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Autore: 3lkom    20/05/2014    2 recensioni
Angelica ha 19 anni, un passato burrascoso alle spalle e un futuro incerto davanti a sé.
E' bella, a vederla sembra quasi una bambola, ma il suo carattere è schivo, aggressivo, opportunista. Nessuno la conosce per com'è veramente, perché nessuno lo merita, almeno così crede lei. Non crede nell' amicizia, e tanto meno nel vero amore. Non nasconde le sue dipendenze, non si sforza di apparire migliore di com'è veramente, perché non le interessa l'opinione degli altri: solo iniettandosi un liquido ambrato dritto in vena, con la mente annebbiata di piacere, riesce a non impazzire..
La sua vita cambierà radicalmente quando, in un famoso pub di Los Angeles, conoscerà cinque ragazzi folli e autodistruttivi; con i quali, per la prima volta nella sua vita, instaurerà un legame.
E forse, proprio grazie a loro, riuscirà anche ad aprire il suo cuore e ad affrontare la vita a testa alta, senza doversi più nascondere dietro al paradiso artificiale donatole dall'eroina.
Quella droga maledetta, e così dolce..
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SELENE
 

Da quella fatidica sera in cui sono uscita di nascosto con Slash, le cose si sono evolute in una maniera insostenibile.
Ogni volta che me lo trovo davanti –quindi spesso, praticamente ogni giorno, dato che lui e il mio ragazzo vivono nella stessa casa- un fastidioso imbarazzo mi impedisce di essere normale e spontanea; non so se riuscirò a sopportare questa situazione sgradevole ancora per molto…
E menomale che Duff non sospetta niente.
 

«Che cazzo ti sei fatto, man? Ti hanno tirato un pugno?» Gli ha chiesto stupito la mattina dopo, quando l’ha visto con un occhio nero –poverino, ne ero sicura che gli sarebbe venuto, ci scommettevo!-

«Il ragazzo di una che volevo farmi…» Ha risposto il riccio con la sua solita nonchalance, alzando le spalle; tanto che, se non fossi stata presente quando è successo, non avrei dubitato nemmeno per un secondo dell’autenticità della sua spiegazione. «Stavo al bar, ieri notte, rimorchiandomi una tipa, andava tutto bene finché non è sbucato questo idiota che ha iniziato ad urlarmi addosso… Ho peggiorato le cose dicendogli che la sua ragazza ci stava eccome, che mica era colpa mia se stava con una puttanella, e alla fine mi ha tirato un cazzotto dritto in faccia»

«Sei sempre il solito coglione!» Duff è scoppiato a ridere, scuotendo la testa mentre Slash di nascosto mi lanciava un occhiolino. «Pensavo che ormai avessi imparato la lezione, mai provarci con una se prima non ti accerti che non sia fidanzata e col ragazzo nei paraggi!»

«Ah! Quindi, se il ragazzo non è nei paraggi, dici che va bene?» Ha replicato l’altro, sogghignando. Io ho trattenuto il fiato, cercando di mostrarmi calma, ma per fortuna Duff non ha fatto minimamente caso alla mia reazione…

Continuando a ridacchiare ha concluso: «Beh, se è quella che ti vuoi portare a letto è una vera figa… Allora certo che si può, basta che nessun’altro lo scopra!», dicendo proprio quello che Slash voleva sentirsi –e farmi sentir- dire?...

«Lo terrò a mente…» E poi mi ha lanciato uno sguardo strano. Ho fatto finta di non vederlo.
 

Da quel momento ho iniziato ad evitarlo, almeno per quanto potevo, e le volte in cui me lo trovavo inaspettatamente davanti tiravo dritto, sforzandomi di non cambiare espressione, quasi come se non esistesse. Lui uguale. Ma da lontano lo guardavo di sottecchi, e allo stesso modo mi sentivo costantemente osservata. E quando uno di noi due tardava un secondo di troppo a distogliere lo sguardo, e i nostri occhi si incrociavano, il mondo si congelava per quel fatidico istante… Quei dannatissimi occhi neri come un pozzo nel quale perdersi, profondi e un po’ malinconici, come se riuscissero a leggermi dentro…
 
Ma non posso tirare avanti così. A fantasticare su accenni di sorrisi e di occhiate da lontano, la mia vita deve andare avanti in un modo o nell’altro e io voglio davvero che Duff non si senta mai preso in giro, ingannato, come potrebbe poi tornare a fidarsi? Tradito dalla sua ragazza e dal suo migliore amico...
Rovineremmo tutti i rapporti, sia la mia relazione con lui che, peggio, l’amicizia eterna di lui con Slash…
Non potrei mai fargli questo…

Ho quindi concluso di aver bisogno di un parere esterno, fidato, da parte di una persona alla quale affiderei la mia stessa vita. Ne ho bisogno, per non andare completamente fuori di testa!
«Angie, potremmo vederci verso le undici, stasera, se non hai altri impegni in programma? Devi aiutarmi a risolvere un piccolissimo problema…»



 
A.
 

Tra tre giorni Jeff parte.
Lui, e i suoi compagni di band, volevo dire. Vanno a registrare, staranno via per un bel po’… E io ho deciso di non andare con loro.
Voglio dire, da una parte sarebbe uno spasso e poi non mi dispiacerebbe mica farmi una bella vacanza in un’altra città, senza dover pensare continuamente al lavoro e a tutti gli altri impegni…
Dall’altra, però, andare mi sembrerebbe come un torto nei confronti della mia amica Selene. Duff non l’ha invitata. O meglio, inizialmente l’aveva fatto, ma dopo le pressioni di “alcuni” membri del gruppo –ma indovinate un po’, proprio Axl e Slash, ahem-, ha dovuto a malincuore ritirare la sua proposta; ma lei non me n’è sembrata così dispiaciuta, anzi, dopo avermelo detto ha anche lanciato un sospiro che mi parso di sollievo… Che sia forse questo l’argomento di cui mi vuole parlare?
 
Comunque, mentre i ragazzi staranno via lei dormirà a casa mia e di Jeff. E, assurdo, non avrei mai pensato di dirlo, ma… Lui mi mancherà.
Non mi piacerà svegliarmi in un letto grande e freddo, da sola, oppure poter camminare e perfino saltellare liberamente, e non in punta di piedi, data l’assenza dell’ artista che abitualmente ha bisogno di silenzio per comporre o semplicemente per dormire stravaccato sul divano.
Non mi piaceranno il silenzio e l’indipendenza, non per questa volta…
Per questo ho chiesto a Jeff se potevamo ospitare Selene, e lui mi ha subito risposto di si, prima di coinvolgermi in un bacio da farmi girare la testa: “Ma che bravo fidanzato”, mi son detta trattenendo a stento un sorriso… Ed eravamo solo al secondo giro di scotch!
 
In conclusione, dato che partono tra così poco, che stasera ho in programma di passare tutta la notte con la mia amica per locali, che il suo bel Duff è andato a trovare la sua famiglia per il compleanno di non so quale fratello o sorella –raggiungerà gli altri direttamente agli studi di registrazione, o almeno così ha promesso lui-, partendo circa due orette fa, e che domani sera organizzeremo una scaramantica festa di “buon primo album” , qui a casa nostra, a base di alcolici e di altri intrattenimenti vari…
«Jeff!?» Lo chiamo a malincuore, a voce abbastanza alta perché mi possa sentire.

Sono in cucina, impegnata a preparare la cena per domani nonostante sia in ritardo: l’arrivo della mia amica –con dietro armi e bagagli- è infatti imminente, e non avrei mai immaginato di accoglierla con il grembiule da cuoca addosso… In più sono notevolmente rallentata dalla botta di ketch che ho dato solo una decina di minuti fa, lascio immaginare la scena…

«Si?...» Si affaccia alla porta, è ancora in pigiama, sorride nel vedermi conciata così e coi capelli sbiancati dalla farina. (Non sapendo dosare la forza, date le mie condizioni, ho aperto il pacco con troppo entusiasmo e mi sono ricoperta di bianco da capo a piedi.)

Mi trattengo a stento dal sputargli addosso un’imprecazione, per poi chiedergli con voce dolce come il miele: «Amore, dov’è la carta stagnola?»

Lui mi rivolge un’occhiata torva. «Pensavo di averla messa qui…» Mi giustifico, fissando imbronciata il cassetto vuoto aperto davanti a me.

«E cosa dovresti farci, di grazia? »

Ahia. Domanda spinosa. Perché, se dico una stronzata, mica è stupido, se ne accorge; a meno che non lo riesca a convincere che la stronzata appena detta sia il vero…
Facciamo così: verità buttata lì come per gioco, poi bugia detta con sorriso sincero. E speriamo ci caschi!
«Volevo fumarmi la boccia, sai, mi è venuta voglia e mi è avanzato giusto un po’ di crack… Non fare quella faccia, idiota, lo sai che sto scherzando! Volevo solo fare il pollo, al forno, con le patate» E me ne esco con una risata di cuore, talmente rassicurante che lui non può far a meno di credermi. O almeno, questa è la mia impressione.

Mi sorride. «Allora va bene… E’ nell’anta destra della credenza, il ripiano sopra a quello dei piatti… Buona cucina, amore, io intanto vado a farmi la doccia!»

«Oh, si, grazie, anche a te!» Esclamo distratta, indirizzando lo sguardo verso la posizione esatta da lui indicatami. Ci avrei messo un casino di tempo, a cercarla: e dire che è sempre stata lì…
La prendo, aspettando di sentir chiudersi la porta del bagno; in punta di piedi me ne vado in balcone, che tanto è ben nascosto, in fretta preparo il tutto, finalmente l’accendo e… «Angie, amore?»

Faccio un salto dalla sorpresa, per poco non mi cade tutto. “Beccata!” Penso tra me e me, girandomi con una smorfia. «Ehm, si?»

Il suo sorriso è, se possibile, più storto del mio... «Ma non è che me li faresti arrivare, due botti, che a sentirne l’odore anche a me è venuta voglia?»



 
JEFF
 

«Ragazze! Già di ritorno?»

«Ehi, amore, non pensavo di trovarti ancora sveglio»

«Stavo pensando ad un nuovo pezzo e ho buttato giù qualche accordo e una bozza della prima strofa… Niente di che, comunque… E voi? Come vi è andata?»

«Una favola, abbiamo conosciuto dei simpatici ragazzi che ci hanno offerto da bere per tutta la sera… Sto scherzando, non fare quella faccia! Angie te la controllo io, bello»

Selene mi lancia un’occhiolino, io le sorrido di rimando. Rimango sul divano a strimpellare qualcosa di imprecisato finché non capisco di essere fin troppo stanco per combinare una melodia decente, le ragazze intanto sono andate in camera –mia e di Angelica-, le sento parlottare di qualcosa, ma a voce talmente bassa che solo sforzandomi riuscirei a distinguere le parole…

Non lo faccio. Sia perché non ne ho le forze, sia perché non sono affari miei.

Arranco fino alla camera degli ospiti, su quella branda mezza sfondata che abbiamo recuperato da chissà dove, e sdraiandomici sopra rimango per un po’ a fissare il soffitto, mentre i miei occhi si fanno sempre più pesanti…
 
 


«Cazzo, Sel! E ti pare giusto un problemino, questo?»

«Shh, abbassa la voce! Non vorrai che Jeff senta tutto… Comunque io ho cercato di evitarlo, in ogni modo, ma lo sai che è inutile, tu che mi conosci…»

«Sei della stessa pasta di cui sono fatta io, amica mia, e lo è anche Slash: non ci arrendiamo manco per scherzo, siamo troppo orgogliosi; e se ci impuntiamo su qualcosa, poi dobbiamo averla a tutti i costi…»

«Il punto è Duff… Non so cosa fare, non so davvero che pensare, so solo che quando incrocio il suo sguardo mando a fanculo tutto il senso di colpa che…»

«Sel, Sel, placati, è dannatamente tardi ed ora sei tu a parlare a voce troppo alta! Io ti consiglio di dormirci su, sai come si dice, no, “la notte porta consiglio”, e magari domani ti svegli con la mente schiarita… E non più annebbiata dal jack, come ora!»

«Hai ragione… Menomale che ci sei tu, Angie… Allora, buonanotte!»

«Buonan-yawn-notte…»

«…Ma hai mai fatto caso ai suoi occhi, quanto sono belli?»

«Si, sono dei begli occhi scuri, si…»

«E a come è sexy? E poi fa quel ghigno che… Scusa, scusa, ti lascio dormire in pace!»

«Grazie, è che sono davvero stanc…»

«E a letto com’è?... Oddio, non pensavo di averlo detto ad alta voce, dannato alcol!»

«Sei sicura che vuoi una risposta?»

«Si! No, forse no… No, no, lascia stare»

«Bene, allor…»

«Dai, cazzo dimmelo, ormai che è uscito l’argomento! Dimmelo e poi non apro più bocca, te lo giuro!»




SELENE
 

Dopo essermi svegliata, mi piacerebbe tanto poter dire che tutto il mio interesse per Slash è evaporato, come fanno i sogni, la mattina.
Ma purtroppo non è andata così, anzi…
E quindi, ho deciso di buttarmi sulla neve.

E ho aiutato Jeff e Angie a preparare per la festa di stasera; Duff è dai suoi, non c’è.
Ma lui si…
E quindi, ho deciso di buttarmi sulla neve. Ancora.

Quando i ragazzi sono arrivati, sono stata io ad aprire alla porta: ed appena me lo sono trovata davanti il mio cuore ha sussultato, anche solo per un secondo, quindi ora ho deciso di buttarmi su… La neve?
No, magari, l’ho finita tutta… Ho trovato degni sostituti, però.

Alcol, superalcolici inebrianti, Ecstasy, piccole pasticchette colorate. Ne prendo una manciata e la mando giù col Jack. Duff non c’è.
Ci vediamo tra mezzoretta…
 
 
Perdita del senso del pudore rilassamento dei muscoli voglia di ballare. Ora.
Inizio a muovermi lentamente al centro della stanza, i colori, le forme, i pensieri sembrano più vividi e ogni nota più dolce. Duff non c’è. I ragazzi ridono e bevono…
Ridono e bevono e danno botte di neve. Me ne faccio offrire due.
Ci voleva.
Stasera posso.

«Non esagerare, però» Mi fa Steve a una certa. Si è appena sparato una dose di roba endovena, il ragazzo premuroso. Ma che carino…
Un’altra botta, cazzo!

Angelica balla con Jeff, ridono come pazzi, poi ad un certo punto si appartano nella loro camera, e tanti saluti alla coppietta felice…

E così mi ritrovo in mezzo al salone, completamente su di giri, continuo a ballare e rido e bevo e mi lascio offrire altra neve…

Alzo gli occhi, lui mi sta guardando, stavolta non lo abbasso mica lo sguardo…
 


 
Ah, dio, fottuto mal di testa…
Che diamine è successo ieri sera?
Ricordi, assurdi frammentari confusi ricordi...

Mi ricordo di essermi calata un bel po' di cosette, e di aver bevuto e riso e ballato con tutti i ragazzi: forse un pochino ho fatto la scema, ma alla fine mi stavo solo divertendo. Innocentemente. Vero?
Ripercorriamo pure le mie mosse, a questo punto…
 
Ricordo che ad un certo punto sono andata in camera di Angie e Jeff. 
Ok, ma che ci sono andata a fare? Ah, si, mi sono sfilata la felpona di Duff che indossavo perché stavo letteralmente morendo di caldo. L'ho posata, ho preso la prima maglia che mi è capitata sotto tiro -tra quelle che mi sono portata appresso qui da Angelica, per questi giorni-, l'ho messa e sono tornata in salone. Fin qui tutto fila liscio. Poi, che ho fatto?
 
Ricordo ad un certo punto di essere andata in cucina, interrompendo lo stupido balletto che avevo iniziato a fare con Steve, avevo sete. Ho aperto il frigo e mi sono scolata una rinfrescantissima lattina di birra, non ricordavo di essere mai stata così fatta di paste. Anche questo va bene, più o meno.
E poi che ho combinato? Qui le cose si complicano.
Pensa, pensa...

Allora, camera, salone, cucina... Poi, vuoto assoluto.
So solo che ad un certo punto mi sono ritrovata scalza, in una stanza più piccola delle altre, al buio. Era il bagno. Perché ero li? Come ci sono finita, a fare cosa?
Ricordo vagamente una voce...
«Chi cazzo ha spento la luce? Chi è il coglione?»

…Ero davvero stata io?! Mi ero sfilata le scarpe per non farmi sentire, entrando di soppiatto e richiudendomi la porta alle spalle senza far rumore. «Chi sei?» Avevo sussurrato, ridacchiando ed allungando le mani in avanti per non andare a sbattere contro qualcosa. Già non mi reggevo in piedi, figuriamoci brancolare al buio...

«Angelica?!»

«Sbagliato...» Ero scoppiata a ridere. Poi mi ero imbattuta in qualcosa. O qualcuno.

«...Selene, sei tu?» Aveva detto la voce. E forse io già sapevo chi mi sarei trovata di fronte, se la luce fosse stata accesa. Forse era quello che desideravo fin dall'inizio.

«Ciao, Slash, ti stavo proprio cercando...» Avevo mormorato con il sorriso sulle labbra.

E poi, più nulla…
 
...

Dio, ma che diamine ho combinato?



 
SLASH
 

Certe volte la vita ti coglie proprio di sorpresa.
Cose che speri ma che non ti aspetteresti mai, che non puoi condividere con nessuno, che in teoria non dovresti nemmeno aver mai pensato -e invece l'hai dannatamente fatto- , a volte si realizzano e proprio nei modi assurdi in cui le avevi immaginate. E magari sono perfino meglio delle tue fantasie. Il che non è dir poco. Mica spesso, fantasie del genere, vengono replicate così bene nella vita reale...

Ieri. O meglio, stanotte.
E che notte.

Stavo pisciando, chiuso in bagno, ero sbronzo. Avevo aperto il rubinetto per lavarmi le mani, poi mi ero guardato velocemente allo specchio ed il mio riflesso mi aveva squadrato. Quasi non mi riconoscevo… Ero rimasto lì a guardarmi per qualche secondo. Poi si era spenta la luce.

Mi ero messo a sbraitare, rinvigorito dall'alcol e pronto a fare a botte perfino per uno scherzo così idiota… E poi avevo sentito una voce femminile. «Chi sei?» Mi aveva chiesto, divertita.

«Angelica?» Avevo pregato ed implorato che fosse lei, anche solo per un secondo. Ma lo sapevo benissimo a chi apparteneva quella voce, quella risata. Mi ero paralizzato, quando avevo sentito le sue mani tese in avanti sbattere contro le mie spalle…

«Selene, sei tu?» Avevo quindi chiesto, cercando di mantenere un tono di voce ed un’ espressione impassibile. (Che poi, ripensandoci, non si vedeva un cazzo al buio e quindi mi sono sforzato per nente…)

Il mio sorriso si era smorzato completamente quando avevo sentito i nostri corpi, due calamite, così vicini da toccarsi, e poi quella voce mi aveva sussurrato, praticamente all’orecchio: «Ciao, Slash, ti stavo proprio cercando…»

Prima di aver avuto il tempo materiale per pensare a qualcosa o semplicemente per reagire –e maledizione, già mi stavo eccitando!-, le sue labbra si erano posate sul mio collo, e lì l’avevo sentita sorridere…

E non ci avevo visto più.
  
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