta quella faccenda, comunque, aveva almeno momentaneamente contribuito a scacciare il pensiero fastidioso di Lily. Purtroppo per le budella di James, comunque, la tregua interiore non durò a lungo.
 
Angolo dell’Autrice:
Buonsalve,
dopo qualche secolo torno finalmente su EFP. Sono successe davvero tante cose, tra le quali la pubblicazione di alcuni miei racconti e la preparazione di un sito online su cui leggerne di gratis. Tra l’elenco delle cose, inoltre, inseriamo anche il conservatorio (violino), unito al liceo classico. Roba da matti. Per fortuna vostra e della Flame, le vacanze stanno giungendo.
Se qualcuno di voi fosse interessato, questo è il link per comprare e scaricare il racconto-> http://www.amazon.it/Quando-cose-ricordano-PISQUIT-MANSIT-ebook/dp/B00H5NWQG6/ref=cm_cr_pr_product_top
Se avete un lettore kindle il tutto sarà banale; vi basterà solamente scaricarlo come un libro regolare. In caso contrario, sarà opportuno scaricare un software di lettura per pc o Mac, ma è semplice e richiede poco tempo.
Se vi piace e siete curiosi d’altro, accetto critiche e consigli sia su Amazon (recensioni :3) che su facebook. Be’, che dire, alla prossima!
Tanti bacini e costole
_F
  
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