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Autore: Mela Shapley    18/05/2014    1 recensioni
Marzo, 1943: la Camera dei Segreti libera per la prima volta i suoi orrori, e mentre il panico dilaga alcuni studenti di Hogwarts rimangono vittima di misteriose pietrificazioni. Ma quello di Salazar Serpeverde potrebbe non essere l'unico mostro a vivere nel castello...
Dalla storia:
I suoi occhi ora erano rossi, iniettati i sangue. Le vene del suo viso erano in risalto come nuove cicatrici. Ringhiava minacciosamente, mettendo in evidenza i denti innaturalmente allungati e appuntiti.
[…]
“Cosa sei?”, balbettò.
“Sono la stessa cosa che ora sei anche tu,” rispose, e poi alzò un sopracciglio. “Sono un vampiro.”
Genere: Drammatico, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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VII - Zucchero filato






Dal capitolo precedente:

Inaspettatamente, il ragazzo le afferrò con delicatezza il polso e le insegnò il movimento corretto. Lei si sentì arrossire. Dopo pochi istanti, l’altro aveva già tolto la mano.
Katerina si schiarì la gola e replicò da sola il movimento.
“Remverto!”
Davanti a lei c’era adesso una teiera con decorazione di teschi e croci.
“Ben fatto, Miss Farley,” le disse il professor Silente con uno scintillio negli occhi azzurri. “Quegli ornamenti a forma di teschio sono davvero notevoli. Credo di poter addirittura vedere un minaccioso bagliore rosso nelle orbite oculari.”
Katerina avvampò per l’imbarazzo. Quando il professore si fu allontanato, si girò di nuovo verso il suo compagno di banco.
“Grazie per l’aiuto, Riddle,” gli disse in tono grato.
Tom Riddle le rivolse un affascinante sorriso e le rispose, “Di nulla.”




* * *



Erano trascorse poche ore dalla fatidica lezione in cui Katerina aveva dimostrato la sua scarsa attitudine a trasfigurare tazzine, quando in Sala Comune Abigail si sedette davanti a lei con un sorriso sornione.
“Cos’era quel momento intimo con Riddle a Trasfigurazione?”, le chiese l’amica in tono malizioso, alzando allusivamente un sopracciglio. Mancava solo che iniziasse a mimare uno sbaciucchiamento virtuale, si ritrovò a pensare Katerina, e poi il quadretto sarebbe stato completo.
“Non so di cosa tu stia parlando. Non c’è stato alcun momento intimo,” negò lei distogliendo l’attenzione da due ragazzi del secondo anno che bisticciavano tra loro (ma soprattutto con le rispettive armate) sopra una scacchiera.
“A chi la vuoi dare a bere? Eri rossa come un peperone. E stai arrossendo anche adesso,” disse Abigail in tono trionfante. Katerina cercò invano di nascondere il proprio imbarazzo.
“Non so cosa tu voglia insinuare, Abbie. Negli ultimi cinque anni ho parlato con lui sì e no quattro volte.”
“Eppure da qualche settimana si siede sempre accanto a te durante le lezioni in comune,” insistette la bionda. “A quanto pare qualcuno ha attirato l’attenzione del più bel Prefetto della scuola.”
“State parlando di Tom Riddle?” chiese Matilda mentre sprofondava pigramente nella poltrona accanto a loro.
“In persona. Hai visto come oggi ha spontaneamente dato una mano a Katerina con la sua teiera demoniaca? Proprio lui, che normalmente non aiuta gli altri studenti durante le lezioni neanche sotto minaccia di tortura.”
“Forse ha cominciato a sedersi accanto a me perché a quanto pare sono l’unica ragazza della classe a non morirgli dietro,” fece Katerina in tono sostenuto. Le altre due la ignorarono completamente.
“Certo che ho visto,” rispose Matilda alla domanda di Abbie. “L’ha visto tutta la classe.”
Katerina la guardò con costernazione.
“Ma nessuno aveva di meglio da fare che guardare me e Riddle?”
“Stavamo trasformando delle tazze in teiere. Tu cosa dici?”
“Non so di cosa ti lamenti, davvero,” le fece Abigail. “Molte ragazze avvelenerebbero il tuo succo di zucca in cambio di un casuale contatto fisico con lui come quello che hai avuto oggi. Io lo farei di sicuro.”
“Allora vi consiglio di lasciar stare il mio succo di zucca e di procurarvi teschi e croci: a quanto pare su di lui fanno colpo. E anche su Albus Silente, nel caso foste interessate,” replicò Katerina, scoppiando a ridere davanti ai finti conati di vomito delle amiche.
 
 
* * *
 
 
“Proprio non capisco cosa ci trovi di affascinante nella Sezione di Storia della Magia,” le disse Louis qualche giorno dopo la storia della teiera, apparendo improvvisamente davanti al tavolo a cui si era seduta. La sua espressione era genuinamente perplessa, i riccioli scompigliati come se fosse appena rientrato dai cortili.
“Davvero, ti trovo sempre qui. Non hai altri posti dove stare? La Biblioteca è grande, sai. Senza contare che dovresti fare più attenzione. Qualche malintenzionato potrebbe rendersi conto che i tuoi spostamenti sono prevedibili e approfittarsene.”
A quella battuta così platealmente scorretta, Katerina si ritrovò senza volerlo ad emettere uno sbuffo divertito. Perplessa, lo guardò appoggiare la borsa, sedersi sulla sedia di fronte a lei e tirare fuori libri e quaderni come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Adesso ci facciamo vedere in pubblico insieme?”, gli chiese inarcando un sopracciglio. “Non sapevo fossimo già arrivati a quel punto.”
“A volte capita, nelle relazioni felici,” rispose lui con un sorrisetto. Katerina non commentò quell’affermazione e disse invece, abbassando di nuovo lo sguardo sul libro di Trasfigurazione:
“Mi piace stare qui, è silenzioso. Le altre sezioni della Biblioteca sono sempre piene di studenti, mentre qui non viene mai nessuno.”
“Non me la dai a bere, sorella. Ti ho vista leggere libri di Storia della Magia, la materia notoriamente più noiosa di tutto l’universo,” la accusò puntandole il dito contro.
Katerina alzò le mani in segno di resa.
“Va bene, va bene. Ho cercato di glissare, ma mi rendo conto di non poter nascondere la verità a un investigatore astuto come te. Lo ammetto, mi piace Storia della Magia. La trovo addirittura affascinante.”
“Ti piace? Affascinante?” ripeté incredulo il ragazzo.
“Spesso vengo qui solo per leggere i libri di storia. Volontariamente.”
Louis scosse la testa tristemente.
“Mi dispiace, ma la nostra relazione non può più funzionare. Sei un caso disperato.”
 
Dopo una mezz’ora trascorsa a studiare in silenzio ad eccezione dell’occasionale frecciatina, una ragazza bionda si avvicinò con passo sicuro al loro tavolo. Katerina ci mise qualche istante per capire dove l’avesse già vista, ma poi la riconobbe: era la fidanzata di Louis, una dei Prefetti di Tassorosso.
“Ciao,” disse la ragazza con un sorriso rivolto a entrambi. Louis alzò lo sguardo e la vide.
“Ehi,” rispose. Le strinse affettuosamente una mano.
“Non ci siamo mai presentate: sono Flora Hopkins,” si presentò la nuova arrivata guardando lei.
“Katerina Farley,” rispose ricambiando il sorriso. L’altra le fece l’occhiolino.
“Lo so. Louis mi ha detto tutto di te,” fece. Per un momento a Katerina si mozzò il respiro.
“Come vanno le ripetizioni di Trasfigurazioni?” proseguì tranquillamente Flora.
Ripetizioni di Trasfigurazioni? Era quella la versione ufficiale? Katerina fissò Louis leggermente incredula. Lo vide nascondere un ghigno.
“Molto bene, grazie,” rispose alla fine, in tono che sperava fosse convincente. “Louis mi stava giusto per spiegare le basi teoriche della Trasfigurazione Mutua,” continuò inventando di sana pianta, indicando il libro che stava leggendo fino a pochi istanti prima. Flora sembrò approvare.
“Il materiale del quinto anno è molto complesso,” disse gentilmente. “Ma tranquilla, vedrai che gli argomenti per i M.A.G.O. saranno molto più interessanti. Spero piuttosto che Louis non sia troppo irritante. Ha modi di fare un po’ fastidiosi per chi non lo conosce, ma non è cattivo. Se hai bisogno di aiuto per rimetterlo in riga chiedimi pure,” concluse con un sorrisone, mentre accarezzava i capelli biondo scuro del suo ragazzo. Louis la guardò oltraggiato.
“Sono qui anche io, sai.”
“Ma certo,” rispose Flora dolcemente. Katerina sorrise. “Comunque sono qui per dirti che la riunione dei Prefetti è stata anticipata a stasera per colpa di Rosier, che domani ha un impegno.”
“Cosa c’è, deve farsi bello per gli allenamenti di Quidditch?”
“Secondo Davis e me ha un appuntamento segreto con la Caposcuola nel ripostiglio delle scope al settimo piano. Stiamo organizzando le ronde in modo che passino nelle vicinanze, così forse la smetterà di comportarsi come un insopportabile cafone. Vuoi partecipare?”
“Per Merlino, no,” esclamò schifato il ragazzo. Abbassò la voce in modo cospiratorio. “Piuttosto, avrò bisogno del tuo aiuto per, uhm, creare un imprevisto durante la ronda di mercoledì prossimo, in modo che nessuno controlli l’ala est dei Sotterranei.”
“Ancora quei tornei di Biliardo Volante?” sbuffò Flora. “Te l’ho detto, usare Bolidi come palle da biliardo non è molto…”
“Ehi, ehi,” la interruppe lui. “Io ti ho coperto le spalle quando i Prefetti di Grifondoro volevano denunciare metà Tassorosso per via di quel lanciafiamme, no?”
“Va bene,” accondiscese la ragazza. Si accorse che Katerina li stava fissando con aria perplessa. “Tranquilla, si tratta di normali lotte di potere tra Prefetti. Tu non hai sentito niente.”
Le fece l’occhiolino. Salutò cordialmente entrambi, diede un bacio sulla guancia a Louis e si allontanò.
 
“E’ simpatica,” gli disse dopo un po’ Katerina sorridendo.
“Mh-mm,” fece Louis annuendo. “E’ anche carina, intelligente e divertente. Infatti sto pensando di lasciarla.”
Katerina strabuzzò gli occhi.
“Cosa? Perché?”
Louis sospirò e mise giù la penna. Si guardò intorno per assicurarsi che Flora si fosse effettivamente allontanata, e sembrò prendersi qualche istante per trovare le parole giuste.
“Quando mesi fa mi sono accorto che era interessata a me, mi sono detto: perché no? Ma ora mi rendo conto che non può funzionare. Lei non sa cosa sono, e se lo scoprisse scapperebbe via orripilata. E se anche non scappasse e mi accettasse per quello che sono, non avrebbe comunque senso continuare. Lei è umana, io no. Lei invecchierà e morirà, mentre io resterò così per sempre. Non posso darle quello che cerca. E’ meglio finirla qui, prima che sia troppo tardi.”
“Non credi di fare un po’ troppe supposizioni sul futuro? Forse dovresti basarti di più su quello che avete adesso, nel presente,” gli disse delicatamente.
“Sono solo realista.”
Dopo qualche secondo di silenzio, Katerina si decise a fargli la domanda che la incuriosiva da qualche tempo.
“Hai mai - voglio dire, ti capita mai di… bere il suo sangue?”
L’occhiata che le lanciò il ragazzo era semplicemente furiosa.
“Perché tutti pensano che io mi stia approfittando di lei? Anche Robert mi ha chiesto la stessa cosa,” disse arrabbiato. “E’ la mia ragazza, non la mia sacca di sangue personale!”
“Scusa, non volevo offenderti. Dimentica la domanda,” si affrettò a dire lei.
“E’ accaduto solo una volta,” borbottò il ragazzo dopo qualche minuto. “Non volevo farle del male, ma è successo. Non sono riuscito a controllarmi. Va bene, a dirla tutta, quella è stata la seconda volta; la prima l’ho aggredita proprio come ho fatto con te, per nutrirmi di una sconosciuta. Nei giorni successivi ovviamente ho dovuto assicurarmi che non si facesse male, e tra una cosa e l’altra siamo diventati più che amici.”
“Capisco.”
“Qualche tempo fa mi è capitato di pensare che se la trasformassi forse la nostra storia potrebbe continuare. Se anche lei fosse un vampiro sarebbe costretta ad accettare quello che sono,” disse tetramente. “E’ un pensiero orribile, vero?”
Katerina guardò la sua espressione abbattuta.
“Sì, è piuttosto orribile,” confermò.
“Quindi capisci perché devo lasciarla.”
 
 
***

 
 
“Come mai, dopo aver aggiunto la polvere di salice, hai mescolato due volte in senso antiorario invece che quattro in senso orario?”, le chiese un giorno Tom con curiosità.
Katerina alzò lo sguardo dal suo calderone. Si trovavano a lezione di Pozioni, e poco prima dell’inizio il ragazzo si era diretto senza esitare alla postazione di fianco alla sua. Lei l’aveva lasciato fare; ormai si era abituata ad averlo accanto durante le lezioni condivise di Corvonero e Serpeverde. La sua presenza non la infastidiva; era diligente, intelligente e, beh, obiettivamente un gran bel ragazzo, con i suoi lineamenti raffinati, il suo fisico slanciato, i suoi capelli neri come la pece e gli occhi blu.
Non riusciva proprio ad immaginare come mai il suo interesse fosse stato attirato proprio da lei; era però innegabile che, negli ultimi tempi, poter parlare con lui durante le lezioni fosse diventata per Katerina una piacevole attrattiva.
 
“Ho letto in un manuale che in questo modo la polvere cede alla pozione le sue proprietà magiche in modo molto più efficiente,” gli spiegò gentilmente.
Quella era solo una mezza verità: non l’aveva scoperto da un manuale, ma grazie ai suoi esperimenti sulla Pozione Antiessiccante. Non poteva certo dirglielo, però, altrimenti avrebbe dovuto rivelargli che sì, stava segretamente sperimentando una pozione che sostituisse un nutrimento a base di sangue umano. Katerina pensò ironicamente che dopo una notizia del genere non si sarebbe più avvicinato a meno di dieci metri da lei.
“Buono a sapersi, grazie,” rispose Tom sorridendole, immagazzinando l’informazione in mezzo alle enormi conoscenze che aveva dimostrato di possedere riguardo le pozioni.
A Katerina venne un’idea.
“Tom,” iniziò. Il ragazzo la guardò con la massima concentrazione, come se fosse pronto a dare la massima importanza a qualunque cosa lei gli avesse detto. “Supponiamo, per pura ipotesi, che tu voglia aumentare la proprietà nutritive del fegato di Doxy combinandole con la polvere di salice e il succo di Orklump. Aggiungeresti anche le uova?”
“Dunque,” rispose il ragazzo pensieroso. Si prese qualche istante per riflettere, osservando la lavagna davanti a lui senza mettere a fuoco. “Le uova di Doxy sono velenose, ma suppongo che in piccola quantità non nuocerebbero, ed effettivamente darebbero un contributo nutritivo importante. Più che altro, se per pura ipotesi volessi fare un cosa del genere,” continuò, lanciandole un’occhiata divertita (Katerina mantenne la sua migliore aria innocente), “sostituirei la polvere di salice con qualcos’altro, probabilmente radice di asfodelo. Secondo il Dagworth-Granger, il salice interagisce male con il fegato di Doxy.”
Katerina annuì, pensierosa. Ora che Tom ne aveva parlato, ricordava effettivamente di aver letto una cosa del genere.
“Sembrerebbe un’ottima soluzione. Grazie,” gli disse sorridendo. Le aveva dato un ottimo suggerimento per la sua Antiessiccante numero tredici: dopo la dodicesima tragica versione aveva esaurito le idee.
Il ragazzo ricambiò il sorriso, e continuò a guardarla negli occhi. Katerina si sentì arrossire leggermente, ma sostenne lo sguardo.
“Non ci posso credere!”, tuonò una voce dietro di loro. Katerina sussultò per lo spavento, tanto che per puro istinto si mise la mano sul cuore. In un pensiero veloce come un lampo constatò privatamente l’ironia di quel gesto: era come se avesse voluto controllare che il suo cuore battesse ancora, quando invece sapeva bene che non era così.
“Un Serpeverde e una Corvonero che interagiscono costruttivamente durante una delle mie lezioni!”, continuò il professor Lumacorno. Appoggiò le mani sulle loro spalle, e sospirò felice. “Non credevo che sarei mai vissuto fino a vedere questo giorno. Ragazzi, prendete tutti esempio da Miss Farley e Mr. Riddle.”
Katerina avrebbe voluto sotterrarsi. Lanciò un’occhiata a Abigail, Matilda ed Hayley, le sue compagne di stanza, e dal modo in cui ridacchiavano e si scambiavano gomitate seppe che entro sera sarebbe stata nuovamente costretta a sostenere una conversazione sull’incredibile fascino di Tom Riddle.
 
Al termine della lezione, Tom si chinò per sussurrarle qualcosa all’orecchio.
“Ti dispiace restare indietro un momento? Dovrei parlarti,” le disse. Il suo sguardo era indecifrabile, e Katerina ne fu sinceramente incuriosita. Rispose con un cenno affermativo e riprese a mettere via le sue cose molto più lentamente rispetto a prima.
Quando tutti gli altri studenti furono andati per la loro strada, Tom e Katerina uscirono dall’aula e si diressero fianco a fianco verso la Sala Grande per il pranzo.
“Di cosa si tratta?”, chiese lei, aspettandosi una richiesta inerente lo studio o le lezioni. Quello che invece seguì la colse completamente di sorpresa.
“Come probabilmente sai, sabato prossimo c’è libera uscita a Hogsmeade,” iniziò Tom, cercando le parole adatte. Sembrava insolitamente insicuro, in un modo che suscitava simpatia. “Mi chiedevo se volessi andarci assieme a me.”
“Oh,” fu tutto ciò che Katerina riuscì a dire. Tom Riddle, il Prefetto più desiderato di tutta la scuola, le stava chiedendo un appuntamento?
Si aspettava quasi che il ragazzo scoppiasse a ridere, dicendole che era solo uno scherzo, o che in realtà stava parlando con qualcun altro. Poco importava che in quel momento ci fossero solo loro due in corridoio.
Ma nessuna di quelle eventualità sembrava essere in procinto di realizzarsi, e Katerina si rese conto che Tom stava ancora attendendo una sua risposta.
“Beh, sì. Sì, mi piacerebbe molto,” rispose in tono più timido di quello che avrebbe voluto.
Tom sorrise come se la sua giornata avesse appena preso una piega meravigliosa.
“Fantastico. Non vedo l’ora,” le disse. Avevano ormai raggiunto la Sala Grande, e dopo essersi salutati in modo leggermente imbarazzato si separarono per raggiungere le rispettive tavolate.
Mentre camminava verso il tavolo di Corvonero, Katerina sentì spuntare un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
 
 
* * *
 
 
Nonostante le poco convincenti proteste di Katerina il venerdì si era trasformato nell’ufficiale serata di caccia, e quella sera lei osservava con testa inclinata la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
“Non saprei,” commentò dubbiosa a voce bassissima. Sentì un movimento di fianco a sé, e seppe che Louis si era spostato al suo fianco. Nella parziale oscurità riusciva appena a distinguere il suo profilo, dato che erano entrambi Disillusi.
“Io dico che sarebbe perfetto. Poetico, quasi,” proclamò, anche lui a volume basso. Non che la coppietta davanti a loro, impegnata com’era in baci passionali ed effusioni di vario tipo, avesse la minima possibilità di udirli parlare.
“Guardali,” continuò Louis. Katerina pensò di intravedere il suo braccio distendersi per indicare suggestivamente la scena. “Guarda come sono giovani, innamorati e appassionati. Non fanno scattare dentro di te il desiderio di stritolare i loro cuoricini amorosi?”
“No,” rispose seccamente Katerina. “E per la cronaca, ti trovo inquietante. Inoltre comincio a sentirmi leggermente a disagio.”
“Lasciami almeno togliere una ventina di punti a ciascuno. Sono una Grifondoro e un Corvonero, è come Natale arrivato in anticipo.”
Katerina scosse la testa, pur sapendo che probabilmente l’altro non poteva vederla.
“Non abbiamo mai attaccato due persone nello stesso momento,” osservò pensierosa.
“Dov’è il divertimento se facciamo sempre le stesse cose? Ogni tanto ci vuole una bella sfida.”
“Non lo stiamo facendo per divertimento,” lo redarguì lei. Lo sentì bofonchiare qualcosa che assomigliava a ‘noiosa’.
“Ti prego, almeno prendi una decisione prima che lui si tolga le mutande,” sospirò poi.
“Va bene, facciamolo,” cedette lei. “Io però prendo la ragazza.”
“Ci avrei scommesso.”
Qualche istante dopo, da un punto apparentemente vuoto partirono due Schiantesimi paralleli.
 
“Cosa fai domani? Vai a Hogsmeade?”, le chiese Louis più tardi, all’interno dell’aula in disuso di Pozioni. Non era un luogo magico come quella sera sul tetto, ma Katerina aveva davvero bisogno di arrivare a capo dei suoi tentativi con la Pozione Antiessiccante, dato che con l’avvicinarsi degli esami la mole di studio stava risucchiando tutto il suo tempo libero.
“Sì, ci vado,” gli rispose distrattamente, mentre leggeva i consigli sul tempo di infusione delle uova di Doxy. Per Merlino, ma due pozionisti si erano mai messi d’accordo su qualcosa?
“Con le tue amiche?”
“In realtà no,” fece lei. “Ci vado con Tom Riddle.”
Sentì un rumore e osservò Louis con la coda dell’occhio. Il ragazzo aveva trascinato indietro la sedia e la stava guardando stupefatto.
“Con Tom Riddle?!”
“E’ quello che ho detto.”
“Misericordia,” bofonchiò. “Non posso crederci. Io sto cercando di racimolare il coraggio per lasciare la mia ragazza, e tu invece ti dai alla pazza gioia.”
“Non mi sto affatto dando alla pazza gioia,” ribatté lei guardandolo perplessa. “E non vedo come le due cose siano collegate.”
“Sul serio? Te lo devo spiegare?”, rispose l’altro con aria incredula. “Sai benissimo per quale motivo voglio lasciare Flora, e oserei dire che quel motivo vale anche per te.”
“Solo perché tu hai paura del futuro non significa che io non possa vivere la mia vita,” gli disse, cominciando ad arrabbiarsi. Un peso sgradevole cominciò a infiltrarsi nel suo cuore. “Quello che tu fai con Flora non ha niente a che vedere con me e Tom.”
“Invece è la stessa cosa. Se non può funzionare tra me e Flora, non funzionerà nemmeno per voi due.”
“Non hai alcun diritto di venire a dirmi cosa fare con lui, quando tu stai con la tua ragazza da mesi senza aver ancora trovato il coraggio di lasciarla!”
“Scusa tanto se trovo difficile lasciar andare la prima persona che mi è stata vicina in questi mesi,” rimbeccò l’altro incollerito alzandosi in piedi.
“Per l’amore del cielo, provo solo a uscire con lui una volta, non ho intenzione di sposarlo o di spezzargli il cuore,” esclamò Katerina allargando le braccia.
“E’ un atteggiamento egoista,” la accusò lui. “Se fossi furba impareresti la lezione e troncheresti la storia prima di iniziarla.”
“Non dirmi cosa devo fare!” Ora si trovavano faccia a faccia, uno più arrabbiato dell’altra. “Ma che diavolo ti prende? Ti comporti come se fossi geloso!”
“Va bene, Katerina,” sputò lui sprezzante. “Fai quello che ti pare. Ricordati solo di controllare la tua sete di sangue quando quel ragazzo ti ficcherà due metri di lingua in gola.”
E con quell’ultimo commento velenoso, Louis si diresse a grandi passi verso la porta e se ne andò.
 
 
* * *
 
 
Il litigio con Louis era stato breve e inaspettato come un fulmine a ciel sereno, e i suoi strascichi si fecero sentire fino al giorno dopo. Katerina dubitava che l’altro le avrebbe rivolto parola tanto presto.
Le sue parole l’avevano ferita più di quanto le piacesse ammettere, e allo stesso tempo saperlo arrabbiato con lei la riempiva di disagio. Si era abituata alla sua presenza, all’amicizia che le aveva offerto durante quelle settimane; quasi senza rendersene conto, avevano cominciato a trascorrere insieme ogni momento libero che avevano a disposizione. Continuava tuttavia a pensare che la reazione di lui fosse stata esagerata: non aveva davvero alcun diritto a dirle come vivere la sua vita, questioni vampiresche a parte.
Le sue accuse continuavano a ripetersi all’infinito dentro la sua testa.
La mattina dopo, quindi, si svegliò molto meno eccitata alla prospettiva di uscire con Tom rispetto al giorno precedente.
 
Era inutile dire che le sue compagne di stanza avevano minuziosamente espresso ogni loro singola opinione riguardo quell’uscita, a partire da che ragazza fortunata fosse fino a come doveva vestirsi. Fortunatamente, dopo qualche occhiataccia da parte sua le altre si erano date un contegno.
“Chissà se Rosier ti troverà interessante,” le disse Abigail ad un certo punto, col mento appoggiato sul palmo della mano. Katerina, che si stava pettinando, la guardò riflessa nello specchio.
“Chi diamine è Rosier?”, le chiese perplessa.
“Non lo sai? E’ il Prefetto di Serpeverde del settimo anno. Pensavo fosse il prossimo nella lista, dopo Louis Henry e Tom Riddle, rispettivamente Prefetti del sesto e quinto.”
Quella presa in giro la fece un po’ arrabbiare, ma onestamente supponeva che fosse più per l’inaspettato accenno a Louis che per l’ironia vera e propria.
“Ah, quel Rosier. No, si dice che abbia una tresca con la Caposcuola,” rispose alla fine. “E per la cronaca, come vi ho già detto, tra me ed Henry non c’è assolutamente nulla. Mi dà solo ripetizioni di Trasfigurazione ogni tanto.”
“Certo, come se un qualunque Serpeverde fosse disponibile ad aiutare qualcuno senza ricevere nulla in cambio,” si intromise Hayley.
“Credo che, dopo l’ultima bravata, come punizione Lumacorno l’abbia costretto a fare qualcosa di utile per gli altri studenti,” inventò Katerina. Davvero, basta parlare di Louis.
“Però ammettilo, hai un debole per le figure di potere di Serpeverde.”
Katerina si girò a guardarle, un sorriso diabolico sul viso.
“Infatti il prossimo della lista sarà Lumacorno in persona,” scherzò. Le altre risero.
 
Quando scese nella Sala di Ingresso alle undici in punto trovò Tom ad aspettarla, impeccabile come sempre.
Il ragazzo la salutò con un bacio sulla guancia, le fece qualche complimento e la condusse verso l’uscita, cercando per tutto il tempo di metterla a suo agio. Mentre camminavano fianco a fianco, Katerina sentì l’agitazione sciogliersi, soprattutto perché fortunatamente non aveva ancora detto o fatto qualcosa di terribilmente imbarazzante.
Dopo qualche minuto, però si rese conto che qualcosa non andava.
Tom era più cordiale che mai, ma sotto la sua aria rilassata sembrava nascondersi qualche misteriosa preoccupazione. Il suo primo pensiero fu che si fosse pentito di averle chiesto di uscire, ma lo scartò subito: le sembrava realmente interessato a lei, e se anche così non fosse stato era troppo gentiluomo per farglielo pesare.
“Tom, mi sembri preoccupato per qualcosa. Va tutto bene?”, gli chiese quindi. L’altro sospirò e le sorrise.
“Sì. Beh, in realtà no,” si corresse. “Senti, non dovrei dirtelo, però devi sapere che circa un’ora fa è stata richiamata d’urgenza una riunione di Prefetti. A quanto pare c’è stato un altro episodio della Sindrome.”
“Oh no,” disse lei preoccupata. Era il primo caso dopo oltre un mese – dal giorno in cui lei si era trasformata in vampiro, a dir la verità – e tutti avevano cominciato a pensare che la malattia (o qualunque cosa fosse) fosse stata debellata. “Di chi si tratta stavolta?”
“Un Serpeverde del quarto anno. Ma c’è dell’altro,” rispose Tom, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno li stesse ascoltando. “Stavolta c’è un elemento fuori dall’ordinario.”
“Cosa intendi dire?”
“Sul muro accanto al corpo pietrificato del ragazzo c’era una scritta in vernice magica rossa. I Professori hanno dovuto faticare per tirarla via.”
“Cosa diceva?”, gli chiese lei, pendendo dalle sue labbra.
’La Camera dei Segreti è stata aperta’.”
 
 
* * *
 
 
Durante il tragitto, Tom le raccontò la storia della Camera dei Segreti, che lei non aveva mai sentito nominare.
“E’ una vecchia leggenda che viene tradizionalmente raccontata ai nuovi Serpeverde la prima sera dell’anno scolastico. Si narra che Salazar Serpeverde, in disaccordo con gli altri Fondatori su come gestire gli studenti di origini non magiche, prima di andarsene fece costruire una stanza nascosta, detta appunto Camera dei Segreti, contenente degli orrori che una volta liberati avrebbero cacciato i Nati Babbani dalla scuola. La Camera tuttavia non può essere aperta da chiunque, ma solamente dal vero Erede di Serpeverde.”
Katerina assimilò l’informazione.
“Hammond, Finnigan e gli altri ragazzi pietrificati…” cominciò lei.
“Hanno tutti almeno un genitore Babbano,” terminò Tom. “Il Serpeverde colpito oggi è un Nato Babbano. Un abominio, per le idee del Fondatore.”
“Questa storia è assurda,” disse lei scuotendo la testa. “Così assurda che potrebbe anche avere senso. Chi mai potrebbe essere questo Erede di Serpeverde?”
“Impossibile saperlo senza coglierlo con le mani sul fatto,” commentò il ragazzo. “Non è nemmeno detto che sia di Serpeverde, potrebbe appartenere a qualunque Casa. Potrebbe addirittura essere un professore. Chiunque, davvero.”
“E questi orrori contenuti nella Camera…”
“Una maledizione, forse, visto lo stato in cui sono state ritrovate le vittime. Qualche incantesimo Oscuro che pietrifica chi viene colpito.”
“Oppure un mostro. Una bestia,” fece lei pensierosamente, ricordando il genere di ferite che Louis le aveva descritto dopo averla trovata morta. Quell’idea le faceva venire i brividi. Non era sicura che fosse stata la Sindrome a colpirla quella sera, ma senza saperlo forse Tom le aveva appena rivelato il modo e il motivo per cui era stata uccisa.
Il ragazzo le scoccò un’occhiata penetrante.
“Esatto,” disse solo.
“E’ orribile,” commentò lei tristemente. “Era già abbastanza brutto che quei ragazzi fossero pietrificati, ma sapere che qualcuno l’ha fatto di proposito a causa di stupide idee sul sangue rende la cosa ancora peggiore.”
“Mi dispiace, non volevo inquietarti,” si scusò Tom. “Ma nonostante i professori ci abbiano chiesto di tenere gli occhi aperti e non diffondere la notizia, preferivo che tu ne fossi a conoscenza. E’ più facile difendersi quando si ha almeno una vaga idea di ciò contro cui si sta combattendo.”
Nonostante tutto, Katerina si sentì lusingata dalla preoccupazione che il ragazzo aveva dimostrato per lei con quelle parole.
 
La giornata con Tom fu davvero piacevole: più trascorrevano il tempo insieme, più le sembrava di conoscerlo da sempre. Era spesso serio e gentile, ma ogni tanto se ne usciva con un luccichio negli occhi e una battuta arguta, e la faceva ridere.
Pranzarono ai Tre Manici di Scopa ad un’ora tarda, in modo che il locale si fosse in parte svuotato dalla massa ingombrante di studenti. Sorseggiando la sua Burrobirra, Katerina ripensò all’ultima volta che si era trovata un boccale di quella bevanda davanti, quel giorno dell’incontro alla Testa di Porco con Louis e Robert. Scacciò subito quel ricordo: pensare a Louis la metteva ancora a disagio, e lei voleva godersi la giornata con Tom. Certo, l’altro vampiro la trovava egoista per il modo in cui stava illudendo il ragazzo. Ma lo stava poi davvero illudendo? Tom le piaceva sul serio, e la trasformazione in vampiro le aveva portato via talmente tante cose che lei non aveva intenzione di rinunciare anche a quella.
 
Nel pomeriggio decisero di fare una passeggiata e girare i negozi di Hogsmeade. La prima tappa fu prevedibilmente in libreria, l’habitat naturale per entrambi, dove trascorsero un’ora buona a confrontarsi sulle loro ultime letture e sulle novità appena uscite. Katerina fu entusiasta di trovare una vecchia edizione in buono stato di Storia del Nuovo Mondo, La Colonizzazione Magica delle Americhe, un volume raro che non era mai riuscita a trovare da nessuna parte.
Successivamente visitarono Mielandia, dove Tom le comprò un delizioso bastoncino di zucchero filato che cambiava magicamente forma ogni volta che qualcuno diceva ‘bacon’, e per un po’ si divertirono a trovare il modo di includere quella parola in ogni frase. Si fermarono brevemente anche da Zonko (“Devo aggiornarmi sulle ultime diavolerie che mi toccherà sequestrare a quei piccoli mangiabacon,” disse Tom. Lo zucchero filato prese la forma di un drago), e da Scrivenshaft, a comprare nuovo materiale scolastico.
Prima che potessero rendersene conto cominciò a farsi buio, e i due ragazzi decisero di concludere l’uscita e ritornare al castello. Il tempo con lui era davvero trascorso come un fulmine, pensò Katerina. Camminando in un piacevole silenzio, Tom l’accompagnò fino ai piedi delle scale che portavano alla Sala Comune di Corvonero.
Katerina gli sorrise timidamente.
“Eccoci qui,” gli disse. “Grazie di tutto, Tom. E’ stata davvero una bella giornata.”
“Molto bella,” concordò lui, con voce più bassa del normale. Katerina sentì dei brividi correrle su per la schiena. “Spero di poterla ripetere presto.”
Si chinò a darle un bacio sulla guancia e poi, dopo una breve esitazione, invece di tirarsi indietro scostò il viso e appoggiò morbidamente le sue labbra a quelle di lei.
Istintivamente, Katerina si ritrovò a ricambiare il bacio. Si sentì piacevolmente avvolta dalla pressione delle sue labbra, dal suo profumo, quasi protetta e al sicuro. Sentì le mani di lui appoggiarsi delicatamente sulla sua schiena e attirarla a sé, e poi non pensò più a niente.
 
“Ci vediamo domani,” le sussurrò lui dolcemente qualche tempo dopo. Katerina lo salutò con un sorriso, non fidandosi troppo della sua voce.
Mentre entrava in Sala Comune, pensò di non essersi mai sentita così felice.






Note dell'Autrice: capitolo leggermente più corto, giusto per approfondire i rapporti tra i personaggi principali. Grazie per aver letto fino a qui!
Alla prossima.
  
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