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Autore: moira78    18/05/2014    4 recensioni
"Ti dico che questo non ha la faccia da guardia del corpo!".
"E io ti dico che è il migliore sulla piazza!".
"Scusate? Avete ragione entrambe!", s'intromise con un sorriso. Le due si interruppero di colpo per guardarla. "Piacere, sono Kaori Makimura, l'altra... metà di City Hunter".
Una strana coppia è arrivata apposta da Nerima per chiedere la protezione del più famoso sweeper del Giappone: cosa dovranno aspettarsi questa volta Ryo e Kaori?
Crossover City Hunter-Ranma.
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Avvertimenti


"Perché sei così preoccupato che Akane si sia offerta di cucinare?", domandò Ryo a Ranma che sudava copiosamente mentre si affacciava furtivo sulla soglia della cucina.

Lo sweeper vide sussultare il codinato alla sua domanda; Ranma, stringendo i pugni, rispose con aria tragica: "Perché ci avvelenerà tutti quanti. Tu non hai la più pallida idea di quanto dolore possano provocare i piatti preparati da quella pazza. Prima viene il sapore, che ti stende come un pugno, poi cominciano i bruciori di stomaco e infine comincia l'agonia tra atroci soffer...". La padella lo colpì con una precisione micidiale, almeno quanto quella dei martelli di Kaori: gli si piantò sulla faccia con un clangore.

"Questo sì che deve far male!", commentò riflettendo che il pugno di poco prima doveva essere una carezza al confronto.

"Se non vuoi mangiare i miei piatti rimani digiuno, idiota!", gridò una furibonda Akane congelata nella posa di lancio.

La padella cominciò a scivolare un attimo dopo e il viso del poveretto apparve subito della stessa tonalità della chioma: "Non... scei... pe gniente... carina...", biascicò prima di accasciarsi a terra.

Mentre Kaori accorreva con una borsa del ghiaccio, Ryo ne approfittò per avvicinarsi alla ragazza. Le prese le mani, sfoderando uno dei suoi sorrisi più affascinanti, e si ravviò i capelli nel modo più sexy che gli riuscì: "Mia dolce Akane, sono certo che le tue prelibatezze non hanno nulla da invidiare al cibo degli dei", disse guardandola dritto negli occhi.

Lei lo fissò per un attimo e tirò indietro le mani in evidente imbarazzo. "Beh, mi ricordi proprio un mio senpai del liceo!". Il suo sorriso e gli occhi luminosi lo indussero a riflettere su quanto il suo fidanzato dovesse essere cieco: come poteva quello stupido dirle che non era per niente carina?

"Ah, davvero? Ahahahaha!", rise fingendo imbarazzo. Scommise che quel senpai fosse anche un suo fervente spasimante.

Improvvisamente si ritrovò sotto il naso una massa informe di colore giallognolo con qualche altra roba verde in mezzo e la gola gli divenne arida.

"Non hai la più pallida idea di quanto dolore possano provocare...".

Beh, magari la presentazione non era eccelsa, ma una ragazza magnetica come quella non poteva certo preparare piatti dal sapore disgustoso! "Oh, bene, questa è una... uhm... omelette alle verdure, vero?", chiese cominciando ad avvertire uno strano odore provenire dalla poltiglia.

Dietro di sé udì Ranma lamentarsi ma non gli diede peso. Akane, invece, rispose: "Ma no, sono takoyaki. Takoyaki! Senti che buoni!". Gli avvicinò ancora di più il piatto e sembrava la felicità fatta persona mentre pareva pregustarsi il momento in cui le avrebbe detto quanto era buona l'om... i takoyaki.

"Non farlo, Ryo! Ricordati della nostra sfida! Se muori prima non potrai...!", farneticava Ranma.

"Vuoi stare un po' zitto?". Il volto angelico di Akane si trasformò in una maschera demoniaca, ma solo per pochi secondi. Ora sorrideva già nuovamente, continuando a porgergli il piatto.

I capelli all'attaccatura della nuca gli si rizzarono come quando avvertiva un pericolo incombente. Ma che pericolo poteva esserci in una manciata di takoyaki dalla forma e dall'odore un po'... va bene, molto fuori della norma? Allungò una mano tremante, ne afferrò una piccola porzione e se la portò alla bocca.

"Prima viene il sapore, che ti stende come un pugno".

Ranma continuava a urlare, Akane stava chiedendogli qualcosa, e di colpo Ryo smise di respirare. Automaticamente si portò le mani al collo e tentò di ingollare quella roba piccante, acidula e salata allo stesso tempo. Lacrime amare gli sgorgarono dagli occhi senza che lui potesse frenarle, ma all'ennesimo "Allora, ti piace?" della ragazza riuscì ad annuire e a riprendere fiato.

"È... è buonissimo!", pianse incollandosi quello che sperò fosse un sorriso sulle labbra ustionate. "Forse solo un tantino piccante".

"Poi cominciano i bruciori di stomaco".

"Ecco un altro idiota come Ryoga", commentò Ranma: le grida di allarme avevano lasciato il posto a un tono rassegnato.

Non gli interessava sapere chi fosse quel tizio chiamato Ryoga, mentre vedeva Akane cominciare a saltellare e ripetere che era sempre stata convinta di essere capace di cucinare. Gli bastava aver superato quella dura sfida per accattivarsi la sua simpatia.

"Kaori, assaggia anche tu!", disse a un certo punto facendogli gelare il sangue nelle vene.

"Kaori...!", la chiamò per metterla in guardia. Poi pensò a tutte le martellate che si era beccato quel giorno e negli anni passati e si sentì improvvisamente molto sadico. "...assaggia, sono buonissimi!".

Doveva aver fatto una smorfia simile a quella di un oni che tenti un ghigno, perché Kaori gli si avvicinò accigliata e circospetta.

"Infine inizia l'agonia".

La socia prese tra due dita una parte di quell'omelette-takoyaki dal sapore impossibile e l'assaggiò. Emise un gridolino di sorpresa, infine gonfiò le guance e cominciò a tossire, poi scappò da qualche parte al piano di sopra con un gran ciabattare.

"Io vi avevo avvertito", commentò Ranma sconsolato, scuotendo la testa.

Akane rimase basita per qualche istante, poi disse con un'aria ingenua che quasi lo commosse: "Oh, non pensavo fosse troppo piccante per lei... mi dispiace".

"Ma no, stai tranquilla, Kaori digerisce come un uomo, mangia anche i sassi!". Il solo e unico motivo per cui non si materializzava alcun martellone dovevano essere i conati altrettanto maschili, addirittura animaleschi, che udiva provenire dalla stanza da bagno del primo piano.

"Beh, visto che Kaori non li gradisce e Ranma li disprezza senza neanche assaggiarli, sono tutti tuoi!", cinguettò contenta mettendogli il micidiale piatto direttamente tra le mani. In quel momento finirono di rizzarsi i rimanenti peli del corpo.

Il fidanzato di Akane si sbatté una mano sulla faccia e Ryo si sentì in trappola. "Beh, ma possiamo fare a metà, sarebbe così romantico!", tentò cercando di uscirne con stile.

"Oh, no, non vado matta per i takoyaki, ma Kaori mi ha detto che ti piacciono tanto, così te li cedo volentieri". Avrebbe voluto correre dalla sua socia, ficcarle quella testaccia vuota dentro al water e tirare lo sciacquone in quell'esatto momento.

***



Shampoo era davvero furiosa: possibile che fossero scomparsi tutti e due? Dove si erano cacciati? Sembravano volatilizzati e neanche il vecchiaccio era più nei paraggi da quel pomeriggio. Perlustrò il dojo e ogni angolo della loro casa ma era evidente che non ci fosse anima viva. Nessun messaggio, nessun indizio... almeno finché non udì un rumore sospetto al piano di sopra.

Strano, fino a poco fa non c'era nessuno.

Salì le scale, attenta a non fare rumore. Poi si ripeté: era come un raspare sul legno. Qualcuno stava forse cercando di entrare? La prudenza non era mai troppa, considerata la strana sparizione del suo Ranma e della ragazza violenta.

I piedi nudi producevano comunque uno spiacevole scricchiolio e Shampoo imprecò silenziosamente con i chui* stretti tra le mani. Una porta si aprì, cigolando piano, poi si udì come il verso di un piccolo animale. Interdetta, abbassò la guardia e fece gli ultimi scalini senza preoccuparsi più di farsi sentire.

Chi o cosa sarebbe?

Dalle impronte sul pavimento avrebbe affermato senza ombra di dubbio che si trattava di un porcellino. Nero per la precisione.

Trovò aperte le porte di tutte le stanze eccetto una, che il suino in questione era impegnato a tentare di spalancare raschiando furiosamente con le zampe anteriori e grugnendo disperato.

"È perfettamente inutile che ti agiti tanto, la tua adorata Akane non è in casa", disse andando ad aprire lei stessa la porta per controllare che magari non avesse lasciato qualche traccia illuminante. "Dovresti imparare a parlare e a orientarti!", lo rimproverò vedendolo precipitarsi dentro, quasi sperasse di trovare l'amata seduta alla scrivania ad attenderlo a braccia aperte.

"Grif, grif grrrrri!"

Con tutto il baccano che hai fatto sarebbe già uscita allo scoperto!

Si guardò attorno: sarebbe stato troppo facile trovare davvero un biglietto nel quale quel maschiaccio violento di Akane spiegava dove si era cacciata con Ranma! Non era proprio... un momento.

Cos'era quel volantino sul letto?

Lo prese in mano e fece una smorfia: il tizio malamente disegnato sopra aveva una faccia davvero poco raccomandabile, ma sembrava si trattasse di un investigatore privato che offriva protezione a prezzi modici. Possibile che quella pazza di Akane pensasse che avessero bisogno di una guardia del corpo solo perché Ranma era bloccato nel suo corpo femminile? Certo, erano soli con quel maniaco di Happosai, ma era certa che sapesse cavarsela benissimo come sempre.

"Gruf, gof, griiiif!".

"Insomma, vuoi stare un po' zitto?! Sto cercando di pensare!". Le pene d'amore di P-chan erano davvero troppo strazianti e lei aveva bisogno di riflettere.
Forse volevano assumere qualcuno che li aiutasse a rubare le pillole della Fenice alla sua bisnonna. Forse volevano davvero rimanere soli come un uomo e una donna dando finalmente retta alle rispettive famiglie che li avevano lasciati soli!

Calma, non pensare cose assurde. Ranma vorrà solo ridiventare ragazzo perché odia essere una femmina.

Ciononostante accartocciò il foglio nella mano, decisa a raggiungerli all'indirizzo indicato: non era proprio dietro l'angolo, ma pedalando velocemente ci sarebbe arrivata nel giro di poco tempo. Sarebbe andata ad avvertire sua nonna e poi sarebbero partite insieme alla ricerca del consorte.

"P-chan, andiamo a cercare il mio Lanma!", disse ad alta voce.

"Sono d'accordo, sicuramente la mia dolce Akane e la ragazza col codino sono insieme a lui". Il suo primo pensiero fu che P-chan avesse finalmente imparato a proferire parola anche nella forma maledetta, poi si rese conto che a parlare era stato Kuno Tatewaki, seguito dal suo fedele ninja.

"E tu come diavolo sei entrato?", sbottò squadrandolo.

"Dalla porta, come te", rispose con semplicità.

"Ma quando... non ti ho neanche sentito arrivare!", ribatté frustrata. Non era da lei farsi cogliere alle spalle, men che meno da un idiota come quello.

Impegnata com'ero a cercare di scoprire qualcosa!

"Sasuke mi ha detto di averli visti alla metropolitana, giù in città, ma sapevo che la dolce Akane mi avrebbe lasciato un biglietto con l'indirizzo preciso", gongolava quello stolto illuso.

Mi viene da vomitare solo a sentirlo.

Saltò giù dalla rampa di scale senza più degnarlo di uno sguardo, conscia solo dei grugniti del suino nero che probabilmente cercava di starle dietro senza perdersi. L'ultima cosa che udì prima di uscire di casa le fece alzare gli occhi al cielo: "Sasuke, prendi la carrozza, partiamo per Shinjuku". "E chi dovrebbe trainarla, padroncino? Non abbiamo cavalli!". "Tu, naturalmente, come al solito". "Ma... padroncino!".

Perfetto, così quell'imbecille mi seguirà!

Filò via come il vento, sperando di arrivare per lo meno prima di lui e poter chiarire con Ranma le sue reali intenzioni.

***



Ricordava solo un'occasione nella quale aveva passato la serata intera a contatto col wc: era stato quando si era inventato la storia delle manette dell'amore e si era legato a una cliente con esse, ingoiando la chiave. Quella pazza della sua socia gli aveva fatto ingollare un litro abbondante di purga finché la chiave non aveva finalmente trovato la via d'uscita: ma il purgante aveva un sapore decisamente migliore e di sicuro non gli aveva fatto torcere le budella in quel modo.

Non era proprio riuscito a digerire quella roba preparata dalla dolce Akane e cominciò a comprendere seriamente l'avversione di Ranma per la sua cucina. Una dose di veleno gli avrebbe fatto di sicuro meno male. Lui, che poteva annientare decine di nemici anche quando era accerchiato; lui, che aveva sconfitto Kahibara; lui, il miglior sweeper del Giappone e forse del mondo. Messo ko dal piatto preparato da una ragazzina.

Si guardò allo specchio e vide un volto emaciato e violaceo, scavato sulle guance e sotto agli occhi: non sarebbe riuscito a sollevare neanche una pistola, in quelle condizioni. Eppure non esitò un istante quando udì il grido di Akane provenire dalla stanza di Kaori: sfoderò l'arma e aprì la porta senza tanti complimenti. La sua socia era china di fronte alla finestra e guardava con circospezione nell'oscurità. Si era ripresa piuttosto in fretta, considerando che aveva appena assaggiato i 'takoyaki' della loro cliente.

Akane si stava avviando a grandi passi verso la parete per afferrare quella che sembrava, a tutti gli effetti, una freccia con un foglio infilzato sopra. Aveva urlato spaventata poco prima, ma ora sembrava infuriata. Abbassò la pistola e guardò fuori a sua volta. "Hai visto qualcosa?", domandò a Kaori.

Lei scosse la testa. "Purtroppo no, chiunque sia stato deve aver lanciato questa freccia da una grande distanza. Ma, anche con una balestra, centrare la parete dal palazzo qui di fronte sarebbe comunque opera di un esperto. Temo si tratti davvero della Yakuza o di un gruppo simile". Aveva ragione, una persona normale non avrebbe avuto una mira tanto accurata.

"Cosa è successo?", Ranma era accorso nella stanza e sembrava molto preoccupato. Poteva avvertire anche nella penombra quanto tenesse alla sua fidanzata.

Quest'ultima, intanto, aveva afferrato la freccia e aperto il foglio. "Restituiscimi il microchip o te ne pentirai", lesse evidentemente confusa.

"Quale microchip?", domandò Ryo cominciando a capire l'aggressione del pomeriggio.

"Non ne ho la più pallida idea. Devono aver sbagliato persona", rispose Akane accigliandosi.

"Una gang mafiosa che ti spara addosso con armi tanto minuziose non sbaglia mai persona", rispose avvicinandosi alla strana coppia di fidanzati. "Ora basta con le bugie, voglio sapere la verità. Cosa avete combinato, voi due?".

"Non stiamo dicendo alcuna bugia. Smettila di accusarci!".
Guardò Ranma negli occhi e gli parve sincero. Però era evidente che non avesse ancora fiducia in lui, nonostante il chiarimento di poco prima. Tendeva a mettersi davanti alla fidanzata, che tanto deplorava, difendendola senza neanche rendersene conto.

"Ranma, non te la prendere così. Ryo vuole solo essere certo che non gli abbiamo nascosto nulla per poterci aiutare meglio". La dolce Akane, la stessa che lo aveva quasi ucciso con i takoyaki, stava parlando a suo favore: gli sembrava un sogno!

"Beh, se ti piace tanto il suo modo di fare, sposatelo!", ribatté voltandosi a fronteggiarla.

"Smettila di dire idiozie o potrei pensare che sei geloso!".

"Geloso di una racchia come te? L'hai davvero detta grossa!".

A Ryo stava venendo mal di testa: quei due erano l'antitesi di ogni coppia normale, non facevano altro che insultarsi e litigare. Eppure era evidente che non potevano fare a meno l'uno dell'altra. D'istinto guardò Kaori, che cercava di mettere pace e si chiese cosa diavolo stesse suggerendogli il cervello. Non stava mica mettendosi a fare ridicoli paragoni, vero?!

"Ora basta, andiamo a dormire. Domattina ho intenzione di portarvi a fare una passeggiata".

"Ma... Ryo!". Lanciò un'occhiata eloquente alla sua socia, che si illuminò un istante dopo, cogliendo il senso delle sue parole.

"Che cosa?!", quasi gridò Ranma.

"Te l'ho già detto, voglio dimostrarvi che potete avere fiducia in me. Soprattutto tu, fidanzato geloso!", rincarò la dose con un sorrisetto che mandò il ragazzo su tutte le furie.
Uscì dalla stanza ridendo alle sue imprecazioni e si disse che, tutto sommato, ci poteva essere da divertirsi se non abbassava la guardia.



*Grazie al senpai Kuno, insostituibile beta, che mi ha illuminata nel vero senso della parola: i bonbori che molti di noi pensano essere le armi di Shampoo, sono in realtà delle lampade di carta giapponesi. Le aste con sfere di metallo alla fine, invece, si chiamano Chui.
   
 
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