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Autore: Fiamma Erin Gaunt    21/05/2014    2 recensioni
Un Abnegante, un Erudito e una Candida. Tre ragazzi provenienti da fazioni diverse che si ritrovano a vivere a stretto contatto malgrado le rispettive differenze. Tre amici, tre rivali, tre compagni. Tra amori, litigi, rivalità e turbe adolescenziali, trovare il proprio posto nella fazione non è mai stato semplice, specie se si tratta di quella degli Intrepidi.
*
Dal Cap 17:
- Carino? – ripetè Eric, aggrottando le sopracciglia.
- Ci stavo insieme, è ovvio che lo ritenessi carino. Ma ho decisamente trovato di meglio. –
- Sì, ma stai dicendo che lo trovi carino. – insistè.
- Oh, buon Dio, ti sto dicendo che non m’interessa più perché ormai sono innamorata! – sbottò.
- Sei innamorata? E di chi? –
- Di te, stupido idiota! –
*
Dal capitolo 19:
Scese giù il più rapidamente possibile, inginocchiandosi accanto a lei e fissando inorridito la piccola pozza di sangue che si era formata sotto il suo cranio.
Fiamma ruotò il collo verso di lui, soffocando un gemito di dolore.
- Mi dispiace, Eric … -
- Ssssh, va tutto bene. Non me ne importa niente di quello che è successo. Adesso stai tranquilla, pensa solo a non chiudere gli occhi, okay? –
- Ci provo, ma ho così tanto sonno. –
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Zeke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Cap 7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’infermiera le diede il permesso di tornare nel casermone in cui alloggiava il resto dei suoi compagni solo il pomeriggio seguente, dopo essersi accertata per la milionesima volta che il dolore si fosse attenuato e non rischiasse di crollare a terra per una qualche commozione celebrale che non era stata diagnosticata. Con un sospiro, Fiamma si trascinò lungo il corridoio semi deserto e raggiunse la sua meta, lasciandosi cadere sfinita sulla bassa e assolutissimamente scomoda brandina che l’aveva ospitata fino a quel momento. Era strano come, dopo appena una giornata in infermeria, quel bugigattolo che doveva condividere con altre nove persone le risultasse così accogliente; stava forse cominciando a considerare quel posto come la sua nuova casa? Probabilmente sì, considerò, chiudendo gli occhi e scivolando in un lieve dormiveglia che venne interrotto solo un paio d’ore più tardi, quando i suoi compagni d’iniziazione si trascinarono lamentosamente nella stanza e cominciarono a discutere sul chi dovesse farsi la doccia per primo.

Aprì un occhio, spiando la situazione. Nicole si massaggiava la spalla destra con aria sofferente, mentre Stefan si teneva la testa tra le gambe e sembrava sul punto di vomitare anche l’anima. Quattro, l’unico che tra tutti rimaneva in silenzio e fissava con sguardo perso il vuoto, fu il primo ad accorgersi del suo risveglio.

- Come stai? –

Stirò le labbra in un sorriso sarcastico, indicando con l’indice la guancia ancora tumefatta, - A meraviglia, perché non si vede? –

- Sì, in effetti quei lividi hanno proprio un bell’aspetto … non avrei mai detto che il viola fosse il tuo colore. – ironizzò Nicole, strappandole una risata.

Una fitta di dolore l’investì, ricordandole che forse quello non era proprio il momento adatto per lasciarsi andare all’ allegria. Istintivamente portò una mano alle costole, massaggiandole con quel lento movimento del polso che aveva scoperto fosse l’unica cosa in grado di darle un po’ di sollievo.

- Ti va di darmi una mano a prepararmi? – chiese d’un tratto, alzandosi in piedi con la sola forza delle gambe e attirando le occhiate sorprese dei suoi amici.

- Vuoi davvero andare alla festa in queste condizioni? Hai del coraggio, ragazza. – commentò Stefan, osservandola con occhio critico.

Si sentì arrossire sotto l’intensità della sua analisi. Non aveva un bell’aspetto, mezza ammaccata e con il corpo coperto di lividi, lo sapeva benissimo, ma non si sarebbe rinchiusa in quel casermone finchè la sua pelle fosse tornata del consueto colore.

- Certo che voglio andarci, Stef, perché hai intenzione di provare a fermarmi? – replicò, sfoderando la migliore delle sue occhiate da Intrepida. O almeno sperava che fosse credibile, visto che non aveva avuto molto tempo per esercitarsi con l’occhiata, come la chiamava lei.

Il ragazzo alzò le mani in alto, in segno di resa, e annunciò che per lui era giunto il momento di una doccia.

- Scappa davanti a una ragazzina e uno così vorrebbe diventare un Intrepido, bah. – borbottò Eric, mentre gli dava il cambio e tornava nello stanzone con indosso solo un paio di pantaloni neri.

Fiamma si voltò verso di lui, pronta a rispondergli a tono, ma qualcosa le bloccò le parole in gola. Il fatto che Eric avesse un fisico prestante era noto a tutti, persino sotto gli abiti da allenamento era facile intravedere i muscoli che guizzavano mentre schivava e colpiva, ma non si era mai fermata a realizzare quanto il suo corpo fosse effettivamente ben fatto. Il collo era più largo di quello dei suoi compagni, i muscoli del trapezio erano gonfi ed evidenziavano ancora di più le spalle possenti, i bicipiti muscolosi e gli avambracci tatuati; pettorali e addominali, poi, erano così perfetti e scolpiti che probabilmente ci si sarebbe potuto rompere un uovo lì sopra. Era bello. Insopportabile, ai limiti della sociopatia e del misantropismo e con un’indole da animale selvatico certo, ma pur sempre incredibilmente affascinante … e sexy.

- Che c’è: vuoi una foto ricordo, mild? –

Insopportabile e arrogante. Dio, quanto lo detestava.

- Meglio di no, ho paura che la macchina fotografica si rompa pur di non dover immortalare la tua brutta faccia. – replicò a tono.

Lo vide inarcare un sopracciglio, leggermente più gonfio dell’altro a causa del piercing che aveva fatto il giorno prima, come se volesse dirle che non credeva minimamente alla sua affermazione … o forse dubitava che lei pensasse davvero ciò che aveva detto.

Le tornarono alla mente le parole che Nicole e Reaper le avevano detto pochi giorni prima:“Sei una pessima bugiarda.”

Che anche Eric la pensasse allo stesso modo?

Scosse la testa, liberandosi da quella spiacevole vocina interiore che le sussurrava che, dopotutto, una foto di Eric mezzo nudo non sarebbe stata poi così male. Era uno stronzo, per quanto carino, e non doveva commettere l’errore di dimenticarsene.

- Dammi una mano, Nicky. – concluse, abbandonando la discussione e mostrando all’amica l’abito che aveva intenzione di indossare per la serata. Si trattava dell’unico abito elegante che fosse riuscita a scovare al bazar e che si adattasse alla sua figura formosa e poi era di pelle nera. Roba da pazzi, visto che fino a poche ore prima non avrebbe mai neanche sospettato dell’esistenza di un abito da sera di pelle.

Nicole annuì, stendendo il consueto lenzuolo per permetterle di cambiarsi e aiutandola ad allacciare le stringhe del corpetto. Una volta che ebbe terminato, insistette per essere lei a truccarla e acconciarle i capelli. La lasciò fare, attendendo pazientemente finchè non le fu concesso di guardarsi allo specchio.

L’abito la fasciava più di quanto avesse notato quando l’aveva provato e il corpetto, unito al reggiseno di pizzo a balconcino che aveva comprato per l’occasione, la strizzava in un’intrigante effetto push up; all’altezza delle anche si apriva in una lieve gonna a ruota con uno spacco vertiginoso che metteva in bella mostra la gamba destra. Il suo volto, poi, non era mai stato così sensuale e aggressivo come in quel momento: il taglio felino degli occhi era stato esasperato da uno smokey scuro e un rossetto rosso fuoco capeggiava sulle labbra, facendole sembrare turgide e prontissime a elargire il più passionale dei baci; completava il tutto uno chignon dall’aria studiatamente disinvolta che lasciava libere un paio di ciocche a incorniciarle gli zigomi alti. Selvaggia, una bellezza oscura e fatale, ecco come si vedeva.

Uno degli insopportabili Eruditi si lasciò scappare un fischio d’approvazione, venendo fulminato da un’occhiataccia di Quattro.

- Non è un po’ troppo scollato? – domandò, esaminandola con aria critica.

- Già, avrebbe dovuto scegliere un sacco di patate e allacciarlo ben stretto attorno al collo, fosse mai che si veda un pezzo di spalla. – lo stuzzicò Nicole, ridendo davanti alla sua espressione piccata. – Dio, Quattro, sei così Rigido da fare tenerezza. –

- Lui sarà anche decisamente Rigido, ma tu sei decisamente mezza nuda. – osservò il cugino, contrariato, davanti alle gambe lunghe e perfette della ragazza che erano messe ben in mostra dal corto vestito che aveva comprato per l’occasione.

Nicole sventolò una mano con aria sbrigativa, con l’aria di chi non voleva stare a sentire ulteriori commenti. – Posso permettermelo, cugino. –

Stefan era sul punto di ribattere con qualcosa di pungente, a giudicare dall’espressione che aveva assunto il suo viso, ma sembrò ripensarci e decidere di optare per il silenzio. Uscirono insieme dalla camerata, Nicole al braccio del cugino e Fiamma stretta a quello di Quattro, dirigendosi verso la mensa. Mentre cercavano con lo sguardo un tavolo libero, la loro attenzione venne attratta da un iniziato interno che faceva gesti frenetici al loro indirizzo. Fiamma socchiuse gli occhi, sforzandosi di metterlo a fuoco; quando lo sguardo le cadde sugli occhi color cioccolato capì che si trattava del ragazzo del giorno prima. Zeke, o qualcosa di simile.

- Lo conoscete? – domandò Quattro, perplesso, mentre si dirigevano verso di lui e i suoi amici.

- Più o meno, sembra un tipo okay. –

Dopo le presentazioni di rito, durante le quali scoprirono che la bionda dall’aria angelica si chiamava Shauna e aveva chiaramente una gigantesca cotta per Zeke, cominciarono a mangiare chiacchierando del più e del meno finchè un leggero battito di mani annunciò che Max era sul punto di cominciare il suo discorso.

- Non voglio annoiarvi con inutili chiacchiere, perché so che tutti voi stasera volete solo divertivi. Bene, le regole sono le solite, ma intendo riepilogarle per i trasfazione che si sono uniti a noi per l’iniziazione. Il Pozzo tende a risultare stranamente attraente quando si è ubriachi e ad alcuni cervelli particolarmente lenti potrebbe sembrare un’idea furba quella di provare a buttarsi di sotto, lasciatemi dire che questo potrebbe essere un buon piano solo nel caso in cui abbiate deciso di farla finita. Se così non fosse, girateci al largo, perché sono sicuro che a nessuno vada particolarmente a genio l’idea di ripulire sangue e cervella dal pavimento. In secondo luogo, come di consueto domani avrete una giornata libera prima dell’inizio del nuovo modulo perciò vi suggerisco di usarla per smaltire la sbornia perché da dopodomani si comincia a fare sul serio. Il Coprifuoco è spostato alle tre, per allora mi aspetto che tutti voi siate nei vostri letti … da soli. – precisò, lanciando un’occhiata significativa in direzione del gruppo d’ Intrepidi più giovani.

Qualcuno ridacchiò, ma Fiamma non seppe dire se Reaper fosse tra loro o meno.

- Ogni anno alcuni degli Intrepidi fanno a gara a chi si porta a letto più iniziate. – spiegò sottovoce Shauna, con un tono disgustato che Fiamma si sentiva in pieno di condividere.

Stefan lanciò un’occhiata a Nicole, come a dire che lui l’aveva sempre saputo.

- C’è anche Bas tra questi? – chiese la Candida, ostentando una profonda indifferenza. Lo scintillio negli occhi castani, tuttavia, tradiva una leggera apprensione.

- Bas è sempre sul podio, come anche Reaper e Ross. – replicò, indicando il Capofazione e il ragazzo, dai capelli così corti da rendere indistinguibile il loro colore e gli occhi blu, che sedeva al suo fianco e ancora rideva per chissà quale battuta.  

Quelle parole furono come un macigno che si abbatté sul petto di Fiamma. Lei non era nulla di speciale, solo una delle tante iniziate carine da portarsi a letto per vincere una stupidissima sfida. Strinse i pugni con rabbia, imponendosi di mantenere il controllo, perché sicuro come l’inferno non avrebbe permesso che un idiota come quello causasse le sue lacrime.

- Stai bene? –

La voce di Quattro le arrivò come un sussurro gentile, mentre gli incantevoli occhi blu polvere del ragazzo la fissavano con lieve apprensione.

- Sì, certo. –

No, affatto.

Non sembrava molto convinto dalla sua risposta, ma si limitò ad annuire con aria grave e a cambiare diplomaticamente discorso.

Per il resto della cena Fiamma si ritrovò a fingersi interessata a tutti i racconti degli interni, ridendo con poca convinzione quando Zeke tirava fuori qualche battuta. Ci aveva visto giusto, almeno su di lui: non era affatto male e se non fosse stata così priva di entusiasmo probabilmente l’avrebbe trovato ancora più divertente.

- Forza, si va sul tetto. – saltò su d’un tratto, prendendo Shauna per mano e trascinandosela dietro con l’impeto che lo caratterizzava. La ragazza lo seguì di buon grado, sforzandosi di nascondere come le sue guance si fossero colorate di un rosa acceso quando le loro dita si erano intrecciate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tetto era proprio come la sera in cui Reaper l’aveva baciata per la prima volta, con la sola differenza che questa volta c’era molta più gente e tutti erano molto più su di giri e decisamente ubriachi. Qualcuno aveva portato delle casse e una musica pulsante e ritmata accompagnava i movimenti di un paio d’Intrepide che ancheggiavano e sembravano divertirsi un mondo.

- Ehy, ragazze, non vi si è viste molto in giro in questi giorni. –

Bas le raggiunse con un sorriso stampato sul volto, porgendo loro un paio di birre ghiacchiate e chinandosi a baciare Nicole. La ragazza si tirò indietro all’ultimo istante, limitandosi a porgergli una guancia.

Bas aggrottò la fronte, perplesso.

- Ho fatto qualcosa di male? –

- Lo sai. – replicò, voltandogli le spalle con una sventagliata dei lunghi e lisci capelli castani e raggiungendo Shauna e le sue amiche che si erano unite alle ballerine.

Gli occhi color cielo del ragazzo si rivolsero a Fiamma. Sembrava davvero incredulo, come se non fosse in grado di capire quale fosse il problema. Innocente, sincero, e ferito. Sì, c’era dolore nel suo sguardo quando lo posò su Nicole che ballava abbracciata a uno degli amici di Zeke.

- Sa della vostra stupida gara. – gli spiegò.

Improvvisamente la comprensione balenò sul suo volto.

- Ah, quello. È una cretinata, non c’entra nulla con lei … Nicole mi piace sul serio. –

- Già, quello. Concordo sul fatto che sia una cretinata, ma tutto il resto non è a me che dovresti dirlo. –

Bas annuì, mordendosi il labbro con aria pensierosa: - Credo che andrò a parlarle e a spezzare qualche dito a quell’iniziato. – concluse, scoccando un’occhiata malevola al ragazzo che stringeva Nicole con fin troppo trasporto.

- Mi sembra un buon piano, ma prima lasciami quella birra. – ordinò, tendendo una mano in direzione della bottiglia che stava sorseggiando.

Con una risata, le consegnò quanto aveva chiesto e si diresse a passi decisi verso il gruppo di ballerini.

Fiamma li osservò discutere, appoggiata alla protezione del tetto, sorseggiando la birra e cercando con lo sguardo qualche altra faccia conosciuta. Stefan e Quattro erano in un angolo, insieme a Zeke e altri interni, intenti a ridere e scherzare e Nicole sembrava aver deciso di credere a Bas perché ballava avvinghiata a lui e lo baciava con trasporto, incurante degli sguardi divertiti di chi li osservava.

Trey, l’amico di Bas e Reaper che si era divertito a metterla in imbarazzo sul tetto la prima sera in cui si era unita agli intrattenimenti degli Intrepidi, le sedette accanto.

- Prova questo, è roba buona. –

Le porse una bottiglia dal liquido trasparente e l’odore d’alcool che era talmente forte da farle pizzicare il naso solo respirandolo.

Ne prese un lungo sorso, tossicchiando leggermente quando avvertì la gola arderle come se avesse un incendio dentro di sé.

Trey rise, togliendole la bottiglia dalle mani: - Vacci piano, bambina, è così che si fa. –

Prese un sorso più grande del suo, lo tenne in bocca per un po’ e poi lo mandò giù lentamente.

- Devi abituare la bocca al bruciore, solo così si anestetizzerà e non sentirai quasi il dolore alla gola. – le spiegò, tornando a porgerle la bottiglia di vodka, - Prova di nuovo. –

Obbedì, prendendone un sorso più piccolo e imitando i suoi gesti.

- Così va decisamente meglio. – confermò. Poi aggiunse, senza il minimo imbarazzo, - Ti spiace lasciarmela? –

Trey scoppiò nuovamente a ridere, rivolgendole uno sguardo d’approvazione.

- Forse, dopotutto, non sei poi così innocentina come pensavo. Ricordati solo di non esagerare, il post sbronza non è affatto bello. –

Poi la lasciò lì, tornando dai suoi amici e recuperando una bottiglia di chissà cos’altro.

Al diavolo l’esagerazione, pensò tra sé e sé, attaccandosi alla bottiglia e buttando giù tre rapidi sorsi. L’alcool le stava rapidamente salendo al cervello e non avvertiva quasi più quel bruciore fastidioso. Meglio così, non voleva pensare, non voleva rendersi conto di quanto fosse stata idiota.

- Hai deciso di distruggerti il fegato per caso? –

Sussultò leggermente quando la voce bassa e familiare di Reaper le raggiunse le orecchie.

- Se anche fosse non sarebbero certo fatti tuoi, no? – replicò piccata.

- Sono confuso, non dovrei essere io quello arrabbiato dal momento che sono due giorni che mi eviti come se fossi un appestato? –

- Ho ferito i tuoi sentimenti? Oh, che dispiacere. Sai, invece, cosa ha ferito i miei? Scoprire che per te non sono altro che un gioco, l’ennesima ragazzina da portarti a letto per dimostrare a quegli idioti dei tuoi amici quanto tu sia così indiscutibilmente figo. –

Gli occhi smeraldini si assottigliarono, incupiti.

- Chi ti ha detto questa stronzata? – sbottò a denti stretti.

- Lo sanno tutti, Reaper, solo io sono stata così ingenua da credere che potesse essere vero. Il Capofazione che si prende una cotta per un’iniziata trasfazione? Era ovvio che ci fosse qualcosa sotto. –

L’Intrepido scosse la testa, prendendola per mano e tirandola gentilmente verso di sé.

- Vieni con me, voglio parlarti lontano da tutto questo casino. –

C’era qualcosa di strano nel modo in cui pronunciava le esse, quasi strascicandole, e sicuramente ciò era dovuto al troppo alcool, ma il suo sguardo sembrava davvero determinato o forse semplicemente desideroso. Di cosa? Non lo sapeva, ma sperava che il suo discorso fosse simile almeno un po’ a quello che aveva fatto Bas, che lui ci tenesse davvero, che non fosse solo un gioco.

- D’accordo. – sussurrò.

Raggiunsero il corridoio più vicino, si fermarono e rimasero a fissarsi in silenzio per un paio di secondi.

- Fin dal primo momento in cui ti ho vista ho capito che non eri come le altre. Sei pungente, testarda, ma nascondi una dolcezza tutta tua. E sei bella, Dio se lo sei. –

Accarezzò ogni centimetro del suo corpo con lo sguardo, con una scintilla strana che gli illuminava gli occhi smeraldini.

- E questo vestito … è da quando sei entrata in mensa che non riesco a toglierti gli occhi di dosso, che nessuno riesce a farlo. Anche Ross ti ha notata, per questo ho cercato di tenertelo lontano per tutta la sera. Perché tu sei mia, non è vero? – sussurrò, chinandosi su di lei.

Il profumo di pino del suo dopobarba le invase le narici, annebbiandole i sensi. Non era esattamente la dichiarazione che aveva sperato, ma era pur sempre meglio di niente. E lui era così carino e voleva lei … solo lei.

Assecondò i suoi movimenti, ricambiando il bacio e lasciando che la stringesse a sé. L’alito di Reaper sapeva di alcool, ma non vi diede troppo peso; erano a una festa, bere un po’ era normale, no?

Fu quando avvertì la sua mano che vagava lungo la gamba lasciata scoperta dallo spacco che percepì che c’era qualcosa che non andava. Il suo tocco non era quello a cui era abituata, ma brutale, quasi animale, e bramoso. Le morse repentinamente un lobo, strappandole un gemito di dolore invece che di piacere.

- Reaper, mi stai facendo male. – mormorò, cercando di districarsi dalla presa.

Era tutto inutile, era troppo più forte di lei.

- Ti voglio così tanto e so che anche tu mi vuoi. Non è vero? – brontolò rocamente, arpionandole con vigore l’anca nuda al di sotto dello spacco. Un rumore annunciò che parte delle cuciture erano saltate e il vestito era stato strappato fin quasi all’ombelico.

- Dimmi che mi vuoi. –

- Lasciami, mi stai spaventando, sul serio. – decretò, sforzandosi di risultare risoluta ma le uscì solo una voce che ricordava spiacevolmente lo squittio di un topolino.

- Sssh, va tutto bene, devi solo dirlo. Voglio sentirlo dalle tue labbra. –

La mano ruvida le accarezzò il ventre, mentre l’altra si posava  a coppa sul seno.

- Reaper, non voglio, lasciami. –

La voce era rotta dalla disperazione del momento. Era in trappola, non riusciva ad atterrare un iniziato, figurarsi se poteva sperare di avere la meglio su  di lui.

- Andrà tutto bene, ti piacerà, te lo assicuro. –

Provò a spintonarlo con tutte le sue forze, ma l’unica cosa che ottenne fu quella di smuoverlo di appena un millimetro. Chiuse gli occhi, sforzandosi di non scoppiare a piangere. Doveva essere forte, non poteva permettersi di crollare proprio in quel momento.

 - Non voglio, non voglio. Per favore, Reaper, lasciami andare. –

- Te l’ho detto: sei una pessima bugiarda. Io lo so che lo vuoi anche tu, lo vedo come mi guardi. Tu mi desideri. –

Un rumore di passi attirò la loro attenzione.

- Che sta succedendo? –

La voce fredda e tagliente come il vetro di Eric sembrò il suono migliore del mondo alle sue orecchie.

- Nulla che ti riguardi, ora sparisci. – ribattè duramente Reaper, lanciandogli un’occhiataccia.

Eric non parve minimamente colpito e si soffermò sugli occhi di ghiaccio di Fiamma che sembravano pronti ad annegare in un mare di lacrime. Era la prima volta che la vedeva in quello stato, così fragile, e non gli piaceva affatto.

- Di solito quando una ragazza dice di no significa no. – osservò gelidamente.

- Te lo ripeto, Eric, quello che succede tra noi non ti riguarda. –

- Io invece penso proprio di sì. – obiettò, per poi muoversi con la rapidità che lo distingueva e assestare un pugno preciso sul naso di Reaper, spaccandolo.

Prese per mano Fiamma, tirandola verso di sé e allontanandola dal capofazione che imprecava sonoramente e si teneva il naso sanguinante tra le mani.

- Questa me la paghi, ragazzino. Me la pagherete entrambi. – ringhiò.

Eric fece per colpirlo nuovamente ma la mano di Fiamma sul braccio, unita al suo tono supplichevole, lo convinsero a desistere.

- Eric, portami via, ti prego. –

Annuì, passandole una mano intorno ai fianchi e una sotto le gambe, prendendola in braccio e incamminandosi verso la camerata.

Giunti a destinazione si voltò dall’altra parte per darle modo di cambiarsi e attese pazientemente che finisse.

- Ora puoi girarti. –

Indossava una vecchia maglia scura e un pantalone da jogging, i capelli erano ridotti a un ammasso informe e il rossetto era sbafato, ma ai suoi occhi appariva comunque bellissima … e fragile, proprio come una statua di cristallo. L’impulso di tornare indietro e picchiare Reaper fino a farlo a pezzi tornò ad avvampare con intensità.

- Posso chiederti una cosa? – sussurrò Fiamma, timorosamente.

- Certo. –

- Dormiresti con me? Non me la sento di rimanere sola. – mormorò, abbassando lo sguardo con timidezza. Si vedeva che le costava dover ammettere di non essere in grado di rimettere insieme i pezzi da sola.

- Fammi spazio, spero solo che non tiri calci mentre dormi. – borbottò, strappandole un buffo suono che era a metà tra un  sospiro e una risata.

Si accoccolarono sotto le coperte, Fiamma con la testa sul petto di Eric e lui con un braccio intorno alle spalle di lei.

- Cerca di dormire adesso, ci penso io a tenerti al sicuro. – le sussurrò, scompigliandole gentilmente le onde corvine.

- Lo so, mi fido di te. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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