Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: NoNnY88    26/12/2004    5 recensioni
Fine del XVI secolo, in un’Italia agricola e ancora scossa dalle guerre le vicende di una ragazza tenace e ribelle che vivrà la sua avventura in una società che la vuole come lei non è…
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo secondo

Capitolo secondo

 

 

-Adesso basta farmi domande su domande, io sono sicurissima di quello che ho sentito- strillo Amelia facendo volare via un gruppo di merli che beccavano i semi piantati quella mattina da Anatolio il contadino. Amelia e Tim si trovavano distesi nel suo campo di grano a guardare le stelle, esattamente come facevano tutte le notti.

 

– E va bene non ti agitare troppo, o sveglierai Anatolio, e rischiamo di prenderci le botte per tutta la notte- disse frettolosamente Tim per tentare di calmare l’amica ormai sull’orlo di una crisi di nervi.

 

– Ora fai un profondo respiro e spiegami esattamente che cosa è successo- Amelia prese un profondo respiro nel tentativo di ritrovare la calma.

 

– Stavo uscendo di casa, quando ho sentito i miei genitori che parlavano, sai che sono una ragazza molto curiosa, e quindi ho deciso di sentire che cosa si stavano dicendo. Prima d’ora non lo avevo mai fatto, eccetto quella volta che eri venuto a giocare a casa mia e abbiamo sentito degli strani rumori provenire dalla camera dei miei genitori. Fabrizio non era ancora nato, e credo che sia stato per colpa di quei rumori che lui si venuto fuori dalla…bhè sai a che cosa mi riferisco- Tim la guardò con un’aria stupita mista a curiosità.

 

– Di che cavolo stai parlando? Da cosa è venuto fuori Fabrizio?- Amelia non credeva a quello che aveva appena udito.

 

- Mi vuoi dire che non sai che noi ragazze abbiamo La Cosa e voi il pisellino?- Tim era a disagio e in imbarazzo, non sapeva proprio che cosa potesse essere “La Cosa” ma decise che non gli importava, tanto prima o dopo l’avrebbe scoperto. Lui era così, sempre sicuro di se, era convito che se lui non cercava la soluzione a qualunque suo quesito era la soluzione stessa a cercarlo.

 

– Comunque ti stavo dicendo prima di perderci in altri discorsi…- e scoccò all’amico un sorrisino malizioso - …che, dopo aver sentito le varie giustificazioni che mio padre dava al suo comportamento nevrotico, ho sentito che lui parlava di un matrimonio combinato. Ma lui sembra non capire, io gli ho sempre tentato di mandare segnali chiari, ma lui sembra volerli ignorare-.

 

Tim si avvicinò ad Amelia e le passò un braccio intorno al collo e la avvicinò al suo petto in modo che lei potesse appoggiarci la testa. Rimasero in quella posizione per quasi cinque minuti, fin quando ad Amelia non scappò una lacrima che le rigò la bianca guancia. Tentò immediatamente di nasconderla ma l’amico le fermò la mano – Non ti devi mica vergognare, puoi piangere liberamente davanti a me- Amelia non sapeva come reagire, non era mai stata per così tanto tempo abbracciata a Tim e ora incominciava a sentirsi a disagio, tutto quello che riuscì a dire fu “grazie”.

 

– Ma che scena romantica, non vi avevo mai visti così intimi, se volete tolgo il disturbo- disse sarcasticamente Rebecca, ma nella sua voce c’era un tono di invidia – non essere sciocca- disse bruscamente Amelia staccandosi dalla presa di Tim che rimase del tutto impassibile alle parole dette da Rebecca.

 

  Piuttosto, come mai ci hai messo così tanto tempo ad arrivare?- chiese curiosamente Amelia, ma il suo sguardo la fulminava. Che cosa le stava capitando, si sentiva male, lei sentiva che l’amica l’aveva interrotta, “non doveva”, pesò subito, ma appena si accorse che Rebecca aveva incominciato a parlare si ricompose e si mise ad ascoltare il racconto di Rebecca.

 

–Dunque, stavo percorrendo Viale Bardato, quando ho visto degli uomini che stavano montando un piccolo palchetto nella piazza Grande-,Tim la guardò con sospetto

- E stanno montando un palco a quest’ora di notte?-

 

- Si, ve lo posso assicurare!- disse frettolosamente Rebecca

 

– Mi sono avvicinata e ho chiesto spiegazioni, mi hanno guardata piuttosto male, anche perché non dovrei essere fuori di casa a quest’ora, no?-

 

- Vai avanti- la incitò Amelia

 

– Va bene stai tranquilla! Dicevo, uno di loro mi dice “questo palco lo stiamo allestendo per la festa di addio!”. Poi si è girato e ha continuato i lavori senza aggiungere altro-. Tim e Amelia si guardavano pensierosi, non sapevano proprio che cosa dire; tutti e due pensavano a cosa potesse essere quella dannata festa di addio.

 

- Bhè, non dite niente? Io fossi in voi avrei già fatto mille domande -

 

- Non credi che anche noi siamo curiosi di scoprire di che cosa si tratta? E che immaginiamo che anche tu non sappia nulla?- gli rispose Tim.

 

- E dai lo sapete che mi piace ascoltarmi parlare, se mi avreste fatto delle domande ne sarei solo stata contenta! Ma siccome non mi sembrate in vena di scherzare ritiro tutto quello che ho detto -

 

- Comunque nonostante tutto sei riuscita a fare un monologo da sola, dunque si può dire che tu oggi abbia parlato anche troppo, quindi se non ti dispiace ora possiamo parlare di cose più serie che della tua persona?- disse sarcasticamente Amelia.

 

Per il resto del tempo che passarono insieme parlarono di tutto e di più, uno degli argomenti principali era la festa di addio, oppure il fatto che i loro padri erano tutti e tre convocati per la guerra imminente, in fine arrivarono a pensare che i due eventi fossero collegati.

 

Ormai era quasi l’alba quando i tre amici ritornarono alle rispettive case; Amelia continuava a rivivere nella sua testa quel momento passato da sola con Tim, e continuava a pensare “cosa poteva significare?, perché sono stata così bene?, perché mi sono sentita così al sicuro tra le sue braccia?” Arrivò a casa che quelle domande, ormai, non la tormentavano più. Varcò, come al solito la porta di casa il più silenziosamente possibile, si chiuse la porta alle spalle e, sentendo che i suoi genitori dormivano ancora, salì tranquillamente la scale che, anche se scricchiolarono un po’ al suo passaggio, non la tradirono non svegliando nessuno.

 

Entrò nella sua cameretta e si sfilò il maglione, si sdraiò nel letto per godersi qualche oretta di sonno.

 

– Dove sei andata?- ad Amelia quasi venne un colpo, suo fratello le puntava contro i bellissimi occhi chiari, “come mai è sveglio? Devo aver fatto rumore aprendo la porta della stanza e dev…”

 

- Ti ho chiesto dove sei andata?– Amelia deglutì, aveva la gola secca, se suo fratello lo avesse detto ai suoi…, non osava immaginarlo.

 

– Ecco, sono andata…a bere un po’ di acqua al pozzo –

 

- Non ti credo, adesso vado a chiamare la mamma- fece per alzarsi dal letto ma Amelia fu più veloce di lui e vi si lanciò sopra schiacciandolo con il suo peso.

 

– Scendi vecchia balena che non sei altro! -

 

- Zitto pidocchio! Facciamo così, la prossima volta che esco di casa ti porto con me, così vedrai che non faccio nulla di particolare, in fondo sono solo andata a bere -

 

- Non è ver…- Amelia fece ancora più peso sul corpo del fratello e gli impedì di finire la frase.

 

– Allora mi credi che sono andata a bere? – Fabrizio tentò di dimenarsi ma non riusciva a spostare la sorella notevolmente più pesante di lui.

 

– A..Am..Amelia scendi, no..n riesco a res..pirare – Amelia liberò il fratello dalla presa e gli fece riprendere fiato, poi si mise davanti alla porta per impedirgli un’eventuale fuga – Allora cosa hai deciso di fare? Mi credi ho preferisci che torni a schiacciarti? -

 

- No va bene ti credo! Ma mi spieghi perché ti sei arrabbiata tanto solo perché volevo dire alla mamma che eri…-

 

-Perché, piccolo idiota, la mamma penserebbe che…Bhè non so cosa penserebbe ma so che si arrabbierebbe con me perché forse…forse potrebbe pensare che io voglia scappare di casa! Ecco! –

 

Amelia scrutò a lungo il volto esausto di Fabrizio, pensò a quello che aveva sentito la sera prima a tavola: lui avrebbe avuto un’istruzione e lei no, per questo sentiva di doverlo odiare ma poi pensò ancora che suo fratello avrebbe dovuto iniziare a lavorare e che sarebbe stato privato della sua infanzia. Quindi senti solo di doverlo coccolare e amare prima che lui diventasse l’automa di suo padre, con lo sguardo stanco e frustrato e che iniziasse a criticarla per poter scaricare la tensione dopo una giornata di lavoro.

 

Si avvicinò al fratello e lo abbracciò così forte che Fabrizio pensò che volesse di nuovo soffocarlo e la allontanò bruscamente tornando a letto per sonnecchiare ancora un po’ prima di essere svegliato da sua madre. Amelia lo imitò ed in poco tempo si ritrovò protagonista del suo solito incubo del quale facevano parte lei, suo padre e Fabrizio; lei correva in contro ai due, ma loro non facevano che allontanarsi sempre di più fino a lasciarla sola, aveva paura ma una radiosa luce calda che la richiamava a se, le si avvicinava. Guardando meglio si accorse che quella luce era generata da una figura umana, non poteva fare a meno di avvicinarsi, sentiva di avere bisogno di quella persona. Poi come all’improvviso la persona scomparve e una luce ancora più accecante la abbagliò…

 

 

****************************************************************************************************************

 

To be Continue…

*Serena*

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: NoNnY88