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Autore: melhopes    18/05/2014    2 recensioni
Estate 2012. Melania si prepara a godersi tre mesi lontani dalla scuola essendo sola l'altra metà di stessa: la nota e, al contempo, emergente cantante Melyem. Quella che avrebbe dovuto essere una stagione tranquilla, si rivela, però, piano piano la più sconvolgente della sua vita soprattutto quando riceve l'opportunità di aprire i concerti dei One Direction. Costantemente divisa tra amore e perdita, imparerà cosa vuol dire vivere ma...solo "Per un po'".
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Lunedì 1 Ottobre 2012)
Il giorno della partenza era arrivato. La casa non era mai stata così a soqquadro come quella mattina. I miei mai così elettrizzati. Ero già partita, un esempio proprio il mese e mezzo di tour conclusosi ad Agosto, ma sembrava fosse la prima volta. << Hai preso tutto? >> mi chiese mia madre. << Sì >> le risposi, alzando gli occhi al cielo. Non mi dispiaceva si preoccupasse per me, mi irritava solo il fatto che mi avesse fatto la stessa domanda una quindicina di volte in meno di cinque minuti. << Le pantofole? >> la vidi affrettarsi da una stanza all’altra mentre bevevo l’ultimo sorso di latte nella mia amata tazza blu. << Le abbiamo messe ieri sera, ricordi? >> allontanai la bocca dalla mia bevanda per risponderle. << Sì, è vero! Che altro ti mancava? >> << Non lo so, ma se manca, manca >> risposi e ripresi a bere. << E poi come fai? >> quasi mi canzonò. << Comprerò tutto lì, dai >> volevo che la smettesse e si calmasse un po’. Volevo solo godermi l’ultima colazione a casa in pace. << Vorrei accompagnarti >> commentò triste trascinando la mia valigia al centro della stanza da pranzo. << Lo so >> dispiaceva anche a me ma, purtroppo, doveva lavorare. << Salutami Michela e tutti gli altri >> << Tranquilla >> e le lanciai un sorriso per rassicurarla. << Agostino! >> urlò, rivolta all’esterno. << Ch’è? >> urlò, di rimando, mio padre da fuori. La voce era vicina. Doveva trovarsi sul balcone, al sole mattutino. << Vieni >> gli disse moderando il volume. Mi alzai, posai la tazza sporca nel lavello e mi avvicinai per sbirciare la scena. Papà fece il suo ingresso con una sigaretta tra le dita della mano destra. << Andiamo? >> mi chiese lanciando uno sguardo alla valigia. << Andiamo >> e aspettai la prendesse per seguirlo con il trolley. Mia madre mi stampò un bacio sulla guancia. << Fai la brava e squilla quando arrivi >> << Sempre, mamma. Saluta Peppe e Lory >> e uscii mentre mia madre richiudeva il portoncino alle mie spalle.
Il viaggio verso scuola fu, come sempre, breve. Arrivammo alle otto meno un quarto. Dieci minuti d’anticipo nonostante ci fossimo fermati al consorzio per pesare la valigia. Sapere pesasse appena 17 kg mi aveva tranquillizzata. Vedere il pullman fermo fuori scuola, invece, mi agitò. Non sapevo il perché. Ero partita così tante volte ma, probabilmente, era dovuto al fatto sapessi sarebbe stato diverso. Non mi sarei mossa di città in città in compagnia di cinque ragazzi pazzi o sarei stata ospite di una famiglia tedesca per una settimana. Si sarebbe trattato di Parigi. Di quattro settimane in un college. Semplicemente si sarebbe trattato di qualcosa di sconosciuto e, si sa, l’ignoto spaventa tutti. Ben presto arrivarono le altre, chi prima chi dopo l’orario previsto. Indossavamo tutte la felpa della scuola, come ci era stato detto di fare. Scesi dall’auto accompagnata da mio padre. Parlai con Sarah e Anna, chiedendo loro delle loro valige e di come fosse trascorsa la giornata precedente alle prese con gli ultimi preparativi. Mio padre fece lo stesso con i loro parenti divertendosi a fare le nostre caricature. Questo fino all’arrivo delle prof che ci chiesero di avvicinarci e comunicare loro il peso della valigia. Dopo vari commenti divertiti, con l’aiuto dei genitori posammo i bagagli nel pullman. Le prof li salutarono scherzando sul fatto che, per la loro gioia, ci avrebbero tenute lontane per un po’. Salutai mio padre che, per me, aveva preso una giornata di vacanza, ed entrai a scuola con le altre per la foto di gruppo col preside davanti alla reception.
 
 
L’aeroporto era così affollato e vivace. Cominciarono a brillarmi gli occhi alla vista della mia “casa”. Era il tramite tra me e chi sarei diventata, una volta compiuto il viaggio, una volta tornata a casa. L’amavo. Mi misi in un angolino con le altre. Tra noi le valige. A qualche passo di distanza le prof. << Che ore sono? >> mi chiese Sarah. Controllai il cellulare. << Sono le nove, appena >> mi arrivò un messaggio. << E’ presto >> commentò mentre sbloccavo. Anna le rispose qualcosa ed iniziarono a conversare ma non mi resi conto di cosa dicessero. Ero troppo felice di leggere “Have a nice time in Paris. We’ll reach ya soon x Cheesy, Boo, Sweetie Pooh and Daddy”. Mi accorsi poi mancasse il nome. Quel nome. “Thank yaaa. You remembered! You’re so great and I love ya so much xxxx” risposi mettendo una “x” per ciascuno. << Cos’hai? >> mi chiese Anna, curiosa. Girai il display dalla sua parte e le feci leggere, guardandola mentre lo faceva. Anche Sarah, curiosa, si allungò per fare lo stesso. Seguii il movimento dei loro occhi. Sorrisero entrambe quando ebbero fatto. << Che carini >> commentò per prima Sarah. << Chi era? >> chiese, invece, Anna. << Niall >> << Ma non mancava un nome? >> annuii, triste. << Harry? >> chiese lei flebile. << Harry >> sussurrai, posando il cellulare.
<< Melania! >> mi sentì chiamare. Ebbi un tuffo al cuore. Era la voce di Harry. Non poteva essere. Non avrebbe potuto essere lui. Anna e Sarah parlavano come se niente fosse, ne dedussi non avessero sentito quindi non mi aveva chiamata nessuno. << Melania! >> lo sentii di nuovo. “Fantastico, tanto che mi manca che ora sento anche la sua voce!” pensai serrando le palpebre, trattenendomi dall’imprecare ad alta voce. << Ti hanno chiamata >> esclamò Sarah, dandomi una lieve spinta. Aprii gli occhi di scatto. << Eh? >> chiesi per accertarmi avessi sentito bene. << Ti hanno chiamata –ripeté – Vero? >> si rivolse ad Anna. << Io non ho sentito nulla >> rispose quest’ultima scrollando le spalle. << Melania! >> sentii per la terza volta. Ero certa di avere le allucinazioni ma, stavolta, la voce era più vicina e vivida. Non c’erano dubbi, sentivo la voce di Harry. Immaginavo la voce di Harry. << Eccola di nuovo! >> esclamò Sarah. << Sì, l’ho sentita anch’io adesso >> concordò Anna. Mi voltai. Lo vidi. Almeno vidi i suoi ricci che si facevano largo tra la folla. Li avrei riconosciuti tra mille. << Ditemi che non sto sognando >> sussurrai, dando loro le spalle. Lo osservavo o, almeno, osservavo i suoi ricci, metà viso, e speravo fosse lui. Speravo non fosse un’allucinazione. << Cosa vedi? >> mi chiese Anna. Non risposi. Ero troppo concentrata, troppo in attesa. Mi sentivo come in una sala con l’ansia del finale di un film. Ero assalita dalla suspense. Superò l’ultima persona e si fermò, nel bel mezzo dell’enorme sezione. Era lui. Il mio cuore mancò un battito. Rimasi paralizzata mentre, guardandosi intorno, mi trovò con lo sguardo. Mi sorrise. Mostrò le fossette. Brillava di luce propria. Ricambiai, incredula. << E’ vero! >> esclamarono le due all’unisono. Sembrava mi avessero letto nel pensiero. Avevo davvero bisogno di una certezza. Non volevo avere un’altra allucinazione. Non avrei sopportato quella tortura. Mi venne in contro. << Ti ho trovata! >> esclamò abbracciandomi con entusiasmo. Non potei fare a meno di sorridere. Chiusi gli occhi e ricambiai la stretta. << Cosa ci fai qui? >> chiesi, in un secondo momento, quando fui più lucida. Si staccò appena, mi scrutò gli occhi. Per la gioia divennero lucidi mentre mi sorrideva. << C’è qualcosa che devo dirti >> << Non potevi aspettare l’undici? >> chiesi, ringraziando il fatto che fosse piombato in aeroporto in quel modo. Scosse la testa. << E’ importante…non posso aspettare >> << Ti ascolto >> e sorrisi, leggermente.  Fece qualche passo indietro, tirandomi per la mano. Lo seguii, senza nemmeno rendermene conto subito. << Mi dispiace averti mentito. Non volevo lasciarti >> << Ti sei pentito di averlo fatto? >> annuì. << So che non mi crederai ma, non era mia intenzione farlo. Non volevo lasciarti andare. Sono stato costretto, per il tuo bene >> << Cosa vuoi dire? >> tacque, guardandosi i piedi. << Harry, cosa vuoi dire? >> chiesi, di nuovo. Alzò lo sguardo, stava piangendo. << No >> sussurrai e gli asciugai una lacrima, con delicatezza. << Ti assicuro che non avrei mai voluto farti del male. Ho solo pensato che sarebbe stato il male minore. Te lo giuro, ti amo. Io ti amo ancora. Non ho mai smesso >> lo guardai stranita. Non capivo cosa l’avesse spinto a lasciarmi. Non avevo capito cosa ci fosse dietro il discorso che stava facendo. << Harry, io…non capisco >> balbettai. << Ti amo. Io ti amo >> la voce rotta dal pianto. << Tu, mi ami? >> annuii. << Non piangere >> lo pregai. << Voglio solo tenerti al sicuro, perché niente è cambiato. Niente cambierà. Io non posso cambiare, ricordi? >> << Cosa stai farneticando? Fammi capire >> quasi lo supplicai. << Ti amo e non volevo farti del male. Questo sarebbe stato il male minore >> << Harry >> gli asciugai un’altra lacrima, sperando servisse a farlo calmare e a farlo parlare con più lucidità. Poi, mi svegliai.
 
But if this was a movie, you’d be here by now
You’d be here by now
It’s not the kinda ending you wanna see now
Baby, what about the ending?
Oh, I thought you’d be here by now
That you’d be here by now
 
“We’ve been one thing, for a little while”. 






SPAZIO AUTRICE: Eccoci alla fine. Come vi sentite? 
Probabilmente qualcuno di voi mi starà odiando in questo momento. 
Probabilmente non è il tipo di finale che vi sareste aspettati. 
(Per qualsiasi lamentela/commento sapete dove trovarmi lol) 

Io sono solo molto incredula. Non riesco davvero a credere di aver pubblicato l'ultimo capitolo di "For a little while". Mi sembra ieri che ho iniziato a capire come funzionava EFP. (In realtà non lo so nemmeno adesso ma dettagli lol). Mi sembra ieri che mi vergognavo di questa cacchetta e non volevo che "i più" ne fossero a conoscenza. Mi sembra ieri quando le mie uniche lettrici erano le mie amiche più strette e passavo loro i capitoli nelle chat di facebook perché non volevo/sapevo/credevo di poter pubblicare. Mi sembra ieri ma ho finito di scriverla già da un anno (Anche se l'ho pubblicata solo ora). 

Vorrei ringraziare la mia migliore amica per avermi quasi costretto a pubblicare. E' grazie a lei se questa storia esiste fuori dal mio pc (?). 
Inoltre, vi ringrazio per aver condiviso con me quest'avventura e aver perdonato le mie molteplici incapacità (?).
E chissà, magari tra Melania e Harry non è finita qui ;) 


 
  
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