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Autore: yellowsock    18/05/2014    3 recensioni
"Ti considero eccezionale. Quindi faccio uno sforzo eccezionale per soddisfarti. Ma devi accettare che finché sceglierai di far parte della mia vita ci saranno di tanto in tanto delle prese di distanza nel mio comportamento. Questo deve far parte della nostra intesa."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joan Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ho la sensazione che la ricerca di unione con qualcuno sia la fonte di gran parte dell'infelicità del mondo. Osservo come Watson, come sempre desiderosa di trovare un senso alle odierne convenzioni sociali, si sottoponga ad una serie di studiati rituali di accoppiamento. Ma ho l'impressione che sia sempre meno felice ogni volta che ritorna. Mi comporto come se io fossi al di sopra degli affari di cuore, principalmente perché li ho visti distruggere persone che rispetto. Ma nei momenti di onestà a volte mi chiedo se la penso così perché l'amore è un gioco che non riesco a comprendere, e che perciò ho deciso di non giocare. Dopotutto, se avessi fede assoluta in tutto ciò in cui credo, non rimpiangerei così tante delle cose che ho fatto.

(ELEMENTARY, 2x12)

Con la luce del primo mattino che inonda la stanza, Joan si stiracchia. Come se avesse chiuso gli occhi solo cinque minuti prima, i suoi pensieri riprendono il filo esattamente dove l'aveva lasciato la notte prima: trovare la propria persona. Oh, come sempre dopo averci dormito sopra, i pensieri avuti prima di prendere sonno sembrano così stonati, lasciano quasi un senso di vergogna. Quei siti per incontri sembrano così... squallidi. Allo stesso tempo, però, Joan sa che affidarsi al caso delle relazioni che avvengono durante la giornata sarà inutile: il lavoro con Sherlock la assorbe così tanto che non riesce nemmeno a pensare a ciò che la circonda, rinchiusa nella sua bolla di deduzioni e ragionamenti sulle indagini in corso. E quei pochi uomini che incrocia nei momenti liberi o sono impegnati, o non mostrano interesse verso di lei, o hanno sempre qualche stranezza sotto la facciata con la quale le si presentano e che lei ha imparato ad analizzare da quando lavora con Sherlock.
Ma non le resta che ritentare ancora e ancora, destreggiandosi tra i siti online e i probabili incontri per strada.
La porta che si spalanca improvvisamente la fa sobbalzare. Sherlock, a voce troppo alta per essere solo le sette del mattino, le sta illustrando il nuovo caso per cui sono appena stati chiamati. Cogliere qualche parola qui è là in quel fiume di parole le sembra abbastanza, dopodiché sospira e si alza. Sarà una lunga giornata.


Quel tipo sembra carino, ha un bel viso. Troppo austero, forse, con quella rasatura perfetta e quel maglione perfettamente stirato sopra una camicia a righe. Andiamo, chi è che si veste così elegante per andare al centro commerciale?
-Lascia stare, Watson, è sposato ed ha figli. Possibile che non abbia imparato niente da me? È così elementare. Ora saresti molto più produttiva se ti concentrassi sulla ferita dell'uomo qui a terra.
Joan si volta e cerca di focalizzare tutta l'attenzione sulla vittima stesa a terra, ma solo dopo aver lanciato un'occhiataccia a Sherlock, il tutto mentre Gregson e Bell la guardano incuriositi. Dopo aver dato fondo a tutte le sue conoscenze mediche, suggerisce il modo in cui l'uomo è stato aggredito e attende la conferma di Sherlock. Gregson ascolta e dà ordini ai suoi uomini sul da farsi. Seguono quella che ormai è la routine, se così si può chiamare in quella marea di strane circostanze che costituiscono gli omicidi, le aggressioni e i rapimenti di cui si occupano.
Mentre attraversano il parcheggio, Sherlock si intromette come sempre nei pensieri di Joan.
-Potresti lasciare la ricerca del tuo principe a quando avremo risolto il caso? Non puoi permetterti distrazioni, Watson.
-Che? Principe? Lasciami in pace, Sherlock. Dovremo riprendere quel discorso sulla privacy.
-In centrale siamo circondati da uomini in divisa, hai l'imbarazzo della scelta se senti il bisogno di soddisfare certi... impulsi.
-Sherlock!
Lui finalmente tace e proseguono in silenzio. Ma Joan si rende conto che ha ragione, come aveva previsto non può focalizzarsi su due cose insieme. Mentre si dirigono in auto verso la centrale, Sherlock sembra capire che lei sta ancora pensando alla questione e riprende il discorso in maniera più gentile.
-Ascolta, Joan... capisco cosa vuoi fare. Anche se io non sono interessato a queste tipo di cose, vedo che per gli altri... è necessario avere una persona accanto. Per quanto io non approvi questo “bisogno”. Dopo aver conosciuto “Irene” e aver provato ciò che lei mi ha fatto provare riesco quasi a capire perché le persone si dedichino tanto alla ricerca della cosiddetta anima gemella. Ma tu... tu stai forzando la cosa. Penso che tu debba lasciare le cose come stanno. Lascia tutto al caso. E se te lo sto dicendo io che ho bisogno di uno schema per ogni cosa. Ma per questo... non puoi assillarti così.
Lei lo ha guardato in volto per tutto il tempo, con un sorriso triste. Le piace quando fa così, quando cerca di consigliarla perché è preoccupato per lei. Queste gentilezze da parte sua sono così rare che quando le fa si può star certi che sono gesti sinceri... Perciò lo ringrazia sottovoce, riflettendo sulle sue parole. Come sempre, Sherlock ha ragione. Dovrà lasciar stare. In fondo la sua vita non è in completa solitudine come quella di una vecchia zitella, lei ha in Sherlock un amico fedele.
Così si gira a guardare fuori dal finestrino, immaginando di lasciar andare le sue aspettative come un fazzoletto che scivola via dalle mani strappato dal vento.

Ecco il secondo capitolo! Mentre scrivevo avevo la sensazione che la narrazione vada un po' troppo a rilento, credo che dipenda dal fatto che l'idea per questa ff non sia ancora precisa, ho diverse opzioni tra cui scegliere sul come far andare questa storia... spero che a qualcuno piaccia! recensite pure 

 

 

   
 
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