Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Obsidian_    18/05/2014    6 recensioni
E se Lyanna e Rhaegar si fossero conosciuti prima del Torneo di Harrenhall? E se lui non fosse stato sposato e lei promessa? Come sarebbe cambiato nella storia dei Sette Regni? La Ribellione sarebbe scoppiata? O la canzone del drago, la canzone perduta, sarebbe risuonata alta tra le mura della Fortezza Rossa?
Dal testo.
Il re aveva indicato loro un giovane uomo che prima Lyanna non aveva notato poiché era quasi nell’ombra, accomodato nel posto in cui la giovane pensava fosse destinato il Primo Cavaliere.
L’avvenenza del Principe Rhaegar era stata decantata in ogni angolo dei Sette Regni, così come la sua bontà di cuore e la sua passione per la musica. Lyanna aveva creduto fossero semplice storie sciocche raccontate per rabbonire la popolazione nei confronti della monarchia che aveva attraversato un periodo buio e irto di pericoli.
Eppure Rhaegar Targaryen era bello. Somigliava incredibilmente a sua madre, Lyanna dovette riconoscere. Nei suoi occhi, però, l’ombra era più marcata, l’anima più tormentata e il sorriso meno luminoso. Tuttavia accolse la sua famiglia con più gentilezza di quanta ne avesse dedicata suo padre, chinandosi con deferenza.
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Rhaella Targaryen
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Maegor il Crudele, il secondo sovrano di Westeros dall’insediamento della famiglia Targaryen, aveva ordinato che le biblioteche reali fossero poste in una torre di poca importanza, una struttura discreta. Si affacciava direttamente sulle mura perimetrali dalle quali era quasi possibile essere bagnati dalla spuma del mare durante le tempeste. Re Jaehaerys il Conciliatore aveva incaricato i vari Gran Maestri che si erano succeduti nel corso dei lunghi anni del suo regno di riempire quelle sale, ampie e ariose, di tomi provenienti da ogni angolo del regno. Era stato un lavoro di imponente portata, di attenta analisi e di ricopiature fedeli alle opere originali. Suo figlio Baelon aveva invitato i migliori orefici e scultori delle Terre dell’Ovest, la più consona a quelle attività per la presenza di miniere d’oro e rubini, per rendere quelle sale monumentali e confortevoli.
Rhaegar Targaryen, signore di Roccia del Drago, le aveva amate sin dalla più tenera infanzia e in quei luoghi aveva trascorso i suoi giorni di bambino alla ricerca insaziabile di conoscenza. Alle sue spalle si scherzava asserendo che sua madre aveva ingoiato un libro e una candela quando lo attendeva. Al Principe non era mai importato. Aveva subito il fascino di quelle sale che profumavano di carta ingiallita e di pelle trattata, del penetrante odore d’inchiostro. Erano la sede della pace, ben lontane dai rumori che animavano la Fortezza Rossa, teatro di scontri e avanzate verso il potere.
Rhaegar si era rifugiato nella torre, l’anima inquieta e gli occhi colmi di incredulità. Le dita sottili e lunghe pizzicavano pigramente le corde dell’arpa cesellata, dono che sua madre gli aveva con gentilezza concesso quando si era resa conto della passione di suo figlio. Era d’argento, come si confaceva al Principe d’Argento, aveva asserito sua madre con un sorriso, e rappresentava un drago che per occhi aveva due rubini fiammeggianti.
La musica inondò le sale sempre silenziose, ma non era armoniosa né gentile. Sembrava il canto di un uomo disperato. Rhaegar scosse il capo, contrariato da se stesso e dai quei pensieri nefasti che gli stavano invadendo la mente, un nemico che avrebbe potuto sconfiggere semplicemente ignorandolo. Adagiò l’arpa sul tavolo, gli occhi d’ametista che vagavano verso l’orizzonte.
Il Mare Stretto era calmo, nessuna brezza lo animava. L’opposto del suo cuore. Quel pensiero gli fece incurvare la labbra rosee e sottili.
Tutti i principali signori di Westeros erano giunti nella capitale che era colma della loro presenza, delle loro risate e di quella strenua lotta che, anche se non palesata, li vedeva contrapposti per poter aver un titolo di rilievo nel variegato panorama della corte. Suo cugino Robert Baratheon era stato l’unico a non avvicinarsi a lui per interesse, ma soltanto per assestargli un deciso colpo mentre si allenavano con il Maestro d’Armi.
Robert, nonostante avessero la stessa età, era più imponente e lo sovrastava di una spanna abbondante. Aveva spalle più larghe e possenti e le sue mani, da guerriero, diverse da quelle gentili di Rhaegar, sembravano essere state modellate per poter impugnare una mazza ferrata. I suoi occhi, di un azzurro più chiaro del cielo, quasi di ghiaccio, erano sempre velati di ubriachezza. Eppure l’istinto di soldato era talmente radicato nel suo animo da fargli parare qualsiasi colpo.
Rhaegar non l’aveva. Lo poteva scorgere distintamente quando si scontrava con Arthur Dayne, la Spada del Mattino. Rhaegar combatteva con grazia e onore, ma non vi era passione nei suoi affondi né desiderio di sottomettere l’avversario. Non vi era trionfo nelle sue vittorie né pena nelle sue sconfitte. Il Principe combatteva per dovere.
Si mormorava malignamente, e Rhaegar era certo della fonte di quei sussurri, che il Principe ereditario, il Signore di Roccia del Drago, non provasse dei sentimenti, che il suo animo fosse arido come il deserto, che la sua unica brama fosse il trono.
Rhaegar relegò quell’infamia nell’angolo più recondito della mente mentre un ricordo sfuggente gli ottenebrava la vista.
La fanciulla.
Gli Stark di Grande Inverno, l’ultima famiglia ad essere giunta nella capitale, erano stati accolti quella mattina, sul far del mezzogiorno.
Lyanna.
Il nome della giovane era Lyanna. Il padre l’aveva asserito con orgoglio, lo stesso tono che sua madre adoperava quando discorreva di lui.
La sua bellezza non era quella consueta cantata da bardi e menestrelli. Era un’avvenenza pacata, nascosta, selvaggia come il vento del Nord. I lunghi capelli scuri erano stati raccolti in un’acconciatura particolare, poco comune nelle terre del Sud, così come l’abito che recava onore alla sua nobile Casata. Il volto era pallido, gli zigomi alti e marcati, le labbra sottili come petali di rose, impalpabili e delicate.
Tutto ciò che aveva attratto il Principe, però, era stato il suo sguardo magnetico, quelle due pozze d’acqua limpida, quelle due perle rare che l’avevano ammaliato come se fossero state delle sirene.
Lyanna.
Rhaegar aveva sentito un contatto con quella fanciulla che sembrava essere a disagio, come se avesse compreso che Approdo del Re non era l’alcova di magnificenza e lustro come bramava apparire, bensì una tana di serpente che insinuante si abbarbicava sulle sue torri pronto a rilasciare il suo veleno mortifero.
Quello sguardo, quella curiosità, il peso della tragedia che si solleva per un attimo dal suo cuore. Non avrebbe saputo spiegare cos’era accaduto dentro di lui neanche a se steso.
« Mio Principe,» esclamò una voce greve, profonda, baritonale. La voce di un uomo forte, di un cavaliere indomito e di un Lord giusto. Gerold Hightower, il Lord Comandante della Guardia di suo padre, era a pochi metri da lui, sulla soglia della biblioteca mentre attendeva che gli desse il proprio consenso.
« Ser Gerold, parla liberamente,» mormorò Rhaegar con un sorriso tranquillo. Gerold, il Toro bianco, era stato al servizio di re Aegon l’Improbabile, il padre di suo padre, e nessuna Guardia era stata tanto ligia al proprio dovere quanto lui. Per quel motivo suo padre aveva deciso di porlo a protezione di sua moglie e dell’ultimo nato nella famiglia Targaryen.
« La Regina ti domanda udienza nelle sue stanze.»
Il tono del cavaliere dagli occhi scuri e dai tratti decisi, dalla mascella squadrata coperta da una curata peluria nera, non sembrava essere angustiato, né inquieto. Tuttavia era colmo della severità consueta.
« È forse accaduto qualcosa?» domandò quasi allarmato. Sua madre raramente interrompeva la quiete dei suoi pensieri. La Regina Rhaella era una donna in grado di comprendere il valore del silenzio. Sin da giovane era stata consapevole del proprio ruolo all’interno di quel disegno intrecciato da suo padre. Era la figlia di un re, la sorella del suo erede e sarebbe divenuta una regina. Aveva dovuto imparare la gentilezza, la grazia che si confacevano ad una monarca, sebbene di notte, protetta dal suo baldacchino e da quella corte di Lady che avevano tentato di consolare i suoi timori, sognasse di un cavaliere indomito che non avrebbe mai potuto offrirle nulla se non il suo amore.
« Non che io abbia notato, Principe Rhaegar,» lo rassicurò il cavaliere. Rhaegar annuì e abbandonò a malincuore quel regno di pace che racchiudeva al suo interno un tenero segreto.
Mentre passeggiavano verso le stanze della regina, nella roccaforte di Maegor, il luogo più sicuro di Westeros, Rhaegar notò la figura esile e gentile della principessa di Dorne, Elia Nymeros Martell, che giocava con sua figlia, una bambina che dai folti capelli neri e dagli occhi colmi di gioia e innocenza. Si rincorrevano tra i corridoi deserti della fortezza, le loro risate che li rendevano per un attimo privi di malizia e di quella corruzione che si era talmente insediata al suo interno da macchiare persino i muri.
Rhaegar chinò il capo con deferenza verso la giovane donna dagli occhi neri e i morbidi capelli scuri che scendevano come onde sulla sue veste color del fuoco. Elia Martell indossava volentieri i colori della sua Casata sebbene non ne facesse più parte da poco più di tre anni. Carezzò di sfuggita il capo della piccola Drusilla, che somigliava a sua madre, ma che possedeva gli occhi viola di suo padre, ed Elia gli rivolse un sorriso cortese per poi tornare a seguire la bambina. Arthur, il suo più caro confidente, l’uomo a cui avrebbe affidato la sua vita, il ragazzo che con lui era cresciuto a Roccia del Drago e con lui aveva ricevuto il cavalierato, aveva scelto bene la propria sposa. Elia era una buona donna, arguta, dotta e capace. Era una Dorniana, la principessa di Lancia del Sole.
Suo padre l’aveva presa in considerazione in un primo tempo per mantenere la stirpe del Drago pura. Gli anni di distanza tra loro, però, l’avevano dissuaso. Non era confacente che la donna fosse più adulta del marito.
Rhaegar quasi scosse il capo contrariato da quella superstizione. Sua madre avrebbe desiderato che sposasse la figlia di una delle sue più care amiche, ma la parola del Re era legge e non poteva essere mutata.
« Avanti.»
La voce di sua madre era soffusa, come una carezza di una farfalla che leggera si poteva su un petalo di rosa. Era stata una delle più avvenenti fanciulle di Westeros, meno sensuale della Principessa Tyene, la madre di Elia, e meno arguta di Lady Joanna Lannister. Eppure Rhaella aveva una forza dentro di sé, una luce che la guidava, e Rhaegar l’aveva sempre ammirata.
« Madre mia,» sussurrò il Principe con dolcezza notando che sua madre era seduta accanto alla culla di suo fratello mentre lo sfiorava delicata con la mancina. Viserys era un bambino tranquillo. Non piangeva mai. Sembrava consapevole che la sua esistenza doveva essere il più silenziosa possibile all’interno della Fortezza Rossa. Rhaegar aveva colto il lampo di delusione dello sguardo di suo padre quando Gran Maestro Pycelle aveva annunciato la nascita di un altro maschio.
Se Aerys aveva tentato di essere presente durante la sua infanzia, facendogli doni che Rhaegar aveva sempre declinato con gentile fermezza, con Viserys aveva trascorso pochi momenti e si era rifiutato persino di prenderlo tra le braccia e riconoscerlo come proprio.
Rhaegar rammentava sua madre dopo il parto, il volto colmo di lacrime di gioia per aver messo al mondo un figlio perfetto e in ottima salute, la fronte madida di sudore, le labbra pallide e il petto ansante. E rammentava ancor meglio la delusione che le aveva fatto aggrottare la fronte quando Aerys aveva lasciato le sue stanze senza una parola di affetto.
Rhaegar s’era avvicinato, le aveva baciato entrambe le gote e aveva accolto quel bambino dallo sguardo più chiaro del proprio tra le sue braccia. Viserys l’aveva guardato con curiosità per poi ridere e agitare le piccole mani verso il suo volto.
« Oh Rhaegar, ti attendevo, figliolo,» esclamò sua madre issandosi in piedi, la veste color dell’argento che scendeva morbidamente lungo il suo corpo delicato, gli occhi colmi d’amore nei riguardi dei suoi figli, « Puoi lasciarci soli, Ser. Mio figlio mi proteggerà egregiamente,» continuò rivolta verso Ser Gerold che chinò il capo e li lasciò soli, chiudendo la porta alle sue spalle.
Rhaegar percorse i pochi metri che li dividevano in poche e decise falcate, con la sua consueta andatura elegante e tranquilla, e posò le labbra sulla fronte di sua madre che gli fece cenno di accomodarsi al suo fianco.
Le stanze di sua madre erano splendide, ma vuote, colme di silenzio e tristezza, sterili. Suo padre le frequentava raramente prima della nascita di Viserys e aveva perduto qualsiasi speranza di poter avere una figlia da sua moglie.
« Viserys ti allieta. Il tuo volto è più sereno,» mormorò sfiorando il volto ovale e pallido del bambino, addormentato con le labbra schiuse. Viserys somigliava ad Aerys tanto quanto Rhaegar alla loro madre. Il Principe si ritrovò a sperare che il carattere fosse ben diverso.
« Avere un bambino tra le proprie braccia è qualcosa di meraviglioso, Rhaegar. Anche tu dovresti provarlo,» affermò sua madre versando il vino in due calici d’oro per poi porgergliene uno. Il suo tono era privo di qualsiasi inclinazione, ma Rhaegar ebbe la certezza che fugò qualsiasi remora precedente.
« Allora i sussurri sono veri. Il Re deciderà chi sarà la mia consorte in questo torneo,» esclamò incuriosito osservandola bere il proprio vino. Rhaella annuì e posò il calice sul tavolo accanto a sé per poi tornare a guardare Viserys che si era agitato nella sua culla.
« Aerys ha già deciso invero.»
« Lady Cersei?» domandò rammentando il volto del Primo Cavaliere. Tywin Lannister gli aveva presentato sua figlia due giorni prima e suo padre aveva dato ordine che fosse seduta accanto a lui durante il ricevimento. Rhaegar aveva trovato la sua compagnia piacevole, certamente meno imbarazzante di quella di sua cugina Giselle, una dolce fanciulla di quattordici anni protetta strenuamente da Robert e Stannis.
Cersei Lannister aveva quindici anni ed era amabile nell’aspetto. Una Dea d’oro che sembrava ergersi imperiosa e impietosa sui comuni mortali. Sapeva sostenere una discussione nonostante la sua giovane età. Sedeva con eleganza e sapeva danzare leggiadra. Il suo sorriso era dolce e i suoi occhi verdi brillavano di arguzia. Sarebbe stata una buona regina, ma Rhaegar non aveva provato nulla al suo fianco, nulla che potesse fargli ammettere che sarebbe stata anche una buona moglie.
« Tywin è il suo Primo Cavaliere. E Lady Cersei è un’affascinante fanciulla. Forse troppo giovane per te, ma la sua avvenenza è indubbia,» asserì la Regina, sfiorandogli le dita con le proprie, mani che tanto si somigliavano dalle venature bluastre che si intravedevano dalla pelle chiarissima.
« Non è questo che mi turba, madre,» replicò Rhaegar, carezzandole il volto con il palmo della mancina e scostandole una ciocca che era sfuggita dall’acconciatura elegante, un insieme di trecce abilmente strette sulla nuca.
Lyanna.
Soltanto lei era stata in grado di animare il suo cuore, stringendolo in una morsa di dolce inquietudine.
« Hai forse già incontrato la sua promessa?» chiese aggrottando le folte sopracciglia candide come i suoi capelli, negli occhi identici ai propri una luce di speranza. Rhaella aveva bramato trovare una sposa degna di suo figlio sin da quando Rhaegar era stato capace di ricordare. Rhaegar era il suo Principe, la sua unica ragione di vita prima della nascita di Viserys. Rhaegar, però, si era rivelato ostico e imprevedibile. Sembrava non essere interessato a nulla se non alla musica, ai libri e a Summerhall.
« Non le ho neanche rivolto la parola,» mormorò Rhaegar tentando di non rimuginare sulla bella fanciulla di Grande Inverno, quei suoi zigomi alti e rosati, quel mento fiero che era rimasto sollevato anche dinanzi alla famiglia reale sino a quando non aveva incrociato il suo sguardo. L’orgoglio di Lyanna era diverso da quello di Cersei Lannister, Rhaegar l’aveva chiaramente compreso.
« Lyanna Stark,» esclamò, gli occhi violetti resi più grandi dallo stupore mentre un sorriso le faceva arcuare le labbra. Rhaegar non commentò né le diede alcun segno d’assenso eppure sua madre riconobbe nei suoi occhi la palese realtà, « La Lupa del Nord. Il fuoco e il ghiaccio. Oh figliolo, quella profezia…»
« Non è solo per quello, madre mia,» la interruppe il Principe, il tono più severo e malinconico. La profezia, la canzone perduta di Summerhall, l’aveva perseguitato sin dalla nascita, avvenuta tra il fuoco e le ceneri del castello più amato da suo nonno, Re Aegon, mentre egli tentava di riportare in vita il Drago. Soltanto sua madre, suo padre e suo zio Steffon s’erano salvati e la nuova Regina aveva partorito mentre ancora si poteva udire lo strepitio delle fiamme, « Non ho potuto scostare il mio sguardo dai suoi occhi.»
« Hai il tempo di conoscerla. Nulla è stato deciso. Le parole sono vento,» lo rassicurò gentile carezzandogli il volto. Rhaegar non era mai stato interessato a cercare una compagna che lo soddisfacesse. Avrebbe accettato chiunque suo padre avesse deciso. Eppure quella fanciulla del Nord l’aveva attirato con un solo sguardo e Rhaegar si domandò se le canzoni dei bardi avessero un fondo di verità.
Le porte si aprirono con violenza, sbattendo contro i cardini e il muro candido delle stanze. Rhaegar si volse di scatto e i suoi occhi ametista incontrarono quelli più chiari di suo padre. Aerys era stato un bell’uomo in gioventù, affascinante ed irriverente, facilmente si poteva udire la sua risata seguita da quella di qualche servetta.
L’uomo che trovò dinanzi a sé sembrava uno spettro, invece. I lunghi e lanuginosi capelli chiarissimi scendevano incolti sulle spalle larghe, seguiti da una barba dello stesso colore. Una barba che non radeva mai, non dal giorno in cui era stato rapito e tenuto prigioniero. Gli occhi erano due stille di insensibile crudeltà, il volto scarno era colmo di cicatrici che si procurava con le unghie troppo lunghe.
Rhaegar non era che un bambino di nove anni quando suo padre divenne il mostro degli incubi della Regina.
« Rhaella.»
La voce di Aerys, del Re, era quasi lamentosa, un nuovo taglio che faceva sgorgare sangue dallo zigomo destro. Rhaegar si lasciò sfuggire un sospiro mentre scorgeva sua madre avanzare verso suo marito e soppesare la natura della ferita. Aerys sembrava un infante più di Viserys in taluni momenti, quando si abbandonava tra le braccia di sua sorella per lasciarsi medicare. E quando la cura bruciava sulla pelle, si scostava come una belva colpita, gli occhi offesi e pieni di turbamento e odio.
« Padre,» lo accolse issandosi in piedi e chinandosi rispettoso. Aerys sembrò accorgersi della sua presenza soltanto mentre Rhaella si sporse per prendere un decotto alle erbe. Gli occhi di suo padre non mostrarono affetto né risentimento. Erano freddi. Distanti.
« Oh figlio, sei qui allora. Sei nelle liste?»
« Era tuo desiderio che vi figurassi,» asserì il Principe, posato, chinandosi sulla culla di Viserys che era stato destato dalle parole del padre. Suo fratello non piangeva, ma mugolava e Rhaegar lo prese tra le braccia ninnandolo e sorridendogli.
Il torneo era in suo onore per celebrare il nuovo titolo che suo padre gli aveva concesso. L’antica sede dei Targaryen era stato l’unico dono che Rhaegar aveva accolto con affetto, sebbene avesse preferito che il Re gli avesse permesso di ricostruire Summerhall.
« Bene. Tywin Lannister pensa che ti farò sposare quella bambolina di sua figlia. Non sarà così. Gli ho dato sin troppo credito. Sapete cosa si mormora alle mie spalle? Che è lui è il re. Lui,» esclamò con voce stridula, non attendendo una loro risposta, le unghie che graffiavano il legno del tavolo, spezzandosi. Un rivolo di sangue fuoruscì dall’indice e Rhaegar notò lo sguardo severo di sua madre.
Tywin Lannister aveva risollevato le sorti del reame che viveva un’era di florida pace. Era stato Primo Cavaliere per diciassette anni ed era fedele ai regnanti. Il modo migliore per ripagarlo sarebbe stato rendere sua figlia la futura regina. Eppure quei sussurri corrispondevano al vero. molti schernivano suo padre alle spalle per aver concesso troppo potere ai Leoni di Castel Granito negato ad altre nobili famiglie. L’antica acredine per l’amore per la moglie di Tywin, poi, era stata capace di rendere Aerys ancora più sospettoso nei riguardi di quell’uomo taciturno e rigoroso, esigente e imperioso.
« Queste calunnie non debbono essere motivo di rabbia per te, padre. Sono semplici sussurri.»
« E dicono che tu vuoi il trono prima del tempo,» perdurò insinuante fingendo di non aver udito le parole del figlio. Rhaegar si irrigidì, un lampo negli occhi scuri. Sapeva chi osava accusarlo di bramare il potere, quell’uomo di Lys, il Maestro dei Sussurri, Lord Varys. Suo padre sembrava udire soltanto i suoi consigli, negando udienza persino a Tywin che si rivolgeva al Principe per poter amministrare il reame.
« Aerys, mio re, davvero crederesti che Rhaegar, il nostro Rhaegar, sia capace anche soltanto di immaginare un crimine così efferato?» esclamò Rhaella notando la rabbia e il dolore che gli infiammavano il petto. Aerys sollevò le spalle, indifferente alle parole di sua moglie, continuando a scrutarlo con sospetto, gli occhi resi più sottili dalla diffidenza che lo feriva più di una lama. Non lo riconosceva più. Aveva le sembianze di quell’uomo che l’aveva sollevato ridendo quando gli aveva recitato i nomi di tutti i regnanti Targaryen. Eppure era talmente diverso.
Quell’uomo che aveva dinanzi a sé non era più suo padre. non era più neanche il Re. Quello spettro era un estraneo per il suo stesso figlio ed erede.

N.d.A.
Ben trovati. In questo piccolo spazio volevo ringraziare tutti coloro che hanno recensito, messo la storia in una delle categorie e che l’hanno semplicemente letta. Siete stati gentilissimi e sono contenta che questa long possa piacere. I più attenti lettori della saga avranno notato che ho reso Aerys e Rhaella figli di Aegon l’Improbabile e non di Jaehaerys. Questo per la serie dell’HBO che ha omesso questo personaggio. Quindi Robert, Stannis, Renly e Giselle, personaggio da me inventato, sono cugini diretti di Rhaegar e nipoti di Aerys. 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Obsidian_