Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Road_sama    21/05/2014    3 recensioni
DAL 9' CAPITOLO:
-Domani faremo il culo agli sbirri.- disse Eren con una strana luce negli occhi.
-Già.- Stettero in silenzio per lunghi secondi a guardare la città pronta alla vita notturna.
-Eren non provare a morire domani.-
-Non lo farò. Mi riempiresti di botte.- disse sorridendo appena il castano.
-Già.-
-Non provarci nemmeno tu.- aggiunse rivolto all’altro.
-Non lo farò. Devo pestarti prima.- Quello era lo scambio di battute che facevano prima di ogni furto. Nessuno dei due l’avrebbe mai ammesso, ma l’uno era quello che rimaneva di più caro all’altro e dopo aver perso tante persone importanti avevano bisogno di un appiglio. Avevano bisogno di sapere che non sarebbero rimasti soli.
//Riren-Ereri/Criminal!Levi e Eren//
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buona sera mocciosi e mocciose (mi sento molto Levi per questo saluto xD)!
Parto subito dicendo che non sono molto soddisfatta di questo capitolo. Questo perché, numero 1 non succede praticamente nulla se non qualche riflessione sul "tempo" e numero 2 troppo fluff (?). Intendo, loro sono dei ladri quindi dovrebbero agire un po' di più e non fare i turisti...ecco perché ho intenzione di aggiungerci un po' più di azione. Non vi preoccupate! xD mi rifarò con i prossimi :)
Avviso (?) numero 2, in questo capitolo c'è un piccolissimo accenno al passato di Levi, ma per la versione integrale dovrete aspettare ancora almeno 2 capitoli, quindi...tenete duro xD
Avviso numero 3...penso che sia un po' cortino come capitolo, però mi rifarò con i capitoli-passato^^
Penso di aver finito con i miei avvertimenti inutili e quindi buona lettura! :D


 


Capitolo 7





Eren odiava il fatto che Levi lo tenesse sempre allo scuro di tutto. Lo odiava, sul serio.

-Perché non mi dici mai niente?-
-Perché sei troppo stupido per capire.-
-Non è vero. Tu non ti fidi ancora di me. Perché non riesci a fidarti della gente? Perché non riesci a fidarti di me dopo tre fottuti anni che ci conosciamo? Lo sai che non mi piace quando non mi si dicono le cose e poi è passato così tanto tempo e-
-Oh Cristo Santo, Eren, tappati quella fogna.- gli sibilò disperato il moro, aumentando la presa su i suoi polsi.
-Sei un moccioso idiota. Ti ho detto che devi aspettare ancora per un po’.-
-Ma…è come se tu mi tagliassi fuori dalla tua vita, mentre tu sai praticamente tutto di me…di te so ancora così poche cose…- disse Eren distogliendo lo sguardo. Si sentiva terribilmente vulnerabile quando stava con Levi, non solo perché sapeva che lui era nettamente più forte di lui in tutti i sensi, ma anche perché Levi sapeva tutto del suo passato e ogni volta che Eren tentava di sapere qualcosa in più sul suo di passato tra di loro si creava un muro inviolabile.
-Tu…maledetto idiota, non ascolti mai un cazzo. Sei un moccioso perché non sai quanto vorrei poterti trattare come un cazzo di estraneo e non sai quanto vorrei mollarti qui e andarmene via per i cazzi miei senza dovermi portare appresso un rompi palle di dimensioni titaniche e non sai quanto vorrei fare le rapine da solo perché, almeno, rischierei la vita solo io eppure alla fine ci pariamo il culo a vicenda. Il fatto è che quella tua maledetta faccia da…moccioso, mi ci fa ripensare ogni volta. Capisci quello che ti sto dicendo, bastardo?!- Eren era rimasto per tutta la durata di quella pseudo dichiarazione con la bocca semi aperta. Era incredibile come Levi riuscisse a mettere così tante parolacce in un discorso e farlo sembrare…dolce?
Eren deglutì sonoramente mentre annuiva un paio di volte con la testa. Inutile dire che si vedeva benissimo il rossore sulle sue guance. Forse quello stava a significare che si fidava di lui, ma non era ancora arrivato il momento giusto per raccontargli tutto? Eren non ci aveva mai capito molto di queste cose complicate, ma era fortemente convinto che se Levi gli diceva che gliel’avrebbe detto allora gliel’avrebbe detto. Avrebbe aspettato.
Il moro lo mollò e si allontanò di qualche passo, poi distolse lo sguardo facendo schioccare la lingua scocciato.
-Devi, solo portare pazienza per un po’ ancora.-
-Va bene…scusa.-
-Non ti scusare, idiota.-
-Si…scusa…cioè va bene, andiamo.-
Eren decise, quindi, di fidarsi di lui, ancora, e godersi fino in fondo quella città stupenda.
 
 

New York era a dir poco stupenda. Non avevano nemmeno visto le cose più importanti, ma già camminare su quei marciapiedi enormi e pieni di gente rendeva Eren felice. Non aveva mai visto una città così trafficata e così viva: era un incessante viavai di gente chi di fretta chi fin troppo piano. Eren osservava le persone che abitavano i marciapiedi e provava ad indovinare cosa facessero in quella via a quell’ora. Molte volte, però, la sua fantasia vagava troppo e si trovava ad immaginare le cose più assurde come un agente segreto che lavorava ad un caso di importanza nazionale o infiltrato alieno. Mentre Eren osservava ogni cosa completamente perso ed estasiato, Levi si limitava a stare al suo fianco con le mani nelle tasche dei jeans guardando tutto con la solita espressione indecifrabile in viso. Si vedeva chiaramente che non gli piaceva stare in mezzo a tutta quella gente visto chiunque provava anche solo a sfiorarlo veniva insultato con qualche “guarda dove cazzo vai, idiota” o “prova a toccarmi un’altra volta e ti strappo gli occhi”. Ovviamente nessuno lo sentiva visto che il contatto era di pochi secondi.

-Ti porto in un posto.- disse ad un tratto Levi prendendo Eren per mano. Il castano sussultò per quel contatto. Anche se quel gesto era così innocuo, Levi lo faceva sembrare tutto il contrario. Eren non sapeva perché ogni volta che si toccavano arrossisse a quel modo, forse era perché si trattava della mano perennemente fredda del moro o forse era per il fatto che quel contatto era decisamente inusuale per entrambi. Diciamocelo, nessuno dei due era fatto per certe dimostrazioni d’affetto.
Che Levi lo stesse facendo perché si sentiva un po’ in colpa…?
Levi camminava veloce tra le persone, quasi come se avesse un’improvvisa fretta, tanto che in poco tempo, Eren, si ritrovò di nuovo ad osservare la sua schiena. Il castano ne fu quasi sorpreso perché fino ad un momento fa camminava tranquillo. Si domandava dove Levi volesse portarlo visto che tra poco sarebbe stata sera.

-Moccioso, vuoi muovere il culo?- gli proferì abbastanza irritato. Ora stavano praticamente correndo. Levi portò Eren in un passaggio largo all’incirca tre metri posizionato tra due corsie di macchine. La folla in cui stavano camminando si fece così fitta che Eren quasi non riusciva a vedere dove stava camminando. Era talmente concentrato a non perdere di vista Levi, che continuava a tenere la sua mano stretta nella sua, che nemmeno si accorse che il passaggio su cui stavano camminando si fece in salita. Il rumore delle macchine diventò leggermente più ovattato, infatti, a Eren parve che ora il rumore non provenisse più dai loro lati, ma dal basso. Ad un tratto, quella fiumana di persone si disperse ed Eren poté di nuovo respirare. Levi nel frattempo si era fermato e si era girato a guardarlo. Il castano non capiva perché lo stesse scrutando, sembrava che si stesse aspettando qualcosa.
Solo in quel momento il più giovane si accorse di dov’erano finiti e nel giro di pochi secondi i suoi occhi presero a brillare.

-Questo è il ponte di Brooklyn, che collega il quartiere di Brooklyn all’isola di Manhattan.- Eren si aggrappò con entrambe le mani al corrimano posto al lato destro della passerella. Gli sembrava di cadere. Non aveva mai sofferto di vertigini, ma non poteva fare a meno di constatare che erano veramente in alto. Sotto di loro si poteva chiaramente sentire il rumore delle macchine mentre sopra a loro c’erano soltanto i cavi metallici che collegavano le passerelle alle colonne del ponte. Quest’ultimi erano fatti perlopiù di mattoni, erano di un grigio scuro molto vicino al marrone e gli archi che erano stati incavati nelle colonne si potevano attraversare. Quello che più stupì il ragazzo fu, però, il panorama che si poteva chiaramente distinguere da quel punto. Il sole si stava preparando a tramontare e rilasciava nel cielo e sui grattacieli sfumature rossicce. Il cielo non era né troppo azzurro né troppo blu, era semplicemente diviso in quasi tutte le cromature del turchese e del rosso, a partire dal blu più scuro fino ad arrivare al rosso intenso del sole. I numerosi colori non erano solo presenti nel cielo, ma anche nell’acqua scura dell’East River (Eren aveva colto questo nome, che Levi gli aveva detto, quasi per caso visto che era completamente perso a guardare tutto il resto). Ad incorniciare il tutto c’erano i fitti grattacieli che si trovavano sulla costa. Le luci di ogni insegna e di ogni finestra era già accesa anche se il sole non era ancora tramontato del tutto e questo rendeva quel paesaggio ancora più surreale e lontano.

-F-Figo…- balbettò Eren continuando a guardare dritto davanti a sé. Levi se ne stava poco distante da lui con le braccia conserte ad osservare quel paesaggio che già aveva visto parecchi anni fa.

-Io ci venni un’altra volta, circa tredici anni fa.- disse senza preavviso richiamando immediatamente l’attenzione di Eren.
-Avevo la tua età, praticamente…forse un po’ più giovane. Ci venni con la mia vecchia squadra-
-Con quella Petra?- lo interruppe Eren.
Levi annuì cominciando a guardare l’orizzonte.
-Perché ci siete venuti quassù?-
-Avevamo appena rapinato un negozietto e avevamo in mente di disperderci tra le numerose persone che frequentano il ponte, poi però ci fermammo a guardare il panorama con gli stessi occhi con cui lo stai facendo tu ora.- parlò rimanendo completamente impassibile.
-Vi scoprirono?-
-No.-
-Perché me l’hai detto?-
-Non lo so.-
-Ok.- Ad Eren bastò così. Non voleva più forzare la cosa, anche se l’avrebbe voluto molto. Lui voleva sapere ogni cosa di Levi, ma evidentemente l’altro non era ancora pronto. Eren ora, dopo la discussione che avevano fatto l’aveva capito: Levi non gli diceva nulla non perché non si fidasse di lui, ma perché non voleva tirare fuori un’altra volta i propri demoni. Entrambi sapevano bene cosa voleva dire tagliare tutti i ponti con il proprio passato e sapevano bene, anche, che dopo non era facile riallacciarli e ricordare.
 
 

Percorsero tutto il ponte a piedi e quando arrivarono dall’altra parte la sera era già calata. Non avevano parlato molto per la durata della passeggiata perché entrambi avevano altro a cui pensare, chi al paesaggio, chi al passato. Dopo essere scesi dal ponte con molto disappunto da parte di Eren, Levi aveva chiamato un taxi, ma quando aveva detto la destinazione all’autista non si era fatto sentire dal castano, l’altro ne era rimasto sorpreso perché anche se avesse sentito il nome, non avrebbe di sicuro capito che posto fosse. Ma questa non era la cosa che l’aveva sorpreso di più bensì il fatto che Levi avesse chiamato un taxi e sappiamo tutti quanto Levi odi i mezzi pubblici che tutti frequentano e toccano con le loro mani sudice. Quando gli aveva chiesto perché una macchina sporca come il taxi al posto della sua adorata Porsche, lui aveva risposto che muoversi per Manhattan con una macchina come la sua era un suicidio, avrebbero potuta graffiarla, ad esempio.
Il taxi si fermò circa un quarto d’ora dopo lasciando i due passeggeri  sul marciapiede vicino ad una strada mediamente trafficata. Di fronte a loro c’era una specie di incrocio in mezzo al quale era posizionata una fontana molto grande, quello che però Eren notò subito, fu che esattamente alla destra del marciapiede c’era un parco, un enorme parco illuminato.

-Central Park, moccioso.- proferì Levi prendendolo per il polso e trascinandolo verso un sentiero largo all’incirca due metri. Dovette letteralmente trascinare Eren perché quello era completamente perso a guardarsi intorno. Levi era sicuro che se ci fosse stato un palo esattamente in mezzo al sentiero l’altro non se ne sarebbe accorto e ci sarebbe andato brutalmente a sbattere. Doveva ammettere che vedere Eren piagnucolare per il palo sul naso lo allettava, e non poco.
L’enorme giardino era poco frequentato a quell’ora della sera se non da coppiette perse in smancerie, il che rendeva quella cosa molto più…strana.
-Levi?-
-Eh?-
-Ma questo è un appuntamento?- Levi si bloccò per un attimo, sbarrando leggermente gli occhi. A questo non aveva pensato e ancora una volta quel ragazzino aveva reso la cosa imbarazzante.
-Vorresti che lo fosse?-
-Sarebbe molto romantico…- disse Eren accennando un sorriso.
-Allora non lo è.- Levi adorava contraddire il ragazzo perché ogni volta l’altro metteva il broncio. Eren sbuffò, puntando il naso all’insù per guardare il cielo sopra di loro. Ecco qual era il difetto delle grandi città: il cielo appariva sempre dello stesso blu pallido a causa delle luci coprendo completamente le stelle e questo ad Eren non piaceva molto, perché quella di guardare le stelle era un’abitudine che aveva avuto fin da piccolo e ultimamente ne sentiva la nostalgia. Forse perché erano molto vicini al giorno
-Levi?-
-Che c’è ancora?-
-E’ stata una bellissima giornata oggi.-
-Lo dici praticamente sempre.-
-Oggi di più.-
-Perché?- Eren si fermò e cercò lo sguardo del moro. Levi si voltò molto presto a guardare i suoi occhi verdi.
-Perché sono sempre stato con te e tu mi hai portato in posti stupendi.- disse con il suo solito sorriso sincero e Levi non poté fare a meno di stringere un po’ di più la presa che aveva sulla sua mano perché sembrava che quel moccioso volesse ucciderlo, sul serio. Alle volte era così dolce che Levi era convinto potesse venire il diabete da un momento all’altro. Era proprio in quei momenti in cui il suo fare distaccato veniva meno.
Piegò le labbra in un sorriso appena accennato (un occhio estraneo non se ne sarebbe nemmeno accorto) e posò una mano sulla testa di Eren arruffandogli gentilmente i capelli. Non disse “è stata una bella giornata anche per me”: quel gesto voleva dire tutto.
-Ti porto a mangiare qualcosa.-
  
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