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Autore: Niamh_13    19/05/2014    0 recensioni
Niamh, una giovane Guerriera della sua stirpe di immortali, gli holmhir, dopo aver perso la famiglia in una dolora battaglia, dovrà combattere nelle terre selvagge di Alhadrel per sopravvivere, mentre dentro di lei alberga l'essere più temuto dall'uomo: la morte stessa reincarnata in una magica creatura.
Il suo mondo, come lo conosceva, è finito, e spetta a lei, adempiendo al ruolo di Guerriera salvarlo. La Rinascita è nelle sue mani.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Druuger Sigrid: a tutti gli effetti un uomo di mare. Nacque nell’antica Isola dei Fuochi, da madre sovrana e padre guerriero. Vinse numerose battaglie, cacciò mostri marini, ufficiale provetto, e capitano impavido. Un uomo che alle spalle aveva una moltitudine di voci in suo merito. Eppure, quella mattina, Niamh lo scambiò per un vecchio ubriacone, un uomo di pochi valori e indifferente alle virtù che facevano di un guerriero un degno combattente.

« Così sei tu… Sei tu la causa del mio prossimo viaggio. Ho dovuto abbandonare la mia donna e il mio ometto per colpa tua. Maledetta strega!»

{ Ore prima – Locanda “Nido di Rettile”}

Il “Nido di Rettile” era una locanda sucida e disordinata, dove le risse fra compaesani si tenevano all’ordine del giorno. Perdizione e sdegno, dove vigevano insolite regole di comportamento quali permettevano ad una donna di essere maltrattata e ai bambini di bere idromele prima dell’età maggiore. Il portone era in legno di quercia, spesso e venato da crepe profonde, stantio e cigolante. Niamh lo varcò poggiandovi una mano completamente aperta. La destra, perché la sinistra ancora le doleva in preda al bruciore di quei segni maledetti. Olaph le disse di attendere l’ imbarcazione per la durata di due, massimo tre giorni. Tre lune e tre soli passati ad esitare prima della partenza. Ma la ragazza dovette farsene una ragione, sebbene impaziente, perché non poteva rischiare di arruolare cavalieri incapaci, senza l’arte della spada che avvolgeva le loro mani come un guanto da guerra.
Tuttavia l’accesso fu come un pugno allo stomaco: l’odore acre dell’alcol di cui era satura l’aria investì le narici di Niamh, costringendola ad assumere una smorfia angosciata mentre incalzava il passo verso una delle panche libere. Vi erano uomini imbastiti di pelliccia o armature che bevevano da grandi boccali grigi: il liquido dorato colava loro lungo il mento infilandosi fra la barba colta, partecipe di chissà quante battaglie, o forse soltanto protagoniste di una vita in mezzo ai campi. I loro visi segnati da qualche cavità, forse cicatrici o solchi di rughe, da occhiaie livide, e sulle labbra splendeva un sorriso vuoto, tirato dal gusto acido dell’idromele con le quali si erano deliziate pochi istanti prima.
« OSTE! ALTRO IDROMELE!» urlò quello con l’armatura di cuoio. Un’ascia spuntava accanto a lui, abbandonata ad un ricordo glorioso risalente al passato.
Niamh decise dunque di rimanere celata sotto il cappuccio: al suo passaggio attirò alcune occhiate torve ed indiscrete, portandola a convincersi che le persone della zona non fossero abituate ai forestieri. Specie dal viso nascosto.
« Uno sciroppo di rose selvatiche.» mormorarono le labbra sottili della ragazza.
Sedette su un barile rasente il bancone dell’oste e attese. Attese un attacco: avvertiva la tensione palpabile quale andò a crearsi in merito al suo aspetto. Tutti gli uomini presenti adesso si stavano concentrando su di lei, su quell’aspetto aggraziato e saccente.
Dirimpetto alla ragazza, dall’altro lato della striscia in legno che divideva clienti e proprietari ondeggiava una figura patetica, con i capelli brizzolati e sfumati di castano scuro. Rideva, sbraitava e moveva gesti casuali con le braccia reggendo un bicchiere di birra in mano: poi gli occhi di quell’uomo inciamparono in quelli di Niamh che comicamente si sentì intrappolata.
Le labbra impazzite dell’uomo rallentarono fino a fermarsi del tutto. La scrutò intensamente e si sentì scosso dall’impulso di avvicinarsi.
« Ma dove vai! Avanti racconta ancora di come hai ucciso quell’hildran! — viscidi mammiferi ciechi, famosi fra le montagne per le aggressioni ai cacciatori: quadrupedi tozzi e privi di pelo, voraci come squali, famelici come lupi. — non ci hai detto com’è andata a finire, guerriero!» lo cantilenò un ubriacone accanto a lui sormontato da una folgorante risata.
 Ma quell’uomo parve non avere più intenzione di proseguire col racconto. Che fosse basato su una storia autentica oppure il contrario, adesso la sua mente viaggiava su un unico carro, e la direzione era proprio Niamh.
« Graziosa fanciulla.» fece, e il barilotto accanto a quello di lei venne occupato dalla sua massa possente. La ragazza gli sentì il fiato fetente e piegò le rughe della fronte, scossa. Voltò il capo nella direzione opposta speranzosa di non dover adottare singolari compromessi per convincerlo ad andarsene. « Cosa ti prende? Non vuoi spassartela con un guerriero dei mari come me?» alluse, e un tormento gelido percorse la schiena di Niamh.

« Sei soltanto una scansafatiche Niamh!.»
« Non è vero Tu sei sleale, Murphy!»
« Oh certo. Adesso si dice così quando non si riesce ad ammettere di perdere! Ricordati che il mio nome significa Guerriero dei Mari! Niente può eguagliarmi!»
« Pensavo significasse: “oh maledizione mi sono dimenticato la mia spada!”»
«… divertente!»


Un lampo di fuoco rosso, la mente di Niamh perduta negli abissi dei ricordi, e un dolore infame sferzò gli organi del suo corpo esile.
Tacque, serrò le labbra rosee e socchiuse le palpebre tremolanti.
L’uomo insisteva ancora: « Allora? Che cosa ti prende?»
Niamh si sentì febbricitante, il sangue pulsare nelle vene. Le lentiggini si incresparono succubi di un’espressione rabbiosa. Le narici si sollevarono e lei ringhiò come un lupo all’assalto: « Ti conviene sparire dalla mia vista se non vuoi che i tuoi giorni di gloria finiscano in questo istante.» questi sgranò gli occhi e boccheggiò come un pesce all’amo; Niamh adesso lo guardava tramite due fessure sottili, verdi come la sua isola. Le si disegnò un ghigno sornione agli angoli della bocca boriosa e l’ubriaco deglutì a fatica come se avesse ingerito un boccone troppo grande per la sua gola.
« I-io…» tartagliò, e quasi fosse bastato quel sorso di idromele per ribattere, ingoiò il liquido e stampò un colpo sul ripiano legnoso. « Come osi, donna! Sai chi sono io?! Il mio nome è Druuger Sigrid, terzo figlio di una potente famiglia del Nord, ufficiale e capitano delle flotte dell’Isola dei Fuochi, Bruhul, e non ti permetto di min-»
Niamh finì quello sciroppo di rose che gli era costato 5 monete d’oro e si levò dal barile interrompendo Sigrid, smorzò un ringraziamento all’oste riverendo il capo in un piccolo inchino.
Dunque rivolse gli occhi come due pezzi di vetro al capitano e con attenzione mediocre arcuò un sopracciglio: « Posso permettermi questo ed altro. Adesso sono stanca, mi duole lasciarvi ai vostri piaceri carnali legati all’alcol, ma una signorina ha ben altre cose cui pensare.» con un velo di arroganza gli elargì un sorriso e recuperata la sua balestra dal pavimento alzò il passo per uscire dalla locanda.
Fu in quell’istante che Druuger Sigrid capì chi fosse in realtà la fanciulla. Olaph lo aveva avvertito anzitempo. L’immortale di Felduhur aveva occhi e orecchie in ogni dove, doveva sospettarlo Niamh.
« Un momento solo, donna! Così sei tu… — abbandonò la posizione comoda e finì in piedi, dietro le spalle di Niamh, le dita chiuse a sé in fondo a due braccia abbandonate ai fianchi. —  Sei tu la causa del mio prossimo viaggio. — adesso la ammonì con l’indice sinistro, l’arto sospeso — Dovrò abbandonare la mia donna e il mio erede per colpa tua. Maledetta strega! Dovrò lasciare di nuovo l’etere per andare a morire in mare!»
« Morire? Non siete voi il  terzo figlio di una potente famiglia del Nord, ufficiale e capitano delle flotte dell’Isola dei Fuochi, Bruhul?» Niamh gli recitò le medesime parole con un velo di divertimento nel tono della voce. Tanto bastò per scuotere Sigrid e costringerlo ad attaccarla: nella sua mano destra lambì un’ascia. Era lunga e le lame doppie rovinate alle estremità, ma tuttavia affilate come i denti di un rettile.
Niamh dilatò le pupille, i riflessi le si attivarono, intorno a lei la locanda non divenne che un’ampolla isolata fatta di segni e movimenti irrilevanti: i suoi sparirono. Adesso c’erano soltanto Druuger e lei, da soli.
Era spacciato.
Schivò il fendente con la rapidità di un fulmine, e con la potenza di questo caricò un pugno che finì fra i denti dell’assalitore. Niamh sciolse la balestra dalla sua imbragatura, caricò un dardo con eleganza e un movimento caduco. Balzò un passo indietro e la sollevò all’altezza del petto: in quel momento Sigrid si accorse che alla ragazza sarebbe bastato un semplice movimento dell’indice per porre fine alla sua vita da marinaio.
L’holmhir era in piedi, ferma come le scogliere di un isola, e le onde che la infrangevano si mutarono negli applausi dei presenti, le grida ed i fischi incitanti.
Una goccia di sudore attraversò il viso pallido di Druuger imperlandogli la tempia fredda: la gola inaridita tentava di risparmiare un po’ di saliva, ma negli occhi della ragazza vi perse ogni ambizione dedita al combattimento. A volto scoperto Niamh rimase immobile. Cadutogli il cappuccio adesso era riconoscibile.
« Ma… è Niamh Styrlaug… la figlia di Zulukh e Yfma…» bisbigliò una voce, dopo ancora: « Hai ragione, è proprio lei…» lo assecondò un’altra. « E’ una holmhir di Horomhur… cosa ci fa qui?» Un ansimante Sigrid aveva incastrato gli occhi su di lei, preoccupato per la sua incolumità, o probabilmente per il suo onore lacerato dal pugno di una donna.
La ragazza, rassegnata e convinta che eliminare quell’uomo sarebbe stato solo tempo perso, abbassò la balestra e la porse di nuovo sulla spalla, sorretta da una cinghia.
Fra le colonne di legno della locanda, un altro uomo fissava le abilità di Niamh. Braccia incrociate ai pettorali allenati e sguardo affascinato, tuttavia fu invisibile alle accortezze della fanciulla, e quando questa abbandonò il “Nido di Rettile” lui si avvicinò al capitano Druuger Sigrid per offrirgli un altro idromele e discutere sull’episodio appena accaduto.

***

Yfma, sua madre, era la donna più bella e forte di tutto il villaggio di Horomhur.
 Fu promessa a suo padre quando ancora si allenava al tiro con l'arco — prima fase dell'addestramento di un Holmhir. E benché fra i due ci fosse rivalità combattiva il matrimonio andò a buon fine, ed il frutto del loro amore diede alla luce due gocce di fredda rugiada, rare e lucenti. Murphy, un forte bambino tenace e ambizioso, quale gli occhi s'immergevano in un blu cobalto profondo come il mare, e Niamh, una piccola creatura dalle iridi preziose e maculata di fini lentiggini avvolte da una chioma ramata.
La Ragazza tuttavia si chiedeva ancora come la donna facesse a conoscere un tale incantesimo: potente e distruttivo per chi aveva il coraggio di usufruirne. Il sigillo del drago. Poiché le creature venivano considerate men che meno leggende, Niamh non riusciva a scorgere razionalità in quella storia. E mille domande affollarono la sua mente disadorna: era davvero necessario apprenderlo? Perché sua madre? Chi glie lo insegnò? E chi, nonostante fosse a conoscenza del pericolo che incombeva sul soggetto che lo utilizzava, aveva predetto l'arrivo di Astrid ad Horomhur?
Tuttavia, da madre in figlia il potere si tramandò: ricordava che all'avvenire del suo quindicesimo compleanno, Yfma le trasmise il dono, e le insegnò l'arte della magia, ma limitatamente. Perlopiù la ragazza preferiva balestre e spade alla comodità dell'arte arcana.
 Arrestò il passo: le vie del paese si sfogliavano di persone mano a mano che la fanciulla avvicinava la biblioteca: perché Astrid scelse Horomhur fra tanti altri villaggi?
Il sole alto nel cielo, che con la sua criniera dorata scaldava i ciottoli della strada, diede alla fanciulla una vigorosa energia, perlopiù rigenerante e Niamh si dimenticò della precedente sensazione provata quando gustò l'elisir della vita, l'acqua. Levò il capo verso i raggi e le palpebre si chiusero catturandone il calore. Un tepore cullante, un senso di piacere atipico.
E dentro di lei qualcosa di oscuro si destò.
Certa che il drago favorisse di quella sensazione; e poiché non poteva compiacersene personalmente utilizzava il corpo esile di Niamh come tramite.
“No scordatelo.” Digrignò a denti stretti la Guerriera, ed affrettò il passo verso la capanna del sapere per soffocare quel benessere che tuttavia seduceva e appagava anche lei. “non sarò un viscido rettile come te.”
 
  
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