I petali dell'anima
CAPITOLO
UNO
- La
luce del cerchio nero
Era
il compleanno del piccolo Samuel e come ogni anno la famiglia Faes,
festeggiava quel particolare giorno portando il piccoletto in
campeggio.
Quella
mattina, Samuel convinse il fratello diciottenne a festeggiare il suo
ottavo compleanno insieme, così Raphael prese le sue cose e
con
scarso entusiasmo salì in macchina, dove il padre era al
posto di
guida e la madre al suo fianco.
«Mamma,
mamma! Hai visto, il fratellone viene con noi.»
«Sei
felice, tesoro? »
«Sì,
mamma.»
«Ora
allacciati la cintura. Siamo pronti per partire.»
Il
bimbo annuì entusiasta.
«Vale
anche per te Raphael.» Nessuna risposta uscì dalla
bocca del
ragazzo. «Hai sentito quello che ho detto?»
«Sì,
sì, ora la metto» rispose scocciato.
Osservava
fuori dal finestrino nonostante Samuel continuava a parlagli ormai da
un quarto d'ora. Volse lo sguardo verso di lui e solo in quel momento
ricordò il compleanno del fratello.
«Comunque...
Auguri peste» disse con poco entusiasmo, scompigliandogli ci
capelli.
«Grazie
fratellone. Dopo giochi a palla con me?»
«Devo
studiare, forse dopo pranzo, se ne ho voglia.»
«Evviva!»
«Ho
detto forse, non sicuramente.»
L'entusiasmo
del bambino si spense per un attimo, ma poi si dedicò al
piccolo
robot che teneva fra le mani.
Il
giovane riprese a osservare il panorama che si stagliava oltre il
vetro, ma quando la noia ebbe la meglio si apprestò ad
ascoltare la
conversazione dei genitori.
«Come
mai i Butlers non sono venuti con noi quest'anno?»
«La
figlia Lilian se è ammalata proprio ieri, così
l'altra sera mi
hanno avvisato.»
«Per
questo Samuel ha insistito tanto per Rapahel. Ora capisco.»
«Con
Raphael faremo prima a montare le tende» constatò
il padre.
Oh,
fantastico pensò
il figlio senza proferire parola.
«Siamo
arrivati?» chiese impaziente la dolce e flebile voce del
fratellino.
«Tra
un po'» rispose il padre.
«E
quanto manca?»
«Circa
mezz'ora, Samuel.»
«E
quanto dura mezz'ora?»
«Se
dormi il tempo passa più in fretta» disse Raphael
infastidito dalle
continue domande del fratello.
«Davvero?
Allora proverò a dormire, così quando mi
sveglierò saremo
arrivati.»
«Bravo
dormi.»
Come
promesso dal padre dopo trenta minuti di macchina arrivarono alla
meta desiderata.
«Svegliati
Samuel. Siamo arrivati.» Il padre lo scosse gentilmente, ma
gli
occhi del bambino rimasero chiusi.
«Ehi
peste. Guarda che se non ti svegli torniamo a casa.» Raphael
appoggiò un mano sulla spalla del fratello e lo
destò in malo modo,
così da fargli aprire i suoi limpidi occhi verdi.
«Eh?
Cosa? Siamo arrivati?» chiese sorpreso Smuel.
«Sì,
peste.»
«Io
non mi chiamo peste! Il mio nome è Samuel!»
«Sì,
certo, come ti pare... peste!»
Samuel
scese di scatto dalla macchina, chiuse la mano a pugno e
cercò di
colpire il fratello, che prontamente lo bloccò afferrandogli
il
polso.
Montarono
velocemente le tende e attesero impazienti l'ora di pranzo.
Intorno
a loro il leggero venticello primaverile muoveva delicatamente i
piccoli fili d'erba che si estendevano per tutta la radura. La
primavera finalmente era arrivata e le cupe giornate grige autunnali
erano sempre meno frequenti. Le nuvole si diradavano e lasciavano
spazio ad un cielo limpido e azzurro. Il sole riscaldava la pelle
della famiglia Faes in maniera piacevole e non afosa, opprimente come
era solito accadere durante l'estate.
Finito
di pranzare, il padre di Raphael e Samuel prese il computer e si
appresto a verificare le notizie del giorno: 15 marzo 2015. Lesse con
attenzione gli articoli e uno in particolare lo colpì.
Quella notte
sarebbe avvenuta un eclissi totale della luna. Entusiasta della
notizia lo raccontò alla famiglia e il piccolo ne rimase
colpito.
«Voglio
vedere l'eclissi e...»
«Sempre
che non ti addormenti prima» lo interruppe Raphael.
«Riuscirò
a vederla.»
«Vedremo.»
La
sera arrivò svelta e insieme al sole anche la luce
svanì. Come
previsto dal fratello maggiore, passate le dieci, Samuel si
addormentò e diversamente dal solito anche Raphael lo
raggiunse. Passarono diverse ore in cui i due fratelli dormirono
beatamente fino
a quando Samuel cominciò a contorcersi nel sonno e
all'improvviso
scattò a sedere, sospirò rumorosamente e
aprì gli occhi. Uscito
dalla tenda alzò lo sguardo al cielo e mentre ammirava
incantato
quell'enorme cerchio nero contornato da un' intensa luce bianca,
pensò fosse la cosa più bella che avesse mai
visto in tutta la sua
vita. La luce bianca appariva accecante se vista da vicino, ma a
Samuel gli ricordava tanto un suo sogno. Rimase immobile a
contemplare la bellezza, secondo lui straordinaria, di quel fenomeno
atmosferico e solo dopo alcuni minuti si accorse di un ombra accanto
a se.
Si
girò spaventato all'idea che qualcuno lo osservasse, quando
si girò
si accorse di essersi sbagliato. Nessuno lo osservava, davanti a lui
si ergeva un enorme castello grigio.
Samuel
aveva sempre desiderato visitare una fortezza, ma l'occasione non si
era mai presentata. Lo scrutò strabiliato ancora qualche
istante poi
inesorabili passi lo condussero verso l'entrata. Poi un rumore
proveniente dalla tenda lo costrinse a distogliere lo sguardo. Il
fratello maggiore si era svegliato e appena lo vide urlò il
suo
nome.
«Torna
qui. Subito.»
«Ma
voglio vedere com'è il castello.»
«Taci
e torna indietro.»
«No.
Io voglio entrare.» Furono le ultime parole che il fratello
udì
prima di vederlo scomparire dietro l'immenso portone nero.
Raphael
prese una torcia dal suo zaino e corse verso l'ingresso di quel
edificio grigio, apparso dal nulla. Entrò lentamente, ancora
confuso
e disorientato. Le domande vorticavano nella mente, ma nessuna
risposta sembrava soddisfarlo.
«Siete
davvero voi, William?» Una voce curiosa proveniente da un
angolo
remoto della fortezza distrasse il ragazzo. Raphael si
affrettò ad
accendere la torcia. Illuminò lo spazio vuoto davanti a se,
ma non
vide nessuno. «Sono qui.» Rischiarò il
buio alla sua destra e si
trovò davanti al suo interlocutore.
«Con
chi parli?»
«Con
voi, William.»
«Io
non sono William e non ti conosco.»
La
giovane donna dai capelli marroni e dagli occhi azzurri sorrise
ruotando leggermente il volto verso destra.
«Siete
il solito stolto di quel tempo. Scommetto che è stata una
vostra
idea imprigionarmi qui dentro. Ma non preoccupatevi, so come uscire
da questo posto e voi siete capitato nel momento più
opportuno. Dopo
tanto tempo, otterrò quello che ho sempre
desiderato.»
«Io
sono Raphael, non conosco nessun William.»
«Non
riesco a spiegarmi il perché delle vostre azioni. Sapevate
che ero
imprigionata qui, eppure siete entrato lo stesso.»
Raphael
continuava a non capire i discorsi della donna e intanto si chiedeva
chi fosse questo William di cui parlava.
Gli
occhi azzurri di lei continuavano a osservarlo e solo quando il
ragazzo non riuscì più a sopportare il suo
sguardo indagatore,
venne attirato da un' angosciante verità. Davanti a lui la
luce
della torcia ricadeva sull'esile corpo di lei, ma nessun ombra
strisciava al suolo.
Con
la mente offuscata dai dubbi e dalle molteplici incomprensioni,
ruotò
il corpo e si mise a correre. Era veloce, le gambe si muovevano
svelte e i passi rimbombavano all'interno del corridoio.
«Samuel»
chiamò il fratello sperando in una risposta.
«Samuel.» Ancora
silenzio. «Samuel, dove sei?» urlò
più forte il ragazzo.
«Eccomi.»
Dietro
di lui il bambino teneva per mano la donna, che compiaciuta
sorrideva.
«Vi
spaventate con poco, solo per un' ombra non vista»
scherzò
freddamente.
«Samuel
vieni qua. Subito.» Gli occhi terrorizzati e severi del
fratello
costrinsero Samuel ad avvicinarsi velocemente. «E tu, cosa
sei?»
«Siete
davvero un incosciente. Io non faccio mai domande di cui non voglio
sapere la risposta. Per cui Signor William, siete sicuro della vostra
domanda?»
«Te
lo ripeto un' ultima volta. Io non sono William, il mio nome
è
Raphael Faes e tu cosa sei?»
«Aspettate
qui, tornerò presto.» Un nuovo ghigno comparve sul
volto della
donna che sparì per qualche istante e ritornò
passati un paio di
minuti. «Se volete delle risposte, leggete questo
libro.»
I petali dell'anima
è
distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
Internazionale.
Angolo
Autrice
Buon
pomeriggio popolo di Efp,
Eccolo
il Capitolo uno de “I petali dell'anima”.
Ebbene come avrete notato la donna dà del voi
quando si rivolge a Raphael, ma perchè parla in questo
modo... strano? Scommetto che saranno molte le domande che in questo
momento vi frullano per testa, ma ahimé dovrete aspettare il
prossimo capitolo per le risposte, io non posso dirvi nulla!
Colgo l'occasione per
ringraziare le due persone che hanno inserito la mia storia tra le
preferite: Lilith Nicole e meme_97. Ma un grazie va anche a Hyrie,
che ha inserito la storia tra le seguite. In più –
e poi ho finito
– un grazie veramente speciale va a Terens (♥),
che molto gentilmente mi farà una specie di
“copertina” – se
così vogliamo chiamarla – del racconto.
Bene,
detto questo spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Come
sempre sarei felice di sapere cosa ne pensate e se ho fatto qualche
errore!
Un
abbraccio
Helen
Ward