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Autore: Calenzano    19/05/2014    1 recensioni
Keana, intellettuale del distretto 5, introversa e inquieta. Con tanta passione per i grandi ideali quanta sfiducia in sé stessa. E con il tacito desiderio di una sorella minore. Non certo il tributo ideale per i Giochi. Ma quando Capitol City va a colpire nel profondo, non può più permettersi di restare a guardare.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di sua bestialitate il suo processo
farà la prova; sì ch'a te fia bello
averti fatta parte per te stesso.

(Dante, XVII Paradiso)

 

 

Un nuovo giorno si alza sull'arena, più rovente che mai. Ormai ne sono sicura, ogni giorno la temperatura sale, trasformando la città in un forno. Eliminata la senior del 12, Absinth è rimasta l'unico tributo singolo, poi restano in gara solo coppie dello stesso distretto. Facciamo il conto. Oltre ai Favoriti e noi ci sono i distretti 4 e 11. Ma non è detto che le alleanze siano queste...

“E' il momento di una nuova visita ai Favoriti. Stesso obiettivo, stessa tattica. La truppa è pronta?” Chiedo con aria marziale a Codrina, che accenna il saluto militare. Anche io sono serena, quello che mi ha detto ieri sera mi ha spazzato via ogni peso dal cuore, e mi ha fatto pensare che forse possiamo farcela per davvero. E, anche se non oso ammetterlo, l'essere riuscita a ferire Retia, anche se lievemente, mi infonde un nuovo coraggio.

 

Prendiamo la Rambla, in direzione della seconda trappola che abbiamo piazzato l'altro giorno, camminando lentamente. Quando vi arriviamo, però, abbiamo una spiacevole sorpresa. La trappola è già scattata, e sembrerebbe a vuoto. Il bastone che avevo preparato giace a terra, tagliato in due, e lo shaken che vi avevo legato è scomparso. L'avevo caricato in un passaggio stretto tra un muro e la carcassa carbonizzata di un pullman, legandolo con uno straccio e torcendolo fino a costituire una rudimentale molla trattenuta da un fermo, a sua volta collegato a un'asta sottile posta di traverso nel passaggio. Urtando l'asticella, il fermo sarebbe stato strappato via e il bastone sarebbe scattato, lo shaken tagliente di traverso. Un corpo mantiene il proprio stato di quiete o di moto, finché una forza non agisce su di esso. E' stata proprio la domanda di Elder sul treno a ispirarmi l'idea. Raccolgo un moncone e lo esamino: nessuna traccia di sangue. Lo getto via con disappunto, e cerco di consolarci: “Almeno si saranno presi uno spavento.”

Ma ora saranno anche più sul chi vive. Ormai avranno capito cosa aspettarsi, e sarà tutto più difficile. Non resta che andare verso la terza e ultima trappola. La Rambla è piacevolmente ombrosa, grazie agli alberi, ma non mi piace troppo. Vi sono lunghi isolati compatti e privi di riparo, e pochi incroci. E' larga, ma in caso di una fuga improvvisa sarebbe facile restare senza via di uscita. La percorriamo con cautela, ma dei Favoriti nessuna traccia, neppure nelle strade intorno. Anche quando arriviamo nei dintorni dell'ultima trappola tutto tace. Saliamo un paio di volte su un tetto per guardarci intorno, senza esito, prima di concerderci una pausa nelle ore più roventi. Il pomeriggio trascorre così, tra nervi tesi e lunghe attese, proprio come ieri. Il sole sta tramontando, quando ci arrendiamo, e iniziamo il rietro alla base. Mi sembra che la giornata sia durata meno del solito, comunque. Questa inerzia prolungata mi preoccupa. Se continua a non accadere nulla gli Strateghi si inventeranno qualcosa per vivacizzare la situazione.... E saranno guai per tutti.

Siamo all'altezza degli ingombranti resti del pullmann, grosso e accartocciato scheletro di metallo, di traverso nella strada. Lo costeggio, ma quando arrivo all'altezza del muso e mi volto per cedere il passo a Codrina nello stretto passaggio, lei non c'è. Non faccio in tempo a inquietarmi, però, che un rumore sommesso sopra la mia testa mi fa sollevare lo sguardo. Senza che me ne accorgessi, la mia amica si è arrampicata sulla ferraglia annerita, e ora sta camminando in bilico su una sbarra sporgente, allargando le braccia per mantenere l'equilibrio. Sorride con aria complice quando si accorge che la sto guardando, e rende ancora più difficile il suo saggio di bravura puntando al tettuccio sfondato del veicolo. Sto per richiamarla giù, ma all'ultimo mi trattengo. E' il primo momento giocoso che le vedo concedersi nell'arena, dopo ore di tensione, perchè impedirglielo? Dopotutto, è poco più di una bambina... Per un breve attimo, avrei pure voglia di imitarla, scordando la continua, opprimente paura che ci circonda. La osservo divertita ondeggiare sullo stretto passaggio, piccola aggraziata funambola contro il cielo rossastro, e raggiungere il suo obiettivo, un passo dietro l'altro. Appena messo piede sul tetto, però, la vedo fissare qualcosa in lontananza, e irrigidirsi. In men che non si dica è di nuovo sulla sbarra, su cui si siede per lasciarsi scivolare agilmente giù. Dai suoi silenziosi gesti concitati capisco subito che deve aver visto qualcosa. La raggiungo, cercando di non far rumore, e insieme saliamo sull'autobus, approfittando delle lamiere ancora in sesto. Tenendo giù la testa, ci approssimiamo a ciò che resta di un finestrino, appena sopra a un sedile consumato dal fuoco.

Davanti a noi, nella strada sempre più buia, due figure si muovono, rasenti ai palazzi. Una è davvero troppo piccola perchè siano i Nostri, e infatti sono il ragazzino nero del distretto 11, e la sua senior, una diciottenne tozza, che avanzano guardinghi. Anche loro hanno deciso di fare squadra, a quanto pare. Sono arrivati quasi alla nostra altezza, quando in un androne qualcosa si muove. Un guizzo, e la senior cade a terra con un grido, una freccia piantata nel fianco. Il junior fa per scappare, ma dai loro nascondigli spuntano ululando i Favoriti, che indossano degli strani dispositivi simili a occhiali, e agitano potenti torce con puntatori laser. Convergono sui due dell'11, che sono presi inesorabilmente nel mezzo. Vediamo il ragazzino catturato da Wolwerine senza sforzo, mentre Retia preme a terra la ragazza ferita. Impotenti, ci prepariamo ad un altro scannamento, speriamo almeno che tutto finisca alla svelta. Non riesco però a impedirmi di ringraziare la sorte all'idea che, se fossimo passate di là appena un po' prima, adesso al loro posto ci saremmo io e Codrina. Il ragazzotto dell'1 si fa avanti smanioso, ma la sua alleata del 2 ha altri progetti. “Fermo.” Gli intima. “Dammi la tua spada.”

Lui esita, poi gliela consegna. Lei posa a terra una torcia in modo da illuminare bene la scena, poi annuncia: “Oggi offriamo a Capitol City un diversivo.” Si avvicina al ragazzino dell'11, che si divincola inutilmente nella stretta di Wolwerine, sfiorando appena il suolo con le punte dei piedi. “Vediamo cosa sei capace di fare.” E gli porge l'arma, indicando la sua compagna a terra.

Scopro i denti per l'orrore, non possono fare una cosa del genere. Wolwerine lascia con malagrazia il suo minuto prigioniero, e quello barcolla, poi prova fulmineo a infilarsi nel cerchio dei nemici per fuggire, ma viene intercettato immediatamente dal junior dell'1, che lo prende a pugni, prima di gettarlo nuovamente nel mezzo. Nella luce artificiale intravedo i suoi occhioni terrorizzati, si guarda intorno come un animale braccato, piegato in due per il dolore. Sussurra qualcosa che non capisco, ma che provoca l'ilarità dei Favoriti. “Non farci ridere, piccoletto.” Lo canzona il ragazzotto dell'1.

Il ragazzino guarda ancora l'arma, poi scuote la testa, frenetico. Un attimo, e si sta tenendo la guancia. Retia ritira il suo pugnale, e con una tranquillità agghiacciante chiede: “Allora? Devo convincerti io?” Immagino non aspetti altro.

Quello prende la spada, e con andatura incerta si avvicina alla sua compagna di distretto. Anche da qua lo vedo tremare come una foglia. Lei lo vede avvicinarsi, e annaspa, gemendo di paura e e di dolore. Sento Codrina aggrapparsi convulsamente al mio braccio. Il junior alza a fatica la spada, troppo pesante per lui; poi però la lascia ricadere. Basta un cenno di Retia, e il suo junior scatta in avanti e lo ferisce di nuovo con la punta di una delle sue frecce. Il ragazzino sussulta, geme, esita, poi strillando affonda la spada nel ventre della ragazza.

Il suo grido acuto, di bambino, mi riscuote brutalmente da quella sorta di trance inorridito, afferro Codrina e la tiro a me in modo che non veda, troppo tardi. Lei mi stringe, sgomenta, e per lo meno si risparmia il seguito. Il junior dell'11 lascia andare l'arma, che resta conficcata nel corpo, grottescamente oscillante, e scoppia in singhiozzi. In quel momento sembra davvero un bambino atterrito, e mi vengono le lacrime agli occhi. Con un gesto fulmineo Retia lo afferra per i capelli ricci, gli tira indietro la testa, e fa balenare il pugnale. Un gorgoglio strozzato, e anche il ragazzino si accascia, vicino al cadavere della sua senior. “Due al prezzo di uno!” Esclama Hebi, allegro.

Non guardo il sorriso soddisfatto dei Favoriti mentre se ne vanno, nel doppio sparo del cannone, lasciando i corpi inerti nel buio. Ho il respiro mozzo e le mani doloranti, mi accorgo di aver stretto talmente i pugni da conficcarmi le unghie nei palmi. Accarezzo la testa di Codrina, cercando di calmarmi insieme a lei, ma è dura. Ora sappiamo cosa ci succederà, dal momento che cadremo in mano a quelli.

 


Anche una volta rientrate al cantiere fatichiamo a prendere sonno, e non per il caldo. Siamo ancora scosse, quello che abbiamo visto ci ha tolto ogni velleità combattiva. Retia in particolare è il mio incubo, la rivedo guardare compiaciuta il tributo sanguinante. A giudicare dalla rapidità con cui l'ha sgozzato, la contusione alla spalla non deve averla impedita granché. Cercando una posizione comoda sul pavimento polveroso del ballatoio, medito un cambio di strategia. Le trappole non funzionano come avevo sperato, troppo incerte e troppo pericolo per attivarle. In uno scenario come questo sarebbe ideale il cecchinaggio, approfittando dei mille nascondigli e posizioni sopraelevate offerte dai palazzi. Ma un'imboscata del genere sarebbe possibile solo con un'arma da lancio. Che comunque non saprei usare... Non mi illudo davvero di potermi improvvisare tiratrice micidiale dalla sera alla mattina. E allora? Mi sforzo di pensare in tutte le direzioni, come ha detto Elder, ma mi pare di girare a vuoto. Improvvisamente, poco prima dell'alba, ho un'idea. Ma non dico nulla a Codrina. Faccio per alzarmi, cercando di non fare rumore. La sua voce nel buio però me lo impedisce. “Kea...”

Mi blocco a metà. Accidenti, mi ha sentito. “Tu hai detto che ci sono cose che non possiamo perdere di vista. Ma quelli fanno... L'hai visto. E poi anche noi siamo andate a tendere loro trappole per ucciderli. E dovremo farlo, prima o poi...”

Sta parlando nel dormiveglia, ma capisco subito cosa intende dire. Resto zitta per un po', pensando a cosa rispondere. E' un dubbio che serpeggia anche in me, in effetti. Che senso può avere parlare di vero, di giusto, qui nell'arena? Qui esistono solo la vita e la morte, e sono separate da un nulla. Davanti a questo tutto il resto sembra parole vuote sulle pagine dei libri, e nient'altro. E qui non siamo in un libro. Non sarebbe meglio abbandonare ogni scrupolo, e guardare in faccia la realtà?

“Noi facciamo quello che siamo costrette a fare qui dentro. Ma questo non vuol dire che ci debba piacere, né che debba essere l'unica strada percorribile. Un grande poeta, tanti secoli fa, ha scritto che non siamo stati fatti per vivere come bruti, cioè come bestie, ma per cercare la virtù e la conoscenza. Qui siamo costretti a comportarci da bruti, ma il ricordarci chi siamo, e fin dove possiamo spingerci, sono le uniche cose che possono salvarci dal diventarlo. Se c'è un modo per combattere per la vita, mantenendosi fedeli a questi valori, allora va trovato, costi quel che costi. Adesso dormi, c'è ancora tempo all'alba.”

Mi impongo di aspettare a lungo, dopo che abbiamo smesso di parlare. Solo quando avvicinandomi sento il suo respiro lento e regolare mi decido a muovermi. Vorrei farle una carezza, ma mi trattengo per paura di svegliarla. Muovendomi al rallentatore per non fare rumore, prendo la bomboletta di vernice e a tentoni spruzzo sul muro un grande “TORNO SUBITO”. Poi prendo lo zaino, mi avvicino al bordo del ballatoio, e mi lascio pendere nel vuoto. Non voglio calare la scala, se arrivasse qualcuno potrebbe salire. Prendo coraggio e mi lascio andare, atterrando un paio di metri più sotto. Il tonfo mi sembra una cannonata, Codrina si sarà svegliata di certo. Ma da sopra, con mio sollievo, non arrivano movimenti. Non appena il formicolio alle gambe è passato, esco in strada e mi avvio.

 

 

 



----
E.N.P.

Se la Banda dei Quattro non è odiosa dopo questa....  Ma queste due si stavano allargando un po' troppo. Occorreva che ricordassero dove sono. E per farlo dovevo andarci giù pesante, specie dal punto di vista psicologico: spero di non aver urtato nessuno. Nel caso, non esitate a segnalarmi se è il caso di alzare il rating.

A seguire, Keana's Mission Impossible. Non cambiate canale, mi raccomando. (Che poi uno trova Segreto e non torna più.)
  
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