Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Calime    19/05/2014    7 recensioni
Raccolta di spaccati di vita quotidiana di Elsa e Anna:
#8. To night - A piccoli ed incerti passi si avvicinò al letto, osservando il volto sereno di Elsa nella penombra. Quando la sentì mugugnare nel sonno “cioccolata”, per poco riuscì a soffocare le risate con le mani, attenta a non far cadere ciò che aveva portato con sé sovrappensiero. [Post Frozen]
#9. Ricordi - Il primo ricordo che Elsa aveva di Anna riguardava una culla in legno intarsiato, dipinto del giallo del croco e del verde delle sue foglie, del rosa dei nastri dei fiocchi appesi e del bianco immacolato delle lenzuola che avvolgevano il fagottino all’interno. [Post Frozen]
#10. Il cielo si è svegliato - Elsa seguitò a rimestare il latte con aria meditabonda. Leggere volute di vapore si innalzavano dalla tazza ad intervalli sempre più lunghi, segno del repentino raffreddamento della bevanda, ma non parve preoccuparsene. Nessun suono uscì dalle sue labbra strette, soltanto il rumore del cucchiaino che raschiava la porcellana rivelava la sua presenza a tavola. [Missing Moment]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della Disney.





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Prompt: 19. Giro in bicicletta
Titolo: Do you want to ride our bike?
Autore: Calime
Fandom: Frozen – Il Regno di Ghiaccio
Personaggi: Anna, Elsa
Genere: Fluff, Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: 1204 parole – 3 pagine (contatore Word)
Note dell’autore: Prima di lasciarvi alla lettura vorrei ringraziare tutti voi che avete recensito e inserito la raccolta già dal primo capitolo nelle preferite e nelle seguite!! Un caldo abbraccio a tutti! E un grazie speciale alla meravigliosa Kengha che, insieme a Tumblr, mi ha fatto scoprire questo particolare! :) Il titolo è una palese citazione da “Do you want to build a snowman?".
Enjoy :)







Snowflakes
Momenti della nostra vita




02. Do you want to ride our bike?


Il venticello primaverile che si era levato quel primo pomeriggio la investì subito, non appena aprì la vetrata del balcone per uscire. Deliziosamente le scompigliò le ribelli ciocche bionde sfuggite alla consueta treccia, ma non si premurò di rimetterle al loro posto: aveva bisogno di prendere un po' d'aria dopo lo sfiancante consiglio dei ministri a cui aveva presenziato.
Non sentì subito la sua voce, troppo intenta a godere della luce del sole e della frescura dell’aria. Soltanto quando si appoggiò alla ringhiera per osservare il paesaggio, sentì Anna chiamarla. Rivolse così la sua attenzione più in basso, dove si trovava la sorella, e prima di salutarla o chiederle di cosa avesse bisogno, lei l’anticipò.
«Guarda cos’ho trovato!» esclamò con un luminoso sorriso, non riuscendo a trattenere la gioia. «Scendi! Vieni a vedere!» la spronò.
Elsa scosse la testa ridendo per quella sua manifestazione di buffa impazienza. «Arrivo» disse prima di rientrare.
Non appena i soldati di guardia aprirono il portone per lei, venne travolta dalla sorella e coinvolta in un caldo abbraccio. Per un attimo ne rimase sorpresa, ma poi ricambiò con affetto.
«Stanca?» le chiese Anna.
«Un po’» rispose. «Cosa volevi farmi vedere?»
La principessa le rispose con un timido sorriso e, prendendola per mano, la portò in un punto non molto lontano dove aveva appoggiato…
«Una bicicletta?» chiese Elsa inarcando un sopracciglio confusa.
«Un tandem!» la corresse la sorella imbronciandosi appena. «Non ricordi?»
La Regina si rabbuiò quando i frammenti di un passato lontano ma indelebile vennero a galla. Certo che ricordava. Ricordava bene il capitombolo di Anna giù per le scale.
«Ero così arrabbiata per il tuo ennesimo rifiuto che l’avevo nascosto dietro il mio armadio. Non volevo vederlo più e me ne sono completamente dimenticata. Stamattina Gerda mi ha consigliato di approfittare di questa giornata soleggiata e fare un giro, e così… Be’, mi sono ricordata di lui» spiegò Anna accennando con la testa al vecchio tandem. «L’ho pulito, ho controllato ogni piccolo pezzo con Kai e… Ti va di provarlo insieme?» chiese guardandola negli occhi.
Elsa non riuscì a distogliere lo sguardo, nonostante si sentisse sopraffatta dall’angoscia e dalla paura di quei lunghi anni di prigionia autoimposta. Colse negli occhi della sorella una traccia della bambina che fu un tempo, con quella stessa preghiera silenziosa che aveva il potere di farla capitolare e sottometterla al suo volere.
«Ma certo. Certo» rispose con un sorriso.
Anna lanciò un urlo gettandole le braccia al collo, gridando tanti piccoli “sì” fino a quando non le mancò il fiato per parlare. Sciolse l’abbraccio e si avvicinò al tandem per metterlo in piedi.
«Pensavo di stare io davanti» affermò.
«Sì, è meglio» mormorò Elsa.
La principessa riuscì a cogliere un’incertezza in quel consenso, così si voltò alla ricerca di spiegazioni. La maggiore si schiarì la gola e distolse lo sguardo in un chiaro segno di imbarazzo.
«Non sono mai salita su una bicicletta» spiegò in un sussurro, già immaginandosi le risate di Anna.
«Meglio, così ti riposi!» esclamò invece la rossa come nulla fosse. «Qual è il problema?» Scrollò le spalle.
«Nulla. Nessun problema», annuì la Regina con un sorriso. «Andiamo?»
Anna abbozzò un inchino un po’ goffo a causa del tandem che stava reggendo. «Certamente, Vostra Altezza. Vi prego di attendere un secondo, quanto sistemo la vostra carrozza». Salì sulla bicicletta e piantò bene i piedi a terra. «Prego» la invitò.
Elsa appoggiò una mano sul manubrio e fece per salire a cavalcioni, quando la sorella la fermò. «Stai attenta. I pedali potrebbero colpirti le gambe».
«Va bene, grazie». Sorrise per quella premura, spingendo con il piede a terra per salire. Il mezzo traballò appena, prima che Anna riuscisse a prenderne il controllo. Non era abituata al trasporto di due persone, ma era fiduciosa: non se lo sarebbe mai perdonato, se Elsa si fosse fatta male a causa sua.
Aspettò poi che si sistemasse per stare il più comoda possibile, raccogliendo le gonne del vestito in modo che non si impigliassero accidentalmente nei pedali o nei raggi della ruota.
Anna avanzò di qualche passo per prendere familiarità con il tandem e solo quando fu sicura appoggiò i piedi sui pedali. «Oh. Oh, bene!» si entusiasmò. Iniziò a spingere e subito le ruote iniziarono a girare. «Pronti? Viaaa!» urlò aumentando la forza con cui pedalava per andare più veloce.
Attraversarono il cortile, uscendo dal castello, poi il ponte fino a immergersi nella piazza principale del regno. Era il giorno del mercato e con fatica evitarono i venditori e la loro merce, facendo slalom tra la folla.
Quando sfioravano qualche malcapitato o cassa di verdura, si voltavano a chiedere scusa ridendo come due bambine complici di divertenti marachelle. Vennero anche riconosciute e salutate con bonari e malcelati sorrisi.
«Arriviamo fino al porto!» la informò Anna.
Elsa si teneva stretta dal manubrio, sobbalzando quando passavano sopra una buca. Le strade erano lastricate in sampietrini e il tragitto le risultò un po’ scomodo, ma dimenticò tutto quando pensò alla fatica che doveva fare Anna per trasportarle entrambe.
Poi imboccarono una discesa e la minore lasciò che la bici la percorresse per sola forza di inerzia, liberando i pedali che girarono come impazziti. Anna lanciò un urlo al vento forte che sovrastò le proteste della sorella.
«Per tutti gli dei, Anna!! Annaaa! Ci schianteremo! Fermati!» Elsa teneva gli occhi socchiusi e la testa al riparo, le mani sudate stringevano il manubrio mentre cercava di assorbire gli scatti del tandem con la paura di essere sbalzata via da un movimento troppo brusco.
«Non preoccuparti, Elsa! È tutto sotto controllo!» Anna si voltò per rassicurarla con un sorriso.
La Regina sbiancò, ma non fece in tempo ad avvertirla che finirono letteralmente contro un carretto fermo davanti una taverna. Volarono, cadendo a terra.
«Ohi, che botta» protestò Anna massaggiandosi la testa.
«Anna! Stai bene?!», si allarmò Elsa.
«Sì, sì. Tu?»
«Bene. Più o meno», sorrise.
La principessa non riuscì a trattenere un piccolo sbuffo divertito per non ridere. «Oh, dovresti vederti. Sei piena di polvere e… Hai tutti i capelli fuori posto!»
«Ah, sì?», sogghignò Elsa. «Senti chi parla! Sei sporca qui», indicò una guancia. «E qui», le toccò la punta del naso.
«Come osi?» Anna finse di essere scandalizzata prima di scoppiare a ridere, seguita dalla sorella. «Ho come una sensazione di déjà-vu ma…»
«Questa volta siamo insieme» concluse per lei Elsa, prendendole le mani.
«Sì», annuì.
Tuttavia la magia del momento venne rotta dall’arrivo del proprietario del carretto. L’uomo non le riconobbe fino a quando Elsa non gli mostrò l’anello con il sigillo che portava sempre al dito. Si scusarono come due bambine, chiedendo mille volte perdono e invitandolo al castello per risarcire i danni.
Sulla strada del ritorno Anna fece più attenzione nella guida ed Elsa era sicura che fosse soprattutto dovuto ai molteplici lividi riportati. Si offrì addirittura di pedalare, ma quando ci provarono per poco non replicarono l’incidente.

Non appena varcarono le porte del castello, trovarono Gerda ad accoglierle. La cena era già in tavola e la balia fece per rimproverarle del ritardo, quando notò lo stato in cui erano: impolverate, sudate e affaticate.
Volse gli occhi al cielo in una muta preghiera: potessero almeno gli dei inculcare un po’ di responsabilità alle sue due bambine troppo cresciute.





   
 
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