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Autore: tropicalum    20/05/2014    6 recensioni
"ripresi la strada verso la scuola, lo sguardo perso ed un lieve sorriso strafottente sulle labbra, perché è questo che facevo io: me ne fottevo"
"lui mi passò avanti, non rivolgendomi nemmeno uno sguardo, nemmeno una parola, nemmeno un mezzo sorriso, per lui era come se non esistessi"
"alzai lo sguardo e lo vidi entrare, disinvolto e consapevole di essere osservato, noncurante di ciò, con Ashton al suo fianco."
"mi tolsi le cuffiette e tornai alla realtà appena vidi due occhi arrossati, i capelli scompigliati, la camminata storta, il sorriso inutile sulle labbra: ecco il mio migliore amico, il migliore che potessi desiderare"
[One direction; 5 seconds of summer]
[Larry, Lashton, Malum, Ziam, Nosh]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Luke

 

Ero l'ultimo rimasto dentro lo spogliatoio, non mi piaceva mostrare il mio corpo agli altri soprattutto davanti a dei pompati che fanno basket e si danno pacche sul culo. Così entrai per ultimo, andai verso la panca in fondo e mi sfilai i pantaloni corti, infilandomi i miei soliti skinny jeans neri, poi mi tolsi la maglietta e lo vidi.
Poggiato contro un armadietto, i capelli scompigliati, il solito sorriso sghembo sulle labbra e i suoi inconfondibili occhi arrossati, Ashton. Stava fissando qualcuno, anzi stava fissando me; così mi girai subito dall'altra parte cercando la maglietta, che avevo nell'armadietto, proprio quello dove era appoggiato Ashton. Presi tutto il coraggio che avevo e mi piazzai davanti a lui “Devo prendere la mia meglietta, spostati” dissi con tono freddo e leggermente irritato, lui alzò le mani e si spostò senza dire una parola, quel sorrisetto ancora stampato sulle labbra. Lo guardai per un attimo sorpreso, poi aprii il mio armadietto e presi la maglietta quando sentii due braccia stringermi il bacino, arrossii immediatamente, mi morsi il labbro inferiore, non riuscivo a muovermi, lo sentii ridere.
“Lasciami Irwin” dissi con voce non troppo convinta e lui anziché lasciare la presa, mi strinse più forte, avvicinò il viso al mio orecchio e sussurrò con voce roca “Ma come? mi sto iniziando a divertire proprio adesso.”
Ashton Irwin non mi aveva mai rivolto la parola per tutto l'anno, proprio oggi doveva farlo? Proprio in questo momento?
La cosa strana fu che trovai la sua voce irresistibile, la trovai bellissima, come quando ascolti la tua canzone preferita alla radio. Venni svegliato dai miei pensieri quando le sue labbra si posarono sul mio collo, sgranai gli occhi e schiusi la bocca. 
“L-lasciami Ashton, devo andare a casa.”
Ovviamente non si fermò, ma anzi inziò a lasciarmi una scia di baci umidi partendo dal collo, lungo l'incavo di esso fino alla mascella; ed il bello è che non mi spostai, non feci niente per fermalo, non gli dissi nulla, lo lasciai fare e mi piacque anche.
No, tutti tranne lui, tutti tranne Ashton Irwin.. non so dove trovai la forza, ma mi staccai da lui di colpo, le guance in fiamme ed il battito del cuore irregolare.
Presi di fretta la maglietta e me la infilai con la stessa fretta, chiusi poi l'anta con forza, girandomi infine per andarmene, lui mi afferrò per una spalla e mi sbattè contro l'armadietto guardandomi dritto negli occhi.
“Suvvia verginello, se per una volta lì sotto succede qualcosa non è mica un peccato.” scoppiò a ridere e mi lasciò andare, non esitai a prendere la mia borsa e dirigermi verso l'uscita con una certa fretta diretto verso casa, pensando costantemente ad Ashton.

 

“Allora a dopo Luke” disse Joahnna rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisi mentre mi incamminavo lungo il vialetto verso la Anne Marie, un'amica di mia madre, alla quale avrei dovuto fare da babysitter al figlio minore Harry.
Ho bisogno di soldi per andarmene da questo posto, ho bisogno di soldi per andare a vivere a Londra, per stare lontano da questo posto di merda.
Non che non mi piaccia stare con Joahnna e con le bambine, ma qui non riesco ad ambientarmi, se non fosse per Calum non avrei amici.
Sospirai fra me e me mentre camminavo lungo la strada, ma perché cazzo non avevo preso le cuffiette?
Mi misi ad osservare la fila di alberi che costeggiava il marciapiede, le macchine che sfrecciavano lungo la strada ed in men che non si dica arrivai davanti ad una villetta bifamiliare, circondata da una staccionata bianca e fiori, fiori dovunque: fuori dalle finestre, davanti alla porta, accanto al vialetto di casa. In un certo senso metteva felicità, tutti quei colori ben abbinati, la fontana al centro del giardino ben potato, sembrava una di quelle case che fanno vedere nei deplian.
Mi avvicinai alla porta e suonai, dopo qualche secondo mi aprì una donna bionda, maglia rosa, un paio di jeans e scarpe da tennis.
“Oh Luke, ben arrivato, scusa devo scappare o faccio tardi al lavoro, buona fortuna.” Rimasi fermo immobile e guardai la donna mentre si allontanava velocemente lungo il vialetto di casa e saliva in macchina, entrai appena vidi la macchina partire.
“Tu sei Luke vero?” disse una vocina accanto a me, sobbalzai appena e vidi un ragazzino biondo, di altezza media, due grossi occhi che mi fissavano.
“Si, sono io e tu sei..Harry, giusto?” lo guardai dall'alto ricambiando il suo sorriso.
“Si sono io.” disse mostrandomi un sorriso a trentadue denti, per poi afferrare un lembo di stoffa della mia felpa e tirsrmi verso la sala.
“Andiamo a giocare a FIFA, va bene Lukey.” 
Non era una domanda, perchè nel giro di due secondi mi trovai seduto sul divano con un joystick in mano a cercare di vincere contro un bambino delle elementari.

Dopo un po' sentii qualcuno scendere le scale, così girai il viso e lo vidi.

 

Harry


Uscii dalla classe infilandomi immediatamente le cuffiette alle orecchie, è strano come il solo ascoltare la musica i possa portare in un altra dimensione completamente diversa rispetto a questa.
Un riccio cadde sulla mia fronte e mi affrettai a toglierlo, tirando poi su il cappuccio della felpa.
“Hold on If you feel like letting go..” canticchiai tra me cercando il più possibile di entrare dentro quel mondo “nuovo”.
Girai per un attimo il volto per scrutare le persone, mi piaceva capire come sono fatte e vedere ogni singolo loro particolare.
Non feci in tempo a voltare nuovamente il viso che una macchina arrivò a pochi centimetri dalle mie gambe e, preso alla sprovvista, indietreggiai cadendo a terra, mentre appoggiai una mano sul cruscotto come per proteggermi.
Appena vidi la figura del guidatore scendere dall'auto non ci pensai due volte ed inizio a parlare con tono scorbutico.
“Stronzo non mi avevi visto? Che cazzo, tornatene a casa.”
Sbuffai cercando di ricompormi i vestiti, alzandomi.
Portai nuovamente lo sguardo sulla figura del ragazzo e notai che davanti a me non c'era uno qualunque ma Louis, Louis Tomlinson.
I suoi occhi cristallini si incastrarono con i miei, la sua espressione divenne un misto tra dispiacere e tristezza insieme.
“Scusami non volevo, non ti avevo visto.” Si avvicinò incerto a me storcendo leggermente le labbra, passando lo sguardo su di me e cercando di capire se mi fossi fatto male.
“Sto bene davvero, non importa.” Insistei io cercando di rassicurarlo, perdendomi nei suoi bellissimi e chiari occhi.
Cristo Harry, perché devi essere così?
“Uhm, mi dispiace ancora, comunque sono Louis.. posso offrirti qualcosa per cercare di rimediare?”
Si, lo so chi sei.
Tu non lo sai, ma sei la causa dei miei sorrisi ogni singolo giorno da 4 anni, ma tu ovviamente non mi hai mai notato.
“Sono Harry e si, a me va bene.”
Cercai di mantenere un tono calmo mentre annuii leggermente,tirando su da terra le cuffiette e il telefono caduto.
Lo vidi con la coda dell'occhio chinarsi per aiutarmi e per un secondo le nostre mani si sfiorarono, sentii le guance colorarsi di un leggero color porpora e voltai immediatamente il viso per non far vedere la mia debolezza.
Così iniziammo a camminare insieme, lasciando il mio sguardo vagare ed ascoltando attentamente le parole di Louis.
Scoprii in poco tempo che lo definiscono uno dei più belli della scuola (cosa che non mi stupisce), ama la fotografia ed ha paura delle api..ma la cosa che salta di più all'occhio è che Louis Tomlinson non smette un secondo di parlare.
“Vuoi una sigaretta?”
Cercai di finire il suo discorso mentre cacciai fuori dalla tasca due sigarette, accennando una lieve sorriso.
“Si, certo che si.”
Annuì lui riprendendo fiato, leggermente divertito ed in imbarazzo, mentre si inumidii le labbra secche causate dal troppo parlare.
Tentai di non farmi vedere osservando con la coda dell'occhio i suoi movimenti e il colorito roseo prese di nuovo posto sulle mie guance.
Gli porsi una sigaretta con l'accendino alzando di poco l'angolo delle labbra.
Lui si accese la sigaretta, buttando poi fuori il fumo dall'alto e non potei fare a meno di constatare ancora una volta quanto fosse bello.

 

Ashton

 

Chiusi l'acqua con un colpo secco, afferrando un asciugamano ed avvolgendomelo in vita, uscendo quindi dalla doccia qualche attimo dopo.
Ormai ero quasi del tutto lucido, mi girava solo un po' la testa e avevo un leggero mal di stomaco, ma quello era diventata la normalità per me, non ci facevo nemmeno più caso.
Mi passai una mano fra i capelli bagnati e gocciolanti, sperando di asciugarli un po', non avendo la minima voglia di dover usare il phon.
Sentii qualcuno entrare al piano di sotto, sicuramente la babysitter che doveva venire per guardare mio fratello, come mi aveva annunciato in precedenza mia madre, quindi non ci feci troppo caso e mi infilai un paio di boxer e i pantaloni della tuta.
Soffermai qualche secondo il mio sguardo allo specchio sulla mia figura riflessa, notando le occhiaie piuttosto pronunciate, la pelle emaciata e le labbra secche, i capelli scombinati, le guance un po' arrossate a causa dell'acqua calda e gli occhi, vuoti e spenti, tristi quasi.
Scossi leggermente la testa scacciando quelle osservazioni dalla mia mente, non mi importava come stavo, né dentro né fuori.
Scesi quindi le scale con una certa lentezza dato il giramento di testa, diretto verso la cucina per prendermi una birra.
Fui fermato però dalla risata di mio fratello e dalla voce di un altro ragazzo, così cambiai direzione e mi diressi in sala.
Il mio sguardo incontrò subito quello di Luke, seduto per terra vicino ad Harry mentre giocavano entrambi a qualche stupido gioco, e il suo cambiò in un attimo: sgranò gli occhi e sobbalzò appena, le sue labbra si schiusero lievemente, poi si ricompose, il tutto in pochi secondi.
Accennai una lieve risata alla sua reazione, stupito in realtà quanto lui nel ritrovarmelo davanti ma decisamente più bravo nel nasconderlo.
“Ci si rivede, verginello.” mi avvicinai a lui senza far sparire quel sorriso bastardo dalle mie labbra.
“Non chiamarmi così.” bofonchiò lui con voce leggermente tremolante, abbassando lo sguardo e riportandolo quindi sullo schermo di fronte a lui.
Non badai minimamente alla sua vana protesta e spostai lo sguardo su mio fratello, che guardò prima me poi Luke, infine di nuovo me.
“Tu vai di sopra, idiota.” ordinai ad Harry con tono fermo e scocciato, infastidito dalla sua presenza mentre facevo qualche altro passo nella stanza.
Non avevo un bel rapporto con mio fratello, lo ignoravo quasi sempre e quelle poche volte che non accadeva non facevo altro che prenderlo per il culo o litigarci.
Il piccoletto si alzò senza dire una parola e fece di fretta le scale, andando poi a chiudersi nella sua stanza come spesso succedeva.
“Non dovresti trattare tuo fratello in questo modo.”
Fu di nuovo Luke a parlare, questa volta più deciso della precedente.
“È mio fratello, non il tuo, lo tratto come cazzo mi pare.”
Non lasciai trasparire alcuna emozione nella mia voce, lo sguardo ancora puntato verso di lui mentre ormai gli ero affianco, così non esitai ancora e mi sedetti poco distante da lui.
Sentii uno sbuffo lasciare le sue labbra ed alzai un angolo della bocca divertito, incrociando le gambe e poggiando il viso sui palmi delle mani, osservado così Luke che continuava a giocare a FIFA seppure non avesse più alcun avversario.
Non mi ero reso conto di quanto fossimo effettivamente vicini fino a quando lui non girò il viso nella mia direzione e sobbalzai leggermente, i nostri nasi a qualche centimetro di distanza, tanto che potevo sentire il suo dolce profumo.
Le sue guance si colorirono notevolmente, così colsi l'occasione per continuare ciò che avevo cominciato nello spogliatoio della scuola.
Avvicinai gradualmente il viso al suo, posando le labbra sul suo collo e le mani sulle sue spalle per tenermi in equilibrio, prendendo quindi a baciargli un lembo di pelle languidamente.
Questa volta Luke mi fermò quasi all'istante, mi spinse via da lui allontanandomi dal suo corpo, il viso in fiamme per l'imbarazzo ma lo sguardo infastidito, quasi ferito, e la fronte corrugata, la mascella serrata.
Si alzò in piedi e si sistemò la maglia, il mio sguardo confuso ancora a scrutare la sua figura, perché stava reagendo in quel modo?
Non credevo mi avrebbe allontanato così, infondo non avevo fatto nulla di così grave, né ero andato troppo oltre, almeno secondo me.
“Stavo giocando, non c'è bisogno di prendersela tanto, verginello.” mormorai scostandomi il ciuffo ancora umido dalla fronte, rimanendo seduto a terra mentre lo osservavo raccimolare le proprie cose e la giacca con una certa fretta; si fermò poi e puntò lo sguardo di pietra nel mio.
“Per te è tutto un gioco Ashton, dovresti smetterla, altrimenti ti ritroverai solo.”
Uscì così sbattendosi la porta alle spalle; il mio volto perplesso, quelle parole rimbovano ancora nella stanza, il suo sguardo impresso nella mia mente.

Per la prima volta capii che forse, soltanto forse, avevo esagerato.


Salve lettori e lettrici,

ecco il terzo capitolo, leggermente più movimentato rispetto ai precedenti.
Qui accadono i primi incontri fra i personaggi, speriamo di essere riuscite a darvi un'idea abbastanza chiara delle loro emozioni ed i loro pensieri :)
Mano a mano che la storia andrà avanti, la trama si farà sempre più interessante ed intrigata quindi non perdetevi il prossimo aggiornamento e lasciate magari una recensione, a presto.

- Giuls, Gin, Giu, Anna.

 

  
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