Cap
7
L’infermiera
le diede il permesso di tornare nel
casermone in cui alloggiava il resto dei suoi compagni solo il
pomeriggio
seguente, dopo essersi accertata per la milionesima volta che il dolore
si
fosse attenuato e non rischiasse di crollare a terra per una qualche
commozione
celebrale che non era stata diagnosticata. Con un sospiro, Fiamma si
trascinò
lungo il corridoio semi deserto e raggiunse la sua meta, lasciandosi
cadere
sfinita sulla bassa e assolutissimamente scomoda brandina che
l’aveva ospitata
fino a quel momento. Era strano come, dopo appena una giornata in
infermeria,
quel bugigattolo che doveva condividere con altre nove persone le
risultasse
così accogliente; stava forse cominciando a considerare quel
posto come la sua
nuova casa? Probabilmente sì, considerò,
chiudendo gli occhi e scivolando in un
lieve dormiveglia che venne interrotto solo un paio d’ore
più tardi, quando i
suoi compagni d’iniziazione si trascinarono lamentosamente
nella stanza e
cominciarono a discutere sul chi dovesse farsi la doccia per primo.
Aprì
un occhio, spiando la situazione. Nicole si
massaggiava la spalla destra con aria sofferente, mentre Stefan si
teneva la
testa tra le gambe e sembrava sul punto di vomitare anche
l’anima. Quattro, l’unico
che tra tutti rimaneva in silenzio e fissava con sguardo perso il
vuoto, fu il
primo ad accorgersi del suo risveglio.
-
Come stai? –
Stirò
le labbra in un sorriso sarcastico, indicando
con l’indice la guancia ancora tumefatta, - A meraviglia,
perché non si vede? –
-
Sì, in effetti quei lividi hanno proprio un
bell’aspetto
… non avrei mai detto che il viola fosse il tuo colore.
– ironizzò Nicole,
strappandole una risata.
Una
fitta di dolore l’investì, ricordandole che
forse quello non era proprio il momento adatto per lasciarsi andare
all’
allegria. Istintivamente portò una mano alle costole,
massaggiandole con quel
lento movimento del polso che aveva scoperto fosse l’unica
cosa in grado di
darle un po’ di sollievo.
-
Ti va di darmi una mano a prepararmi? – chiese d’un
tratto, alzandosi in piedi con la sola forza delle gambe e attirando le
occhiate sorprese dei suoi amici.
-
Vuoi davvero andare alla festa in queste
condizioni? Hai del coraggio, ragazza. – commentò
Stefan, osservandola con
occhio critico.
Si
sentì arrossire sotto l’intensità della
sua
analisi. Non aveva un bell’aspetto, mezza ammaccata e con il
corpo coperto di
lividi, lo sapeva benissimo, ma non si sarebbe rinchiusa in quel
casermone
finchè la sua pelle fosse tornata del consueto colore.
-
Certo che voglio andarci, Stef, perché hai
intenzione di provare a fermarmi? – replicò,
sfoderando la migliore delle sue
occhiate da Intrepida. O almeno sperava che fosse credibile, visto che
non
aveva avuto molto tempo per esercitarsi con l’occhiata,
come la chiamava lei.
Il
ragazzo alzò le mani in alto, in segno di resa, e
annunciò che per lui era giunto il momento di una doccia.
-
Scappa davanti a una ragazzina e uno così vorrebbe
diventare un Intrepido, bah. – borbottò Eric,
mentre gli dava il cambio e
tornava nello stanzone con indosso solo un paio di pantaloni neri.
Fiamma
si voltò verso di lui, pronta a rispondergli
a tono, ma qualcosa le bloccò le parole in gola. Il fatto
che Eric avesse un
fisico prestante era noto a tutti, persino sotto gli abiti da
allenamento era
facile intravedere i muscoli che guizzavano mentre schivava e colpiva,
ma non
si era mai fermata a realizzare quanto il suo corpo fosse
effettivamente ben
fatto. Il collo era più largo di quello dei suoi compagni, i
muscoli del
trapezio erano gonfi ed evidenziavano ancora di più le
spalle possenti, i
bicipiti muscolosi e gli avambracci tatuati; pettorali e addominali,
poi, erano
così perfetti e scolpiti che probabilmente ci si sarebbe
potuto rompere un uovo
lì sopra. Era bello. Insopportabile, ai limiti della
sociopatia e del
misantropismo e con un’indole da animale selvatico certo, ma
pur sempre
incredibilmente affascinante … e sexy.
-
Che c’è: vuoi una foto ricordo, mild? –
Insopportabile
e
arrogante. Dio, quanto lo detestava.
-
Meglio di no, ho paura che la macchina fotografica
si rompa pur di non dover immortalare la tua brutta faccia. –
replicò a tono.
Lo
vide inarcare un sopracciglio, leggermente più
gonfio dell’altro a causa del piercing che aveva fatto il
giorno prima, come se
volesse dirle che non credeva minimamente alla sua affermazione
… o forse
dubitava che lei pensasse davvero ciò che aveva detto.
Le
tornarono alla mente le parole che Nicole e
Reaper le avevano detto pochi giorni prima:“Sei
una pessima bugiarda.”
Che
anche Eric la pensasse allo stesso modo?
Scosse
la testa, liberandosi da quella spiacevole
vocina interiore che le sussurrava che, dopotutto, una foto di Eric
mezzo nudo
non sarebbe stata poi così male. Era uno stronzo, per quanto
carino, e non
doveva commettere l’errore di dimenticarsene.
-
Dammi una mano, Nicky. – concluse, abbandonando la
discussione e mostrando all’amica l’abito che aveva
intenzione di indossare per
la serata. Si trattava dell’unico abito elegante che fosse
riuscita a scovare
al bazar e che si adattasse alla sua figura formosa e poi era di pelle
nera.
Roba da pazzi, visto che fino a poche ore prima non avrebbe mai neanche
sospettato dell’esistenza di un abito da sera di pelle.
Nicole
annuì, stendendo il consueto lenzuolo per
permetterle di cambiarsi e aiutandola ad allacciare le stringhe del
corpetto.
Una volta che ebbe terminato, insistette per essere lei a truccarla e
acconciarle i capelli. La lasciò fare, attendendo
pazientemente finchè non le
fu concesso di guardarsi allo specchio.
L’abito
la fasciava più di quanto avesse notato
quando l’aveva provato e il corpetto, unito al reggiseno di
pizzo a balconcino
che aveva comprato per l’occasione, la strizzava in
un’intrigante effetto push
up; all’altezza delle anche si apriva in una lieve gonna a
ruota con uno spacco
vertiginoso che metteva in bella mostra la gamba destra. Il suo volto,
poi, non
era mai stato così sensuale e aggressivo come in quel
momento: il taglio felino
degli occhi era stato esasperato da uno smokey scuro e un rossetto
rosso fuoco
capeggiava sulle labbra, facendole sembrare turgide e prontissime a
elargire il
più passionale dei baci; completava il tutto uno chignon
dall’aria
studiatamente disinvolta che lasciava libere un paio di ciocche a
incorniciarle
gli zigomi alti. Selvaggia, una bellezza oscura e fatale, ecco come si
vedeva.
Uno
degli insopportabili Eruditi si lasciò scappare
un fischio d’approvazione, venendo fulminato da
un’occhiataccia di Quattro.
-
Non è un po’ troppo scollato? –
domandò,
esaminandola con aria critica.
-
Già, avrebbe dovuto scegliere un sacco di patate e
allacciarlo ben stretto attorno al collo, fosse mai che si veda un
pezzo di
spalla. – lo stuzzicò Nicole, ridendo davanti alla
sua espressione piccata. –
Dio, Quattro, sei così Rigido da
fare
tenerezza. –
-
Lui sarà anche decisamente Rigido, ma tu sei
decisamente mezza nuda. – osservò il cugino,
contrariato, davanti alle gambe
lunghe e perfette della ragazza che erano messe ben in mostra dal corto
vestito
che aveva comprato per l’occasione.
Nicole
sventolò una mano con aria sbrigativa, con l’aria
di chi non voleva stare a sentire ulteriori commenti. – Posso
permettermelo,
cugino. –
Stefan
era sul punto di ribattere con qualcosa di
pungente, a giudicare dall’espressione che aveva assunto il
suo viso, ma sembrò
ripensarci e decidere di optare per il silenzio. Uscirono insieme dalla
camerata, Nicole al braccio del cugino e Fiamma stretta a quello di
Quattro,
dirigendosi verso la mensa. Mentre cercavano con lo sguardo un tavolo
libero,
la loro attenzione venne attratta da un iniziato interno che faceva
gesti
frenetici al loro indirizzo. Fiamma socchiuse gli occhi, sforzandosi di
metterlo a fuoco; quando lo sguardo le cadde sugli occhi color
cioccolato capì
che si trattava del ragazzo del giorno prima. Zeke, o qualcosa di
simile.
-
Lo conoscete? – domandò Quattro, perplesso, mentre
si dirigevano verso di lui e i suoi amici.
-
Più o meno, sembra un tipo okay. –
Dopo
le presentazioni di rito, durante le quali
scoprirono che la bionda dall’aria angelica si chiamava
Shauna e aveva
chiaramente una gigantesca cotta per Zeke, cominciarono a mangiare
chiacchierando del più e del meno finchè un
leggero battito di mani annunciò
che Max era sul punto di cominciare il suo discorso.
-
Non voglio annoiarvi con inutili chiacchiere, perché
so che tutti voi stasera volete solo divertivi. Bene, le regole sono le
solite,
ma intendo riepilogarle per i trasfazione che si sono uniti a noi per
l’iniziazione.
Il Pozzo tende a risultare stranamente attraente quando si è
ubriachi e ad
alcuni cervelli particolarmente lenti potrebbe sembrare
un’idea furba quella di
provare a buttarsi di sotto, lasciatemi dire che questo potrebbe essere
un buon
piano solo nel caso in cui abbiate deciso di farla finita. Se
così non fosse,
girateci al largo, perché sono sicuro che a nessuno vada
particolarmente a
genio l’idea di ripulire sangue e cervella dal pavimento. In
secondo luogo,
come di consueto domani avrete una giornata libera prima
dell’inizio del nuovo
modulo perciò vi suggerisco di usarla per smaltire la
sbornia perché da dopodomani
si comincia a fare sul serio. Il Coprifuoco è spostato alle
tre, per allora mi
aspetto che tutti voi siate nei vostri letti … da soli.
– precisò, lanciando un’occhiata
significativa in direzione del gruppo d’ Intrepidi
più giovani.
Qualcuno
ridacchiò, ma Fiamma non seppe dire se
Reaper fosse tra loro o meno.
-
Ogni anno alcuni degli Intrepidi fanno a gara a
chi si porta a letto più iniziate. –
spiegò sottovoce Shauna, con un tono
disgustato che Fiamma si sentiva in pieno di condividere.
Stefan
lanciò un’occhiata a Nicole, come a dire che
lui l’aveva sempre saputo.
-
C’è anche Bas tra questi? – chiese la
Candida,
ostentando una profonda indifferenza. Lo scintillio negli occhi
castani,
tuttavia, tradiva una leggera apprensione.
-
Bas è sempre sul podio, come anche Reaper e Ross.
–
replicò, indicando il Capofazione e il ragazzo, dai capelli
così corti da
rendere indistinguibile il loro colore e gli occhi blu, che sedeva al
suo
fianco e ancora rideva per chissà quale battuta.
Quelle
parole furono come un macigno che si abbatté
sul petto di Fiamma. Lei non era nulla di speciale, solo una delle
tante
iniziate carine da portarsi a letto per vincere una stupidissima sfida.
Strinse
i pugni con rabbia, imponendosi di mantenere il controllo,
perché sicuro come l’inferno
non avrebbe permesso che un idiota come quello causasse le sue lacrime.
-
Stai bene? –
La
voce di Quattro le arrivò come un sussurro
gentile, mentre gli incantevoli occhi blu polvere del ragazzo la
fissavano con
lieve apprensione.
-
Sì, certo. –
No,
affatto.
Non
sembrava molto convinto dalla sua risposta, ma
si limitò ad annuire con aria grave e a cambiare
diplomaticamente discorso.
Per
il resto della cena Fiamma si ritrovò a fingersi
interessata a tutti i racconti degli interni, ridendo con poca
convinzione
quando Zeke tirava fuori qualche battuta. Ci aveva visto giusto, almeno
su di
lui: non era affatto male e se non fosse stata così priva di
entusiasmo
probabilmente l’avrebbe trovato ancora più
divertente.
-
Forza, si va sul tetto. – saltò su d’un
tratto,
prendendo Shauna per mano e trascinandosela dietro con
l’impeto che lo
caratterizzava. La ragazza lo seguì di buon grado,
sforzandosi di nascondere
come le sue guance si fossero colorate di un rosa acceso quando le loro
dita si
erano intrecciate.
*
Il
tetto era proprio come la sera in cui Reaper l’aveva
baciata per la prima volta, con la sola differenza che questa volta
c’era molta
più gente e tutti erano molto più su di giri e
decisamente ubriachi. Qualcuno
aveva portato delle casse e una musica pulsante e ritmata accompagnava
i
movimenti di un paio d’Intrepide che ancheggiavano e
sembravano divertirsi un
mondo.
-
Ehy, ragazze, non vi si è viste molto in giro in
questi giorni. –
Bas
le raggiunse con un sorriso stampato sul volto,
porgendo loro un paio di birre ghiacchiate e chinandosi a baciare
Nicole. La
ragazza si tirò indietro all’ultimo istante,
limitandosi a porgergli una
guancia.
Bas
aggrottò la fronte, perplesso.
-
Ho fatto qualcosa di male? –
-
Lo sai. – replicò, voltandogli le spalle con una
sventagliata dei lunghi e lisci capelli castani e raggiungendo Shauna e
le sue
amiche che si erano unite alle ballerine.
Gli
occhi color cielo del ragazzo si rivolsero a
Fiamma. Sembrava davvero incredulo, come se non fosse in grado di
capire quale
fosse il problema. Innocente, sincero, e ferito. Sì,
c’era dolore nel suo
sguardo quando lo posò su Nicole che ballava abbracciata a
uno degli amici di
Zeke.
-
Sa della vostra stupida gara. – gli spiegò.
Improvvisamente
la comprensione balenò sul suo
volto.
-
Ah, quello. È una cretinata, non c’entra nulla con
lei … Nicole mi piace sul serio. –
-
Già, quello. Concordo sul fatto che sia una
cretinata, ma tutto il resto non è a me che dovresti dirlo.
–
Bas
annuì, mordendosi il labbro con aria pensierosa:
- Credo che andrò a parlarle e a spezzare qualche dito a
quell’iniziato. –
concluse, scoccando un’occhiata malevola al ragazzo che
stringeva Nicole con
fin troppo trasporto.
-
Mi sembra un buon piano, ma prima lasciami quella
birra. – ordinò, tendendo una mano in direzione
della bottiglia che stava
sorseggiando.
Con
una risata, le consegnò quanto aveva chiesto e
si diresse a passi decisi verso il gruppo di ballerini.
Fiamma
li osservò discutere, appoggiata alla
protezione del tetto, sorseggiando la birra e cercando con lo sguardo
qualche
altra faccia conosciuta. Stefan e Quattro erano in un angolo, insieme a
Zeke e
altri interni, intenti a ridere e scherzare e Nicole sembrava aver
deciso di
credere a Bas perché ballava avvinghiata a lui e lo baciava
con trasporto,
incurante degli sguardi divertiti di chi li osservava.
Trey,
l’amico di Bas e Reaper che si era divertito a
metterla in imbarazzo sul tetto la prima sera in cui si era unita agli
intrattenimenti degli Intrepidi, le sedette accanto.
-
Prova questo, è roba buona. –
Le
porse una bottiglia dal liquido trasparente e l’odore
d’alcool che era talmente forte da farle pizzicare il naso
solo respirandolo.
Ne
prese un lungo sorso, tossicchiando leggermente
quando avvertì la gola arderle come se avesse un incendio
dentro di sé.
Trey
rise, togliendole la bottiglia dalle mani: -
Vacci piano, bambina, è così che si fa.
–
Prese
un sorso più grande del suo, lo tenne in bocca
per un po’ e poi lo mandò giù
lentamente.
-
Devi abituare la bocca al bruciore, solo così si
anestetizzerà e non sentirai quasi il dolore alla gola.
– le spiegò, tornando a
porgerle la bottiglia di vodka, - Prova di nuovo. –
Obbedì,
prendendone un sorso più piccolo e imitando
i suoi gesti.
-
Così va decisamente meglio. – confermò.
Poi
aggiunse, senza il minimo imbarazzo, - Ti spiace lasciarmela?
–
Trey
scoppiò nuovamente a ridere, rivolgendole uno
sguardo d’approvazione.
-
Forse, dopotutto, non sei poi così innocentina
come pensavo. Ricordati solo di non esagerare, il post sbronza non
è affatto
bello. –
Poi
la lasciò lì, tornando dai suoi amici e
recuperando una bottiglia di chissà cos’altro.
Al
diavolo l’esagerazione, pensò tra sé e
sé,
attaccandosi alla bottiglia e buttando giù tre rapidi sorsi.
L’alcool le stava
rapidamente salendo al cervello e non avvertiva quasi più
quel bruciore
fastidioso. Meglio così, non voleva pensare, non voleva
rendersi conto di
quanto fosse stata idiota.
-
Hai deciso di distruggerti il fegato per caso? –
Sussultò
leggermente quando la voce bassa e
familiare di Reaper le raggiunse le orecchie.
-
Se anche fosse non sarebbero certo fatti tuoi, no?
– replicò piccata.
-
Sono confuso, non dovrei essere io quello
arrabbiato dal momento che sono due giorni che mi eviti come se fossi
un
appestato? –
-
Ho ferito i tuoi sentimenti? Oh, che dispiacere.
Sai, invece, cosa ha ferito i miei? Scoprire che per te non sono altro
che un
gioco, l’ennesima ragazzina da portarti a letto per
dimostrare a quegli idioti
dei tuoi amici quanto tu sia così indiscutibilmente figo.
–
Gli
occhi smeraldini si assottigliarono, incupiti.
-
Chi ti ha detto questa stronzata? – sbottò a denti
stretti.
-
Lo sanno tutti, Reaper, solo io sono stata così
ingenua da credere che potesse essere vero. Il Capofazione che si
prende una
cotta per un’iniziata trasfazione? Era ovvio che ci fosse
qualcosa sotto. –
L’Intrepido
scosse la testa, prendendola per mano e
tirandola gentilmente verso di sé.
-
Vieni con me, voglio parlarti lontano da tutto
questo casino. –
C’era
qualcosa di strano nel modo in cui pronunciava
le esse, quasi strascicandole, e sicuramente ciò era dovuto
al troppo alcool,
ma il suo sguardo sembrava davvero determinato o forse semplicemente
desideroso. Di cosa? Non lo sapeva, ma sperava che il suo discorso
fosse simile
almeno un po’ a quello che aveva fatto Bas, che lui ci
tenesse davvero, che non
fosse solo un gioco.
-
D’accordo. – sussurrò.
Raggiunsero
il corridoio più vicino, si fermarono e
rimasero a fissarsi in silenzio per un paio di secondi.
-
Fin dal primo momento in cui ti ho vista ho capito
che non eri come le altre. Sei pungente, testarda, ma nascondi una
dolcezza tutta
tua. E sei bella, Dio se lo sei. –
Accarezzò
ogni centimetro del suo corpo con lo
sguardo, con una scintilla strana che gli illuminava gli occhi
smeraldini.
-
E questo vestito … è da quando sei entrata in
mensa che non riesco a toglierti gli occhi di dosso, che nessuno riesce
a
farlo. Anche Ross ti ha notata, per questo ho cercato di tenertelo
lontano per
tutta la sera. Perché tu sei mia, non è vero?
– sussurrò, chinandosi su di lei.
Il
profumo di pino del suo dopobarba le invase le
narici, annebbiandole i sensi. Non era esattamente la dichiarazione che
aveva
sperato, ma era pur sempre meglio di niente. E lui era così
carino e voleva lei
… solo lei.
Assecondò
i suoi movimenti, ricambiando il bacio e
lasciando che la stringesse a sé. L’alito di
Reaper sapeva di alcool, ma non vi
diede troppo peso; erano a una festa, bere un po’ era
normale, no?
Fu
quando avvertì la sua mano che vagava lungo la
gamba lasciata scoperta dallo spacco che percepì che
c’era qualcosa che non
andava. Il suo tocco non era quello a cui era abituata, ma brutale,
quasi
animale, e bramoso. Le morse repentinamente un lobo, strappandole un
gemito di
dolore invece che di piacere.
-
Reaper, mi stai facendo male. – mormorò, cercando
di districarsi dalla presa.
Era
tutto inutile, era troppo più forte di lei.
-
Ti voglio così tanto e so che anche tu mi vuoi.
Non è vero? – brontolò rocamente,
arpionandole con vigore l’anca nuda al di
sotto dello spacco. Un rumore annunciò che parte delle
cuciture erano saltate e
il vestito era stato strappato fin quasi all’ombelico.
-
Dimmi che mi vuoi. –
-
Lasciami, mi stai spaventando, sul serio. –
decretò, sforzandosi di risultare risoluta ma le
uscì solo una voce che
ricordava spiacevolmente lo squittio di un topolino.
-
Sssh, va tutto bene, devi solo dirlo. Voglio
sentirlo dalle tue labbra. –
La
mano ruvida le accarezzò il ventre, mentre l’altra
si posava a coppa
sul seno.
-
Reaper, non voglio, lasciami. –
La
voce era rotta dalla disperazione del momento.
Era in trappola, non riusciva ad atterrare un iniziato, figurarsi se
poteva
sperare di avere la meglio su di
lui.
-
Andrà tutto bene, ti piacerà, te lo assicuro.
–
Provò
a spintonarlo con tutte le sue forze, ma l’unica
cosa che ottenne fu quella di smuoverlo di appena un millimetro. Chiuse
gli
occhi, sforzandosi di non scoppiare a piangere. Doveva essere forte,
non poteva
permettersi di crollare proprio in quel momento.
- Non voglio,
non voglio. Per favore, Reaper, lasciami andare. –
-
Te l’ho detto: sei una pessima bugiarda. Io lo so
che lo vuoi anche tu, lo vedo come mi guardi. Tu mi desideri.
–
Un
rumore di passi attirò la loro attenzione.
-
Che sta succedendo? –
La
voce fredda e tagliente come il vetro di Eric
sembrò il suono migliore del mondo alle sue orecchie.
-
Nulla che ti riguardi, ora sparisci. – ribattè
duramente
Reaper, lanciandogli un’occhiataccia.
Eric
non parve minimamente colpito e si soffermò
sugli occhi di ghiaccio di Fiamma che sembravano pronti ad annegare in
un mare
di lacrime. Era la prima volta che la vedeva in quello stato,
così fragile, e
non gli piaceva affatto.
-
Di solito quando una ragazza dice di no significa
no. – osservò gelidamente.
-
Te lo ripeto, Eric, quello che succede tra noi non
ti riguarda. –
-
Io invece penso proprio di sì. –
obiettò, per poi
muoversi con la rapidità che lo distingueva e assestare un
pugno preciso sul
naso di Reaper, spaccandolo.
Prese
per mano Fiamma, tirandola verso di sé e
allontanandola dal capofazione che imprecava sonoramente e si teneva il
naso
sanguinante tra le mani.
-
Questa me la paghi, ragazzino. Me la pagherete
entrambi. – ringhiò.
Eric
fece per colpirlo nuovamente ma la mano di
Fiamma sul braccio, unita al suo tono supplichevole, lo convinsero a
desistere.
-
Eric, portami via, ti prego. –
Annuì,
passandole una mano intorno ai fianchi e una
sotto le gambe, prendendola in braccio e incamminandosi verso la
camerata.
Giunti
a destinazione si voltò dall’altra parte per
darle modo di cambiarsi e attese pazientemente che finisse.
-
Ora puoi girarti. –
Indossava
una vecchia maglia scura e un pantalone da
jogging, i capelli erano ridotti a un ammasso informe e il rossetto era
sbafato, ma ai suoi occhi appariva comunque bellissima … e
fragile, proprio
come una statua di cristallo. L’impulso di tornare indietro e
picchiare Reaper
fino a farlo a pezzi tornò ad avvampare con
intensità.
-
Posso chiederti una cosa? – sussurrò Fiamma,
timorosamente.
-
Certo. –
-
Dormiresti con me? Non me la sento di rimanere
sola. – mormorò, abbassando lo sguardo con
timidezza. Si vedeva che le costava
dover ammettere di non essere in grado di rimettere insieme i pezzi da
sola.
-
Fammi spazio, spero solo che non tiri calci mentre
dormi. – borbottò, strappandole un buffo suono che
era a metà tra un sospiro
e una risata.
Si
accoccolarono sotto le coperte, Fiamma con la
testa sul petto di Eric e lui con un braccio intorno alle spalle di
lei.
-
Cerca di dormire adesso, ci penso io a tenerti al
sicuro. – le sussurrò, scompigliandole gentilmente
le onde corvine.
-
Lo so, mi fido di te. –