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Autore: Blackrose_96    18/05/2014    2 recensioni
Premetto che i protagonisti e l'ambientazione di tale storia non appartengono a me, bensì alla scrittrice di efp Tomocchan, che ha indetto questo contest per stabilire in che modo i carissimi Niklas e Jackie si potrebbero dichiarare. >.>
Dalla storia:
-Tylor non giungere a conclusioni affrettate! Non è come credi! Noi non stavamo, insomma … quello che voglio dire è che questa pazza era armata di rosa canina e mi ha immobilizzato e …
[...]Tylor, senza nemmeno degnarsi di ascoltare le sue parole, fece scorrere lo sguardo da Jackie, ormai divenuta un criceto rubicondo, a Niklas, ancora KO, e di nuovo da Niklas a Jackie, come se stesse seguendo una partita di ping pong.
-Almeno la prossima volta chiudete la porta – affermò il vampiro dai capelli chiari[...]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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DESCLAIMER: I personaggi e l’ambientazione qui presentate non appartengono a me, ma all’autrice Tomocchan, che ha gentilmente concesso il loro utilizzo (oddio, così viene da pensare male >.>) per la stesura di questa storia. Spero vi piaccia!

Di zii e cugini - l'amore non va in vacanza
 
You and I
We don’t wanna be like them
We can make it till the end.
 
Casa Reiter, Dublino, 23 Luglio, mattino.
Odiava l’estate. Dio, quanto poteva odiare l’estate. Il caldo, le giornate assolate e afose, la notte che sembrava non giungere mai.
E l’insana voglia di infilarsi dentro il frigorifero per non uscirne più. Mai, mai più.
-Niky, hai sentito cosa ho detto?!
Niklas Reiter si rigirò sul letto rovente, mugugnando qualcosa di incomprensibile, senza degnare di uno sguardo Jackie, appena entrata nella stanza semibuia del vampiro nerd. Adesso non ce la faceva proprio a reggere anche la voce acuta e seccante dell’amica, con tutte le sue proposte assurde, i suoi progetti …
Se solo non avesse fatto così caldo, Niklas l’avrebbe già presa per i fianchi e l’avrebbe fatta distendere lì accanto e poi l’avrebbe baciat si sarebbe girato e le avrebbe intimato di stare zitta. A che cosa pensavate, mica Niklas è un pervertito, eh!
Jackie gonfiò le guance come un criceto. Detestava profondamente l’essere ignorata, soprattutto da parte di Niklas. E aveva imparato – a sue spese, ovviamente – che d’estate l’austriaco era ancora più pigro e statico e in perenne stato vegetativo e … c’era un solo modo per risvegliarlo da quello stato di trance. No, non aprire le tende, anche se quello l’avrebbe LETTERALMENTE reso pimpante come un fuoco d’artificio. Jackie mollò la cartella sulla moquette con un tonfo e, prima che Niklas potesse notare cosa diamine aveva combinato la brunetta – quella pazza era capace di tutto, anche di distruggergli la casa, se solo fosse stato necessario! –, si lanciò sul ragazzo spaparanzato a braccia e gambe larghe sul letto.
-AAAH!!! – strillò Jackie, come fosse un grido di battaglia.
Ma era completamente matta?! Niklas, schiacciato dal peso della ragazza, soffocò un gemito, prima di girarsi di scatto, catapultando Jackie sull’altra sponda del letto e piazzandosi sopra di lei, per immobilizzarla nel caso avesse compiuto qualche movimento inconsulto. Ma … ma … ma …
Niklas arrossì di botto, voltando lo sguardo da un’altra parte, non appena la osservò più attentamente. La brunetta infatti indossava soltanto una canotta azzurra dalle bretelle sottili, dei pantaloncini inguinali e delle converse fucsia ai piedi.
Jackie, d’altra parte, fece lo stesso, le guance gonfie e vermiglie per l’imbarazzo. Neanche il vampiro era … abbigliato con la sua migliore mise. Una maglietta semplice e i boxer non facevano estate, ma di certo la facevano sentire maledettamente impacciata. Non guardare, non guardare, Jackie, non guardare! Ma era come se i suoi occhi non seguissero gli ordini del suo cervello. E le sinapsi le andarono letteralmente a fuoco non appena si rese conto in che DIAVOLO di posizione si trovavano. Roba da … da … shoujo manga!
-Ma sei completamente impazzito?! – squittì con quella sua vocetta irritante.
-Guarda, stavo per dirti la stessa cosa! Ma come ti può saltare in mente di una cosa simile?! – rispose caustico l’austriaco, spostandosi da quella posizione equivoca, per poi recuperare gli occhiali dal comodino.
- Stavo per dirti la stessa cosa – gli fece il verso la brunetta, pizzicandogli un fianco – allora, caro Niklas-sto-di-nuovo-ingrassando-Reiter, posso dire ai miei che verrai con noi?
Niklas la guardò un secondo, stranito. Andare dove?
-Niky, sei sveglio o stai ancora dormendo? Ti ho chiesto se vuoi venire con me e la mia famiglia al mare! Mio zio ci ha invitati nella sua nuova villa nell’Irlanda del Sud, e ha detto che possiamo portare degli amici, dato che casa sua è molto grande. Potrei invitare anche Stoyàn, Charlotte e Taylor, non ti pare? Mi sembra brutto non chiederglielo …
No, ok, qui le possibilità erano due: o era completamente pazza o voleva sul serio eliminarlo, farlo fuori, kaput. Altrimenti perché una richiesta così balenga? Si era forse dimenticata che gli bastava un minuscolo raggio di sole per trasformarsi in una torcia umana? Nik la fissò, indeciso se ridere o piangere, per qualche altro secondo, prima di affermare sarcastico:
-Certo che verrò! Ma che, scherzi? Come potrei perdere un’occasione simile? C’è un modo più chic di morire ardendo come un falò di foglie secche in mezzo a una spiaggia chiassosa e strapiena di bagnanti prima di trasformarsi in un mucchietto di cenere e volare in mare? Ma cosa hai mangiato stamattina al posto del latte e biscotti? Guarda che le pillole dell’armadietto delle medicine mica sono zuccherini!
Ok, forse aveva esagerato un tantino, ma era lei ad avere torto! L’aveva svegliato nel bel mezzo di un mattino torrido (casualità, uno dei pochi davvero caldi in una città come Dublino), si era lanciata addosso a lui e la sua vicinanza gli aveva fatto venire una stramaledetta fame; non erano neanche le dieci, era incavolato nero e già la gola gli bruciava per la voglia di sangue, nonostante avesse “mangiato” nemmeno ventiquattr’ore prima. No, così non andava, così non andava affatto.
-Niklas, sei proprio un idiota! – esclamò inviperita l’irlandese, tirandolo per un braccio e facendolo cascare nuovamente sul letto. E, prima che lui potesse difendersi in qualche modo, Jackie gli spiaccicò la rosa canina leggermente appassita, che portava fra i capelli arruffati, sulla faccia.
Il vampiro tentò di proteggersi portando le mani davanti al volto. Inutile, quel maledetto fiore gli aveva ustionato gli occhi e dei lacrimoni grossi come semi di zucca cominciarono a scivolargli giù per il viso.
Jackie, presa dalla folle frenesia per la vendetta appena gustata, gli si mise a cavalcioni sulla schiena e cominciò a fargli il solletico a più non posso.
-Così impari, imbecille!
~
-LA VOLETE SMETTERE CON TUTTO QUESTO BACCANO?! SE NON DORMO ALMENO 8 ORE LA MASCHERA PER IL VISO NON FARA’ IL SUO EFFETTO E …
Un Tylor alquanto scandalizzato, in vestaglia e con una quantità di bigodini non indifferente in testa, era fermo sulla soglia della camera di Niklas, che fissava i due ragazzi, immobilizzatisi di colpo. Era come se la crema biancastra che aveva spalmata in faccia si fosse cementificata, conferendogli un’espressione allucinata.
Jackie, rossa e balbettante come mai nella sua vita prima di quel momento, tentò di pronunciare qualche giustificazione con scarso successo. O. Mio. Dio. Sono sopra di Niklas e sembra che … ODDIO. La ragazza saltò subito giù dalla schiena inarcata del ragazzo, ancora gemente e senza fiato. Nonostante tutto, il vampiro moro prese la parola, impastando velocemente una scusa plausibile:
-Tylor non giungere a conclusioni affrettate! Non è come credi! Noi non stavamo, insomma … quello che voglio dire è che questa pazza era armata di rosa canina e mi ha immobilizzato e …
Non era una scusa e non era plausibile: anzi, si era legato le mani da solo. Ma proprio quel pettegolo di Tylor doveva entrare nella stanza? Adesso mezza Dublino avrebbe saputo che lui e Jackie facevano cose che in realtà non avevano mai fatto!
Tylor, senza nemmeno degnarsi di ascoltare le sue parole, fece scorrere lo sguardo da Jackie, ormai divenuta un criceto rubicondo, a Niklas, ancora KO, e di nuovo da Niklas a Jackie, come se stesse seguendo una partita di ping pong.
-Almeno la prossima volta chiudete la porta – affermò il vampiro dai capelli chiari in tono incolore, etereo, trasognato. Come se si trovasse a migliaia di chilometri da lì, pensando chissà a quali strane fantasie.
Senza aggiungere altro, il ragazzo scivolò oltre la soglia e si chiuse la porta alle spalle, lasciando la bruna e il moro da soli con il loro cubitale imbarazzo.
 
~
 
Contea di Waterford, due settimane dopo, tardo pomeriggio.
La macchina di Howard O’Moore sobbalzava continuamente sulla strada sterrata persa in mezzo al nulla, incastrata fra il mare agitato a destra e la landa desolata a sinistra.
-Fra cinquanta metri svoltare a destra.
La voce metallica del navigatore satellitare – che prendeva a malapena in mezzo alla brughiera disabitata, per la cronaca – rimbombò nello stretto abitacolo dell’Opel Adam stracarica, di un vomitevole verde cancrena, appartenente a sua madre, mentre Jackie e Jack continuavano a battibeccare schiacciati contro i sedili posteriori.
-Smettila di darmi pizzicotti!
-Quando dimagrirai ancora lo farò, cicciottina! – esclamò Jack, l’unico dei fratelli di Jackie presente, ridacchiando.
-Mammaaaa! Jack dice che sono grassa!
-Jack, smettila di offendere tua sorella!
-Ma ha cominciato lei!
-Non è vero! – berciò Jackie piccata – adesso me la paghi!
Con abile mossa la bruna sfilò dalle mani del fratello l’amato telefono cellulare e lo sventolò in aria come fosse un trofeo. Vittoria, vittoria! Jackie 1, Jack 0. Così imparava a prenderla in giro, il suo amato gemellino! Ci aveva messo così tanto tempo e fatica per dimagrire, fra cibo sano e nuoto, che non avrebbe permesso a quel cafone di suo fratello di prenderla in giro! Lei e Nik ci avevano messo così tanto impegno per raggiungere quell’obiettivo. A proposito, dov’erano Niklas e gli altri? Si voltò un attimo per intravedere oltre il lunotto la strada deserta: ma dov’erano finiti?
-Molla l’osso, cicciona! – ringhiò Jack, facendo trasecolare la sorella sovrappensiero, e catapultandosi sopra di lei per riprendersi il SUO cellulare. Nell’irruenza del gesto la custodia dell’amata macchina fotografica del padre, con dentro la suddetta, cadde dal sedile con un tonfo. Allora, mentre il navigatore continuava a gracchiare indicazioni errate, il signor O’Moore inchiodò la macchina di botto e, nonostante la moglie cercasse di tranquillizzarlo, egli sbraitò:
-TUTTI FUORI DALL’AUTO, ORA!!!
I figli obbedirono, pallidi come cenci. L’avevano fatta grossa, tanto che Jack sembrava essersi dimenticato che il suo amato S4 era in mano alla gemella, più esangue e preoccupata di lui.
-Dici che ci lasciano qui? – chiese Jackie con un filo di voce, asettica.
-Probabile – rispose l’altro.
Anche la donna era scesa dall’auto per prendere una boccata d’aria fresca, lasciando il marito solo con la sua fotocamera professionale, mentre controllava che nulla avesse subito danni. Altrimenti sì che i gemelli avrebbero subito danni, eccome! E lei non le avrebbe certo difese, quelle due canaglie patentate.
~
Nel frattempo, a circa cinquecento metri di distanza, procedeva lentamente il macinino noleggiato da Stoyàn – una Miniminor di non si sa quale secolo, ovvero la più economica autovettura a noleggio – con a borda la combriccola di vampiri al completo e una quantità spropositata di bagagli legati con delle corde al tettuccio della macchina. Principalmente, quelle valigie appartenevano a Taylor e Charlotte, dato che gli altri due vampiri avevano portato con loro soltanto un trolley con tutti i loro effetti personali dentro.
-Attenta, Ranocchia, lì c’è una buca! – gridò allarmato Taylor dal sedile posteriore, indicando la strada.
-Dove?! – prima che qualcuno potesse rispondere, la francese prese la buca in pieno. Lo scassone, che avevano spacciato a Stoyàn per automobile, sobbalzò bruscamente, tanto che Niklas, seduto dietro accanto a Taylor, si strinse ancora di più al petto la gabbietta della sua adorata Jo, che da come si muoveva sembrava essere estremamente impaurita.
Ma chi glielo aveva fatto fare di accettare? E chi gliel’aveva fatto fare a quella schizzata di Jackie di invitare pure quegli altri tre? Già soltanto l’idea del sole gli faceva accapponare la pelle, figuriamoci due settimane al mare in villeggiatura! Ma la bruna e i tre vampiri non avevano sentito ragioni: un soggiorno gratis non si rifiuta mai, aveva detto Stoyàn. E, se avessero avuto fame, avrebbero potuto comunque attingere da qualche paesano o dalle sacche di plasma contenute nella borsa frigo, che il bulgaro aveva insistito per portare. Ma quel viaggio si stava tramutando in un incubo: ore e ore di viaggio in un “auto” minuscola con alla guida una pazza furiosa che sapeva appena come cambiare marcia – ma purtroppo era l’unica ad avere la patente – e con il telefono scarico da almeno mezz’ora. Forse tutte quelle partite a Snake nelle ore precedenti non avevano fatto tanto bene alla batteria.
~
Nik sbuffò, spazientito, mentre la macchina arrancava ancora più difficoltosamente di prima per il sentiero. Ormai era già da un po’ che l’austriaco s’era accorto di provare qualcosa di più di una semplice amicizia per Jackie, ma non aveva ancora trovato il coraggio di confessarglielo. Non era una cosa facile, per nulla: non aveva la più pallida idea di che reazione avrebbe avuto la bruna, cosa avrebbe pensato, fatto o detto; e poi … se avesse ricambiato i suoi sentimenti, l’avrebbe messa in pericolo, in grave pericolo. E Niklas non voleva rischiare di farle del male in alcun modo. Meglio un’amica viva che un’amante morta, no? Ma una terrificante stretta al cuore gli fece capire che il suo tipo di ragionamento non poteva funzionare – non nella situazione in cui si trovava lui, almeno.
-Ops, mi sa che il motove della macchina ci sta abbandonando – sibilò Charlotte, col suo inconfondibile accento.
-Luzhliv! Penso che si sia bucata una gomma …
-C’era da aspettarselo! Cosa ci si può aspettare da una caffettiera di due secoli fa con alla guida questa Ranocchia? – replicò Taylor, spostando dalle sue gambe la pesante trousse gialla e rosa che si era portato dietro.
-Non sono una Vanocchia, stupida femminetta! – esclamò la francese furente.
-Comunque la cosa migliore è scendere dalla macchina ed andare a cercare i signori O’Moore, non dovrebbero essere troppo lontani – affermò Stoyàn, risoluto e organizzato come sempre – Niklas, avverti la signorina Jackie del nostro piccolo incidente; non vorrei che si preoccupassero non vedendoci arrivare dietro la loro autovettura.
L’austriaco prese il telefono con sole due dita e indirizzò lo schermo spento verso il bulgaro, scuotendo la testa.
-Tranquillo, puoi usare il mio.
Un Motorola dell’età della pietra gli volò tra le mani e in una secondo egli scrisse un messaggio al numero di Jackie – che ricordava a memoria.
 
Quella pazza di Charlotte ha bucato una gomma. Fermatevi che qui le indicazioni stradali sono un miraggio. Stiamo arrivando a piedi.
 
I quattro scesero dall’auto e subito dopo il baracchino Motorola trillò:
 
Siamo fermi anche noi. Dp ti spiego. :(
 
-Ma non abbiamo una ruota di scorta?
-Luzhliv! Non sarebbe bastato lo spazio per la tua valigia, Taylor, quindi l’abbiamo lasciata a casa.
-Complimenti, Taylov! – esclamò sarcastica Charlotte dando un calcio alla ruota bucata con i suoi camperos di pelle beige.
-Mi sa che dovremo farcela a piedi – intervenne Niklas – Jackie ci sta aspettando poco più avanti, anche loro sono fermi.
-Ma non possiamo lasciare i bagagli qui! – protestò Taylor, gesticolando.
-Luzhliv! La macchina è a noleggio, se non la riporteremo indietro dovremmo pagarla! – replicò Stoyàn subito dopo.
Niklas li guardò ad uno ad uno, con una perfida idea in mente.
-Allora comincio ad andare solo io e vi recupero dopo, tanto ormai sta calando la notte e non c’è più nemmeno un raggio di sole.
Senza aspettare un’ulteriore risposta, il vampiro più giovane prese il suo trolley e la gabbietta di Jo e cominciò ad incamminarsi verso chissà dove, sperando che un licantropo giungesse insieme alla sera e lo sollevasse dall’obbligo di tornare a prenderli.
 
~
 
 
Fattoria O’Moore, tarda sera.
Non ci poteva ancora credere. No, non poteva essere. Quella di suo zio non era una meravigliosa villa in riva al mare, ma una fattoria! Jackie, sfinita sia fisicamente che psicologicamente, si distese sul letto della camera che le aveva messo a disposizione sua zia e che condivideva con Charlotte – al momento sotto la doccia. Era stata un’avventura arrivare lì, suo padre ancora non aveva rivolto la parola né a lei né a Jack, la macchina dei vampiri si era fermata in mezzo al nulla e avevano perso un’ora e mezza per trovarla e recuperarla e … Niklas sembrava essere furioso. E questo la faceva stare male, malissimo. Si sentiva in colpa per l’arrabbiatura dell’amico, l’avrebbe voluto abbracciare e dirgli che le dispiaceva che il viaggio fosse andato così male; ma il vampiro si era già chiuso in una delle altre stanze per gli ospiti – che condivideva con Stoyàn, il quale al momento stava parlando al piano di sotto con zio Patrick a proposito di un lavoro manuale da realizzare il mattino seguente nel pollaio. Probabilmente l’austriaco aveva attaccato il suo amato portatile alla corrente e stava imprecando in tutti i modi perché in mezzo alla campagna internet non prendeva minimamente e lì non c’era Wi-Fi. In fondo zio Patrick, con la moglie e il figlio adottivo, si era licenziato e aveva deciso di distaccarsi completamente dal mondo moderno, per vivere la campagna, sentirla dentro, respirare la natura e tutte quelle altre scemenze New Age.
Dal canto suo, Jackie non era felice nemmeno un po’ della sgradita sorpresa che avevano ricevuto al loro arrivo; l’unico lato positivo era che il figliuolo adottivo di suo zio, Max, che non vedeva dall’età di sei anni, assomigliava tanto al suo amato Harry Styles versione bionda.
~
I suoi pensieri vennero interrotti quando qualcuno bussò in modo deciso alla porta della stanzetta. Magari era Niklas che si era finalmente reso conto dei suoi sentimenti e l’avrebbe abbracciata stretta, per poi baciarla e voleva dirle in faccia che non avrebbe resistito un secondo di più senza connessione e se ne sarebbe andato seduta stante, a costo di morire di sete in mezzo al nulla, straziato da un branco di licantropi fino al suo ultimo respiro. Magari un succo di frutta l’avrebbe tirato un po’ su …
Quando sentì nuovamente bussare, la brunetta sbuffò e l’aprì, ritrovandosi davanti Max – altrimenti detto “Harry Styles dei poveri” – tutto sorridente.
-Ciao! – esclamò lui, imbarazzatissimo – come va la vita a Dublino?
Jackie lo guardò con un sopracciglio alzato. Era da quando aveva sei anni che non lo incontrava né lo sentiva, dato che il cugino non aveva nemmeno facebook – anche se, doveva ammetterlo, era cresciuto bene in quegli anni –; insomma, trovava tutta quella confidenza fuori luogo.
Presumibilmente in qualsiasi altra situazione si sarebbe messa a squittire dalla gioia di conoscere un sosia di uno degli Onedì, ma quella sera non era proprio in vena.
-La solita storia, scuola, studio, amici …
-Quest’anno hai finito il liceo, vero?
Sì, ma a te che importa?
Jackie annuì, impassibile.
-Io l’anno scorso, poco prima del trasferimento. Ti va di fare un giro con me? Se vuoi ti porto a fare un giro nella stalla. Ti piacciono i cavalli? – chiese timido il ragazzo, fissandola con i suoi occhi verde intenso.
Gli occhi di Niklas sono più belli, però. Ma che andava a pensare?! Chissà che stava facendo Niklas a quell’ora. Di certo non stava pensando a lei. Nonostante l’occasione di rimanere in stanza da sola ad ascoltare musica deprimente e a rimirare le stelle dalla graziosa finestra, struggendosi per la propria condizione, le risultasse alquanto allettante, l’opportunità di svagarsi un po’ con un Harry Styles tutto per sé prevalse e con un sorriso rispose al cugino:
-Va bene, dai. Dammi cinque minuti e arrivo! Sono proprio curiosa!
-Oh, mi fa piacere! – esclamò sinceramente compiaciuto Max, con i palmi delle mani sudati e le guance in fiamme, prima di uscire, chiudendosi la porta alle spalle.
Jackie si diresse verso la valigia ancora da svuotare e tirò fuori il primo capo d’abbigliamento che le capitò, però … aveva sempre criticato Niklas – ma perché i suoi pensieri vertevano sempre su di lui?! – per il suo essere poco curato, in particolare nel modo di vestire. Sembrava quasi averla contagiata con la sua sciatteria.
Che male c’era a vestirsi bene? In fondo stava per fare una romantica passeggiata al chiaro di luna nei campi insieme ad un ragazzo carino e probabilmente anche simpatico. Niklas non le avrebbe mai proposto nulla di così tenero, quindi perché avrebbe dovuto rifiutare? Certo, se avesse avuto un’alternativa che coinvolgesse anche il vampiro …
Senza elucubrare oltre, sfilò da sotto un mucchio di magliette un vestito che aveva comprato apposta per la vacanza, abbinato con dei sandali bassi e una pochette casual. Certo, una mise non proprio perfetta per la campagna, ma avrebbe fatto la sua figura. In un attimo si vestì e, prima di pettinarsi i capelli in una coda alta, si ravvivò il viso con un filo di trucco e un bel rossetto pieno sulle labbra ben disegnate.
-Sono pronta! – urlò al biondo, che probabilmente la stava aspettando dietro la porta, prima di uscire e sorridergli allegramente, seguendolo fuori casa.
~
Niklas inveì come un matto nel momento in cui la connessione lo abbandonò di nuovo, facendogli perdere a tavolino l’ennesima partita a The War of Past. Maledetta fattoria, maledetta campagna, maledetta Jackie! Con un colpo brusco spense il portatile, un attimo prima di controllare che i suoi gesti rabbiosi non avessero guastato l’aggeggio.
-Certo che dovresti calmarti un po’, eh! – esclamò Taylor, intento a limarsi le unghie disteso sul letto di Stoyàn.
-E tu perché non te ne vai nella tua stanza, invece? – abbaiò Niklas, infuriato.
-Non condivido la stanza con nessuno, mi annoierei a stare tutto il tempo da solo! – disse gongolante il vampiro bioncastano.
Niklas lo ignorò per evitare di rivolgergli un’imbarazzante sequela di insulti e, sbuffando, si affacciò alla finestra, da cui entrava una brezza fresca. Per poco non disintegrò il marmo del davanzale, se solo non fosse sopraggiunto Taylor da dietro.
-Ehi, Niklas, che ti prende?
L’austriaco non replicò, ma ringhiò soltanto, continuando a fissare i campi e a stringere convulsamente il davanzale. Taylor si avvicinò a lui e intravide, oltre la sua spalla, una figura in rosso, delicatamente illuminata dalle lampade da giardino, che passeggiava, ridendo allegramente, insieme ad una figura maschile. In un attimo il suo cervello fece due più due e dovette infliggersi violenza fisica per non esternare qualche commentino che avrebbe fatto scattare Niklas dalla furia.
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Prima la connessione, ora anche questo! Il vampiro era furibondo, sentiva la bocca pregna di saliva, i canini pungergli le labbra, la voglia di uccidere rodergli le viscere come una trivella in funzione. Che ci faceva Jackie con quello lì, VESTITA IN QUEL MODO PER GIUNTA!!! Come se non bastasse, il ragazzo – che dalla corporatura probabilmente era il cugino adottivo che si era presentato al loro arrivo – si sfilò la giacca di pelle e la poggiò sulle spalle della bruna – lasciate scoperte dal vestito scollato – che gli sorrise di rimando. Il vampiro sperava soltanto che non gli capitasse sottomano nelle prossime quarantotto ore, altrimenti l’avrebbe scuoiato vivo, parola sua. Poi la fame, Dio, quanto avrebbe voluto sbranarlo, strappargli la giugulare dal collo e staccargli quelle luride dita con cui aveva sfiorato le braccia della SUA Jackie!
Quando i due piccioncini entrarono in un capanno illuminato un po’ distante dalla villa, Niklas si mosse da quella posizione e, spintonando bruscamente Tylor, guadagnò ad ampie falcate verso il corridoio, sbattendosi la porta alle spalle. Nonostante Taylor lo stesse seguendo, l’austriaco si diresse a passo di carica verso la porta, prima di poter essere intercettato dai membri della famiglia O’Moore e da Stoyàn, che stavano discutendo animatamente sulle modifiche migliori da apportare al granaio per evitare qualsiasi possibile danno durante le piogge invernali. Ma non appena il bulgaro vide uscire il suo allievo adirato dalla porta d’ingresso, si accomiatò dagli ospiti e chiese in disparte cosa fosse successo ad un teso e preoccupato Tylor.
Niklas in nemmeno un minuto raggiunse il capanno in cui Jackie e quel disgraziato erano rintanati. Oh, gliel’avrebbe fatta pagare, a tutti e due!
~
-E questa invece è Bessy. Tranquilla, non ti farà nulla, in genere non ha paura degli sconosciuti. – la voce di Max riecheggiò fra le mura di legno della stalla.
La figura sinuosa della bruna di spalle si protese verso il muso di una giumenta bianca, che accarezzò dolcemente mentre quella nitriva. Ma nel momento in cui il vampiro entrò nell’edificio, i cavalli cominciarono ad innervosirsi, a scalciare, a soffiare spaventati. Jackie si allontanò, pensando di aver causato lei tutta quella paura; ma la figura di Niklas, rigida e tesa all’entrata, la fece ravvedere.
Niky! Non sembrava neanche lui con quello sguardo, così aggressivo, così animalesco. E, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, era per colpa sua. Oh, non l’avrebbe dovuto trascinare in un posto privo di connessione, ed ecco il risultato!
Nik ringhiò querulo, stringendo i pugni. Oh, no, no, no. Che cavolo stava facendo! Era stata una stupida; si sentiva tanto stupida. Perché era andata con quel ragazzo, senza pensare nemmeno ad avvertirlo? Ma in fondo perché lui l’avrebbe dovuto sapere? Oddio, oddio, oddio. Nel momento in cui il suo sguardo si incrociò con quello di Niklas, un tremendo brivido le attraversò la spina dorsale, freddandola dentro come un colpo di pistola dritto fra le vertebre. Voleva muoversi, doveva muoversi; ma era come se il suo corpo si fosse immobilizzato sotto la luce tremolante dei neon. Doveva fare qualcosa, immediatamente.
-Ah, sei tu! Mi chiedevo perché i cavalli fossero tanto agitati! – esclamò Max cordialmente; ma, non appena guardò il volto di Niklas, la sua bonarietà svanì di colpo.
L’austriaco avanzò a passo marziale verso loro due, ma venne prontamente bloccato da Jackie che, in un impeto di coraggio, si era fatta avanti e l’aveva abbracciato stretto. I due ragazzi sobbalzarono contemporaneamente, uno per lo stupore e uno per la delusione.
-Ciao Niky! Pensavo non uscissi più dalla tua camera!
Era come se la rabbia fosse sfumata tutt’a un tratto, si fosse spenta come una brace di sigaretta contro l’asfalto umido, lasciando solo un effimero sbuffo di fumo.
-S-scusate, non sapevo che fra voi … cioè io … - farfugliò Max, in preda alla più profonda vergogna.
-Tranquillo, Max, ci vediamo dentro; tieni, il giubbotto – rispose lei, separandosi un attimo dal suo Nik e restituendo la giacca al cugino, che se ne andò via veloce come un lampo.
~
-Si può sapere che diavolo ci facevi in un posto come questo, vestita così e con quel tipo?! – sbottò finalmente Niklas, sfogandosi con la brunetta, che gli sorrideva nonostante tutto.
-Nulla, Niklas. Perché me lo chiedi? È soltanto mio cugino. Non è che sei geloso? – gli chiese lei bruciapelo, con una punta di soddisfazione.
Nik, imbarazzatissimo, voltò lo sguardo da un’altra parte. Sì, lo era, lo era tantissimo. E non poteva sopportare che ella stesse con qualcun altro, che riservasse i suoi meravigliosi sorrisi a qualcuno diverso da lui. Lui l’amava, diavolo, e non ce la faceva più a trattenersi! L’amava come non aveva mai amato nessun’altro. L’amava non per il suo sangue, non per il suo corpo: l’amava perché era lei e basta. Se il mondo fosse stato sul punto di esplodere e lui avesse avuto l’opportunità di salvare solo una persona, avrebbe indubbiamente scelto lei, senza pensare nemmeno un attimo a mettere in salvo la sua ormai (troppo) lunga vita. La guardò di nuovo, nei suoi occhi scuri come pozze d’inchiostro, con quelle sue labbra dolci e perfette, rese rosse e turgide dal rossetto. Era bella e preziosa come un fiore di zafferano con quel vestito largo e vermiglio che le cadeva meravigliosamente sui fianchi. E, più la guardava, più si rendeva conto che anche un cuore ormai fermo da tempo poteva ricominciare a battere con vigore impensabile.
-Sì, sono geloso – sibilò soltanto.
Jackie pensò che le sue orecchie l’avessero ingannata, ma, nel momento in cui egli le prese il viso fra le mani e le sciorinò addosso tutti i suoi sentimenti, fu costretta a ricredersi.
-Ti amo, Jackie! Perché non riesci a capirlo?! Io ti amo, ti amo come non ho mai amato nient’altro. Non sei il mio sole, non sei l’aria che respiro, non sei come nient’altro per me. Non ho mai scelto niente nella mia vita: non ho deciso io di vivere da eterno adolescente in una notte senza tempo; non ho deciso io di andare in quella guerra che mi ha dato la morte. È proprio per questo che ti amo, perché tu sei una mia scelta. E sei la mia scelta migliore, Jackie, l’unica che vale davvero la pena di ricordare.
Era come se il cuore di Jackie si fosse fermato; ma, nonostante questo, non sapeva per quale strano meccanismo anatomico, i suoi occhi si riempirono di lacrime che cominciarono a scivolare giù come neve in una notte d’inverno. È strano, l’amore. È così diverso da persona a persona; ma quando colpisce con la sua forza inarrestabile non si può far altro che arrendersi. Arrendersi in balia di un mare dolce che culla e carezza come una madre e un amante. Un mare in cui Jackie e Niklas non avevano mai navigato; ma adesso erano lì, insieme, a naufragare su una zattera di parole mai stata così solida.
-Ti prego, rispondimi! – implorò il ragazzo, ansioso di stringerla e baciarla. Non sapeva nemmeno lui dove aveva preso tutta quell’audacia, ma era consapevole che non poteva arrendersi adesso; altrimenti non avrebbe ritrovato quel coraggio che era stato necessario per dichiararsi.
La brunetta scoppiò in lacrime, ma, prima che lui potesse pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato, lo baciò, allacciandogli le braccia al collo.
Egli la strinse a sé come facesse parte di lui, come fosse la scintilla capace di far battere il suo cuore gelato. Ricambiò il bacio senza fretta e si stupì egli stesso di quella sua delicatezza, di cui non aveva mai avuto coscienza. E lo approfondì ancora di più quando sentì le labbra della ragazza schiudersi per permettere alla sua lingua di esplorarle la bocca, in un gesto sensuale e sconosciuto ad entrambi.
Ancora qualche bacetto tenero e casto sulle labbra e poi si allontanarono, guardandosi in volto con una nuova luce negli occhi. Nik le asciugò il volto sporco di lacrime e mascara sciolto con le dita.
-Ma guardati, sei un disastro – sussurrò con dolcezza, poggiando la sua fronte contro quella di lei.
-Anche tu, è solo che non riesci a guardarti allo specchio – ridacchiò la ragazza, baciandolo a stampo – ti amo, caro vampiro nerd che per una sera è stato davvero affascinante.
-Senti chi parla, è la prima volta che ti vedo vestita davvero bene.
La bruna gonfiò le guance a gli fece la linguaccia, nonostante il suo complimento le avesse fatto non poco piacere. Lo amava, lo amava da morire proprio perché era così. Ed era felice, come mai lo era stata nella sua vita.
-Non è vero!
Nik rise, solleticandole i fianchi, per poi rifugiarsi nell’incavo del suo collo, appena sopra il seno. Avrebbe resistito alla sua sete a qualunque costo; non avrebbe rovinato quel momento meraviglioso. E, nonostante il profumo di Jackie lo tentasse da morire, resistette ai suoi impulsi famelici ancora e ancora.
Rimasero così, in silenzio, ancora per un po’, per una volta come due ragazzi normali, della loro età; tanto che non si preoccupavano dei cavalli lì intorno, ora più tranquilli, e dei sei occhi indiscreti che li spiavano dai campi.
-Taylov, spostati, non viesco a vedevli!
-Zitta, o ci scopriranno!
-Luzhliv! Da qui non ci potrebbero vedere neanche se volessero!
I tre vampiri, fermi dietro un albero poco lontano dalla stalla, osservavano attenti la scena. E pensare che Stoyàn si era preoccupato tanto della reazione che avrebbe potuto avere il suo pupillo! Invece erano cresciuti, sia lui che la signorina O’Moore. Ricordava ancora i primi tempi, quando, in una situazione simile, la fame lo avrebbe portato alla distruzione del suo bene più prezioso … ma ormai non era più così. Ora bastava che Niklas si trovasse un buon lavoro faticoso e allora sì che l’avrebbe reso davvero fiero di lui! Ma non poteva chiedere troppo; per il momento si accontentava della maturità nuova acquisita dal giovane vampiro.
-Andiamo – disse Stoyàn, gonfio d’orgoglio.
-Ma io voglio vedere come va a finire! – si lagnò Taylor, sbuffando.
-Fovza, Taylov, è giusto lasciav lovo un po’ d’intimità – affermò Charlotte, prendendolo per un orecchio e trascinandolo via, verso la grande villa O’Moore.
~
-Nik, forse dovremmo andare.
L’austriaco annuì controvoglia e lasciò i fianchi della ragazza per prenderle la mano. I due uscirono dal capanno, mano nella mano, persi nell’immensità di una notte fresca e piena di stelle.
-Hai freddo? – chiese il ragazzo, sentendo che un leggero tremore le percorreva spalle e braccia.
-Un pochino.
Allora Nik, in un impeto di galanteria, si sfilò la felpa, rimanendo in maniche corte, e gliela porse. A lei brillarono gli occhi e non se lo fece chiedere due volte; si infilò l’indumento, che le stava enorme, e gli baciò la guancia.
-Grazie, Niky.
Lui la baciò sulle labbra, come fosse una fragile bambola di porcellana che un solo soffio avrebbe potuto incrinare.
-Ti amo, Jackie.
 
Nothing can come between you and I
Not even the Gods above can separate the two of us
No nothing can come between you and I
Oh, you and I.
̴You and I
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti, spero che la storia vi sia piaciuta! La canzone è “You & I” degli One Direction che la dolce Jackie ama tanto; pensavo ci calzasse bene! Spero di non aver reso i personaggi troppo OOC. Comunque grazie per avere letto! :D
   
 
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