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Autore: pickingupwords    19/05/2014    3 recensioni
Lily Evans aveva sempre odiato James Potter.
Remus Lupin aveva sempre mentito.
Sirius Black si era promesso che non si sarebbe mai innamorato.
Mary MacDonald era sempre stata invisibile.
Amelia Williams si era sempre nascosta.
Nina Clarks non aveva mai avuto paura.
"Se fossimo soltanto io e te a cercare di trovare la luce?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Amelia (parte I).

Quando si svegliò gli occhi erano troppo pesanti e gonfi, si mise a sedere sul letto e si portò una mano alla testa che le girava, sperando di farla smettere con quel gesto, sospirò e la luce mattutina la turbò, tornò a sdraiarsi e sollevò le coperte fino alla fronte, immergendosi nel buio più totale.
Aveva pianto.
Più o meno tutta la notte, Lily l’aveva consolata per tutte quelle ore, finché non era crollata a causa del sonno, mentre lei era crollata a causa del dolore.
Il petto le faceva male come se una spada si fosse conficcata in esso, sentiva la testa spaccata in due ed il corpo debole. Non si ricordava molto del giorno precedente, solo immagini e stralci vari: Lily che le stava accanto, Sirius che l’abbracciava e che la portava a dormire, James che parlava con qualcuno, forse Lily e lei che rispondeva, Mary che la guardava a mo’ di sfida, Lily che urlava qualche parola contro una persona in Dormitorio, una porta che sbatteva, Mary che non c’era, Sirius che la andava a trovare e poi solo lacrime. Nient’altro.
Si sentiva patetica, anzi, no: lo era. Era tremendamente patetica.
Eppure le faceva così male.
Quasi diciassette anni, cinque dei quali sprecati per qualcuno che alla fine si era messo con un’altra, dopo tutto quello che avevano passato insieme, dopo tutto l’affetto che provavano l’uno per l’altra, dopo tutti gli abbracci, le confidenze, le risate, le attese, lui se n’era andato.
Le attese.
Perché Amelia aveva aspettato. Amelia aveva aspettato troppo e invano.
Aveva aspettato inutilmente.
Amelia Williams: la ragazza che aveva aspettato.
Una volta lei e Remus erano sulla Torre d’Astronomia, c’era poco vento e stava per cominciare a piovere. “Qual è la cosa che ti spaventa di più al mondo?” gli aveva chiesto di punto in bianco, ad un certo punto.
Lui aveva voltato la testa verso di lei e l’aveva guardata per qualche secondo, la prima cosa che gli era venuta in mente fu ‘perderti’, la seconda fu ‘perdere i miei amici’, la terza fu ‘che tu venga a scoprire cosa sono’, la quarta fu ‘rimanere solo’.
“Rimanere solo” rispose, riassumendo, alla fine, tutte le altre: perché quelle ne sarebbero state la causa.
“Non ti fa paura quello che sta succedendo ora, lì fuori, John? Non ti spaventa a morte quello che sta accadendo al di là di queste mura, di questa scuola? Perché a me è questo, quello che fa paura. La guerra. Le persone che muoiono, il dolore, i pianti, i Mangiamorte, no, anzi, i Mangiamorte non mi fanno paura. Nemmeno Voldemort mi fa paura. Mi fa paura tutto quello che sta accadendo e la consapevolezza di non saperlo controllare, mi fa paura vedere le persone morire e sapere che potrei morire anche io. Non ti spaventa la morte?”
Scosse la testa. “No, non mi spaventa. A te sì?”
Non rispose per qualche attimo. “No, nemmeno a me” constatò poi, perché era vero: non le faceva paura morire. “John?”
“Sì?” fece dolcemente.
“Tu te ne vai?” abbassò lo sguardo.
“In che senso?” inarcò un sopracciglio.
“Nel senso: te ne vai via da me?” il suo tono di voce scese di qualche ottava.
“No, perché dovrei?” le domandò sinceramente curioso.
Amelia fece spallucce. “Le cose cambiano, sai, nel tempo…”
“Non me ne vado, puoi star tranquilla” volse lo sguardo al cielo e le prese una mano, stringendola nella sua; lei guardò le loro mani unite e sorrise.
“John?” lo chiamò di nuovo.
“Sì?” rispose allo stesso modo e lei sorrise.
“Se non te ne vai, io resto” lui s’era voltato verso di lei e aveva incurvato le labbra in un sorriso.
E ora? Amelia si alzò, andò in bagno e si guardò allo specchio.
Adesso lei era rimasta anche quando lui se n’era andato, adesso lei era sola che lo aspettava mentre lui non sarebbe tornato, adesso lei era bloccata e lui stava andando avanti.
Odiò il riflesso che vedeva allo specchio, non perché fosse poco carina, non perché non fosse abbastanza, non perché non si piacesse. Si odiò perché aveva creduto qualcosa che non si sarebbe mai avverato, si odiò perché aveva aspettato quando non c’era nulla da aspettare, si odiò perché aveva sperato, si odiò perché per colpa sua lei era rimasta immobile, si odiò perché aveva fatto preoccupare Sirius e Lily per niente, che ora erano giù a far colazione continuando ad essere in ansia per lei, si odiò perché era stata ingenua, si odiò perché lo odiava, ma, soprattutto, si odiò perché non riusciva a non amarlo, nonostante il male che le stava procurando.
Diede una pacca al suo viso riflesso nello specchio, una, due, tre, quattro, cinque.
“Stupida, stupida, stupida” si ripeteva a bassa voce. Continuò così per qualche minuto, finché non si fermò perché stava per piangere.
Le lacrime stavano per rigarle il viso, quando decise di trattenerle.
Le ricacciò dentro.
Non avrebbe più pianto. Né per Remus, né per nessun altro.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Sarebbe stata forte, d’ora in poi. Sarebbe stata diversa. Sarebbe stata migliore.
Era arrivato il momento di una nuova Amelia Williams. E tutti l’avrebbero visto.
Qualcuno entrò senza bussare. “Amy?” era la voce di Sirius.
Si fece coraggio, uscì dal bagno e gli andò incontro. “Ehi” lo salutò.
“Ehi” ricambiò lui con una certa dolcezza. “Ehi” ripeté poi abbracciandola a stringendola a sé. “Ehi” disse ancora. “Bambolina” le sussurrò all’orecchio facendola sorridere sinceramente. “Mi ha fatto entrare Lily” aggiunse. “Bambolina mia, come stai?” le chiese mentre lei aveva ancora il viso appoggiato sul suo petto, le braccia intorno alla vita e lui la stringeva forte a sé.
“Sto” gli rispose aprendo gli occhi e alzando il volto verso quello del ragazzo, che le diede un bacio sul naso e poi uno sulla fronte, sulla quale si soffermò un po’ di più, come se volesse farla guarire con le sue labbra.
La prese in braccio e la fece sdraiare accanto a sé su un letto, quello di Lily.
Tutti e due sul fianco, uno di fronte all’altra, la guardava in silenzio, gli sorrideva con gli occhi in silenzio.
“Ti voglio bene” le disse, di punto in bianco. Perché era vero, perché avrebbe dato la vita per lei, perché Amelia era importante quanto lo erano i Malandrini, quanto lo era James, perché si sentiva in dovere di proteggerla, perché, anche se avevano la stessa età, lei era la sua piccola sorellina, perché vederla in quelle condizioni gli lacerava il cuore, perché avrebbe spaccato la faccia a Remus non appena l’avesse visto, perché era fragile e si sarebbe distrutta con quasi nulla.
“Anche io ti voglio bene”  sussurrò Amelia con un dolce sorriso: gli era grata per tutto quello che stava facendo per lei, non l’abbandonava mai e sapeva che non l’avrebbe mai fatto; Sirius era suo fratello e i fratelli restano tali, anche se si litiga, anche se.
Sirius era il suo migliore amico. Era il ragazzo che non l’avrebbe mai delusa o tradita, che ci sarebbe sempre stato, che non avrebbe rinunciato. Sirius era forte, era potente, era un uragano ed era l’unica cosa di cui lei avesse bisogno in quel momento.
“Sei bella, Amy” le disse. “Sei bella e non ti merita. Sei bella e vali la pena. Sei bella e sei bella e sei bella” le accarezzò una guancia ancora umida e il suo tono era così serio, che lei, per un momento, ci credette.
Chissà cosa stava facendo Remus con Mary, chissà se erano insieme, chissà se si stavano baciando, chissà se stavano ridendo, chissà se lui la stava abbracciando come un tempo abbracciava lei; magari la stava stringendo a sé e le stava dicendo che l’amava.
Come aveva potuto avere ancora speranza? Era palese che lei non fosse la ragazza giusta per Remus.
Chiuse gli occhi e trattenne le lacrime, perché si era promessa che non avrebbe più pianto e raccolse il dolore dentro se stessa, chiudendolo tra le costole, dove faceva più male; si sentiva bloccata e ferma, quando tutti erano andati avanti, sentiva il peso del mondo sulle spalle e avrebbe voluto urlare e scappare via. Dimenticarsi di tutti, tranne che di Lily e Sirius, avrebbe voluto correre con loro, avrebbe voluto andarsene e dimenticarsi di Hogwarts, di Mary, di Remus.
Di loro.
Di tutti loro.
Che l’avevano solo fatta soffrire e le avevano spezzato il cuore.
Sirius la guardava e avrebbe solo voluto riaggiustarla, mettere insieme i pezzi e vederla sorridere ancora.
Perché non era abbastanza per riuscirci?
E poi la risposta, lampante, ovvia, gli venne in mente: lui non era Remus.
 
 ***
 
Quando si parlava di Amelia Williams, da un mese a quella parte, sembrava si parlasse di qualcun altro: giravano voci, ad Hogwarts, di cui tutti discutevano, ma che nessuno poteva confermare, se non, forse, vedendola. Alcuni dicevano che andasse ogni sera dai Corvonero, più precisamente da Danny Simons, il ragazzo troppo innamorato di Nina Clarks, che aveva deciso di darsi a qualcun altro per dimenticarla; altri parlavano di un ragazzo Serpeverde, Sebastian, troppo bello per essere vero; altri di un Tassorosso, anzi, due, Tassorosso, rispettivamente Sam e John Flinch, due gemelli; e chi vociferava di un Grifondoro, Sirius Black -convincendo sempre più Remus della loro relazione-.
Erano sempre insieme, quasi più del solito e spesso discutevano, nessuno ne capiva mai il perché; nessuno, ovviamente, se non Lily Evans e James Potter, unici spettatori ammessi alle loro litigate e poi riappacificazioni immediate.
Una di queste, stava avvenendo proprio in quel momento.
“Dannazione, Amy, quando vuoi smetterla?” la rimproverò il ragazzo, dopo che erano entrati in Dormitorio.
Amelia roteò gli occhi. “Fatti i fatti tuoi, Sirius”
“Non ci provare” le puntò un dito contro. “Non ci provare, Amy, non con me”
Amelia stava per perdere la pazienza: voleva un bene dell’anima a Sirius, ma quando lui si portava a letto più ragazze possibili, non le sembrava di avergliela fatta tanto lunga. “E’ la mia vita, okay? Mi porto in camera chi voglio!” appoggiò una mano sul petto, lasciato scoperto da una scollatura troppo ampia, che Sirius notò non appena lei compì il movimento e provvide subito a coprire.
“Sistemati qui” le chiuse i bottoni. “E mettiti le calze lunghe” indicò le gambe di Amelia. “Per quanto belle siano, devono stare al sicuro”
“Hai finito di farmi la predica?” chiese lei esasperata buttandosi sul letto.
“No!” alzò la voce il ragazzo, che iniziava ad innervosirsi. “E non smetterò finché non capirai quanto stai sbagliando!”
“Da che pulpito” scandì ogni parola con una pausa di un secondo tra l’una e l’altra. “Davvero, sono commossa” applaudì ironicamente.
“Io mi sono portato a letto un sacco di ragazze, ma…” iniziò.
“Ma?” lo interruppe. “Ma siccome sei un uomo per te va bene? Fa figo? Rende macho? ‘Ma’ che cosa, Sirius? Solo perché io sono una ragazza sembro una sgualdrina? E’ questo che vuoi dire? Che mi sto rovinando la reputazione?” nel mezzo delle sue domande retoriche, fece il suo ingresso Lily, accompagnata da James, dopo un pomeriggio di studio intensivo. Questa roteò gli occhi, si spostò i capelli dal viso e disse sommessamente: “Non un’altra volta”.
James le accarezzò un braccio in segno di conforto e chiuse la porta.
I due erano così abituati alle loro litigate, che quasi non ci facevano più caso; anche loro stessi litigavano fra di loro, o, meglio, battibeccavano, spesso, anzi, troppo spesso, ma per motivi sensati. Lily non era pienamente d’accordo sulla nuova scelta di vita di Amelia, ma non la intralciava, l’amica stava vivendo un periodo orribile e voleva sfogarsi in quel modo, sapeva che prima o poi le sarebbe passata e, oltretutto, lei non era nessuno per dettare legge sulla vita degli altri; aveva cercato di farla ragionare, di esporle le sue ragioni, ma quando aveva scoperto che Amelia conservava ancora la sua purezza e castità e che l’avrebbe fatto fino a che non avrebbe trovato il ragazzo giusto, si era tranquillizzata e per nulla preoccupata per qualche bacio o poco più. In quanto a James, era della stessa identica opinione di Lily: “Vivi e lascia vivere”, come dicevano i Babbani. Amelia era sempre Amelia, la piccola e dolce Amy, che stava attraversando un periodo difficile e voleva divertirsi un po’: lei non era cambiata, per niente, aveva solo cambiato modo di vivere e gli stava bene.
Sirius, purtroppo, non era dello stesso avviso: sempre troppo protettivo nei confronti di quella che considerava una sorella, non tollerava che qualcuno si approfittasse di lei ogni qual volta gli piacesse, non tollerava il suo comportamento e non tollerava il suo nuovo modo di fare. Non perché fosse diversa, semplicemente perché lei valeva di più, lei era più importante di quello, lei valeva la pena, lei era abbastanza, lei non era da buttar via e lei non era così. Lei valeva. Sul serio.
“Non fare paragoni da femminista, Amelia” la voce del ragazzo si fece improvvisamente dura, cosa che destabilizzò lei e lo guardò interdetta. “Piantala di comportarti da bambina” il tono si fece freddo.
Amelia era immobile. “Tu non sei nessuno per dirmi cosa fare” disse seria. James, che era entrato in camera delle ragazze solo per riprendersi l’amico e riportarlo dalla loro ala, si fece allerta, così come Lily: la situazione stava prendendo una brutta piega, non sembrava più una delle solite litigate.
Sono tuo fratello!” alzò la voce, prepotentemente. “Sono tuo fratello e non ti permetto di ridurti in questo stato per Remus!”
Amelia indietreggiò stupita e guardò Sirius, scuotendo la testa. “Io non mi sto riducendo in nessun modo”; possibile che dovesse sempre ricondurre tutto a quel ragazzo?
“Sì, che lo stai facendo, Amy. E lo stai facendo per lui, come ogni cosa che hai sempre fatto nella tua vita: tutto per lui, unicamente per lui, continuamente a causa sua, c’è solo e ci sarà sempre lui, Amy, e lo sai meglio di me” si passò una mano fra i capelli, dicendo una verità che Amelia non voleva accettare.
“Smettila di dire stronzate” lo accusò.
“Io?” ridacchiò sarcastico. “Sono io che dico stronzate, Amelia? Davvero? Quando ti renderai conto di tutte le falsità che dici a te stessa? Quando sarà troppo tardi e qualcuno che era in grado di darti lo stesso amore che avrebbe potuto darti Remus se ne sarà andato perché avrà aspettato troppo senza risultati?”
“Remus non c’entra nulla!” ribadì, mentendo; Lily lanciò un’occhiata a James, che ricambiò.
“Basta dir cazzate!” alzò la voce Sirius. “Tu ora non porti più nessuno qui dentro, sono stato chiaro?”
“Sirius!” lo richiamò Lily. “Non dettare legge su come una persona debba vivere”
Lui si voltò verso di lei, lentamente, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza. “Perché tu credi che questo sia il modo di vivere adatto a lei?”
“Io credo che Amelia sia grande abbastanza da decidere per sé” ribatté la rossa sicura, convinta delle sue parole. Ovvio che non pensava che quella fosse la strada per Amelia, ma era un periodo, sapeva che sarebbe passato; ora era distrutta per Remus, ma era consapevole che si sarebbe sicuramente ripresa e si sarebbe resa conto di tutti gli errori che stava facendo.
Il ragazzo scosse la testa e si passò una mano sul viso, nel frattempo Amelia si accorse del mondo in cui lui la guardava: ne era quasi schifato, era come se la ripudiasse, come se gli facesse pena. Sirius non le voleva più bene, Sirius non l’amava più come aveva sempre fatto, Sirius non era più suo fratello: non la stava accettando, continuava a puntarle il dito contro e criticarla, non la supportava più, non accettava più le sue decisioni e non cercava di capirla. E quel pensiero stava per farla scoppiare in lacrime, perché quel ragazzo era quasi tutto quello che lei avesse, era un punto fondamentale nella sua vita, il centro e il fulcro di tutto. Sirius era suo fratello, lo era stato fino a poco tempo prima, ma si era rotto qualcosa in quel legame troppo forte, che, si sa, i legami troppo potenti poi finiscono per rovinarsi.
E così era successo con loro: si erano sbiaditi.
“Se non ti vado più bene” iniziò Amelia con la voce rotta. “Puoi anche andartene” disse incrociando gli occhi del ragazzo, che, dopo quella sentenza, trovò quasi spezzati.
Non seppe da dove quelle parole le uscirono, come aveva anche solo potute pensarle: ma si stava trasformando in una persona nuova e non avrebbe fatto compromessi per nessuno, nemmeno per Sirius, nemmeno per il suo migliore amico, anzi, per suo fratello.
Pronunciarle fu un’impresa per lei, sapeva che lui si sentiva tradito ed era proprio così: non avrebbe mai pensato che qualcosa tra lui ed Amelia, la sua piccola sorellina, avrebbe potuto spezzarsi, non avrebbe mai e poi mai pensato che l’avrebbe cacciato via. Loro erano più forti di tutto, insieme, erano una squadra, erano inseparabili, era lo stesso rapporto che aveva con James e si sentì perso, senza Amelia gli mancava un pezzo, uno fondamentale, ed era come se fosse a metà, come se parte della sua anima non gli appartenesse più; ma era troppo orgoglioso e testardo per chiederle scusa: era quello che pensava e non avrebbe ritirato una parola. Chiuse gli occhi e respirò profondamente per poi avviarsi alla porta.
“Tu vali più di tutto questo” le disse per ultima cosa, prima di uscire.
 
 ***

Le davano della sgualdrina così spesso che ormai aveva smesso di farci caso.
“Ciao” disse in tono suadente, sporgendosi sul tavolo dei Corvonero, rivolta a Danny Simons, che le lanciò un sorriso smagliante e le si avvicinò.
“Bellezza” la salutò alzandosi e circondandole le anche.
Amelia sorrise e si avvicinò al viso del ragazzo. “Come stai?” gli chiese inclinando poco la testa.
“Ora che ti vedo benissimo” sollevò appena il lato sinistro della bocca.
Nina osservava la scena in silenzio, finendo il suo Succo di Zucca e lanciava occhiate ripetitive a Sirius, il quale aveva gli occhi puntati sull’amica, che era ormai anni luce lontano da lui.
“Ti va di andare da qualche parte? Non ho voglia di stare qui” iniziò a giocare con i capelli e abbassò lo sguardo, desiderosa di una sua risposta, che non tardò ad arrivare.
“So io il posto migliore per noi” le sussurrò all’orecchio, lei rise allegra, anche se non trovava nulla di divertente in quella situazione, prima di andarsene fece un cenno a Nina, che ricambiò con un sorriso.
Qualcuno aveva osservato quella scena senza staccare gli occhi da Amelia e la rabbia gli ribolliva nelle vene com’era successo poche volte, si chiese perché si stesse comportando in quel modo e perché avesse rotto con Sirius; aveva cercato di chiederlo all’amico, qualche volta, ma non aveva mai trovato l’occasione giusta, nemmeno in quel momento, dove lo vedeva intendo a guardare la ragazza senza nemmeno sbattere le palpebre e si chiese perché non aveva trovato il coraggio di andare a parlare con lei, per provare a salvarla.
Si era lasciato andare in questa nuova storia con Mary, facendo ogni cosa per dimenticare Amelia, senza mai, mai, mai riuscirci. Lei era sempre lì, sempre nella sua testa, sempre nei suoi occhi, sempre nel suo cuore e non se ne sarebbe andata, ormai lo sapeva; ma che poteva fare? Lasciare Mary per una ragazza che non riconosceva nemmeno più?
Avrebbe tanto voluto andar da lei e parlare, chiederle cosa stesse succedendo, se era grave, se poteva aiutarla, se era per la guerra, se erano i Mangiamorte, se era turbata, se era stressata, se era stanca. Ma era stanca, era terribilmente stanca e lui lo vedeva dai suoi occhi: non sorridevano più da un po’ di tempo. Aveva troncato i rapporti con Amelia per Sirius, ma ora che non usciva più con il suo amico, forse, poteva riacquistarli; poi puntò lo sguardo su Mary e pensò che no, non poteva farle un torto del genere. Cosa ti sta succedendo, Amelia?, si chiese, guardandola andar via con Danny Simons. Perché non parli più con me? Perché te ne vai? Perché sei diventata così? Perché non sei più quella che amo?, perché lui non amava quell’Amelia, lui era innamorato della vera Amelia, di quella dolce, gentile e sorridente, di quella che aveva pianto così poche volte di fronte a lui, ma che quando l’aveva fatto si era sentito il mondo crollare addosso e avrebbe tanto voluto portare lui il peso del suo dolore: perché lui era più forte, lui sarebbe riuscito a reggerlo, aveva sopportato così tanto, che ormai non ci faceva quasi più caso e sarebbe stato contento di avere il peso del dolore di Amelia sulle spalle, perché avrebbe potuto vederla felice ancora. Cosa ti sta distruggendo in questo modo, Amelia?, guardò Sirius, che stava scuotendo la testa, guardò James che stava fissando l’amico con uno sguardo di conforto, guardò Lily, che aveva gli occhi puntati su James e guardò Nina arrivare e circondare con un braccio le spalle di Sirius, che si appoggiò al suo petto, senza dire una parola e lei lo consolava e gli accarezzava i capelli, mentre quest’ultimo pensava a quanto gli mancasse Amelia e a quanto Nina, seppur avessero litigato, seppur lei si fosse arrabbiata con lui, fosse lì ad aiutarlo.
Nel frattempo Amelia era uscita dalla Sala Grande, stretta a Danny, mentre fingeva di divertirsi e che le piacesse stare in sua compagnia: in realtà lo trovava una persona particolarmente falsa ed egoista, ma per non pensare a Remus avrebbe fatto qualunque cosa, per levarsi quel pensiero dalla testa, quel chiodo fisso, anche solo per qualche secondo e provare un attimo di sollievo, avere l’idea che le fosse passata, che lui non le annebbiasse più la mente, che il pensiero di lui e Mary non la facesse mandare in bestia.
Da quando i due si erano messi insieme il clima nel Dormitorio era nettamente peggiorato: Alice non sapeva mai come comportarsi, troppo amica di tutte e troppo addolorata nel vedere questa spaccatura tra il gruppo di ragazze che erano sempre state unite, Lily, ovviamente, stava dalla sua parte seppure cercasse di mantenere un legame –anche se freddo e distaccato- con Mary, Emmeline continuava a provare a sistemare le cose, mentre Mary evitava Amelia come la peste, mentre quest’ultima avrebbe solo voluto prenderla a schiaffi. Come aveva potuto farle una cosa simile? Odiava Mary per il fatto di non riuscire ad odiarla sul serio, perché, alla fine, le voleva ancora bene: Mary era sempre stata come una sorella per lei e cercare di ripudiarla le faceva solo male; ma vederla in Sala Grande o in Sala Comune, stretta tra le braccia di Remus, baciarlo, abbracciarlo, stringerlo a sé… Mentre lei non lo sfiorava da quelli che sembravano secoli. Cos’era successo? Era davvero per delle parole di una ragazza che si era allontanata da Remus? Era davvero perché lui aveva una cotta per Mary che si era allontanato da lei? Più ci pensava, più lo trovava impossibile e si convinceva che ci fosse qualcosa sotto: loro si erano sempre voluto bene, erano amici, lei e Remus. E gli amici non si comportano in quel modo: gli amici litigano, come avevano fatto lei e Mary, come avevano fatto lei e Sirius.
Si riprese dai suoi pensieri, quando si accorse che Danny l’aveva appoggiata contro il muro ed aveva incominciato a baciarle il collo: erano accanto alle cucine, in una specie di sottoscala, abbastanza al buio e nascosti per far qualunque cosa.
“Ehi” lo richiamò e lui le sorrise. Lo odiava. “Possiamo andarci anche piano”
“Pensavo ti piacesse” osservò alzando un sopracciglio. La odiava.
“Sì, sì” confermò allontanandosi da lui quel poco che il piccolo spazio permettesse. “Certo, è solo che…”
“Non ti senti bene?” la interruppe.
Colse la scusa al volo. “Difatti: sono un po’ scombussolata, sai, è quel periodo del mese” fece un timido sorriso.
“Oh” si allontanò anche lui. “Oh, certo, no, capisco” disse imbarazzato.
“Capisci?” inarcò le sopracciglia, cercando di allentare la tensione.
“Capisco nel senso che…” si interruppe e rise, seguito da lei. “Immagino la situazione, okay?”
Annuì.
Non lo odiava, alla fine.
La guardò passarsi una mano nei capelli.
Non la odiava veramente.
Erano solo l’uno la cura dell’altra, uniti solamente per evitare di pensare a qualcuno che li aveva spezzato il cuore.
“Meglio che vada” gli disse con un mezzo sorriso, che lui ricambiò, per poi fermarla.
“Aspetta” le prese una mano. “Stasera è il compleanno di un mio compagno di stanza e facciamo una festa in Sala Comune, ovviamente cercheremo di non farci beccare, se ti va di venire dimmelo, ti aspetto fuori per farti entrare: sarebbe alle dieci”
“Okay” confermò. “Vengo, se sto meglio: ti faccio sapere”
La guardò ancora un attimo, per poi vederla sparire.
Si strinse nella divisa e camminò lentamente, come se volesse cogliere il motivo di ogni passo, come se si fosse dimenticata la strada per tornare in Sala Comune: le veniva da piangere, ma trattenne le lacrime, aveva promesso che non l’avrebbe fatto più. Chiuse un attimo gli occhi e passò una mano su di essi, stropicciandoli, il trucco si sbavò; aveva iniziato a truccarsi parecchio da Remus e Mary a quella parte, aveva sempre gli occhi circondati da una pesante matita nera e il mascara, qualche volta anche il rossetto. Le mancava Sirius. La sentiva come una di quelle mancanze che tolgono il fiato. Si chiedeva se avesse fatto bene a trattarlo in quel modo, a cacciarlo via, a dirgli di andarsene. No, certo che no. Lui voleva solo aiutare e lei l’aveva distrutto. Distruggeva tutto, non meritava una persona come Sirius, non meritava una persona come Remus e non meritava una persona come Lily. Era contenta che Remus e Mary si fossero messi insieme: lei lo meritava di più, Mary meritava davvero una persona che la facesse sorridere, perché lei era a sua volta una bella persona e non doveva soffrire. Lei, invece, distruggeva ogni cosa che toccasse. Era una specie di calamità, di rovina naturale che non faceva altro che far del male a qualunque cosa la sfiorasse. Aveva fatto del male a Sirius. Aveva fatto del male a Mary. E Remus non c’era. E l’unica spiegazione era che non la sopportava più. Come lei non sopportava più se stessa. Aveva freddo. Stava combattendo una guerra che l’avrebbe solo devastata. Si passò una mano nei capelli e avrebbe solo voluto scappare. Andarsene lontano, anche da Sirius, da sola, ricominciare. Si ricordò di quando avrebbe voluto fuggire con lui e una sensazione che somigliava tanto ad un pugno allo stomaco le mozzò il fiato. Avrebbe voluto un abbraccio sincero. Non uno di un ragazzo troppo preso da lei per separarsi dal suo corpo. Le piaceva piacere. Le piaceva davvero essere la ragazza che gli altri volevano. Le piaceva essere desiderata, voluta. L’immagine di Remus le tornò alla mente senza un motivo preciso. Scosse la testa e cercò di distogliere l’attenzione da quel viso maledetto. Fece le scale. Il più veloce possibile. Cosa sono?, si chiese. Sono davvero una stronza? Sono davvero una puttana come dicono tutti? Sono davvero una di quelle adolescenti così stupide per capire cosa è davvero importante?, disse la parola d’ordine e corse in camera senza nemmeno guardarsi attorno. Non aveva studiato nulla per il giorno dopo. Era qualche settimana che si comportava in quel modo. Trascurava lo studio, Lily e se stessa. Entrò, pronta per fronteggiare chiunque, ma non c’era nessuno, ne fu quasi felice. Andò allo specchio e si sistemò il trucco, rendendolo più pesante, andò verso il suo armadio e guardò quello che avrebbe potuto indossare quella sera: nulla. Non era mai stata una ragazza di quel tipo, quindi non aveva mai comprato vestiti adatti ad una festa piena di ragazzi, una festa dove avrebbe dovuto piacere. Andò verso l’armadio di Lily e poi cambiò subito idea: quella ragazza era troppo seria per avere qualunque cosa di troppo corto, si avvicinò a quello di Emmeline, ancora nulla, poi l’armadio di Alice la richiamò come una calamita e ne fu più che felice; c’erano così tanti vestiti carini, che aveva l’imbarazzo della scelta. Si mise quello più corto, era nero, stretto e senza maniche, le circondava il corpo in modo perfetto, stava benissimo. Tornò alla sua riserva d’abbigliamento e si mise delle scarpe con il tacco, quasi troppo alte e pericolanti, si diede una veloce sistemata ai capelli e si guardò allo specchio e, per un momento, pensò che quello riflettesse quanto ci fosse di rotto in lei, ma, alla fine, vide solo l’immagine di una ragazza qualunque. “Non sei come le altre, sei migliore, sei più brava con i ragazzi, vali di più” si disse, a bassa voce, senza però crederci sul serio.
 
***

“Dov’eri?” fu la prima cosa che Lily le disse non appena la vide, la faccia furibonda, iniziò a togliersi la sciarpa.
Amelia si voltò verso di lei. “Con Danny” rispose semplicemente; Mary e le altre entrarono una alla volta e la squadrarono quasi disgustate, Lily fu l’unica a non farlo.
“Ehi, quello è il mio vestito!” realizzò poi Alice puntandole un dito contro, Amelia fece spallucce.
“Me lo presti?” le chiese solamente.
“Tanto l’hai già indosso” sbuffò quella togliendosi il cappotto.
Mary continuava a fissarla con disprezzo.
“Ti sei persa la partita di Quidditch” la rimproverò severa. “James ci teneva ad averti lì”
Amelia spalancò gli occhi. Era davvero oggi?, pensò. Ho davvero perso la partita?, si passò una mano fra i capelli e chiuse gli occhi.
“Non… Mi sono… mi sono dimenticata” sospirò.
“Ho notato” commentò Lily sempre con un tono acido. “James adora quando fai il tifo per lui! Adora solo il fatto che tu ci sia! Lo sai quanto ti vuole bene, Amy!”
“Lo so” disse a mezza voce, non volendo altro se non sparire, si vergognava così tanto, non poteva pensare davvero di aver perso la partita di uno dei suoi migliori amici.
“Cosa ti sta succedendo?” le chiese e questa volta il tono di voce cambiò drasticamente: era spezzato, fatto che allarmò Amelia.
“Niente” la rassicurò.
“Pensavo che fosse una fase passeggiera, questa, Amelia” scosse la testa. “Invece ti dimentichi le partite di Quidditch e ora sei vestita come una…” s’interruppe e sospirò.
“Come una cosa?” si difese subito la ragazza.
“Come una poco di buono!” alzò la voce. “Pensavo che ti sarebbe passata, che avresti smesso di comportarti da cretina e a quanto pare mi sbagliavo! Avrei dovuto dar man forte a Sirius quando ti diceva queste cose! Ma no! Io mi sono fidata, come faccio sempre, ogni volta, io mi fido di te, Amy. E tu cosa fai? Ti dimentichi di James e ti vesti come una sgualdrina! Mi sono stufata di darti man forte, ora è meglio che la smetti” quelle parole ferirono Amelia come poche avevano fatto nel corso della sua vita: Lily, la sua migliore amica, sua sorella, non Mary, non Emmeline, non Alice, Lily, le stava davvero dicendo quelle cose, così dure e dolorose, le stava davvero dicendo che era diventata inaffidabile, sbagliata. La guardò ancora per qualche secondo, mentre sembrava che le altre avessero smesso di respirare e che il tempo si fosse congelato. Aveva perso anche lei; ma, tanto, aveva sempre saputo che era solo una questione di tempo e poi anche Lily sarebbe esplosa e se ne sarebbe andata. Prese il suo giubbino di pelle, lo indossò e, senza dire una parola, uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Fece le scale con calma e andò in giardino, aspettando che l’ora della festa arrivasse, nascosta dietro a un albero abbastanza distante da non essere vista, chiuse gli occhi e appoggiò la testa alla corteccia. Ora, era davvero rimasta sola. James era arrabbiato, Lily era furiosa e Sirius se n’era andato: poteva dire di essere isolata dal mondo e dall’amicizia, non le era rimasto niente. Il trucco troppo pesante la faceva apparire una ragazza troppo stanca per ogni cosa -non avrebbe fatto compromessi-, si sentiva così sola -nemmeno per Lily, lei era quello che era e non sarebbe cambiata per nessuno-, quanto avrebbe voluto che le cose andassero diversamente -ormai c’era dentro e tanto valeva combattere- , il tempo passava così lento -lei valeva più di tutto loro-, Remus  -lei era migliore-, il suo sorriso -lei si stava scoprendo, si stava capendo-, i suoi occhi -lei stava diventando quello che non aveva mai avuto il coraggio di essere-, lei stava vivendo -i suoi capelli sempre spettinati, le sue mani-, lei era coraggiosa -la sua risata-, lei era forte, poteva superare tutto questo -i suoi abbracci-, anche da sola, ce l’avrebbe fatta. 




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flowers's hall.
ciao cuori!
perché questo capitolo diviso in due parti? faccio preferenze o...?
ebbene: nessuna preferenza (anche se devo ammettere che le somiglio molto, per alcuni versi), semplicemente il capitolo era troppo lungo e su consiglio di
alessia, ho deciso di dividerlo in due.
perché è troppo lungo? 
perché amelia si trova in una situazione di merda e ci vuole un po' per spiegare tutti i suoi sentimenti.
il prossimo sarà un casino. ve lo assicuro. 
la creme de la creme (?)
e quindi nulla, eccoci qui: amy disperata per remus anche se lui la ama. 
cosa succederà a questa festa? accadrà qualcosa di irreparabile? 
non ve lo dico. muahahha
vi assicuro che il seguito arriverà il prima possibile: l'ho finito, quindi, non lo pubblico subito solo per suspanse. 
allora, semplicemente, spero non ci siano errori di grammatica che mi sono sfuggiti e spero che vi abbia incuriosito abbastanza da non annoiarvi a leggervi la seconda parte.
ah, sirius e lily che discutono con amelia dovevo metterceli: la voglio far disperare, poverina ahahah
a presto, fiori! 
un abbraccio ed un bacio sul naso.
rose.
  
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