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Autore: SusanTheGentle    20/05/2014    10 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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19. Pozzanghera
 
 
Un altro giorno senza il tuo sorriso
Un altro giorno è appena passato
Ma ora so quanto significa per te

Stare qui accanto a me
 
 
 
Aveva fatto un sogno.
Le capitava spesso di sognare di svegliarsi accanto a Caspian, nel loro letto, a Cair Paravel.
E invece, al posto delle sue braccia, il vuoto. Al posto del suo respiro caldo, uno soffio di vento freddo. Al posto del suo corpo rassicurante e forte, un materasso consunto adagiato sul pavimento di legno.
Susan si rigirò tra le coperte, sapendo che ormai era ora di andare.
La sera prima, dopo la lunga discussione, avevano dormito qualche ora. La Regina aveva diviso la stanza con le altre ragazze e, nel muoversi, cercò di non fare rumore per non svegliarle.
Era così presto che, molto probabilmente, anche i ragazzi e gli animali stavano ancora dormendo. Meglio così: non sarebbe stata costretta a trasformarsi davanti a loro.
Quando aveva svelato il motivo per cui lei e Caspian erano tornati a Narnia, i suoi fratelli e gli amici l’avevano guardata come fosse un’estranea. Era evidente che non si sarebbero mai aspettati di udire certe parole pronunciate proprio da lei: uccidere. Ma se si trattava di quell’uomo, poteva essere capace di farlo lei stessa a mani nude.
La Regina Dolce di una volta non avrebbe nemmeno voluto sentirne parlare, ma la Regina Dolce era una persona che ormai non aveva più niente a che fare con lei.
I pianti disperati e la stupida commiserazione erano finiti. La nuova Susan affrontava di petto ogni situazione; non si fidava di nessuno, non sorrideva agli estranei, aveva imparato a cacciare, a piazzare trappole, a battersi con la spada... e tutto questo da sola.
Non c’era stato Caspian ad insegnarle e incoraggiarla, a correggere i suoi errori. Aveva imparato anche a fare a meno di lui in un certo senso, almeno per quanto riguardava sostegno e protezione…anche se il lupo di notte, e l’uomo di giorno, non la lasciavano mai.
Prima di incontrare Ombroso era stato come essere sola nel mondo, e anche se quel mondo era Narnia doveva guardarsi da tutto e tutti.
Si era scoperta più forte di quanto aveva mai creduto. Se n’era stupita…e compiaciuta.
Non aveva più paura di niente. Non aveva più niente da perdere.
Attraversando la stanza e aprendo la porta con cautela per non farla cigolare, Susan vide che il lupo se n’era già andato. Anche Ombroso mancava. Sicuramente erano usciti e si erano addentrati nel bosco.
Come lei, Caspian non voleva mostrarsi.
Scese le scale e si recò nella piccola stalla per salutare Destriero, riponendo la balestra nella sacca di cuoio assieme al ciondolo d’ambra. Frugò sul fondo della borsa estraendone un involto di stoffa, scostò un lembo e accarezzò la superficie liscia del suo arco.
Anche se ancora spezzato e perciò inutile, aveva insistito per portarlo con sé.
Udì la porta cigolare e quando si volse trovò Peter sulla soglia. Era stato lui a fare l’ultimo turno di guardia.
“Che cosa è successo al tuo arco?” chiese il Re Supremo.
“Durante l’attacco a Cair Paravel, Rabadash l’ha spezzato. Mi ha privato di tutto ciò che avevo: persone, oggetti...tutto. Briscola ha tentato di ripararlo – i nani sono i migliori in queste cose – ma non c’è riuscito. Lo tengo con me perché non riesco a separarmene. E’ come fosse una parte del mio essere, non so se capisci cosa…”
“Sì, lo capisco perfettamente” disse Peter stringendo l’elsa di Rhindon, legata al suo fianco.
Susan fissò la spada. “Che stupida. Certo che lo capisci”
“Forse Aslan potrebbe fare qualcosa”
Lei scosse il capo. “Non lo so. Lo spero”
Senza dire nulla, i due fratelli camminarono lentamente uno verso l’altro e si strinsero in un abbraccio.
“Non mi sembra ancora vero che siamo di nuovo tutti insieme” disse lei sorridendogli, e per un momento assomigliò alla Susan di una volta.
“Mamma e papà come stanno? E gli zii?”
“Bene. Stanno tutti benone”
Lei continuò a sorridere. “Hai fatto un ottimo lavoro, Peter: hai badato a Edmund e Lucy, e hai condotto qui la Settima Amica di Narnia”
“Era il mio dovere” Peter la guardò con espressione decisa. “Andrà tutto a posto, Sue. Te lo prometto”
Lei voltò la testa e il suo sorriso si spense.
“Non rischiate per nulla” disse. “Io e Caspian siamo stati nelle Terre del Nord: è impossibile vivere lassù, le temperature sono troppo gelide persino in estate. C’è neve, neve e solo neve, per chilometri e chilometri. Non sono nemmeno sicura che ci siano ancora dei Giganti, là. Probabilmente la loro civiltà si è estinta secoli or sono”
“Anche in mezzo all’Oceano Orientale non c’era nient’altro che acqua, Susan. Mare e mare a perdita d’occhio, per settimane, eppure siamo arrivati a destinazione. Ricordi?” Peter le posò le mani sulle spalle. “Aslan pensa…anzi, Aslan sa che Rilian e Myra sono ancora vivi! Non posso credere che non nutri nemmeno un briciolo di speranza”
Susan sospirò stancamente. “Non ho mai smesso di farlo, nemmeno per un momento. Ma non c’è modo. Ovunque siano, se veramente sono ancora in vita, non li ritroveremo mai”
Peter si piegò un poco verso di lei. “Invece sì! Siamo qui per questo, Sue: per riportarli a casa e per annullare la maledizione che tiene prigionieri te e Caspian”
Susan scostò gentilmente le mani di lui. “Lo so. L’ho capito non appena Ombroso mi ha parlato di Jill. Ad ogni modo, l’ultima parola spetta a mio marito: farò ciò che farà lui”
La Regina si avvicinò a Destriero, riponendo l’arco spezzato dentro la sacca.
“Se Caspian vorrà seguirvi – del che dubito – allora verrò. Se deciderà il contrario, le nostri strade si divideranno ancora, anche se mi piacerebbe restare insieme a voi ora che siete qui”
Peter esalò seccamente il fiato.
Ecco che la vecchia antipatia verso Caspian ritornava a galla.
Non gli era mai piaciuta questa accondiscendenza che Susan dimostrava nei riguardi del Liberatore, benché fosse suo marito. Peter non aveva mai dimenticato quanto lei avesse sofferto, e nemmeno che Caspian era stato fidanzato con un’altra donna (pur contro il suo volere) e che lo avesse taciuto a Susan per lungo tempo.
“Non può decidere per te”
La Regina si voltò. “Non lo lascerò, come non l’ho mai lasciato in questi ultimi due anni. Non sai quante volte avrebbe voluto che me ne andassi per trovare un luogo più sicuro”
“Però…”
“Peter, non sono più una ragazzina: sono adulta ora. Sono una moglie e una madre, e una Regina”
Il Re Supremo lasciò ricadere la testa in avanti, annuendo una volta.
“Hai ragione. Scusami”
Susan gli si accostò e gli diede un bacio sulla guancia. “Non discutere con Caspian, o saranno guai per te, fratellone”
Era seria, ma l’ombra di un nuovo sorriso si aprì tra le sue labbra. Peter ricambiò.
“Devo andare, adesso”, disse ancora lei, posando un bacio anche sul muso di Destriero.
“Aspetta, sveglio gli altri” disse Peter.
“No, non fa niente. Non voglio che…Non voglio nessuno, capisci?”
Lui annuì, imbarazzato. “Certo. Scusa”
Susan lo superò diretta verso l’uscita. Lì si fermò ancora un attimo, una mano posata sullo stipite della porta.
“Forse c’è un modo per attraversare le Terre del Nord, dopotutto. Dì a Caspian di parlarvi di Pozzanghera. Potrebbe aiutarvi”
Dicendo questo, la Regina se ne andò.
 
 
“Cosa?! E’ già andata via? Oh…” esclamò una Lucy triste e delusa, quando seppe che la sorella maggiore non aveva aspettato di salutare nessuno.
Anche Edmund sembrava alquanto scontento: la sua espressione era cupa.
“La rivedremo al tramonto, non preoccuparti” la rassicurò Peter.
La Valorosa annuì una volta, scambiandosi uno sguardo con il Giusto.
Quando Peter fu salito al piano superiore, i due fratelli minori si avvicinarono l’uno all’altra, iniziando a parlare sommessamente.
“Hai paura anche tu che Susan e Caspian decidano di mollarci qui, non è vero?” chiese Edmund alla sorella.
Lucy annuì ancora. “Che cosa faremo se decideranno di non partire con noi? Ed, io sono molto preoccupata. Hai sentito Susan, ieri notte? Lei e Caspian vogliono farlo sul serio: vogliono andare a Cair Paravel da soli!”
“Non saranno soli, Lu, te lo posso assicurare” ribatté il ragazzo con una strana luce negli occhi scuri.
Sul volto di Lucy apparve un’espressione d’incredula consapevolezza.
“Non vorrai andare con loro? Da Rabadash?! Edmund, no!”
Lui le fece cenno di tacere. “Abbassa la voce…. Sì, andrò. Sono due pazzi a pensare di competere con un esercito intero: perché Rabadash gli manderà contro tutti i suoi soldati, ne sono sicuro. Rimarrò qui con Lord Rhoop, Shira e gli altri. Raduneremo tutti i narniani che saranno pronti a seguirci. Voi altri, intanto, partirete in cerca di Rilian e Myra”
La Valorosa non credeva alle sue orecchie. “Edmund, per l’amor del cielo, pensa a quel che dici”
“Ci ho riflettuto tutta la notte e non ho quasi dormito”
“Allora, se rimani tu rimango anche io”
Edmund fece roteare gli occhi. “Era proprio quello che temevo…No, tu devi andare: se scegli di restare, Emeth vorrà restare a sua volta e sarà una catena. E poi credo ci sia già qualcun altro che vorrà…”. Improvvisamente, il Re Giusto arrossì. “Insomma, penso che anche Shanna vorrebbe…forse…”
“Restare con te” concluse Lucy. “Si capisce che lo farà”
Edmund si schiarì la gola. “Ecco, appunto: il gruppo verrebbe dimezzato e non credo che Peter sarebbe felice. Ho già messo in contro che dovrò discutere parecchio sia con lui che con Caspian, per cui ti prego, Lu, almeno tu vienimi incontro: parti”
Lei si morse il labbro inferiore, incerta. “Oh, io non so…”
“Senti, dopotutto non è detto che Sue e Caspian non decidano di accettare di venire al nord, ma dato che sembrano più propensi verso il contrario, credo che gli farebbe piacere sapere di non essere soli”
Lucy rifletté, pensando che doveva anche dare una risposta a Emeth riguardo a una certa proposta… Avrebbe tanto desiderato confidarsi con Susan, ma aveva preferito non assillarla con i suoi problemi: la sorella ne aveva già fin troppi, al momento.
“Quando metterai Caspian e Peter al corrente della tua decisone?” aggiunse infine.
“Ancora non lo so” rispose Edmund con un sospiro. “Per ora non accennarlo a nessuno, va bene?”
Lucy annuì, mentre la Torre dei Gufi si svegliava e i suoi abitanti si riversavano nella sala padronale per la colazione.

 
Alla prima luce dell’alba, quando il debole raggio di sole autunnale sfiorò il dorso del lupo, l’animale scomparve e riapparve l’uomo.
Il Re di Narnia aprì gli occhi neri, osservando il nuovo giorno nascere da dietro gli alberi del bosco ancora mezzo addormentato. Solo alcuni uccelli erano già svegli, liberando il loro melodico canto tra la nebbia del mattino.
La figura alta e prestante avvolta nelle vesti nere, i capelli e la barba scuri, percorse senza un rumore la distanza che lo separava dalla Torre dei Gufi. Avanzò in mezzo alla spessa bruma, che minacciava di persistere per tutto il giorno.
“Maestà?”
“Buongiorno, Ombroso”
“La Regina è a caccia, Sire, volevo avvisarvi nel caso vi preoccupaste non vedendola”
“Grazie” rispose Caspian, lo sguardo fisso sulla Torre che si avvicinava sempre più. “Com’è andata la notte?”
“Direi bene: la Regina Susan ha conosciuto Jill Pole e si sono parlate”
“E Eustace?”
“C’era anche lui e… c’è una grande notizia, Maestà: i Pevensie sono qui!”
Ombroso non poté continuare.
Caspian si arrestò di colpo, girandosi tanto in fretta che i capelli gli finirono davanti agli occhi. Li scostò con un gesto d’impazienza, fissando l’animale con la fronte aggrottata, gli occhi neri leggermente sbarrati.
“I Pevensie?” chiese, in quello che fu quasi un sussurro.
Li aveva mandati Aslan, non c’erano dubbi.
L’ultima visita dei Pevensie era avvenuta otto anni prima. I lontani ricordi affiorarono, premendogli sul cuore, appesantendolo sotto il rimpianto del pensiero di quei giorni felici: il giorno in cui erano nati Rilian e Myra.
I momenti più belli della sua vita li aveva vissuti insieme ai quattro fratelli: avevano condiviso avventure, vittorie e sconfitte. I Pevensie erano la sua famiglia.
Allora era proprio come aveva sempre sostenuto Susan: i sogni erano davvero dei segnali. Bosco Gufo, la Torre…Peter, Edmund e Lucy erano là.
Quanto tempo era trascorso sulla Terra? Quanto erano cambiati i suoi amici?
Con queste e mille altre domande in testa, Caspian accelerò il passo senza rendersene conto. Uscì dal bosco, ritrovandosi nel prato di fronte alla Torre dei Gufi. La porta principale era aperta e…
No, non poteva essere Lucy la ragazza che gli correva incontro e che adesso lo abbracciava.
“Lu…”
Lei scoppiò in quello che era un pianto misto a una risata.
“Caspian! Caspian!” gridò felice.
“Lucy!” fu lui ora ad abbracciarla, ridendo insieme a lei. “Santo cielo, quasi non ti riconoscevo!”
Il Re la tenne per mano e la osservò attentamente, provando un senso di fierezza e affetto indescrivibili.
Era cresciuta ma era sempre la stessa piccola Lucy, vivace ed espansiva.
“Ti aspettavamo con impazienza. Siamo qui per aiutarvi, Caspian. Vedrai che ora si aggiusterà tutto”
Lui continuò a stingerle le mani senza dire nulla, mentre il suo sorriso si spegneva.
Poi, quando i due si voltarono per rientrare nella Torre, il Re vide Emeth attendere sulla soglia.
Quando Caspian scoccò a Lucy un’occhiata più che eloquente, lei arrossi e si strinse al braccio del soldato, il suo ragazzo.
Caspian li guardò e sorrise con approvazione. Era bello sapere che, almeno certe cose, erano immutate.
“Mi fa sempre molto piacere vederti tra noi, Emeth” disse il Liberatore, salutando l’amico porgendogli una mano. “Hai più saputo niente di Tara e Clipse?”
“No, purtroppo. Le ho lasciate da Lord Bern e confido che siano ancora sulle Isole Solitarie, al sicuro”
Intanto che il Re e il soldato parlavano, Lucy era sgattaiolata all’interno della Torre ed ora chiamava tutti a gran voce.
“Edmund! Peter! Ragazzi, è arrivato!”
L’accoglienza fu delle più calorose, piena di commozione e di felicità.
Edmund fu il primo a raggiungere Caspian e ad abbracciarlo con gran pacche sulla schiena. Peter avrebbe voluto comportarsi come il fratello ma, similmente ad Emeth, si limitò a una stretta di mano. Anche Lord Rhoop e Eustace abbracciarono Caspian, il quale baciò poi le ragazze sulle guance: prima Miriel, poi Jill e Shanna.
“Va bene, va bene, basta” fece Edmund, mettendo un braccio sulle spalle della Stella, attirandola a sé. “Lei è mia, eh?”
La battuta (ma lo era davvero?) fece sorridere tutti. L’unica che non lo fece fu proprio l’interessata: il viso di Shanna mutò dal consueto colorito niveo ad un acceso porpora.
Sua…Edmund aveva veramente detto che…
Lo guardò in viso mentre gli altri iniziavano a parlare e gli animali facevano un gran chiasso.
Edmund era così affascinante, così…
Lui si volse in quell’attimo preciso e lei abbassò la testa, sciogliendosi dall’abbraccio e spostandosi lentamente verso Lucy, Jill e Miriel.
“Svelti, svelti, amici!” fece Pennalucida. “Apparecchiate per Sua Maestà! Sire, stavamo facendo colazione. Voi gradite…”
“Sì, grazie. Sono affamato” rispose Caspian.
Nel frattempo che si spostavano nella sala padronale, Edmund afferrò Shanna per un polso, trattenendola.
“Ehi…che c’è che non va?”
“Niente”
Lui s’incupì. “Oh, andiamo, sei un libro aperto per me, lo capisco quando c’è qualcosa. Ti sei scostata all’improvviso, prima”
Lei arrossì di nuovo. “Mi sono sentita in imbarazzo” confessò.
Edmund la lasciò andare, addolcendo la sua espressione. “Per quello che ho detto?”
Shanna annuì senza guardarlo.
“Scusa. Non pensavo…”
“Mi hai confusa, Edmund”
I due ragazzi si guardarono, lei incerta, lui dispiaciuto e forse un po’ deluso.
“Stavo facendo il buffone, non intendevo offenderti. Era una battuta” cercò di giustificarsi.
“Sì, lo so, però quello che hai detto…” balbettò la ragazza.
“Ah, ho capito. Io sono solo un amico per te, vero?”
Shanna osservò il viso di lui adombrarsi nuovamente. “Ed…”
“Andiamo” tagliò corto il ragazzo, sorpassandola. “Non dirò più nulla del genere, te lo prometto. Scusami se ti ho urtata”
Shanna allungò una mano come per trattenerlo, ma lui era già dentro la stanza da pranzo. Lei lo seguì ma non sedette come al solito accanto a lui, prese invece posto tra Lucy e Miriel.
Non si rivolsero uno sguardo per tutto il resto della colazione.
Shanna si sentiva ansiosa: Edmund aveva frainteso, non era rimasta infastidita, solo confusa. Lui aveva parlato in modo così aperto, così esplicito…
Lei non era umana e non avrebbe mai compreso appieno l’animo degli uomini. Le Stelle erano esseri miti e fin troppo umili, a differenza degli umani che avevano moltissime sfaccettature. Una stella non si sarebbe mai espressa nella stessa maniera di Edmund per dirle che teneva a lei.
Doveva spiegarglielo, o lui avrebbe potuto pensare che stava rifiutando le sue attenzioni, e non era così. Non era assolutamente così. Voleva stare con Edmund ma erano così diversi…
Dal canto suo, il Giusto si era molto risentito dal comportamento di lei. Shanna lo baciava sulla guancia, si lasciava abbracciare e poi che faceva?, si allontanava non appena lui tentava un contatto un po’ più intimo.
Edmund se la cavava egregiamente con le ragazze, allora perché con Shanna non era capace di gestire la situazione?
C’era qualcosa che lo frenava: forse l’aspetto di lei, così dolce e in un qualche modo fragile, che gli diceva che non era come le altre, che doveva trattarla con amabilità, andando per gradi, perché era così innocente…Certe volte avrebbe voluto piombarle davanti, prenderla e baciarla, e invece…
Accidenti alle donne!
 
 
Durante la colazione, i discorsi si concentrarono ancora sui quattro segni di Aslan, sulla missione di Jill, sulla maledizione, sulla partenza per il nord.
Inizialmente, Caspian parlò in modo scorrevole, apparendo agli occhi degli altri esattamente come lo ricordavano: un ragazzo buono e gentile. Non che non lo fosse più ma, man mano che gli argomenti si facevano più seri, divenne chiaro a tutti quanto fosse cambiato, proprio come Susan. Lo avvolgeva un’imperturbabilità che traspariva sia dai suoi modi di fare che dalle parole. Era come se niente al mondo potesse interessargli o toccarlo intimamente. C’era il gelo nei suoi occhi neri, asprezza nei suoi discorsi, e odio. Tanto odio.
Gli amici gli stavano illustrando l’itinerario per raggiungere le Terre del Nord, ma il Liberatore continuava a scuotere il capo, lentamente.
“Smettila di dire di no” gli disse Jill, la quale aveva già un certa confidenza con il Re.
“Non ho alcuna intenzione di vedervi morire uno dopo l’altro” rispose Caspian, alzandosi da tavola e raggiungendo la finestra, osservando fuori.
“Ci andremo, che a te piaccia o no! E tu dovrai venire con noi!”
“La missione è stata affidata a te, Jill, non a me”
“Aslan ci ha riuniti per uno scopo, non lo capisci?” rincarò Peter. “Jill è la settima Amica di Narnia! Possiamo farcela ora che siamo tutti insieme!”
Caspian si appoggiò al davanzale, dando la schiena agli amici. “Susan che ha detto?”
“Che non ci permetterai di intraprendere questo viaggio” rispose ancora Peter.
Il Liberatore fece un mezzo sorriso e annuì. “Ha ragione”
Strinse con forza la pietra del davanzale, facendosi imbiancare le nocche. Non sapeva cosa fare.
“Ho sognato decine di volte questo posto: la Torre, il bosco…Susan comprese prima di me che cosa significavano quei sogni, e adesso lo so anch’io: riguardavano voi. Mi stavano anticipando il vostro arrivo. Aslan vi ha chiamati per salvare i miei figli, e anche se vorrei venire con voi per vedere coi miei occhi che sono vivi, non lo farò”
“Pensi che per Rilian e Myra non ci sia speranza?” chiese Lucy, sconcertata.
Caspian scosse il capo. “No, non è questo: benché in due anni non abbia nutrito la minima aspettativa di rivedere i miei bambini, ora voglio riporre fede nelle parole di Aslan. Ma sarete voi a soccorrerli, ovunque si trovino, non io. Il mio scopo è un altro”
Caspian raddrizzò la schiena e si voltò verso gli amici. “Ho sempre saputo che nel momento in cui avessi deciso di rimettere piede a Narnia, sarebbe stato per reclamare la testa di un uomo. Anche Susan lo sapeva e vuole quella testa quanto me”
“Caspian, ascolta” disse Miriel, come sempre molto pacata. “Capisco perfettamente il tuo pensiero, ho vissuto la vicenda da vicino e so che vuoi uccidere Rabadash perché pensi sia l’unico modo per annientare il sortilegio. Ma non è così che porrai fine a tutto questo. Aslan è stato chiaro: la soluzione è al Nord. E’ quella la strada giusta per disfarsi della maledizione, per salvare Rilian e Myra, Narnia, e per annientare Rabadash una volta per tutte. Ti supplico, riflettici”
Caspian pareva non aver ascoltato, lo sguardo lontano, l’atteggiamento apparentemente distaccato.
Quando parlò, il suo tono di voce era cambiato. Non aveva più intenzione di discutere.
“Non vi fermerò se voi non fermerete me”
Edmund aggrottò la fronte. “Aspetta....stai dicendo che ci lasci partire se in cambio noi ti lasciamo uccidere Rabadash?”.
“Sì, esatto”
“E se fallisci? Anche se lo uccidi, non hai la certezza che la maledizione scomparirà insieme a lui”
Caspian osservò il cielo, aspettandosi di veder apparire il falco da un momento all’altro.
“Non abbiamo nulla da perdere: ne io né lei”
Durante il breve silenzio che si creò, Peter si alzò dalla tavola e fece qualche passo verso il Liberatore, fissandolo dritto in faccia.
“Preferisci lasciare i tuoi bambini chissà dove piuttosto che rinunciare alla vendetta?”
Caspian si voltò vero il Re Supremo. “La vendetta è l’unica cosa che mi tiene ancora in vita”
I due giovani uomini si fronteggiarono per qualche secondo a forza di sguardi.
Peter comprendeva la sofferenza di Caspian, tuttavia, non approvava quel comportamento egoistico.
“E Susan? La costringerai a seguirti?”
Ombroso saltò su dicendo: “Ecco, esatto! Io la penso come il Re Supremo: non potete obbligare la mia adorabile signora ad andare avanti e indietro per mari e monti!”
“Non la costringo a fare niente!” controbatté Caspian. “Lei sa come la penso e sa che può scegliere liberamente. Se vorrà partire con voi invece che con me, non la fermerò”
Ombroso incrociò ali sul petto, facendo il verso al Re. “Oh, se vorrà partire non la fermerò, bla, bla, bla…AH!”
Ombroso indietreggiò facendo una capriola per aria. Caspian aveva estratto la spada e ora la puntava contro il naso del pipistrello.
 “Caspian, non trattarlo così, poverino!” esclamò Lucy.
Non lo riconosceva più, così come gli altri: mai il Re aveva attaccato a quel modo una creatura fatata. 
“Non preoccupatevi, Regina” rispose Ombroso, per nulla spaventato. “Non mi fanno paura queste minacce, le ricevo da troppo tempo, ormai”
Caspian gli scoccò un’ultima occhiataccia prima di rinfoderare Rhasador.
“Un giorno ti taglierò quella maledetta linguaccia, Ombroso, te lo posso assicurare”
Nel momento in cui si voltò, il pipistrello gli fece una linguaccia alle spalle. Per fortuna, il Liberatore non lo vide.
“Se avete finito…” disse Eustace, tamburellando con le dita sul tavolo in un gesto d’impazienza.  “Grazie…Dovremmo venire a un compromesso, o perderemo tutto il giorno a mettere il punto su cose già discusse, e sinceramente non mi va proprio”
“Già, nemmeno a me” lo appoggiò Jill.
“E’ vero, avevamo programmato di partire oggi” disse Emeth.
“Caspian, ti supplico, vieni con noi!” pregò Lucy.
Tutti gli sguardi erano puntati sul Re di Narnia. Egli lesse le tacite preghiere sui volti degli amici più cari, e l’averli tutti schierati di fronte a sé fece sì che nella nella corazza impenetrabile che si era costruito addosso si aprisse uno spiraglio.
“D’accordo, ci penserò. Siete contenti?” disse, tornando a sedersi con loro.
Gli altri tirarono un sospiro e poi Peter prese di nuovo la parola.
“Questa mattina, prima di andarsene, Susan mi ha detto di chiederti chi è Pozzanghera. Sembrava pensare che potesse aiutarci nel viaggio verso il Nord”
Caspian parve sorpreso. “Pozzanghera il Paludrone. Sì, potrebbe”
“Il che cosa?” chiese Eustace.
“Un Paludrone: sono bizzarre creature che vivono nel luogo dal quale prendono il nome: le Paludi, appunto” Caspian fece un sorriso appena accentato. “Susan ha pensato bene: per attraversare le Terre del Nord vi serve una guida adeguata”
“Ci siamo noi” disse prontamente Shanna, indicando se stessa e Miriel. “Siamo noi le vostre guide”
Caspian annuì a metà. “Certamente, ma credo che Susan si riferisse ad un altro tipo di guida”
“E cioè?”.
“Qualcuno che non teme le temperature rigide e sa muoversi tra le montagne, che sia in grado di riconoscere i cambiamenti atmosferici e sappia come procurarsi il cibo anche in un luogo impervio come quello”
“E questo Paludrone potrebbe farlo?” chiese Emeth.
“E’ un eccellente esploratore, ve lo posso assicurare”.
Ci fu un mormorio d’assenso. La compagnia pareva soddisfatta.
Caspian guardò uno per uno i suoi compagni, risoluto. “Non vi sto promettendo niente, ricordatelo. Posso accompagnarvi a conoscere Pozzanghera, ma poi tornerò indietro”
“Se non avrai cambiato idea, nel frattempo” aggiunse Jill, speranzosa.
Il Liberatore non rispose, assumendo un’espressione un po’ seccata.
“E per le Sette Spade, come facciamo?” chiese Edmund.
“Dove si trovano, a proposito?” chiese Caspian. “Credevo le avessi con te, Shanna”
Nessuno gli aveva ancora detto che i talismani si trovavano in mano al dottor Cornelius. Se lo avessero fatto, sarebbe stato impossibile anche solo persuaderlo a seguirli.
“Sono in luogo sicuro” rispose Shanna, facendo uno sforzo tremendo per guardare in faccia il Re mentre gli mentiva.
Non era nella sua natura, e il solo pensiero di dire una frottola la faceva star male. Ma non era veramente una bugia, no?
“Tranquilla, non lo è” la rassicurò Miriel poco dopo. “Sei rimasta sul vago e hai fatto bene. Voglio che s’incontrino: il Re e Cornelius devono chiarirsi”

Ora, tutti quanti preparavano il necessario per la partenza.
Caspian, che aveva già tutto pronto, uscì all’aperto per godersi il debole sole che era riuscito a fendere la nebbia del primo mattino. Sedette sul basso muretto di pietra appena fuori dalla Torre, Destriero in piedi vicino a lui. Aveva deciso che sarebbero state le ragazze a salire a cavallo, a turno.
Il canto del falco risuonò leggiadro nel cielo dall’aspetto incerto. La vide arrivare danzando tra le correnti d’aria, planando ad ali spiegate sul suo braccio teso.
“Buongiorno, tesoro”
Lei si accomodò meglio, accoccolandosi sulla sua spalla, beccandogli piano una guancia.
“Mia adorabile signora!”
“Oh, santo cielo…rieccolo” fu il sommesso commento del Re all’arrivo di Ombroso. “Mi togli una curiosità, topo volante?”
“Non sono un topo volante! ….Sì, quale?”
“Non dormi mai, tu? Non c’è un minuto nella giornata in cui io possa stare senza sentire la tua voce?”
Ombroso fece finta di riflettere. “Uhm…..No!”
Animale e uomo si cambiarono la solita occhiata torva.
“State pensando cosa fare, Maestà?”
Caspian accarezzò il falco. “Sto pensando cosa farebbe lei”
“La Regina farà ciò che volete voi, lo sapete, anche se io non approvo”
Il Liberatore osservò il falco per alcuni minuti senza parlare. Si accorse che qualcuno veniva dalla Torre, udiva l’erba e le foglie scricchiolare sotto i passi.
“Caspian, posso parlarti?”
Era Edmund.
Il Re di Narnia si voltò, notando subito la serietà dipinta sul volto dell’amico.
“Ti ascolto” rispose.
“Io non parto per il nord” disse il Giusto senza preamboli, “Vengo con te e Susan a Cair Paravel”
Il Re di Narnia rimase di stucco.
“Questa è bella!” esclamò Ombroso.
“Puoi lasciarci, per favore?” chiese il Liberatore al pipistrello, il quale si allontanò poco dopo verso il bosco appendendosi ad un ramo, vigile.
Quindi, Caspian si alzò in piedi lentamente. Il falco agitò un poco e ali e poi tornò comoda sul suo avambraccio.
Edmund li osservò entrambi, l’uno accanto all’altra. Come il lupo era sempre stato vicino a lei la notte scorsa, il falco non lasciava mai lui durante il giorno.
Era surreale saperli e vederli in quel modo.
Non meritavano tutto questo…
“Puoi tentare di dissuadermi quanto vuoi, non cambierò idea: se non vieni con noi, resterò io. Vi accompagnerò e vi darò il mio sostegno”
Caspian scosse la testa. “Non lo puoi fare. Devi stare con i tuoi fratelli”
“Susan è mia sorella e anche tu sei mio fratello!” replicò Edmund con forza.
I due ragazzi restarono in silenzio per un momento, riflettendo su quelle parole.
Il Liberatore posò una mano sulla spalla del suo più caro amico.
“Sono convinto che mi saresti di grande aiuto, Ed: sei un ottimo guerriero, uno spadaccino eccezionale, perciò non pensare che il mio rifiuto sia dovuto al fatto che non credo nelle tue capacità. Ma è una cosa tra me, Susan e Rabadash. Noi tre e basta, capisci?”
“Ma Rabadash ha un esercito!” rincarò il Giusto. “E’ un maledetto bastardo ma non è stupido! Cosa pensi che farà quando Lord Ravenlock gli dirà che sei a Narnia? Vi inseguirà e inseguirà anche noi nel momento in cui capirà cosa stiamo facendo!”
“Ho detto no, Ed”
“Senti, non dico che se verrò farò la differenza, però se anche noi raduniamo…”
“Non voglio nessuno tra i piedi. E’ tanto difficile da capire?” esclamò il Liberatore, aspro.
Il respiro di Edmund si era fatto un poco affannoso per la collera improvvisa. Scosse il capo, lo sguardo fisso sull’amico.
“Allora ha ragione Peter: sconfiggere Rabadash è più importante dei tuoi figli. Non c’è davvero più niente per te oltre la vendetta? E Susan? Hai fatto pazzie per stare con mia sorella: te ne sei quasi infischiato delle tue responsabilità, l’hai portata su un’isola deserta per sposarla di nascosto, e ora le togli la possibilità di riabbracciare i suoi bambini?”
Gli occhi neri di Caspian mandarono fiamme, ma Edmund non si fece intimidire.
“Non ti riconosco più. Che diavolo ti è successo?”
Il Re di Narnia stinse i denti. “Ho perso la mia famiglia non una, ma due volte. Ecco cosa mi è successo. E in entrambi i casi non sono stato in grado di fare niente …niente! Per nessuno di loro!”
Un lampo di dolore e rancore passò negli occhi del Liberatore.
“Hai ragione, non sono più io. In passato ho fatto cose di cui mi stupisco: ho guidato una rivoluzione quando avevo appena sedici anni, mi sono spinto fino ai confini più estremi di questo mondo confrontandomi con i miei peggiori incubi, sconfiggendoli. Ho mentito alla donna che amavo pur di tenerla con me... Ma l’uomo di cui stiamo parlando non esiste più. Sono morto ogni giorno da quando questa maledizione mi ha colpito, e sono stanco”
Caspian diede le spalle a Edmund, facendo posare il falco sulla sella di Destriero.
“Ti sbagli quando dici che sto rinunciando ai miei figli. La verità è che sto combattendo la mia ultima battaglia per loro. Io e Susan ci siamo promessi di arrivare fino in fondo, insieme, anche se questo vuol dire morire. E adesso che so che i miei bambini sono vivi, non ho nessuna intenzione di rinunciare: andremo fino in fondo, per Rilian e Myra”
“Allora veni a salvarli con noi!”
Caspian iniziò ad armeggiare con i finimenti del cavallo, assicurandosi che fossero ben stretti.
“E’ tardi” disse in fretta. “Se vogliamo raggiungere le Paludi prima di sera, è meglio che ci muoviamo”
Per Edmund non ci fu possibilità di ulteriori repliche.
 
 
Fu così che la compagnia di Narnia lasciò la Torre dei Gufi.
Pennalucida verso qualche lacrima, e lo stesso le femmine di animali.
“Bhuuu….è sempre triste quando gli amici se ne vanno”
“Torneremo, sta tranquillo” disse Eustace. “Fate il tifo per noi”
“Lo farem! Lo farem!” risposero in coro gli altri gufi.
Shanna prese Shira tra le braccia, baciandola tante e tante volte sul becco.
“Arrivederci, amica mia”
“Mi raccomando” il falchetto ammonì la fanciulla, scoccando un’occhiata veloce a Edmund. “Guarda che verrò a vedere se ti tratta bene, chiaro?”
Shanna sorrise e la lasciò andare.
“Prudenza, ragazzi” disse Lord Rhoop. “Non dimenticate mai che lo spirito di Aslan è con voi”
Il Lord abbracciò tutti loro: i Pevensie, Caspian, Eustace, Emeth, Shanna e Miriel, la quale pianse.
“Su, su” la calmò Rhoop, dandole piccoli colpetti sulla schiena.
“Mi ero abituata a vivere qui. Voi siete stato un padre per me, milord”
“Il Re Supremo deve essere fiero di averti a suo fianco: sei una donna eccezionale, Miriel”
“Grazie”
“Ci rivedremo presto”
La Driade raggiunse gli altri, già sul ciglio del prato.
In ultimo, Lord Rhoop si avvicinò a Jill.
“Mi sarebbe piaciuto consegnarti personalmente la tua Spada”
“Spero di esserne all’altezza, signore. Io non so tirare di spada”
“Imparerai. Tra una settimana non ti riconoscerai nemmeno. L’aria di Narnia e le benedizioni di Aslan faranno il resto”
Timidamente, Jill si accostò al Lord e a bassa voce gli chiese: “Signore, posso farvi una domanda?”
Lui annui. “Certo”
“Aslan è Dio?”
Rhoop le sorrise. “Sai, io penso che se Aslan fosse qui, ti chiederebbe perché hai fatto questa domanda quando conosci già la risposta”
Gli occhi scuri della ragazza si accesero di emozione “Grazie, signore. Adesso ho molta meno paura di prima. Farò del mio meglio per riuscire nel compito che mi è stato affidato, lo prometto”
“Ci riuscirai”.
Con sguardo fiero, Rhoop le porse la mano, che lei prontamente stinse.
“Arrivederci, Jill”
“Arrivederci”
E mentre si allontanava insieme a Eustace, Peter, Lucy, Edmund, Caspian, Emeth, Miriel, Shanna, Ombroso, Destriero e Susan in forma di falco, Jill alzò gli occhi al cielo e pensò ai quattro segni. Era tantissimo tempo che non lo faceva. La scorsa notte aveva cercato di ripeterli prima di prendere sonno, ma era così stanca che si era addormentata non appena aveva posato la testa sul cuscino.
“Mi sento in colpa, Eustace” disse, mentre camminavano in coda al gruppo attraverso Bosco Gufo.
Lui la guardò senza capire. “Perché, che è successo?”
“Per aver mancato il primo segno”
“Oh, dai, Pole, finiscila con questa storia! Ieri mi ha fatto una testa così! E’ andata, non puoi farci niente. Dopotutto, come facevamo a sapere che il lupo era Caspian?”
“Sì, hai ragione, però se tu avessi riconosciuto subito tua cugina Susan, forse lei ti avrebbe detto della maledizione e tu avresti collegato Caspian al lupo. Aslan aveva detto che non dovevi spaventarti per ciò che avresti visto, e invece siamo a finiti a scontrarci con l’amico con il quale si era tanto raccomandato dovevi incontrarti”
Eustace posò le mani sulla nuca, camminando così per un po’. “Sì, però adesso siamo qui tutti insieme, no? Ormai non fa differenza”
Jill guardò a terra, scalciando un sassolino. “Forse è vero, è inutile pensarci…E va bene: mi darò da fare per non mancare più nemmeno un segno, lo giuro!”
Eustace sorrise compiaciuto nel vederla così determinata. Jill si stava ambientando benissimo. A differenza di lui, che alla sua prima avventura a Narnia aveva piagnucolato tutto il tempo e si lagnava per tutto, Jill appariva molto più coraggiosa e adattabile.
Buon per lei: non sarebbe stata una passeggiata attraversare le Selvagge Terre del Nord.
Poco più avanti di loro, anche Lucy e Emeth camminavano fianco a fianco, ma lui non le rivolgeva la parola, apparentemente di proposito.
La Valorosa credeva fosse solo un po’ di cattivo umore, probabilmente per aver saputo che anche lei, come Edmund, era stata intenzionata a seguire Caspian a Cair Paravel.
Ancora più avanti, in testa al gruppo, Il Re Supremo, Il Giusto e il Liberatore discutevano proprio di questo, Miriel e Shanna con loro.
“Te l’avrei detto” iniziò Lucy, rivolta al soldato. “Non volevo tenertelo nascosto, è solo che Edmund mi ha chiesto di non parlarne...Emeth, mi ascolti?”
“Sì, ti sto ascoltando” rispose lui con voce secca.
“Comunque ho deciso di rimanere, come mi ha consigliato Ed. Forse Caspian deciderà di partire con noi e allora nemmeno mio fratello resterà”
Emeth non rispose.
“Si può sapere qual è il problema?” fece lei, voltandosi a guardarlo. “Emeth, se entro due secondi non mi parli, giuro che mi metto a urlare”
“Brava: così se ci sono soldati nei dintorni salteranno subito fuori”
“Allora dimmi che cos’hai”
Emeth emise un basso sospiro. “Hai scelto di seguire Caspian senza quasi riflettere, e invece a me non hai ancora dato una risposta”
Lucy non capiva. “Cosa centra Caspian con quello che mi hai chiesto?”
“A lui non dici mai di no”
Lucy batté le palpebre, confusa. “Emeth, non puoi essere geloso di Caspian!”
“Lo sono sempre stato” ammise il ragazzo, arrossendo.
La Valorosa osservò il profilo del soldato e non poté trattenersi dal liberare una sommessa risatina. Ma lui sembrò non prenderla bene.
“Ti fa così ridere?”
“Oh, Emeth, andiamo…Non puoi davvero essere…”
Il giovane spostò lo sguardo altrove, offeso. “Per lui ci sei sempre. Se ti chiede di fare una cosa la fai immediatamente. Se dice qualcosa non lo contraddici mai, o almeno cerchi di farlo nel modo più gentile possibile”
“Bè, è il Re. Non ti sembra una scusa sufficiente?”
“A lui avresti risposto subito: se avesse avanzato una qualsivoglia richiesta, saresti subito stata lì a dire di sì. Tu non stai nemmeno riflettendo sulla mia proposta, vero?”
Lucy s’incupì. “Ci sto riflettendo, invece, e molto. E’ solo che attualmente è tutto così incerto... ora come ora, non potrei venire a Calormen con te in ogni caso”
“Ma se un giorno volessi andare a vivere là?”
La domanda spiazzò Lucy. “Ritornare nel Deserto? Avevi detto che era Narnia la tua casa”
Emeth si fermò e la prese per un braccio. Attese che Eustace e Jill li superassero, e poi guardò la Regina Valorosa dritta nei suoi meravigliosi occhi azzurri.
“No, non hai capito: se un giorno io ti sposassi e decidessi che voglio vivere a Calormen…non dico per sempre ma…è pur sempre il luogo in cui sono nato”
Lucy non realizzò il senso di tutta la frase, pensò solo alle prime parole: se un giorno ti sposassi.
Non riuscì a spiccicare una parola.
Sposarsi...sposarlo...lui...lei...sposati...
“Lu?”
“S-sì?”
“Lo sai perché sono geloso?”. La voce di Emeth era divenuta improvvisamente dolce.
“Non puoi esserlo” fece lei, scuotendo il capo. “Non di Caspian. E’ come un fratello per me”
“Ma non lo è. E io ho sempre notato quanto sei attaccata a lui. Anche sul Veliero dell’Alba a volte pensavo che… Eustace all’epoca sosteneva che avevi una cotta per lui”
Lucy rifletté su quelle parole.
Una cotta per Caspian? No, non credeva di aver mai provato nulla di simile per il Re. Aveva sognato d’incontrare a sua volta qualcuno come lui, un Principe, ma non lui. Caspian era bello, gentile, coraggioso, affascinante, ma era….Caspian. La coccolava, la viziava e l’adorava, ma il loro affetto e il loro rapporto era identico a quello che Lucy aveva con Edmund e Peter.
Con Emeth, invece…
Lui la guardava ancora negli occhi, le teneva un polso in una presa gentile ma decisa.
“Lo sai perché sono geloso?” ripeté il soldato, posandole l’altra mano sotto il mento.
Lei non disse nulla e attese, le braccia lungo i fianchi.
“Perché ti amo davvero, Lucy”
Era la prima volta in assoluto che Emeth le diceva che l’amava.
Che l’amava davvero.
Quando si riebbe da quelle parole, la Valorosa si accorse che Peter li chiamava.
“Non rimanete indietro, forza”
Lucy non se lo fece ripetere.
Si liberò gentilmente dalla presa di Emeth, camminando velocemente per raggiungere gli altri... e si fermò a metà strada.
Non poteva lasciarlo di nuovo senza una risposta.
Così, si voltò e volteggiò verso di lui. Il mantello le si aprì sul davanti, come le ali di una farfalla, e quando gli gettò le braccia al collo e lo baciò con impeto, Emeth ne rimase stupito.
Dopo un secondo, il ragazzo affondò una mano nei capelli di lei, l’altra sulla schiena, inspirando il suo profumo
“Non me l’avevi mai detto” mormorò poi lei, mordendosi il labbro inferire, rossa in viso.
“Era ora che te lo dicessi, allora”
“Non essere geloso”
Lui si fece molto serio. “Scusa”
“Forse dovrei essere meno espansiva, vero? Edmund dice sempre che è un mio difetto, invece che un pregio. Pensa che i ragazzi possano farsi idee sbagliate su di me”
“Tu non devi cambiare niente di te stessa. Sei bellissima così come sei”
Lucy si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò di nuovo.
“Emeth, ti amo anch’io”. Le parole della ragazza furono un sussurro.
Finalmente, il soldato le sorrise. “Sì, lo so”
 
 
La compagnia uscì da Bosco Gufo e risalì le colline che li portarono verso un paesaggio diverso da quel che avevano visto fin ora.
Si erano lasciati alle spalle le foreste di Narnia e, adesso, davanti a loro si estendeva una grande pianura, sulla quale erano ritagliati fazzoletti di terra che formavano tante piccole isolette verdi-grigie: le Paludi.
“Non sembrano lontane” commentò Edmund, guardandole dall’alto.
“Ma lo sono” rispose Caspian. “Non è facile arrivarci”
Aveva ragione.
Man mano che si addentravano nell’acquitrino, la strada diveniva fangosa e incerta. Procedettero lentamente, abbassandosi per passare sotto i rami bassi di alberi contorti, scavalcando tronchi marci, aggirando stagni fangosi nei quali crescevano vari tipi di piante palustri.
“Ora capisco perché il povero Destriero non riuscì a passare di qui” commentò Miriel, districando la veste da alcuni giunchi.
In effetti, anche adesso il cavallo si trovava un poco in difficoltà, ma grazie ad Ombroso – che era nato in quei posti e li conosceva come le sue tasche (pardon, ali) – il buon Destriero riuscì a trovare tratti di sentiero abbastanza solidi per i suoi zoccoli.
Anche Caspian era già stato laggiù, e fu una bella fortuna. Il Liberatore guidava con sicurezza i suoi compagni in mezzo alla foresta umida e oscura. La città dei Paludroni, spiegò, era ben nascosta dentro le Paludi, nessuno avrebbe potuto entrarvi senza aiuto.
A un certo punto, la nebbia si infittì: oltre un raggio di tre metri, tutto scomparve. Sembrava fosse scesa la sera. Poi, bruscamente, un’ombra si staccò dalla nebbia e si fermò davanti a loro. Una lanterna baluginò nella semioscurità. Destriero emise un nitrito allarmato.
“Salve viaggiatori, cosa vi pota qui?”
I ragazzi non riuscirono a vedere bene il volto di chi aveva parlato.
“Salve, amico” salutò Ombroso.
Un braccio spuntò dalle ombre, reggendo meglio la lanterna davanti a sé, il cui fascio di luce illuminò l’intero gruppo di Narnia.
“Ombroso? Qual buon vento, vecchio mio!”
“E’ Pozzanghera?” chiese Peter a Caspian.
“No, è Molta. Un altro Paludrone”
Il Re fece un passo avanti e la creatura spalancò i suoi tondi occhi verdi. “Ah, ma è Vostra Maestà, Re Caspian X!”
A quelle parole, la Palude si animò. Da chissà dove spuntarono almeno una ventina di Paludroni.
Erano creature davvero singolari: la pelle era di un colore verdognolo, gli occhi tondi, facce magre e lunghe, le guance incavate, i nasi aquilini, la bocca sottile.  I capelli – se la strana peluria che pendeva dai lati delle orecchie si poteva chiamare capelli – erano lisci, di un grigio-verde scuro. Braccia e gambe erano lunghissimi, sproporzionati rispetto al resto del corpo. Le dita delle mani e dei piedi erano unite tra loro da una sottile membrana e somigliavano alle zampe delle rane.
Non erano brutti nel complesso: il loro aspetto ricordava vagamente sia quello un uomo che di un rospo, ma non proprio.
I Paludroni si tolsero i cappelli di paglia che portavano e s’inchinarono ai Sovrani.
“Cosa vi porta in questa landa impervia?” chiese Molta.
“Dobbiamo incontrare Pozzanghera” rispose Caspian. “Potete condurci immediatamente da lui?”
“Certo, Sire, certo. Venite da questa parte”
Molta disse ad alcuni suoi amici di precedere il gruppo e di avvertire il villaggio dell’arrivo degli illustri ospiti. Poi, lui e il resto dei Paludroni, condussero gli umani attraverso una nuova strada che i ragazzi erano stati incapaci di individuare. Era una stretta pista che serpeggiava tortuosa attraverso la vasta distesa paludosa, ma almeno non c’era fango e poterono camminare speditamente e senza impedimenti.
Mentre proseguivano, Caspian, i Pevensie e gli altri, spiegarono a Molta e ai Paludroni perché si trovavano lì. Essi si mostrarono molto interessati al racconto.
“Se le Vostre Maestà hanno piacere” disse Molta alla fine, “potreste fermarvi per il pranzo e raccontare ancora di Aslan ai nostri concittadini”
“Con molto piacere” acconsentì Caspian, benché il suo sguardo tradiva l’impazienza. Non era ansioso di fermarsi a lungo.
Uscire da quel groviglio di giunchi e alberi fece tirare un sospiro di sollievo a tutti, in più, la cappa di nebbia umida e appiccicosa stava diventando insopportabile.
Ed ecco la città dei Paludroni.
Costituita per lo più da capanne molto semplici, sorgeva su isolotti ricoperti di erbacce e collegati tra loro da canali; gli atolli erano limitati da giunchi e canne, che formavano una sorta di siepe divisoria tra uno e l’altro. Miriadi di uccelli andavano e venivano dai cespugli di canne: anatre, aironi e beccacce. Verso est, la piatta palude formava dune di sabbia in linea con l’orizzonte, e dall’odore del vento che sapeva di salmastro si poteva facilmente capire che laggiù, da qualche parte, c’era il mare. Non crescevano alberi sugli isolotti e, grazie alla mancanza d’essi, in direzione nord, i ragazzi poterono vedere colline rocciose di uno strano colore giallastro, punteggiato di colori pastello, in prevalenza di viola e rosa: la Brughiera di Ettins.
Mentre i Sovrani e i loro amici passavano in mezzo a viuzze e capanne, intere famiglie di Paludroni uscirono per accoglierli. Le femmine si distinguevano dai maschi per le tipiche forme femminili, e per i capelli più lunghi e folti.
“Pozzanghera! Pozzanghera!” chiamò Molta a gran voce. “Chissà dove si è cacciato…”
“Eccolo laggiù” disse Ombroso. “Hai ospiti, vecchia rana!”
“Chi è?” fece il Paludrone Pozzanghera, con una voce quasi malinconica. Sedeva sulla riva di uno stagno, la canna da pesca in mano e un cappello di paglia sulla testa.
“Ma come ‘chi è’?” fece Molta, che era tutto emozionato. “Non ti hanno avvertito dell’arrivo dei Re e delle Regine di Narnia?”
“Sono già arrivati?”.
Pozzanghera, con tutta la flemma del mondo, appoggiò la canna da pesca e si alzò, levandosi il cappello.
“Buongiorno, Vostre Maestà. Anche se quando dico ‘buon giorno’ non sono così sicuro che non si metta a piovere, che non scoppi un temporale tremendo e non salga la nebbia…ah, c’è già la nebbia. Eh, che vi dicevo?”
Miriel si allungò vero l’orecchio di Peter. “Mi pare che il nostro nuovo amico abbia una visione alquanto pessimistica della vita”
Caspian si avvicinò per primo e strinse la mano di rana della creatura. “Stiamo abbastanza bene, grazie”
“Sempre troppo educato, il mio Re” commentò Pozzanghera, allungando cautamente una mano verso la spalla del giovane, dove era posato il falco, facendole una carezza sulle ali. “Fa piacere sapere che non mi avete dimenticato, Sire, dato che sono una creatura abbastanza inutile”
“Via, via, vecchio mio” disse Molta, “non dimenticare le buone maniere e fai entrare i nostri ospiti in casa, mentre io vado a chiamare il Saggio: sarà ansioso di vedere i Sovrani”
Dicendo ciò, Molta corse via e Pozzanghera condusse nella sua capanna il gruppo di Narnia.
I ragazzi incontrarono il capo villaggio, un Paludrone vecchissimo e un po’ sordo, il quale non capì molto di quel che venne detto riguardo Aslan e la missione per salvare i principi scomparsi. Tuttavia, sostenne la causa e disse che il suo popolo avrebbe dato tutto l’appoggio possibile.
Ora, mentre e gli altri si riposavano un poco, Pozzanghera e Caspian sedettero insieme sulla riva dello stagno dove il Paludrone aveva lasciato la sua canna da pesca. Il Re voleva parlare in privato con la creatura.
“Ditemi Maestà, in cosa posso esservi utile?” esordì Pozzanghera.
“Ho bisogno che accompagni il Re Supremo Peter, Re Edmund e la Regina Lucy nelle Terre del Nord” rispose Caspian, strappando distrattamente ciuffetti d’erba dalla riva. “So che sei il migliore, Pozzanghera. Mi fido ciecamente di te”
“Una missione molto pericolosa, se mi permettete di dirlo” commentò il Paludrone, sistemando l’amo sul filo della canna da pesca, per poi gettarlo in acqua. “Con l’inverno alle porte non è affatto una buona idea avventurarsi lassù. Ma se l’ha detto il Grande Aslan, allora sono sicuro che c’è un ottimo motivo. Tuttavia, mettete in conto che ci saranno rupi da scalare, fiumi da guadare, momenti di sconforto che ci coglieranno quando non avremo nulla da mangiare e scopriremo di aver smarrito la strada. Potrebbe capitare di tutto ma, ripeto, se lo dice Aslan e se siete Voi a chiedermelo, Maestà…”
Caspian sorrise. “Stai dicendo che lo farai, vero?”
“E’ il minimo: mi avete salvato la vita, mio Re” disse il Paludrone con aria solenne.
“Non potevo lasciarti annegare, Pozzanghera”
“Eh, già già, proprio no, perché voi siete un uomo buono e generoso, mio signore, anche se sareste potuto annegare a vostra volta con quell’acqua gelida che minacciava di atrofizzarci tutti i muscoli”
Caspian ricordava bene quel giorno di quasi un anno prima.
Era accaduto sui Monti del Nord: lui e Susan si erano appena addentrati sulle montagne, Pozzanghera era in esplorazione. Era stata una fortuna per tutti incontrarsi. Povero Pozzanghera, un’annaspante massa di gambe e braccia dentro il fiume ghiacciato: la spessa lastra gelida che lo ricopriva si era spezzata proprio nel momento in cui il Paludrone vi aveva messo piede.
“Voi non verrete, Maestà?” chiese poi Pozzanghera, alzando il viso verso il Sovrano.
“No. Io e la Regina torneremo a Cair Paravel”
Caspian fece vagare lo sguardo sul paesaggio, in cerca del falco. Non si vedeva, probabilmente era lì intorno a sgranchirsi un po’ le ali.
“Ah…” fece il Paludrone rivoltandosi verso lo stagno. “Speriamo che questa impresa non si riveli un fallimento, anche se c’è davvero ben poco da sperarci”
Caspian lo guardò e sorrise: sempre un inguaribile pessimista il caro Pozzanghera, ma anche coraggioso e forte, moralmente e fisicamente. Aveva una gran fede in Aslan, come tutto il suo popolo, e benché le Paludi fossero abbastanza isolate dal resto di Narnia, essi servivano la corona con lealtà.
D’un tratto, la superficie dello stagno s’increspò.
“Ha abboccato” fece Pozzanghera, iniziando ad arrotolare il filo.
“Cosa stai cercando di pescare?” indagò Caspian con espressione divertita.
“Anguille: ho deciso di preparare uno spezzatino per la cena di stasera. A Vostra Maestà piacciono le anguille?”
Caspian mosse le spalle. “Non saprei, non ne ho mai mangiate”
 
 
 
~·~
 
 
 
 
Se stava dormendo o era ancora sveglio, Cornelius non lo capì subito. Gli sembrava di essere andato a dormire pochi minuti prima e invece era ancora sveglio, a fissare il soffitto scrostato della cameretta del monastero.
L’oscurità era fresca e silenziosa. Quando si alzò dal letto con solo indosso la vesta da camera non sentì freddo, e quando uscì all’aperto scoprì che il clima della Brughiera era tiepido come in primavera.
Sì stava sognando…eppure sembrava vero.
Simile a un’ombra, Cornelius scivolò sui prati e tra le lande, seguendo il sussurro che lo aveva destato.
“Vieni” diceva.
Non c’era da temere. Era una voce amica. Si alzava e abbassava di tono a seconda di quanto il professore si concentrava su di essa. Egli cercò allora di chiudere fuori tutti i suoni della landa eccetto quel bisbiglio.
Camminò a lungo ma non si stancò. L’aria era profumata, e gli donava forza e vigore come se fosse ancora giovane.
Vide un luccichio in mezzo alla distesa e si fermò, fissandolo sbalordito. Guardò la luce tremolare, divenire sempre più abbagliante, prendere forma. La figura dell’animale sembrò fluttuare nell’aria per un momento, poi posò le grandi zampe sul terreno e fu ben visibile anche nella notte, perché il suo stesso corpo irradiava luce.
Cornelius si gettò in ginocchio, coprendosi il volto con le mani.
“Aslan! Aslan! Perdonami!”
La voce della Creatura vibrò nella brughiera, forte come il tuono.
“La tua supplica è già stata accettata da tempo, dottor Cornelius. Alzati e guardami”
L’uomo, tremante e con occhi sbarrati dall’incredulità e dalla paura, rimase in ginocchio a fissare il Leone.
“Alzati” ripeté questi, e l’altro lo fece.
“Non aver paura, piccolo uomo” disse piano Aslan, in tono rassicurante. “Questa notte non corri alcun pericolo, ci sono io a proteggerti”
Cornelius fece per parlare, ma quel che uscì dalla sua gola fu solo un suono strozzato. Lacrime di pentimento e dolore rigarono le sue guance, finendo nella folta barba bianca.
“Ho sbagliato, ho fatto un errore terribile!” disse infine, tra un singhiozzo e l’altro. “Ho tradito il mio Re, Narnia, te! Come posso rimediare?”
Aslan gli si avvicinò. “Hai sempre camminato nella via dei giusti, piccolo uomo: hai sempre visto con chiarezza la strada davanti a te, ma può accadere che la vista ci inganni, così come la mente e a volte persino il cuore. Per questo sono venuto, per riportarti sulla giusta via, così che tu la possa indicare a coloro che stanno per giungere da te”
Cornelius smise di singhiozzare.
“I Pevensie sono a Narnia” continuò Aslan. “I Sette Amici di Narnia sono finalmente riuniti”
“A-anche Caspian e la Regina Susan…”
“Anche loro verranno, presto, e tu dovrai fare qualcosa per aiutarli”
Cornelius aprì le mani, come a dimostrare che non possedeva nulla.
“Come posso?”
Aslan alzò la bella testa ornata dalla criniera dorata.
“Te lo dirò. Ti farò una grande rivelazione. Ascoltami, piccolo uomo, e un giorno avrai un posto nel mio Regno”

 
 
 
 
Salve cari lettori! Eccomi con il capitolo della partenza!
Come anticipato, si sono visti sia Pozzanghera che Cornelius. Non c’è stato posto per Rabadash e la Strega, li inserirò nel prossimo…tanto non sentite la mancanza dei cattivi, vero? XD Ma le anticipazioni a dopo, prima veniamo ai Ringraziamenti!
 
Per le preferite:
Aesther, aleboh, Araba Shirel Stark, battle wound, Christine Mcranney, english_dancer, Fly_My world, Francy 98, Fra_STSF, Friends Forever, G4693, HikariMoon, Jordan Jordan, lucymstuartbarnes, LucyPevensie03, lullabi2000, Mia Morgenstern, Mutny_BrokenDreams, piumetta, Queen Susan 21, Robyn98, Shadowfax, Starlight, SuperStreghetta, Svea, SweetSmile, TheWomanInRed, Zouzoufan7,_joy
 
Per le ricordate: Araba Shirel Stark, Cecimolli, Halfblood_Slytherin, mishy, Queen_Leslie, Starlight13, Zouzoufan7
 
Per le seguite:  Araba Shirel Stark, bulmettina, catherineheatcliff, cat_princesshp, Cecimolli, ChibyRoby,  cleme_b, ecate_92, fede95, FioreDiMeruna, Fly_My World, Fra_STSF, GossipGirl88, Halfblood_Slytherin,  ibelieveandyou, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, katydragons, Lucinda Grey, lucymstuartbarnes, Marie_ , mewgiugiu, Mia Morgenstern, niky25, Omega _ex Bolla_ , piumetta, Queen Susan 21, Revan93, Sandra1990, Shadowfax, Zouzoufan7, _joy, _Rippah_ 
 
Per le recensioni dello scorso capitolo: Christine Mcranney, Friends Forever, lucymstuartbarnes, LucyPevensie03, Queen_Leslie, Shadowfax,_joy,
 
Angolino delle Anticipazioni:
Dunque, come detto sopra, Rabadash e la Strega! Cosa si diranno e cosa combineranno insieme questi due? Sicuramente nulla di buono…
Alla compagnia di eroi si aggiunge Pozzanghera, proprio come nel 6 libro di Narnia. I nostri amici lasceranno le Paludi e attraverseranno la Brughiera di Ettins, si incontreranno con Cornelius che consegnerà loro le Sette Spade e……accadrà qualcosa a Susan, ma nulla di grave…

 
Note:
1- la descrizione delle Paludi è ovviamente presa dal libro “La Sedia d’Argento”, così come quella dei Paludroni. Ci ho aggiunto qualcosa di mio, ma non molto.
2- nuova song a inizio capitolo. I Westlife la fanno da padrone nelle mie storie: questa loro canzone s’intitola “I wanna grow hold with you” ed è meravigliosa!!! Ci farò un video appena posso ;)

 
Penso sia tutto. Come sempre, gli aggiornamenti di "Night&Day" e di "Fragment" li trovate alla mia pagina facebook. Per qualsiasi cosa mi trovate là.
Grazie mille a tutti quanti che continuate a seguirmi costanti!!! Vi adoro tantissimo!!!
Susan♥

 
   
 
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