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Autore: aduial    17/05/2014    1 recensioni
Albus Severus Potter ha una gemella. Una gemella che tutti sanno che esiste ma che nessuno, a parte i vari familiari, ha mai nemmeno visto. Una gemella con cui condivide emozioni, sentimenti, pensieri. Una gemella che nasconde un segreto che nemmeno lui sa. Un segreto così doloroso da farla fuggire da tutto e da tutti.
storia sospesa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Ecco il frutto di un tristissimo sabato sera passato a casa davanti al computer, ma dopotutto non è colpa mia se i miei amici hanno fatto saltare all’ultimo la serata in discoteca (me con faccia piuttosto arrabbiata). Ma va tutto a vostro vantaggio! A voi il nuovo capitolo, fresco fresco appena sfornato (me con faccia felice e soddisfatta). Ci vediamo alla fine!
 
Questo capitolo è dedicato a Creepy_Ophelia. Ti chiedo umilmente perdono per aver cancellato la tua recensione del capitolo 6 e colgo l’occasione per ringraziarti ancora di aver recensito quasi tutti i miei capitoli, Un bacio enorme!
 
Capitolo 7
 
Leila sbattè gli occhi un paio di volte e quando finalmente riuscì a vedere con chiarezza, scorse Albus e Scorpius che la osservavano. In un attimo il peso di quello che era successo le piombò addosso e due lacrime uscirono prepotenti dai suoi occhi, rigandole le guance. Alzò una mano e le spazzò via rabbiosamente. Aveva già pianto abbastanza per degli uomini che non sapevano chiedere, ma solo prendere senza alcun rispetto qualcosa che non era loro dovuto. “Vi lascio soli” mormorò Scorpius, uscendo dalla stanza. Albus la guardò e una sola parola uscì dalle sue labbra: “Spiegami”. Leila non credeva alle sue orecchie. Era stata quasi violentata e suo fratello, il suo gemello, il suo migliore amico, la sua metà le chiedeva spiegazioni?
“Scusami?”, chiese freddamente.
“Hai capito benissimo. Ti ho chiesto di spiegarmi.”
“Ma… Cosa?”
“Mentre eri svenuta hai detto che ti era già successo qualcosa di simile”.
 
La ragazza sbarrò gli occhi. Era fuggita da Ca’ Grimani per non dover più pensare a quella storia e ora Albus le chiedeva di raccontarla. Doveva essere un incubo. Abbassò gli occhi sul copriletto di un letto, che solo ora si accorgeva non essere il suo, ma quello di Tara. Solo lei infatti aveva ricamate le sue iniziali sulle lenzuola. Fissò intensamente quella piccola ed elegante “TZ” argentata per alcuni minuti, sentendo sempre lo sguardo inquisitorio del fratello su di lei. Sospirò e si decise a parlare:
“Albus, sono venuta ad Hogwarts per dimenticare. Ti prego non chiedermi di parlarne.”
“Come puoi dire una cosa del genere? Noi ci siamo sempre detti tutto. Tutto! Non ci sono segreti tra noi due. Non puoi tenermi nascosto qualcosa.”
 
Il gemello aveva parlato con voce dura e controllata. Leila era sconvolta. Per la prima volta Albus non riusciva a capirla. Sollevò il capo con fierezza e piantò gli occhi chiarissimi in quelli identici del fratello. Era una Serpeverde anche lei ed era ancora più capace di lui di controllare le proprie emozioni. Ma quello che le era successo era terribile e aveva impiegato mesi e superare il trauma, quindi raccontarlo a qualcuno le era quasi impossibile, visto anche che le uniche a saperlo erano due sue amiche italiane. Nemmeno i suoi genitori ne erano al corrente. Quindi si estraniò e con voce atona cominciò a raccontare:
“Cosa vuoi sapere? Se sono stata stuprata? La risposta è sì, quella volta nessuno è arrivato in tempo per salvarmi. Non so nemmeno il perché, non avevano alcun motivo per vendicarsi, come invece era per McLaggen…”
“Avevano?”
“Sì, avevano. Erano due. Un pomeriggio, verso la fine della scuola mi si sono avvicinati mentre ero da sola e mi hanno trascinata in un’aula vuota. Mi hanno spogliata e mi hanno fatto delle robe orribili, non chiedermi di descriverle, non ce la faccio. Mi hanno presa in ogni posizione possibile e io non sono riuscita a oppormi”.
 
Mentre parlava le scorrevano nella mente i ricordi di quell’orribile pomeriggio in cui ogni centimetro del suo corpo era stato violato. La dura e ruvida superficie di legno del banco dove era stata sbattuta, le parole offensive che le erano state sibilate con cattiveria nelle orecchie, il dolore che aveva provato mentre la possedevano contemporaneamente, uno davanti e uno dietro, il sapore metallico che le aveva invaso la bocca quando uno dei due aveva provato a rubarle un bacio e lei gli aveva morso a sangue la lingua, costringendolo ad allontanarsi urlando di dolore. La sua unica rivincita, che però non le aveva impedito di venire sporcata, piegata e infine spezzata.
“Perché non me l’hai detto?”
Ancora quella voce dura, che il ragazzo non aveva mai usato con lei.
“Io… mi vergognavo” ammise la gemella, abbassando lo sguardo.
“Ti vergognavi di dirlo a me? Leila, tra noi non ci sono mai stati segreti e tu mi hai tenuto nascosta una cosa del genere?”
 
L’autocontrollo del ragazzo ormai era andato a farsi benedire e Albus stava urlando senza più alcun ritegno. La ragazza al sentire il tono del fratello, sentì qualcosa che le si spezzava dentro. Non aveva mai provato qualcosa di così doloroso. Nemmeno lo stupro. E cominciò a piangere. Ma il ragazzo non si fece impietosire.
“Avresti dovuto parlarmene, avremmo potuto affrontarlo insieme, ma tu hai deciso di tenerti tutto dentro!”
“Al io non ne avevo il coraggio. Con che occhi mi avrebbe guardato la gente dopo? Io non voglio la loro pietà e soprattutto non voglio la TUA di pietà! Non ho avuto scelta!”
“Hai scelto di non dirmelo.”
E con queste parole lapidarie uscì, sbattendo la porta.
 
Leila si accasciò sul letto. Si sentiva vuota, morta dentro e non a causa della verità che era stata costretta a raccontare. Albus l’aveva abbandonata. C’era sempre stato e ora, che lei aveva più bisogno di lui, se n’era andato. L’aveva lasciata sola. Nel suo petto si agitava una massa indistinta di sentimenti confusi. Rabbia, vendetta, rancore per i bastardi che si erano presi con violenza quel qualcosa che una donna dovrebbe concedere solo a chi vuole veramente. Quello che aveva visto il Cappello Parlante durante lo Smistamento. Incompletezza, dolore, sofferenza per Al che non le era accanto in quel momento. Sollievo, leggerezza per essersi finalmente liberata di quel peso che le gravava sulle spalle da mesi. Ma sopra tutti gli altri regnava il vuoto, l’apatia, la rassegnazione per qualcosa che non poteva essere cambiato, era così e basta.
 
Si alzò, avvicinandosi alla finestra e pensò a cosa sarebbe successo se si fosse semplicemente lasciata cadere. Scosse la testa, sorridendo amaramente. Per lei il suicidio era solo un atto di grandissima codardia, la scelta più facile di qualcuno che non aveva il coraggio di affrontare le prove che la vita gli aveva messo davanti. E lei non era una codarda, sarebbe sopravvissuta. In un impeto di rabbia e di orgoglio sollevò di scatto la testa, lasciando vagare lo sguardo sul Lago Nero, la Foresta Proibita, le montagne in lontananza, i ragazzi che si rilassavano nel parco dopo aver pranzato.
 
Lei era Leila Potter e non voleva sopravvivere. Voleva vivere.
 
Angolo dell’autrice
In questo capitolo si spiega bene cosa è successo a Leila quando era in Italia e come mai si è trasferita ad Hogwarts. Non ho voluto fare il solito racconto attraverso flashback, ho preferito farlo raccontare da Leila. Non volevo soffermarmi sullo stupro in sé, ma sui sentimento della ragazza e spero di essere riuscita a rendere abbastanza bene quello che sta provando. Inoltre, per la prima volta Albus non la capisce e non accetta la sua scelta e questo la destabilizza alquanto. Ma la nostra gemellina è una con i contro coglioni e non si lascia buttare giù tanto facilmente.
È un capitolo un attimo più introspettivo, che spero chiarisca i sentimenti di Lila e dia un perché a certi suoi atteggiamenti, anche se in effetti non è né denso di avvenimenti e nemmeno particolarmente lungo. Nei prossimi capitoli vedremo un po’ come si sistemeranno le cose tra i due gemelli (perché si sistemeranno ovviamente, non sono COSÌ cattiva). Fatemi sapere cosa ne pensate e se c’è qualcosa che non vi è chiaro,
Aduial
   
 
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